Anche se tu pestassi lo stolto in un mortaio,
in mezzo al grano, con il pestello,
la sua follia non lo lascerebbe.
Proverbi 27:22  

Attualità



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Gabriel Coen
Der Shtiler Bulgar



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Predicazioni
Come cerva che assetata
Come cerva che assetata

Dalla Sacra Scrittura

SALMO 42
  1. Come la cerva desidera i corsi d'acqua,
    così l'anima mia anela a te, o Dio.
  2. L'anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente;
    quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
  3. Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte,
    mentre mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
  4. Ricordo con profonda commozione il tempo in cui camminavo con la folla
    verso la casa di Dio, tra i canti di gioia e di lode di una moltitudine in festa.
  5. Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
    Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
  6. L'anima mia è abbattuta in me; perciò io ripenso a te dal paese del Giordano,
    dai monti dell'Ermon, dal monte Misar.
  7. Un abisso chiama un altro abisso al fragore delle tue cascate;
    tutte le tue onde e i tuoi flutti sono passati su di me.
  8. Il Signore, di giorno, concedeva la sua grazia,
    e io la notte innalzavo cantici per lui come preghiera al Dio che mi dà vita.
  9. Dirò a Dio, mio difensore: «Perché mi hai dimenticato?
    Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?»
  10. Le mie ossa sono trafitte dagli insulti dei miei nemici
    che mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
  11. Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
    Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
SALMO 43
  1. Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente malvagia;
    liberami dall'uomo falso e malvagio.
  2. Tu sei il Dio che mi dà forza; perché mi hai abbandonato?
    Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?
  3. Manda la tua luce e la tua verità, perché mi guidino,
    mi conducano al tuo santo monte e alle tue dimore.
  4. Allora mi avvicinerò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia e della mia esultanza;
    e ti celebrerò con la cetra, o Dio, Dio mio!
  5. Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
    Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
Marcello Cicchese
gennaio 2008

Vanità delle vanità
Vanità delle vanità, tutto è vanità

Dalla Sacra Scrittura

ECCLESIASTE 1
  1. Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme.
  2. Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità.
  3. Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?
  4. Una generazione se ne va, un'altra viene, e la terra sussiste per sempre.
  5. Anche il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo.
  6. Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri.
  7. Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi si dirigono, continuano a dirigersi sempre.
  8. Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere e l'orecchio non è mai stanco di udire.
  9. Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole.
  10. C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questo è nuovo?» Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto.
  11. Non rimane memoria delle cose d'altri tempi; così di quanto succederà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi.
  12. Io, l'Ecclesiaste, sono stato re d'Israele a Gerusalemme,
  13. e ho applicato il cuore a cercare e a investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo: occupazione penosa, che Dio ha data ai figli degli uomini perché vi si affatichino.
  14. Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto è vanità, è un correre dietro al vento.
  15. Ciò che è storto non può essere raddrizzato, ciò che manca non può essere contato.
  16. Io ho detto, parlando in cuor mio: «Ecco io ho acquistato maggiore saggezza di tutti quelli che hanno regnato prima di me a Gerusalemme; sì, il mio cuore ha posseduto molta saggezza e molta scienza».
  17. Ho applicato il cuore a conoscere la saggezza, e a conoscere la follia e la stoltezza; ho riconosciuto che anche questo è un correre dietro al vento.
  18. Infatti, dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore.

ECCLESIASTE 2
  1. Io ho detto in cuor mio: «Andiamo! Ti voglio mettere alla prova con la gioia, e tu godrai il piacere!» Ed ecco che anche questo è vanità.
  2. Io ho detto del riso: «É una follia»; e della gioia: «A che giova?»
  1. Perciò ho odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto odioso, poiché tutto è vanità, un correre dietro al vento.

ECCLESIASTE 12
  1. Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell'uomo.

1 PIETRO 1
  1. E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno;
  2. sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri,
  3. ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.
  4. Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi;
  5. per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza fossero in Dio.
  6. Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore,
  7. perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio.
  8. Infatti, «ogni carne è come l'erba, e ogni sua gloria come il fiore dell'erba. L'erba diventa secca e il fiore cade;
  9. ma la parola del Signore rimane in eterno». E questa è la parola della buona notizia che vi è stata annunziata.

1 CORINZI 15
  1. Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria».
  2. «O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo?»
  3. Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge;
  4. ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.
  5. Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Marcello Cicchese
8 ottobre 2006

La prova della fede
La prova della fede

Dalla Sacra Scrittura

GIACOMO 1
  1. Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono disperse nel mondo: salute.
  2. Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate,
  3. sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
  4. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.
  5. Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data.
  6. Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là.
  7. Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,
  8. perché è di animo doppio, instabile in tutte le sue vie.
  9. Il fratello di umile condizione sia fiero della sua elevazione;
  10. e il ricco, della sua umiliazione, perché passerà come il fiore dell'erba.
  11. Infatti il sole sorge con il suo calore ardente e fa seccare l'erba, e il suo fiore cade e la sua bella apparenza svanisce; anche il ricco appassirà così nelle sue imprese.
  12. Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano.
Marcello Cicchese
1 ottobre 2006

L’enigma Gesù
L’enigma Gesù

Dalla Sacra Scrittura

MARCO 15
  1. E venuta l'ora sesta, si fecero tenebre per tutto il paese, fino all'ora nona.
  2. E all'ora nona, Gesù gridò con gran voce: Eloì, Eloì, lamà sabactanì? il che, interpretato, vuol dire: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
  3. E alcuni degli astanti, udito ciò, dicevano: Ecco, chiama Elia!
  4. E uno di loro corse, e inzuppata d'aceto una spugna, e postala in cima ad una canna, gli diè da bere dicendo: Aspettate, vediamo se Elia viene a trarlo giù.
  5. E Gesù, gettato un gran grido, rendé lo spirito.
  1. Ed essendo già sera (poiché era Preparazione, cioè la vigilia del sabato),
  2. venne Giuseppe d'Arimatea, consigliere onorato, il quale aspettava anch'egli il Regno di Dio; e, preso ardire, si presentò a Pilato e domandò il corpo di Gesù.
  3. Pilato si meravigliò ch'egli fosse già morto; e chiamato a sé il centurione, gli domandò se era morto da molto tempo;
  4. e saputolo dal centurione, donò il corpo a Giuseppe.
  5. E questi, comprato un panno lino e tratto Gesù giù di croce, l'involse nel panno e lo pose in una tomba scavata nella roccia, e rotolò una pietra contro l'apertura del sepolcro.
ATTI 1
  1. Nel mio primo libro, o Teofilo, parlai di tutto quel che Gesù prese e a fare e ad insegnare,
  2. fino al giorno che fu assunto in cielo, dopo aver dato per lo Spirito Santo dei comandamenti agli apostoli che avea scelto.
  3. Ai quali anche, dopo ch'ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove, facendosi veder da loro per quaranta giorni, e ragionando delle cose relative al regno di Dio.

  4. E trovandosi con essi, ordinò loro di non dipartirsi da Gerusalemme, ma di aspettarvi il compimento della promessa del Padre, la quale, egli disse, avete udita da me.
  5. Poiché Giovanni Battista battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo tra non molti giorni.
  6. Quelli dunque che erano radunati, gli domandarono: Signore, è egli in questo tempo che ristabilirai il regno ad Israele?
  7. Egli rispose loro: Non sta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riserbato alla sua propria autorità.
  8. Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra.

  9. E dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo tolse d'innanzi agli occhi loro.
  10. E come essi aveano gli occhi fissi in cielo, mentr'egli se ne andava, ecco che due uomini in vesti bianche si presentarono loro e dissero:
  11. Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto dal cielo, verrà nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo.

  12. Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, il quale è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato.
  13. E come furono entrati, salirono nella sala di sopra ove solevano trattenersi Pietro e Giovanni e Giacomo e Andrea, Filippo e Toma, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo, e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.
  14. Tutti costoro perseveravano di pari consentimento nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e coi fratelli di lui.
Marcello Cicchese
dicembre 2019

Salmi 124, 129
Salmo 124
  1. Se non fosse stato l'Eterno
    che fu per noi,
    lo dica pure ora Israele,
  2. se non fosse stato l'Eterno
    che fu per noi,
    quando gli uomini si levarono
    contro noi,
  3. allora ci avrebbero inghiottiti tutti vivi, quando l'ira loro
    ardeva contro noi;
  4. allora le acque ci avrebbero sommerso, il torrente sarebbe passato sull'anima nostra;
  5. allora le acque orgogliose sarebbero passate sull'anima nostra.
  6. Benedetto sia l'Eterno
    che non ci ha dato in preda ai loro denti!
  7. L'anima nostra è scampata,
    come un uccello dal laccio degli uccellatori;
    il laccio è stato rotto, e noi siamo scampati.
  8. Il nostro aiuto è nel nome dell'Eterno,
    che ha fatto il cielo e la terra.

Salmo 129
  1. Molte volte m'hanno oppresso dalla mia giovinezza!
    Lo dica pure Israele:
  2. Molte volte m'hanno oppresso dalla mia giovinezza;
    eppure, non hanno potuto vincermi.
  3. Degli aratori hanno arato sul mio dorso,
    v'hanno tracciato i loro lunghi solchi.
  4. L'Eterno è giusto;
    egli ha tagliato le funi degli empi.
  5. Siano confusi e voltin le spalle
    tutti quelli che odiano Sion!
  6. Siano come l'erba dei tetti,
    che secca prima di crescere!
  7. Non se n'empie la mano il mietitore,
    né le braccia chi lega i covoni;
  8. e i passanti non dicono:
    La benedizione dell'Eterno sia sopra voi;
    noi vi benediciamo nel nome dell'Eterno!
Marcello Cicchese
31 maggio 2015

Dio con gli uomini
Dio abiterà con gli uomini

Dalla Sacra Scrittura

Apocalisse 21:1-3
  1. Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più.
  2. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere giù dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
  3. E udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo (skene) di Dio con gli uomini! Egli abiterà (skenao) con loro, ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio."
Esodo 25
  1. E mi facciano un santuario perch'io abiti (shachan) in mezzo a loro.
  2. Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo (mishchan) e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti.
Esodo 29
  1. Sarà un olocausto perpetuo offerto dai vostri discendenti, all'ingresso della tenda di convegno, davanti all'Eterno, dove io v'incontrerò per parlare qui con te.
  2. E là io mi troverò coi figli d'Israele; e la tenda sarà santificata dalla mia gloria.
  3. E santificherò la tenda di convegno e l'altare; anche Aaronne e i suoi figliuoli santificherò, perché mi esercitino l'ufficio di sacerdoti.
  4. E abiterò (shachan) in mezzo ai figli d'Israele e sarò il loro Dio.
  5. Ed essi conosceranno che io sono l'Eterno, l'Iddio loro, che li ho tratti dal paese d'Egitto per abitare (shachan) tra loro. Io sono l'Eterno, l'Iddio loro.
Giovanni 1
  1. E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato (skenao) per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell'Unigenito venuto da presso al Padre.
Luca 17
  1. Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà:
  2. "Eccolo qui", o "eccolo là"; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi.
Giovanni 1
  1. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto.
  2. È venuto in casa sua, e i suoi non l'hanno ricevuto:
  3. ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome.
Matteo 18
  1. Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.
1 Corinzi 3
  1. Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
  2. Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.
Giovanni 14
  1. Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!
  2. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che vado a prepararvi un luogo?
  3. Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi".
Marcello Cicchese
novembre 2016

Io vi darò riposo
  «Io vi darò riposo»

  Matteo 11:28-30
  Venite a me, voi tutti
  che siete travagliati ed aggravati,
  e io vi darò riposo.
  Prendete su voi il mio giogo
  ed imparate da me,
  perch'io sono mansueto ed umile di cuore;
  e voi troverete riposo alle anime vostre;
  poiché il mio giogo è dolce
  e il mio carico è leggero.

Marcello Cicchese
ottobre 2015

Tempi difficili
Negli ultimi giorni
verranno tempi difficili


Seconda lettera di Paolo a Timoteo

Capitolo 3
  1. Or sappi questo: che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili;
  2. perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi,
  3. senza affezione naturale, mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,
  4. traditori, temerari, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio,
  5. avendo le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza.
  6. Anche costoro schiva! Poiché del numero di costoro sono quelli che s'insinuano nelle case e cattivano donnicciuole cariche di peccati, e agitate da varie cupidigie,
  7. che imparano sempre e non possono mai pervenire alla conoscenza della verità.
  8. E come Jannè e Iambrè contrastarono a Mosè, così anche costoro contrastano alla verità: uomini corrotti di mente, riprovati quanto alla fede.
  9. Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini.
  10. Quanto a te, tu hai tenuto dietro al mio insegnamento, alla mia condotta, ai miei propositi, alla mia fede, alla mia pazienza, al mio amore, alla mia costanza,
  11. alle mie persecuzioni, alle mie sofferenze, a quel che mi avvenne ad Antiochia, ad Iconio ed a Listra. Sai quali persecuzioni ho sopportato; e il Signore mi ha liberato da tutte.
  12. E d'altronde tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati;
  13. mentre i malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, seducendo ed essendo sedotti.
  14. Ma tu persevera nelle cose che hai imparate e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi le hai imparate,
  15. e che fin da fanciullo hai avuto conoscenza degli Scritti sacri, i quali possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù.
  16. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia,
  17. affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.

Capitolo 4
  1. Io te ne scongiuro nel cospetto di Dio e di Cristo Gesù che ha da giudicare i vivi e i morti, e per la sua apparizione e per il suo regno:
  2. Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo.
  3. Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d'udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie
  4. e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.
  5. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa' l'opera d'evangelista, compi tutti i doveri del tuo ministero.
Marcello Cicchese
luglio 2015

Il libro di Giobbe
Giobbe: una questione di giustizia

La figura di Giobbe viene di solito messa in relazione con il problema della sofferenza. Dallo studio del libro su cui si basa la seguente predicazione emerge invece che l’angoscioso tormento in cui si dibatte Giobbe non è dovuto all’inesplicabilità del problema della sofferenza, ma al crollo di un pilastro che aveva sostenuto fino a quel momento la sua vita: la fede nella giustizia di Dio. Le “buone parole” con cui i suoi amici cercano di metterlo sulla buona strada lo spingono sempre di più sul ciglio di un baratro in cui corre il rischio di cadere e perdersi definitivamente: il pensiero di essere più giusto di Dio.

Marcello Cicchese
novembre 2018

Testo delle letture

1.6 Or accadde un giorno, che i figli di Dio vennero a presentarsi davanti all'Eterno, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro.
   7 E l'Eterno disse a Satana: 'Da dove vieni?' E Satana rispose all'Eterno: 'Dal percorrere la terra e dal passeggiar per essa'.
   8 E l'Eterno disse a Satana: 'Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male'.
   9 E Satana rispose all'Eterno: 'È egli forse per nulla che Giobbe teme Iddio?
 10 Non l'hai tu circondato d'un riparo, lui, la sua casa, e tutto quello che possiede? Tu hai benedetto l'opera delle sue mani, e il suo bestiame ricopre tutto il paese.
 11 Ma stendi un po' la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia'.
 12 E l'Eterno disse a Satana: 'Ebbene! tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona'. - E Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno.


1.20 Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò e disse:
   21 'Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra; l'Eterno ha dato, l'Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell'Eterno'.
   22 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di mal fatto.


2.E l'Eterno disse a Satana:
   3 'Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità benché tu m'abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo'.
   4 E Satana rispose all'Eterno: 'Pelle per pelle! L'uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita;
   5 ma stendi un po' la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia'.
   6 E l'Eterno disse a Satana: 'Ebbene esso è in tuo potere; soltanto, rispetta la sua vita'.
   7 E Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno e colpì Giobbe d'un'ulcera maligna dalla pianta de' piedi al sommo del capo; e Giobbe prese un còccio per grattarsi, e stava seduto nella cenere.
   8 E sua moglie gli disse: 'Ancora stai saldo nella tua integrità?
   9 Ma lascia stare Iddio, e muori!'
10 E Giobbe a lei: 'Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d'accettare il male?' - In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.


3.1 Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno della sua nascita.
   2 E prese a dire così:
   3 «Perisca il giorno ch'io nacqui e la notte che disse: 'È concepito un maschio!'
   4 Quel giorno si converta in tenebre, non se ne curi Iddio dall'alto, né splenda sovr'esso raggio di luce!
   5 Se lo riprendano le tenebre e l'ombra di morte, resti sovr'esso una fitta nuvola, le eclissi lo riempiano di paura!


3.11 Perché non morii nel seno di mia madre? Perché non spirai appena uscito dalle sue viscere?
   12 Perché trovai delle ginocchia per ricevermi e delle mammelle da poppare?
   20 Perché dar la luce all'infelice e la vita a chi ha l'anima nell'amarezza,
   23 Perché dar vita a un uomo la cui via è oscura, e che Dio ha stretto in un cerchio?


9.20 Fossi pur giusto, la mia bocca stessa mi condannerebbe; fossi pure integro, essa mi farebbe dichiarar perverso.
   21 Integro! Sì, lo sono! di me non mi preme, io disprezzo la vita!
   22 Per me è tutt'uno! perciò dico: 'Egli distrugge ugualmente l'integro ed il malvagio.
   23 Se un flagello, a un tratto, semina la morte, egli ride dello sgomento degli innocenti.
   24 La terra è data in balìa dei malvagi; egli vela gli occhi ai giudici di essa; se non è lui, chi è dunque'?


13.7 Volete dunque difendere Iddio parlando iniquamente?


19.5 Ma se proprio volete insuperbire contro di me e rimproverarmi la vergogna in cui mi trovo,
    6 allora sappiatelo: chi m'ha fatto torto e m'ha avvolto nelle sue reti è Dio.
    7 Ecco, io grido: 'Violenza!' e nessuno risponde; imploro aiuto, ma non c'è giustizia!


24.12 Sale dalle città il gemito dei morenti; l'anima de' feriti implora aiuto, e Dio non si cura di codeste infamie!

24.22 Iddio con la sua forza prolunga i giorni dei prepotenti, i quali risorgono, quand'ormai disperavano della vita.

24.25 Se così non è, chi mi smentirà, chi annienterà il mio dire?


27.5 Lungi da me l'idea di darvi ragione! Fino all'ultimo respiro non mi lascerò togliere la mia integrità.
    6 Ho preso a difendere la mia giustizia e non cederò; il cuore non mi rimprovera uno solo dei miei giorni.


31.35 Oh, avessi pure chi m'ascoltasse!... ecco qua la mia firma! l'Onnipotente mi risponda! Scriva l'avversario mio la sua querela,
    36 ed io la porterò attaccata alla mia spalla, me la cingerò come un diadema!
    37 Gli renderò conto di tutti i miei passi, a lui mi avvicinerò come un principe!


1.6 Or avvenne un giorno, che i figli di Dio vennero a presentarsi davanti all'Eterno, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro.


16.19 Già fin d'ora, ecco, il mio Testimonio è in cielo, il mio Garante è nei luoghi altissimi.
    20 Gli amici mi deridono, ma a Dio si volgon piangenti gli occhi miei;
    21 sostenga egli le ragioni dell'uomo presso Dio, le ragioni del figlio dell'uomo contro i suoi compagni!


19.25 Ma io so che il mio Vendicatore vive, e che alla fine si leverà sulla polvere.
    26 E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Iddio.
    27 Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno gli occhi miei, non quelli d'un altro... il cuore, dalla brama, mi si strugge in seno!


9.32 Dio non è un uomo come me, perch'io gli risponda e che possiam comparire in giudizio assieme.
  33 Non c'è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!


42.7 Dopo che ebbe rivolto questi discorsi a Giobbe, l'Eterno disse a Elifaz di Teman: 'L'ira mia è accesa contro te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe.


32.1 Quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe perché egli si credeva giusto.
     2 Allora l'ira di Elihu, figliuolo di Barakeel il Buzita, della tribù di Ram, s'accese:
     3 s'accese contro Giobbe, perché riteneva giusto se stesso anziché Dio; s'accese anche contro i tre amici di lui perché non avean trovato che rispondere, sebbene condannassero Giobbe.


32.13 Non avete dunque ragione di dire: 'Abbiam trovato la sapienza! Dio soltanto lo farà cedere; non l'uomo!'
 14 Egli non ha diretto i suoi discorsi contro a me, ed io non gli risponderò colle vostre parole.


33.1 Ma pure, ascolta, o Giobbe, il mio dire, porgi orecchio a tutte le mie parole!
   2 Ecco, apro la bocca, la lingua parla sotto il mio palato.
   3 Nelle mie parole è la rettitudine del mio cuore; e le mie labbra diran sinceramente quello che so.
   4 Lo spirito di Dio mi ha creato, e il soffio dell'Onnipotente mi dà la vita.
   5 Se puoi, rispondimi; prepara le tue ragioni, fatti avanti!
   6 Ecco, io sono uguale a te davanti a Dio; anch'io, fui tratto dall'argilla.
   7 Spavento di me non potrà quindi sgomentarti, e il peso della mia autorità non ti potrà schiacciare.
   8 Davanti a me tu dunque hai detto (e ho bene udito il suono delle tue parole):
   9 'Io sono puro, senza peccato; sono innocente, non c'è iniquità in me;
 10 ma Dio trova contro me degli appigli ostili, mi tiene per suo nemico;
 11 mi mette i piedi nei ceppi, spia tutti i miei movimenti'.
 12 E io ti rispondo: In questo non hai ragione; giacché Dio è più grande dell'uomo.
 13 Perché contendi con lui? poich'egli non rende conto d'alcuno dei suoi atti.
 14 Iddio parla, bensì, una volta ed anche due, ma l'uomo non ci bada;
 15 parla per via di sogni, di visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali, quando sui loro letti essi giacciono assopiti;
 16 allora egli apre i loro orecchi e dà loro in segreto degli ammonimenti,
 17 per distoglier l'uomo dal suo modo d'agire e tener lungi da lui la superbia;
 18 per salvargli l'anima dalla fossa, la vita dal dardo mortale.
 19 L'uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore, dall'agitazione incessante delle sue ossa;
 20 quand'egli ha in avversione il pane, e l'anima sua schifa i cibi più squisiti;
 21 la carne gli si consuma, e sparisce, mentre le ossa, prima invisibili, gli escon fuori,
 22 l'anima sua si avvicina alla fossa, e la sua vita a quelli che danno la morte.
 23 Ma se, presso a lui, v'è un angelo, un interprete, uno solo fra i mille, che mostri all'uomo il suo dovere,
 24 Iddio ha pietà di lui e dice: 'Risparmialo, che non scenda nella fossa! Ho trovato il suo riscatto'.
 25 Allora la sua carne divien fresca più di quella d'un bimbo; egli torna ai giorni della sua giovinezza;
 26 implora Dio, e Dio gli è propizio; gli dà di contemplare il suo volto con giubilo, e lo considera di nuovo come giusto.
 27 Ed egli va cantando fra la gente e dice: 'Avevo peccato, pervertito la giustizia, e non sono stato punito come meritavo.
 28 Iddio ha riscattato l'anima mia, onde non scendesse nella fossa e la mia vita si schiude alla luce!'
 29 Ecco, tutto questo Iddio lo fa due, tre volte, all'uomo,
 30 per ritrarre l'anima di lui dalla fossa, perché su di lei splenda la luce della vita.
 31 Sta' attento, Giobbe, dammi ascolto; taci, ed io parlerò.
 32 Se hai qualcosa da dire, rispondi, parla, ché io vorrei poterti dar ragione. 33 Se no, tu dammi ascolto, taci, e t'insegnerò la saviezza».


34.29 Quando Iddio dà requie chi lo condannerà? Chi potrà contemplarlo quando nasconde il suo volto a una nazione ovvero a un individuo,
 30 per impedire all'empio di regnare, per allontanar dal popolo le insidie?
 31 Quell'empio ha egli detto a Dio: 'Io porto la mia pena, non farò più il male,
 32 mostrami tu quel che non so vedere; se ho agito perversamente, non lo farò più'?
 33 Dovrà forse Iddio render la giustizia a modo tuo, che tu lo critichi? Ti dirà forse: 'Scegli tu, non io, quello che sai, dillo'?
 34 La gente assennata e ogni uomo savio che m'ascolta, mi diranno:
 35 'Giobbe parla senza giudizio, le sue parole sono senza intendimento'.
 36 Ebbene, sia Giobbe provato sino alla fine! poiché le sue risposte son quelle degli iniqui, 37 poiché aggiunge al peccato suo la ribellione, batte le mani in mezzo a noi, e moltiplica le sue parole contro Dio».


35.9 Si grida per le molte oppressioni, si levano lamenti per la violenza dei grandi;
 10 ma nessuno dice: 'Dov'è Dio, il mio creatore, che nella notte concede canti di gioia,
 11 che ci fa più intelligenti delle bestie de' campi e più savi degli uccelli del cielo?'
 12 Si grida, sì, ma egli non risponde, a motivo della superbia dei malvagi.
 13 Certo, Dio non dà ascolto a lamenti vani; l'Onnipotente non ne fa nessun conto.
 14 E tu, quando dici che non lo scorgi, la causa tua gli sta dinanzi; sappilo aspettare!
 15 Ma ora, perché la sua ira non punisce, perch'egli non prende rigorosa conoscenza delle trasgressioni,
 16 Giobbe apre vanamente le labbra e accumula parole senza conoscimento».


36.8 Se gli uomini son talora stretti da catene, se son presi nei legami dell'afflizione,
   9 Dio fa lor conoscere la lor condotta, le loro trasgressioni, giacché si sono insuperbiti;
 10 egli apre così i loro orecchi a' suoi ammonimenti, e li esorta ad abbandonare il male.
 11 Se l'ascoltano, se si sottomettono, finiscono i loro giorni nel benessere, e gli anni loro nella gioia;
 12 ma, se non l'ascoltano, periscono trafitti da' suoi dardi, muoiono per mancanza d'intendimento.
 13 Gli empi di cuore s'abbandonano alla collera, non implorano Iddio quand'egli li incatena;
 14 così muoiono nel fiore degli anni, e la loro vita finisce come quella dei dissoluti;
 15 ma Dio libera l'afflitto mediante l'afflizione, e gli apre gli orecchi mediante la sventura.
 16 Te pure ti vuole trarre dalle fauci della distretta, al largo, dove non è più angustia, e coprire la tua mensa tranquilla di cibi succulenti.
 17 Ma, se giudichi le vie di Dio come fanno gli empi, il giudizio e la sentenza di lui ti piomberanno addosso.
 18 Bada che la collera non ti trasporti alla bestemmia, e la grandezza del riscatto non t'induca a fuorviare!


37.1 A tale spettacolo il cuor mi trema e balza fuor del suo luogo.
   2 Udite, udite il fragore della sua voce, il rombo che esce dalla sua bocca!
   3 Egli lo lancia sotto tutti i cieli e il suo lampo guizza fino ai lembi della terra.
   4 Dopo il lampo, una voce rugge; egli tuona con la sua voce maestosa; e quando s'ode la voce, il fulmine non è già più nella sua mano.
   5 Iddio tuona con la sua voce maravigliosamente; grandi cose egli fa che noi non intendiamo.


38.1 Allora l'Eterno rispose a Giobbe dal seno della tempesta, e disse:
   2 «Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno?»


42.1 Allora Giobbe rispose all'Eterno e disse:
   2 «Io riconosco che tu puoi tutto, e che nulla può impedirti d'eseguire un tuo disegno.
   3 Chi è colui che senza intendimento offusca il tuo disegno?... Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; son cose per me troppo maravigliose ed io non le conosco.
   4 Deh, ascoltami, io parlerò; io ti farò delle domande e tu insegnami!
   5 Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio t'ha veduto.
   6 Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere».


42.12 E l'Eterno benedì gli ultimi anni di Giobbe più de' primi.


42.16 Giobbe, dopo questo, visse centoquarant'anni, e vide i suoi figli e i figli dei suoi figli, fino alla quarta generazione.
    17 Poi Giobbe morì vecchio e sazio di giorni.

Il lebbroso purificato
Il lebbroso purificato
  1. Ed avvenne che, trovandosi egli in una di quelle città, ecco un uomo pieno di lebbra, il quale, veduto Gesù e gettatosi con la faccia a terra, lo pregò dicendo: Signore, se tu vuoi, tu puoi purificarmi.
  2. Ed egli, stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii purificato. E in quell'istante la lebbra sparì da lui.
  3. E Gesù gli comandò di non dirlo a nessuno: Ma va', gli disse, mostrati al sacerdote ed offri per la tua purificazione quel che ha prescritto Mosè; e ciò serva loro di testimonianza.
  4. Però la fama di lui si spandeva sempre più; e molte turbe si adunavano per udirlo ed essere guarite delle loro infermità.
  5. Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.
Marcello Cicchese
novembre 2015

Io vi lascio pace
Io vi lascio pace

Giovanni 14:27
  Io vi lascio pace; vi do la mia pace.
  Io non vi do come il mondo dà.
  Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.

Giovanni 16:33
  Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.
  Nel mondo avrete tribolazione;
  ma fatevi animo, io ho vinto il mondo.

Matteo 11:28-30
  Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati,
  e io vi darò riposo.
  Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me,
  perch'io sono mansueto ed umile di cuore;
  e voi troverete riposo alle anime vostre;
  poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.

Marcello Cicchese
febbraio 2016

Salmo 62
Salmo 62
  1. Solo in Dio l'anima mia s'acqueta;
    da lui viene la mia salvezza.
  2. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza,
    il mio alto ricetto; io non sarò grandemente smosso.
  3. Fino a quando vi avventerete sopra un uomo
    e cercherete tutti insieme di abbatterlo
    come una parete che pende,
    come un muricciuolo che cede?
  4. Essi non pensano che a farlo cadere dalla sua altezza;
    prendono piacere nella menzogna;
    benedicono con la bocca,
    ma internamente maledicono. Sela.
  5. Anima mia, acquétati in Dio solo,
    poiché da lui viene la mia speranza.
  6. Egli solo è la mia ròcca e la mia salvezza;
    egli è il mio alto ricetto; io non sarò smosso.
  7. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
    la mia forte ròcca e il mio rifugio sono in Dio.
  8. Confida in lui ogni tempo, o popolo;
    espandi il tuo cuore nel suo cospetto;
    Dio è il nostro rifugio. Sela.
  9. Gli uomini del volgo non sono che vanità,
    e i nobili non sono che menzogna;
    messi sulla bilancia vanno su,
    tutti assieme sono più leggeri della vanità.
  10. Non confidate nell'oppressione,
    e non mettete vane speranze nella rapina;
    se le ricchezze abbondano, non vi mettete il cuore.
  11. Dio ha parlato una volta,
    due volte ho udito questo:
    Che la potenza appartiene a Dio;
  12. e a te pure, o Signore, appartiene la misericordia;
    perché tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Marcello Cicchese
agosto 2017

Salmo 22
Salmo 22
  1. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito?
  2. Dio mio, io grido di giorno, e tu non rispondi; di notte ancora, e non ho posa alcuna.
  3. Eppure tu sei il Santo, che siedi circondato dalle lodi d'Israele.
  4. I nostri padri confidarono in te; e tu li liberasti.
  5. Gridarono a te, e furono salvati; confidarono in te, e non furono confusi.
  6. Ma io sono un verme e non un uomo; il vituperio degli uomini, e lo sprezzato dal popolo.
  7. Chiunque mi vede si fa beffe di me; allunga il labbro, scuote il capo, dicendo:
  8. Ei si rimette nell'Eterno; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce!
  9. Sì, tu sei quello che m'hai tratto dal seno materno; m'hai fatto riposar fidente sulle mammelle di mia madre.
  10. A te fui affidato fin dalla mia nascita, tu sei il mio Dio fin dal seno di mia madre.
  11. Non t'allontanare da me, perché l'angoscia è vicina, e non v'è alcuno che m'aiuti.

  12. Grandi tori m'han circondato; potenti tori di Basan m'hanno attorniato;
  13. apron la loro gola contro a me, come un leone rapace e ruggente.
  14. Io son come acqua che si sparge, e tutte le mie ossa si sconnettono; il mio cuore è come la cera, si strugge in mezzo alle mie viscere.
  15. Il mio vigore s'inaridisce come terra cotta, e la lingua mi s'attacca al palato; tu m'hai posto nella polvere della morte.
  16. Poiché cani m'han circondato; uno stuolo di malfattori m'ha attorniato; m'hanno forato le mani e i piedi.
  17. Posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano e m'osservano;
  18. spartiscon fra loro i miei vestimenti e tirano a sorte la mia veste.
  19. Tu dunque, o Eterno, non allontanarti, tu che sei la mia forza, t'affretta a soccorrermi.
  20. Libera l'anima mia dalla spada, l'unica mia, dalla zampa del cane;
  21. salvami dalla gola del leone. Tu mi risponderai liberandomi dalle corna dei bufali.

  22. Io annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea.
  23. O voi che temete l'Eterno, lodatelo! Glorificatelo voi, tutta la progenie di Giacobbe, e voi tutta la progenie d'Israele, abbiate timor di lui!
  24. Poich'egli non ha sprezzata né disdegnata l'afflizione dell'afflitto, e non ha nascosta la sua faccia da lui; ma quand'ha gridato a lui, ei l'ha esaudito.
  25. Tu sei l'argomento della mia lode nella grande assemblea; io adempirò i miei voti in presenza di quelli che ti temono.
  26. Gli umili mangeranno e saranno saziati; quei che cercano l'Eterno lo loderanno; il loro cuore vivrà in perpetuo.
  27. Tutte le estremità della terra si ricorderan dell'Eterno e si convertiranno a lui; e tutte le famiglie delle nazioni adoreranno nel tuo cospetto.
  28. Poiché all'Eterno appartiene il regno, ed egli signoreggia sulle nazioni.
  29. Tutti gli opulenti della terra mangeranno e adoreranno; tutti quelli che scendon nella polvere e non posson mantenersi in vita s'inginocchieranno dinanzi a lui.
  30. La posterità lo servirà; si parlerà del Signore alla ventura generazione.
  31. 31 Essi verranno e proclameranno la sua giustizia, e al popolo che nascerà diranno come egli ha operato.
Marcello Cicchese
settembre 2016

L'intoppo
L’intoppo che fa cadere nell’iniquità

Ezechiele 7:1-4
  1. E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini:
  2. 'E tu, figlio d'uomo, così parla il Signore, l'Eterno, riguardo al paese d'Israele: La fine! la fine viene sulle quattro estremità del paese!
  3. Ora ti sovrasta la fine, e io manderò contro di te la mia ira, ti giudicherò secondo la tua condotta, e ti farò ricadere addosso tutte le tue abominazioni.
  4. E l'occhio mio non ti risparmierà, io sarò senza pietà, ti farò ricadere addosso tutta la tua condotta e le tue abominazioni saranno in mezzo a te; e voi conoscerete che io sono l'Eterno.

Ezechiele 8:1-13
  1. E il sesto anno, il quinto giorno del sesto mese, avvenne che, come io stavo seduto in casa mia e gli anziani di Giuda erano seduti in mia presenza, la mano del Signore, dell'Eterno, cadde quivi su me.
  2. Io guardai, ed ecco una figura d'uomo, che aveva l'aspetto del fuoco; dai fianchi in giù pareva di fuoco; e dai fianchi in su aveva un aspetto risplendente, come di terso rame.
  3. Egli stese una forma di mano, e mi prese per una ciocca de' miei capelli; e lo spirito mi sollevò fra terra e cielo, e mi trasportò in visioni divine a Gerusalemme, all'ingresso della porta interna che guarda verso il settentrione, dov'era posto l'idolo della gelosia, che eccita a gelosia.
  4. Ed ecco che quivi era la gloria dell'Iddio d'Israele, come nella visione che avevo avuta nella valle.
  5. Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, alza ora gli occhi verso il settentrione'. Ed io alzai gli occhi verso il settentrione, ed ecco che al settentrione della porta dell'altare, all'ingresso, stava quell'idolo della gelosia.
  6. Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, vedi tu quello che costoro fanno? le grandi abominazioni che la casa d'Israele commette qui, perché io m'allontani dal mio santuario? Ma tu vedrai ancora altre più grandi abominazioni'.
  7. Ed egli mi condusse all'ingresso del cortile. Io guardai, ed ecco un buco nel muro.
  8. Allora egli mi disse: 'Figlio d'uomo, adesso fora il muro'. E quand'io ebbi forato il muro, ecco una porta.
  9. Ed egli mi disse: 'Entra, e guarda le scellerate abominazioni che costoro commettono qui'.
  10. Io entrai, e guardai: ed ecco ogni sorta di figure di rettili e di bestie abominevoli, e tutti gl'idoli della casa d'Israele dipinti sul muro attorno;
  11. e settanta fra gli anziani della casa d'Israele, in mezzo ai quali era Jaazania, figlio di Shafan, stavano in piedi davanti a quelli, avendo ciascuno un turibolo in mano, dal quale saliva il profumo d'una nuvola d'incenso.
  12. Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, hai tu visto quello che gli anziani della casa d'Israele fanno nelle tenebre, ciascuno nelle camere riservate alle sue immagini? poiché dicono: - L'Eterno non ci vede, l'Eterno ha abbandonato il paese'.
  13. Poi mi disse: 'Tu vedrai ancora altre più grandi abominazioni che costoro commettono'.

Ezechiele 14:1-11
  1. Or vennero a me alcuni degli anziani d'Israele, e si sedettero davanti a me.
  2. E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini:
  3. 'Figlio d'uomo, questi uomini hanno innalzato i loro idoli nel loro cuore, e si sono messi davanti l'intoppo che li fa cadere nella loro iniquità; come potrei io esser consultato da costoro?
  4. Perciò parla e di' loro: Così dice il Signore, l'Eterno: Chiunque della casa d'Israele innalza i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nella sua iniquità, e poi viene al profeta, io, l'Eterno, gli risponderò come si merita per la moltitudine dei suoi idoli,
  5. affin di prendere per il loro cuore quelli della casa d'Israele che si sono alienati da me tutti quanti per i loro idoli.
  6. Perciò di' alla casa d'Israele: Così parla il Signore, l'Eterno: Tornate, ritraetevi dai vostri idoli, stornate le vostre facce da tutte le vostre abominazioni.
  7. Poiché, a chiunque della casa d'Israele o degli stranieri che soggiornano in Israele si separa da me, innalza i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nella sua iniquità e poi viene al profeta per consultarmi per suo mezzo, risponderò io, l'Eterno, da me stesso.
  8. Io volgerò la mia faccia contro a quell'uomo, ne farò un segno e un proverbio, e lo sterminerò di mezzo al mio popolo; e voi conoscerete che io sono l'Eterno.
  9. E se il profeta si lascia sedurre e dice qualche parola, io, l'Eterno, sono quegli che avrò sedotto il profeta; e stenderò la mia mano contro di lui, e lo distruggerò di mezzo al mio popolo d'Israele.
  10. E ambedue porteranno la pena della loro iniquità: la pena del profeta sarà pari alla pena di colui che lo consulta,
  11. affinché quelli della casa d'Israele non vadano più errando lungi da me, e non si contaminino più con tutte le loro trasgressioni, e siano invece mio popolo, e io sia il loro Dio, dice il Signore, l'Eterno'.
Marcello Cicchese
ottobre 2016

Salmo 125
Salmo 125
    Canto dei pellegrinaggi.
  1. Quelli che confidano nell'Eterno
    sono come il monte di Sion, che non può essere smosso,
    ma dimora in perpetuo.
  2. Gerusalemme è circondata dai monti;
    e così l'Eterno circonda il suo popolo,
    da ora in perpetuo.
  3. Poiché lo scettro dell'empietà
    non rimarrà sulla eredità dei giusti,
    affinché i giusti non mettano mano all'iniquità.
  4. O Eterno, fa' del bene a quelli che sono buoni,
    e a quelli che sono retti nel loro cuore.
  5. Ma quanto a quelli che deviano per le loro vie tortuose,
    l'Eterno li farà andare con gli operatori d'iniquità.
    Pace sia sopra Israele.
Marcello Cicchese
luglio 2017

La pazienza dl Dio
La pazienza di Dio e la nostra speranza
Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, noi l'aspettiamo con pazienza (Romani 8.25).

Marcello Cicchese
settembre 2017

Salmo 23
Salmo 23
  1. L'Eterno è il mio pastore, nulla mi manca.
  2. Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi, mi guida lungo le acque chete.
  3. Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.
  4. Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano.
  5. Tu apparecchi davanti a me la mensa al cospetto dei miei nemici; tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca.
  6. Certo, beni e benignità m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; ed io abiterò nella casa dell'Eterno per lunghi giorni.
Marcello Cicchese
settembre 2017

Filippesi 3:17-21
Il corpo della nostra umiliazione
Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti camminano (ve l'ho detto spesso e ve lo dico anche ora piangendo), da nemici della croce di Cristo; la fine dei quali è la perdizione, il cui dio è il ventre, e la cui gloria è in quel che torna a loro vergogna; gente che ha l'animo alle cose della terra. Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove anche aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa.
Filippesi 3:17-21
Marcello Cicchese
giugno 2016

Romani 12:1-2
Il rinnovamento della mente
Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, il che è il vostro culto spirituale. e non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà.
Romani 12:1-2
Marcello Cicchese
gennaio 2017

Salmo 90
Salmo 90
  1. Preghiera di Mosè, uomo di Dio.
    O Signore, tu sei stato per noi un rifugio
    di generazione in generazione.
  2. Prima che i monti fossero nati
    e che tu avessi formato la terra e il mondo,
    da eternità a eternità tu sei Dio.
  3. Tu fai tornare i mortali in polvere
    e dici: Ritornate, o figli degli uomini.
  4. Perché mille anni, agli occhi tuoi,
    sono come il giorno d'ieri quand'è passato,
    e come una veglia nella notte.
  5. Tu li porti via come una piena; sono come un sogno.
    Son come l'erba che verdeggia la mattina;
  6. la mattina essa fiorisce e verdeggia,
    la sera è segata e si secca.
  7. Poiché noi siamo consumati dalla tua ira,
    e siamo atterriti per il tuo sdegno.
  8. Tu metti le nostre iniquità davanti a te,
    e i nostri peccati occulti, alla luce della tua faccia.
  9. Tutti i nostri giorni spariscono per il tuo sdegno;
    noi finiamo gli anni nostri come un soffio.
  10. I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni;
    o, per i più forti, a ottant'anni;
    e quel che ne fa l'orgoglio, non è che travaglio e vanità;
    perché passa presto, e noi ce ne voliamo via.
  11. Chi conosce la forza della tua ira
    e il tuo sdegno secondo il timore che t'è dovuto?
  12. Insegnaci dunque a così contare i nostri giorni,
    che acquistiamo un cuore saggio.
  13. Ritorna, o Eterno; fino a quando?
    e muoviti a pietà dei tuoi servitori.
  14. Saziaci al mattino della tua benignità,
    e noi giubileremo, ci rallegreremo tutti i giorni nostri.
  15. Rallegraci in proporzione dei giorni che ci hai afflitti,
    e degli anni che abbiamo sentito il male.
  16. Apparisca l'opera tua a pro dei tuoi servitori,
    e la tua gloria sui loro figli.
  17. La grazia del Signore Dio nostro sia sopra noi,
    e rendi stabile l'opera delle nostre mani;
    sì, l'opera delle nostre mani rendila stabile.

Marcello Cicchese
31 dicembre 2017

Dal Salmo 119
Salmo 119
  1. L'anima mia è attaccata alla polvere;
    vivificami secondo la tua parola.
  2. Io ti ho narrato le mie vie e tu m'hai risposto;
    insegnami i tuoi statuti.
  3. Fammi intendere la via dei tuoi precetti,
    ed io mediterò le tue meraviglie.
  4. L'anima mia, dal dolore, si strugge in lacrime;
    rialzami secondo la tua parola.
  5. Tieni lontana da me la via della menzogna,
    e, nella tua grazia, fammi intendere la tua legge,
  6. io ho scelto la via della fedeltà,
    mi son posto i tuoi giudizi dinanzi agli occhi.
  7. Io mi tengo attaccato alle tue testimonianze;
    o Eterno, non lasciare che io sia confuso.
  8. Io correrò per la via dei tuoi comandamenti,
    quando m'avrai allargato il cuore.

Marcello Cicchese
19 luglio 2018

Il giorno del riposo
Il giorno del riposo

Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' in essi ogni opera tua; ma il settimo giorno è giorno di riposo, sacro all'Eterno, che è l'Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figlio, né la tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l'Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l'Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l'ha santificato.

Esodo 20:8-11

Marcello Cicchese
dicembre 2014

Perché siete così ansiosi?
«Perché siete così ansiosi?»

Dal Vangelo di Matteo

CAPITOLO 6
  1. Nessuno può servire a due padroni; perché o odierà l'uno ed amerà l'altro, o si atterrà all'uno e sprezzerà l'altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona.
  2. Perciò vi dico: Non siate con ansiosi per la vita vostra di quel che mangerete o di quel che berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?
  3. Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce. Non siete voi assai più di loro?
  4. E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla sua statura anche un cubito?
  5. E intorno al vestire, perché siete con ansietà solleciti? Considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano e non filano;
  6. eppure io vi dico che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro.
  7. Or se Dio riveste in questa maniera l'erba de' campi che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà Egli molto più voi, o gente di poca fede?
  8. Non siate dunque con ansiosi, dicendo: Che mangeremo? che berremo? o di che ci vestiremo?
  9. Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; e il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose.
  10. Ma cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. 34 Non siate dunque con ansietà solleciti del domani; perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.
Marcello Cicchese
dicembre 2015


Il diavolo non molla l'osso

di Marcello Cicchese

Il 21 gennaio 1999, in un discorso alla Sacra Rota, Giovanni Paolo II, anche in reazione a posizioni che sul tema del matrimonio stava assumendo il Parlamento Europeo, ribadì la linea tradizionale della chiesa cattolica:
    «Alla luce di questi principi può essere stabilita e compresa l'essenziale differenza esistente fra una mera unione di fatto - che pur si pretenda originata da amore - e il matrimonio, in cui l'amore si traduce in impegno non soltanto morale, ma rigorosamente giuridico. Il vincolo che reciprocamente s'assume, sviluppa di rimando un'efficacia corroborante nei confronti dell'amore da cui nasce, favorendone il perdurare a vantaggio della comparte, della prole e della stessa società. E' alla luce dei menzionati principi che si rivela anche quanto sia incongrua la pretesa di attribuire una realtà "coniugale" all'unione fra persone dello stesso sesso. Vi si oppone, innanzitutto, l'oggettiva impossibilità di far fruttificare il connubio mediante la trasmissione della vita, secondo il progetto inscritto da Dio nella stessa struttura dell'essere umano. E' di ostacolo, inoltre, l'assenza dei presupposti per quella complementarità interpersonale che il Creatore ha voluto, tanto sul piano fisico-biologico quanto su quello eminentemente psicologico, tra il maschio e la femmina. E' soltanto nell'unione fra due persone sessualmente diverse che può attuarsi il perfezionamento del singolo, in una sintesi di unità e di mutuo completamento psicofisico. In questa prospettiva l'amore non è fine a se stesso, e non si riduce all'incontro corporale fra due esseri, ma è una relazione interpersonale profonda, che raggiunge il suo coronamento nella donazione reciproca piena e nella cooperazione con Dio Creatore, sorgente ultima di ogni nuova esistenza umana.»
Quando il diavolo non può impedire che una cosa giusta sia detta, cerca di fare in modo che a dirla più forte sia la persona sbagliata. E' una tecnica anche oggi molto usata, soprattutto in campo politico. In questo caso, la persona che dice la cosa giusta è la CCR (Chiesa Cattolica Romana), che è la persona più sbagliata, perché la sua stessa storia la mette in contraddizione col suo messaggio. La CCR deve il suo "successo" storico anche al fatto che si è appoggiata su elementi di verità contenuti nel messaggio evangelico, ma che essa ha deformato e adattato allo scopo di farne uno strumento di potere politico nel mondo. Fino a che ha potuto vederlo sottomesso, la CCR ha dominato il mondo, ma quando questo non è stato più possibile ha imparato a cavalcare la tigre di un mondo "in libertà" adattando il messaggio e il comportamento alla novità dei tempi. Sta cercando di farlo adesso con il gesuita papa argentino e il suo sommesso "chi sono io per...". Quanto è umile questo papa! E ha anche molti problemi, soprattutto coi suoi sudditi. Molti dei quali, anche tra preti e porporati, non hanno ancora capito che oggi non bisogna essere "ideologici" restando attaccati a rigide dottrine del passato. Oggi bisogna saper dare al mondo quello che il mondo chiede, ma in una forma che lasci sempre la CCR al primo posto. In senso morale, se non è più possibile in senso strettamente politico. Il mondo però sta crescendo di statura e fra poco questo giochino non riuscirà più alla CCR. Dopo aver permesso, per motivi di forza maggiore, che a dire una cosa giusta sia la persona sbagliata, il diavolo costringerà la persona sbagliata a dire la cosa sbagliata presentandola come cosa giusta in forza della sua autorità.
   La cosa sbagliata che ll diavolo vuole sia presentata come giusta è la dottrina gender, l'equiparazione maschio-femmina ad ogni livello, in tutti i suoi aspetti. C'è voluto del tempo - non molto, a dire il vero - per passare dalla semplice accettazione umana degli omosessuali alla distruzione ideologica della famiglia come ordinamento naturale voluto da Dio. Ma l'avversario ha capito di aver trovato l'osso giusto e non è diposto a mollarlo, né a permettere che ci si fermi troppo presto: si dovrà andare avanti, senza fermarsi e senza indugiare. Chi è abbastanza avanti negli anni potrebbe rifare la storia del processo tappa dopo tappa. E l'istituzone che usa il nome di Gesù per i suoi illegittimi interessi di potere sarà costretta o ad adattare il suo messaggio o ad essere azzannata da lupi feroci, perché ormai siamo già entrati nella fase minacciosa dell'intimidazione rivolta ad ogni oppositore.
   Continueremo sulla trattazione di questo tema, considerandolo collegato al tema di Israele. Perché se l'antisemitismo è un'insurrezione diabolica contro l'ordine storico di Dio che riguarda popoli e nazioni, il transessualismo è un'insurrezione diabolica contro l'odine naturale di Dio che riguarda uomini e donne.

(Notizie su Israele, 15 gennaio 2021)


Strasburgo - Rider algerino: «Non consegno agli ebrei»

Condannato a quattro anni

Un rider algerino di 19 anni è stato condannato a quattro anni di carcere dal tribunale di Strasburgo, nell'Est della Francia, per discriminazione su base religiosa. Il giovane si era rifiutato di consegnare ordini ricevuti da due ristoranti kosher, ovvero piatti confezionati secondo le regole ebraiche. L'algerino, in Francia in condizioni irregolari, dovrà anche lasciare il territorio. In aula, uno dei ristoratori ha confermato che il ragazzo gli ha risposto: "lo non consegno agli ebrei», annullando poi la consegna davanti ai suoi occhi. Aiutato da un interprete del tribunale, l'imputato ha ammesso di aver rifiutato la consegna ma non di aver pronunciato quella frase.

(La Verità, 15 gennaio 2021)


Prima dose già efficace sugli ultra 60enni vaccinati in Israele

Lo rileva uno studio condotto su 400mila persone. A 13 giorni dalla prima iniezione le infezioni calano.

TEL AVIV - I risultati di una recente ricerca israeliana confermano un certo ottimismo sulla copertura immunitaria offerta già dalla prima dose del vaccino di Pfizer-BioNTech. Lo riferisce il quotidiano Yediot Ahronot, che illustra lo studio condotto dalla cassa malati Clalit - la principale del Paese - su 200'000 persone di oltre 60 anni che hanno ricevuto la prima dose.
   Messi a confronto con altre 200'000 persone che non sono state vaccinate, i due gruppi hanno mostrato le stesse caratteristiche nei primi dodici giorni dopo l'iniezione. Dal tredicesimo giorno in poi, però, fra i vaccinati il numero di contagiati da SARS-CoV-2 è calato del 33% rispetto al gruppo di controllo.
   La prima dose della vaccinazione sembra dunque ridurre in modo tangibile il rischio di contagio fra gli ultra sessantenni. Si tratta tuttavia, avverte il giornale, di dati preliminari. Questa ricerca dovrà essere portata avanti nelle prossime settimane fra quanti avranno nel frattempo ricevuto anche la seconda dose, che secondo la Pfizer è comunque quella determinante per la immunizzazione.
   Sulla base delle indicazioni del produttore, che già rilevavano la buona copertura offerta dalla prima dose, nelle scorse settimane il Regno Unito aveva deciso di praticare la prima iniezione a quante più persone a rischio possibile, rinviando la seconda anche di tre mesi. La Svizzera aveva escluso di voler seguire questa procedura.

(tio.ch, 14 gennaio 2021)


Al lavoro per accordo di libero scambio tra Marocco e Israele

MAROCCO - Il ministro israeliano dell'Economia e dell'Industria Amir Peretz ha annunciato l'intenzione di provare a stabilire un accordo di libero scambio con il Marocco, ritenendo che le economie marocchina e israeliana non siano in una relazione competitiva, ma piuttosto di complementarità.
   In un'intervista al quotidiano marocchino L'Economiste, pubblicata ieri, il ministro israeliano ha dichiarato che un accordo di libero scambio è un "obiettivo principale", indicando che una squadra speciale sarà incaricata di "lavorare intensamente e rapidamente alla preparazione di una bozza di accordo da sottoporre all'apprezzamento dei due governi".
   Secondo il ministro, il Marocco potrebbe beneficiare dell'immensa esperienza israeliana nei settori delle tecnologie dell'acqua e dell'agricoltura. Potrebbe anche essere istituita una cooperazione basata su tecnologie innovative nel settore automobilistico.
   "Israele ha molto da imparare dalla potenza automobilistica industriale del Marocco, nonché dalla capacità del Marocco, situato in un crocevia strategico, di fungere da ponte tra le regioni", ha affermato Peretz, sostenendo che migliaia di uomini d'affari israeliani stanno progettando di visitare il Marocco e creare partnership con le loro controparti marocchine. [GT]

(infoafrica, 14 gennaio 2021)


Aurelia, nata ad Auschwitz: «Mia madre sopravvisse, poi mi raccontò l'inferno»

Il ricordo inedito di uno dei due bimbi italiani che furono partoriti nel lager

di Walter Veltroni

 
Trieste, autunno 1945 - Aurelia Gregori in braccio
alla madre Aurelia, accanto a loro la zia
Fu violentata dagli aguzzini che poi la misero sul treno per Birkenau. Era sfinita dal freddo e dalla fame, si ammalò di tifo e pensò di non farcela. Venni alla luce su un tavolaccio di pietra. Mi disse: pensavo saresti stata un mostro, invece eri una bambina bellissima.
Ma in questo caso, conta, insieme alla data di nascita, il luogo in cui questa è avvenuta. La signora Aurelia Gregori è venuta al mondo nel campo di concentramento di Auschwitz il 13 gennaio del 1945. Il suo è un racconto inedito. E' la vicenda di uno dei due neonati italiani la cui identità è stata ricostruita attraverso l'analisi di documenti conservati nell'Archivio di Auschwitz, l'elenco delle donne con bambini ricoverate, dopo la nascita, nell'ospedale allestito nell'ex Lager subito dopo l'arrivo dei sovietici, i cui dati sono stati analizzati e messi a confronto con la documentazione italiana di vario tipo e della Croce Rossa internazionale. E' un lavoro coordinato da Marcello Pezzetti, uno del massimi studiosi della Shoah, insieme alla storica Sara Berger, che, con Pezzetti, per la Fondazione Museo della Shoah di Roma, ha effettuato la ricerca per la realizzazione dell'esposizione «Dall'Italia ad Auschwitz», da Liliana Picciotto e dal suo staff del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, da Laura Tagliabue, dell'ANED di Sesto San Giovanni, e da Dunja Nanut, dell'ANA di Trieste.
   Ne sta uscendo un quadro della deportazione dall'Italia ad Auschwitz del tutto inedito, ricco di novità assolute, spesso sconvolgenti. Una di queste è l'avvenuta deportazione di un numero incredibilmente consistente di donne da Trieste, arrestate in tutto il territorio del Litorale Adriatico, incarcerate nel penitenziario del Coroneo e deportate ad Auschwitz, come tutte le persone di origine ebraica. Tra queste donne c'erano le due giovani che hanno dato alla luce un bambino e una bambina nelle condizioni insostenibili del campo di Auschwitz. Una di queste era Aurelia Gregori, una ragazza triestina di ventitrè anni che partorì, in quell'inferno, una bambina alla quale diede poi il suo stesso nome.
   «Mia mamma non era ebrea e non era antifascista. Era una ragazza come tante. Fu presa da due fascisti che la sequestrarono e la portarono a Villa Triste dove fu stuprata. Poi l'hanno messa su uno di quei treni piombati, destinazione Birkenau».
   Villa Triste era in via Bellosguardo numero otto, a 'Trieste. Era stata la casa di una famiglia ebraica che, per spietato contrappasso, fu trasformata nella sede dell'Ispettorato speciale di Pubblica Sicurezza dove operava la banda Collotti che prendeva il nome da un funzionario di polizia che Paolo Rumiz ha così descritto: «Il capo era, tale Gaetano Collotti, un tipo distinto che andava a messa ogni mattina prima di iniziare il lavoro. Per non far sentire le urla dei disgraziati — in gran parte sloveni del Carso e altri antifascisti dl lingua italiana — faceva sparare intorno musica ad alto volume». Molti sono stati torturati lì e anche nella caserma dei carabinieri di via Cologna. Ei sempre Rumiz a dare voce al racconto di quel martirio attraverso le parole di Sonia Amf Kanziani: «Un giorno mi appesero con altre tre donne. Avevamo solo gli alluci che toccavano terra. Guardi, porto ancora ai polsi i segni delle corde. Cl picchiavano e Collotti guardava, impassibile. Diceva: se parli ti aiuteremo. Ma aveva due cani lupo pronti a strapparci la carne. A un tratto mormorai in sloveno: Gesù, a te ti hanno tormentato per tre giorni, io sono qui da tre mesi. Tu ci hai messo tre ore a morire, io muoio ogni giorno... Allora mi percossero ancora più forte, gridando che non dovevo parlare quella lingua schifosa. Furono in molti a vedermi uscire svenuta e piena di sangue dalla stanza. A guerra finita un medico mi visitò e mi chiese come avevo fatto a uscire viva da una simile pena».
   «Mia madre» dice oggi Aurelia Gregori «lì fu violentata dagli aguzzini che poi l'hanno trasferita ad Auschwitz-Birkenau. Solo quando sono stata più grande mi ha raccontato ciò che aveva subito nel campo: le baracche, i corpi delle persone agonizzanti portati dentro la sera per essere spostati, morti, il mattino dopo. L'orrore delle kapò che si vendevano ai nazisti. Mi ha raccontato di quando ha contratto il tifo, al sesto mese di gravidanza, e di quante persone ha visto cadere intorno a lei per sfinimento, fame, freddo. Non ci si rende conto di cosa fosse l'inverno lì. Mamma andava con le altre prigioniere a vuotare al mattino i bidoni con le feci nella tundra, nel gelo, sotto zero e vestite di niente. Lei non ce la faceva più, voleva farla finita, era al nono mese, era stremata. Una sua compagna era fuggita e i nazisti, quando qualcuno scappava, scioglievano i cani che prendevano i fuggitivi e li sbranavano.
   Le Ss non si erano accorte che mamma era incinta perché lei era alta e nascondeva la pancia. Altrimenti l'avrebbero certamente mandata nella camera a gas. E stata fortunata e io con lei. Col tifo ha temuto di non farcela, mi ha detto che pensava: "Muoio e muoio insieme a te". Dio ci ha salvate, insieme. Io sono nata a gennaio. Il parto glielo hanno fatto fare su un tavolaccio di pietra. Mamma non aveva le doglie, le contrazioni, non riusciva a partorire. Era troppo debole, aveva fame, non mangiava nulla, aspettava che qualcuno morisse per prendere un pezzo di pane. Mi ha detto: "Dovevo far sopravvivere te e me. Eravamo in due. Io pensavo che saresti venuta fuori come un mostro. Se fosse stato così ti avrei lasciato lì, sotto la neve. Invece, nonostante tutto, eri una bella bambina. Avevi molti peli, e questo ti salvò dalla marchiatura col numero che i nazisti volevano farti".
   Mia mamma cercò invece, con un chirurgo, di far venire via quelle cifre impresse nel suo braccio. A Trieste, dopo la guerra, meno parlavi dei lager e dei nazisti e meglio era. Io, che lavoravo in ospedale nel reparto geriatrico, stavo zitta. Alla scuola elementare le maestre, che erano ebree, certamente avranno avuto un sobbalzo nel leggere il luogo in cui ero nata, ma non mi hanno mai detto nulla».
   Aurelia è rimasta in vita perché non era ebrea, altrimenti sarebbe stata eliminata come i tanti bambini le cui foto ogni giorno l'Auschwitz Memorial pubblica sui social network. Furono portati nel lager circa duecentotrentamila bambini e adolescenti, ne sopravvissero alcune centinaia. Ci sono pagine atroci come quella del martirio dei venti bambini ebrei sequestrati da Mengele per gli esperimenti e poi trucidati nella scuola di Bullenhuser Damm o il racconto che faceva Shlomo Venezia, uno dei deportati, che testimoniò di aver visto con i suoi occhi un neonato strappato dal seno della madre morta nella camera a gas e lanciato in aria dal nazisti che gli spararono così.
   Aurelia riprende a parlare: «Io non sono mai voluta andare ad Auschwitz, mamma invece ci è tornata con l'associazione. Lei ha sofferto tanto, per tutta la vita. Faceva la pulitrice dei condomini. È morta nel 2012, il 1q marzo».
   Di lei i freddi dati degli archivi dicono questo: «Aurelia Gregori (1921-2012), nata a Sant'Antonio (Villa Decani, Capodistria, oggi in Slovenia) viene arrestata il 24 maggio 1944 a Trieste nella sua abitazione di Largo Barriera Vecchia n. 1.4. Quando viene deportata ad Auschwitz, dove arriva il 25 giugno 1944, è incinta di tre mesi. Immatricolata con il numero 82120, resiste alle spaventose condizioni igienico-sanitarie del campo e il 13 gennaio 1945, due settimane prima dell'arrivo dell'Armata Rossa, riesce a dare alla luce una bimba che riceve il suo stesso nome: Zlatka/Aurelia Gregori. La bimba viene battezzata nel febbraio in una chiesa a Brzeszcze.
   Aurelia rientra a Trieste il 20 settembre 1945» .
   Dell'altro bambino nato ad Auschwitz si sa solo che, da grande, non ce l'ha fatta.

(Corriere della Sera, 14 gennaio 2021)


'Gli unicorni non prendono il Corona', il successo di Israele spiegato da Pacifici

"In un mondo occidentale sempre più confuso e stagnante, Israele rappresenta un'isola felice di sviluppo, crescita e positività", lo afferma Jonathan Pacifici, venture capitalist italo-israeliano, specializzato in investimenti nel settore hi-tech. Nel suo libro fresco di stampa "Gli unicorni non prendono il corona" (ed. Pacifici & Associates OÜ 2021), racconta di come Israele abbia rappresentato un pilot mondiale nella campagna di vaccinazione e come, oltre ad una grande accelerazione sul piano sanitario, abbia dato esempio anche sul fronte economico.
   In poco meno di tre settimane sono state vaccinate più di un milione e 700mila persone, il 70% delle quali sopra i sessant'anni. Il grande vantaggio del sistema sanitario israeliano è la digitalizzazione: ogni analisi, ogni visita medica, ogni esame clinico, ogni acquisto di medicinali è tracciato, registrato e disponibile sia per il paziente che per ogni struttura medica del paese. I sistemi informatici sono poi integrati con quelli delle forze dell'ordine, pur nel rispetto della privacy, e questo ha favorito l'opera di tracciamento, che qui ha davvero funzionato.
   Nel frattempo il settore hi-tech ha raggiunto nuovi record: 10,6 miliardi di dollari di investimenti nel settore, solo nel 2020. "Perché tutta questa fiducia nell'economia israeliana? Parte del segreto è nella locomotiva del settore tech che traina il paese e che non ha dato segni di crisi nemmeno in questi mesi di lockdown", afferma Pacifici.
   I suoi 45 'unicorni' (società private che hanno raggiunto una valorizzazione superiore al miliardo di dollari) hanno retto la crisi, e anzi 15 di questi si sono aggiunti proprio nell'annus horribilis, il 2020. Per questo l'autore cerca di rispondere nel suo libro al perché gli 'unicorni' non prendano il Corona. "È per questo che ho deciso di scrivere questo libro. Per raccontare a coloro che hanno voglia di fare gli imprenditori che un altro mondo è possibile ed esiste a tre ore di volo da Roma. E magari per far venire voglia ad altri di rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco".

(LaChirico, 14 gennaio 2021)


Vaccino covid: nei territori palestinesi arriverà a marzo

di Giacomo Kahn

Arriveranno a marzo i primi vaccini anti-Covid per i Territori palestinesi. Il governo dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp) ha annunciato che fra due mesi sia i vaccini ordinati ad Astrazeneca, sia quelli russi, dovrebbero arrivare nel Paese e permettere l'inizio della campagna di vaccinazione. L'Anp e' stata la prima, in Medio Oriente, a registrare il vaccino russo Sputnik V. Il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti, (Russian Direct Investment Fund, Rdif), ha diffuso la notizia con un comunicato, asserendo che il ministro della Salute palestinese ha approvato in emergenza il vaccino, come e' gia' successo per Algeria, Argentina, Bolivia e Serbia. Il vaccino russo arrivera' nei Territori grazie anche ai partner internazionali dell'Rdif India, Cina, Corea del Sud, tra gli altri paesi. La notizia pero' non smorza le polemiche con Israele per la fornitura dei vaccini.
   Dimostrando il tradizionale odio contro Israele, alcune Ong, tra le quali Amnesty International, nelle scorse settimane hanno accusato Israele di non voler offrire il vaccino ai palestinesi.
   Ma secondo gli accordi di Oslo del 1993, che regolano i rapporti tra i due stati, e' l'Autorita' palestinese, non Israele, responsabile per la salute dei palestinesi in Cisgiordania, vaccini compresi, tant'e' vero che i palestinesi residenti a Gerusalemme est, sotto controllo israeliano, sono già stati vaccinati in Israele.

(Shalom, 13 gennaio 2021)


Il gruppo Emirates Post espande le operazioni in Israele

DUBAI - Emirates Post Group (EPG) ha aggiunto Israele alla sua rete operativa globale a seguito dell'accordo ufficiale e dell'instaurazione di piene relazioni diplomatiche tra gli Emirati Arabi Uniti e lo Stato di Israele.
EPG ha stretto un legame con la sua controparte locale, Israel Post, per facilitare l'accesso a città e destinazioni in tutto il paese, fornendo un canale affidabile al nuovo mercato.
"Il nostro servizio completerà le promettenti relazioni commerciali tra i due paesi e rafforzerà la tolleranza, la comunicazione e lo scambio tra le due culture. Inoltre, gli Emirati Arabi Uniti e Israele sono entrambi paesi lungimiranti e la partnership con Israel Post porterà anche a uno scambio di idee, incoraggerà l'innovazione e aiuterà a sviluppare il settore", ha affermato Abdulla M. Alashram, Group CEO di Emirates Post Group.
Con l'ultima aggiunta, i clienti degli Emirati Arabi Uniti possono ora utilizzare i servizi postali e internazionali premium per Israele. I servizi postali sono attualmente disponibili in numerosi paesi, inclusi i servizi premium internazionali per oltre 190 destinazioni. Con la pandemia COVID-19 che continua a influenzare i viaggi e le operazioni internazionali, Emirates Post continua a lavorare con i suoi partner per ripristinare i servizi postali verso il maggior numero possibile di destinazioni.

(WAM Italian, 13 gennaio 2021)


"Juden Hier", scritta antisemita a Mondovì: la Procura chiede l'archiviazione del caso

L'episodio si era verificato nell'ultima decade del mese di gennaio 2020. Le parole in lingua tedesca erano state tracciate sulla porta dell'abitazione che un tempo fu della staffetta partigiana Lidia Rolfi

di Alessandro Nidi

È accaduto soltanto un anno fa, eppure, complice la pandemia di Coronavirus che ha sconvolto le nostre vite, sembra che siano trascorsi decenni interi: nella notte fra il 23 e il 24 gennaio 2020, uno o più ignoti tracciarono sulla porta dell'abitazione della staffetta partigiana di Mondovì Lidia Rolfi la scritta antisemita "Juden Hier", "Ebrei qui".
Parole tratte dal tedesco e impresse sul legno con vernice nera, accompagnandole con la stella di David.
Un gesto gravissimo, che toccò nel profondo l'intera comunità monregalese e del Piemonte tutto, che si riunì per manifestare in una suggestiva e significativa fiaccolata silenziosa lungo le vie del centro cittadino.
A quasi un anno di distanza, però, il lieto fine pare destinato a non arrivare: la Procura di Cuneo ha ufficialmente richiesto l'archiviazione del caso.
Nessun colpevole, dunque, per quel rimando alla "Notte dei cristalli" del 1938, ricordata nei libri di storia come una notte di atroci violenze nella Germania nazista contro gli ebrei.

(Cuneo24, 13 gennaio 2021)


La purga contro i conservatori

«Siamo a rischio bavaglio».

di Fiamma Nirenstein

Ancora otto giorni, e Trump scenderà dal palco. Si parla anche di impeachment, e questo farebbe gongolare molti: Trump ha detto che ne risulterebbe una enorme frustrazione che creerebbe altre terribili tensioni. È vero. L'accanimento ha preso il posto della discussione, la colpevolizzazione si è ormai riversata sui 70 milioni che l'hanno votato in modo da rendere impossibile un futuro equilibrato per gli Stati Uniti. Questo, anche se si riconosce, come fa chi scrive, il gravissimo errore della chiamata di Trump alla folla. Ma Trump è stato posseduto dalla sua hybris che non gli consente di perdere.
   E' evidente però nella furia dei commenti, nel disprezzo a 360 gradi, che il rischio nel ribadire l'indegnità di Trump condannando lui e i suoi uomini all'isolamento a vita sull'Isola del Diavolo, alla fine pretende la genuflessione pentita di una vasta parte di mondo, dell'universo conservatore. E mostra la prosopopea morale per cui chi non appartiene al credo progressista è abominevole. Questa messa al bando morale giunta a livelli incredibili nei posti di lavoro, nelle università, nella famiglie ha creato una barriera che ha causato la demenziale marcia su Capitol Hill. Una marcia anche criminale nel senso della violazione e della vandalizzazione di beni pubblici e dell'intenzione di questionare il verdetto morale delle urne. Ma non nel senso insurrezionale che gli si vuole attribuire, come ha spiegato l'avvocato Dershowitz, non una pianificata intenzione di fare a pezzi la democrazia, né un'espressione della natura diabolica e forse di un piano a lungo termine del presidente. L'intenzione che hanno attribuito a Trump e a quella folla è «insurrezione»: ma è difficile stabilire che cosa significhi, specie quando da maggio a settembre grandi folle di Black Lives Matter hanno stravolto il Paese con marce e proteste anche molto violente. Molti gli assalti alla polizia e la richiesta di eliminare la polizia del tutto. Era insurrezione? Probabilmente no. Solo il simbolo di Capitol Hill è più cogente e soprattutto l'istigatore l'uomo più odiato d'America, ma non da quei 70 milioni americani che non hanno intenzione di emigrare e non sono delinquenti.
   E allora? Che vuol fare Biden? Fra la folla di Capitol Hill la polizia sta individuando i responsabili della violenza: bene. Ma Twitter sospende tutti i commenti di quella parte politica, colpevoli solo di avere l'opinione sbagliata, Paypal blocca i pagamenti, i maggiori gruppi che coi loro soldi sostengono la politica pilotano le donazioni per ingraziarsi la nuova amministrazione. Non importa che anche Nancy Pelosi a suo tempo abbia dichiarato che la sua parte era stata battuta con la frode e abbia invitato a dimostrare.
   Ci si vanta di ripetere che chi è per Trump non toccherà più palla. Chi osa dichiararsi al suo fianco va messo al bando. Sparire dal consesso legittimato: a questo si spinge quando si proibisce a Trump (e non agli ayatollah o all'Isis o ai cinesi o agli Hezbollah) di accedere ai social. Trump viene travolto dal suo errore finale insieme alle buone cose che ha fatto: ha pilotato bene l'economia, ha incoraggiato gli arabi moderati e i disperati perseguitati che Obama aveva abbandonato, ha bloccato l'atomica genocida dell'Iran, ha svegliato il mondo sulla Cina, ha promosso una grande pace con i patti di Abramo, nonostante le sciocchezze dette sul Covid ha promosso la definizione e la produzione veloce del vaccino. Gli è mancato il fegato di perdere con grazia. Ma non era né un Mussolini né uno Stalin. Invece, è in atto una purga.
   
(il Giornale, 13 gennaio 2021)
   

L’elezione di Trump è stata considerata da una parte di chi non l’ha votato non come una frode, ma come una vera e propria ingiustizia. Una parte non l’ha accettato fin dall’inizio, lo ha moralmente delegittimato. L’occasione per colpirlo si è presentata soltanto alla fine, e si capisce quindi che ci sia adesso chi non vuole lasciarsela scappare. Trump ha dato fastidio a molti, come altri prima di lui, ma in un modo nuovo, dovuto in parte anche al suo nuovo modo di esercitare il potere. Ma si può presumere che uno dei fatti che ha accentuato l’antipatia di molti per lui è stato l’inaspettato favore mostrato verso Israele. Tutto gli si può perdonare, ma questo proprio no, penseranno molti. O meglio, più che pensare, avvertiranno nel fondo delle loro viscere. E tuttavia, per un incidente della storia è accaduto che al vertice di una delle più grandi potenze mondiali capitasse uno che per motivi non necessariamente elevati abbia comunque tentato del fare del bene a Israele. Era un pazzo, dicono alcuni. Forse è proprio per questo che l’ha fatto, penseranno altri. Ma quando c’entra Israele, c’è sempre di mezzo qualcosa che assomiglia alla pazzia. Si pensi per esempio che per benedire Israele Dio una volta usò un mago pagano, dunque un pazzo secondo la scienza, che era stato pagato con il preciso scopo di maledire quel popolo. All’occultista pazzo di quel tempo Dio fece fare una brutta fine, perché avrebbe voluto fare del male a Israele; al presidente pazzo dei nostri tempi invece alcuni vorrebbero fargli fare una brutta fine perché ha tentato di fargli del bene. M.C.


Sheldon Adelson, il figlio del tassista che farà la differenza in America e Israele

Dal "Ghetto di Boston" all'olimpo politico, il magnate dei casino'

di Giulio Meotti

ROMA - "Francamente, i Democratici non hanno il monopolio dell'avere un cuore", ripeteva Sheldon Adelson. La sua provenienza dal proletariato ebraico lo porterà, una volta straricco, a diventare un grande filantropo. Era nato il 4 agosto 1933, nel difficile quartiere di Dorchester, a Boston, che definiva un "ghetto ebraico". Il padre, di origine lituana, lavorava come tassista e si era fermato alle elementari; la madre gallese faceva la magliaia. "L'intera famiglia - i miei genitori, due fratelli e mia sorella - viveva in una camera da letto", ricorderà Adelson, scomparso ieri a 87 anni. A dodici anni prende in prestito i soldi da uno zio per acquistare un chiostro di giornali. Ma i soldi veri inizierà a farli con i distributori automatici. Nel 1979, lui e quattro soci avviano una fiera di computer a Las Vegas, la "Comdex". Questo anni prima che i computer proliferassero nelle famiglie e negli anni 80 e 90 quella di Adelson sarà la principale fiera di computer del paese (dalla vendita avrebbe ricavato 500 milioni di dollari). Ma il più grande successo di Adelson arriverà quando concentrò i suoi sforzi su Las Vegas, dove sarebbe diventato uno dei magnati del gioco d'azzardo più importanti al mondo con proprietà fino a Macao. E quando sei tra i venti uomini più ricchi al mondo (trentasei miliardi di ricchezza personale) inizi a pensare a dove buttarne un po'. La politica diventa la grande passione di Adelson.
   In Israele è diventato famoso per aver creato il quotidiano Israel Hayom nel 2007, dalla linea editoriale inequivocabilmente favorevole a Benjamin Netanyahu. Nella politica americana Adelson è stato uno dei più importanti megadonors del Partito Repubblicano negli ultimi cicli elettorali. Prima le campagne di George W. Bush, poi i cento milioni di dollari a Mitt Romney contro Barack Obama e infine, nel 2016, sebbene inizialmente non avesse sostenuto Donald Trump, Adelson finisce per versare decine di milioni di dollari nella sua campagna presidenziale.
   Si dice che Adelson sia passato all'incasso" svolgendo un ruolo importante nello spingere Trump a spostare l'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, a ritirare gli Stati Uniti dall'accordo nucleare con l'Iran (contro cui Netanyahu si era a lungo battuto) e a riconoscere la sovranità israeliana sul Golan. Ma non solo politica. Adelson ha investito decine di milioni di dollari nel "Birthright", il programma che porta i giovani ebrei americani in viaggi organizzati in Israele, nell'Università di Ariel in Cisgiordania, la Samaria ebraica, e nella ricerca medica, gestita da sua moglie, la dottoressa Mirian Adelson, che si dice sia stata la forza trainante dietro molte delle sue posizioni su Israele.
   "Siamo come muratori", diceva lui. "Mescoliamo il cemento che collega una generazione di ebrei a un'altra". Volava in Israele otto volte all'anno con il suo jet e aveva pensato di andarci a vivere (aveva comprato un attico a Tel Aviv). Quando Forbes gli chiese se fosse giusto che i ricchi potessero finanziare le campagne dei politici, Adelson rispose: "Sono contrario al fatto che i ricchi influenzino le elezioni, ma finché sarà possibile, lo farò. Perché so che persone come George Soros lo fanno da anni, se non da decenni. Ho la mia filosofia e non me ne vergogno".
   Quando mise piede in Israele per la prima volta nel 1988 scelse di indossare le scarpe del padre, che quel viaggio non aveva mai potuto farlo.
   
(Il Foglio, 13 gennaio 2021)


I fascisti digitali: "ebrei al forno"

di Elena Loewenthal

Fra le tante cose che in questi mesi di pandemia sono cambiate radicalmente c'è anche la nostra percezione delle mura domestiche. Siamo rinchiusi in casa come in una prigione. Al tempo stesso essa è diventata uno spazio pubblico, lo scenario del dibattito politico e culturale: virtuale perché da remoto, eppure reale come gli scaffali di libri, i quadri appesi, i ninnoli di più o meno dubbio gusto sullo sfondo dei volti e delle voci. Oggi più che mai la casa è diventata il nostro rifugio, l'unico spazio al sicuro dalle incertezze del mondo, dal quale ci sembra di poterci affacciare all'esterno senza correre rischi, attraverso lo schermo del nostro device.
   Ma non è così. Perché oggi scopriamo che si può fare violenza anche passando per un'applicazione. «L'importante è non lasciarsi prendere dalla paura. Non cedere all'intimidazione», spiega Lia Tagliacozzo, autrice di un libro uscito da poco e intitolato «La generazione del deserto» (Marini editore), all'indomani della presentazione via Zoom organizzata dal Centro di Studi Ebraici di Roma e funestata da una vera e propria aggressione antisemita. «Era iniziata da poco, stava parlando Claudia Abbina, c'erano circa centoventi persone collegate, quando abbiamo sentito un vociare, delle urla che si avvicendavano con "ebrei ai forni", "stiamo tomando", `viva Hitler". Sul mosaico dello schermo sono anche comparse immagini di svastiche. E' durato tutto non più di due minuti perché gli amministratori della piattaforma hanno bloccato quei partecipanti. E ci tengo a dire che la presentazione del libro è ripresa regolarmente. No, non dobbiamo farci intimidire».
   Questo vergognoso episodio ci dice in fondo due cose. Due verità molto scomode, inaccettabili. La prima è che con una puntualità sconfortante gli episodi di antisemitismo — violenza verbale, simbolica o fisica che sia — si moltiplicano proprio intorno al Giorno della Memoria, di fatto spalmati su tutto il mese. E' come se questa ricorrenza fomentasse una rabbia cieca. Allora non si può non pensare che c'è qualcosa che non funziona nel modo in cui viene intesa questa commemorazione. Che non è, non deve essere un atto di ossequio alle vittime dello sterminio bensì la consapevolezza che quell'orrore fa parte della storia d'Italia e d'Europa. Perché il Giorno della Memoria riguarda non tanto gli ebrei quanto il resto del mondo: la nostra comune civiltà che ha visto, permesso e prodotto tutto questo. A ciò dovrebbe appunto servire il ricordo: a condividere quel passato invece di liquidarlo come altrui svendendo i propri sensi di colpa con un omaggio, magari a denti stretti, ai morti. No, non è affatto questione di senso di colpa — che è ingiusto e inutile — ma di coscienza storica. Intorno a questa memoria si avvita invece ogni anno la vergogna di aggressioni razziste e antisemite.
   La seconda è che a tutto questo si somma il disvalore aggiunto di una violenza capace di penetrare dentro le nostre case attraverso le piattaforme di incontro virtuale: ora sappiamo che cliccare su un link pub essere un gesto sinistro e niente affatto innocuo, capace di violare l'intimità e la sicurezza del nostro spazio domestico.

(La Stampa, 13 gennaio 2021)


Quegli ebrei protetti da una Resistenza diffusa

'Ci salveremo insieme' di Ada Ottolenghi ricostruisce la storia di una famiglia scampata alla Shoah grazie all'impegno della gente di Ravenna.

di Paola Naldi

Fu merito dell'artista Luigi Varoli e di sua moglie Annetta, di Mario e Gigina Tampieri, semplici contadini, di Vittorio Zanzi macellaio e commissario prefettizio di Cotignola ma antifascista, e poi di una schiera di persone comuni - la maestra Giacomina, i Rivalta, i Fontana, i Maiocchi, Beppo e sua moglie Teresina - se Guido e Ada Ottolenghi, con i figli Luisella, Emilia ed Emma, riuscirono a salvarsi nell'Italia fascista. Ebrei torinesi, arrivarono a Ravenna nel 1940, ma da quell'anno fino alla Liberazione la loro vita divenne una storia di fughe rocambolesche - da Cotignola a Roma, passando per Firenze - di paure, di risate e di solidarietà.
   A loro furono risparmiati la deportazione e il campo di sterminio ma, dopo la fine del conflitto e la morte del marito nel 1958, Ada sentì la necessità di raccontare quella "vita-non vita" comune agli ebrei italiani, affidando la memoria ad un manoscritto. Un resoconto domestico, preciso e intimo, trasformato in un libro, "Ci salveremo insieme. Una famiglia ebrea nella tempesta della guerra", che esce domani per il Mulino, con la prefazione di Liliana Picciotto, con le testimonianze dell'amica Rita Giacobbe (che aiutò gli Ottolenghi ad arrivare nella capitale) e del figlio Emilio.
   L'autrice, scomparsa nel 1979, scrive alla nipote Raffaella «sicura che tanti orrori non debbono essere stati invano e che la tua generazione debba conoscerli ancora direttamente da quelli che li hanno vissuti».
   Con quello spirito Ada racconta le vicende della famiglia. Guido, il capostipite, si dimostrerà padre e marito premuroso ma anche uomo di azione, imprenditore e sostenitore della Resistenza. Ada è una donna coraggiosa che saprà affrontare senza cedimenti anche l'incursione dei soldati tedeschi, piombati in casa per cercare armi e che se ne andranno con un bottino di prosciutti.
   Man mano che la Storia stringe i suoi lacci tremendi attorno la famiglia, il ritmo del racconto incalza e si seguono gli stravolgimenti imposti dal destino. Al loro arrivo a Porto Corsini gli Ottolenghi alloggiavano in una villa immersa nella pineta, con il cancello che portava direttamente alla spiaggia e con le stanze piene di gigli bianchi e profumatissimi: «Tutto era così in ordine, così lucido, così fuori del tempo», ricorda Ada. Costretti a fuggire troveranno riparo prima in un capanno da pesca, dormendo su letti di paglia, poi a casa dell'artista Luigi Varoli, con Guido rinchiuso per sei mesi in una stanza angusta, quindi in campagna dalla famiglia Tampieri, in una abitazione dal cortile pieno di fango. Ma agli Ottolenghi mancarono soprattutto la libertà e il diritto alla propria identità.
   Una privazione pesante compensata dalla solidarietà della gente: il romanzo in fondo ricorda i tanti italiani che, pur nella loro semplicità o nella penuria di mezzi, nascosero e diedero sostegno a ebrei, partigiani, perseguitati. Dividendo con loro le poche risorse, rischiando la vita. Fu la Resistenza di tutti, combattuta non con i fucili ma con stratagemmi e coraggio. Esemplare la fuga degli Ottolenghi verso Roma, con documenti falsi, su camion di militari tedeschi che, sottobanco ma ben remunerati, portavano su e giù per l'Italia merci e persone.
   Nel 2002, ai Varoli e agli Zanzi fu riconosciuto in Israele il titolo di "Giusti fra le Nazioni", destinato a quanti aiutarono gli ebrei europei durante le persecuzioni nazi-fasciste. Ad Ada Ottolenghi è intitolata la Biblioteca per ragazzi di Marina di Ravenna.
   
(la Repubblica - Bologna, 13 gennaio 2021)


Pompeo accusa l'Iran: «Nuova base di Al Qaeda»

A otto giorni dalla fine della presidenza di Donald Trump, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha accusato l'Iran di essere «la nuova base di Al Qaeda». Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha respinto le accuse definendole su Twitter «bugie guerrafondaio».
   Il New York Times ha scritto a novembre che la scorsa estate sarebbe stato ucciso in Iran dai servizi israeliani Abu Muhammad al-Masri, alto dirigente di Al Qaeda accusato di aver contribuito a pianificare gli attentati contro due ambasciate americane in Africa nel 1998; altre fonti hanno parlato in passato dell'ospitalità data dal regime sciita — per ragioni tattiche — alla leadership qaedista sunnita: familiari di Osama, luogotenenti e militanti di peso ospitati nel Paese. L'Iran ha sempre dichiarato che non ci sono terroristi di Al Qaeda sul suo territorio, e di aver sempre combattuto quel gruppo come pure l'Isis. Pompeo ha annunciato anche nuove sanzioni su 5 leader qaedisti, che sostiene siano basati in Iran o legati al Paese, e una ricompensa di 7 milioni di dollari per informazioni che portino all'identificazione e localizzazione di Muhammad Abbatay, noto anche come Abd alRahman al-Maghrebl.
   I consiglieri di Joe Biden vedono nelle dichiarazioni di Pompeo un ulteriore tentativo di ostacolare il ritorno all'accordo sul nucleare (Jcpoa) del 2015 voluto sia dal nuovo presidente che dalla leadership di Teheran.
   
(Corriere della Sera, 13 gennaio 2021)


Israele vuole vaccinare tutti i sopravvissuti alla Shoah

La ministra israeliana della diaspora Omer Yankelevich ha annunciato l’intenzione di vaccinare contro il Covid-19 tutti i sopravvissuti all’Olocausto, ovunque si trovino nel mondo: secondo il ministero ci sono circa 190.000 superstiti alla Shoah in Israele e altri 130.000 nel resto del pianeta.

di Davide Falcioni

Omer Yankelevich, ministra israeliana della diaspora
Tutti i sopravvissuti all'Olocausto dovranno essere vaccinati contro il Covid-19, ovunque si trovino nel mondo e qualunque sia la loro età: è l'obiettivo della ministra israeliana della diaspora Omer Yankelevich, che nei giorni scorsi ha incaricato l'ong ebraica Schalom Corps di potenziare le ricerche di tutti i superstiti della Shoah ancora in vita affinché vengano vaccinati nel più breve tempo possibile. Secondo la politica israeliana è necessario "restituire qualcosa ai sopravvissuti allo sterminio dei nazisti che, attraverso il loro coraggio, hanno permesso all'ebraismo di sopravvivere". Ad attuare il programma di immunizzazione dei reduci della Shoah sarà, per l'appunto, un'ONG che si è attivata per cercare donatori. Dal canto suo invece il governo ha avviato una trattativa con Pfizer e Moderna affinché vengano riservate dosi del vaccino allo scopo. Il piano non è stato ancora definito nei dettagli: secondo il ministero della Diaspora ci sono circa 190.000 sopravvissuti all'Olocausto in Israele e altri 130.000 in tutto il mondo, ma molti di questi potrebbero ricevere la prima dose a breve a prescindere dall'iniziativa di Tel Aviv. Si tratta, infatti, di anziani che rientrano tra i soggetti più vulnerabili, e dunque da vaccinare nel più breve tempo possibile insieme agli operatori sanitari.

(fanpage, 12 gennaio 2021)


Da Napoli un'app per proteggere i più piccoli dai rischi del web

Si chiama Keepers ed è nata in Israele. Ha scelto la città partenopea come centro di gestione dello sviluppo e della comunicazione sull'intero territorio nazionale.

Con il ritrovamento di alcune tracce maschili sul foulard di Tiziana Cantone - la giovane donna morta suicida dopo essere stata vittima della diffusione impropria di suoi scatti intimi - e la probabile riapertura delle indagini per omicidio, ma anche con alcuni episodi di revenge porn e di bullismo cui sono state vittime diversi personaggi del mondo dello spettacolo (Tiziano Ferro lo ha rilevato nel suo documentario), si riaccendono le luci su quel palco che è il web, dove spesso vanno in scena episodi da condannare e scongiurare. Revenge porn, cyberbullismo, messaggi violenti e pericolosi, truffe, adescamento, pedo pornografia, sono solo alcuni dei fenomeni che possono manifestarsi in rete, dalle chat di messaggistica ai social network.
  Ad esserne vittime sono soprattutto i più giovani, oggi più che mai esposti a causa del lockdown, della DAD e del conseguente tempo in più trascorso in rete. Il dato allarmante è che questi fenomeni sono in crescita costante. Va da sé che cresca anche la preoccupazione dei genitori per i propri figli, bambini e adolescenti, sempre più esposti alle summenzionate minacce. In questo la tecnologia si rende sempre più necessaria e si dimostra anche al passo con i tempi. Da circa due anni infatti, l'app di parental control Keepers, nata in Israele e disponibile in Italia in partnership con Vodafone, promette di proteggere i più piccoli dai rischi del web.
  Keepers, che ha scelto la città di Napoli come centro di gestione dello sviluppo e della comunicazione su tutto il territorio nazionale, rispetta la privacy dei bambini, motivo per cui è anche sostenuta dal Moige (Movimento Italiano Genitori) e dal Senato. Keepers garantisce di monitorare e osservare il comportamento del bambino tramite l'installazione sul proprio e sul suo cellulare, senza ledere la sua privacy e accedere al suo spazio digitale personale. Grazie a un sistema tecnologicamente avanzato, viene effettuata un'analisi dei contenuti presenti sul dispositivo del bambino e identifica tutte le situazioni allarmanti. Keepers intercetta i messaggi pericolosi sul cellulare dei più piccoli e avvisa il genitore: individua tutti i contenuti sospetti e pericolosi che arrivano sullo smartphone del bambino, via chat o social, allertando immediatamente.
  Cosa viene rilevato:
  • linguaggio offensivo tipico del bullismo e del cyberbullismo;
  • linguaggio sessuale non richiesto;
  • contatto da persone estranee al nucleo familiare e alla cerchia di amici;
  • qualsiasi pericolo che possa danneggiare la salute mentale del ragazzo.
   Il sistema è in grado di avvisare il genitore di una conversazione pericolosa, anche se non contiene parole offensive: grazie agli algoritmi di riconoscimento del linguaggio naturale, il cosiddetto NLP, vengono identificate le emozioni dal testo anche se non sono presenti parole esplicitamente lesive.
  Altre funzioni di Keepers:
  1. Blocco app.
    Grazie agli appositi filtri, Keepers permette di bloccare sullo smartphone del bambino gli accessi a tutti i siti o app ritenuti pericolosi o destinati ad un pubblico adulto o cui si vuole semplicemente limitare l'accesso.
  2. Scelta orari di utilizzo
    Tramite una sezione dedicata, è possibile stabilire gli orari di utilizzo di internet, app e navigazione web sul cellulare del bambino. Un esempio: dalle 22.00 alle 7.00 è l'ora del riposo, quindi si può decidere di bloccare gli accessi ad internet e scongiurare qualsiasi tipo di collegamento da parte del ragazzo.
  3. Definire le aree sicure
    Questa è una delle funzionalità più importanti e apprezzate di Keepers: la possibilità di poter tracciare costantemente la posizione del proprio figlio in tempo reale su una mappa. Appena il bambino uscirà dalle aree sicure (es. palestra o casa dell'amico) il genitore verrà avvisato.
  4. Alert se la batteria si scarica
    Appena il livello della batteria dello smartphone del bambino scenderà al di sotto del 10%, il genitore riceverà una notifica. Anche nel caso il dispositivo dovesse risultare offline.
  5. Controllo costante utilizzo app
  Grazie a Keepers, il genitore potrà avere una panoramica delle sue abitudini, scoprendo quali applicazioni utilizza maggiormente e soprattutto per quanto tempo. Si riesce quindi a capire se il bambino utilizza correttamente il proprio dispositivo oppure ne fa un uso eccessivo.
Il tuo browser non può riprodurre il video.
   Keepers ha, inoltre, una sezione blog sul sito italiano (https://www.keepersitalia.com/)nel quale si affrontano tematiche legate alla famiglia, al bullismo, alla scuola, alla psicologia, agli adolescenti, ai social e a tutto quanto concerne la vita contemporanea dei ragazzi, oggi resa aperta ai pericoli della rete. E' attualmente disponibile in Italia, Australia, Austria, Israele, Giappone e in espansione in altri Paesi quali Inghilterra e Germania, disponibile per iOS e Android.

(Napoli Today, 12 gennaio 2021)


Covid, così la campagna per i vaccini unisce i palestinesi e i soldati israeliani

A Gerusalemme est parte l'immunizzazione per la popolazione araba

di Sharon Nizza

 
Jabel Mukaber, quartiere di Gerusalemme Est popolato esclusivamente da palestinesi
GERUSALEMME - Le immagini delle sommosse che hanno infuocato in passato Jabel Mukaber sembrano lontane anni luce mentre giri per le strade con i soldati del Pikud haoref, che distribuiscono ai bambini braccialetti con su scritto, in arabo, "mascherina, distanza, igiene". Siamo in uno dei quartieri di Gerusalemme Est da cui, durante l'intifada dei coltelli, sono partiti diversi attentati e dove vedere soldati in divisa a passeggio era impensabile un tempo. Dal virus che non distingue tra religioni, qualcosa di buono sembra essere uscito, almeno per il complesso rapporto tra le autorità israeliane e Gerusalemme Est, dove vivono oggi 370.000 palestinesi. Questa parte della città, conquistata dalla Giordania quando contava 70.000 abitanti, fu annessa da Israele subito dopo la guerra del '67, a differenza di quanto accaduto con la Cisgiordania. Ai palestinesi venne data la residenza, con la possibilità di richiedere la cittadinanza e da allora, nonostante per Israele sia la capitale unica e indivisibile, di fatto le autorità l'hanno trascurata visibilmente.
   "Tu mi pari un poliziotto buono", dice ridendo uno dei bambini a Esam Saleh, che cammina con noi. Serve nella polizia di quartiere, una sorta di anello di congiunzione tra forze dell'ordine e territorio, a cui, da aprile, si è aggiunto il Pikud haoref, il Comando interno dell'esercito israeliano, la Protezione Civile di qui. "All'inizio siamo venuti senza divisa, per superare la diffidenza", dice Jonathan Ventura, professore di design industriale nella vita civile, maggiore di questa unità da riservista. Per lui, che ha deciso volontariamente di prolungare il periodo di riserva e da 180 giorni serve qui, è una missione e un'esperienza di vita. "Abbiamo creato legami forti con la gente, ci invitano a pranzo". Per arrivare a questa sinergia è stato fondamentale il coinvolgimento dei mukhtar e degli imam dei 16 quartieri di Gerusalemme Est. Molti di loro collaboravano già con il comune, attraverso la rete dei centri comunitari, come quello di Sur Baher, a sud della città, dove incontriamo Ala Dabash, che gestisce l'unità di crisi Covid. Prima della riunione di routine, si siede con i soldati a mangiare humus e ci raccontano del lavoro fatto insieme: distribuzione di cibo e medicine ai quarantenati, isolamento in hotel Covid e tamponi, e molta operazione di convincimento per ridimensionare i matrimoni, la causa principale della diffusione del virus. "Ho cercato su google cosa fosse Pikud haoref, non immaginavano che l'esercito potesse venire per aiutare", dice Ala. Ali Khaled, volontario del Magen David Adom (la Crocerossa israeliana), ha collaborato in passato con il Pikud haoref per corsi di formazione in gestione di emergenze "e così non siamo stati presi del tutto alla sprovvista".
   Il generale Ben Zvi Eliassi, a capo dell'unità creata ad hoc su richiesta del sindaco Moshè Lion, ora è concentrato a promuovere la campagna vaccini, che in tutte le comunità arabe va a rilento rispetto alla media nazionale, per via dell'ampia circolazione di fake news. "Con i leader comunitari che si vaccinano diffondiamo video spiegando che il vaccino non è pericoloso. Dall'inizio della campagna il 27 dicembre, i numeri sono in crescita".
   Se questo nuovo idillio influirà sul futuro dei rapporti tra residenti e autorità è ancora presto per dirlo. Il sindaco Lion, nei due anni di mandato, ha dato prova di voler fare dei cambiamenti, uno dei più significativi è la moratoria, in vista dell'approvazione di un nuovo piano regolatore, delle demolizioni di abitazioni illegali nel quartiere di Issawia, la piaga principale di quest'area. Un altro indicatore del vento di cambiamento è il costante aumento delle domande di cittadinanza israeliana. Per molti è un tabù, perché si rischia di essere minacciati in quanto "collaborazionisti della potenza occupante". Ma, come osserva uno di loro, "il passaporto lo metti in tasca e non lo vede nessuno". L'avvocato Khalil Alian di Bet Safafa ringrazia "il coronavirus per averci dato l'opportunità di unirci". Anche questi paradossi accadono nella città santa.
   
(la Repubblica, 12 gennaio 2021)


Forze armate israeliane: alle stelle il gradimento dei cittadini

 
PARMA- Le forze armate israeliane restano l'istituzione di cui gli israeliani si fidano maggiormente. Assai minore è l 'indice di gradimento, invece, verso le altre istituzioni. Lo ha dichiarato l'Istituto israeliano della democrazia, che segnala come vi sia ben l"81 per cento degli israeliani a dichiararlo.
Nei confronti del Capo dello Stato la fiducia scende al 56 per cento mentre la fiducia nel governo è del 25 per cento, nel parlamento il 21 per cento e nei partiti del 14 per cento.
"Due terzi degli israeliani temono che la nostra democrazia sia in grave pericolo" ha affermato l'Istituto. "La solidarietà sociale ha toccato il livello più basso degli ultimi 10 anni".
Mentre Israele andrà a marzo alle quarte elezioni in meno di due anni, il capo dello stato Reuven Rivlin ha denunciato la "erosione" dei valori provocata dal comportamento della classe politica e ha avvertito: "Non dobbiamo permettere che le scene terribili viste a Washington a Capitol Hill siano un anticipo di eventi analoghi a Gerusalemme" .

(Congedati Folgore, 12 gennaio 2021)


«Europa in ritardo». E Cipro chiede il siero a Israele

Il presidente di Cipro, Nicos Anastasiades, ha chiesto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, di valutare la possibilità di fornire al suo Paese una certa quantità di dosi del vaccino anti-Covid. Lo ha confermato in un'intervista al quotidiano Politis in cui ha criticato l'Ue «per i ritardi nell'approvazione dei vaccini». «Ho contattato Netanyahu e gli ho chiesto di considerare la possibilità di fornire una quantità per la Repubblica di Cipro. La valuterà e in pochi giorni avremo una risposta», ha dichiarato il leader cipriota.
   Alla domanda se la decisione non sia in contrasto con la politica di approvvigionamento vaccinale dell'Ue, Anastasiades ha chiarito: Non credo che ci sia un problema del genere. È uno sforzo che il nostro Paese sta compiendo per accelerare le vaccinazioni, visto il ritardo nella produzione dei vaccini. Ma sarebbe sicuramente stato un problema se questi vaccini provenienti da Israele non fossero già stati approvati dall'Ue». Il capo di Stato ha criticato Bruxelles perché «è stata molto lenta nel decidere il vaccino», «Una cosa che può essere attribuita all'Ue è di aver dato troppo peso all'inizio al siero di AstraZeneca perché era uno studio finanziato anche dall'Ue, Le indicazioni iniziali erano state molto incoraggianti, ma a un certo punto c'è stata una battuta d'arresto nella sua effìcacia», ha spiegato Anastasiades. «Il risultato è che sono arrivate prima due aziende ma non con abbastanza dosi per fare vaccinazioni di massa in modo rapido».

(Libero, 12 gennaio 2021)


L'eversiva dittatura dei social media

di Dimitri Buffa

La circostanza più grave emersa in questi giorni dopo il tragico epilogo dell'assalto farsesco a Capitol Hill - al netto dei morti che ci sono scappati, quasi tutti provocati dalle regole di ingaggio dei poliziotti americani che prima sparano e poi chiedono i documenti a chiunque e non solo ai neri dei ghetti - è stata quella emersa dal constatare che i social network, come Facebook e Twitter, si comportano come se fossero delle entità statali sovranazionali indipendenti, con loro leggi e regole spesso incomprensibili e gravate dal famigerato doppio standard. Si censura Donald Trump, perché implicitamente inviterebbe alla violenza e alla insurrezione - facendo un processo alle intenzioni degno di migliore causa - ma si ignorano, facendo finta di niente, i tanti account presenti nei due principali social mondiali intestati ad Hamas, alle Farc (Forza armate rivoluzionarie della Colombia), agli Hezbollah, agli Ayatollah iraniani e alle organizzazioni rivoluzionarie armate di mezzo mondo, anche a trazione islamica, che invitano esplicitamente all'assassinio di ebrei, crociati e capitalisti in nome del futuro radioso che verrà.
  Esiste quindi un problema di imperialismo di questi social media che dettano le regole per continuare ad avere un account dopo averlo reso negli anni e nella consuetudine indispensabile per esistere, anche politicamente parlando, al giorno di oggi. E meno male che a suo tempo proprio il tanto deprecato Donald Trump si era opposto a che Facebook battesse una propria cripto valuta. Sennò a quest'ora il circolo si sarebbe chiuso con il relativo patatrac. Infatti, questa prepotenza para tirannica dei vari Mark Zuckerberg e questo opportunismo politico, mascherato da buonismo, sta rivelando di che pasta siano fatte queste nuove espressioni della comunicazione globale: trattasi niente altro che di lobby che parassitano i nostri dati, per rivenderseli sotto banco a imprese di mezzo mondo che ci controllano persino negli spostamenti, oltre che nei gusti relativi ai consumi. Inoltre, gestiscono arbitrariamente un controllo politico e sociale sulle nostre opinioni e sui nostri comportamenti. Uniformando il metro di giudizio a una sorta di minimo comune denominatore che tanto assomiglia a quello del neo-maoismo cinese di Xi Jinping.
  A questo punto urlare contro la presunta eversione trumpiana culminata nell'assalto di Capitol Hill e non vedere cosa in realtà stia bollendo in pentola equivale a quella imbecillità - consapevole o indotta - di coloro che guardano il dito invece della luna indicata. Viene in mente che questa atmosfera da Terza guerra mondiale non ancora dichiarata sia il frutto non tanto e non solo dalla pandemia di quello che Trump giustamente chiamava "virus cinese" quanto di una tendenza di tutte le democrazie liberali al "cupio dissolvi" in nome del "politically correct". Prendersela ora con Trump come se "la malattia" fosse lui - e non magari solo un grave sintomo - equivale per analogia a giustificare il terrorismo islamico, facendosi scudo della causa palestinese. Trump è infatti solo un aspirante e forse persino compiaciuto capro espiatorio della crisi mondiale, politica ed economica, mentre quella causa è da sempre una foglia di fico di quei Paesi che non riconoscono il diritto di Israele ad esistere. Se il dibattito geo politico mondiale è ancora fermo a questo, siamo freschi. Anzi freschissimi.

(l'Opinione, 12 gennaio 2021)


Israel Start-Up Nation, Chris Froome: "Questo nuovo progetto mi ringiovanisce"

"Voglio lottare per vincere il Tour"

di Michele Carpani

 
Quello di Chris Froome alla Israel Start-Up Nation è stato un trasferimento che ha fatto parlare tanto fin dalla scorsa estate. Ora, per la prima volta, il britannico ha raccontato del suo passaggio alla formazione israeliana dopo i grandi successi conquistati nelle undici stagioni vissute in maglia Sky. Per il Keniano Bianco questo 2021 rappresenta la grande occasione del rilancio per ritornare al suo livello, dopo la terribile caduta del Giro del Delfinato 2019, per dare poi l'assalto al quinto Tour de France, in vista del quale si sta meticolosamente preparando in California.
  Il britannico ha raccontato di come sia nata la trattativa per il suo arrivo nella squadra israeliana e di come questo cambiamento, oltre a dargli nuove motivazioni, possa riguardare anche il suo futuro una volta che avrà smesso con le corse: "È stata una decisione importante venire qui. Quando sono stato contattato da Carlström, mio ex compagno di squadra e ora team manager della Israel, non mi ci è voluto molto per parlare con il patron Sylvan Adams. Abbiamo subito avuto un bel rapporto, grazie alla sua passione. Siamo velocemente arrivati alla conclusione che cambiare squadra dopo tanti anni per me non sarebbe stato solamente un accordo di un anno o due, ma qualcosa che sarebbe durato fino alla fine della mia carriera, potenzialmente anche oltre".
  Ha poi anche spiegato che l'approdo alla corte di Sylvan Adams rappresenti per lui una nuova pagina della sua carriera che dopo tante stagioni nello stesso team aveva bisogno di nuove motivazioni: "Dopo tanti anni con la stessa squadra, era un po' come un copia-incolla per me. Cambiare squadra, in questo momento della carriera, a 35 anni e dopo un grave infortunio, penso mi possa dare più stimoli e motivazioni. Questo nuovo progetto e questo nuovo capitolo in qualche modo mi ringiovanisce".
  Sicuramente le motivazioni per fare bene in questa stagione non mancano, come si evince anche dalla meticolosità della sua preparazione: "Dalla fine dell'anno scorso sono venuto in California per iniziare a prepararmi alla stagione seguente, trovando un clima decisamente migliore rispetto che in Europa. Oltre al lavoro su strada, ho lavorato molto al Red Bull High Performance Center. Durante l'inverno mi sono concentrato molto sul lavoro di equilibrio, bilanciamento e sulle debolezze che ancora avevo in seguito all'infortunio. Ora mi sento ottimista in vista della nuova stagione".
  Quello della formazione israeliana è un progetto accompagnato anche da una valenza sociale, che guarda anche allo sviluppo del ciclismo in Israele, e Froome ci vede delle similitudini con quanto è stato fatto in Gran Bretagna proprio dalla sua ex squadra: "Un progetto come questo ha grande potenziale, specialmente se lo si guarda da un punto di vista del ciclismo locale. Vedendo a quello che ha fatto la Sky per il ciclismo britannico, dai bambini agli adulti, per avvicinarli al ciclismo, penso che qui si possa fare qualcosa di simile. Spero che in futuro vedremo ancora più giovani ciclisti israeliani".
  Infine, ammette che i suoi obiettivi non sono certo cambiati, col Tour de France sempre in cima ai suoi pensieri: "I miei obiettivi non sono cambiati. Voglio tornare al mio livello migliore, voglio lottare per le vittorie al Tour e agli altri Grandi Giri. Non vedo l'ora inizi la stagione 2021. Spero che possa essere l'inizio di una partnership di successo".

(SpazioCiclismo, 12 gennaio 2021)


Ebrei, raid con immagini e video nazisti alla presentazione di un libro su Zoom

Irruzione sulla piattaforma davanti a un centinaio di partecipanti. Lia Tagliacozzo stava parlando della storia della sua famiglia. «Faremo denuncia alla polizia postale contro gli zoombomber».

di Paolo Brogi

Hanno tentato di far saltare la presentazione di un libro sulla Shoa, irrompendo sulla piattaforma zoom con video e immagini naziste, accompagnati da scritte e insulti in diretta contro gli ebrei. «Ebrei ai forni», «Vi bruceremo tutti», svastiche, immagini di Hitler: è successo alle 17,45 di domenica mentre su Zoom era stata da poco avviata la presentazione del libro di Lia Tagliacozzo «La generazione del deserto», con sottotitolo «Storie di famiglia, di giusti e di infami durante le persecuzioni razziali in Italia». A promuovere l'incontro sul libro dell'autrice romana il Centro di studi ebraici di Torino, in collaborazione con Istoreto (Istituto storico della resistenza a Torino). Presenti Fabio Levi, presidente del Centro internazionale di studi Primo Levi, Claudia Abbina, consigliere di Istoreto, e Alberto Sadun, del Centro di studi ebraici, in veste di organizzatore e moderatore. Sull'irruzione, un vero e proprio raid in Rete, il Centro di studi ebraici ha deciso di presentare una denuncia alla polizia postale, come ci ha anticipato oggi Alberto Sadun.
   «Ci hanno provato e non ci sono riusciti - commenta l'autrice del libro edito da Manni -. Volevano certamente bloccare la presentazione ma non hanno raggiunto lo scopo. E' stato un brutto momento ma gli organizzatori sono riusciti ad espellerli. Non dobbiamo però aver paura e chiuderci, aver sventato questo attacco di Zoombombing, che pare sia già successo altre volte, deve indurci ad usare al meglio le piattaforme». L'irruzione è avvenuta mentre stava parlando Claudia Abbina dell'Istoreto. All'improvviso sono entrate sullo schermo condiviso dai partecipanti - oltre un centinaio di iscritti all'evento - immagini di video nazisti accompagnati poi da una parte sonora, dal vivo, con risate, inneggiamenti ad Hitler e minacce varie come «torneremo a prendervi».
   Per quasi due minuti il delirio antisemita è andato avanti mentre gli organizzatori provvedevano a mettere al sicuro l'incontro, espellendo gli intrusi. Per avere il via libera gli intrusi hanno utilizzato una procedura complessa, che ora il Centro studi ebraici sta cercando di ricostruire con l'aiuto di Zoom e di uno studio legale. Infatti per ottenere il link con cui collegarsi all'evento ospitato da Zoom occorreva inviare, come avviene normalmente, un'email di contatto alla quale far pervenire il link-password. Che cosa è successo allora? «Sono state usate email con nomi di persone conosciute delle comunità ebraiche italiane - spiega Alberto Sadun -, email fasulle create ad hoc evidentemente per potersi accreditare, nascondendosi dietro il paravento di nomi piuttosto noti. Ad occuparci della trasmissione eravamo in due, il presidente del Centro ed io, e ci eravamo suddivisi il compito per far entrare il centinaio di collegamenti. Quando è scattata l'irruzione ci siamo precipitati a silenziare gli intrusi. E' stato un attacco serio, volevano far finire l'incontro, per fortuna l'evento è poi proseguito e il loro scopo è fallito. Ora con l'auiuto di Zoom cercheremo di capire chi sono e procederemo legalmente nei loro confronti».

(Corriere della Sera - Roma, 11 gennaio 2021)


«Ho lasciato l'esercito a causa dell'antisemitismo»

La testimonianza di una recluta ebrea che aveva cominciato la scuola reclute

BERNA - «Cosa succederà quando scopriranno che sono ebreo?» È questa la domanda che si è posto a più riprese un giovane di diciannove anni che aveva cominciato la scuola reclute, convinto che fosse la scelta giusta. Ma che poi si è accorto che quotidianamente era confrontato con barzellette e battute a sfondo antisemita.
   La sua storia viene raccontata dal Tages Anzeiger, nell'ambito di un reportage che parla proprio dell'antisemitismo presente nell'esercito svizzero. Una storia, quella del giovane, che si è poi conclusa con la sua decisione di lasciare la scuola reclute per dedicarsi al servizio civile.
   In particolare il diciannovenne racconta di un gioco che avveniva con un sergente: quando il sottufficiale gridava «Hollywood! Hollywood!», le reclute dovevano farsi venire in mente una barzelletta. Una di loro doveva quindi raccontarla. E se il sergente non la trovava divertente, tutta la sezione deve fare flessioni. Nella maggior parte dei casi si trattava di barzellette sugli ebrei.
   Poi non mancavano i momenti in cui i camerati parlavano appassionatamente di Adolf Hitler. In un gruppo WhatsApp erano frequenti gli scambi di meme sul nazismo.
   Una situazione, questa, che preoccupava molto la giovane recluta. In particolare per il fatto che gli altri non sapevano nulla sulle sue origini ebraiche. Il diciannovenne aveva provato a parlarne con i superiori, che lo avevano invitato a dirlo agli altri. Ma lui non se la sentiva proprio, temendo anche per la propria incolumità. E alla fine ha allora deciso di abbandonare l'esercito.

 Situazione pericolosa
  «Non sono certo che le reclute siano effettivamente antisemite. Forse alcune hanno convinzioni di estrema destra. Ma i giovani condividono le immagini di Hitler soprattutto perché in questo modo oltrepassano dei limiti» afferma Dirk Baier, responsabile dell'Istituto di delinquenza e prevenzione della criminalità all'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW), interpellato dal quotidiano zurighese.
   Ma l'esperto non minimizza la situazione e la definisce come «pericolosa». Se il giovane ebreo avesse informato gli altri sulle sue origini, «non avrebbe dovuto per forza accadere qualcosa, ma c'era comunque il rischio che venisse discriminato o anche attaccato fisicamente».

 «Tolleranza zero»
  Sul fenomeno prende la parola anche l'esercito, che parla di «tolleranza zero». Così il comandante di corpo Hans-Peter Walser: «Ogni caso di discriminazione è una caso di troppo e mi dà personalmente dispiacere». Sono situazioni che vanno affrontate e non ignorate, secondo Walser. Vanno quindi notificate al comandante di compagnia, «che si può rivolgere al Servizio specializzato per l'estremismo, al Servizio specializzato Diversity, alla giustizia militare, all'assistenza spirituale dell'esercito, al servizio psicologico e pedagogico, al servizio sociale».

(tio.ch, 11 gennaio 2021)


Hitler abolì il "gotico", perché carattere ebreo

di Roberto Giardina

Mio padre era professore di "Storia del diritto italiano", materia affascinante e difficile. Fotografava con la Leica antichi libri e sviluppava da solo le foto che appendeva a asciugare come un bucato di carta lucida. A due o tre anni, vedevo apparire strani segni, che mio padre riusciva a leggere. Un rito magico, e fu il mio primo incontro con il tedesco. Erano lettere in gotico. Oggi, pochi tedeschi riescono a leggerlo, io ci riesco con molta fatica, se proprio sono obbligato.
   La "Frankfurter Allgemeine Zeitung" fu l'ultima a stampare in gotico il titolo dell'articolo di fondo in prima pagina, per vezzo intellettuale, fino a pochi anni fa, infine si arrese. Nel 1983, il pittore e falsario Konrad Kujau ingannò gli esperti di tutto il mondo con i diari di Hitler, scritti di suo pugno. Sulla copertina di uno dei quaderni, la "F" in metallo di Führer, in gotico era in realtà una "B", e nessuno se ne accorse. Una beffa di Kujau. Gli esperti avrebbero dovuto sapere che Hitler odiava l'antica scrittura, perché la considerava creata dagli ebrei, e la vietò esattamente ottanta anni fa, nel gennaio del 1941, come racconta lo storico Anatol Regnier nel saggio "Jeder schreibt für sich allein" (Beck Verlag; 26 euro), ognuno scrive per sé. Un paradosso: il gotico, simbolo della cultura tedesca, inventato dalla razza inferiore.
   "Nevica o tira vento, è sempre colpa degli ebrei", è la beffarda canzone scritta da Friedrich Holländer (1931), An allen sind die Juden schuld, sulla musica dell'Habanera di Bizet. Holländer se ne fuggì all'estero
Refrain:
An allem sind die Juden schuld!
Die Juden sind an allem schuld!
Wieso, warum sind sie dran schuld?
Kind, das verstehst du nicht, sie sind dran schuld.
Und Sie mich auch! Sie sind dran schuld!
Die Juden sind, sie sind und sind dran schuld!
Und glaubst du's nicht, sind sie dran schuld,
an allem, allem sind die Juden schuld!
Ach so!
già nel 1933, appena Hitler giunse al potere. Ma in questo caso sono innocenti, non è vero che il gotico fosse una "scrittura ebraica", come Martin Bormann spiegò nell'editto che lo vietava per i libri e giornali. Perfino il "Völkischer Beobachter", il giornale del partito nazista era scritto in gotico, che a quel tempo tutti i tedeschi, o quasi, riuscivano a leggere. Cambiò il carattere il primo febbraio.
Gli ebrei, secondo Bormann, si erano impadroniti nel XV e XVI secolo delle tipografie, e avevano imposto i loro caratteri. A causa di questa "congiura ebraica", il gotico si era diffuso nella Mitteleuropa, e perfino tipografi cristiani come Thomas Anshelm a Tubinga o Johannes Boeschenstein a Augsburg, usavano questi caratteri.
   Un falso storico, probabilmente l'editto linguistico non è neanche imputabile personalmente a Hitler, che nel '41 aveva altre preoccupazioni. All'inizio della stampa, agli ebrei non era consentito lavorare o tanto meno gestire una tipografia. Era permesso a pochi, come l'ebreo Antonius Margaritha, a Francoforte, che si era fatto battezzare.
   Sarà stata l'idea dello stesso Bormann, o di qualche altro zelante collaboratore. Joseph Goebbels, il ministro della Propaganda, commentò nel diario: «Sehr gut… molto bene, così i bambini oggi non dovranno più imparare un alfabeto superato, e il tedesco potrà diventare veramente una lingua mondiale». Dieci giorni dopo, Hans Heinrich Lammers, capo della Cancelleria, nel comunicare l'ordine a tutti gli uffici pubblici e ministeri, si dimentica degli ebrei, e si limita a spiegare che «il gotico danneggia gli interessi tedeschi all'estero perché molti che parlano la nostra lingua hanno difficoltà a leggere questi caratteri». Paradossale che ancora due anni dopo, nel 1943, parte delle nuove edizioni del "Mein Kampf" di Hitler venissero stampare in gotico.

(Il Deutsch Italia, 11 gennaio 2021)


Biden su Israele seguirà molto Trump

La possibile continuità su molti fronti con l'amministrazione uscente

Scrive il Jerusalem Post (7/1)

L'assalto al Campidoglio e le affermazioni infondate secondo cui le elezioni sono state "rubate" al presidente americano uscente Donald Trump non hanno nulla a che fare con Israele. Ma Israele dovrà fare i conti con l'eredità di Trump e la sua enorme impronta in Medio Oriente.
   Ripercorrendo gli ultimi quattro anni, è impressionante il numero di scelte politiche fatte da Trump che corrispondono alle ragioni e agli interessi di Israele. L'amministrazione Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d'Israele, ha riconosciuto la sovranità israeliana sulle alture del Golan, ha presentato un piano di pace tra Israele e palestinesi che poteva essere scritto dallo stesso primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L'amministrazione Trump ha dichiarato che gli insediamenti non sono di per sé illegali, ha permesso agli americani nati a Gerusalemme di scrivere "nato in Israele" sul loro passaporto e ai beni prodotti in Giudea e Samaria di essere etichettati come "made in Israel". L'amministrazione Trump ha abbandonato l'accordo sul nucleare del 2015 che piaceva tanto all'Iran e lo ha sostituito con sanzioni e ancora sanzioni. Poi ha convinto altri paesi della regione, che vedono nell'Iran un pericoloso nemico, a firmare storici accordi di pace con Israele.
   Netanyahu e molti altri in Israele non hanno risparmiato elogi al mercuriale presidente americano, noto per essere molto sensibile dall'adulazione. Non che i complimenti non fossero sinceri. E i sondaggi d'opinione hanno ripetutamente mostrato che la maggior parte degli israeliani approvava Trump. A un certo punto hanno mostrato che Israele era il paese dove Trump piaceva di più al mondo. L'effetto è stato quello di creare un'identificazione quasi totale tra Israele e Trump, insieme alla totale identificazione fra Trump e le recenti politiche statunitensi verso Israele. Ora che Trump termina la sua presidenza aizzando i suoi sostenitori che danno l'assalto al simbolo della democrazia americana, il rapporto Usa-Israele rischia di andare a fondo insieme a lui? Alcune di queste politiche - va sottolineato - godevano di un sostegno bipartisan anche negli Stati Uniti. Ad esempio, il neo eletto presidente Biden è stato a suo tempo uno dei membri del Congresso che hanno firmato il disegno di legge originario per lo spostamento dell'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, e di recente ha detto che non intende riportarla a Tel Aviv. Biden si è anche espresso apertamente a favore degli Accordi di Abramo. L'ampio sostegno al normale accoglimento di Israele fra i paesi del Medio Oriente e il vasto sostegno israeliano a molti dei passi compiuti da Washington negli ultimi quattro anni - non il presidente sotto il quale sono stati fatti quei passi - dovrebbe essere ciò che la leadership israeliana sottolinea al fine di preservare quei risultati.
   
(Il Foglio, 11 gennaio 2021)


La messa dopo 54 anni sulle rive del Giordano dove fu battezzato Gesù

La celebrazione dei frati francescani. Il presidente israeliano: "Torni un'oasi di fede"

di Sharon Nizza

 
Qasr el-Yahud, sulle rive del Giordano
GERUSALEMME — Cento anni dopo l'acquisto dei terreni, 54 dopo che vi fu celebrata l'ultima messa, ieri i frati francescani hanno potuto accedere nuovamente alla chiesa di San Giovanni Battista sulle rive del fiume Giordano. Siamo a Qasr el-Yahud, "il castello degli ebrei", che le tradizioni religiose identificano come il varco d'ingresso di Giosuè nella terra promessa e come il luogo del battesimo di Gesù.
   Negli anni, otto confessioni cristiane hanno costruito qui monasteri, per ripercorrere la tradizione del pellegrinaggio. Poi, la guerra dei Sei Giorni e il confine tra Israele e Giordania che segue il tragitto del fiume — in questo punto di pochi metri — hanno trasformato l'area in un campo minato per respingere i nemici e costretto i frati all'abbandono.
   «Abbiamo firmato lo stesso registro della messa che utilizzarono gli ultimi frati nel 1967, l'abbiamo trovato intatto nel 2018. Possiamo dire di aver voltato pagina, speriamo anche rispetto al 2020», ci dice padre Ibrahim Faltas, che per la Custodia ha seguito il percorso che ha portato i francescani a riprendere possesso del sito. Una chiesa piccola che spicca nel suggestivo paesaggio del deserto della Giudea, pochi chilometri a est del Monte delle Tentazioni a Gerico.
   Nel 2011, Israele — che secondo gli Accordi di Oslo amministra l'area — aveva già aperto ai turisti l'accesso a parte del sito battesimale, meta per migliaia di pellegrini. La guerra con la Giordania è cosa del passato dal 1994, ora al massimo la battaglia è contendersi i turisti post Covid, che potranno scegliere da quale sponda immergersi nel Giordano.
   Nel 2018, l'ong Halo Trust è intervenuta per la bonifica delle aree minate, eliminando oltre 4 mila ordigni e soprattutto riuscendo in un'impresa non da poco nella terra dello statu quo: mettere d'accordo le diverse denominazioni cristiane, nonché le autorità israeliane e palestinesi.
   Ad ottobre le chiese hanno ottenuto nuovamente l'accesso ai monasteri abbandonati dal 1967. La Custodia di Terra Santa è stata la prima ad avviare i lavori di restauro che hanno consentito di svolgere ieri la liturgia, emozionante seppur ridotta secondo gli standard anti Covid.
   «Questo luogo, da campo di guerra, minato, è tornato ad essere un campo di pace, di preghiera», ha detto nell'omelia il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, che ha ringraziato il presidente israeliano Reuven Rivlin per aver «fortemente voluto la restituzione di questi luoghi santi alle chiese».
   Rivlin, dal 2015, in accordo con le autorità giordane e palestinesi, si è fatto promotore del progetto "Terra dei Monasteri", discusso anche con Papa Francesco, invitato dal presidente israeliano a inaugurarlo a lavori terminati, forse già nel 2021.
   In un messaggio consegnato a Repubblica, il presidente israeliano esprime la volontà di «far sì che il sito del battesimo di Gesù torni a essere un'oasi di fede e speranza, dove cristiani, ebrei e musulmani potranno creare un luogo di pellegrinaggio e preghiera, di pace e collaborazione».

(la Repubblica, 11 gennaio 2021)


Nel suo 17esimo anno di un mandato di quattro anni, Abu Mazen indirà nuove elezioni?

L'opinione pubblica palestinese è molto scettica circa la notizia dell'ennesima intesa tra Fatah e Hamas: "Non crederemo davvero alle elezioni fino al giorno dopo che si saranno tenute"

Sabato scorso ricorreva il 16esimo anniversario delle seconde elezioni presidenziali palestinesi, quelle che videro Abu Mazen (Mahmoud Abbas) vincere con 62,52% dei voti e diventare il secondo presidente dell'Autorità Palestinese dopo Yasser Arafat. Abu Mazen, che ora ha 85 anni, venne eletto per un mandato di quattro anni che è scaduto nel 2009. Da allora i palestinesi non hanno tenuto altre elezioni presidenziali, principalmente a causa della spaccatura tra la Cisgiordania e la striscia di Gaza, dovuta al feroce contrasto tra la fazione Fatah, che fa capo ad Abu Mazen, e Hamas che controlla la striscia di Gaza.
Di recente Abu Mazen ha subìto crescenti pressioni, soprattutto da parte della comunità internazionale, affinché consenta ai palestinesi di votare in nuove elezioni. Secondo la Legge Fondamentale palestinese, un presidente non può essere eletto per più di due mandati consecutivi.

(israele.net, 11 gennaio 2021)


La lezione dello Stato ebraico. Israele vaccina tutti, noi richiudiamo tutto

Arnon Shahar, capo della profilassi: «Immune un cittadino su 5, ad aprile finiamo. Visti gli errori italiani, abbiamo deciso di curare e fare iniezioni fuori dagli ospedali»

di Alessandro Gonzato

STADI E PALESTRE
«Vacciniamo in stadi e palestre, ogni infermiere vaccina 7,5 persone all'ora»
OFFERTA IN AIUTO
«Quando avremo finito potremo aiutare chi è più indietro»

 
In Israele si è specializzato in Medicina di famiglia, dirige una grande clinica privata, 10 mesi fa il premier Benjamin Netanyahu gli ha affidato la direzione della gestione dei pazienti Covid e poi quella vaccinale. «Domani», ci dice (oggi per chi legge, ndr ), «mi sottopongo alla seconda iniezione: la prima l'ho ricevuta il 20 dicembre, come gli altri componenti della squadra sanitaria».

- La vaccinazione della popolazione, invece, quand'è iniziata?
  «Il giorno dopo».

- Una settimana prima del "Vaccine-Day" europeo.
  «Eravamo pronti alla somministrazione già settimane prima dell'arrivo del vaccino Pilzer-Biontech. Abbiamo preparato medici e infermieri, di persona ma anche in video tramite Zoom, spiegandogli esattamente come si somministrano le dosi: non bisogna toccarle troppo perché il siero è molto sensibile, è necessario sapere esattamente come va aspirato il liquido, è fondamentale non girare le fiale. Di pari passo abbiamo spiegato alla popolazione, in tivù, su internet e per radio in cosa consiste il vaccino. Abbiamo mostrato i dati del livello di sicurezza. Dal premier al ministro della Salute, tutti si sono vaccinati in diretta. Il risultato è che oggi per sottoporsi alla vaccinazione c'è la fila».

- Quante iniezioni fate al giorno!
  «Abbiamo cominciato con 70 mila: oggi siamo a più del doppio».

- Chi avete vaccinato finora!
  «Tutto il personale medico, gli over 60 e le persone immunodepresse. Adesso inizia la fase 2».

- E a chi tocca!
  «A chi ha problemi a uscire di casa, alle forze di polizia e agli insegnanti. Vacciniamo nelle palestre e negli stadi. Abbiamo 400 postazioni mobili: spostiamo le nostre forze dove c'è bisogno, come in un campo di battaglia. Ogni infermiere riesce a vaccinare una media di 7,5 persone all'ora. È un lavoro incessante: per garantire il turn over abbiamo assunto anche un buon numero di paramedici dell'esercito. Non bisogna girarci attorno: è un'operazione bellica».

- Non vaccinate nessuno o quasi negli ospedali: perché?
  «Non vanno intasati. Inizialmente abbiamo sbagliato anche noi ricoverando troppa gente. Poi, alla luce di quello che stava succedendo in Italia, abbiamo cambiato strategia. Il futuro della medicina non è l'ospedale tradizionale, ma quello virtuale».

- Ci spieghi
  «Si basa sulla medicina di comunità. Vanno ospedalizzati solo i pazienti gravi. Noi monitoriamo quotidianamente i pazienti da remoto nelle loro case attraverso call center, messaggi video e audio. C'è un'applicazione dedicata: al medico di famiglia basta un click per aggiornare in tempo reale la cartella medica. Abbiamo fornito a tutti il saturimetro per controllare l'ossigenazione del sangue. Quando una persona ha bisogno di medicinali glieli mandiamo. Se un paziente si aggrava inviamo l'ambulanza e lo portiamo in ospedale per sottoporlo agli esami. In questo ospedale virtuale lavorano 2 mila medici e 700 infermieri: al momento abbiamo 20 mila pazienti classificati in 4 fasce di rischio».

- Un altro mondo rispetto all'Italia. ..
  «Guardi che noi non siamo più intelligenti di voi: abbiamo semplicemente evitato di commettere gli stessi errori. L'Italia, purtroppo, non si è mai ripresa dalla prima ondata È stata una tragedia: 4 mila persone in terapia intensiva con la metà dei posti disponibili. Sarebbe andato in crisi chiunque».

- Cosa cambierebbe nel sistema italiano anti-Covid?
  «La logistica delle cure, che sposterei fuori dagli ospedali, se non per i casi più gravi. Creerei un'unica task farce con a capo un medico o un infermiere d'esperienza, meglio con una formazione militare. Avete strutture e competenze migliori di noi ma non le sfruttate. Poi va detto che avete a disposizione pochi vaccini».

- Secondo lei l'Italia cos'ha sbagliato principalmente!
  «In queste situazioni bisogna essere rapidi e correggere immediatamente le decisioni che non portano risultato, ma non voglio assolutamente criticare nessuno».

- Qui è successo che al centro vaccinale di Modena, vicino alla sua Bologna, a fine giornata gli infermieri hanno somministrato ai parenti le dosi avanzate. ..
  «Qui se capiamo che un giorno non riusciamo a effettuare tutte le iniezioni a disposizione telefoniamo e inviamo messaggi a persone inserite nelle fasce successive, quelle non prioritarie. Abbiamo costruito un archivio, ci bastano pochi secondi per avvisare i diretti interessati».

- Come vengono applicate le restrizioni?
  «Siamo al terzo mini-lockdown: finora le chiusure sono state di 2-3 settimane, non di più. Al termine di questa quarantena un quarto degli israeliani sarà già stato vaccinato».

- Tra non molto sarete il primo Paese Covid-free: in 4 mesi, grazie al vaccino, avrete sconfitto il virus del secolo. Altre nazioni europee tra cui l'Italia, dati alla mano, non ce la faranno prima di un paio d'anni.
  «Per ora è solo un'idea, nulla di ufficiale, ma non escludo che a vaccinazione terminata potremo aiutare chi è più indietro. Potremmo far venire persone dall' estero e pensare di vaccinare anche i turisti. Saremo pronti a metterci a disposizione. Io sto già offrendo la mia esperienza a chi è interessato, ho parlato con l'ambasciata italiana, ho fatto collegamenti con medici inglesi. Vogliamo fare di tutto perché la situazione torni alla normalità il più velocemente possibile».

- Potete già somministrare anche il vaccino di Astrazeneca!
  «No: anche qui ci vorrà ancora un po' di tempo, ma non possiamo distrarci. In guerra non è permesso. Bisogna concentrarsi sulle forze in campo».

(Libero, 10 gennaio 2021)


Modello Israele per tornare (prima) alla vita

di Luigi De Santis

 
«Ritorno alla vita», l'hanno chiamata così la campagna di vaccinazione anti-Covid in Israele. Un ritorno alla vita che quel popolo vuole raggiungere in fretta: entro marzo il Paese sarà il primo al mondo a uscire dalla pandemia con tutti i cittadini sopra i 16 anni vaccinati.
   So bene che Israele è uno Stato 'piccolo' con poco più di 9 milioni di abitanti, in Puglia siamo poco meno di 4 milioni. E quindi in totale spirito di collaborazione, senza polemiche, e nel mio ruolo di console di Israele sento la necessità di fare la mia parte. L'esperienza israeliana può diventare un modello anche per la nostra Regione perché anche i pugliesi possano "ritornare alla vita" e quindi a una vita se non come quella che abbiamo vissuto fino a un anno fa, ma una che consenta la ripresa economica, penso soprattutto a tutti quei settori che più di altri hanno e stanno subendo danni incalcolabili.
   In Israele - che come l'Italia utilizza le dosi Pfizer- Biontech, ma ha acquistato anche quelle della Moderna - le vaccinazioni anti-Covid vengono effettuate ininterrottamente, 24 ore su 24 e sette giorni su sette. A questi ritmi ogni giorno vengono vaccinate tra le 100 e le 150mila persone. Un dato su tutti: alla fine dello scorso anno, il 30 dicembre scorso, quando in Europa stavamo festeggiando il V-day loro avevano già vaccinato circa il 10% della popolazione. E' chiaro che numeri del genere non sarebbero potuti realizzare con il personale sanitario 'ordinario', per questo il governo ha deciso di implementare il Piano vaccini coinvolgendo anche l'Esercito.
   In un aspetto Italia e Israele sono per così dire uguali: anche loro stanno anche valutando l'idea di istituire una sorta di Green Passport per tutti coloro che si sono vaccinati e quindi, in sostanza, potrebbero essere esenti dalle misure restrittive del lockdown.
   Sul piano sociale è stata, invece, prevista direttamente dal ministero della Giustizia una campagna contro i no-vax, basata soprattutto sulla confutazione delle fake news e della disinformazione relativamente al vaccino.
   Va anche detto che al di là del Covid il punto di forza sanitario di Israele è la digitalizzazione del sistema. Dai 18 anni in poi, tutti i cittadini sono registrati in una delle cosiddette health maintenance organization (es. Clalit, Maccabi). In un chip ogni israeliano ha racchiuso (e porta con sé) tutta la sua vita sanitaria.
   Ribadisco, sicuramente Israele ha come vantaggio di essere una nazione relativamente piccola, ma si tratta di una caratteristica che anche altri Paesi hanno e che comunque non gli ha consentito di raggiungere la stessa efficienza nella campagna di vaccinazione. L'Italia e la nostra Puglia potrebbero trovare nel modello Israele qualche suggerimento organizzativo per migliorare la performance che se comparata con il resto d'Europa risulta essere la migliore, pur fra mille difficoltà.
   "Ritorno alla vita" diventi un auspicio per un legame più forte fra Israele e Italia.

(Corriere del Mezzogiorno, 10 gennaio 2021)


Abu Mazen prepara elezioni presidenziali e legislative

Wafa: il decreto sarà pubblicato entro 10 giorni

Il presidente palestinese Abu Mazen si accinge a pubblicare entro dieci giorni un decreto relativo alla convocazione di nuove elezioni in Cisgiordania, a Gerusalemme est e a Gaza. Lo ha anticipato la agenzia di stampa ufficiale Wafa secondo cui Abu Mazen ha discusso ieri di questa iniziativa col presidente della Commissione elettorale centrale, Hanna Nasser.
Secondo i media Abu Mazen progetta di condurre separatamente le elezioni legislative, le presidenziali e quelle per la composizione del Consiglio nazionale palestinese, una istituzione che include anche i palestinesi che vivono in Paesi stranieri. Le ultime elezioni presidenziali risalgono al 2005, e le ultime legislative al 2006. Con queste elezioni Abu Mazen e la leadership di Hamas cercano fra l'altro di superare la grave frattura politica creatasi nel 2007, quando Hamas espugnò il potere a Gaza. Inoltre, secondo i media, le elezioni legislative potrebbero rappresentare un segnale rivolto alla Casa Bianca, in concomitanza con l'insediamento del presidente Joe Biden.

(ANSAmed, 10 gennaio 2021)


Anche in periodo di covid chi calunnia Israele non si ferma mai

di Ugo Volli

Una nuova calunnia si è aggiunta al ricco armamentario della propaganda antisemita. Israele, che è un esempio per tutto il mondo nella lotta contro il Covid avendo vaccinato finora circa il venti per cento della sua popolazione (l'Italia, che è ben piazzata in Europa, ha appena superato l'uno per cento), sarebbe colpevole per giornali come il Guardian e il New York Times, di non vaccinare i palestinesi, privilegiando invece i "coloni". La calunnia è facile da smontare: gli accordi di Oslo assegnano la sanità fra le materie esclusive dell'Autorità Palestinese, naturalmente sui territori che amministra. Essa non ha richiesto e a quanto pare non vuole affatto ricevere da Israele il vaccino. Lo stato ebraico peraltro ha fatto uno sforzo notevole per convincere gli arabi israeliani, piuttosto restii, a farsi vaccinare e ha incluso nella campagna tutti i cittadini ma anche i residenti stranieri, inclusi i non pochi cittadini dell'Autorità Palestinese domiciliati a Gerusalemme. Lo Stato ebraico ha sempre permesso il passaggio del materiale sanitario non solo verso i territori amministrati dall'AP in Giudea e Samaria, ma anche verso Gaza. Se i loro abitanti non sono largamente vaccinati, ciò dipende da scelte di chi li governa, che investe gli abbondanti fondi dell'aiuto internazionale invece che in sanità in armi e tunnel d'attacco (a Gaza) e in stipendi per i terroristi (Ramallah) - per non parlare dei conti correnti personali di Abbas e dei leader di Hamas. I vaccini infatti costano, Israele ne ha avuto tanti perché li ha pagati più del prezzo di mercato, investendo più di mezzo miliardo di euro solo per Pfitzer.
   Ma se la calunnia è fragile, la sua motivazione è interessante. C'è dietro l'immagine antisemita antica degli ebrei che avvelenano i pozzi e diffondono le epidemie, per cui nel Medioevo ogni ondata di peste si portava dietro assalti ai quartieri ebraici e stragi terribili di ebrei. Ma c'è anche una contraddizione contemporanea: da un lato si dice che c'è uno stato di Palestina, indipendente e autonomo, che va riconosciuto da tutti. Dall'altro si ritiene Israele (e non gli altri vicini, come l'Egitto e la Giordania, soprattutto non i dittatori locali) sempre responsabili di quel che accade in questi territori. Dev'essere Israele, per questi politici intellettuali e giornalisti antisionisti a portare - gratis, naturalmente - a Gaza e Ramallah i vaccini, ma anche l'acqua, l'elettricità, i rifornimenti petroliferi, le materie prime che magari i terroristi impiegano per costruire missili e altre armi. E se non ci sta, è immorale, oppressivo, antiumano e naturalmente "occupante".

(Shalom, 10 gennaio 2021)


Quando Moretto saltò dal comando fascista

Dall'antico ghetto a Porta san Paolo, sulle tracce del leggendario pugile che lottò a testa alta contro tutti.

 
Uno scorcio dell'antico ghetto
 
Il Moretto durante un incontro amatoriale: la box
ebbe tra i suoi campioni molti ebrei romani
''Avanza il piede sinistro, piantalo saldo in terra, come un soldato, fletti il ginocchio, ruota il tronco, raccogli la spinta, carica la spalla, piega il braccio a novanta gradi. Il gancio è carico, rilascia le velocità e somma le forze: piede, ginocchio, busto, spalla. Questo coordinato di potenza si abbatterà come una montagna su Amalek, qualunque veste indossi". Un paio di anni fa, in una emozionante trasposizione teatrale, Antonello Capurso descriveva con queste parole uno dei personaggi più amati della Roma ebraica: Pacifico Di Consiglio, così diceva l'anagrafe, anche se tutti lo conoscevano come "Moretto".
   Il "Moretto" era un pugile dilettante, ma soprattutto un uomo tutto d'un pezzo. Al tempo delle persecuzioni nazifasciste non solo scelse di restare a vivere nell'area dell'antico quartiere ebraico ma andò a sfidare - a testa alta, senza paura - alcuni tra i peggiori sgherri fascisti e nazisti. Una lotta da cui uscì vincitore e che ne fece un simbolo di resilienza. Di Consiglio, che fu anche catturato ma poi fuggì in rocambolesche circostanze, fu anche protagonista della vita ebraica nel Dopoguerra, in prima linea nella difesa del quartiere dagli assalti dei nostalgici del fascismo che anni dopo ancora imperversavano.
   "Per ripercorrere le strade del Moretto - spiega lo storico Amedeo Osti Guerrazzi, che ha affiancato Maurizio Molinari nella stesura del libro Duello nel Ghetto - partirei da via di Sant'.Angelo in Pescheria. È la strada in cui era nascosto, la sua base in quei giorni difficili".
   La tappa successiva dell'itinerario è molto vicina: via dei Delfini. Là abitava Luigi Roselli, il fascista stretto collaboratore dei nazisti che fu il primo nemico del Moretto.
   L'espediente per avere informazioni sul suo conto, racconta Osti Guerrazzi, fu quello di far innamorare la nipote Annida. Una finta però: il suo cuore apparteneva in realtà alla bella Ada, futura moglie e compagna di vita. Il Moretto è catturato mentre sta per aggregarsi ai partigiani. Non è la prima volta che finisce nelle mani degli aguzzini. A Piazza Farnese era sfuggito alla polizia fascista lanciandosi da una stanza del comando, dotata per fortuna di finestra. Stavolta però dovrà aspettare di più.
   Iniziano per lui giornate drammatiche tra le celle di via Tasso e quindi in quelle del carcere di Regina Coeli.
   Nel maggio del '44 scriverà ai suoi cari: "Albergo di Regina Coeli. Via della Lungara Terzo braccio camera 326. Buongiorno a tutti i miei. Scrivo a tutti, ma particolarmente mi rivolgo ad Angelica perché in ultimo era una seconda mamma. Mi raccomando di non piangere e non abbatterti. È destino del Signore perché l'ho sempre creduto, lo credo e lo crederò anche di più fin quando avrò un filo di vita". Per poi aggiungere, sul retro: "Arrivederci, perché ritornerò".
   Anche in quel caso si dimostrerà più forte e determinato dei suoi carnefici. Non solo non cedendo mai alle loro minacce, alle violenze e alle torture che gli infliggeranno. Ma anche riuscendo a fuggire dal camion che lo sta trasferendo verso un'altra tappa di avvicinamento all'inferno del lager. Si rifugia in montagna, ma la vita lontano dall'azione non è per lui. Sceglie così di tornare a Roma, distinguendosi in una delle battaglie che portano alla Liberazione della città in zona Porta San Paolo. "Doveroso - aggiunge quindi lo storico - recarsi anche in via Marmolata, nel quartiere Testaccio. Lì Moretto combatterà insieme agli americani". Tra i suoi compiti, in quel delicato e decisivo momento, quello di neutralizzare la minaccia dei cecchini tedeschi.
   Per chiudere il cerchio è poi necessario andare in corso del Rinascimento, nel palazzo oggi sede dell'archivio di Stato ma dove, qualche tempo, si tenne il processo alla banda, la Cialli Mezzaroma, che in Di Consiglio aveva trovato il più determinato oppositore.

(Pagine Ebraiche, gennaio 2021)



Le beatitudini del saggio

Riflessioni sul libro dei Proverbi. Dal capitolo 3.
  1. Beato l'uomo che ha trovato la saggezza,
    l'uomo che ottiene l'intelligenza!
  2. Poiché il suo guadagno è maggiore di quello dell'argento,
    il profitto che se ne trae vale più dell'oro fino.
  3. Essa è più pregevole delle perle,
    quanto hai di più prezioso non l'equivale.
  4. Lunghezza di vita è nella sua destra;
    ricchezza e gloria nella sua sinistra.
  5. Le sue vie sono vie deliziose,
    e tutti i suoi sentieri sono pace.
  6. Essa è un albero di vita per quelli che l'afferrano,
    e chi la possiede è beato.
  7. Con la saggezza il SIGNORE fondò la terra,
    e con l'intelligenza rese stabili i cieli.
  8. Per la sua scienza gli abissi furono aperti,
    e le nuvole distillano la rugiada.
  1. Beato l'uomo che ha trovato la saggezza,
    l'uomo che ottiene l'intelligenza!

    In 2.4 il discepolo era stato esortato a cercare la saggezza come l'argento. Nei versetti che seguono viene descritto il guadagno che procura l'aver trovato la saggezza. E poiché tale guadagno risulta "migliore di quello dell'argento" (3.14), colui che l'ha ottenuto viene detto beato, cioè benedetto da Dio. Queste parole non sono né una distaccata descrizione dei fatti, né una diretta esortazione alla virtù: si potrebbe dire che sono una forma di amorevole "propaganda" in favore della saggezza. Ma a differenza della propaganda umana che viene progettata ed eseguita a beneficio esclusivo di chi la fa, qui si desidera realmente che il vantaggio ricada su chi la riceve. Nel Suo infinito amore, Dio vuole donare agli uomini la Sua saggezza; ma, come ogni dono d'amore, per essere veramente ricevuto come tale deve essere accolto in piena libertà.

  2. Poiché il guadagno che essa procura è migliore di quello dell'argento,
    il profitto che se ne trae vale più dell'oro fino.

    Il linguaggio che qui viene usato è volutamente commerciale. Chi è convinto di essere un uomo pratico e pensa soprattutto ai soldi deve sapere che il guadagno che si ottiene attraverso l'uso della sapienza è molto più grande del profitto che può provenire dall'investimento di grandi capitali. La ricchezza non è di per sé un male, ma su di essa non si può fondare la propria vita, perché per sua natura la ricchezza è instabile:"Non ti affannare per diventar ricco, smetti dall'applicarvi la tua intelligenza. Vuoi fissare lo sguardo su ciò che scompare? Poiché la ricchezza si fa delle ali, come l'aquila che vola verso il cielo" (23.4-5). Ottenere da Dio la saggezza è di gran lunga preferibile, perché "con la saggezza il Signore fondò la terra, e con l'intelligenza rese stabili i cieli" (3.19). E ciò che rende stabile i cieli e la terra costituisce certamente un fondamento sicuro per la vita di ogni uomo.

  3. Essa è più pregevole delle perle,
    quanto hai di più prezioso non l'equivale.

    Gli oggetti con cui viene paragonata la saggezza aumentano sempre di valore: prima l'argento, poi l'oro e infine le perle. Non è detto però che tutti siano interessati soltanto alle ricchezze. Molti altri beni possono essere bramosamente desiderati e quindi diventare di grande valore per una persona. Per qualcuno può essere la carriera, per un altro la musica, per un altro uno sport. Ma la sapienza proveniente dal Signore è un bene di gran lunga superiore, perché, come dice il maestro al discepolo: "Quanto hai di più prezioso non l'equivale".

  4. Lunghezza di vita è nella sua destra;
    ricchezza e gloria nella sua sinistra.

    La sapienza non è soltanto il bene più prezioso di qualsiasi altro: essa contiene in sé tutti gli altri veri beni e li dispensa generosamente agli uomini. Con la mano destra può dare lunghezza di vita (3.2, 4.10), con la sinistra ricchezza e gloria (4.9, 8.18). E' quindi da folli sperare di ottenere la felicità dalle cose senza ascoltare la voce della saggezza che proviene da Dio. Chi ha trovato la vera sapienza non si lamenta, non perché ha la forza di sopportare stoicamente il male, ma perché sa di essere ricolmo di ogni bene. La sapienza di Dio è apparsa in forma perfetta nella persona di Cristo, e l'apostolo Paolo dirà: "Voi avete tutto pienamente in Lui" (Co 2.10). Di che cosa dovremmo lamentarci?

  5. Le sue vie sono vie deliziose,
    e tutti i suoi sentieri sono pace.

    Non sempre la vita del saggio sembra essere tranquilla e deliziosa. L'esempio più evidente è proprio quello di Gesù. Giudicando con metri umani, gli ultimi anni della vita del Figlio di Dio sulla terra sono stati pieni di difficoltà, contrasti e sofferenze. Eppure, poche ore prima di affrontare il supplizio della croce il Signore Gesù poté dire ai Suoi discepoli: "Vi lascio pace; vi do la mia pace" (Gv 14.27). Chi accoglie questa parola e vive sul fondamento di questa promessa sperimenta la pace profonda che si basa non sull'assenza di male, ma sulla vittoria definitiva che Dio ha riportato sul male attraverso l'opera di Cristo.

  6. Essa è un albero di vita per quelli che l'afferrano,
    e chi la possiede è beato.

    L'albero della vita compare all'inizio della storia bibica, nel giardino di Eden (Ge 2.9), e alla fine, nella Gerusalemme celeste (Ap 22.2). All'inizio il peccato non era ancora stato compiuto e la morte non era entrata nel mondo; alla fine il peccato sarà definitivamente cancellato e la morte vinta. In questo tempo intermedio gli uomini possono ottenere la vera vita soltanto attraverso la sapienza, manifestatasi compiutamente nella persona di Cristo. Essa è offerta a tutti, ma soltanto quelli che l'afferrano ne godono i benefici effetti di salvezza; e soltanto quelli che la possiedono possono dirsi veramente beati, cioè realmente e pienamente felici.

  7. Con la saggezza il SIGNORE fondò la terra,
    e con l'intelligenza rese stabili i cieli.

    Questo versetto può essere considerato come un'anticipazione e un breve riassunto di 8.22-31. Se il mondo fosse sorto per caso e gli uomini fossero i primi esseri che avessero cominciato a pensare, allora è chiaro che toccherebbe a loro organizzare le forme del pensiero e definire che cos'è saggezza. Se invece è Dio che fondò la terra e rese stabili i cieli, allora è assurdo credere di poter vivere su questa terra e sotto questi cieli trascurando il pensiero di Colui che li ha creati. Chi non risale dall'osservazione delle opere create alla sapienza del Creatore, necessariamente sarà costretto a chiamare "sapienza" la propria stoltezza. E ne subirà le conseguenze.

  8. Per la sua scienza gli abissi furono aperti,
    e le nuvole distillano la rugiada.

    Non è facile capire se gli abissi aperti si riferiscano al diluvio (Ge 7.11) o alla regolare caduta della pioggia (Gb 36.27). Nel primo caso l'insegnamento sarebbe che anche l'attività punitiva di Dio sul peccato degli uomini è una manifestazione della Sua sapienza. Nel secondo caso i riferimenti alla pioggia e alla rugiada mostrerebbero che Dio, dopo aver creato "nel principio" (Ge 1.1) i cieli e la terra, continua ora a benedire le Sue creature concedendo loro "la rugiada del cielo, la fertilità della terra e abbondanza di frumento e di vino" (Ge 27.28).

    M.C.

 

Israele - Via alla somministrazione della seconda dose

L'annuncio lo ha dato il ministro della Sanità israeliano Yuli Edelstein: nel suo Paese si sono vaccinati 1,7 milioni di persone su una popolazione di oltre 9 milioni. Di questi, 115 mila solo nella giornata di giovedì. Tutti hanno ricevuto per ora solo la prima dose del vaccino di Pfizer. Oggi inizierà invece la somministrazione della seconda dose: i primi a sottoporsi saranno il premier Benyamin Netanyahu e il ministro Edelstein. Netanyahu ha ricevuto telefonate di congratulazioni da parte di alcuni leader europei, dopo aver annunciato che entro marzo potrebbe essere completata la vaccinazione anti Covid degli adulti. A congratularsi, è stato scritto in una nota dell'ufficio del premier, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, la premier danese Mette Frederiksen e il presidente cipriota Nicos Anastiasades. Questi leader, spiegano da Israele, «hanno chiesto informazioni sulle modalità di immunizzazione di massa adottate».

(Corriere della Sera, 9 gennaio 2021)


L'enigma di Bartali salvatore degli ebrei

Lo storico Pivato: nessuna prova del suo intervento. Da Israele la replica: la documentazione è imponente. La versione ufficiale: secondo diversi testimoni il famoso sportivo recapitò in bicicletta documenti falsi che consentirono a 800 ebrei di sfuggire ai nazisti.

di Glan Antonio Stella

 
La statua di Bartali a Mandela Forum - Firenze
Gino Bartali fu davvero un eroe che rischiò la pelle per salvare centinaia di ebrei? Si, risponde lo storico Stefano Pivato nel libro Sia lodato Bartali, uscito per Castelvecchi nel maggio 2018. No, risponde lo storico Stefano Pivato nel libro L'ossessione della memoria. Bartali e il salvataggio degli ebrei: una storia inventata, in uscita per Castelvecchi il prossimo 21 gennaio. Sei giorni prima di quel 27 gennaio in cui si celebra la Giornata della Memoria. Stesso autore (con la firma, stavolta, del figlio Marco Pivato), stesso tema, stesso editore. Ma ribaltamento totale.
   Meno di tre anni fa l'ordinario di Storia contemporanea all'Università di Urbino, di cui è stato anche rettore, sosteneva: «Fra il 1943 e il 1944 il cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa, allestisce una rete clandestina per il salvataggio degli ebrei rifugiati o profughi. Bartali, incaricato direttamente dal cardinale, compie vari viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, trasportando documenti e fototessere nascoste nei tubi della bicicletta. Bartali compie varie volte il percorso e, secondo le testimonianze, contribuisce al salvataggio di circa 800 ebrei. Bartali muore nel 2000, la vicenda viene svelata da alcuni testimoni solo dopo la sua scomparsa e il campione viene dichiarato "Giusto tra le nazioni" dallo Yad Vashem, il memoriale israeliano delle vittime dell'Olocausto fondato nel 1953 e che vuole costituire un riconoscimento per i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare gli ebrei durante le persecuzioni naziste».
   Nessun punto interrogativo, nessun «forse», nessun «pare»... Una convinzione pressoché assoluta. Che lo stesso «Corriere della Sera», che già aveva parlato di altri libri dello storico come Il secolo del rumore, Il nome e la storia o Vuoti di memoria, condivise mettendosi nella scia di centinaia di articoli su questo tema pubblicati in mezzo mondo. Macché: contrordine! Quei «testimoni» citati nel primo libro non sembrano più così attendibili. O comunque, non sembrano più sufficienti ad accertare la verità. Insomma: dove sono le prove documentali?
   Marco e Stefano Pivato partono da una citazione di Jacques Le Goff sui limiti della memoria: «Così come il passato non è la storia, ma il suo oggetto, la memoria non è la storia ma, insieme, uno dei suoi soggetti». Per capirci, sostengono, «a partire dagli ultimi anni del Novecento, di fronte a quella che è ormai riconosciuta come la crisi della storia, la memoria ha esercitato una sorta di surroga nei confronti del racconto e dell'interpretazione del passato. Come a dire che la memoria ha progressivamente preso il posto della storia, trasformandosi spesso in una sorta di scorciatoia per leggere il passato. Se non altro perché la memoria, a differenza della storia, è priva di complessità e dunque meglio si adatta alle semplificazioni e alla velocità del tempo in cui viviamo». Risultato? «Nel momento in cui si è definitivamente consumato il divorzio fra storia e memoria, quest'ultima ne ha preso il posto e, priva delle tutele e delle cautele dello storico, ha finito talvolta per accreditare come veri fatti e accadimenti mai avvenuti». Fino a diventare «fattrice di false notizie». E a trasformare a volte dei testimoni in «contrabbandieri di verità».
   Gino Bartali un contrabbandiere di verità? Lui no, rispondono, non c'entra. I colpevoli sono coloro che dopo la sua morte, partendo da una «notizia falsa», si sono via via aggiunti nell'enfasi, creando un mito «anche grazie a quella mancanza di tutele della storia rispetto a una serie di memorie ripescate a decenni di distanza, di sentito dire, di sussurri e supposizioni di seconda e di terza mano». Colpa della scuola, come dicono i dati di un questionario fra 303 universitari di Urbino, dei quali il 58,o8 per cento è arrivato a studiare a malapena la Seconda guerra mondiale, senza arrivare mai neppure agli anni Cinquanta. Colpa di una società in cui «la maggior parte del giovani alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato». Colpa del web dove «domina il presentismo» e le leggende trovano terreno fertilissimo.
   Scusate: e gli storici? Si, ammette Stefano Pivato, «la vicenda non fa onore neppure a quegli storici che hanno avallato quella leggenda. Libri sulla Resistenza, sulla Shoah o sulle vicende sportive che hanno attraversato l'Italia del Novecento hanno fatto propria quella fantasiosa ricostruzione. Fra questi c'e anche il sottoscritto che, nell'ultima edizione di un fortunato libretto dedicato alla vicenda politica di Bartali, ha finito per accreditare quella leggenda senza le necessarie verifiche». Mea culpa. «Tutto questo a conferma che quella narrazione, non priva di toni fra il fantastico e il fideistico, certifica, almeno in parte, il divorzio intervenuto fra la storia e la memoria. E di fronte a queste sviste è legittimo invocare una delle regole richiamate decenni fa da Edward Carr in quel delizioso libretto, Sei lezioni sulla storia, sul quale si sono formate schiere di ricercatori alle prime armi: "L'accuratezza è un dovere non una virtù"».
   A farla corta: «Sono amici, parenti e tifosi di ciclismo che attribuiscono al campione un ruolo destinato ad aumentarne il fascino già straordinario non solo per via della rivalità con Fausto Coppi. Una parte non secondaria è svolta dai politici sempre pronti a cavalcare l'onda della popolarità e a trasformare gli eventi in consenso elettorale. E questo nonostante non un solo documento e neppure una testimonianza credibile certifichi il suo ruolo di "postino della pace"». Ma che cos'è una testimonianza «credibile», se lo stesso Carlo Azeglio Ciampi nel 2006 decise di consegnare alla moglie di Gino Bartali, Adriana, la medaglia d'oro al valor civile «per aver salvato almeno 800 ebrei»? E se quel giorno il figlio del campione Andrea si commosse spiegando che si trattava di «un omaggio ad un aspetto forse meno conosciuto di mio padre che va oltre la sua carriera sportiva»?
   Macché: tutta «una storia inventata», come dice secco secco il titolo. A partire da un libro uscito in inglese nel 1978, Assisi Underground (Assisi clandestina nella successiva traduzione italiana) firmato da Alexander Ramati, nome d'arte di uno scrittore e regista ebreo polacco, David Solomonovich Grinberg, che nel 1944 aveva partecipato come cronista (pare...) alla liberazione dell'Umbria e lì aveva conosciuto il francescano Salvatore Niccacci, detto Fra Rufino, tra i primi a ricevere poi nel 1974 dallo Yad Vashem il titolo di Giusto fra le nazioni (insieme col suo vescovo e altri due collaboratori) per l'aiuto dato agli ebrei in fuga fornendo loro identità false. Un libro, scritto con Fra Rufino nella parte della voce narrante, dove raccontava di come quei documenti venivano trasferiti anche grazie all'aiuto di un ciclista, un certo Battaglia (nome di copertura?), nel quale si poteva riconoscere, appunto, Gino Bartali. Libro da cui fu tratto nel 1985 un film omonimo in cui recitava come suorina di clausura anti-nazista (suor Beata) la futura deputata, senatrice e ballerina Alessandra Mussolini. E nella parte di Gino Bartali l'attore Alfredo Pea. Micidiale la recensione di Paolo Mereghetti: «Un dramma edulcorato e troppo romanzato».
   Ancora più brutale, però, il giudizio sul libro di don Aldo Brunacci, il canonico di Assisi, che peraltro risulta tra i consulenti (!) del film: «Si tratta di un vero romanzo. L'autore aveva certamente in mente un copione per un film e non poteva trovare personaggio più adatto per il suo intento e soprattutto una fantasia più fervida di quella di Padre Rufino». Di più: don Brunacci buttò lì l'ipotesi che fosse dai suoi racconti che lo scrittore avesse preso l'idea di «introdurre tra personaggi anche Bartali!». Giudizio ripreso per primo, nel 2017, dallo storico Michele Sarfatti (più volte citato da Marco e Stefano Pivato) in un breve saggio: Gino Bartali e la fabbricazione di carte di identità per gli ebrei nascosti a Firenze. Dove spiegava tutte le date, i luoghi, le circostanze, gli strafalcioni del racconto. Concludendo: «Ramati-Niccacci ha inventato quel ruolo di corriere di Bartali».
   Non l'avesse mai scritto! Lui, poi! Uno studioso stimatissimo da sempre attento alla Shoah! Bartali il Giusto, confusione sul web. Le ragioni della ricerca storica e la smania di visibilità, titolò la rivista moked.it, il portale dell'ebraismo italiano. E Adam Smulevich ricordò polemico le ragioni che avevano spinto lo Yad Vashem a riconoscere nel campione del ciclismo un uomo che aveva messo davvero a rischio la propria vita per gli ebrei.
   Punto di snodo, la testimonianza di Giorgio Goldenberg, un ebreo che alle prime retate naziste, costretto col papà, la mamma e i parenti a lasciare Fiume, si era rifugiato a Firenze. Rintracciato in Israele dove viveva, l'uomo aveva raccontato allo stesso Smulevich ciò che avrebbe ripetuto successivamente in una deposizione davanti alla commissione dei Giusti tra le nazioni: «Se sono vivo lo devo a Bartali». Tutta la famiglia infatti, braccata per essere mandata nei lager di sterminio, era stata accolta in uno scantinato di via del Bandino di proprietà del mitico Gino, terziario carmelitano e fedelissimo del cardinale Elia Dalla Costa, fermissimo avversario dei nazisti e lui stesso destinato a essere accolto allo Yad Vashem: «La cantina era molto piccola. Una porta dava su un cortile ma non potevo uscire perché avrei corso il rischio di farmi vedere dagli inquilini dei palazzi adiacenti. Dormivamo in quattro in un letto matrimoniale: io, il babbo, la mamma e mia sorella Tea. Non so dove i miei genitori trovassero il cibo...»
   Perfino più duro fu allora il commento del demografo Sergio Della Pergola, che da molti anni vive in Israele: «L'azione diffamatoria in corso è indegna di chi voglia occuparsi seriamente delle vicende del periodo bellico e della Shoah». E ancora: «E doloroso che un ricercatore eccellente e stimato come Michele Sarfatti si sia prestato a questa trama di cui non comprendo le fondamenta e la logica». Parole che ripete oggi verso chi parla ancora di una «leggenda Bartali»: «Io faccio parte della commissione per i Giusti tra le nazioni, presieduta da un giudice della Corte Suprema. Lavoriamo seguendo principi strettissimi. Estremamente meticolosi. Niente di meno del processo che accade nella Chiesa cattolica quando viene proposta una beatificazione. Nel caso di Gino Bartali la documentazione era imponente. Ripeto: imponente».
   Esempi? «Le carte di Sara Di Gioacchino Corcos, una fiorentina che ha lavorato per anni al Centro di documentazione ebraica di Milano ed era cognata di Nathan Cassuto, il rabbino di Firenze che non poté testimoniare perché ucciso ad Auschwitz. C'è agli atti una sua "intervista" su questi temi dei documenti falsi con lo stesso Gino Bartali. Era un uomo schivo. Non ne parlava volentieri. Ma sapendo della parentela con Nathan Cassuto, al quale portava i documenti nascosti sotto il sellino, la storia dei viaggi la confermò». E' questa la prova regina? «Una delle "prove regine". Ripeto: c'è una massa di documenti incontrovertibili. Per esempio quelli della curia fiorentina ai tempi del cardinale Dalla Costa, al quale si è giustamente riferito il Papa giorni fa nell'intervista alla "Gazzetta" in cui confermava il ruolo di Bartali, sono chiari».
   Ma allora, perché non vengono messi a disposizione degli storici, se è vero che Marco e Stefano Pivato scrivono d'aver presentato allo Yad Vashem nel 2020 cinque richieste di consultazione e che «nessuna ha ricevuto risposta»? «Certo, ci sono dei documenti che restano segreti. Succede così anche per quelli delle beatificazioni dei cattolici», risponde Della Pergola, «però le testimonianze, comunque, sono moltissime». Una, tra le altre, la conferma da Gerusalemme l'avvocato fiorentino Renzo Ventura, che da otto anni vive in Israele: «Io sono in possesso di quattro carte d'identità false. Una di mio nonno, una di mia nonna, una di mia zia e una di mia mamma. E sono cresciuto sentendo dire in famiglia, in ogni momento, che quei documenti li dovevamo a Gino Bartali. Lo so, da avvocato, non è una testimonianza diretta. Ma io, in casa, per anni e anni, prima che se ne parlasse sui giornali, solo questo ho sentito da mia mamma dovevamo la nostra vita a Gino Bartali».
   Possiamo scommetterci, però: le polemiche sulle «prove» non finiranno qui.

(Corriere della Sera, 9 gennaio 2021)


Il castello del banchiere ebreo

Sorge sul lago tedesco di Zeesener See, a 30 km da Berlino, conteso fra nazisti e comunisti. A lungo abbandonato, ora diventa una residenza per anziani. Fu acquistato da Ernst Goldschmidt, un mecenate che amava l'arte. Il grande salone al primo piano, aperto sul lago, divenne il punto di ritrovo per attori, scrittori, musicisti, registi durante la Repubblica di Weimar. Il padrone di casa morì pochi mesi dopo la conquista del potere da parte di Hitler.

di Roberto Giardina

 
Zeesener See
BERLINO - Mephisto si prese il castello del banchiere ebreo, castello alla francese, una storica villa su un lago. Gustaf Gründgens, il grande attore che per il successo, come Faust, vendette l'anima ai nazisti, comprò per meno della metà del suo valore la residenza della famiglia Goldschmidt nel 1934, sullo Zeesener See, un lago a 30 chilometri dal centro di Berlino. Dalla caduta del Muro e la riunificazione il castello è in abbandono, rischia di andare in rovina, ma ora dovrebbe essere restaurato e trasformato in un residence di lusso per anziani. Ma tutto è fermo a causa del Covid.
   La villa, con una serra, due scuderie, una darsena, circondata da un parco di 35 mila metri quadrati, fu costruita nel 1687, per due secoli cambiò diverse volte di proprietà, fino ad essere acquistata dal banchiere Ernst Goldschmidt, un mecenate che amava l'arte. Il grande salone al primo piano, aperto sul lago, diviene il punto di ritrovo per attori, scrittori, musicisti, registi durante la Repubblica di Weimar. Il padrone di casa morì pochi mesi dopo la conquista del potere da parte di Hitler.
   Gustaf Gründgens, nato nel 1899, è già celebre, dirige lo Schauspielhaus, il teatro sulla Gendarmenmarkt a Berlino. Amico di Klaus Mann, il figlio di Thomas, protetto da Hermann Göring, è stato ospite nella villa, e la vuole per sé. Rudolf Goldschmidt, figlio di Ernst, riceve forti pressioni, fino alle minacce, per cedere alle richieste dell'attore. Le trattative sono condotte dall'avvocato Gerd Voß, un membro delle SA. Ernst cede e vende la villa per 58 mila Reichsmark, meno della metà del valore reale. «La trattativa avvenne in modo poco serio, ma io sono un artista, non mi intendo di affari» ammise anni dopo Gründgens.
   Nella «notte dei lunghi coltelli,, tra il 30 giugno e il primo luglio del '34, con il pretesto di un complotto, Adolf Hitler elimina le SA guidate da Ernst Röhm. Un massacro sul Tegernsee, il lago vicino a Monaco. Il Führer non vuole rivali. Anche l'avvocato Gerd Voß viene arrestato, e Gründgens cerca di farlo liberare. Voß viene giustiziato il 2 luglio. Röhm e i suoi amici erano omosessuali, e lo è anche Gründgens, a Berlino lo sanno tutti, compagni di lavoro e i suoi ammiratori. I nazisti spediscono a Dachau, il Lager appena aperto alle porte di Monaco, i comunisti e gli omosessuali, considerati asociali.
   A dicembre Gründgens va da Göring e presenta le dimissioni dalla direzione del teatro, confessando di essere omosessuale. Ma l'amico le respinge, non deve temere, lo protegge lui, ma gli consiglia prudenza. Gründgens sposa l'attrice Marianne Hoppe, un matrimonio di convenienza. Nella villa sul lago la coppia continua a ricevere il bel mondo di Berlino, gerarchi nazisti, e artisti, anche ebrei che sperano di venir protetti da Gründgens.
   Klaus Mann è già andato all'estero, i libri del padre vengono mandati al rogo. In Olanda scrive nel '36 Mephisto, il romanzo ispirato a Gründgens, un attore che per il successo accetta il patto con il demonio. Ma un artista è al di sopra della morale? La villa sul lago viene usata da Gründgens come ambiente per i suoi film. Nel '39 vi gira Effi Briest dal romanzo di Theodor Fontane. Dopo la guerra, nel `45, viene arrestato per i suoi rapporti con il regime, trascorre quasi un anno in carcere, molti testimoniano a suo favore. Marianne Hoppe continua a lavorare nel cinema, l'ultimo film nel 1991, morirà nel 2002.
   La villa finisce all'Est. Viene occupata dall'esercito sovietico, poi diventa un orfanotrofio, infine è gestita dal ministero degli esteri della Germania orientale, come residenza estiva per i diplomatici. Nel '49 Gründgens adotta il compagno, il giovane Peter Gorki, e lo nomina suo erede. Muore a Manila nel '63, forse suicida. Peter continua ad opporsi alla pubblicazione di Mephisto, che offende la memoria di Gründgens. I giudici gli danno ragione: la reputazione di un uomo vale più della letteratura. Il romanzo uscirà nella Ddr nel '56, nella Repubblica Federale solo nel 1981.
   Dopo la riunificazione, Rudolf Goldschmidt chiede che gli sia restituita la villa «rubata» dai nazisti, si oppone Peter Gorki in nome del padre adottivo, e anche il ministero degli esteri che si considera erede dei beni della scomparsa di Rudolf muore nel 1999, e il suo erede Maximilian Wolf ottiene infine il «castello di Mephisto». È una fine non un lieto fine.

(ItaliaOggi, 9 gennaio 2021)


Rinviato il processo a Netanyahu

La Corte distrettuale di Gerusalemme ha rinviato a data da destinarsi l'udienza, prevista per mercoledì prossimo, del processo che vede coinvolto il premier Benjamin Netanyahu. Il primo ministro israeliano è accusato di frode, corruzione e violazione della fiducia in tre diverse inchieste. La proroga dell'udienza è dovuta al lockdown imposto nel paese per contrastare la terza ondata di contagi. Il premier si è sempre definito innocente respingendo le accuse, ma nelle scorse settimane migliaia di persone sono scese in piazza per chiederne le dimissioni. Durante l'annuncio del nuovo confinamento, Netanyahu ha dichiarato che per fine marzo saranno vaccinati tutti i cittadini.

(Domani, 9 gennaio 2021)


La giornalista Al-Sayed vittima di bullismo chiede sostegno ai colleghi israeliani

Ahdeya Ahmed Al-Sayed
Il presidente della Bahrain Journalists 'Association (BJA) ha dichiarato che i giornalisti dei media arabi che sostengono la normalizzazione con Israele sono vittime di bullismo e minacce online. Ahdeya Ahmed Al-Sayed ha dichiarato questo durante una conferenza online organizzata dall'American Jewish Press Association (AJPA) in cui ha chiesto sostegno ai suoi colleghi israeliani.
"Se desideriamo sostenerci, sarebbe una buona cosa aiutarci a non essere soli", ha detto la presidente della BJA. "L'AJPA può fare molto, se non si fa nulla, i giornalisti non cercheranno mai di parlare apertamente di normalizzazione".
Al-Sayed è la prima donna a essere eletta a guidare i 600 membri della BJA, ha vinto un seggio per il Bahrein per la prima volta nell'International Federation of Journalists 'Gender Council che mira a proteggere e difendere i diritti delle giornaliste in tutto il mondo.
Il presidente della BJA prevede di guidare la prima delegazione di giornalisti dal Bahrein in Israele quest'anno e afferma di essere stata attaccata per aver celebrato gli accordi di Abramo. "Sono stata vittima di bullismo, molestie sui social media. Mi sono sentita ferita".
Quello detto sui social ha superato il "limite di ciò che si può dire su una donna" in Bahrain, ha spiegato. Quello che non sopporto è che i suoi tre figli e il marito hanno dovuto leggere le parole odiose scritte contro di lei.

(DailyMuslim, 9 gennaio 2021)


Israele rafforza il lockdown. Rivlin: "Un blocco per non ucciderci a vicenda"

di Giacomo Kahn

E' arrivato in Israele un primo carico di vaccini Moderna, ma intanto il paese è costretto a rafforzare le misure del suo terzo lockdown di fronte al progredire dei contagi. "Dobbiamo rimanere in lockdown per non provocare la morte degli altri. Tutti noi dobbiamo seguire le regole", è stato il monito lanciato ieri dal presidente Reuven Rivlin, esortando la popolazione a far prova di "pazienza e disciplina" in attesa che la campagna vaccinale faccia il suo effetto e riporti il paese alla normalità.
   "Il blocco, con tutte le sue restrizioni decise dal governo, si applica a tutti noi", ha detto Rivlin. "Qualunque sia la tua posizione, questo blocco è una decisione del governo, il governo eletto di Israele, su raccomandazione dei consulenti medici professionisti responsabili della nostra salute, della salute delle persone nel loro insieme, senza deviazioni o opinioni politiche", ha aggiunto. "Stiamo andando in blocco per non ucciderci a vicenda", ha spiegato. "A questo punto - ha proseguito - vorrei dire che anche se c'è o ci sarà chi disobbedisce alle regole o alla legge, questo non dà a nessun altro, a nessuno, il diritto di infrangere la legge". "So che la salute e la stabilità economica, la più basilare di tutte le cose, sembrano più difficili che mai. La società israeliana deve affrontare una sfida complessa e dobbiamo fare tutto il possibile per affrontarla. Credo con tutto il cuore che possiamo farlo, allacciarsi le cinture, restare a casa e obbedire alla legge", ha concluso.
   Per i prossimi 14 giorni rimarrà in vigore la chiusura di bar e ristoranti, con la possibilità del solo asporto, così il divieto di frequentare persone non conviventi. La polizia è stata schierata in forze per assicurare il rispetto del confinamento Intanto è arrivato ieri a Tel Aviv un aereo cargo con 100mila dosi del vaccino Moderna, di cui Israele ha prenotato in tutto sei milioni di dosi. il 20 dicembre, Israele ha iniziato la campagna di immunizzazione dal covid-19 con il vaccino BioNTech-Pfizer ed è uno dei paesi che si sono finora dimostrati più efficienti in questo sforzo. Il ministro della Salute ha annunciato che già 1,6 milioni di persone hanno ricevuto la prima dose.

(Shalom, 8 gennaio 2021)


Gerusalemme, primo giorno di lockdown: polizia nelle strade

Israele, le forze dell'ordine controllano il rispetto delle misure

Inizia oggi in Israele il nuovo lockdown imposto dal governo del premier Netanyahu per arginare l'aumento dei contagi da Covid-19 mentre è partita la campagna vaccinale di massa che punta a immunizzare tutti i cittadini sopra i 16 anni entro marzo. Scuole e negozi non essenziali sono chiusi, vietati gli incontri di più di 5 persone nelle case e di più di 10 all'aperto. Nelle strade di Gerusalemme la polizia controlla che le norme vengano rispettate.

(LaPresse, 8 gennaio 2021)


«A marzo tutti gli israeliani l'avranno fatto»

L'annuncio di Netanyahu

«Entro la fine di marzo saremo il primo Paese al mondo ad uscire dalla pandemia. Per quella data tutti gli israeliani che vorranno, sopra i 16 anni, saranno vaccinati». Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu annunciando l'imminente arrivo in Israele di una nuova «quantità importante di vaccini Pfizer», oltre quelli giunti oggi con il primo carico di Moderna. L'operazione - ha aggiunto Netanyahu spiegando di aver parlato di nuovo con il presidente della Pfizer Albert Burla - è stata chiamata "Ritorno alla vita". « Israele rappresenterà un Paese modello per il mondo intero per una vaccinazione di massa. Condivideremo con la Pfizer e il resto dell'umanità i dati statistici di questa vaccinazione». «Per la prossima Pasqua ebraica - ha sottolineato- potremo tornare a festeggiare con i nostri anziani». II premier ha tuttavia avvertito che la battaglia non è ancora vinta e che non bisogna abbassare la guardia continuando ad osservare tutte le precauzioni necessarie e rispettando il lockdown totale in vigore in Israele dalle 24 di ieri sera (ora locale) fino al 21 gennaio.

(Il Messaggero, 8 gennaio 2021)


«Questo finale rovina tutta la storia di una presidenza diffamata per anni»

L'intellettuale conservatore: «Ha rovinato con parole sbagliate delle politiche giuste»

di Fiamma Nirenstein

Seduti uno di qua e uno di là dall'Oceano, da Washington e da Gerusalemme, contempliamo con la testa fra le mani, insieme a David Wurmser, il disastro di Capitol Hill, la parabola del presidente che ha trasformato la conclusione del suo mandato in un circo di leoni impazziti. David è uno dei migliori intellettuali conservatori degli Stati Uniti, è stato consigliere speciale al Dipartimento di Stato di John Bolton, e prima di Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti, membro dell'American Enterprise Institute.

- Cos'è successo a Capitol Hill?
  «E' successo un disastro. Tutta la storia della presidenza Trump sarà ricordata soprattutto per questa conclusione, e la sua memoria ne sarà interamente compromessa».

- Le critiche a Trump erano già insistenti, asfissianti...
  «Di più, ed è stata proprio la persecuzione totalizzante del personaggio e dei suoi che ha portato al discorso scandaloso di due giorni fa. Trump è stato sempre un'antenna dello stato d'animo della sua folla, non di violenti, ma di cittadini su cui il fatto di non essere di sinistra è diventato un'accusa di essere una sorta di "nazisti". Una parola che non ammette replica, perché implica storicamente la sua totale indecenza. Trump e la sua gente in questi anni sono stati bombardati da accuse di ignominia: ci sono stati licenziamenti, fratture familiari, messe al bando di vecchi amici, odio, disgusto e shaming sui media, attacchi fisici al ristorante, per la strada ai trumpiani. La legittimazione appartiene a gruppi che per altro negli ultimi 8 mesi hanno distrutto migliaia di negozi, ferito cittadini, sparato ai poliziotti...».

- La campagna elettorale ha peggiorato molto.
  «Non è stata nemmeno una campagna elettorale, ma un coro di diffamazione mentre agli altri tutto veniva condonato, la violenza, i rapporti del figlio di Biden coi cinesi».

- Ma Trump ha sbagliato a reclamare ancora la vittoria e a chiederla alla folla.
  «Sì ha sbagliato, ha compiuto svariati errori, anche col Covid mentre faceva politiche giuste proclamava posizioni sbagliate. E induce oggi con gli ultimi fatti all'oblio dei molti errori storici che aveva curato con azioni giuste: aveva sgominato la paura paralizzante della Cina, l'ubbidienza ai no palestinesi promuovendo una serie di processi di pace; aveva posto fine alla pretesa che con l'Iran qualsiasi accordo sia migliore di un non accordo e alla passività di fronte all'ostilità di Onu ed Europa. E in politica interna ha promosso la riabilitazione in base alle regole di un mercato libero ma nazionalista di una larghissima classe sociale vilipesa. Da questa via Trump ha guadagnato sempre più consensi».

- Adesso possiamo dire che siamo in mezzo a un disastro?
  «I disastri sono due: il primo è quello legato agli scontri, il secondo è quello della Georgia. E' una tragedia per Biden non avere un Senato conservatore dietro cui nascondersi per bloccare l'estremismo del suo partito».

- Il problema è la democrazia americana: si potrà ricostruire una situazione in cui governo e opposizione si confrontano serenamente?
  «C'è sempre stato molto in comune nelle due parti politiche, nell'idea che ogni individuo è un depositario di "diritti inalienabili" dati da Dio o dalla Storia o dalla natura, o da qualcosa di più grande di lui. Ma ora la sinistra si è staccata da questa sponda, la sua propensione è verso una deriva socialista alla Bernie Sanders».

- Pensi che nei prossimi giorni Trump possa fare ancora qualcosa che possa sconvolgere il mondo?
  «Non direi. Trump ha abdicato all'interventismo Usa, lasciando a ciascuno i suoi guai e le sue scelte. Ha anche posto fine alla scelta politica di un inutile restraint internazionale. E così ha avviato parecchi cambiamenti positivi, ma...».

- Ma ha rovinato tutto.
  «Diciamo danneggiato».

(il Giornale, 8 gennaio 2021)


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