Venite dunque, e discutiamo insieme, dice l'Eterno;
quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto,
diventeranno bianchi come la neve;
quand'anche fossero rossi come la porpora,
diventeranno come la lana.
Isaia 1:18  

Attualità



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Predicazioni
Il Re dei Giudei
Il Re dei Giudei

Dalla Sacra Scrittura

MATTEO 2
  1. Or essendo Gesù nato in Betleem di Giudea, ai dì del re Erode, ecco dei magi d'Oriente arrivarono in Gerusalemme, dicendo:
  2. Dov'è il re de' Giudei che è nato? Poiché noi abbiam veduto la sua stella in Oriente e siam venuti per adorarlo.
  3. Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui.
  4. E radunati tutti i capi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere.
  5. Ed essi gli dissero: In Betleem di Giudea; poiché così è scritto per mezzo del profeta:
  6. E tu, Betleem, terra di Giuda, non sei punto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un Principe, che pascerà il mio popolo Israele.
  7. Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparita;
  8. e mandandoli a Betleem, disse loro: Andate e domandate diligentemente del fanciullino; e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo.
  9. Essi dunque, udito il re, partirono; ed ecco la stella che avevano veduta in Oriente, andava dinanzi a loro, finché, giunta al luogo dov'era il fanciullino, vi si fermò sopra.
  10. Ed essi, veduta la stella, si rallegrarono di grandissima allegrezza.
  11. Ed entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua madre; e prostratisi, lo adorarono; ed aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.
  12. Poi, essendo stati divinamente avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per altra via tornarono al loro paese.
GIOVANNI 18
  1. Poi, da Caiàfa, menarono Gesù nel pretorio. Era mattina, ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e così poter mangiare la pasqua.
  2. Pilato dunque uscì fuori verso di loro, e domandò: Quale accusa portate contro quest'uomo?
  3. Essi risposero e gli dissero: Se costui non fosse un malfattore, non te lo avremmo dato nelle mani.
  4. Pilato quindi disse loro: Pigliatelo voi, e giudicatelo secondo la vostra legge. I Giudei gli dissero: A noi non è lecito far morire alcuno.
  5. E ciò affinché si adempisse la parola che Gesù aveva detta, significando di qual morte doveva morire.
  6. Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: Sei tu il Re dei Giudei?
  7. Gesù gli rispose: Dici tu questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?
  8. Pilato gli rispose: Son io forse giudeo? La tua nazione e i capi sacerdoti t'hanno messo nelle mie mani; che hai fatto?
  9. Gesù rispose: il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perch'io non fossi dato in mano dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui.
  10. Allora Pilato gli disse: Ma dunque, sei tu re? Gesù rispose: Tu lo dici; io sono re; io sono nato per questo, e per questo son venuto nel mondo, per testimoniare della verità. Chiunque è per la verità ascolta la mia voce.
  11. Pilato gli disse: Che cos'è verità? E detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei, e disse loro: Io non trovo alcuna colpa in lui.
  12. Ma voi avete l'usanza ch'io vi liberi uno per la Pasqua; volete dunque che vi liberi il Re de' Giudei?
  13. Allora gridaron di nuovo: Non costui, ma Barabba! Or Barabba era un ladrone.
Marcello Cicchese
ottobre 2019

Come cerva che assetata
Come cerva che assetata

Dalla Sacra Scrittura

SALMO 42
  1. Come la cerva desidera i corsi d'acqua,
    così l'anima mia anela a te, o Dio.
  2. L'anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente;
    quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
  3. Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte,
    mentre mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
  4. Ricordo con profonda commozione il tempo in cui camminavo con la folla
    verso la casa di Dio, tra i canti di gioia e di lode di una moltitudine in festa.
  5. Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
    Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
  6. L'anima mia è abbattuta in me; perciò io ripenso a te dal paese del Giordano,
    dai monti dell'Ermon, dal monte Misar.
  7. Un abisso chiama un altro abisso al fragore delle tue cascate;
    tutte le tue onde e i tuoi flutti sono passati su di me.
  8. Il Signore, di giorno, concedeva la sua grazia,
    e io la notte innalzavo cantici per lui come preghiera al Dio che mi dà vita.
  9. Dirò a Dio, mio difensore: «Perché mi hai dimenticato?
    Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?»
  10. Le mie ossa sono trafitte dagli insulti dei miei nemici
    che mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
  11. Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
    Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
SALMO 43
  1. Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente malvagia;
    liberami dall'uomo falso e malvagio.
  2. Tu sei il Dio che mi dà forza; perché mi hai abbandonato?
    Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?
  3. Manda la tua luce e la tua verità, perché mi guidino,
    mi conducano al tuo santo monte e alle tue dimore.
  4. Allora mi avvicinerò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia e della mia esultanza;
    e ti celebrerò con la cetra, o Dio, Dio mio!
  5. Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
    Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
Marcello Cicchese
gennaio 2008

Vanità delle vanità
Vanità delle vanità, tutto è vanità

Dalla Sacra Scrittura

ECCLESIASTE 1
  1. Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme.
  2. Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità.
  3. Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?
  4. Una generazione se ne va, un'altra viene, e la terra sussiste per sempre.
  5. Anche il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo.
  6. Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri.
  7. Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi si dirigono, continuano a dirigersi sempre.
  8. Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere e l'orecchio non è mai stanco di udire.
  9. Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole.
  10. C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questo è nuovo?» Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto.
  11. Non rimane memoria delle cose d'altri tempi; così di quanto succederà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi.
  12. Io, l'Ecclesiaste, sono stato re d'Israele a Gerusalemme,
  13. e ho applicato il cuore a cercare e a investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo: occupazione penosa, che Dio ha data ai figli degli uomini perché vi si affatichino.
  14. Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto è vanità, è un correre dietro al vento.
  15. Ciò che è storto non può essere raddrizzato, ciò che manca non può essere contato.
  16. Io ho detto, parlando in cuor mio: «Ecco io ho acquistato maggiore saggezza di tutti quelli che hanno regnato prima di me a Gerusalemme; sì, il mio cuore ha posseduto molta saggezza e molta scienza».
  17. Ho applicato il cuore a conoscere la saggezza, e a conoscere la follia e la stoltezza; ho riconosciuto che anche questo è un correre dietro al vento.
  18. Infatti, dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore.

ECCLESIASTE 2
  1. Io ho detto in cuor mio: «Andiamo! Ti voglio mettere alla prova con la gioia, e tu godrai il piacere!» Ed ecco che anche questo è vanità.
  2. Io ho detto del riso: «É una follia»; e della gioia: «A che giova?»
  1. Perciò ho odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto odioso, poiché tutto è vanità, un correre dietro al vento.

ECCLESIASTE 12
  1. Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell'uomo.

1 PIETRO 1
  1. E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno;
  2. sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri,
  3. ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.
  4. Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi;
  5. per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza fossero in Dio.
  6. Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore,
  7. perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio.
  8. Infatti, «ogni carne è come l'erba, e ogni sua gloria come il fiore dell'erba. L'erba diventa secca e il fiore cade;
  9. ma la parola del Signore rimane in eterno». E questa è la parola della buona notizia che vi è stata annunziata.

1 CORINZI 15
  1. Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria».
  2. «O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo?»
  3. Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge;
  4. ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.
  5. Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Marcello Cicchese
8 ottobre 2006

La prova della fede
La prova della fede

Dalla Sacra Scrittura

GIACOMO 1
  1. Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono disperse nel mondo: salute.
  2. Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate,
  3. sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
  4. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.
  5. Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data.
  6. Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là.
  7. Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,
  8. perché è di animo doppio, instabile in tutte le sue vie.
  9. Il fratello di umile condizione sia fiero della sua elevazione;
  10. e il ricco, della sua umiliazione, perché passerà come il fiore dell'erba.
  11. Infatti il sole sorge con il suo calore ardente e fa seccare l'erba, e il suo fiore cade e la sua bella apparenza svanisce; anche il ricco appassirà così nelle sue imprese.
  12. Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano.
Marcello Cicchese
1 ottobre 2006

L’enigma Gesù
L’enigma Gesù

Dalla Sacra Scrittura

MARCO 15
  1. E venuta l'ora sesta, si fecero tenebre per tutto il paese, fino all'ora nona.
  2. E all'ora nona, Gesù gridò con gran voce: Eloì, Eloì, lamà sabactanì? il che, interpretato, vuol dire: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
  3. E alcuni degli astanti, udito ciò, dicevano: Ecco, chiama Elia!
  4. E uno di loro corse, e inzuppata d'aceto una spugna, e postala in cima ad una canna, gli diè da bere dicendo: Aspettate, vediamo se Elia viene a trarlo giù.
  5. E Gesù, gettato un gran grido, rendé lo spirito.
  1. Ed essendo già sera (poiché era Preparazione, cioè la vigilia del sabato),
  2. venne Giuseppe d'Arimatea, consigliere onorato, il quale aspettava anch'egli il Regno di Dio; e, preso ardire, si presentò a Pilato e domandò il corpo di Gesù.
  3. Pilato si meravigliò ch'egli fosse già morto; e chiamato a sé il centurione, gli domandò se era morto da molto tempo;
  4. e saputolo dal centurione, donò il corpo a Giuseppe.
  5. E questi, comprato un panno lino e tratto Gesù giù di croce, l'involse nel panno e lo pose in una tomba scavata nella roccia, e rotolò una pietra contro l'apertura del sepolcro.
ATTI 1
  1. Nel mio primo libro, o Teofilo, parlai di tutto quel che Gesù prese e a fare e ad insegnare,
  2. fino al giorno che fu assunto in cielo, dopo aver dato per lo Spirito Santo dei comandamenti agli apostoli che avea scelto.
  3. Ai quali anche, dopo ch'ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove, facendosi veder da loro per quaranta giorni, e ragionando delle cose relative al regno di Dio.

  4. E trovandosi con essi, ordinò loro di non dipartirsi da Gerusalemme, ma di aspettarvi il compimento della promessa del Padre, la quale, egli disse, avete udita da me.
  5. Poiché Giovanni Battista battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo tra non molti giorni.
  6. Quelli dunque che erano radunati, gli domandarono: Signore, è egli in questo tempo che ristabilirai il regno ad Israele?
  7. Egli rispose loro: Non sta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riserbato alla sua propria autorità.
  8. Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra.

  9. E dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo tolse d'innanzi agli occhi loro.
  10. E come essi aveano gli occhi fissi in cielo, mentr'egli se ne andava, ecco che due uomini in vesti bianche si presentarono loro e dissero:
  11. Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto dal cielo, verrà nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo.

  12. Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, il quale è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato.
  13. E come furono entrati, salirono nella sala di sopra ove solevano trattenersi Pietro e Giovanni e Giacomo e Andrea, Filippo e Toma, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo, e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.
  14. Tutti costoro perseveravano di pari consentimento nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e coi fratelli di lui.
Marcello Cicchese
dicembre 2019

Salmi 124, 129
Salmo 124
  1. Se non fosse stato l'Eterno
    che fu per noi,
    lo dica pure ora Israele,
  2. se non fosse stato l'Eterno
    che fu per noi,
    quando gli uomini si levarono
    contro noi,
  3. allora ci avrebbero inghiottiti tutti vivi, quando l'ira loro
    ardeva contro noi;
  4. allora le acque ci avrebbero sommerso, il torrente sarebbe passato sull'anima nostra;
  5. allora le acque orgogliose sarebbero passate sull'anima nostra.
  6. Benedetto sia l'Eterno
    che non ci ha dato in preda ai loro denti!
  7. L'anima nostra è scampata,
    come un uccello dal laccio degli uccellatori;
    il laccio è stato rotto, e noi siamo scampati.
  8. Il nostro aiuto è nel nome dell'Eterno,
    che ha fatto il cielo e la terra.

Salmo 129
  1. Molte volte m'hanno oppresso dalla mia giovinezza!
    Lo dica pure Israele:
  2. Molte volte m'hanno oppresso dalla mia giovinezza;
    eppure, non hanno potuto vincermi.
  3. Degli aratori hanno arato sul mio dorso,
    v'hanno tracciato i loro lunghi solchi.
  4. L'Eterno è giusto;
    egli ha tagliato le funi degli empi.
  5. Siano confusi e voltin le spalle
    tutti quelli che odiano Sion!
  6. Siano come l'erba dei tetti,
    che secca prima di crescere!
  7. Non se n'empie la mano il mietitore,
    né le braccia chi lega i covoni;
  8. e i passanti non dicono:
    La benedizione dell'Eterno sia sopra voi;
    noi vi benediciamo nel nome dell'Eterno!
Marcello Cicchese
31 maggio 2015

Dio con gli uomini
Dio abiterà con gli uomini

Dalla Sacra Scrittura

Apocalisse 21:1-3
  1. Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più.
  2. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere giù dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
  3. E udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo (skene) di Dio con gli uomini! Egli abiterà (skenao) con loro, ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio."
Esodo 25
  1. E mi facciano un santuario perch'io abiti (shachan) in mezzo a loro.
  2. Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo (mishchan) e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti.
Esodo 29
  1. Sarà un olocausto perpetuo offerto dai vostri discendenti, all'ingresso della tenda di convegno, davanti all'Eterno, dove io v'incontrerò per parlare qui con te.
  2. E là io mi troverò coi figli d'Israele; e la tenda sarà santificata dalla mia gloria.
  3. E santificherò la tenda di convegno e l'altare; anche Aaronne e i suoi figliuoli santificherò, perché mi esercitino l'ufficio di sacerdoti.
  4. E abiterò (shachan) in mezzo ai figli d'Israele e sarò il loro Dio.
  5. Ed essi conosceranno che io sono l'Eterno, l'Iddio loro, che li ho tratti dal paese d'Egitto per abitare (shachan) tra loro. Io sono l'Eterno, l'Iddio loro.
Giovanni 1
  1. E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato (skenao) per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell'Unigenito venuto da presso al Padre.
Luca 17
  1. Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà:
  2. "Eccolo qui", o "eccolo là"; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi.
Giovanni 1
  1. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto.
  2. È venuto in casa sua, e i suoi non l'hanno ricevuto:
  3. ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome.
Matteo 18
  1. Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.
1 Corinzi 3
  1. Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
  2. Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.
Giovanni 14
  1. Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!
  2. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che vado a prepararvi un luogo?
  3. Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi".
Marcello Cicchese
novembre 2016

Io vi darò riposo
  «Io vi darò riposo»

  Matteo 11:28-30
  Venite a me, voi tutti
  che siete travagliati ed aggravati,
  e io vi darò riposo.
  Prendete su voi il mio giogo
  ed imparate da me,
  perch'io sono mansueto ed umile di cuore;
  e voi troverete riposo alle anime vostre;
  poiché il mio giogo è dolce
  e il mio carico è leggero.

Marcello Cicchese
ottobre 2015

Tempi difficili
Negli ultimi giorni
verranno tempi difficili


Seconda lettera di Paolo a Timoteo

Capitolo 3
  1. Or sappi questo: che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili;
  2. perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi,
  3. senza affezione naturale, mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,
  4. traditori, temerari, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio,
  5. avendo le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza.
  6. Anche costoro schiva! Poiché del numero di costoro sono quelli che s'insinuano nelle case e cattivano donnicciuole cariche di peccati, e agitate da varie cupidigie,
  7. che imparano sempre e non possono mai pervenire alla conoscenza della verità.
  8. E come Jannè e Iambrè contrastarono a Mosè, così anche costoro contrastano alla verità: uomini corrotti di mente, riprovati quanto alla fede.
  9. Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini.
  10. Quanto a te, tu hai tenuto dietro al mio insegnamento, alla mia condotta, ai miei propositi, alla mia fede, alla mia pazienza, al mio amore, alla mia costanza,
  11. alle mie persecuzioni, alle mie sofferenze, a quel che mi avvenne ad Antiochia, ad Iconio ed a Listra. Sai quali persecuzioni ho sopportato; e il Signore mi ha liberato da tutte.
  12. E d'altronde tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati;
  13. mentre i malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, seducendo ed essendo sedotti.
  14. Ma tu persevera nelle cose che hai imparate e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi le hai imparate,
  15. e che fin da fanciullo hai avuto conoscenza degli Scritti sacri, i quali possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù.
  16. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia,
  17. affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.

Capitolo 4
  1. Io te ne scongiuro nel cospetto di Dio e di Cristo Gesù che ha da giudicare i vivi e i morti, e per la sua apparizione e per il suo regno:
  2. Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo.
  3. Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d'udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie
  4. e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.
  5. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa' l'opera d'evangelista, compi tutti i doveri del tuo ministero.
Marcello Cicchese
luglio 2015

Il libro di Giobbe
Giobbe: una questione di giustizia

La figura di Giobbe viene di solito messa in relazione con il problema della sofferenza. Dallo studio del libro su cui si basa la seguente predicazione emerge invece che l’angoscioso tormento in cui si dibatte Giobbe non è dovuto all’inesplicabilità del problema della sofferenza, ma al crollo di un pilastro che aveva sostenuto fino a quel momento la sua vita: la fede nella giustizia di Dio. Le “buone parole” con cui i suoi amici cercano di metterlo sulla buona strada lo spingono sempre di più sul ciglio di un baratro in cui corre il rischio di cadere e perdersi definitivamente: il pensiero di essere più giusto di Dio.

Marcello Cicchese
novembre 2018

Testo delle letture

1.6 Or accadde un giorno, che i figli di Dio vennero a presentarsi davanti all'Eterno, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro.
   7 E l'Eterno disse a Satana: 'Da dove vieni?' E Satana rispose all'Eterno: 'Dal percorrere la terra e dal passeggiar per essa'.
   8 E l'Eterno disse a Satana: 'Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male'.
   9 E Satana rispose all'Eterno: 'È egli forse per nulla che Giobbe teme Iddio?
 10 Non l'hai tu circondato d'un riparo, lui, la sua casa, e tutto quello che possiede? Tu hai benedetto l'opera delle sue mani, e il suo bestiame ricopre tutto il paese.
 11 Ma stendi un po' la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia'.
 12 E l'Eterno disse a Satana: 'Ebbene! tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona'. - E Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno.


1.20 Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò e disse:
   21 'Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra; l'Eterno ha dato, l'Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell'Eterno'.
   22 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di mal fatto.


2.E l'Eterno disse a Satana:
   3 'Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità benché tu m'abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo'.
   4 E Satana rispose all'Eterno: 'Pelle per pelle! L'uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita;
   5 ma stendi un po' la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia'.
   6 E l'Eterno disse a Satana: 'Ebbene esso è in tuo potere; soltanto, rispetta la sua vita'.
   7 E Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno e colpì Giobbe d'un'ulcera maligna dalla pianta de' piedi al sommo del capo; e Giobbe prese un còccio per grattarsi, e stava seduto nella cenere.
   8 E sua moglie gli disse: 'Ancora stai saldo nella tua integrità?
   9 Ma lascia stare Iddio, e muori!'
10 E Giobbe a lei: 'Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d'accettare il male?' - In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.


3.1 Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno della sua nascita.
   2 E prese a dire così:
   3 «Perisca il giorno ch'io nacqui e la notte che disse: 'È concepito un maschio!'
   4 Quel giorno si converta in tenebre, non se ne curi Iddio dall'alto, né splenda sovr'esso raggio di luce!
   5 Se lo riprendano le tenebre e l'ombra di morte, resti sovr'esso una fitta nuvola, le eclissi lo riempiano di paura!


3.11 Perché non morii nel seno di mia madre? Perché non spirai appena uscito dalle sue viscere?
   12 Perché trovai delle ginocchia per ricevermi e delle mammelle da poppare?
   20 Perché dar la luce all'infelice e la vita a chi ha l'anima nell'amarezza,
   23 Perché dar vita a un uomo la cui via è oscura, e che Dio ha stretto in un cerchio?


9.20 Fossi pur giusto, la mia bocca stessa mi condannerebbe; fossi pure integro, essa mi farebbe dichiarar perverso.
   21 Integro! Sì, lo sono! di me non mi preme, io disprezzo la vita!
   22 Per me è tutt'uno! perciò dico: 'Egli distrugge ugualmente l'integro ed il malvagio.
   23 Se un flagello, a un tratto, semina la morte, egli ride dello sgomento degli innocenti.
   24 La terra è data in balìa dei malvagi; egli vela gli occhi ai giudici di essa; se non è lui, chi è dunque'?


13.7 Volete dunque difendere Iddio parlando iniquamente?


19.5 Ma se proprio volete insuperbire contro di me e rimproverarmi la vergogna in cui mi trovo,
    6 allora sappiatelo: chi m'ha fatto torto e m'ha avvolto nelle sue reti è Dio.
    7 Ecco, io grido: 'Violenza!' e nessuno risponde; imploro aiuto, ma non c'è giustizia!


24.12 Sale dalle città il gemito dei morenti; l'anima de' feriti implora aiuto, e Dio non si cura di codeste infamie!

24.22 Iddio con la sua forza prolunga i giorni dei prepotenti, i quali risorgono, quand'ormai disperavano della vita.

24.25 Se così non è, chi mi smentirà, chi annienterà il mio dire?


27.5 Lungi da me l'idea di darvi ragione! Fino all'ultimo respiro non mi lascerò togliere la mia integrità.
    6 Ho preso a difendere la mia giustizia e non cederò; il cuore non mi rimprovera uno solo dei miei giorni.


31.35 Oh, avessi pure chi m'ascoltasse!... ecco qua la mia firma! l'Onnipotente mi risponda! Scriva l'avversario mio la sua querela,
    36 ed io la porterò attaccata alla mia spalla, me la cingerò come un diadema!
    37 Gli renderò conto di tutti i miei passi, a lui mi avvicinerò come un principe!


1.6 Or avvenne un giorno, che i figli di Dio vennero a presentarsi davanti all'Eterno, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro.


16.19 Già fin d'ora, ecco, il mio Testimonio è in cielo, il mio Garante è nei luoghi altissimi.
    20 Gli amici mi deridono, ma a Dio si volgon piangenti gli occhi miei;
    21 sostenga egli le ragioni dell'uomo presso Dio, le ragioni del figlio dell'uomo contro i suoi compagni!


19.25 Ma io so che il mio Vendicatore vive, e che alla fine si leverà sulla polvere.
    26 E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Iddio.
    27 Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno gli occhi miei, non quelli d'un altro... il cuore, dalla brama, mi si strugge in seno!


9.32 Dio non è un uomo come me, perch'io gli risponda e che possiam comparire in giudizio assieme.
  33 Non c'è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!


42.7 Dopo che ebbe rivolto questi discorsi a Giobbe, l'Eterno disse a Elifaz di Teman: 'L'ira mia è accesa contro te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe.


32.1 Quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe perché egli si credeva giusto.
     2 Allora l'ira di Elihu, figliuolo di Barakeel il Buzita, della tribù di Ram, s'accese:
     3 s'accese contro Giobbe, perché riteneva giusto se stesso anziché Dio; s'accese anche contro i tre amici di lui perché non avean trovato che rispondere, sebbene condannassero Giobbe.


32.13 Non avete dunque ragione di dire: 'Abbiam trovato la sapienza! Dio soltanto lo farà cedere; non l'uomo!'
 14 Egli non ha diretto i suoi discorsi contro a me, ed io non gli risponderò colle vostre parole.


33.1 Ma pure, ascolta, o Giobbe, il mio dire, porgi orecchio a tutte le mie parole!
   2 Ecco, apro la bocca, la lingua parla sotto il mio palato.
   3 Nelle mie parole è la rettitudine del mio cuore; e le mie labbra diran sinceramente quello che so.
   4 Lo spirito di Dio mi ha creato, e il soffio dell'Onnipotente mi dà la vita.
   5 Se puoi, rispondimi; prepara le tue ragioni, fatti avanti!
   6 Ecco, io sono uguale a te davanti a Dio; anch'io, fui tratto dall'argilla.
   7 Spavento di me non potrà quindi sgomentarti, e il peso della mia autorità non ti potrà schiacciare.
   8 Davanti a me tu dunque hai detto (e ho bene udito il suono delle tue parole):
   9 'Io sono puro, senza peccato; sono innocente, non c'è iniquità in me;
 10 ma Dio trova contro me degli appigli ostili, mi tiene per suo nemico;
 11 mi mette i piedi nei ceppi, spia tutti i miei movimenti'.
 12 E io ti rispondo: In questo non hai ragione; giacché Dio è più grande dell'uomo.
 13 Perché contendi con lui? poich'egli non rende conto d'alcuno dei suoi atti.
 14 Iddio parla, bensì, una volta ed anche due, ma l'uomo non ci bada;
 15 parla per via di sogni, di visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali, quando sui loro letti essi giacciono assopiti;
 16 allora egli apre i loro orecchi e dà loro in segreto degli ammonimenti,
 17 per distoglier l'uomo dal suo modo d'agire e tener lungi da lui la superbia;
 18 per salvargli l'anima dalla fossa, la vita dal dardo mortale.
 19 L'uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore, dall'agitazione incessante delle sue ossa;
 20 quand'egli ha in avversione il pane, e l'anima sua schifa i cibi più squisiti;
 21 la carne gli si consuma, e sparisce, mentre le ossa, prima invisibili, gli escon fuori,
 22 l'anima sua si avvicina alla fossa, e la sua vita a quelli che danno la morte.
 23 Ma se, presso a lui, v'è un angelo, un interprete, uno solo fra i mille, che mostri all'uomo il suo dovere,
 24 Iddio ha pietà di lui e dice: 'Risparmialo, che non scenda nella fossa! Ho trovato il suo riscatto'.
 25 Allora la sua carne divien fresca più di quella d'un bimbo; egli torna ai giorni della sua giovinezza;
 26 implora Dio, e Dio gli è propizio; gli dà di contemplare il suo volto con giubilo, e lo considera di nuovo come giusto.
 27 Ed egli va cantando fra la gente e dice: 'Avevo peccato, pervertito la giustizia, e non sono stato punito come meritavo.
 28 Iddio ha riscattato l'anima mia, onde non scendesse nella fossa e la mia vita si schiude alla luce!'
 29 Ecco, tutto questo Iddio lo fa due, tre volte, all'uomo,
 30 per ritrarre l'anima di lui dalla fossa, perché su di lei splenda la luce della vita.
 31 Sta' attento, Giobbe, dammi ascolto; taci, ed io parlerò.
 32 Se hai qualcosa da dire, rispondi, parla, ché io vorrei poterti dar ragione. 33 Se no, tu dammi ascolto, taci, e t'insegnerò la saviezza».


34.29 Quando Iddio dà requie chi lo condannerà? Chi potrà contemplarlo quando nasconde il suo volto a una nazione ovvero a un individuo,
 30 per impedire all'empio di regnare, per allontanar dal popolo le insidie?
 31 Quell'empio ha egli detto a Dio: 'Io porto la mia pena, non farò più il male,
 32 mostrami tu quel che non so vedere; se ho agito perversamente, non lo farò più'?
 33 Dovrà forse Iddio render la giustizia a modo tuo, che tu lo critichi? Ti dirà forse: 'Scegli tu, non io, quello che sai, dillo'?
 34 La gente assennata e ogni uomo savio che m'ascolta, mi diranno:
 35 'Giobbe parla senza giudizio, le sue parole sono senza intendimento'.
 36 Ebbene, sia Giobbe provato sino alla fine! poiché le sue risposte son quelle degli iniqui, 37 poiché aggiunge al peccato suo la ribellione, batte le mani in mezzo a noi, e moltiplica le sue parole contro Dio».


35.9 Si grida per le molte oppressioni, si levano lamenti per la violenza dei grandi;
 10 ma nessuno dice: 'Dov'è Dio, il mio creatore, che nella notte concede canti di gioia,
 11 che ci fa più intelligenti delle bestie de' campi e più savi degli uccelli del cielo?'
 12 Si grida, sì, ma egli non risponde, a motivo della superbia dei malvagi.
 13 Certo, Dio non dà ascolto a lamenti vani; l'Onnipotente non ne fa nessun conto.
 14 E tu, quando dici che non lo scorgi, la causa tua gli sta dinanzi; sappilo aspettare!
 15 Ma ora, perché la sua ira non punisce, perch'egli non prende rigorosa conoscenza delle trasgressioni,
 16 Giobbe apre vanamente le labbra e accumula parole senza conoscimento».


36.8 Se gli uomini son talora stretti da catene, se son presi nei legami dell'afflizione,
   9 Dio fa lor conoscere la lor condotta, le loro trasgressioni, giacché si sono insuperbiti;
 10 egli apre così i loro orecchi a' suoi ammonimenti, e li esorta ad abbandonare il male.
 11 Se l'ascoltano, se si sottomettono, finiscono i loro giorni nel benessere, e gli anni loro nella gioia;
 12 ma, se non l'ascoltano, periscono trafitti da' suoi dardi, muoiono per mancanza d'intendimento.
 13 Gli empi di cuore s'abbandonano alla collera, non implorano Iddio quand'egli li incatena;
 14 così muoiono nel fiore degli anni, e la loro vita finisce come quella dei dissoluti;
 15 ma Dio libera l'afflitto mediante l'afflizione, e gli apre gli orecchi mediante la sventura.
 16 Te pure ti vuole trarre dalle fauci della distretta, al largo, dove non è più angustia, e coprire la tua mensa tranquilla di cibi succulenti.
 17 Ma, se giudichi le vie di Dio come fanno gli empi, il giudizio e la sentenza di lui ti piomberanno addosso.
 18 Bada che la collera non ti trasporti alla bestemmia, e la grandezza del riscatto non t'induca a fuorviare!


37.1 A tale spettacolo il cuor mi trema e balza fuor del suo luogo.
   2 Udite, udite il fragore della sua voce, il rombo che esce dalla sua bocca!
   3 Egli lo lancia sotto tutti i cieli e il suo lampo guizza fino ai lembi della terra.
   4 Dopo il lampo, una voce rugge; egli tuona con la sua voce maestosa; e quando s'ode la voce, il fulmine non è già più nella sua mano.
   5 Iddio tuona con la sua voce maravigliosamente; grandi cose egli fa che noi non intendiamo.


38.1 Allora l'Eterno rispose a Giobbe dal seno della tempesta, e disse:
   2 «Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno?»


42.1 Allora Giobbe rispose all'Eterno e disse:
   2 «Io riconosco che tu puoi tutto, e che nulla può impedirti d'eseguire un tuo disegno.
   3 Chi è colui che senza intendimento offusca il tuo disegno?... Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; son cose per me troppo maravigliose ed io non le conosco.
   4 Deh, ascoltami, io parlerò; io ti farò delle domande e tu insegnami!
   5 Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio t'ha veduto.
   6 Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere».


42.12 E l'Eterno benedì gli ultimi anni di Giobbe più de' primi.


42.16 Giobbe, dopo questo, visse centoquarant'anni, e vide i suoi figli e i figli dei suoi figli, fino alla quarta generazione.
    17 Poi Giobbe morì vecchio e sazio di giorni.

Il lebbroso purificato
Il lebbroso purificato
  1. Ed avvenne che, trovandosi egli in una di quelle città, ecco un uomo pieno di lebbra, il quale, veduto Gesù e gettatosi con la faccia a terra, lo pregò dicendo: Signore, se tu vuoi, tu puoi purificarmi.
  2. Ed egli, stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii purificato. E in quell'istante la lebbra sparì da lui.
  3. E Gesù gli comandò di non dirlo a nessuno: Ma va', gli disse, mostrati al sacerdote ed offri per la tua purificazione quel che ha prescritto Mosè; e ciò serva loro di testimonianza.
  4. Però la fama di lui si spandeva sempre più; e molte turbe si adunavano per udirlo ed essere guarite delle loro infermità.
  5. Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.
Marcello Cicchese
novembre 2015

Io vi lascio pace
Io vi lascio pace

Giovanni 14:27
  Io vi lascio pace; vi do la mia pace.
  Io non vi do come il mondo dà.
  Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.

Giovanni 16:33
  Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.
  Nel mondo avrete tribolazione;
  ma fatevi animo, io ho vinto il mondo.

Matteo 11:28-30
  Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati,
  e io vi darò riposo.
  Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me,
  perch'io sono mansueto ed umile di cuore;
  e voi troverete riposo alle anime vostre;
  poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.

Marcello Cicchese
febbraio 2016

Salmo 62
Salmo 62
  1. Solo in Dio l'anima mia s'acqueta;
    da lui viene la mia salvezza.
  2. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza,
    il mio alto ricetto; io non sarò grandemente smosso.
  3. Fino a quando vi avventerete sopra un uomo
    e cercherete tutti insieme di abbatterlo
    come una parete che pende,
    come un muricciuolo che cede?
  4. Essi non pensano che a farlo cadere dalla sua altezza;
    prendono piacere nella menzogna;
    benedicono con la bocca,
    ma internamente maledicono. Sela.
  5. Anima mia, acquétati in Dio solo,
    poiché da lui viene la mia speranza.
  6. Egli solo è la mia ròcca e la mia salvezza;
    egli è il mio alto ricetto; io non sarò smosso.
  7. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
    la mia forte ròcca e il mio rifugio sono in Dio.
  8. Confida in lui ogni tempo, o popolo;
    espandi il tuo cuore nel suo cospetto;
    Dio è il nostro rifugio. Sela.
  9. Gli uomini del volgo non sono che vanità,
    e i nobili non sono che menzogna;
    messi sulla bilancia vanno su,
    tutti assieme sono più leggeri della vanità.
  10. Non confidate nell'oppressione,
    e non mettete vane speranze nella rapina;
    se le ricchezze abbondano, non vi mettete il cuore.
  11. Dio ha parlato una volta,
    due volte ho udito questo:
    Che la potenza appartiene a Dio;
  12. e a te pure, o Signore, appartiene la misericordia;
    perché tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Marcello Cicchese
agosto 2017

Salmo 22
Salmo 22
  1. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito?
  2. Dio mio, io grido di giorno, e tu non rispondi; di notte ancora, e non ho posa alcuna.
  3. Eppure tu sei il Santo, che siedi circondato dalle lodi d'Israele.
  4. I nostri padri confidarono in te; e tu li liberasti.
  5. Gridarono a te, e furono salvati; confidarono in te, e non furono confusi.
  6. Ma io sono un verme e non un uomo; il vituperio degli uomini, e lo sprezzato dal popolo.
  7. Chiunque mi vede si fa beffe di me; allunga il labbro, scuote il capo, dicendo:
  8. Ei si rimette nell'Eterno; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce!
  9. Sì, tu sei quello che m'hai tratto dal seno materno; m'hai fatto riposar fidente sulle mammelle di mia madre.
  10. A te fui affidato fin dalla mia nascita, tu sei il mio Dio fin dal seno di mia madre.
  11. Non t'allontanare da me, perché l'angoscia è vicina, e non v'è alcuno che m'aiuti.

  12. Grandi tori m'han circondato; potenti tori di Basan m'hanno attorniato;
  13. apron la loro gola contro a me, come un leone rapace e ruggente.
  14. Io son come acqua che si sparge, e tutte le mie ossa si sconnettono; il mio cuore è come la cera, si strugge in mezzo alle mie viscere.
  15. Il mio vigore s'inaridisce come terra cotta, e la lingua mi s'attacca al palato; tu m'hai posto nella polvere della morte.
  16. Poiché cani m'han circondato; uno stuolo di malfattori m'ha attorniato; m'hanno forato le mani e i piedi.
  17. Posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano e m'osservano;
  18. spartiscon fra loro i miei vestimenti e tirano a sorte la mia veste.
  19. Tu dunque, o Eterno, non allontanarti, tu che sei la mia forza, t'affretta a soccorrermi.
  20. Libera l'anima mia dalla spada, l'unica mia, dalla zampa del cane;
  21. salvami dalla gola del leone. Tu mi risponderai liberandomi dalle corna dei bufali.

  22. Io annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea.
  23. O voi che temete l'Eterno, lodatelo! Glorificatelo voi, tutta la progenie di Giacobbe, e voi tutta la progenie d'Israele, abbiate timor di lui!
  24. Poich'egli non ha sprezzata né disdegnata l'afflizione dell'afflitto, e non ha nascosta la sua faccia da lui; ma quand'ha gridato a lui, ei l'ha esaudito.
  25. Tu sei l'argomento della mia lode nella grande assemblea; io adempirò i miei voti in presenza di quelli che ti temono.
  26. Gli umili mangeranno e saranno saziati; quei che cercano l'Eterno lo loderanno; il loro cuore vivrà in perpetuo.
  27. Tutte le estremità della terra si ricorderan dell'Eterno e si convertiranno a lui; e tutte le famiglie delle nazioni adoreranno nel tuo cospetto.
  28. Poiché all'Eterno appartiene il regno, ed egli signoreggia sulle nazioni.
  29. Tutti gli opulenti della terra mangeranno e adoreranno; tutti quelli che scendon nella polvere e non posson mantenersi in vita s'inginocchieranno dinanzi a lui.
  30. La posterità lo servirà; si parlerà del Signore alla ventura generazione.
  31. 31 Essi verranno e proclameranno la sua giustizia, e al popolo che nascerà diranno come egli ha operato.
Marcello Cicchese
settembre 2016

L'intoppo
L’intoppo che fa cadere nell’iniquità

Ezechiele 7:1-4
  1. E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini:
  2. 'E tu, figlio d'uomo, così parla il Signore, l'Eterno, riguardo al paese d'Israele: La fine! la fine viene sulle quattro estremità del paese!
  3. Ora ti sovrasta la fine, e io manderò contro di te la mia ira, ti giudicherò secondo la tua condotta, e ti farò ricadere addosso tutte le tue abominazioni.
  4. E l'occhio mio non ti risparmierà, io sarò senza pietà, ti farò ricadere addosso tutta la tua condotta e le tue abominazioni saranno in mezzo a te; e voi conoscerete che io sono l'Eterno.

Ezechiele 8:1-13
  1. E il sesto anno, il quinto giorno del sesto mese, avvenne che, come io stavo seduto in casa mia e gli anziani di Giuda erano seduti in mia presenza, la mano del Signore, dell'Eterno, cadde quivi su me.
  2. Io guardai, ed ecco una figura d'uomo, che aveva l'aspetto del fuoco; dai fianchi in giù pareva di fuoco; e dai fianchi in su aveva un aspetto risplendente, come di terso rame.
  3. Egli stese una forma di mano, e mi prese per una ciocca de' miei capelli; e lo spirito mi sollevò fra terra e cielo, e mi trasportò in visioni divine a Gerusalemme, all'ingresso della porta interna che guarda verso il settentrione, dov'era posto l'idolo della gelosia, che eccita a gelosia.
  4. Ed ecco che quivi era la gloria dell'Iddio d'Israele, come nella visione che avevo avuta nella valle.
  5. Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, alza ora gli occhi verso il settentrione'. Ed io alzai gli occhi verso il settentrione, ed ecco che al settentrione della porta dell'altare, all'ingresso, stava quell'idolo della gelosia.
  6. Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, vedi tu quello che costoro fanno? le grandi abominazioni che la casa d'Israele commette qui, perché io m'allontani dal mio santuario? Ma tu vedrai ancora altre più grandi abominazioni'.
  7. Ed egli mi condusse all'ingresso del cortile. Io guardai, ed ecco un buco nel muro.
  8. Allora egli mi disse: 'Figlio d'uomo, adesso fora il muro'. E quand'io ebbi forato il muro, ecco una porta.
  9. Ed egli mi disse: 'Entra, e guarda le scellerate abominazioni che costoro commettono qui'.
  10. Io entrai, e guardai: ed ecco ogni sorta di figure di rettili e di bestie abominevoli, e tutti gl'idoli della casa d'Israele dipinti sul muro attorno;
  11. e settanta fra gli anziani della casa d'Israele, in mezzo ai quali era Jaazania, figlio di Shafan, stavano in piedi davanti a quelli, avendo ciascuno un turibolo in mano, dal quale saliva il profumo d'una nuvola d'incenso.
  12. Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, hai tu visto quello che gli anziani della casa d'Israele fanno nelle tenebre, ciascuno nelle camere riservate alle sue immagini? poiché dicono: - L'Eterno non ci vede, l'Eterno ha abbandonato il paese'.
  13. Poi mi disse: 'Tu vedrai ancora altre più grandi abominazioni che costoro commettono'.

Ezechiele 14:1-11
  1. Or vennero a me alcuni degli anziani d'Israele, e si sedettero davanti a me.
  2. E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini:
  3. 'Figlio d'uomo, questi uomini hanno innalzato i loro idoli nel loro cuore, e si sono messi davanti l'intoppo che li fa cadere nella loro iniquità; come potrei io esser consultato da costoro?
  4. Perciò parla e di' loro: Così dice il Signore, l'Eterno: Chiunque della casa d'Israele innalza i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nella sua iniquità, e poi viene al profeta, io, l'Eterno, gli risponderò come si merita per la moltitudine dei suoi idoli,
  5. affin di prendere per il loro cuore quelli della casa d'Israele che si sono alienati da me tutti quanti per i loro idoli.
  6. Perciò di' alla casa d'Israele: Così parla il Signore, l'Eterno: Tornate, ritraetevi dai vostri idoli, stornate le vostre facce da tutte le vostre abominazioni.
  7. Poiché, a chiunque della casa d'Israele o degli stranieri che soggiornano in Israele si separa da me, innalza i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nella sua iniquità e poi viene al profeta per consultarmi per suo mezzo, risponderò io, l'Eterno, da me stesso.
  8. Io volgerò la mia faccia contro a quell'uomo, ne farò un segno e un proverbio, e lo sterminerò di mezzo al mio popolo; e voi conoscerete che io sono l'Eterno.
  9. E se il profeta si lascia sedurre e dice qualche parola, io, l'Eterno, sono quegli che avrò sedotto il profeta; e stenderò la mia mano contro di lui, e lo distruggerò di mezzo al mio popolo d'Israele.
  10. E ambedue porteranno la pena della loro iniquità: la pena del profeta sarà pari alla pena di colui che lo consulta,
  11. affinché quelli della casa d'Israele non vadano più errando lungi da me, e non si contaminino più con tutte le loro trasgressioni, e siano invece mio popolo, e io sia il loro Dio, dice il Signore, l'Eterno'.
Marcello Cicchese
ottobre 2016

Salmo 125
Salmo 125
    Canto dei pellegrinaggi.
  1. Quelli che confidano nell'Eterno
    sono come il monte di Sion, che non può essere smosso,
    ma dimora in perpetuo.
  2. Gerusalemme è circondata dai monti;
    e così l'Eterno circonda il suo popolo,
    da ora in perpetuo.
  3. Poiché lo scettro dell'empietà
    non rimarrà sulla eredità dei giusti,
    affinché i giusti non mettano mano all'iniquità.
  4. O Eterno, fa' del bene a quelli che sono buoni,
    e a quelli che sono retti nel loro cuore.
  5. Ma quanto a quelli che deviano per le loro vie tortuose,
    l'Eterno li farà andare con gli operatori d'iniquità.
    Pace sia sopra Israele.
Marcello Cicchese
luglio 2017

La pazienza dl Dio
La pazienza di Dio e la nostra speranza
Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, noi l'aspettiamo con pazienza (Romani 8.25).

Marcello Cicchese
settembre 2017

Salmo 23
Salmo 23
  1. L'Eterno è il mio pastore, nulla mi manca.
  2. Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi, mi guida lungo le acque chete.
  3. Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.
  4. Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano.
  5. Tu apparecchi davanti a me la mensa al cospetto dei miei nemici; tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca.
  6. Certo, beni e benignità m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; ed io abiterò nella casa dell'Eterno per lunghi giorni.
Marcello Cicchese
settembre 2017

Filippesi 3:17-21
Il corpo della nostra umiliazione
Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti camminano (ve l'ho detto spesso e ve lo dico anche ora piangendo), da nemici della croce di Cristo; la fine dei quali è la perdizione, il cui dio è il ventre, e la cui gloria è in quel che torna a loro vergogna; gente che ha l'animo alle cose della terra. Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove anche aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa.
Filippesi 3:17-21
Marcello Cicchese
giugno 2016

Romani 12:1-2
Il rinnovamento della mente
Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, il che è il vostro culto spirituale. e non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà.
Romani 12:1-2
Marcello Cicchese
gennaio 2017

Salmo 90
Salmo 90
  1. Preghiera di Mosè, uomo di Dio.
    O Signore, tu sei stato per noi un rifugio
    di generazione in generazione.
  2. Prima che i monti fossero nati
    e che tu avessi formato la terra e il mondo,
    da eternità a eternità tu sei Dio.
  3. Tu fai tornare i mortali in polvere
    e dici: Ritornate, o figli degli uomini.
  4. Perché mille anni, agli occhi tuoi,
    sono come il giorno d'ieri quand'è passato,
    e come una veglia nella notte.
  5. Tu li porti via come una piena; sono come un sogno.
    Son come l'erba che verdeggia la mattina;
  6. la mattina essa fiorisce e verdeggia,
    la sera è segata e si secca.
  7. Poiché noi siamo consumati dalla tua ira,
    e siamo atterriti per il tuo sdegno.
  8. Tu metti le nostre iniquità davanti a te,
    e i nostri peccati occulti, alla luce della tua faccia.
  9. Tutti i nostri giorni spariscono per il tuo sdegno;
    noi finiamo gli anni nostri come un soffio.
  10. I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni;
    o, per i più forti, a ottant'anni;
    e quel che ne fa l'orgoglio, non è che travaglio e vanità;
    perché passa presto, e noi ce ne voliamo via.
  11. Chi conosce la forza della tua ira
    e il tuo sdegno secondo il timore che t'è dovuto?
  12. Insegnaci dunque a così contare i nostri giorni,
    che acquistiamo un cuore saggio.
  13. Ritorna, o Eterno; fino a quando?
    e muoviti a pietà dei tuoi servitori.
  14. Saziaci al mattino della tua benignità,
    e noi giubileremo, ci rallegreremo tutti i giorni nostri.
  15. Rallegraci in proporzione dei giorni che ci hai afflitti,
    e degli anni che abbiamo sentito il male.
  16. Apparisca l'opera tua a pro dei tuoi servitori,
    e la tua gloria sui loro figli.
  17. La grazia del Signore Dio nostro sia sopra noi,
    e rendi stabile l'opera delle nostre mani;
    sì, l'opera delle nostre mani rendila stabile.

Marcello Cicchese
31 dicembre 2017

Dal Salmo 119
Salmo 119
  1. L'anima mia è attaccata alla polvere;
    vivificami secondo la tua parola.
  2. Io ti ho narrato le mie vie e tu m'hai risposto;
    insegnami i tuoi statuti.
  3. Fammi intendere la via dei tuoi precetti,
    ed io mediterò le tue meraviglie.
  4. L'anima mia, dal dolore, si strugge in lacrime;
    rialzami secondo la tua parola.
  5. Tieni lontana da me la via della menzogna,
    e, nella tua grazia, fammi intendere la tua legge,
  6. io ho scelto la via della fedeltà,
    mi son posto i tuoi giudizi dinanzi agli occhi.
  7. Io mi tengo attaccato alle tue testimonianze;
    o Eterno, non lasciare che io sia confuso.
  8. Io correrò per la via dei tuoi comandamenti,
    quando m'avrai allargato il cuore.

Marcello Cicchese
19 luglio 2018

Il giorno del riposo
Il giorno del riposo

Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' in essi ogni opera tua; ma il settimo giorno è giorno di riposo, sacro all'Eterno, che è l'Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figlio, né la tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l'Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l'Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l'ha santificato.

Esodo 20:8-11

Marcello Cicchese
dicembre 2014

Perché siete così ansiosi?
«Perché siete così ansiosi?»

Dal Vangelo di Matteo

CAPITOLO 6
  1. Nessuno può servire a due padroni; perché o odierà l'uno ed amerà l'altro, o si atterrà all'uno e sprezzerà l'altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona.
  2. Perciò vi dico: Non siate con ansiosi per la vita vostra di quel che mangerete o di quel che berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?
  3. Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce. Non siete voi assai più di loro?
  4. E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla sua statura anche un cubito?
  5. E intorno al vestire, perché siete con ansietà solleciti? Considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano e non filano;
  6. eppure io vi dico che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro.
  7. Or se Dio riveste in questa maniera l'erba de' campi che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà Egli molto più voi, o gente di poca fede?
  8. Non siate dunque con ansiosi, dicendo: Che mangeremo? che berremo? o di che ci vestiremo?
  9. Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; e il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose.
  10. Ma cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. 34 Non siate dunque con ansietà solleciti del domani; perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.
Marcello Cicchese
dicembre 2015


Attenzione ai padroni del web che diventano censori

di Ugo Volli

Nei giorni scorsi Facebook ha sospeso parzialmente l'account ufficiale di Netanyahu in seguito a un post in cui il Primo Ministro di Israele invitava chi avesse dei dubbi sul vaccino anti-Covid a fargli avere il suo numero di telefono, dicendo di essere disposto a chiamare i perplessi e a cercare di convincerli. Si trattava di un gesto politico, che rientra nella campagna del governo israeliano per diffondere al massimo e in fretta la vaccinazione anti-Covid: una campagna che in tutto il mondo è stata lodata come esemplare. Ma a Facebook il post non è piaciuto perché, a giudizio di qualche anonimo suo funzionario, invitava a comunicare contenuti sensibili. O forse era giudicata una "fake news". E Netanyahu, si sa, ai funzionari del "politically correct" non piace affatto. E' un piccolo episodio, in rapporto a quel che è accaduto in America con il "deplatforming" completo di Trump e dei suoi principali collaboratori, ma merita di essere una riflessione. Si è diffusa negli oligopolisti della rete (Twitter, Amazon, Google, Apple, Facebook) la convinzione di potere o addirittura di dover essere giudici del pensiero e dell'espressione, giudici naturalmente dediti al vero, al giusto, e al buono, ma da nessuno nominati, senza leggi da rispettare se non quelle eventualmente stabilite da loro, senza revisioni possibili o gradi ulteriori di giudizio se non quelle che abbiano autonomamente istituito. Val la pena di ricordare che la funzione giudiziaria è il primo potere statuale, anche perché è immediatamente esecutiva e si applica agli individui. Viviamo dunque in una situazione in cui si è stabilito un potere sovrano internazionale, priva di alcuna legittimazione democratica, fondato solo sul successo commerciale. Che le loro intenzioni siano "buone", naturalmente, è solo un'aggravante, perché non riconosce ai censurati la libertà del dissenso: le loro opinioni sono solo "fake news". Che queste decisioni si applichino sulla loro proprietà non cambia poi per nulla le cose, perché questa proprietà comanda in regime oligopolistico la risorsa più preziosa del nostro tempo, cioè la comunicazione. Del resto in tutti i paesi democratici vi sono leggi che impediscono ai commercianti e a chi offre servizi pubblici di discriminare prodotti e clienti sulla base di opinioni, appartenenze etniche o religiose. Insomma l'episodio di Netanyahu è un sintomo di un problema molto grave che riguarda tutti ma in particolare gli ebrei. Noi sappiamo infatti molto bene per esperienza come la discriminazione commerciale e delle idee, l'espulsione dalla sfera pubblica, il boicottaggio, il rogo dei libri "cattivi" e dunque anche il deplatforming, possono essere la premessa per la violenza fisica e la distruzione totale di chi è portatore delle idee sbagliate o delle identità proibite. E' importante pensarci e prendere posizione prima che questi metodi di "difesa della verità" e del "bene" si generalizzino e siano usati magari di nuovo anche contro di noi.

(Shalom, 31 gennaio 2021)


«Attenzione ai padroni del web». Ma non è un po’ tardi per mettere in guardia le persone da questi padroni? Non si doveva fare attenzione a Facebook fin dal momento in cui si è presentato? Non si doveva capire fin dall’inizio che è un cortile privato il cui padrone non si presenta a chiare tinte, a cui si viene cortesemente invitati senza che sia richiesto nessun pagamento, senza che nessuna condizione preliminare sia chiaramente posta se non la presentazione dei propri dati personali? Che bello entrare gratis nel cortile! Quante persone si possono incontrare via web che non avremmo mai potuto incontrare via terra! Quante cose nel cortile si possono dire che a viva voce non avremmo mai detto! O che se avessimo avuto voglia di dire non avremmo trovato nessuno che le sta a sentire. O che qualcuno ci avrebbe risposto con un pugno in faccia. Poi un giorno ci accorgiamo che il cortile su cui razzoliamo ha un padrone. Già, non ci avevamo pensato. E adesso il padrone comincia a dire a qualcuno che “No, quello che dici non va bene. Stai punito. Tre giorni di silenzio”. E a qualcun altro: “No, tu nel cortile non ci puoi più stare. Fuori!” Censura? Ingiustizia? Prevaricazione? No, “A casa mia comando io - dice il padrone - e chi non è d’accordo con me non doveva entrare; non doveva pensare di potersi servire dei miei strumenti senza tener conto della mia sovrana volontà”. Trump è stato il primo presidente degli Stati Uniti a fare un uso smodato e assolutamente inadeguato alla funzione che ricopriva di un social frivolo come Twitter. E ne ha pagato amaramente le conseguenze. E’ inutile adesso mettere genericamente in guardia contro “i padroni del web”. Attraverso i social è entrato ormai nel mondo un virus digitale che ha stessa capacità corrosiva e demolitiva del virus biologico. E come quest’ultimo sfugge ad ogni tentativo di inquadrarlo definitivamente e dominarlo. Per il momento ciascuno si regola come crede meglio, sulla base di quello che capisce, ritiene giusto, e gli è concesso di fare. M.C.


L'infanzia interrotta dalle leggi razziali: la nostra storia vera

Un estratto dal volume " Il bambino che non poteva andare a scuola": la testimonianza di un ragazzo ebreo nell'Italia del 1938

di Ugo Foà

 
La famiglia Foà nel 1947: Ugo è l'ultimo a destra
L'estate del 1938, oltre ai bagni al mare, passava giocando, tra nascondino e rubabandiera io e Vittorio ci preparavamo ad andare al ginnasio, io sarei arrivato con una bella media, e avrei sollevato i miei dal pagare le tasse scolastiche grazie a quegli 8. Chi sa se c'era un clima strano attorno a noi ebrei; io non me ne accorgevo, ma magari il nonno rabbino aveva già le antenne dritte: il 14 luglio sul Giornale d'Italia era stato pubblicato in prima pagina il cosiddetto "Manifesto della razza", in cui si spiegava che alcuni scienziati, professori e intellettuali fascisti, insieme al Ministero per la cultura popolare (il Minculpop), volevano chiarire la posizione del fascismo nei confronti della questione razziale. Era diviso in dieci punti: il primo affermava che "le razze umane esistono", poi che "la popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana", "È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti" e, al punto 9, che "Gli ebrei non appartengono alla razza italiana".
   Razza?, ariani?, razzisti? Per me non voleva dire niente, io ero un bambino, sapevo bene di professare una religione diversa dalla maggior parte dei miei compagni di classe, ma non significava che non facessimo le stesse cose, gli stessi giochi, gli stessi compiti. Il 5 settembre però fu pubblicata la prima delle leggi razziali, e mi riguardava da vicino, da vicinissimo: il Regio Decreto Legge 1390 proclamava "la difesa della razza nella scuola fascista", e dunque escludeva dalle scuole, con effetto immediato, gli alunni e gli insegnanti "di razza ebraica", ossia "colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione diversa da quella ebraica". Eh sì, parlava proprio di me. La mamma ci chiamò in cucina, ci disse che quell'anno non avremmo iniziato la scuola: niente ginnasio per me, e niente scuola neanche per i miei fratelli. Ero frastornato, non capivo: avevo paura di aver fatto qualcosa di male, che fosse una punizione. Quell'anno sarei andato a scuola con i fratelli maggiori, avremmo fatto la strada insieme fino al liceo, li avrei trovati nei corridoi, e all'uscita, doveva essere un anno speciale.
   Avrei anche smesso di indossare il grembiule nero, che nascondeva le macchie d'inchiostro dei più piccoli. Sarei diventato grande, insomma. Ma ora tutto svaniva, mi strappavano una cosa mia e non capivo perché. E poi, sarei rimasto ignorante? Come si poteva smettere di andare a scuola così presto, con tutto quello che avevo da imparare? Non avrei visto più i miei compagni? Come avrei passato la giornata? Scoppiai a piangere, ero umiliato, sentivo l'ingiustizia di quello che stava succedendo. Ma mia mamma era una donna forte, avrebbe trovato una soluzione. Però, la questione non era solo la scuola. Quei mesi avevano in serbo altre brutte sorprese. Qualche giorno dopo era sabato, il sabato fascista. La mamma era una donna rigorosa e razionale e, davanti all'incertezza se dovessimo andare all'adunata, pensò che, visto che non c'era stato alcun divieto esplicito, anche gli ebrei potessero, e anzi dovessero partecipare.
   Remo e io ci andammo, forse un po' perplessi. Il comandante della Milizia volontaria fece il solito discorso di esaltazione del fascismo, ma quella volta aggiunse: "Dovete essere degni di essere fascisti. E gli ebrei sono indegni di essere fascisti". Remo e io ci guardammo negli occhi, e ci facemmo coraggio. Alla fine dell'adunata andammo a parlare con il comandante, e un po' imbarazzati gli chiedemmo: "Noi siamo ebrei: dobbiamo venire alle adunate?". Ora sembrava imbarazzato anche lui. Forse pensava che gli ebrei non fossero persone in carne e ossa, bambini in calzoncini e fez come quelli che gli stavano davanti. Andò a parlare con un altro ufficiale, e poi tornò con il verdetto: "Andate a casa e non tornate più". Per un mese stemmo nell'incertezza, soprattutto non si capiva come si dovesse fare per i miei fratelli minori, quelli che dovevano frequentare la scuola elementare la quale era obbligatoria. La soluzione del governo era che si creassero delle multiclassi, con almeno dieci bambini, anche assortiti dalla I alla V elementare.
   Ma a Napoli la comunità ebraica era piccola, e i bambini ebrei in età da elementari erano in tutto nove: così la multiclasse non si poteva costituire. La mamma andò a parlare con il direttore scolastico che stava adoperandosi per formare la classe speciale, doveva iscrivere mio fratello Dario alla II.
   E lui le disse: "Lei ha anche un altro figlio da iscrivere". "No", rispose mia madre, "ne ho tre più grandi, e poi Tullio che è del '33, ancora manca un anno per le elementari". "Ci pensi bene, signora: Tullio è del '32, deve frequentare la I". "No no, le dico che è del novembre '33". "Cara signora, Tullio è del '32, ed è il decimo ragazzino della multiclasse". Così, mio fratello minore iniziò la scuola in anticipo. Per noi altri fratelli maggiori la questione era più complicata, perché non era prevista alcuna soluzione che ci consentisse di frequentare. La mamma si diede da fare molto, e poi forse anche grazie a suo padre era in contatto con il resto della comunità ebraica, e allora trovò dei miei coetanei che si sarebbero dovuti iscrivere come me al ginnasio, e dei professori ebrei che non potevano più insegnare nella scuola. Iniziò allora una scuola non-scuola. Ed era meglio di niente. Ma, mi chiedevo: chi mi avrebbe detto se ero stato promosso, dato che non avrei avuto la pagella?

(la Repubblica, 31 gennaio 2021)


Israele consegna cinquemila dosi di vaccino Pfizer ai palestinesi. In arrivo anche Sputnik

Saranno destinate al personale sanitario. All'avvio della campagna vaccinale nel Paese, un appello di 30 organizzazioni umanitarie aveva esortato il governo di Netanyahu a garantire le fiale anche alle autorità di Ramallah.

di Sharon Nizza

TEL AVIV - Mentre in Israele la campagna vaccinale anti-Covid, iniziata il 20 dicembre, procede a ritmo serrato, nell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) si accingono a iniziare le inoculazioni questa settimana. Le prime cinquemila dosi del vaccino Pfizer verranno consegnate nei prossimi giorni da Israele alle autorità di Ramallah e saranno destinate al personale sanitario palestinese. Sempre questa settimana arriveranno anche 10mila dosi del vaccino russo Sputnik, secondo quanto affermato da Abdel Hafiz Nofal, l'ambasciatore palestinese in Russia, che ha specificato che si tratta di una donazione di Mosca, mentre l'Autorità Palestinese ha avviato l'acquisto di 100mila dosi che dovrebbero arrivare nel corso di febbraio.
  In aggiunta, secondo quanto riferito a Repubblica dal portavoce del governo Ibrahim Milhem, l'Autorità Palestinese ha chiuso un contratto con AstraZeneca, anche se non è ancora chiaro quando saranno disponibili le prime dosi. Covax, il meccanismo dell'Organizzazione mondiale della sanità che si impegna a fornire vaccini ai Paesi più poveri, ha annunciato che si farà carico della fornitura del 20% del fabbisogno in Cisgiordania e a Gaza. Nonostante tra Fatah, che governa in Cisgiordania, e Hamas che è al potere nella Striscia di Gaza, continuino le tensioni e la mancanza di coordinamento, Milhem ha affermato che l'Anp "fornirà parte delle dosi alla Striscia per portare avanti la campagna vaccinale secondo il piano di priorità definito dal ministero della Salute".
  La notizia della consegna da parte di Israele di 5mila dosi dalle proprie riserve Pfizer arriva a seguito della polemica internazionale che si era sollevata nelle ultime settimane rispetto alla questione della vaccinazione della popolazione palestinese: 2,8 milioni abitanti in Cisgiordania e 1,8 milioni a Gaza. All'avvio della campagna vaccinale in Israele, un appello di 30 organizzazioni umanitarie israeliane, palestinesi e internazionali aveva esortato il governo israeliano a garantire i vaccini anche ai palestinesi ottemperando "all'articolo 56 della Quarta Convenzione di Ginevra, secondo cui una forza occupante ha il dovere di assicurare l'adozione e l'applicazione delle misure profilattiche e preventive necessarie per combattere la diffusione di malattie contagiose ed epidemie".
  Israele e alcuni esperti di diritto internazionale sostengono invece che, secondo l'allegato 3, articolo 7 degli Accordi di Oslo firmati tra Israele e l'Anp nel 1995, la questione sia di competenza del ministero della Salute palestinese, anche se lo stesso trattato invita le due parti a cooperare nella lotta contro le epidemie. Le autorità palestinesi stesse non avevano presentato richiesta ufficiale di assistenza a Israele. "Non siamo un dipartimento del ministero della Difesa israeliano. Abbiamo il nostro governo e il nostro ministero della Salute, che stanno compiendo sforzi enormi per ottenere il vaccino", aveva affermato nelle scorse settimane un funzionario del ministero della Salute palestinese citato dal Jerusalem Post.
  Secondo quanto riportato dal COGAT (il Coordinatore delle attività del governo israeliano nei Territori Palestinesi), una consegna di duecento dosi del vaccino Pfizer era stata effettuata due settimane fa per inoculare alcuni medici palestinesi ultrasessantenni operativi nei reparti Covid. Mercoledì, Tor Wennesland, il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medioriente, aveva sollecitato Israele a "mantenere lo stesso livello di impegno e cooperazione con i palestinesi che è stato mantenuto durante la pandemia anche rispetto alla consegna dei vaccini".
  Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, a spingere per la consegna delle prime 5mila dosi è stato il ministro della Difesa Benny Gantz, insieme al generale Kamil Abu Rukun, a capo del COGAT. Il ministero della Difesa starebbe premendo per la consegna a 20mila dosi. Nel gabinetto degli esperti che coadiuva il governo nella lotta contro il Covid vi è consenso sul fatto che sia necessario garantire la vaccinazione della popolazione palestinese "anche perché vi è un continuo passaggio di lavoratori palestinesi in Israele".
  Il pikud haoref, il braccio dell'esercito israeliano che svolge le funzioni della protezione civile, ha iniziato a vaccinare la settimana scorsa il personale scolastico palestinese che insegna nelle scuole di Gerusalemme Est, anche se provengono dalla Cisgiordania e non hanno la residenza israeliana. Il comitato degli esperti spinge perché una decisione simile venga presa rispetto alle decine di migliaia di operai palestinesi che lavorano in Israele con permesso regolare, qualora gli ordini di vaccini effettuati dall'Anp dovessero tardare ad arrivare.

(la Repubblica, 30 gennaio 2021)



Risolutamente

di Marcello Cicchese
Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme (Luca 9:51).
Poi, come s'avvicinava il tempo della sua dipartita, Gesù si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme (Luca 9:28-31).
Sul monte della trasfigurazione Gesù ha sentito Mosè ed Elia che parlavano della sua prossima dipartita. Quindi ormai sa che i tempi sono maturi: deve tornare a casa, nella casa del Padre suo. Qui, su questa terra, non ha mai trovato un luogo dove posare il capo. Per tutto il tempo della sua missione non ha mai avuto una casa veramente sua, non ha mai trovato un luogo in cui potesse pienamente riposarsi, sentirsi al riparo, compreso e protetto. Gesù, il figlio di Dio, non può trovarsi a suo agio in un luogo dove ancora è presente il male. Ma dov'è che si può trovare sulla terra un posto dove non ci sia il male? Ovunque vada, mattina e sera, giorno e notte, Gesù si sente uno straniero. E tale è.
   Adesso si avvicina il tempo di tornare a casa. Il suo ritorno però non sarà allegro e festoso come da una scampagnata. Gesù deve andare a Gerusalemme, e non sarà come vent'anni prima, quando nel Tempio, che Egli aveva chiamato la casa del Padre mio, aveva trovato i dottori della legge che l'avevano ascoltato ammirati. Gesù sa che nel cammino verso Gerusalemme la sua solitudine aumenterà spaventosamente. Dovrà riavvicinarsi alla dimora del suo Dio senza allontanarsi dagli uomini, per i quali è venuto sulla terra: e questo lo porterà ad essere abbandonato da Dio e dagli uomini.
   Gesù sa tutto questo, eppure, come dice il vangelo, si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme o, per esprimsi con la traduzione della Diodati, fermò la sua faccia per andare a Gerusalemme.
   Il momento è arrivato. Gesù non perde tempo a guardarsi intorno, ma punta con fermezza la sua faccia in direzione di Gerusalemme e si muove risolutamente verso il luogo che fin dall'inizio sapeva essere la sua destinazione finale su questa terra.
   Gesù è solo. Nella trasfigurazione sul monte ha avuto un ultimo momento in cui è stato tratto fuori dal gelo di questo mondo e ha potuto sentire di nuovo il calore della casa del Padre. Ma adesso, per amore di quelli che intorno a lui non lo capiscono, lo deridono, lo odiano e lo disprezzano, deve imboccare il doloroso tratto finale del suo itinerario. Non c'è da guardarsi intorno; non ci sono altre possibilità: la via del rientro a casa è una sola. Ed è spaventosa, tremenda. Ma non c'è che quella. E Gesù la imbocca risolutamente.
   Da questo momento Gesù si esprime con durezza verso tutti coloro che dicono di volerlo seguire.
    Il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo;
    Lascia i morti seppellire i loro morti;
    Nessuno che abbia messo mano all'aratro e poi riguardi indietro, è adatto al regno di Dio.
   Questo dice Gesù a chi manifesta un tiepido desiderio di seguirlo.
   E questo dice oggi anche a noi che ci professiamo cristiani, cioè seguaci di Gesù Cristo, e troppo spesso ci gingilliamo con i nostri "problemi esistenziali", senza capire che in molti casi non fanno altro che esprimere la nostra irresolutezza nel seguire il cammino indicatoci da Gesù. Egli ha sofferto per noi e più di tutti noi, ma il suo cuore è rimasto integro, perché ha risolutamente imboccato la via dell'ubbidienza al Padre. E proprio per questo la sua sofferenza non ha mai assunto le orgogliose forme della disperazione; e per questo Dio ha dato uno sbocco di gloria al suo doloroso cammino.
   Spesso invece la nostra sofferenza non ha sbocco perché il nostro cuore è lacerato. Vediamo la via che Dio ci indica, ma non ci decidiamo ad imboccarla risolutamente: ci guardiamo intorno, ci chiediamo se i tempi sono maturi, distinguiamo fra teoria e pratica, facciamo largo uso di condizionali, e alla fine arriviamo a concludere che le cose sono molto complicate, come si vede dai nostri numerosi problemi e dai nostri ancora più numerosi tentennamenti.
   La via di Gesù invece è dolorosa, ma non complicata; la sua risolutezza nell'ubbidire al Padre la rende semplice. E' la nostra irresolutezza che rende tutto complicato. Sono le complicazioni causate dal voler servire due padroni. Perché effettivamente può essere davvero complicato, davanti alle contrastanti richieste di due padroni diversi, trovare ogni volta un'unica chiave di lettura che consenta di dare loro un medesimo significato. Ci si prova, ci si riprova, ma non ci si riesce. Allora nascono sottili problemi di interpretazione, o di gerarchia di valori: una volta si segue un'indicazione, un'altra volta se ne segue un'altra. Se non si è sicuri, si va a tentoni. Dopo però viene la paura di aver sbagliato! Allora si riprende la cosa in mano, si chiedono consigli ai vicini, se piacciono si ascoltano, altrimenti no. Ma resta il dubbio, e il groviglio aumenta.
   E in questo modo le cose possono diventare davvero complicate. Ma sono le cose ad essere complicate, o siamo noi? Se abbiamo capito che la complicazione non sta nelle cose ma nel nostro cuore, quello di cui abbiamo bisogno è imparare a diventare semplici come bambini decidendoci ad imboccare risolutamente la via dell'ubbidienza a Dio, passo dopo passo. Non è una via solitaria, come quella che percorse Gesù, perché Egli stesso cammina con noi e ci trasmette quella risolutezza che a noi manca.

(Credere e Comprendere, luglio 1987)

 

Una colomba per l'Iran. Biden nomina Malley (ed è allarme in israele)

Il nuovo inviato speciale è un uomo di Obama. Tratterà con Teheran sul nucleare.

L'OBIETTIVO DELLA CASA BIANCA
Il ritorno all'accordo era tra le promesse elettorali del leader democratico
I TIMORI
Ma per i falchi israeliani e sauditi il suo arrivo apre scenari preoccupanti

di Chiara Clausi

BEIRUT - Una colomba come inviato in uno dei Paesi più ad alta tensione in Medio Oriente. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha nominato Robert Malley, esperto della regione ed ex funzionario dell'amministrazione Obama, come suo inviato speciale per l'Iran. Un ruolo di primo piano per una delle sfide di politica estera più difficili e irta di spine che la nuova presidenza dovrà affrontare. Malley ha ricoperto numerosi incarichi di alto livello nelle amministrazioni democratiche di Obama e dell'ex presidente Bill Clinton, in particolare sulle politiche del Medio Oriente e del Golfo e ha fornito consigli informali al team di Biden durante la campagna elettorale del 2020. Più di recente, è stato presidente dell'International Crisis Group, un'organizzazione senza scopo di lucro focalizzata sui conflitti globali.
   Ma il suo percorso non è stato privo di ostacoli. Figlio di un giornalista egiziano ed esperto di Iran, nella sua veste di consigliere durante la campagna di Obama del 2008 si è dimesso dopo che è emerso che aveva incontrato i rappresentanti del gruppo militante palestinese Hamas mentre lavorava per l'International Crisis Group. Malley è stato poi inserito nello staff dell'amministrazione Obama, di cui Biden è stato vicepresidente, come massimo consigliere per il Medio Oriente. Malley infatti è stato un membro chiave della squadra dell'ex presidente Obama per negoziare l'accordo nucleare del 2015 con l'Iran. Un accordo che l'ex presidente Donald Trump ha abbandonato nel 2018.
   Ora Malley avrà infatti il compito di persuadere Teheran a frenare il suo programma nucleare, fermare l'arricchimento dell'uranio oltre i limiti imposti dall'accordo del 2015 e stringere nuovi negoziati prima che gli Stati Uniti revochino le loro durissime sanzioni economiche. L'Iran però ha ripetutamente affermato che non tornerà all'accordo nucleare del 2015 fino a quando gli Stati Uniti non alleggeriranno le sanzioni. Tra le due potenze si è innescata una competizione ad alto rischio su quale parte cederà per prima.
   Ma il ritorno all'accordo sul nucleare era tra le promesse elettorali di Biden. Da quando nel 2018 gli Stati Uniti si sono ritirati, però, l'Iran ha costantemente violato l'accordo che aveva cercato di limitare il suo programma nucleare. E ora la nomina di Malley dovrebbe riuscire nella mediazione per porre fine a questo clima di tensione e potenzialmente pericoloso. Ma la sua investitura non è stata indolore. Ha creato delle spaccature molto forti nella politica americana. I conservatori lo hanno accusato di essere troppo accomodante nei confronti dell'Iran e di non sostenere abbastanza Israele.
   È subito arrivata però anche una dichiarazione pubblica a sostegno della sua designazione, firmata da dozzine di esperti di politica estera ed ex funzionari statunitensi, che ha definito Malley «tra i più rispettati esperti di politica estera negli Stati Uniti» e un «astuto analista e diplomatico affermato». Per i falchi israeliani e sauditi però è l'ennesimo campanello di allarme, e ci sono rumors di una «inevitabile azione militare» contro i siti atomici iraniani, in caso di ritorno degli Usa nel Trattato del 2015. In realtà sono pressioni su Biden e il segretario di Stato Antony Blinken per dissuaderli, perché persino i vertici militari israeliani sono contrari a un blitz e lo considerano una mossa poco pragmatica. Ma ora è certo, Malley sarà al Dipartimento di Stato e riferirà direttamente a Blinken con cui ha un rapporto di lunga data: con il capo della diplomazia americana ha frequentato il liceo a Parigi negli anni 70.

(il Giornale, 30 gennaio 2021)


Se Netanyahu è in difficoltà, Israele è in difficoltà. C'è poco da gioire

Meglio non scherzare troppo sulla possibilità di un attacco israeliano alle centrali nucleari iraniane. Più Biden porta avanti una politica filo-iraniana, più l'attacco si avvicina.

di Maurizia De Groot Vos

 
Benjamin Netanyahu con il Capo di Stato Maggiore delle IDF Aviv Kochavi
Vedere giornalisti israeliani scrivere articoli dove gioiscono nel vedere le prime (prevedibili) difficoltà di Netanyahu di fronte alle decisioni della Casa Bianca per il Medio Oriente, lascia davvero basiti.
   Benjamin Netanyahu è il Primo Ministro di Israele. Se lui è in difficoltà il motivo è che Israele è in difficoltà. C'è poco da gioire.
   Le prime mosse dell'Amministrazione Biden in Medio Oriente non promettono niente di buono. Volgono tutte verso l'Iran invece che verso gli storici alleati arabi della regione. Sembra di rivedere la politica suicida di Obama quattro anni dopo.
   Prima sospende la vendita di armi agli arabi e in particolare quella degli F-35 agli Emirati Arabi Uniti (non ci risulta che l'Arabia Saudita li abbia mai ordinati come sostengono alcuni giornali), poi riattiva gli aiuti ai palestinesi e infine nomina due personaggi fortemente anti-israeliani in posti chiave per la politica mediorientale.
   Questa mattina su Ynet, Shimrit Meir scriveva quasi divertita delle difficoltà del Premier israeliano con la nuova Amministrazione americana sostenendo che minacce israeliane di attacchi all'Iran non hanno funzionato con Obama e non funzioneranno con Biden.
   A parte che non sono sicura che con Obama non abbiano funzionato se è vero il racconto che a un certo punto è dovuto intervenire con Netanyahu per fermare l'attacco quando gli aerei israeliani era già in volo verso l'Iran. Non c'è nessuna prova di questo ma è quello che si racconta.
   Poi adesso c'è un altro Capo di Stato Maggiore dell'esercito in Israele. Si chiama Aviv Kochavi e solo pochi giorni fa parlando all'Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale dell'Università di Tel Aviv, ha ribadito che se l'Iran non fermerà la sua corsa verso il nucleare dovrà essere Israele a farlo, promettendo che questa volta non ci sarà nessuna telefonata che potrà fermare i caccia con la Stella di David.
   La sig.ra Shimrit Meir sostiene che le minacce di Kochavi avrebbero peso a Washington solo se ci fosse ancora Trump e che quindi adesso sfiorano quasi il ridicolo. Non lo scrive ma lo fa intendere chiaramente.
   Io non sono affatto d'accordo. La serietà delle minacce israeliane è direttamente proporzionale alla "iranizzazione" della politica americana. E a giudicare dalle prime mosse di Biden, se fossi negli Ayatollah non dormire sonni sereni.

(Rights Reporter, 30 gennaio 2021)


Israele, storia di un successo

II Paese viaggia al ritmo di 200.000 inoculazioni ogni giorno - Già 3 milioni di persone hanno ricevuto la prima dose del vaccino - Il Governo punta a raggiungere quota 5 milioni entro fine marzo - Il numero dei contagi quotidiani rimane però alto: il problema è anche politico.

di Nello Del Gatto

GERUSALEMME- Israele è un laboratorio mondiale contro la COVID-19. È questa la convinzione che il premier Benjamin Netanyahu ha espresso nel suo intervento al Forum di Davos, nel quale ha spiegato il successo della campagna vaccinale del suo stesso Paese. In questo momento, viaggiando al ritmo di 200.000 inoculazioni al giorno, Israele ha vaccinato quasi 3 milioni di persone con una dose e la metà con entrambe le dosi, guidando la classifica mondiale delle nazioni con più vaccinati rispetto alla popolazione. La campagna ha potuto contare su un apparato sanitario di eccellenza, fatto di una presenza capillare di ambulatori sul territorio grazie al sistema delle assicurazioni obbligatorie (sono quattro), in competizione tra loro, ma tutte rigorosamente non-profit e tutte finanziate dallo Stato in relazione al numero degli iscritti. Ma ha potuto contare anche su una logistica efficiente, favorita da competenze e preparazione dell'esercito in campo di difesa batteriologica, oltre che su una imponente operazione economica.

 Gli accordi con le grandi aziende
  Secondo dati di stampa, Israele ha pagato 315 milioni di dollari per l'acquisto di vaccini da Pfizer-BioNTech e Moderna, assicurandosi poco più di 11 milioni di dosi. Il Governo si è posto l'obiettivo di inoculare cinque dei suoi 9,3 milioni di cittadini entro la fine di marzo. Israele si è assicurato le dosi di Pfizer, che fornisce la maggior parte dei vaccini, sia grazie ai buoni rapporti del premier con il CEO della società, Albert Bourla, sia per aver pagato di più le singole dosi. Ma anche perché ha offerto alla società farmaceutica i dati relativi alla campagna vaccinale, con non poche polemiche sulla privacy, respinte dal Governo. Moderna ha iniziato a fornire suoi vaccini al Paese la scorsa settimana ed entrambe le società rispettano le consegne settimanali. La campagna è iniziata il 20 dicembre; il 9 era arrivata la prima consegna di 100.000 dosi di vaccino Pfizer, stoccate in un centro nel deserto del Neghev in attesa dell'autorizzazione della FDA americana. Il Governo, inoltre, ha acquistato il vaccino anche da AstraZeneca, sta sviluppando un proprio progetto e si è assicurato anche circa un milione di dosi del vaccino russo Sputnik V, dal momento che l'ospedale Hadassah di Gerusalemme è stato partner nella sperimentazione e nei test.

 Le comunità più «ribelli»
  A fare da contraltare a questa campagna di successo, il numero sempre elevato di contagi giornalieri, trai 4.000 e gli 8.000 mila casi. Quello che preoccupa è l'aumento dei ricoveri ma, soprattutto, della mortalità. Solo nel mese di gennaio si sono registrate 1.200 vittime - portando il totale a 4.700 -, con un tasso di mortalità aumentato del 30% dall'inizio della pandemia. I casi totali hanno raggiunto quota 633.991, inclusi 73.543 casi attivi. In gravi condizioni ci sono 1.199 persone. I fattori dietro all'aumento dei casi sono molteplici. In primo luogo, la presenza di comunità chiuse. Sia quella araba sia, soprattutto, quella ebrea ortodossa sono alquanto refrattarie non solo alla vaccinazione, ma anche all'osservanza delle misure di contenimento del virus. Il problema è anche politico: è difficile pure per gli agenti far rispettare le regole in queste comunità che, infatti, hanno il dato più basso di multe comminate per violazioni alle regole di coronavirus. E nei giorni scorsi ci sono stati, soprattutto con gli ebrei ortodossi, violenti scontri. Un altro problema riscontrato è la troppa confidenza nel vaccino. La Pfizer stima nel 52% l'efficacia del vaccino dopo la prima dose. Studi preliminari, effettuati proprio sugli israeliani dagli ospedali in loco, mostrano che dal 14. giorno dopo l'inoculazione della prima dose il rischio di contagio scende in un range dal 33% al 60%. Sono in molti coloro che, dopo la prima dose, abbassano la guardia e non rispettano più le regole di contenimento, come mascherine o distanze.

 La strategia dei test
  Inoltre in questo periodo anche in Israele circolano le nuove varianti del SARS-CoV-2, in particolare quella inglese e quella sudafricana, che sono più contagiose, creando anche sovraffollamento negli ospedali. Queste varianti, portate dall'estero, hanno spinto il Governo a chiudere aeroporto e confini terrestri. Un altro dato che influisce sull'aumento del numero di contagi risiede paradossalmente nell'ottima risposta che il Paese ha dato all'epidemia, in particolare al numero di tamponi. Secondo i dati ufficiali, il 25 gennaio si sono eseguiti in Israele 8,83 test ogni mille abitanti mentre lo stesso giorno in Svizzera se ne sono fatti 1,84 sempre per migliaio di abitanti. Il principio israeliano risiede nell'assunto «più tamponi si eseguono, più casi si scoprono». Israele detiene anche il record del maggior numero di giorni in lockdown, 140 dall'inizio della pandemia. In questo momento il Paese è chiuso, lo è dal 27 dicembre scorso e lo sarà fino a domani, anche se il ministero della Salute ha chiesto al Governo di estendere ancora la misura. E cominciano ad arrivare anche dati positivi: il vaccino è risultato efficace nel 92% dei casi. Solo 31 persone tra le 163.000 che hanno ricevuto entrambe le dosi, ad una settimana dal completamento della vaccinazione, quando sono considerate immuni, hanno contratto il virus e solo 16 sono dovute andare in ospedale.

(Corriere del Ticino, 30 gennaio 2021)


Israele è pronto a colpire dal mare

di Lorenzo Vita

Israele guarda sempre più verso il mare. La Marina israeliana ha assunto in questi anni un'importanza via via maggiore con l'espandersi degli interessi marittimi dello Stato ebraico. Una scelta dettata dalle scoperte del gas nel Mediterraneo orientale ma anche da altre esigenze vitali del Paese. Israele vive grazie al commercio marittimo, visto che quello terrestre è stato per anni praticamente impossibile per via dei rapporti con i vicini. Il porto di Haifa movimenta circa la metà delle importazioni israeliane, il 43% passa per Ashdod e poco meno del 4% dell'import dello Stato ebraico giunge a Eilat. In più, gli impianti di desalinizzazione hanno un ruolo centrale nell'approvvigionamento di acqua, il che rende l'accesso e la sicurezza del mare praticamente un pilastro dell'esistenza dello Stato di Israele.
  A questa espansione degli interessi di Israele verso il mare corrisponde, inoltre, una crescita dei pericolo provenienti proprio dalle acque che bagnano il Paese. Minacce che coinvolgono non solo le piattaforme del gas nel Levante, ma anche i gasdotti, i cavi sottomarini e le principali vie di comunicazioni acquatiche, fino alla possibilità che proprio dal mare arrivino attacchi dai rivali storici di Israele. Il Medio Oriente, che in questi decenni sembrava orientato verso una guerra tendenzialmente terrestre o aerea, ha così scoperto anche il mondo navale, le sue immense risorse, e, inevitabilmente, il rischio di conflitti nelle acque del Mediterraneo, del Mar Rosso e del Golfo Persico.
  Se questa è l'evoluzione del Medio Oriente, non sorprende dunque che Israele abbia puntato proprio al mare. E il segnale arrivato in queste ultime settimane dallo Stato ebraico è chiarissimo: con l'arrivo ad Haifa della nuova corvetta della classe Sa'ar 6, Ins Magen, Israele ha infatti dato l'inizio a un rafforzamento della flotta che ha lo scopo di evitare qualsiasi attacco o dal mare o alle infrastrutture presenti in mare, ma che ha anche un ulteriore obiettivo, ovvero quello di migliorare le capacità di attacco dal mare verso terra. In sostanza, come spiegato da uno studio del Besa Center, le nuove classe Sa'ar 6 sono il simbolo di una nuova dottrina strategica di Israele.
  Israele opta così per due binari. Da una parte gli F-35, che nella versione israeliana hanno l'obiettivo di consegnare a Gerusalemme la supremazia area sul Medio Oriente. Dall'altra parte, l'obiettivo israeliano è anche quello di permettere alla Marina di difendere gli interessi strategici in mare, entrare nella corsa al riarmo che coinvolge tutto il Mediterraneo e essere capace di colpire gli avamposti nemici sulle coste. Una scelta dettata anche da esigenze tattiche: Hezbollah, la Jihad islamica, Hamas ma gli stessi iraniani presenti in Siria si trovano tutti o sulla coste del Levante, dal Libano alla Striscia di Gaza, o poco più all'interno del territorio siriano. Tutti obiettivi che Israele sarebbe così in grado di colpire via mare, evitando l'escalation sulla terra.
  Se colpire gli obiettivi in territorio nemico resta un pilastro della strategia militare israeliana - dimostrato dai continui raid nei cieli siriani e libanesi, ma anche da alcuni voli condotti fino all'Iraq - il nodo della strategia israeliana è adesso proteggere anche quello che può avvenire sul suo territorio. E nelle sue acque. Per questo motivo, le corvette della classe Sa'ar 6 sono state dotate anche di due sistemi di difesa aerea di particolare importanza, l'Iron Dome e il Barak 8, sistemi per la guerra elettronica tra i più moderni al mondo, radar per controllare qualsiasi tipo di movimento sospetto e intercettare i missili partiti contro le piattaforme offshore ma anche contro obiettivi a terra. Tutto con sistemi israeliani: "solo" la nave è di intera fabbricazione tedesca.
  In sostanza, la nuova dottrina israeliana prevede che la nave non sia più un mezzo per combattere un'altra nave, ma un complesso sistema d'arma che può colpire e proteggere sia in mare che a terra. Un tema che non è solo operativo, ma che cambia radicalmente la strategia di un Paese. Ne modifica gli investimenti bellici, gli obiettivi diplomatici, le scelte in campo economico e industriale e orienta anche le nuove scelte strategiche di Israele. L'impegno verso il mare equivale a un rinnovato impegno non solo nel Mediterraneo, ma anche nel Mar Rosso e nel Golfo Persico. La guerra che prima era rappresentata da attacchi aerei e terrestri ora può essere condotta anche dal mare coinvolgendo quindi più aree di conflitto, più obiettivi e più nemici. E dimostra anche una nuova visione dello stesso Medio Oriente da parte di Israele, che a questo punto guarda al mare come un nuovo terreno di scontro.
  Questo chiaramente significa anche rivedere i piani strategici per le altre forze coinvolte nella regione, che non a caso stanno già cambiando i propri obiettivi e le proprie capacità operative. La nuova dottrina israeliana impone soprattutto una riflessione all'Iran, che fino a questo momento ha avuto una continua attenzione verso le acque del Golfo Persico, di Hormuz e del Golfo di Aden, ma con uno sguardo di protezione da grandi navi o di controllo del traffico mercantile e petrolifero. La Difesa di Teheran in mare era soprattutto orientata verso gli "sciami" delle piccole e numerose imbarcazioni dei Pasdaran, da capacità missilistiche e dallo sfruttamento delle forze speciali. Il tutto con il corollario di poter controllare Hormuz e il traffico verso lo Yemen. Un discorso che vale anche per Hezbollah, che dovrà rivedere i piani di difesa dei siti missilistici qualora fossero troppo vicini alle coste, scoperti quindi di fronte a un attacco dal Mediterraneo. E il discorso vale anche per Egitto e Turchia, che, pur avendo flotte superiori per numero e esperienza a quella israeliane, ora sanno che dovranno fare i conti anche con un elemento in più nelle già bollenti acque del Levante. Mare che interessa Israele, visto che il progetto del gasdotto East-Med passa per quei fondali, così come i cavi sottomarini della rete internet che sono ormai uno dei cardini principali di qualsiasi strategia nazionale.

(Inside Over, 30 gennaio 2021)


Esplosione vicino all’Ambasciata israeliana a New Delhi

La polizia indiana indaga su una pista iraniana

Venerdì sera si è verificata una piccola esplosione a pochi metri dall'Ambasciata israeliana a New Delhi. Secondo la polizia, nessuno è rimasto ferito, ma i parabrezza di almeno tre auto sono rimasti danneggiati.
La polizia di New Delhi ha chiesto all'ufficio di registrazione regionale degli stranieri di fornire i dettagli di tutti gli iraniani arrivati nella capitale indiana in questo mese dopo l'esplosione di ieri nei pressi dell'Ambasciata israeliana.
La richiesta arriva il giorno dopo che la leadership di difesa israeliana ha sospettato che dietro l'attacco ci fossero le forze d'èlite del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC).
Prima dell'esplosione, che viene considerata dai funzionari indiani e israeliani come un "episodio terroristico", è stata emanata una direttiva da Tel Aviv per una maggiore vigilanza nelle sue missioni diplomatiche in tutto il mondo per il timore di un potenziale attacco iraniano a seguito dell'assassinio dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh, per cui Teheran incolpa Israele. Tel Aviv non ha commentato le accuse.
Le forze di sicurezza israeliane dovrebbero inviare una squadra a New Delhi per partecipare alle indagini sull'esplosione attualmente condotta dagli investigatori indiani.
Parlando ai media Ron Malka, l'ambasciatore d'Israele in India, ha affermato che entrambi i Paesi sono in contatto e si coordinano i lavori tra le varie agenzie di sicurezza dei due Paesi.
"Abbiamo piena fiducia nelle autorità indiane, che prenderanno tutte le misure necessarie per proteggere i rappresentanti israeliani che sono in India, e in secondo luogo, per concludere questa indagine e trovare i responsabili", ha affermato Malka.
Il primo ministro indiano Narendra Modi è stato informato delle indagini all'indomani dell'esplosione.

(Sputnik Italia, 30 gennaio 2021)


Giovani arabi e israeliani ascoltano insieme il racconto di una sopravvissuta di Auschwitz

Vera Kriegel, vittima delle torture del dottor Mengele, ha condiviso la sua esperienza live con un centinaio di ragazzi in collegamento da Bahrein, Emirati, Arabia Saudita e Marocco. L'evento reso possibile grazie al nuovo clima creato dagli Accordi di Abramo.

di Sharon Nizza

 
Vera Kriegel
GERUSALEMME - Momenti toccanti e una nota di speranza per un futuro migliore hanno caratterizzato alcuni eventi straordinari che si sono svolti nella prima Giornata della Memoria commemorata nel Medioriente che prende una nuova forma, dopo gli Accordi di Abramo e l'avvio delle relazioni diplomatiche tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco.
   Per la prima volta, questo 27 gennaio ha unito giovani israeliani, emiratini, bahreiniti, marocchini e persino sauditi, che si sono riuniti virtualmente per parlare di Shoah. Vera Kriegel, sopravvissuta alle torture del dottor Mengele ad Auschwitz, ha condiviso la propria testimonianza con un centinaio di ragazzi mediorientali: "Salam Aleikum! Sono onorata di prendere parte a questo storico momento". L'evento è stato organizzato da Sharaka, un'associazione che riunisce giovani da Israele e dal Golfo per promuovere il dialogo, nata poco dopo la firma degli Accordi a settembre. Majid Sarrah, un ricercatore emiratino tra i promotori di Sharaka, si è impegnato a diffondere la conoscenza dell'Olocausto. "Non permetteremo più nessun tipo di antisemitismo" ha detto, raccontando del momento in cui ha visitato Yad Vashem durante il suo primo viaggio in Israele a dicembre. I giovani hanno discusso anche della volontà di promuovere insieme una campagna per l'adozione della definizione IHRA dell'antisemitismo, che include la delegittimazione e la demonizzazione di Israele come forma di antisemitismo.
   Un altro incontro è stato organizzato da Yoseph Haddad, un giovane arabo israeliano da anni attivo nella riconciliazione tra le diverse componenti della società israeliana. Qui è intervenuto Eitan Nahe, il primo ambasciatore israeliano ad Abu Dhabi, giunto pochi giorni fa negli Emirati. Con lui ha parlato ai ragazzi anche Natan Sharansky, noto dissidente sovietico e già ministro israeliano, che ha raccontato di una pagina meno nota del genocidio nazista, con gli eccidi nell'Est Europa che falciarono le vite di un milione e mezzo di ebrei.
   Per quasi tutti i partecipanti era la prima volta che prendevano parte a un evento sulla Shoah. Najat al Saied, una ricercatrice saudita che ha vissuto a lungo in America, ha raccontato come "la persona media nel mondo arabo non riceva nessun tipo di informazione sull'Olocausto". Nel 2019, il Marocco è stato il primo Paese dell'area a introdurre lo studio della Shoah come parte integrante del curriculum scolastico. Un altro segno del vento di cambiamento è la significativa riduzione di contenuti antiebraici e anti-israeliani nei testi scolastici in uso in Arabia Saudita, come ha di recente riportato IMPACT-se, un'organizzazione dedicata al monitoraggio dei curricula scolastici.

(la Repubblica, 29 gennaio 2021)


Israele, il dibattito politico scatena una guerra segreta tra gli apparati di intelligence

di Giancarlo Valori

Fin dalla nascita dello Stato di Israele, nel 1948, la giovane democrazia, importata con la forza delle armi in quello che lord Balfour aveva nel 1917 definito il "focolare ebraico" in Palestina, si è distinta per essere, nonostante la sua precaria sicurezza regionale, attraversata in permanenza da un dibattito politico vivace, acceso e polemico.
   L'antico partito socialista Mapam di David Ben Gurion, il primo Capo dello Stato israeliano, si è scontrato fin dalla sua fondazione con l'anima politico-religiosa dell'ebraismo integralista, quello dei "Chassidim" che negavano addirittura che si dovesse costituire uno stato di Israele, senza aspettare la "venuta del Messia".
   Nel corso dei decenni l'anima socialista dei fondatori dello Stato si è via via appannata e oggi sono al potere due formazioni una di destra e una di centro, rispettivamente il Likud e il Partito Blu e Bianco, con a capo due personalità di primo piano: il Likud diretto dal leader storico Benjamin Netanyahu e il "Blu and White Party" capeggiato dall'ex Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, Benny Gantz.
   I due stanno al governo insieme dal marzo dello scorso anno, ma la loro convivenza nel governo di coalizione si è evidentemente mostrata più difficile del previsto, al punto che il 22 dicembre scorso è stata dichiarata la crisi di governo, la Knesset (il parlamento di Israele) è stata sciolta e a meno di un anno dalle elezioni è stata indetta una nuova consultazione elettorale prevista per il prossimo mese di marzo.
   Netanyahu deve affrontare un'inchiesta per corruzione e ha sempre sostenuto di essere vittima di una magistratura politicizzata e ha sostenuto che il suo partito "il Likud non vuole le elezioni. Noi abbiamo sempre votato contro queste elezioni. Sfortunatamente Benny Gantz ha rinnegato gli accordi".
   Gantz, dal canto suo ha replicato che le affermazioni del Primo Ministro erano "solo bugie" e che il suo collega di governo mirava alle elezioni anticipate "per evitare di essere processato".
   Posizioni dure e inconciliabili che, in un Paese piccolo come Israele nel quale politica, istituzioni e società sono fortemente integrate, hanno avuto dirette conseguenze anche all'interno della potente comunità dei Servizi Segreti che è così intrinsecamente collegata alle altre istituzioni, da risentire immediatamente degli echi del dibattito politico.
   La "Intelligence Community" israeliana si basa su tre pilastri di sperimentata e riconosciuta efficienza: Il Mossad, il Servizio operante all'estero con compiti di spionaggio e antiterrorismo oltreconfine; lo Shin Bet, il Servizio di Sicurezza interna competente per il controspionaggio e l'antiterrorismo all'interno dei confini e Aman, il Servizio di intelligence militare.
   La divisione dei compiti, semplice e pragmatica, assegna ai due Servizi "civili" funzioni geograficamente ripartite, mentre Aman svolge non solo compiti specifici di intelligence militare ma, in stretto coordinamento con i due Servizi civili, ha competenze di analisi strategica.
   In altri termini, Mossad e Shin Bet non dispongono di propri dipartimenti analisi e si affidano, per questa funzione, ai colleghi di Aman ai quali spetta poi di fornire al Governo quadri attendibili di valutazione su tutte le questioni di importanza strategica.
   Per capire come nel corso degli anni il sistema abbia funzionato, basta riandare alla Guerra del Kippur del 1973, quando ai primi di ottobre Israele venne attaccato simultaneamente e improvvisamente dall'Egitto e dalla Siria e per una decina di giorni si trovò a mal partito prima di riprendere l'iniziativa e di riuscire a rovesciare le sorti del conflitto.
   In quei giorni, tutti gli osservatori, all'interno e all'estero, si chiesero come mai i rinomati Servizi israeliani non fossero riusciti ad anticipare le mosse del nemico, pur disponendo di estese e profonde reti informative nel campo avversario.
   La risposta venne dalla commissione d'inchiesta "Agranat", voluta dall'allora Capo dello Stato Golda Meir, che appurò che in realtà le informazioni sui preparativi egiziani e siriani erano state raccolte ma che queste non erano sufficienti, a parere degli analisti di Aman, per dichiarare l'allerta generale e per avvertire il governo del pericolo imminente.
   Il fiasco costò il posto al Direttore del Servizio militare.
   Da allora il collegamento e la cooperazione tra i tre servizi si sono fatti più stretti ed efficienti, con risultati eccellenti sul piano del coordinamento tra intelligence e potere esecutivo e sulla capacità di Israele di rispondere con efficacia alle minacce interne o a quelle provenienti da nemici stranieri.
   Tutto questo fino ad oggi.
   E' di queste settimane, infatti, la notizia proveniente da fonti qualificate israeliane secondo cui i Servizi dello Stato di Israele si sarebbero fatti coinvolgere- su un tema strategico di importanza vitale come l'Iran- nel dibattito che divide Benjamin Netanyahu e Benny Gantz non solo sulle decisioni da prendere in campo economico e sanitario, ma anche sull'atteggiamento da seguire nei confronti della politica nucleare di Teheran e sugli interessi iraniani in Medio Oriente in generale e in Libano e Siria in particolare.
   Mentre sia Mossad che Aman attendono di vedere quali saranno le prime mosse della nuova amministrazione Biden nei confronti del programma nucleare iraniano, il capo del Dipartimento Analisi dell'intelligence militare, Dror Shalom, con il sostegno del suo Capo Tamir Hayman - molto vicino a Benny Gantz - ha segnalato al Governo l'opportunità di un atteggiamento più "morbido" nei confronti di Teheran suggerendo addirittura la partecipazione diretta di Israele a fianco degli Stati Uniti nell'eventuale ripresa delle trattative con gli iraniani sulla limitazione delle ambizioni nucleari del regime degli Ayatollah.
   Benny Gantz, che è stato capo di Stato maggiore fino al 2015, ha mantenuto uno stretto rapporto con Aman e con tutto l'establishment militare e si è fatto promotore, anche in campagna elettorale, di un atteggiamento più moderato nei riguardi dell'Iran.
   La mossa di Aman ha irritato profondamente la dirigenza del Mossad che, in linea con la posizione di Netanyahu, vuole mantenere la linea dura nei confronti dell'Iran, ritenuto essere ancora una minaccia strategica per lo Stato di Israele.
   Quasi a voler rispondere alle mosse dell'avversario politico, Netanyahu ha prorogato fino al prossimo mese di giugno l'incarico alla guida del Mossad di Yossi Cohen, un capo del Servizio che ha pianificato e organizzato la campagna di omicidi contro gli scienziati iraniani impegnati nelle ricerche atomiche (è dello scorso 27 novembre l'eliminazione, alle porte di Teheran, di Moshen Fakrizadeh, capo del programma nucleare).
   Yossi Cohen verrà rimpiazzato alla guida del Servizio da un altro fedele di Netanyahu, l'attuale capo del Dipartimento operazioni del Mossad, noto attualmente solo come "Mr.D", che si ritiene proseguirà sulle orme del suo predecessore nella strategia di durissima opposizione al nucleare iraniano, anche a dispetto del possibile futuro atteggiamento moderato del neo presidente americano Joseph Biden.
   Mentre quindi il Servizio di intelligence militare che monopolizza l'analisi strategica di tutta l'intelligence community israeliana scende in campo a sostegno delle tesi di politica estera del candidato centrista alle prossime elezioni, Benny Gantz, Il Mossad si schiera decisamente con il suo oppositore, l'attuale primo ministro Benjamin Netanyahu, fautore di un atteggiamento sempre più duro nei confronti del sogno nucleare di Teheran e delle sue mire espansionistiche in Siria, Libano e Iraq.
   Il Mossad continua, quindi, a pianificare future eliminazioni di scienziati iraniani e a fornire alle Forze Armate dati precisi sulle postazioni iraniane.
   In Siria e sugli obbiettivi da attaccare. In proposito a dicembre il Capo di Stato Maggiore di Tsahal (le forze armate di Israele), Avin Kochavi ha dichiarato che, grazie ai bombardamenti mirati, la presenza militare iraniana si è progressivamente ridotta.
   Aman "preferisce" continuare con la sua "Unità 8200" negli attacchi cyber contro Teheran, sulla falsariga del successo dell'attacco informatico contro il sistema di controllo delle centrifughe nucleari iraniane ottenuto anni fa con l'inoculazione del virus "Stuxnet" nel sistema avversario.
   Un paradosso tutto israeliano: civili aggressivi e militari moderati.
   Spiace tuttavia che questo paradosso faccia parte non di una dialettica politica riservata, ma sia entrato di prepotenza addirittura in campagna elettorale.

(Il Denaro, 29 gennaio 2021)


Barghouti candidato dietro le sbarre terrorizza i vertici di Fatah: è già in testa"

Voci di lista unica tra Hamas e Abu Mazen, in ansia per la mina vagante Dahlan

di Michele Giorgio

«Tra dieci giorni si saprà tutto sulle intenzioni di Marwan Baghouti per le elezioni presidenziali. Faremo un comunicato. Ora non posso dire di più», ci riferisce la nostra fonte nel comitato per la scarcerazione del più famoso dei prigionieri politici palestinesi, da 19 anni in un carcere israeliano dove sconta una condanna a cinque ergastoli.

Non si sbilancia il nostro interlocutore. Una cosa però se la lascia scappare: «Se Marwan decidesse di candidarsi, potrebbe farlo da indipendente». E non è una possibilità da niente. Perché l'uomo considerato il Mandela palestinese, sempre popolare tra la sua gente, è uno dei leader di Fatah. E il suo movimento politico, spina dorsale dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), qualche giorno fa ha ribadito che il candidato è uno solo: il presidente in carica Abu Mazen (85 anni).
  Fatah è in forte allarme. L'annuncio che i palestinesi dopo 15 anni andranno a votare — i dubbi restano — il 22 maggio per il rinnovo del Consiglio legislativo dell'Anp e il 31 luglio per scegliere il presidente, rischia di rivelarsi un incubo per Fatah che alle elezioni dovrà vedersela con gli islamisti di Hamas che nel 2007 hanno preso il controllo di Gaza e godono di parecchi consensi anche in Cisgiordania. Hamas vinse le ultime elezioni legislative tenute nel 2006, ma non riuscì a governare per il boicottaggio attuato da Israele, Usa, Ue e anche da Fatah.

Barghouti sarebbe il primo palestinese a candidarsi da dietro le sbarre per la carica più alta dell'Anp. Una condizione che alcuni ritengono vantaggiosa perché, se diventasse presidente, metterebbe in imbarazzo Israele. Per altri al contrario sarebbe un grave handicap per la gestione dell'Anp.
  Contro Barghouti sono schierati diversi i suoi compagni di partito, quelli al vertice. Non certo i militanti di base che lo considerano l'unico in grado di rilanciare Fatah, di dare vita a una piattaforma politica nazionale, di rappresentare le migliaia di prigionieri politici e di dialogare con Hamas.
  Secondo alcuni Barghouti è in grado di strappare ad Abu Mazen la metà dei voti degli elettori di Fatah. Uno scenario che, considerando la probabile candidatura di un esponente della sinistra, finirebbe per favorire il rappresentante di Hamas, riferimento di un elettorato più compatto. Il movimento islamico non ha ancora deciso se partecipare alle presidenziali. Potrebbe rinunciare alle elezioni del 31 luglio nel quadro di una riconciliazione definitiva con Fatah. Da giorni circolano voci di una lista unica Hamas/Fatah alle legislative, ma si stenta a credere a questo «compromesso storico» tra due formazioni con ampie differenze ideologiche.
  Nell'imminenza dei colloqui tra i partiti palestinesi organizzati al Cairo dai servizi di sicurezza egiziani, le pressioni su Barghouti aumentano. Gli chiedono di rinunciare a candidarsi alla presidenza e di accettare il ruolo di capolista simbolico di Fatah alle legislative. Anche per scongiurare la nascita delle liste indipendenti che esponenti più giovani di Fatah minacciano di presentare se la vecchia guardia deciderà di candidare al Clp le stesse facce note da almeno trent'anni.

Il mancato rinnovamento è una delle cause principali dell'emorragia di consensi che da lungo tempo affronta Fatah. Senza dimenticare il «pericolo» per il partito di Abu Mazen rappresentato dalla lista che dovrebbero formare i sostenitori di Mohammed Dahlan — ex figura di primo piano di Fatah espulso e condannato nel 2016 in contumacia per appropriazione indebita —, diventato il nemico numero uno del presidente palestinese. Dahlan, al quale non sarà permesso partecipare alle elezioni, risiede a Dubai, dove è consigliere speciale del principe ereditario Mohammed bin Zayed: sarebbe in grado di investire milioni di dollari nella campagna elettorale palestinese.
  Un sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey Research di Ramallah rivela che se Marwan Barghouti formasse una lista indipendente riceverebbe il 25% dei voti, contro il 19% della lista ufficiale di Fatah. Una lista indipendente di Dahlan, riceverebbe il 7% dei voti, in apparenza pochi ma sufficienti per complicate la vita a Fatah. Più di tutto due terzi degli intervistati chiedono le dimissioni del presidente Abu Mazen.

(il manifesto, 29 gennaio 2021)


L'archivio dei cervelli in fuga dal Fascismo

La storica Patrizia Guarnieri ha ricostruito i percorsi di intellettuali e scienziati emigrati, soprattutto ebrei: drammi umani e un enorme danno per la nostra ricerca.

di Silvia Bencivelli

New York, incrocio tra la Fifth Avenue e la quarantaduesima strada. Al terzo piano della New York Public Library,la sala dedicata alla filantropa BrookeRussellAstor: stanze silenziose dai soffitti alti, teste chine sui libri. E un archivio che custodisce una parte poco nota della storia della scienza europea. «Appartiene alla Emergency Committee in Aid of Displaced Foreign Scholars (Ecadfs), una delle associazioni che hanno dato sostegno agli intellettuali in fuga dall'Europa nazifascista» spiega Patrizia Guarnieri, docente di Storia contemporanea all'Università di Firenze. «Intellettuali che scappavano dalla Germania, poi via via dagli altri Paesi. Anche dall'Italia, soprattutto dal 1938, anno delle leggi razziali». Molti di loro hanno scritto ad associazioni come la Ecadfs, o all'analogo inglese, la Society for the Protection of Science and Learning (Spsl), inviando lettere e curriculum scientifici, e richieste di aiuto. Cosi oggi in quegli archivi è raccontata una parte, solo una parte, della peggior fuga di cervelli del nostro Paese: centinaia di persone scappate da università che erano sempre più devote al fascismo e sempre più chiuse nella loro autarchia, dominate dall'antisemitismo e dalla violenza.
   Patrizia Guarnieri ha deciso di raccontarli uno a uno, man mano che ricostruisce le loro storie: dalla A di Ernst Abrahamson (nato in Germania, laureato a Praga e rifugiato in Italia, poi fuggito da Firenze dove insegnava greco, latino, francese e storia dell'arte, e arrivato a New York dalla Francia) alla Y di Youdassin Zelda (nata in Ucraina, e di cui abbiamo il diploma di laurea in farmacia dell'Università di Firenze, ma che non risulta essere passata da New York. Si trova che si è trasferita a Tel Aviv nel 1939,e nient'altro). È nato così il progetto Intellettuali in fuga dall'Italia fascista, oggi online con storie, fotografie, mappe, e in crescita ogni giorno (http://intellettualinfuga.fupress. com/). Ma quando Guarnieri è partita per New York ed è salita a quel terzo piano non aveva ancora le idee così chiare. «Mi occupavo di mobilità scientifica. A un certo punto ho pensato di dedicarmi ai cosiddetti cervelli in fuga, e alle loro difficoltà a rientrare. Il fascismo mi è parso un buon punto di partenza».
   Sono note infatti le storie di Enrico Fermi (sposato a una donna ebrea) o di Rita Levi Montalcini, ma anche del fisico Bruno Benedetto Rossi, uno dei padri della fisica dei raggi cosmici, e di Giuseppe Levi, anatomista, maestro di tre premi Nobel e padre di Natalia Ginzburg: lasciarono tutti l'Italia tra il 1938 e il 1939, qualcuno rientrò dopo ìl 1945, qualcuno tornò e poi ripartì. perché in Italia non ebbe spazio nemmeno a guerra finita. Ma anche intellettuali e scienziati meno celebri fuggirono: i loro percorsi furono condizionati dalle difficoltà di accesso nei circuiti universitari stranieri, e dalle vicende familiari. Le donne in generale ebbero vita più difficile. Per esempio, fuggirono due dei tre fratelli Calabresi, antifascisti ed ebrei: Renata, psicologa, e Massimo, cardiologo. Ma non fuggi la secondogenita Cecilia, germanista, rimasta a Firenze durante la guerra per non lasciare sola l'anziana madre. I primi due arrivarono a New York nel 1939. Cecilia li raggiunse nel 1949: a quel punto aveva 47 anni, e non ricominciò mai a fare ricerca. Dei tre, solo Renata si è rivolta all'Ecadfs, e la sua richiesta d'aiuto conservata in archivio è stata il punto di partenza per ricostruire la storia della famiglia.

 SCORAGGIATI A RIENTRARE
  «Quando ho messo le mani nell'archivio di New York sono stata sopraffatta dalle carte» prosegue Guarnieri. «C'erano i fascicoli di seimila studiosi europei: come avrei fatto a ricostruire le storie di chi aveva lasciato l'Italia?». Si partiva quasi da zero. «Gli storici italiani si sono occupati tardi e poco dell'argomento. Un po' perché soffriamo lo stereotipo dell'italiano migrante, che in genere non era un intellettuale. E poi perché gli stessi scienziati fuggiti sono stati riluttanti a raccontarsi». Infine, va detto, le nostre università non hanno mai avuto piacere a rivangare la storia degli allontanamenti di antifascisti ed ebrei. Successe con la "fascistizzazione" delle università e poi con le leggi razziali, e non colpì solo i grandi accademici, ma anche tantissimi liberi docenti. Sul numero di febbraio di Le Scienze un lungo articolo parlerà dell'archivio degli Intellettuali in fuga. Su Radio3 Rai (6-7 e 13-14 febbraio) quattro puntate di Vite che non sono la tua saranno dedicate a quattro storie (tra cui quelle di Renata e Massimo Calabresi) tanti, assistenti e neolaureati, che non furono ufficialmente "licenziati", ma piuttosto "non confermati" e spinti ad andarsene. Le università li rimpiazzarono subito, e quando, dopo il 1944, si trattò di reintegrarli, spesso preferirono non disturbare i nuovi equilibri accademici. Così molti sono stati scoraggiati dal rientrare, e ai loro posti sono rimasti colleghi scelti per la fedeltà al fascismo. Successe per esempio a Massimo Calabresi, messo da parte nonostante portasse con sé competenze nuove sulle tecnologie mediche più avanzate.
   «Con l'allontanamento di centinaia di studiosi il nostro Paese si è inflitto un'enorme e duratura perdita culturale» sintetizza Guarnieri. Un altro esempio: «Solo una decina di studiosi italiani risulta aver avuto un finanziamento dall'Ecadfs. Di questi due erano fisici e due psicologi. Significava che accanto alla gloriosa scuola di fisica italiana, già famosa nel mondo, anche la psicologia italiana, pur essendo una disciplina giovane, era riconosciuta». Però venne mutilata dalle partenze di Renata Calabresi e di Enzo Bonaventura, che andò in Palestina. Del resto la filosofia neoidealista, quella di Croce e Gentile, considerava la psicologia una pseudoscienza.
   Ed ecco come «la fascistizzazione ha cambiato le linee di ricerca nell'accademia, e deciso gli orientamenti». La ricerca su tante persone meno note ha portato a nuove riflessioni. Ma c'è ancora tanto da ricostruire, e il progetto online mira a rispondere a nuove domande. «Chi erano i più propensi a partire? Quali reti di sostegno avevano?». E anche: come se la sono cavata le donne scienziate, magari con famiglie a carico, in un mondo cosi denso di pregiudizi e durante una guerra?

 «ABBIAMO PERSO ANCHE I FIGLI»
  Dalle carte negli archivi emergono talenti a noi poco noti, carriere importanti di chi, come l'astronomo Vinicio Barocas, partì neolaureato per diventare direttore di osservatorio astronomico. Ma anche le loro sofferenze: «Gli intellettuali in fuga dovettero ambientarsi in situazioni molto dure, accettando posti di lavoro malpagati. Negli Stati Uniti non c'erano le leggi razziali, ma c'era un forte antisemitismo. E poi tensioni fra le little Italy e i nuovi arrivati antifascisti, e pregiudizi nei confronti degli italiani. Anche in ambiente scientifico». Per esempio: Massimo Calabresi, agli inizi, faticò per fare camera scientifica. Ma rimase in America, per tutta la vita e con tutta la famiglia. Così come il medico Giacomo Ancona (che partì con la collezione del padre, famoso baritono, poi donata all'Università di Stanford), che fuggi con moglie, madre e figli e fu raggiunto dalla famiglia del marito della figlia, e tutti i discendenti sono rimasti lì. «Anche questo va considerato: insieme agli intellettuali fuggiti, abbiamo perso i loro figli, che non sono quasi mai tornati in Italia e spesso hanno fatto una gran carriera laggiù». Per restare in casa Calabresi: Paul, il primogenito di Massimo, è stato uno degli oncologi più famosi del mondo, e Guido, il secondogenito, è tuttora uno dei giudici più importanti degli Stati Uniti, ed è stato il più giovane preside della sua Law School. Quella di Yale, nel Connecticut, a un'ora e mezzo di macchina da New York.

(la Repubblica - il venerdì, 29 gennaio 2021)


Lezione online sull' ebraismo, blitz con svastiche e minacce, tra gli autori anche minorenni

Indagine della Digos in tutta Italia

I CASI
Episodi a Venezia, in Veneto e a Pisa
LE FAMIGLIE
All'oscuro le famiglie dei denunciati

VENEZIA - Pochi mesi fa, proprio durante una videoconferenza in diretta su Zoom della Comunità ebraica di Venezia si erano intrufolati all'improvviso nel collegamento online interrompendo l'incontro dedicato ad una «Lezione di Ebraismo», con offese e minacce di natura antisemita e condividendo sullo sfondo dello schermo una svastica. Il tutto usando un nickname inventato. Ora, dopo le indagini dirette dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Venezia e condotte dagli investigatori della Digos di Venezia con la collaborazione dei compartimenti di Polizia Postale del Veneto e della Lombardia sono stati individuati gli autori del gesto.
   Si tratta di ragazzi giovani e giovanissimi (alcuni anche minorenni) che avevano coordinato l'azione all'interno di un canale Telegram e che avrebbero agito su più fronti sia in Veneto che in altre regioni d'Italia, sempre con la stessa modalità di intrusione online. Giovedì una perquisizione in provincia di Bergamo ha permesso il sequestro dei dispositivi utilizzati per l'intromissione e l'identificazione di una parte del gruppo. Non si è trattato dell'azione di un singolo ma di un gruppo più ampio, sul quale la Digos sta ancora indagando. Non si tratterebbe di un'azione di matrice neonazista ma di un' azione tra ragazzi, anche se non è ancora chiaro se ci fosse o meno un coordinatore o ideatore del «piano».
   Allo stesso gruppo potrebbero essere ricondotti altri episodi che si erano verificati nello stesso periodo sempre durante collegamenti pubblici online a partire da quello del 16 dicembre all'istituto Morosini di Venezia dove erano stati condivise immagini pornografiche e la pagina wikipedia di Adolf Hitler passando per un episodio simile a Pisa. «Si tratta di reati — spiega la polizia — sempre più spesso commessi, con eccessiva leggerezza doŒ§vuta alla distanza con gli interlocutori, da incensurati che finiscono per coinvolgere, vista la giovane età, anche gli ignari familiari».
   Anche per questo il Questore di Venezia Maurizio Masciopinto ieri ha voluto sottolineare l'importanza anche simbolica che riveste l'aver individuato gli autori del gesto proprio nella settimana in cui tutto il mondo celebra la memoria delle vittime della shoah, rimarcando l'importanza di perseguire duramente ogni forma apologetica del crimine dell'olocausto. «E' fondamentale che soprattutto le nuove generazioni ne comprendano la portata perché la storia non si ripeta», dice. Il questore ha anche posto l'accento sul rischio rilevante collegato ad un uso distorto dei canali multimediali, che accresce gli effetti negativi dei reati commessi attraverso strumenti e piattaforme di natura sostanzialmente pubblica, il che ne amplifica il rischio di emulazione.

(Corriere del Veneto, 29 gennaio 2021)


29 jet F-16 israeliani dismessi venduti a una società canadese

GERUSALEMME - Ventinove jet da combattimento F-16 dismessi dalle Forze di difesa israeliane sono stati venduti a una società canadese, la Top Aces. Lo ha annunciato il ministero della Difesa di Tel Aviv. Secondo quanto riferisce la stampa statunitense, l'accordo ha un valore di decine di milioni di dollari. Top Aces offre esercitazioni tra le Forze aeree statunitensi e canadesi con velivoli "nemici". Il 27 gennaio, quattro caccia sono giunti negli Stati Uniti a bordo di un cargo Antonov An-225 Mriya.

(Agenzia Nova, 29 gennaio 2021)


"Memorie di famiglia - i giovani tramandano le storie dei nonni"

di David Di Segni

Viviamo quel periodo storico in cui i nipoti e pronipoti della Shoah sono abbastanza grandi per proseguire il racconto delle storie di famiglia riguardo la guerra, le deportazioni e la Shoah. Per questo, anche quest'anno Il Pitigliani ha rinnovato l'evento "Memorie di famiglia - i giovani tramandano le storie dei nonni", a cui hanno aderito diversi esponenti del mondo ebraico italiano e del giornalismo, e persino il noto attore Pierfrancesco Favino. La chitarra del professore Emanuele Levi Mortera ha intervallato i vari interventi e le letture dei giovani ragazzi, come quelle recitate dai nipoti di Dario Foà, che raccontano: "Da casa nostra vedevamo il golfo e vedevamo le navi americane che si avvicinavano ma poi giravano e tornavano indietro. Non erano sicuri se c'erano ancora i tedeschi o no. Poi, un bel giorno, il 1° ottobre, si sono decisi e sono entrati a Napoli. Quando entrarono gli alleati ci riversammo tutti per le strade". Altri ragazzi hanno letto le testimonianze dei propri nonni, tra questi anche Joshua Limentani, pronipote di Errina Fornaro Di Veroli, che legge: "Sono stata liberata a maggio del 1945, in un campo vicino a Ravensbrück dove mi avevano mandato per continuare gli esperimenti. Sono tornata a casa il 1° settembre 1945. Sul treno un prete mi aveva dato 5 mila lire per rifarmi una vita. […] Poi ho preso una tradotta. Gli ho detto "Mi porti al ghetto" e quello mi ha risposto "Al ghetto, signò? E che c'annate a fa': l'ebrei l'hanno ammazzati tutti". Ma io c'avevo Stella che m'aspettava a casa e quindi gli ho detto "Ci voglio andare lo stesso". Arrivata a Via dei Falegnami, ho rivisto una ebrea che tornava da fare la spesa: sono scesa di corsa ed ho imboccato Via della Reginella. A metà della via mi sono fermata; mi era presa paura. Allora si è affacciata quella che se chiamava Fiore; me guarda e me fa:" Rina, ma sei Rina? Cori Rina va a casa che c'hai marito e figli che t'aspetteno". A quel punto ho cominciato a correre. Lei intanto ha cominciato a strillare "corete, corete, è ritornata Rina d'Agesilao".
   Molti sono stati gli interventi in memoria di tutti coloro che vissero quei fatidici giorni. Quello organizzato da Il Pitigliani è un progetto che va avanti da dieci anni e con il quale si è riusciti ad entrare in più di 150 case, dentro le quali è stato innescato il meccanismo del racconto, tramandato poi ai nipoti.
   Per ultimo ha preso la parola Pierfrancesco Favino, che ha interpretato un testo scritto da Renzo Gattegna, Z"L, che inizia raccontando della madre: "Era stata bravissima in tutto quel tempo. Sola con tre bambini, in un quartiere diverso da quello in cui eravamo nati, due stanze di un convento che ci aveva offerto riparo, con un marito lontano nascosto in un qualche rifugio di fortuna. Senza mai alterare la verità, ma usando parole caute per non alimentare in noi altre paure, aveva sempre cercato di rispondere alle nostre domande. Troppo piccoli per capire davvero, tutti e tre avevamo la percezione di essere in costante pericolo, e solo la sua amorevole e rassicurante presenza ci aveva permesso di vivere almeno un po' di quella gioia che è necessaria all'infanzia come l'aria che si respira. "Da oggi cambia tutto", disse allegra, e provò a spiegarci il significato di quella festa spontanea. I soldati, che avevamo visto sfilare su camionette e blindati, erano ragazzi che avevano lasciato le loro famiglie e le loro città, rischiando la vita e rinunciando alla giovinezza per venire a combattere in un paese sconosciuto una guerra scatenata dalle dittature europee. Quella mattina di giugno, a Piazza di Spagna, è il primo ricordo che mi appartiene interamente, come se la vita per me fosse cominciata quel giorno. Avevo quattro anni, troppo pochi per capire il senso di quegli eventi ma sufficienti per sentirne l'impatto emotivo e trattenerli per sempre nella mente e nel cuore. Nel corso degli anni, quelle scene di incontenibile gioia collettiva sarebbero tornate spesso ad affiorare nella memoria, ma non erano più solo immagini del passato, perché con il tempo avevano acquistato un senso compiuto ed erano diventate per me un riferimento insostituibile. La conseguenza più importante di aver vissuto quel giorno fu la convinzione di appartenere ad una generazione fortunata, che non avrebbe più vissuto guerre né la violenza di una dittatura".

(Shalom, 29 gennaio 2021)


Ancora su "Jenin, Jenin", l'ignobile falso documentario

Il regista Mohammed Bakri può attestare che diffondere la calunnia del sangue contro gli ebrei non è più gratis come una volta: oggi comporta un prezzo.

Una volta non costava nulla. I servizi segreti dello zar Nicola II non sono mai stati citati in giudizio per aver concepito la favola dei Protocolli dei Savi di Sion circa un complotto ebraico per conquistare il mondo. E Joseph Goebbels non è stato processato per aver ideato mostruosità cinematografiche come Suss l'ebreo, I Rothschild e L'ebreo errante che hanno insegnato a milioni di persone a temere, odiare e aggredire gli ebrei. Questo è il motivo per cui il regista Mohammed Bakri, il cui pseudo-documentario Jenin, Jenin è una variazione su quei temi antisemiti, pensava di poter anche lui diffamare gli ebrei impunemente. Ma questo mese, dopo una saga di 19 anni in tribunale, quell'assunto è crollato grazie a quella che si profila come una pietra miliare nella lotta del popolo ebraico contro il suo nemico più antico, letale e subdolo: la calunnia del sangue....

(israele.net, 29 gennaio 2021)


Biden sospende la vendita di F-35 agli Emirati Arabi Uniti

La vendita di F-35 agli Emirati Arabi Uniti aveva scatenato molte discussioni in Israele.

Con una mossa che il Dipartimento di Stato ha definito "di routine" la nuova Amministrazione americana ha sospeso tutte le vendite di armi "su larga scala" a entità straniere bloccando anche la vendita di F-25 agli Emirati Arabi Uniti.
   Secondo il Dipartimento di Stato è una decisione che viene presa ogniqualvolta cambia l'Amministrazione al potere negli Stati Uniti e quindi si tratterebbe di una mossa di Routine.
   Tuttavia a precisa domanda se tale decisione, soprattutto in merito alla vendita di F-35 agli Emirati Arabi Uniti, fosse quindi solo temporanea, il Dipartimento di Stato non ha dato alcuna risposta.
   «Il Dipartimento sta temporaneamente sospendendo l'implementazione di alcuni trasferimenti riguardanti armi destinate a nazioni straniere per dare il tempo all'Amministrazione entrante di riesaminare i contratti» ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato.
   Questa è un'azione amministrativa di routine tipica di quasi tutte le transizioni e dimostra l'impegno dell'Amministrazione per la trasparenza e il buon governo, oltre a garantire che le vendite di armi statunitensi soddisfino i nostri obiettivi strategici» ha poi concluso.
   La vendita di F-35 e di diversi sistemi d'arma avanzati agli Emirati Arabi Uniti aveva sollevato molte proteste in Israele, dove questa operazione era vista da molti come il "pagamento" per il riconoscimento da parte degli EAU dello Stato Ebraico, tanto che persino il Premier Benjamin Netanyahu era finito sotto accusa.
   In molti sostengono che la vendita di questo tipo di armi agli arabi potrebbe minare la supremazia militare israeliana.
   Negli ultimi mesi della sua Amministrazione l'ex Presidente Donald Trump aveva concluso diverse vendite di armi di una certa importanza destinate ai Paesi Arabi. Queste vendite, una in particolare all'Arabia Saudita, erano state contestate dal Partito Democratico.

(Rights Reporter, 28 gennaio 2021)


Netanyahu porta il futuro a Davos

Il premier svela i due pilastri dei successo di Israele con vaccini, sicurezza e acqua

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha partecipato ieri al World Economic Forum di Davos e, contrariamente ad altri leader, ha deciso di non tenere un discorso, ma si è fatto porre delle domande che hanno riguardato tre temi in particolare: vaccini, sicurezza e acqua. Tre campi nei quali Israele è un'eccellenza e secondo Netanyahu, non bisogna andare a cercare segreti nascosti per capire il motivo del successo di Gerusalemme, perché sono due le componenti che finora hanno permesso agli israeliani di diventare un modello: istruzione e innovazione.
   La campagna vaccinale messa in campo dal governo di Netanyahu contro il coronavirus va velocissima, Netanyahu ha detto che gli israeliani puntano a diventare un laboratorio mondiale per l'immunità di gregge, ma che non è il momento di abbandonare la strada dei lockdown: "Abbiamo vaccinato l'82 per cento dei nostri anziani e puntiamo al 99. Ma ancora non sappiamo cosa succederà con le mutazioni del virus".
   Sulla sicurezza Bibi ha detto che è importante soprattutto investire nella formazione e nella tecnologia: "Pur essendo un piccolo paese, abbiamo uno dei sistemi di intelligence più efficienti del mondo. Ai nostri militari diciamo che bisogna curare più il cervello che i muscoli".
   Il terzo punto trattato durante l'incontro è stato quello dell'acqua: Israele nonostante sia una nazione desertica ha ormai risorse idriche superiori al suo fabbisogno. Anche qui, quel che conta, ha detto il premier, è sapersi innovare, cercare soluzioni anche nel deserto.
   Al Forum di Davos, in cui tutti i leader sono arrivati, finora, delineando le difficoltà di questo mondo da rimettere in piedi dopo la pandemia, Netanyahu, che sappiamo essere in campagna elettorale e punta a essere rieletto (si vota il 23 marzo per la quarta volta in meno di due anni), ha mostrato qualche soluzione. Ha aperto una strada verso il futuro, per la resistenza e per il dopo crisi sanitaria con due concetti semplici: istruzione e innovazione.

(Il Foglio, 28 gennaio 2021)


Israele, 17enne in terapia intensiva dopo il vaccino

Un ragazzo di diciassette anni sarebbe stato ricoverato in terapia intensiva presso il Safra Children's Hospital all'interno dello Sheba Medical Center di Tel Aviv pochi giorni dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino contro il coronavirus. È quanto scrive il sito The Jerusalem Post - Israel News.
Il giovane sarebbe arrivato in ospedale dopo aver sentito forti dolori al petto e non avrebbe avuto condizioni preesistenti. Un medico del dipartimento ha riferito che il ragazzo è in condizioni stabili e che l'ospedale non crederebbe che i suoi sintomi siano collegati alla vaccinazione.

(Affaritaliani.it, 28 gennaio 2021)


Israele non frena i contagi: confini chiusi

L'immunizzazione procede rapidamente ma aumentano i decessi. Il governo e gli esperti presi in contropiede dalla variante britannica

di Michele Giorgio

GERUSALEMME - Dopo la chiusura dell'aeroporto internazionale di Tel Aviv fino al 31 gennaio, oggi Israele sigillerà anche i confini di terra con Egitto e Giordania. Sempre oggi il governo Netanyahu dovrà decidere se estendere il lockdown nazionale che scade nel fine settimana. E tutto lascia prevedere che sarà rinnovato per un'altra settimana, forse due. L'emergenza Covid-19 non rallenta nel paese. Sebbene l'immunizzazione di massa proceda ad alta velocità — dal 20 dicembre fino a due giorni fa 2.768.202 israeliani avevano ricevuto la prima dose del vaccino e 1.377.803 la seconda — il contagio resta elevato. Il virus circola in modo sostenuto e il lockdown in corso, a differenza delle precedenti due chiusure, non riesce ancora a dare risultati apprezzabili. I dati di due giorni fa riferiscono di 7.737 nuovi casi con il 9,6% dei tamponi positivi. Degli infetti, 1207 sono in condizioni critiche e 311 intubati. Ma è l'aumento dei decessi che impressiona di più. Dei 4.539 morti registrati da marzo 2020 fino a ieri, il 26% è composto dalle vittime nel solo mese di gennaio, non ancora finito.
   Le autorità israeliane speravano in un calo più rapido del contagio grazie alla campagna di vaccinazione. Le cose non sono andate secondo le previsioni degli specialisti e del premier Netanyahu che a dicembre aveva parlato di Israele come del primo paese al mondo «che uscirà dal tunnel» della pandemia e tornerà alla normalità. Un ottimismo esagerato legato alla campagna elettorale per le legislative di fine marzo, quando Israele dovrebbe aver vaccinato — prima e seconda dose — tra quattro e cinque milioni di cittadini.
   A far saltare i piani del premier e le aspettative degli esperti del ministero della sanità è la mutazione britannica del virus, ormai prevalente in Israele, in possesso di una capacità più ampia di infettare e, pare, di provocare un numero superiore di malati gravi. Il vaccino Pfizer di cui Israele si è procurato diversi milioni di fiale — pagandole di più, si dice, e proponendosi come una sorta di paese-laboratorio per il colosso farmaceutico statunitense — pare efficace contro la mutazione britannica ma non è detto che lo sia al 100% contro la sudafricana e la brasiliana.
   Nel tentativo di isolarle, Israele ha chiuso aeroporto e valichi di terra. «Queste due varianti ci preoccupano molto. Soprattutto il ceppo brasiliano che sembra più resistente al vaccino, ma non abbiamo ancora un risultato certo al riguardo», ha spiegato alla Knesset Roy Singer, vicedirettore del dipartimento di epidemiologia al ministero della sanità.
   Uno dei pochi segnali positivi viene dal coefficiente di infezione (il fattore R) sceso a 0,9. E lentamente inizia a stabilizzarsi il numero degli ingressi nelle terapie in tensione che nelle ultime settimane ha fatto temere il collasso di alcuni ospedali. Il quadro però resta serio. Il quotidiano Haaretz ieri scriveva che nessuno nelle autorità sanitarie aveva previsto questi scenari drammatici. «È possibile che le nostre aspettative non fossero realistiche. Senza il lockdown però i numeri (del contagio) sarebbero doppi se non superiori», ha spiegato al giornale un funzionario del ministero della sanità favorevole a prolungare la chiusura.
   Non è detto che la popolazione, che stenta a rispettare le restrizioni per il contenimento del contagio, accetti l'estensione del lockdown che ha aggravato crisi economica e disoccupazione. A ciò si aggiunge la protesta dei religiosi ultraortodossi (haredim) che nelle strade di Gerusalemme, Bnei Brak e altre località da giorni si scontrano con la polizia. I religiosi contro le disposizioni del governo tengono aperte le loro scuole sebbene la mutazione britannica si stia rivelando contagiosa e pericolosa anche tra i più giovani. Intanto l'Onu chiede a Israele di rendere disponibili i vaccini anche ai palestinesi nei territori che occupa dal 1967. «È fondamentale per controllare la pandemia e in linea con gli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale», ha detto Tor Wennesland, l'inviato dell'Onu per Israele e Territori occupati.

(il manifesto, 28 gennaio 2021)


L'educazione è il vaccino per combattere l'antisemitismo

di Giorgia Calò

Commemorazioni per la Giornata della Memoria anche per la European Jewish Association, che ha voluto ricordare le vittime e l'orrore della Shoah nella cerimonia che si è tenuta online: "EJA online International Holocaust Remembrance Day commemoration".
   Insieme al Ministro della Diaspora di Israele S.E Omer Yankelevich, il Presidente del Consiglio di Yad Vashem, il Rabbino Capo Yisrael Meir Lau, il Presidente dell'Agenzia Ebraica Isaac Herzog e membri del Parlamento e leader ebrei di tutta Europa, la Eja si è riunita per celebrare la memoria dei milioni di persone che hanno vissuto l'orrore e l'inferno che è stato l'Olocausto.
   Quanto velocemente una giornata importante come questa rischia di trasformarsi in un giorno qualsiasi; l'odio e l'antisemitismo di allora esistono ancora oggi, e aumentano sempre di più: "Tutti credono che non esista un vaccino contro l'antisemitismo" ha detto Rabbi Margolin, Presidente della Eja, "ma non è così. Il vaccino c'è e si può manifestare attraverso due elementi: l'educazione e l'intolleranza verso ogni forma di antisemitismo".
   Un messaggio volto a tutte le comunità ebraiche europee. Un monito all'educazione e alla lotta all'antisemitismo.
   Ricordare la Shoah è un dovere, non solo come tributo verso le vittime, ma anche per rinnovare la fedeltà ai diritti umani, negati da questa tragedia e dal silenzio; e proprio il silenzio "è il primo passo verso l'accettazione" come ha ricordato il Ministro Omer Yankelevich, "sin dal 1945, i sopravvissuti, che avevano il numero tatuato sul braccio, non sono rimasti in silenzio. Hanno testimoniato. Hanno tramandato la storia alle generazioni successive e sta proprio a noi adempiere a questo dovere quando loro non ci saranno più".

(Shalom, 28 gennaio 2021)


Dunque il vaccino contro l’antisemitismo esiste e un suo elemento sarebbe “l’intolleranza verso ogni forma di antisemitismo”. Sarebbe come dire che il vaccino contro il rischio di contagiarsi è “l’intolleranza verso ogni forma di contagio”. E quanto all’educazione, che significa? Che tipo di educazione? Tra gli antisemiti di ieri e di oggi ci sono molte persone fin troppo “educate”. L’eccesso di parole danneggia l’oggetto di cui si parla. M.C.


La retorica e i paragoni banalizzano il giorno della memoria

di Dimitri Buffa

 
Ruth Dureghello
Troppa retorica, troppi paragoni impropri e troppe richieste di perdonare per conto terzi stanno banalizzando il giorno della Shoà. Per non parlare dell'odio verso Israele che viene sempre giustificato dal complottismo di destra e di sinistra. Per non parlare di quello che è da anni appannaggio degli alfieri dell'antipolitica. E che non riescono a vedere lo stato ebraico come modello neanche quando ci si deve arrendere all'evidenza che sulla campagna delle vaccinazioni anti-Covid è il Paese che ha ottenuto più successi.
   Se qualcuno si aspettava un "volemose bene" di repertorio da parte della combattiva presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello dovrà ricredersi. In un colloquio con l'Agenzia Italia, infatti, la Dureghello ha parlato quasi esclusivamente di questi tre terribili fenomeni, i paragoni impropri, il buonismo perdonista e il complottismo anti-ebraico e anti-israeliano che da tempo e di fatto indeboliscono la simbologia della memoria e stanno rendendo lo "Yom HaShoah", il giorno della Shoà, una ricorrenza tragica come tante altre.
   C'è il giorno in cui si celebrano le vittime della fame, quello della natura, quello contro le armi nucleari e quello contro la violenza sulle donne e via di seguito. All'incirca per 365 giorni l'anno.
   Ma nessuno di essi - a prescindere dal fenomeno tragico che segnala - può lontanamente essere paragonato all'unicità del giorno della memoria che ricorda lo sterminio perpetrato da Hitler e i suoi sodali, anche italiani. Pena la perdita e la banalizzazione - per l'appunto - della stessa memoria.
   C'è poi il problema dei paragoni impropri: ogni disgrazia diventa una Shoà, la parola "negazionismo" che viene usata per la pandemia mentre andrebbe adoperata solo per coloro che negano la morte di 6 milioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti e fascisti. Infine, ci sono i paragoni infami come quelli che fanno gli estremisti islamici - i veri nazisti della nostra era- per affermare che a Gaza si sta compiendo un Olocausto per colpa degli israeliani. Tutte cose viste per anni e forse troppo supinamente tollerate dalle stesse comunità ebraiche della diaspora mondiale, che però ormai da tempo hanno cominciato a ribellarsi a queste "banalità del male".
   C'è poi un sotterraneo compiacimento a dispiacersi e a piangere solo per quegli ebrei che morirono oltre settanta anni orsono tra Auschwitz e Birkenau o nella risiera di San Saba, mentre per gli ebrei ancora vivi in Israele e nel resto del mondo c'è una orrenda tendenza a sottovalutare il pericolo. Ad esempio nella pretesa di avere rapporti diplomatici con "Paesi canaglia" come l'Iran e il Venezuela dove l'antisemitismo è praticamente una legge dello Stato. E in questa benevolenza pseudo terzomondista - chiamiamola così - alcuni grillini di casa nostra non sono secondi a nessuno nel resto del mondo.
   C'è poi il pericolo del cosiddetto suprematismo bianco antisemita notoriamente ben rappresentato negli Stati Uniti d'America tra quei seguaci di Donald Trump che ne hanno di fatto compromesso la rielezione.
   E da ultimo ma non per ultimo questa ipocrita richiesta agli ebrei oggi vivi di perdonare per conto di quelli da tempo morti i loro carnefici. E magari anche quelli che ancora oggi ne esaltano le pazzesche idee che portarono allo sterminio.
   "Culturalmente, questo concetto del perdono nell'ebraismo non c'è e se esiste, è frutto di un confronto fra due parti contrapposte che cercano di trovare una sintesi fra posizioni diverse. Il rapporto e il dialogo sono diretti, non può essere mai mediato. Noi non abbiamo assolutamente la delega per altri: sarebbe un abominio se io, per esempio, dicessi sì o no al posto di mio nonno. È inconcepibile. Quasi fosse una colpa se non perdoniamo...".
   Parole sacrosante che i politici italiani ed europei farebbero bene a scolpire nelle proprie limitatissime menti.

(l'Opinione, 28 gennaio 2021)


Un premio a Gerusalemme a febbraio per Sophia Loren

Sophia Loren è il nuovo membro onorario della «Jerusalem Sam Spiegel Film School». Lo ha annunciato il Comitato direttivo dell'istituzione, aggiungendo che la nomina sarà conferita nella cerimonia online del 22 febbraio e alla quale parteciperà l'artista. La motivazione ha sottolineato «la vasta carriera cinematografica» dell'attrice che «ha attraversato «culture e confini», «per i suoi successi nel cinema europeo e americano dove ha lasciato un marchio indelebile di talento, bellezza e femminilità».

(La Gazzetta del Mezzogiorno, 28 gennaio 2021)


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