Venite dunque, e discutiamo insieme, dice l'Eterno;
quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto,
diventeranno bianchi come la neve;
quand'anche fossero rossi come la porpora,
diventeranno come la lana.
Or essendo Gesù nato in Betleem di Giudea, ai dì del re Erode, ecco dei magi d'Oriente arrivarono in Gerusalemme, dicendo:
Dov'è il re de' Giudei che è nato? Poiché noi abbiam veduto la sua stella in Oriente e siam venuti per adorarlo.
Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui.
E radunati tutti i capi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere.
Ed essi gli dissero: In Betleem di Giudea; poiché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betleem, terra di Giuda, non sei punto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un Principe, che pascerà il mio popolo Israele.
Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparita;
e mandandoli a Betleem, disse loro: Andate e domandate diligentemente del fanciullino; e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo.
Essi dunque, udito il re, partirono; ed ecco la stella che avevano veduta in Oriente, andava dinanzi a loro, finché, giunta al luogo dov'era il fanciullino, vi si fermò sopra.
Ed essi, veduta la stella, si rallegrarono di grandissima allegrezza.
Ed entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua madre; e prostratisi, lo adorarono; ed aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.
Poi, essendo stati divinamente avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, per altra via tornarono al loro paese.
GIOVANNI 18
Poi, da Caiàfa, menarono Gesù nel pretorio. Era mattina, ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e così poter mangiare la pasqua.
Pilato dunque uscì fuori verso di loro, e domandò: Quale accusa portate contro quest'uomo?
Essi risposero e gli dissero: Se costui non fosse un malfattore, non te lo avremmo dato nelle mani.
Pilato quindi disse loro: Pigliatelo voi, e giudicatelo secondo la vostra legge. I Giudei gli dissero: A noi non è lecito far morire alcuno.
E ciò affinché si adempisse la parola che Gesù aveva detta, significando di qual morte doveva morire.
Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: Sei tu il Re dei Giudei?
Gesù gli rispose: Dici tu questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?
Pilato gli rispose: Son io forse giudeo? La tua nazione e i capi sacerdoti t'hanno messo nelle mie mani; che hai fatto?
Gesù rispose: il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perch'io non fossi dato in mano dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui.
Allora Pilato gli disse: Ma dunque, sei tu re? Gesù rispose: Tu lo dici; io sono re; io sono nato per questo, e per questo son venuto nel mondo, per testimoniare della verità. Chiunque è per la verità ascolta la mia voce.
Pilato gli disse: Che cos'è verità? E detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei, e disse loro: Io non trovo alcuna colpa in lui.
Ma voi avete l'usanza ch'io vi liberi uno per la Pasqua; volete dunque che vi liberi il Re de' Giudei?
Allora gridaron di nuovo: Non costui, ma Barabba! Or Barabba era un ladrone.
Come la cerva desidera i corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente;
quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte,
mentre mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
Ricordo con profonda commozione il tempo in cui camminavo con la folla
verso la casa di Dio, tra i canti di gioia e di lode di una moltitudine in festa.
Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
L'anima mia è abbattuta in me; perciò io ripenso a te dal paese del Giordano,
dai monti dell'Ermon, dal monte Misar.
Un abisso chiama un altro abisso al fragore delle tue cascate;
tutte le tue onde e i tuoi flutti sono passati su di me.
Il Signore, di giorno, concedeva la sua grazia,
e io la notte innalzavo cantici per lui come preghiera al Dio che mi dà vita.
Dirò a Dio, mio difensore: «Perché mi hai dimenticato?
Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?»
Le mie ossa sono trafitte dagli insulti dei miei nemici
che mi dicono continuamente: «Dov'è il tuo Dio?»
Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
SALMO 43
Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente malvagia;
liberami dall'uomo falso e malvagio.
Tu sei il Dio che mi dà forza; perché mi hai abbandonato?
Perché devo andare vestito a lutto per l'oppressione del nemico?
Manda la tua luce e la tua verità, perché mi guidino,
mi conducano al tuo santo monte e alle tue dimore.
Allora mi avvicinerò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia e della mia esultanza;
e ti celebrerò con la cetra, o Dio, Dio mio!
Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio.
Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme.
Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità.
Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?
Una generazione se ne va, un'altra viene, e la terra sussiste per sempre.
Anche il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo.
Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri.
Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi si dirigono, continuano a dirigersi sempre.
Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere e l'orecchio non è mai stanco di udire.
Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole.
C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questo è nuovo?» Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto.
Non rimane memoria delle cose d'altri tempi; così di quanto succederà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi.
Io, l'Ecclesiaste, sono stato re d'Israele a Gerusalemme,
e ho applicato il cuore a cercare e a investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo: occupazione penosa, che Dio ha data ai figli degli uomini perché vi si affatichino.
Io ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto è vanità, è un correre dietro al vento.
Ciò che è storto non può essere raddrizzato, ciò che manca non può essere contato.
Io ho detto, parlando in cuor mio: «Ecco io ho acquistato maggiore saggezza di tutti quelli che hanno regnato prima di me a Gerusalemme; sì, il mio cuore ha posseduto molta saggezza e molta scienza».
Ho applicato il cuore a conoscere la saggezza, e a conoscere la follia e la stoltezza; ho riconosciuto che anche questo è un correre dietro al vento.
Infatti, dov'è molta saggezza c'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore.
ECCLESIASTE 2
Io ho detto in cuor mio: «Andiamo! Ti voglio mettere alla prova con la gioia, e tu godrai il piacere!» Ed ecco che anche questo è vanità.
Io ho detto del riso: «É una follia»; e della gioia: «A che giova?»
Perciò ho odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto odioso, poiché tutto è vanità, un correre dietro al vento.
ECCLESIASTE 12
Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell'uomo.
1 PIETRO 1
E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno;
sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri,
ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia.
Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi;
per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza fossero in Dio.
Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore,
perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio.
Infatti, «ogni carne è come l'erba, e ogni sua gloria come il fiore dell'erba. L'erba diventa secca e il fiore cade;
ma la parola del Signore rimane in eterno». E questa è la parola della buona notizia che vi è stata annunziata.
1 CORINZI 15
Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria».
«O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo?»
Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge;
ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.
Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono disperse nel mondo: salute.
Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate,
sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.
E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.
Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data.
Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là.
Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore,
perché è di animo doppio, instabile in tutte le sue vie.
Il fratello di umile condizione sia fiero della sua elevazione;
e il ricco, della sua umiliazione, perché passerà come il fiore dell'erba.
Infatti il sole sorge con il suo calore ardente e fa seccare l'erba, e il suo fiore cade e la sua bella apparenza svanisce; anche il ricco appassirà così nelle sue imprese.
Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano.
E venuta l'ora sesta, si fecero tenebre per tutto il paese, fino all'ora nona.
E all'ora nona, Gesù gridò con gran voce: Eloì, Eloì, lamà sabactanì? il che, interpretato, vuol dire: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
E alcuni degli astanti, udito ciò, dicevano: Ecco, chiama Elia!
E uno di loro corse, e inzuppata d'aceto una spugna, e postala in cima ad una canna, gli diè da bere dicendo: Aspettate, vediamo se Elia viene a trarlo giù.
E Gesù, gettato un gran grido, rendé lo spirito.
Ed essendo già sera (poiché era Preparazione, cioè la vigilia del sabato),
venne Giuseppe d'Arimatea, consigliere onorato, il quale aspettava anch'egli il Regno di Dio; e, preso ardire, si presentò a Pilato e domandò il corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò ch'egli fosse già morto; e chiamato a sé il centurione, gli domandò se era morto da molto tempo;
e saputolo dal centurione, donò il corpo a Giuseppe.
E questi, comprato un panno lino e tratto Gesù giù di croce, l'involse nel panno e lo pose in una tomba scavata nella roccia, e rotolò una pietra contro l'apertura del sepolcro.
ATTI 1
Nel mio primo libro, o Teofilo, parlai di tutto quel che Gesù prese e a fare e ad insegnare,
fino al giorno che fu assunto in cielo, dopo aver dato per lo Spirito Santo dei comandamenti agli apostoli che avea scelto.
Ai quali anche, dopo ch'ebbe sofferto, si presentò vivente con molte prove, facendosi veder da loro per quaranta giorni, e ragionando delle cose relative al regno di Dio.
E trovandosi con essi, ordinò loro di non dipartirsi da Gerusalemme, ma di aspettarvi il compimento della promessa del Padre, la quale, egli disse, avete udita da me.
Poiché Giovanni Battista battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo tra non molti giorni.
Quelli dunque che erano radunati, gli domandarono: Signore, è egli in questo tempo che ristabilirai il regno ad Israele?
Egli rispose loro: Non sta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riserbato alla sua propria autorità.
Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra.
E dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo tolse d'innanzi agli occhi loro.
E come essi aveano gli occhi fissi in cielo, mentr'egli se ne andava, ecco che due uomini in vesti bianche si presentarono loro e dissero:
Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto dal cielo, verrà nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo.
Allora essi tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Uliveto, il quale è vicino a Gerusalemme, non distandone che un cammin di sabato.
E come furono entrati, salirono nella sala di sopra ove solevano trattenersi Pietro e Giovanni e Giacomo e Andrea, Filippo e Toma, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo, e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo.
Tutti costoro perseveravano di pari consentimento nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e coi fratelli di lui.
Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più.
E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere giù dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
E udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo (skene) di Dio con gli uomini! Egli abiterà (skenao) con loro, ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio."
Esodo 25
E mi facciano un santuario perch'io abiti (shachan) in mezzo a loro.
Me lo farete in tutto e per tutto secondo il modello del tabernacolo (mishchan) e secondo il modello di tutti i suoi arredi, che io sto per mostrarti.
Esodo 29
Sarà un olocausto perpetuo offerto dai vostri discendenti, all'ingresso della tenda di convegno, davanti all'Eterno, dove io v'incontrerò per parlare qui con te.
E là io mi troverò coi figli d'Israele; e la tenda sarà santificata dalla mia gloria.
E santificherò la tenda di convegno e l'altare; anche Aaronne e i suoi figliuoli santificherò, perché mi esercitino l'ufficio di sacerdoti.
E abiterò (shachan) in mezzo ai figli d'Israele e sarò il loro Dio.
Ed essi conosceranno che io sono l'Eterno, l'Iddio loro, che li ho tratti dal paese d'Egitto per abitare (shachan) tra loro. Io sono l'Eterno, l'Iddio loro.
Giovanni 1
E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato (skenao) per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell'Unigenito venuto da presso al Padre.
Luca 17
Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà:
"Eccolo qui", o "eccolo là"; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi.
Giovanni 1
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto.
È venuto in casa sua, e i suoi non l'hanno ricevuto:
ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome.
Matteo 18
Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.
1 Corinzi 3
Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.
Giovanni 14
Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me!
Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che vado a prepararvi un luogo?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi".
Matteo 11:28-30
Venite a me, voi tutti
che siete travagliati ed aggravati,
e io vi darò riposo.
Prendete su voi il mio giogo
ed imparate da me,
perch'io sono mansueto ed umile di cuore;
e voi troverete riposo alle anime vostre;
poiché il mio giogo è dolce
e il mio carico è leggero.
Or sappi questo: che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili;
perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi,
senza affezione naturale, mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,
traditori, temerari, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio,
avendo le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza.
Anche costoro schiva! Poiché del numero di costoro sono quelli che s'insinuano nelle case e cattivano donnicciuole cariche di peccati, e agitate da varie cupidigie,
che imparano sempre e non possono mai pervenire alla conoscenza della verità.
E come Jannè e Iambrè contrastarono a Mosè, così anche costoro contrastano alla verità: uomini corrotti di mente, riprovati quanto alla fede.
Ma non andranno più oltre, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti, come fu quella di quegli uomini.
Quanto a te, tu hai tenuto dietro al mio insegnamento, alla mia condotta, ai miei propositi, alla mia fede, alla mia pazienza, al mio amore, alla mia costanza,
alle mie persecuzioni, alle mie sofferenze, a quel che mi avvenne ad Antiochia, ad Iconio ed a Listra. Sai quali persecuzioni ho sopportato; e il Signore mi ha liberato da tutte.
E d'altronde tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati;
mentre i malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, seducendo ed essendo sedotti.
Ma tu persevera nelle cose che hai imparate e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi le hai imparate,
e che fin da fanciullo hai avuto conoscenza degli Scritti sacri, i quali possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù.
Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia,
affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona.
Capitolo 4
Io te ne scongiuro nel cospetto di Dio e di Cristo Gesù che ha da giudicare i vivi e i morti, e per la sua apparizione e per il suo regno:
Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo.
Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d'udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie
e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.
Ma tu sii vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa' l'opera d'evangelista, compi tutti i doveri del tuo ministero.
La figura di Giobbe viene di solito messa in relazione con il problema della sofferenza. Dallo studio del libro su cui si basa la seguente predicazione emerge invece che langoscioso tormento in cui si dibatte Giobbe non è dovuto allinesplicabilità del problema della sofferenza, ma al crollo di un pilastro che aveva sostenuto fino a quel momento la sua vita: la fede nella giustizia di Dio. Le buone parole con cui i suoi amici cercano di metterlo sulla buona strada lo spingono sempre di più sul ciglio di un baratro in cui corre il rischio di cadere e perdersi definitivamente: il pensiero di essere più giusto di Dio.
Marcello Cicchese
novembre 2018
Testo delle letture
1.6 Or accadde un giorno, che i figli di Dio vennero a presentarsi davanti all'Eterno, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro.
7 E l'Eterno disse a Satana: 'Da dove vieni?' E Satana rispose all'Eterno: 'Dal percorrere la terra e dal passeggiar per essa'.
8 E l'Eterno disse a Satana: 'Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male'.
9 E Satana rispose all'Eterno: 'È egli forse per nulla che Giobbe teme Iddio?
10 Non l'hai tu circondato d'un riparo, lui, la sua casa, e tutto quello che possiede? Tu hai benedetto l'opera delle sue mani, e il suo bestiame ricopre tutto il paese.
11 Ma stendi un po' la tua mano, tocca quanto egli possiede, e vedrai se non ti rinnega in faccia'.
12 E l'Eterno disse a Satana: 'Ebbene! tutto quello che possiede è in tuo potere; soltanto, non stender la mano sulla sua persona'. - E Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno.
1.20 Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello e si rase il capo e si prostrò a terra e adorò e disse:
21 'Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra; l'Eterno ha dato, l'Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell'Eterno'.
22 In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di mal fatto.
2.E l'Eterno disse a Satana:
3 'Hai tu notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità benché tu m'abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo'.
4 E Satana rispose all'Eterno: 'Pelle per pelle! L'uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita;
5 ma stendi un po' la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia'.
6 E l'Eterno disse a Satana: 'Ebbene esso è in tuo potere; soltanto, rispetta la sua vita'.
7 E Satana si ritirò dalla presenza dell'Eterno e colpì Giobbe d'un'ulcera maligna dalla pianta de' piedi al sommo del capo; e Giobbe prese un còccio per grattarsi, e stava seduto nella cenere.
8 E sua moglie gli disse: 'Ancora stai saldo nella tua integrità?
9 Ma lascia stare Iddio, e muori!'
10 E Giobbe a lei: 'Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo d'accettare il male?' - In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
3.1 Allora Giobbe aprì la bocca e maledisse il giorno della sua nascita.
2 E prese a dire così:
3 «Perisca il giorno ch'io nacqui e la notte che disse: 'È concepito un maschio!'
4 Quel giorno si converta in tenebre, non se ne curi Iddio dall'alto, né splenda sovr'esso raggio di luce!
5 Se lo riprendano le tenebre e l'ombra di morte, resti sovr'esso una fitta nuvola, le eclissi lo riempiano di paura!
3.11 Perché non morii nel seno di mia madre? Perché non spirai appena uscito dalle sue viscere?
12 Perché trovai delle ginocchia per ricevermi e delle mammelle da poppare?
20 Perché dar la luce all'infelice e la vita a chi ha l'anima nell'amarezza,
23 Perché dar vita a un uomo la cui via è oscura, e che Dio ha stretto in un cerchio?
9.20 Fossi pur giusto, la mia bocca stessa mi condannerebbe; fossi pure integro, essa mi farebbe dichiarar perverso.
21 Integro! Sì, lo sono! di me non mi preme, io disprezzo la vita!
22 Per me è tutt'uno! perciò dico: 'Egli distrugge ugualmente l'integro ed il malvagio.
23 Se un flagello, a un tratto, semina la morte, egli ride dello sgomento degli innocenti.
24 La terra è data in balìa dei malvagi; egli vela gli occhi ai giudici di essa; se non è lui, chi è dunque'?
19.5 Ma se proprio volete insuperbire contro di me e rimproverarmi la vergogna in cui mi trovo,
6 allora sappiatelo: chi m'ha fatto torto e m'ha avvolto nelle sue reti è Dio.
7 Ecco, io grido: 'Violenza!' e nessuno risponde; imploro aiuto, ma non c'è giustizia!
24.12 Sale dalle città il gemito dei morenti; l'anima de' feriti implora aiuto, e Dio non si cura di codeste infamie!
24.22 Iddio con la sua forza prolunga i giorni dei prepotenti, i quali risorgono, quand'ormai disperavano della vita.
24.25 Se così non è, chi mi smentirà, chi annienterà il mio dire?
27.5 Lungi da me l'idea di darvi ragione! Fino all'ultimo respiro non mi lascerò togliere la mia integrità.
6 Ho preso a difendere la mia giustizia e non cederò; il cuore non mi rimprovera uno solo dei miei giorni.
31.35 Oh, avessi pure chi m'ascoltasse!... ecco qua la mia firma! l'Onnipotente mi risponda! Scriva l'avversario mio la sua querela,
36 ed io la porterò attaccata alla mia spalla, me la cingerò come un diadema!
37 Gli renderò conto di tutti i miei passi, a lui mi avvicinerò come un principe!
1.6 Or avvenne un giorno, che i figli di Dio vennero a presentarsi davanti all'Eterno, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro.
16.19 Già fin d'ora, ecco, il mio Testimonio è in cielo, il mio Garante è nei luoghi altissimi.
20 Gli amici mi deridono, ma a Dio si volgon piangenti gli occhi miei;
21 sostenga egli le ragioni dell'uomo presso Dio, le ragioni del figlio dell'uomo contro i suoi compagni!
19.25 Ma io so che il mio Vendicatore vive, e che alla fine si leverà sulla polvere.
26 E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Iddio.
27 Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno gli occhi miei, non quelli d'un altro... il cuore, dalla brama, mi si strugge in seno!
9.32 Dio non è un uomo come me, perch'io gli risponda e che possiam comparire in giudizio assieme.
33 Non c'è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!
42.7 Dopo che ebbe rivolto questi discorsi a Giobbe, l'Eterno disse a Elifaz di Teman: 'L'ira mia è accesa contro te e contro i tuoi due amici, perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe.
32.1 Quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe perché egli si credeva giusto.
2 Allora l'ira di Elihu, figliuolo di Barakeel il Buzita, della tribù di Ram, s'accese:
3 s'accese contro Giobbe, perché riteneva giusto se stesso anziché Dio; s'accese anche contro i tre amici di lui perché non avean trovato che rispondere, sebbene condannassero Giobbe.
32.13 Non avete dunque ragione di dire: 'Abbiam trovato la sapienza! Dio soltanto lo farà cedere; non l'uomo!'
14 Egli non ha diretto i suoi discorsi contro a me, ed io non gli risponderò colle vostre parole.
33.1 Ma pure, ascolta, o Giobbe, il mio dire, porgi orecchio a tutte le mie parole!
2 Ecco, apro la bocca, la lingua parla sotto il mio palato.
3 Nelle mie parole è la rettitudine del mio cuore; e le mie labbra diran sinceramente quello che so.
4 Lo spirito di Dio mi ha creato, e il soffio dell'Onnipotente mi dà la vita.
5 Se puoi, rispondimi; prepara le tue ragioni, fatti avanti!
6 Ecco, io sono uguale a te davanti a Dio; anch'io, fui tratto dall'argilla.
7 Spavento di me non potrà quindi sgomentarti, e il peso della mia autorità non ti potrà schiacciare.
8 Davanti a me tu dunque hai detto (e ho bene udito il suono delle tue parole):
9 'Io sono puro, senza peccato; sono innocente, non c'è iniquità in me;
10 ma Dio trova contro me degli appigli ostili, mi tiene per suo nemico;
11 mi mette i piedi nei ceppi, spia tutti i miei movimenti'.
12 E io ti rispondo: In questo non hai ragione; giacché Dio è più grande dell'uomo.
13 Perché contendi con lui? poich'egli non rende conto d'alcuno dei suoi atti.
14 Iddio parla, bensì, una volta ed anche due, ma l'uomo non ci bada;
15 parla per via di sogni, di visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali, quando sui loro letti essi giacciono assopiti;
16 allora egli apre i loro orecchi e dà loro in segreto degli ammonimenti,
17 per distoglier l'uomo dal suo modo d'agire e tener lungi da lui la superbia;
18 per salvargli l'anima dalla fossa, la vita dal dardo mortale.
19 L'uomo è anche ammonito sul suo letto, dal dolore, dall'agitazione incessante delle sue ossa;
20 quand'egli ha in avversione il pane, e l'anima sua schifa i cibi più squisiti;
21 la carne gli si consuma, e sparisce, mentre le ossa, prima invisibili, gli escon fuori,
22 l'anima sua si avvicina alla fossa, e la sua vita a quelli che danno la morte.
23 Ma se, presso a lui, v'è un angelo, un interprete, uno solo fra i mille, che mostri all'uomo il suo dovere,
24 Iddio ha pietà di lui e dice: 'Risparmialo, che non scenda nella fossa! Ho trovato il suo riscatto'.
25 Allora la sua carne divien fresca più di quella d'un bimbo; egli torna ai giorni della sua giovinezza;
26 implora Dio, e Dio gli è propizio; gli dà di contemplare il suo volto con giubilo, e lo considera di nuovo come giusto.
27 Ed egli va cantando fra la gente e dice: 'Avevo peccato, pervertito la giustizia, e non sono stato punito come meritavo.
28 Iddio ha riscattato l'anima mia, onde non scendesse nella fossa e la mia vita si schiude alla luce!'
29 Ecco, tutto questo Iddio lo fa due, tre volte, all'uomo,
30 per ritrarre l'anima di lui dalla fossa, perché su di lei splenda la luce della vita.
31 Sta' attento, Giobbe, dammi ascolto; taci, ed io parlerò.
32 Se hai qualcosa da dire, rispondi, parla, ché io vorrei poterti dar ragione. 33 Se no, tu dammi ascolto, taci, e t'insegnerò la saviezza».
34.29 Quando Iddio dà requie chi lo condannerà? Chi potrà contemplarlo quando nasconde il suo volto a una nazione ovvero a un individuo,
30 per impedire all'empio di regnare, per allontanar dal popolo le insidie?
31 Quell'empio ha egli detto a Dio: 'Io porto la mia pena, non farò più il male,
32 mostrami tu quel che non so vedere; se ho agito perversamente, non lo farò più'?
33 Dovrà forse Iddio render la giustizia a modo tuo, che tu lo critichi? Ti dirà forse: 'Scegli tu, non io, quello che sai, dillo'?
34 La gente assennata e ogni uomo savio che m'ascolta, mi diranno:
35 'Giobbe parla senza giudizio, le sue parole sono senza intendimento'.
36 Ebbene, sia Giobbe provato sino alla fine! poiché le sue risposte son quelle degli iniqui, 37 poiché aggiunge al peccato suo la ribellione, batte le mani in mezzo a noi, e moltiplica le sue parole contro Dio».
35.9 Si grida per le molte oppressioni, si levano lamenti per la violenza dei grandi;
10 ma nessuno dice: 'Dov'è Dio, il mio creatore, che nella notte concede canti di gioia,
11 che ci fa più intelligenti delle bestie de' campi e più savi degli uccelli del cielo?'
12 Si grida, sì, ma egli non risponde, a motivo della superbia dei malvagi.
13 Certo, Dio non dà ascolto a lamenti vani; l'Onnipotente non ne fa nessun conto.
14 E tu, quando dici che non lo scorgi, la causa tua gli sta dinanzi; sappilo aspettare!
15 Ma ora, perché la sua ira non punisce, perch'egli non prende rigorosa conoscenza delle trasgressioni,
16 Giobbe apre vanamente le labbra e accumula parole senza conoscimento».
36.8 Se gli uomini son talora stretti da catene, se son presi nei legami dell'afflizione,
9 Dio fa lor conoscere la lor condotta, le loro trasgressioni, giacché si sono insuperbiti;
10 egli apre così i loro orecchi a' suoi ammonimenti, e li esorta ad abbandonare il male.
11 Se l'ascoltano, se si sottomettono, finiscono i loro giorni nel benessere, e gli anni loro nella gioia;
12 ma, se non l'ascoltano, periscono trafitti da' suoi dardi, muoiono per mancanza d'intendimento.
13 Gli empi di cuore s'abbandonano alla collera, non implorano Iddio quand'egli li incatena;
14 così muoiono nel fiore degli anni, e la loro vita finisce come quella dei dissoluti;
15 ma Dio libera l'afflitto mediante l'afflizione, e gli apre gli orecchi mediante la sventura.
16 Te pure ti vuole trarre dalle fauci della distretta, al largo, dove non è più angustia, e coprire la tua mensa tranquilla di cibi succulenti.
17 Ma, se giudichi le vie di Dio come fanno gli empi, il giudizio e la sentenza di lui ti piomberanno addosso.
18 Bada che la collera non ti trasporti alla bestemmia, e la grandezza del riscatto non t'induca a fuorviare!
37.1 A tale spettacolo il cuor mi trema e balza fuor del suo luogo.
2 Udite, udite il fragore della sua voce, il rombo che esce dalla sua bocca!
3 Egli lo lancia sotto tutti i cieli e il suo lampo guizza fino ai lembi della terra.
4 Dopo il lampo, una voce rugge; egli tuona con la sua voce maestosa; e quando s'ode la voce, il fulmine non è già più nella sua mano.
5 Iddio tuona con la sua voce maravigliosamente; grandi cose egli fa che noi non intendiamo.
38.1 Allora l'Eterno rispose a Giobbe dal seno della tempesta, e disse:
2 «Chi è costui che oscura i miei disegni con parole prive di senno?»
42.1 Allora Giobbe rispose all'Eterno e disse:
2 «Io riconosco che tu puoi tutto, e che nulla può impedirti d'eseguire un tuo disegno.
3 Chi è colui che senza intendimento offusca il tuo disegno?... Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; son cose per me troppo maravigliose ed io non le conosco.
4 Deh, ascoltami, io parlerò; io ti farò delle domande e tu insegnami!
5 Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio t'ha veduto.
6 Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere».
42.12 E l'Eterno benedì gli ultimi anni di Giobbe più de' primi.
42.16 Giobbe, dopo questo, visse centoquarant'anni, e vide i suoi figli e i figli dei suoi figli, fino alla quarta generazione.
17 Poi Giobbe morì vecchio e sazio di giorni.
Ed avvenne che, trovandosi egli in una di quelle città, ecco un uomo pieno di lebbra, il quale, veduto Gesù e gettatosi con la faccia a terra, lo pregò dicendo: Signore, se tu vuoi, tu puoi purificarmi.
Ed egli, stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio, sii purificato. E in quell'istante la lebbra sparì da lui.
E Gesù gli comandò di non dirlo a nessuno: Ma va', gli disse, mostrati al sacerdote ed offri per la tua purificazione quel che ha prescritto Mosè; e ciò serva loro di testimonianza.
Però la fama di lui si spandeva sempre più; e molte turbe si adunavano per udirlo ed essere guarite delle loro infermità.
Giovanni 14:27
Io vi lascio pace; vi do la mia pace.
Io non vi do come il mondo dà.
Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.
Giovanni 16:33
Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.
Nel mondo avrete tribolazione;
ma fatevi animo, io ho vinto il mondo.
Matteo 11:28-30
Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati,
e io vi darò riposo.
Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me,
perch'io sono mansueto ed umile di cuore;
e voi troverete riposo alle anime vostre;
poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.
Solo in Dio l'anima mia s'acqueta;
da lui viene la mia salvezza.
Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza,
il mio alto ricetto; io non sarò grandemente smosso.
Fino a quando vi avventerete sopra un uomo
e cercherete tutti insieme di abbatterlo
come una parete che pende,
come un muricciuolo che cede?
Essi non pensano che a farlo cadere dalla sua altezza;
prendono piacere nella menzogna;
benedicono con la bocca,
ma internamente maledicono. Sela.
Anima mia, acquétati in Dio solo,
poiché da lui viene la mia speranza.
Egli solo è la mia ròcca e la mia salvezza;
egli è il mio alto ricetto; io non sarò smosso.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
la mia forte ròcca e il mio rifugio sono in Dio.
Confida in lui ogni tempo, o popolo;
espandi il tuo cuore nel suo cospetto;
Dio è il nostro rifugio. Sela.
Gli uomini del volgo non sono che vanità,
e i nobili non sono che menzogna;
messi sulla bilancia vanno su,
tutti assieme sono più leggeri della vanità.
Non confidate nell'oppressione,
e non mettete vane speranze nella rapina;
se le ricchezze abbondano, non vi mettete il cuore.
Dio ha parlato una volta,
due volte ho udito questo:
Che la potenza appartiene a Dio;
e a te pure, o Signore, appartiene la misericordia;
perché tu renderai a ciascuno secondo le sue opere.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Perché te ne stai lontano, senza soccorrermi,
senza dare ascolto alle parole del mio gemito?
Dio mio, io grido di giorno, e tu non rispondi;
di notte ancora, e non ho posa alcuna.
Eppure tu sei il Santo,
che siedi circondato dalle lodi d'Israele.
I nostri padri confidarono in te;
e tu li liberasti.
Gridarono a te, e furono salvati;
confidarono in te, e non furono confusi.
Ma io sono un verme e non un uomo;
il vituperio degli uomini, e lo sprezzato dal popolo.
Chiunque mi vede si fa beffe di me;
allunga il labbro, scuote il capo, dicendo:
Ei si rimette nell'Eterno; lo liberi dunque;
lo salvi, poiché lo gradisce!
Sì, tu sei quello che m'hai tratto dal seno materno;
m'hai fatto riposar fidente sulle mammelle di mia madre.
A te fui affidato fin dalla mia nascita,
tu sei il mio Dio fin dal seno di mia madre.
Non t'allontanare da me, perché l'angoscia è vicina,
e non v'è alcuno che m'aiuti.
Grandi tori m'han circondato;
potenti tori di Basan m'hanno attorniato;
apron la loro gola contro a me,
come un leone rapace e ruggente.
Io son come acqua che si sparge,
e tutte le mie ossa si sconnettono;
il mio cuore è come la cera,
si strugge in mezzo alle mie viscere.
Il mio vigore s'inaridisce come terra cotta,
e la lingua mi s'attacca al palato;
tu m'hai posto nella polvere della morte.
Poiché cani m'han circondato;
uno stuolo di malfattori m'ha attorniato;
m'hanno forato le mani e i piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano e m'osservano;
spartiscon fra loro i miei vestimenti
e tirano a sorte la mia veste.
Tu dunque, o Eterno, non allontanarti,
tu che sei la mia forza, t'affretta a soccorrermi.
Libera l'anima mia dalla spada,
l'unica mia, dalla zampa del cane;
salvami dalla gola del leone.
Tu mi risponderai liberandomi dalle corna dei bufali.
Io annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
O voi che temete l'Eterno, lodatelo!
Glorificatelo voi, tutta la progenie di Giacobbe,
e voi tutta la progenie d'Israele, abbiate timor di lui!
Poich'egli non ha sprezzata
né disdegnata l'afflizione dell'afflitto,
e non ha nascosta la sua faccia da lui;
ma quand'ha gridato a lui, ei l'ha esaudito.
Tu sei l'argomento della mia lode nella grande assemblea;
io adempirò i miei voti in presenza di quelli che ti temono.
Gli umili mangeranno e saranno saziati;
quei che cercano l'Eterno lo loderanno;
il loro cuore vivrà in perpetuo.
Tutte le estremità della terra si ricorderan dell'Eterno
e si convertiranno a lui;
e tutte le famiglie delle nazioni adoreranno nel tuo cospetto.
Poiché all'Eterno appartiene il regno,
ed egli signoreggia sulle nazioni.
Tutti gli opulenti della terra mangeranno e adoreranno;
tutti quelli che scendon nella polvere
e non posson mantenersi in vita s'inginocchieranno dinanzi a lui.
La posterità lo servirà;
si parlerà del Signore alla ventura generazione.
31 Essi verranno e proclameranno la sua giustizia,
e al popolo che nascerà diranno come egli ha operato.
E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini:
'E tu, figlio d'uomo, così parla il Signore, l'Eterno, riguardo al paese d'Israele: La fine! la fine viene sulle quattro estremità del paese!
Ora ti sovrasta la fine, e io manderò contro di te la mia ira, ti giudicherò secondo la tua condotta, e ti farò ricadere addosso tutte le tue abominazioni.
E l'occhio mio non ti risparmierà, io sarò senza pietà, ti farò ricadere addosso tutta la tua condotta e le tue abominazioni saranno in mezzo a te; e voi conoscerete che io sono l'Eterno.
Ezechiele 8:1-13
E il sesto anno, il quinto giorno del sesto mese, avvenne che, come io stavo seduto in casa mia e gli anziani di Giuda erano seduti in mia presenza, la mano del Signore, dell'Eterno, cadde quivi su me.
Io guardai, ed ecco una figura d'uomo, che aveva l'aspetto del fuoco; dai fianchi in giù pareva di fuoco; e dai fianchi in su aveva un aspetto risplendente, come di terso rame.
Egli stese una forma di mano, e mi prese per una ciocca de' miei capelli; e lo spirito mi sollevò fra terra e cielo, e mi trasportò in visioni divine a Gerusalemme, all'ingresso della porta interna che guarda verso il settentrione, dov'era posto l'idolo della gelosia, che eccita a gelosia.
Ed ecco che quivi era la gloria dell'Iddio d'Israele, come nella visione che avevo avuta nella valle.
Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, alza ora gli occhi verso il settentrione'. Ed io alzai gli occhi verso il settentrione, ed ecco che al settentrione della porta dell'altare, all'ingresso, stava quell'idolo della gelosia.
Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, vedi tu quello che costoro fanno? le grandi abominazioni che la casa d'Israele commette qui, perché io m'allontani dal mio santuario? Ma tu vedrai ancora altre più grandi abominazioni'.
Ed egli mi condusse all'ingresso del cortile. Io guardai, ed ecco un buco nel muro.
Allora egli mi disse: 'Figlio d'uomo, adesso fora il muro'. E quand'io ebbi forato il muro, ecco una porta.
Ed egli mi disse: 'Entra, e guarda le scellerate abominazioni che costoro commettono qui'.
Io entrai, e guardai: ed ecco ogni sorta di figure di rettili e di bestie abominevoli, e tutti gl'idoli della casa d'Israele dipinti sul muro attorno;
e settanta fra gli anziani della casa d'Israele, in mezzo ai quali era Jaazania, figlio di Shafan, stavano in piedi davanti a quelli, avendo ciascuno un turibolo in mano, dal quale saliva il profumo d'una nuvola d'incenso.
Ed egli mi disse: 'Figlio d'uomo, hai tu visto quello che gli anziani della casa d'Israele fanno nelle tenebre, ciascuno nelle camere riservate alle sue immagini? poiché dicono: - L'Eterno non ci vede, l'Eterno ha abbandonato il paese'.
Poi mi disse: 'Tu vedrai ancora altre più grandi abominazioni che costoro commettono'.
Ezechiele 14:1-11
Or vennero a me alcuni degli anziani d'Israele, e si sedettero davanti a me.
E la parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini:
'Figlio d'uomo, questi uomini hanno innalzato i loro idoli nel loro cuore, e si sono messi davanti l'intoppo che li fa cadere nella loro iniquità; come potrei io esser consultato da costoro?
Perciò parla e di' loro: Così dice il Signore, l'Eterno: Chiunque della casa d'Israele innalza i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nella sua iniquità, e poi viene al profeta, io, l'Eterno, gli risponderò come si merita per la moltitudine dei suoi idoli,
affin di prendere per il loro cuore quelli della casa d'Israele che si sono alienati da me tutti quanti per i loro idoli.
Perciò di' alla casa d'Israele: Così parla il Signore, l'Eterno: Tornate, ritraetevi dai vostri idoli, stornate le vostre facce da tutte le vostre abominazioni.
Poiché, a chiunque della casa d'Israele o degli stranieri che soggiornano in Israele si separa da me, innalza i suoi idoli nel suo cuore e pone davanti a sé l'intoppo che lo fa cadere nella sua iniquità e poi viene al profeta per consultarmi per suo mezzo, risponderò io, l'Eterno, da me stesso.
Io volgerò la mia faccia contro a quell'uomo, ne farò un segno e un proverbio, e lo sterminerò di mezzo al mio popolo; e voi conoscerete che io sono l'Eterno.
E se il profeta si lascia sedurre e dice qualche parola, io, l'Eterno, sono quegli che avrò sedotto il profeta; e stenderò la mia mano contro di lui, e lo distruggerò di mezzo al mio popolo d'Israele.
E ambedue porteranno la pena della loro iniquità: la pena del profeta sarà pari alla pena di colui che lo consulta,
affinché quelli della casa d'Israele non vadano più errando lungi da me, e non si contaminino più con tutte le loro trasgressioni, e siano invece mio popolo, e io sia il loro Dio, dice il Signore, l'Eterno'.
La pazienza di Dio e la nostra speranza
Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, noi l'aspettiamo con pazienza
(Romani 8.25).
Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi, mi guida lungo le acque chete.
Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.
Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano.
Tu apparecchi davanti a me la mensa al cospetto dei miei nemici; tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca.
Certo, beni e benignità m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; ed io abiterò nella casa dell'Eterno per lunghi giorni.
Il corpo della nostra umiliazione Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti camminano (ve l'ho detto spesso e ve lo dico anche ora piangendo), da nemici della croce di Cristo; la fine dei quali è la perdizione, il cui dio è il ventre, e la cui gloria è in quel che torna a loro vergogna; gente che ha l'animo alle cose della terra. Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove anche aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa.
Filippesi 3:17-21
Il rinnovamento della mente Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, il che è il vostro culto spirituale. e non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà.
Romani 12:1-2
Preghiera di Mosè, uomo di Dio.
O Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
Prima che i monti fossero nati
e che tu avessi formato la terra e il mondo,
da eternità a eternità tu sei Dio.
Tu fai tornare i mortali in polvere
e dici: Ritornate, o figli degli uomini.
Perché mille anni, agli occhi tuoi,
sono come il giorno d'ieri quand'è passato,
e come una veglia nella notte.
Tu li porti via come una piena; sono come un sogno.
Son come l'erba che verdeggia la mattina;
la mattina essa fiorisce e verdeggia,
la sera è segata e si secca.
Poiché noi siamo consumati dalla tua ira,
e siamo atterriti per il tuo sdegno.
Tu metti le nostre iniquità davanti a te,
e i nostri peccati occulti, alla luce della tua faccia.
Tutti i nostri giorni spariscono per il tuo sdegno;
noi finiamo gli anni nostri come un soffio.
I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni;
o, per i più forti, a ottant'anni;
e quel che ne fa l'orgoglio, non è che travaglio e vanità;
perché passa presto, e noi ce ne voliamo via.
Chi conosce la forza della tua ira
e il tuo sdegno secondo il timore che t'è dovuto?
Insegnaci dunque a così contare i nostri giorni,
che acquistiamo un cuore saggio.
Ritorna, o Eterno; fino a quando?
e muoviti a pietà dei tuoi servitori.
Saziaci al mattino della tua benignità,
e noi giubileremo, ci rallegreremo tutti i giorni nostri.
Rallegraci in proporzione dei giorni che ci hai afflitti,
e degli anni che abbiamo sentito il male.
Apparisca l'opera tua a pro dei tuoi servitori,
e la tua gloria sui loro figli.
La grazia del Signore Dio nostro sia sopra noi,
e rendi stabile l'opera delle nostre mani;
sì, l'opera delle nostre mani rendila stabile.
Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' in essi ogni opera tua; ma il settimo giorno è giorno di riposo, sacro all'Eterno, che è l'Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figlio, né la tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l'Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l'Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l'ha santificato.
Nessuno può servire a due padroni; perché o odierà l'uno ed amerà l'altro, o si atterrà all'uno e sprezzerà l'altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona.
Perciò vi dico: Non siate con ansiosi per la vita vostra di quel che mangerete o di quel che berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutrisce. Non siete voi assai più di loro?
E chi di voi può con la sua sollecitudine aggiungere alla sua statura anche un cubito?
E intorno al vestire, perché siete con ansietà solleciti? Considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano e non filano;
eppure io vi dico che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro.
Or se Dio riveste in questa maniera l'erba de' campi che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà Egli molto più voi, o gente di poca fede?
Non siate dunque con ansiosi, dicendo: Che mangeremo? che berremo? o di che ci vestiremo?
Poiché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; e il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose.
Ma cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. 34 Non siate dunque con ansietà solleciti del domani; perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.
Marcello Cicchese
dicembre 2015
"Si può vedere la vergogna nei loro occhi". L'epidemia economica di Israele
L'alto numero di disoccupati spinge genitori israeliani disperati a rubare nei negozi per nutrire i loro figli.
Sul lenzuolo: "400.000 bambini hanno fame"
Alcuni esperti hanno avvertito che le conseguenze delle restrizioni in corso imposte dal coronavirus saranno probabilmente più dannose del virus stesso. Una delle manifestazioni più visibili di questo problema è il numero crescente di israeliani che ora sono disoccupati, e non essendo in grado di nutrire i loro figli si danno al taccheggio solo per sopravvivere.
Channel 12 News ha riferito questa settimana del fenomeno straziante, parlando sia a genitori sconvolti che non vedono altra opzione, sia a piccoli imprenditori locali che soffrono dell'aumento dei taccheggio.
Il tasso di disoccupazione di Israele è attualmente poco inferiore al 25%, il che significa che oltre 1 milione di israeliani hanno perso il lavoro nell'ultimo anno. Inoltre, sempre di più ci sono piccole imprese che falliscono perché classificate come non essenziali e quindi non possono aprire i loro negozi o uffici.
Nei primi mesi di crisi si poteva ancora sperare che l'economia tornasse presto alla normalità. Ma dopo un anno le persone stanno letteralmente morendo di fame e non trovano più nessuno a cui rivolgersi.
"Arrivi al punto in cui si mendicano 5 shekel qui, 7 shekel là", ha detto a Channel 12 un uomo che si è identificato come Yehudah, aggiungendo che le persone hanno smesso di rispondere alle sue telefonate. "Sanno che chiederò soldi. Ma non ho altra scelta ". Nessun'altra opzione, cioè, se non quella di rivolgersi al furto, che Yehudah, vergognandosi, ha ammesso di aver fatto.
"Quando mio figlio dice: 'Papà, ho fame, voglio mangiare, e devo mandarlo dal vicino a chiedere una fetta di pane, non ce la faccio più", ha detto. "Purtroppo qualche volta ho deciso di andare al supermercato e prendere qualcosa senza pagare".
Il proprietario di un negozio di alimentari di Tel Aviv ha spiegato che oggi le persone spesso vengono a pagare alcune piccole cose e ne nascondono molte altre nelle loro tasche. "Si può vedere la vergogna nei loro occhi", ha detto.
Secondo il rapporto, l'oggetto più comune rubato in questi giorni è il cibo per bambini. Il proprietario di una catena israeliana di farmacie ha detto che il taccheggio ha raggiunto proporzioni epidemiche, perché le persone disperate cercano ogni mezzo per sopravvivere.
(israel heute, 4 febbraio 2021 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
I media scoprono ora che i regimi islamici sono autoritari. Ma no!?
di Diego Gabutti
Improvvisamente, dopo averli coccolati nei momenti in cui attaccavano politicamente e militarmente Israele, il giornalismo italiano scopre che i regimi islamici, a cominciare dalla teocrazia saudita, sono «autoritari». Ma guarda un po'. Sono teocrazie, mica falansteri californiani o paesi di cuccagna. Regimi in cui chi sgarra, o contesta il Libro sacro, la paga cara: via la testa, oppure al muro.
Bastava, per capirlo, un QI di portata media, e appena un'infarinatura d'alfabetizzazione. Ma l'«autoritarismo» dei regimi islamici, prima che Matteo Renzi volasse a Riad per una conferenza molto ben pagata di venti minuti, ma soprattutto prima del Patto di Abramo firmato a Washington tra Emirati, Bahrein e Israele in funzione anti-iraniana, non aveva mai scandalizzato e nemmeno impressionato il nostro giornalismo engagé, ai cui occhi le cose mediorientali sono sempre state molto semplici, o meglio sempliciotte: i paesi islamici sono da condannare quando si schierano «a fianco dell'imperialismo americano» contro Teheran o Baghdad e sono, al contrario, regimi «sinceramente democratici», o almeno governati da decorosi «compagni di strada», quando agitano la scimitarra contro Gerusalemme, potenza quella sì autoritaria, nonché razzista, teocratica, militarista, e persino un po' nazista. Prima si sorvolava sulla natura fondamentalista dei paesi islamici. Teocrate? Teocrate a chi? Gli oppressori, i capitalisti, i sionisti, chiamano spregiativamente «islamiste» le «moltitudini» e bollano come «fondamentalisti» i dannati (e dunque il sale) della terra. «Autoritari»? Ma quando mai? Sono «le loro tradizioni», e vanno rispettate anche quando le disapproviamo.
Si tacciava (e si taccia) d'islamofobia chi soltanto accennava (o accenna) meno che rispettosamente all'Islam. Dei mormoni, o dei cattolici, come pure dei Testimoni di Geova, degli zoroastriani e dei «rischiarati» di Scientology, si può dire tutto quel che si vuole, senza ricorrere a eufemismi o indoramenti di pillola.
Dell'Islam no, la religione di Maometto è intoccabile (non fosse che perché il mormone lascia correre, e l'islamista no, reagisce malissimo, sappiamo come). Guai all'ateo, guai al vignettista, guai al libero pensatore, guai al politico. Sull'Islam, sulla sua natura (a dir poco) «autoritaria», è calato il burqa del politically correct.
Dell'Islam, fino a ieri, non era lecito sparlare né parlare, come per gl'iconoclasti, islamici compresi, non è lecito farsi immagine della figura umana. C'era un tabù. Che adesso è caduto - revocato dal Patto di Abramo e, più in piccolo, dalla Conferenza Pagata Ben 80 mila euro a Matteo Renzi. Resiste il tabù che proibisce di prendere partito contro gli ayatollah atomici di Teheran, ultimo baluardo della lotta dura senza paura contro sionisti e imperialisti. Sciiti Über Alles.
(ItaliaOggi, 4 febbraio 2021)
Le olive da tavola erano consumate già 6600 anni fa
Migliaia di noccioli di oliva sono stati trovati da archeologi israeliani al largo della costa meridionale di Haifa. Il sito di produzione utilizzava l'acqua di mare per la salamoia, un processo utilizzato ancor oggi.
Gli archeologi israeliani hanno trovato prove della prima produzione conosciuta di olive da tavola, risalente a 6.600 anni fa.
Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports.
Migliaia di noccioli di oliva sono stati trovati al largo della costa meridionale di Haifa, incastrati in strutture neolitiche di pietra e argilla in un'area che ora è sommersa, ma che si ritiene abbia fatto parte della costa settentrionale.
Le fosse sono state datate intorno al 4.600 a.C., circa 4.000 anni prima del primo uso conosciuto delle olive come cibo.
"Quando abbiamo trovato le fosse abbiamo potuto vedere immediatamente che erano diverse da quelle usate per produrre olio", ha detto l'archeologa dell'Università di Tel Aviv Dafna Langot. "Negli scarti della produzione dell'olio d'oliva le ossa sono per lo più schiacciate, mentre qui i noccioli erano per lo più interi".
I ricercatori hanno detto che la posizione dell'antico sito vicino al mare indicava anche che era probabilmente usato per mettere in salamoia le olive usando l'acqua di mare, poiché qualsiasi altro scopo di conservazione nella zona della spiaggia ad alta umidità non avrebbe avuto molto senso.
Ehud Galili, un archeologo marino che ha guidato lo studio, ha detto che il ritrovamento permette ai ricercatori di tracciare gli usi dell'olivo, da "l'uso del suo legno per il riscaldamento, alla produzione di olio 7.000 anni fa, al nostro ritrovamento, in cui l'oliva è stata utilizzata come cibo".
Dopo aver sottolineato che nella zona sono stati trovati bacini e pozzi, ma nessuna casa, Galili ha speculato sulla possibilità che il sito fosse una "zona industriale" per la produzione di olive da tavola.
(Teatro Naturale, 4 febbraio 2021)
Ora basta impunità. L'America pretenda dal Pakistan il killer di Daniel Pearl
In una lettera aperta al presidente Biden il filosofo francese spiega perché occorre reagire alla liberazione dell'assassino del giornalista del Wall Street Journal
di Bernard-henry Lévi
Signor Presidente Joe Biden,
credo di aver svolto una delle più approfondite inchieste sul rapimento e la decapitazione del vostro compatriota, il giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl, nel febbraio del 2002. All'epoca, mi recai in Pakistan, con soggiorni in diverse città, a Islamabad e a Karachi, a Lahore e a Peshawar, un'esperienza da cui trassi un libro, tradotto negli Stati Uniti, "Chi ha ucciso Daniel Pearl?"
Nel libro, quattro anni prima della sua confessione davanti a un tribunale speciale di Guantanamo, facevo il nome dell'uomo che aveva il coltello: Khalid Shaikh Mohamed, numero 3 di Al Qaeda e probabilmente una delle menti che concepirono gli attacchi dell'11 settembre. Ma soprattutto, vi ricostruivo i dettagli dell'orribile macchinazione che consentì di attirare Pearl all'Hotel Akbar di Rawalpindi; guadagnata la sua fiducia con una serie di e-mail che gli promettevano un incontro con Pir Mubarak Shah Gilani, leader della Jamaat ul-Fuqrah e uno degli ispiratori - all'epoca - di Al Qaeda, fu poi portato nel cuore del quartiere Gulzar e-Hijri di Karachi, fino a una casa isolata dove lo aspettavano Fazal Karim, Naeem Bukhari e gli altri e dove si sarebbe consumato il suo supplizio.
E sono giunto alla conclusione che l'innegabile cervello dell'operazione, l'uomo che l'ha voluta e concepita con un accanimento quasi diabolico, colui che faceva da tramite tra le diverse fazioni jihadiste che cooperarono nel portarla a termine, era il pachistano-britannico Omar Sheikh, che fu subito arrestato, condannato e messo in prigione. Devo aggiungere che, in quel libro, dimostravo che Omar Sheikh non era un criminale qualunque, ma un membro influente della galassia di organizzazioni terroristiche che ruotavano intorno ad Al Qaeda e che, formatosi alla prestigiosa London School of Economics, era il consigliere finanziario di Osama Bin Laden, che lo chiamava "il mio figlio prediletto".
Preciso infine che - poiché la Storia, anche quando è atroce, può avere dei risvolti comici - fu proprio lui a tributare un terribile e paradossale omaggio al mio lavoro affermando, in un'intervista rilasciata dalla sua prigione nell'aprile del 2005 a Massoud Ansari e alla rivista pakistana Newsline: "Potete trovare dei dettagli sul mio passato leggendo "Chi ha ucciso Daniel Pearl?". Questo libro ripercorre tutta la mia esistenza; i riferimenti sono generalmente negativi, ma ha fatto una grande ricerca".
Tutto questo per dire, signor Presidente, che l'annuncio fatto dalla Corte Suprema del Pakistan giovedì scorso, 28 gennaio, in cui ha sostenuto che non era imputabile di "nessun crimine" e che lui e i suoi complici dovevano essere "immediatamente rilasciati" è un insulto alla memoria di Pearl; uno sputo in faccia alla sua famiglia e in particolare ad Adam, suo figlio, nato pochi mesi dopo la morte del padre; una minaccia supplementare contro i giornalisti desiderosi di fare il loro lavoro nei luoghi più inospitali del mondo; ma è una tale assurdità giudiziaria, un tale insulto alle verità più stabilite, alle confessioni dello stesso Omar Sheikh e, in breve, al semplice buon senso, che è anche una provocazione rivolta al suo Paese e, all'inizio di questo mandato, a lei stesso.
Per il regime pachistano, è vero, è una consuetudine. Incancrenito da servizi segreti a loro volta infiltrati dai gruppi terroristi e sempre giocando sulla sua posizione di grande "alleato strategico", è diventato maestro nell'arte del doppio gioco, tanto da rispondere sempre dicendo: "Siamo obbligati a cedere nei confronti di un'opinione pubblica incandescente conquistata dalle tesi dell'Islam politico; permetteteci di trattenerla, per evitare che faccia danni". È probabilmente questo, secondo le mie informazioni, il messaggio che il regime ha fatto passare lo scorso aprile quando, sotto la precedente Amministrazione americana, l'Alta Corte della provincia di Sindh ha commutato la condanna di Omar e dei suoi complici a sette anni di detenzione, coperti dai 18 anni di carcere preventivo già trascorsi, senza che né il segretario di Stato Mike Pompeo, né il procuratore generale Jeffrey Rosen né, ovviamente, il presidente Donald Trump trovassero altro da esprimere se non la loro "profonda preoccupazione".
Conosco abbastanza bene i metodi di questo Stato canaglia per sapere che, quando accetta di discutere, trovare un compromesso, ribaltare una decisione giudiziaria o consegnare questo o quel leader di Al Qaeda e Daesh che vivono tranquillamente in un quartiere residenziale di Rawalpindi o in un villaggio nelle zone tribali al confine con l'Afghanistan, è alla fine di un mercanteggiamento che, come per caso, gli fa ottenere una consegna di F16, un accordo commerciale bilaterale o un prestito.
La domanda, signor Presidente, è se lei accetterà ancora una volta questo spaventoso ricatto o se deciderà di ottenere a qualsiasi costo, come ha annunciato il Segretario di Stato Antony Blinken, che gli assassini siano processati nella patria di Pearl. Le diranno, ne sono certo, che non esiste un vero e proprio trattato di estradizione tra gli Stati Uniti e il cosiddetto "Paese dei Puri". E le obietteranno inoltre, come è stato obiettato ai suoi predecessori, che avrà molto bisogno del suo "grande alleato strategico" quando si tratterà di far avanzare i colloqui di Doha con i talebani, di rifornire le ultime forze speciali rimaste in Afghanistan o di impedire uno scenario catastrofico, ovvero la proliferazione del materiale nucleare che detiene in grandi quantità.
La verità è che il Pakistan, un Paese in rovina, ha bisogno del suo alleato non meno di quanto il suo alleato abbia bisogno del Pakistan. E che le democrazie non possono tirarsi sempre indietro per paura se si oppongono di incorrere in guai peggiori. Sono convinto che su questo si gioca ciò che gli Stati Uniti hanno forse di più prezioso: i loro valori e il rispetto che essi ispirano. Un'Amministrazione spesso cinica, senza scrupoli e principi, animata da una bassa autostima, ha lasciato credere negli ultimi quattro anni che si potessero impunemente calpestare il credo americano e i suoi più coraggiosi rappresentanti. Io spero che possa esigere e ottenere la consegna di Omar Sheikh. Solo allora gli alleati dell'America, i veri alleati, quelli che condividono lo stesso amore per la libertà, ritroveranno la fiducia nella sua vocazione.
(la Repubblica, 4 febbraio 2021)
Mattarella ha ricevuto il Rabbino Capo Di Segni
di Giacomo Kahn
ROMA - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto ieri pomeriggio al Quirinale il Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, con la professoressa Clelia Piperno che gli hanno consegnato gli ultimi volumi del Progetto Talmud.
Il Progetto Talmud, nato nel 2012, ha l'obiettivo di offrire la traduzione in italiano di Talmud babilonese, opera enciclopedica che rappresenta il modo erudito, fantasioso, non convenzionale con il quale i grandi Maestri dell'ebraismo costruirono un sistema di studio, di pensiero, di ragionamento, volto ad interpretare le regole e le norme di comportamento derivanti dalle parole della Torah.
Conoscere e studiare il Talmud è il modo diretto, non mediato, per accedere ad
un sistema di pensiero, dove la discussione dettagliata, oggi si direbbe la dialettica, nasce attraverso discussioni creative, svisceramenti senza fine dei molteplici argomenti che i Maestri incontrano nel loro studio e sul quale si arrovellano, sia di giorno che di notte.
Era presente all'incontro il Ministro dell'Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi.
(Shalom, 4 febbraio 2021)
Gli Ebrei devono portare un segno distintivo
04-02-1430
La Repubblica di Venezia ha stabilito che gli Ebrei debbano portare un segno che li distingua dai Cristiani... A soli due anni dal 1428, data che gli storici indicano come quella che segna il definitivo passaggio di Bergamo alla Repubblica di Venezia, è arrivata a Bergamo questa disposizione delle autorità centrali: gli Ebrei residenti nei territori della Repubblica dovranno, da qui in avanti, portare, in modo ben visibile, una cordicella di colore giallo così da essere subito individuati e ben distinti dai Cristiani. Il "contrassegno" dovrà essere di una certa dimensione e ben evidente. Lo storico che ci informa di questa decisione dei Rettori Veneti, non ci dice nulla sulle reazioni a questo ordine, né da parte degli amministratori, né da parte del clero, ne, eventualmente, da parte dei cittadini: questo silenzio, però, lascia forse intendere che non vi siano state reazioni particolari, né positive, né negative. A quanto è dato capire, però, l'ordine è stato subito diffuso e reso operativo. Questa imposizione è stata diramata in tutto il territorio veneziano, sia quello di terraferma che quello di oltremare, oltre che per gli equipaggi delle navi sia militari che mercantili. Viene inoltre messo in bella evidenza che coloro che non porteranno "il segno "verranno sanzionati con una cifra molto consistente per ogni volta che ne saranno trovati privi". Non tutti gli Ebrei della Repubblica , però, sono trattati allo stesso modo: quei gruppi che hanno sottoscritto uno speciale accordo con il Senato ne sono esentati.
(Comune di Bergamo, 4 febbraio 2021)
L'Iran e il nodo Hezbollah
Le condizioni di Biden per il dialogo sul nucleare
di Gianni Vernetti
Pochi giorni fa, Jake Sullivan, il nuovo Consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Biden, ha avviato un'ampia offensiva diplomatica sulla questione del nucleare iraniano nei confronti di alleati e partner in Europa e Medio Oriente, ricordando come «il programma nucleare sia progredito notevolmente nel corso degli ultimi due anni e che l'Iran è più vicino all'arma nucleare».
Il nuovo Segretario di Stato Antony Blinken, durante l'audizione al Senato, ha poi confermato il fatto che l'Iran «continui ad essere inadempiente su troppi fronti» e che la nuova amministrazione Usa è interessata a costruire una «intesa più forte, di lungo periodo e più ampia». In altre parole, l'amministrazione Biden vuole lavorare non su una semplice riedizione degli accordi fra Obama e l'Iran del 2015 (il Joint Comprehensive Plan of Action/ Piano d'azione globale comune), ma costruire un accordo "rafforzato" in grado di includere il ruolo regionale dell'Iran e il programma balistico. Ha dunque un'idea chiara: ci si può nuovamente sedere al tavolo con l'Iran senza ripetere però gli errori del passato, quando l'accordo sul nucleare escludeva il programma di sviluppo di missili a lungo raggio e non affrontava l'elemento chiave del sostegno dell'Iran a molti gruppi terroristici nella regione.
Il sostegno diretto del regime degli ayatollah ad Hezbollah nel Sud del Libano, ad Hamas nella Striscia di Gaza, alle milizie sciite di Hashd al-Shaabi in Iraq, alle milizie Houthi nel Nord dello Yemen e l'intervento militare diretto in sostegno del regime di Assad, sono storia recente e non derubricabile. Come non è separabile da un'intesa con l'Iran, la trattativa sul programma balistico di Teheran, che rappresenta un'inaccettabile sfida esistenziale per Israele. Anche il formato dell'intesa non sarà più lo stesso: l'amministrazione americana vorrebbe aprire il vecchio formato "5+1" (i 5 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza + la Germania) ad altri attori europei e regionali (I Paesi del Golfo dopo gli Accordi di Abramo), proposta accolta dal presidente francese Macron. Per l'Europa e l'Italia si apre un'opportunità che va colta rapidamente e per costruire una posizione comune fra le due sponde dell'oceano sarà utile un chiarimento fra gli alleati sullo status di Hezbollah.
Da tempo oramai Hezbollah è considerata da gran parte dei Paesi dell'Alleanza Atlantica un'organizzazione terroristica, senza distinzione fra la sua ala politica e quella militare. Tale scelta ha un'influenza diretta sulla possibilità di contrastare le attività dell'organizzazione, tracciando e bloccando i suoi flussi finanziari in Europa, Usa e America Latina, migliorando le attività di intelligence e le azioni di contrasto a tutto campo del suo operato.
Gran Bretagna, Germania, Olanda, Estonia, Repubblica Ceca si sono unite a Usa e Canada nel dichiarare fuorilegge Hezbollah, mentre Italia, Francia e Spagna continuano a operare un distinguo fra l'ala militare (considerata un'organizzazione terroristica) e quella politica, considerata un potenziale interlocutore. La motivazione di tale scelta è connessa a una valutazione del ruolo politico svolto da Hezbollah nel Parlamento e nello Stato libanese e nel considerarlo un possibile interlocutore per la soluzione dei problemi del Paese dei cedri.
La realtà è pero ben diversa: le infrastrutture politiche e militari di Hezbollah sono connesse fra loro ed entrambe sono dirette dal segretario generale Hassan Nasrallah, che guida uno "stato nello stato", con una infrastruttura politico-militare controllata da Teheran e che oggi rappresenta l'elemento di maggiore destabilizzazione del Libano e dell'intera regione. Un gesto dell'Italia nella direzione di eliminare i distinguo e considerare sia l'ala politica che quella militare di Hezbollah un'organizzazione terroristica sarebbe utile per costruire una posizione comune fra Europa e Usa su un dossier, come quello dell'Iran, che dominerà la scena diplomatica dei prossimi anni.
(la Repubblica, 3 febbraio 2021)
La Liguria: «Hezbollah terrorista». Il plauso dell'ambasciata israeliana
Approvato in Regione l'ordine del giorno presentato da Cambiamo. Partito democratico e Cinquestelle si astengono.
di Mario De Fazio
GENOVA - «Hezbollah è un'organizzazione terroristica nella sua interezza, senza distinzioni tra ala militare e ala politica: Parlamento e Governo si attivino affinché lo Stato italiano lo dichiari ufficialmente».
Tra la discussione sul bonus taxi per gli anziani e il sostegno ai balneari, il Consiglio regionale della Liguria ieri si è espresso anche su vicende mediorientali. E la condanna del "partito di Dio" libanese, attore protagonista di quella mezzaluna sciita che ha nell'Iran il riferimento della regione, è arrivato attraverso un ordine del giorno presentato da Cambiamo, il partito del governatore Giovanni Toti, e sostenuto dalla maggioranza di centrodestra, mentre i consiglieri regionali di Pd, M5S, sinistra e lista Sansa (la civica del candidato giallorosso sconfitto alle regionali) si sono astenuti.
Un segnale che dalla periferia delle istituzioni locali è rimbalzato fino in Israele, con l'ambasciatore in Italia, Dror Eydar, che ha accolto con favore «l'importante» dichiarazione del parlamentino ligure, «primo in Italia a riconoscere l'organizzazione sanguinaria Hezbollah come organizzazione terroristica nella sua interezza», sottolineando come l'atto di Regione Liguria«si aggiunge a risoluzioni simili adottate nel corso degli ultimi mesi da numerosi paesi europei e dell'America Latina attivi contro questa organizzazione terroristica, che rappresenta un rischio per la pace e la sicurezza e conduce attività terroristiche globali». Dror Eydar ha telefonato a Toti, complimentandosi con il governatore e il capogruppo di Cambiamo, Angelo Vaccarezza, primo firmatario dell'ordine del giorno. «Ho ricevuto la telefonata dell'amico ambasciatore di Israele Dror Eydar, che ci ha ringraziato per la mozione, prima in Italia, che dichiara Hezbollah un'organizzazione terroristica - commenta Toti - Ho colto l'occasione per ribadire a Israele la nostra vicinanza e amicizia e per scambiare alcune considerazioni sul Covid».
Un atto che Vaccarezza, fedelissimo di Toti ed ex presidente della provincia di Savona, aveva depositato già a novembre: otto pagine fitte e dettagliate, con tanto di note bibliografiche in arabo e inglese. «L'ho scritto con l'aiuto dell'ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi» confida Vaccarezza, raccontando la consulenza dell'inquilino della Farnesina ai tempi del governo Monti e diplomatico dal prestigioso curriculum. «L'idea nasce dalla mia collaborazione con l'associazione savonese Italia-Israele - continua Vaccarezza - L'opposizione si è astenuta? Sono ancora un po' pavidi su certi temi, così come lo è il governo nazionale: l'Italia non è ancora tra i Paesi che hanno inserito Hezbollah tra le organizzazioni terroristiche». A differenza di altri Stati - Usa, Gran Bretagna, Austria, Paesi Bassi, Giappone e Germania, solo per citarne alcuni - l'Italia non ha ancora condannato tout court il "partito di Dio" libanese.
Non è la prima volta che il Consiglio regionale ligure si esprime su tematiche internazionali che ruotano, direttamente o meno, intorno allo Stato d'Israele. Nel febbraio 2020, un anno fa, sempre Vaccarezza - in passato al centro di polemiche politiche per la sua partecipazione a commemorazioni di caduti della Rsi - presentò un altro ordine del giorno, in quel caso votato all'unanimità, per equiparare antisionismo e antisemitismo, adoperando per quest'ultimo termine la definizione dell'Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance).
Ma se Israele plaude all'iniziativa del centrodestra, l'opposizione ligure rivendica la propria scelta di astenersi. Il capo della minoranza ed ex candidato governatore, Ferruccio Sansa, aveva già criticato l'ordine del giorno e non cambia idea dopo la discussione: «Ci siamo astenuti perché è assurdo che se ne sia parlato nel Consiglio regionale della Liguria. Ha la funzione di alimentare parole e polemiche - attacca - Non serve alla pace in una regione martoriata dalle guerre e soprattutto non serve ai liguri. E poi immagino la reazione dei vertici di Hezbollah, ma anche di Benjamin Netanyahu, quando si saprà che nella crisi mediorientale scendono in campo i consiglieri regionali di Cambiamo...».
(Il Secolo XIX, 3 febbraio 2021)
Il pompelmo israeliano spicca nell'affollato mercato cinese degli agrumi
I consumatori cinesi sono piuttosto combattuti quando si tratta di frutta importata. In tutto il mondo, sono tanti i Paesi che affrontano la nuova ondata di Covid-19, e si è scatenato il panico sul mercato cinese per il presunto rilevamento di tracce del virus su alcune confezioni di ciliegie d'importazione. La domanda dei consumatori è chiaramente diminuita.
Pompelmi israeliani
Al contempo, anche le condizioni di mercato per le arance importate subiscono dei cambiamenti in base alla qualità del prodotto e al volume di produzione delle arance domestiche. Quest'anno, non solo il volume di produzione delle arance cinesi è aumentato, ma anche la qualità del prodotto è migliorata. Il risultato di questi diversi fattori è che l'attuale richiesta di mercato per le arance importate da Stati Uniti, Egitto e Spagna è notevolmente inferiore, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Ecco perché molti importatori stanno rallentando le loro attività.
Ogni anno, a gennaio, le arance importate da Stati Uniti, Egitto e Spagna inondano il mercato cinese e, nello stesso periodo, arrivano anche i pompelmi israeliani. Ogni varietà di arancia e pompelmo ha i suoi canali di vendita al dettaglio e il proprio gruppo target. I pompelmi israeliani ed egiziani sono attualmente molto popolari, perché la Cina non produce questi frutti. C'è sempre una domanda costante di pompelmo.
"A ottobre e novembre, cominciamo a fornire il pomelo verde israeliano d'importazione. La stagione di fornitura dei pompelmi inizia un po' più tardi, a novembre, e continua fino a febbraio. Se le condizioni meteo e la qualità del prodotto sono buone, la stagione di fornitura può durare fino a marzo. Considerando il periodo di spedizione di 30-40 giorni tra Israele e Cina, i primi pomelo verdi arrivano a novembre e dicembre, mentre la stagione del pompelmo inizia a dicembre e dura fino ad aprile", dice Sylvia Xu della Jaguar Fresh Fruit Trade (Shanghai) Co., Ltd. (di seguito "Jaguar Fresh").
Si prendano ad esempio gli agrumi israeliani. Le vendite di pomelo verde e pompelmo sono abbastanza regolari. Il pompelmo israeliano si vende bene sul mercato cinese, perché la Cina non produce un agrume simile. Inoltre, il pompelmo soddisfa la domanda dei consumatori di frutta salutare e di alta qualità. Il pompelmo israeliano ha un bell'aspetto e la qualità del prodotto è eccellente.
Molte aziende che producono bevande di tendenza utilizzano il succo di pompelmo. Questo è il motivo per cui cresce l'attenzione al pompelmo da parte di così tanti consumatori. Per molti anni, il pomelo verde è stato uno dei preferiti dagli importatori, ma ora anche i frutteti cinesi iniziano a produrre questo agrume e la concorrenza è diventata più agguerrita. Sebbene la qualità del pomelo verde domestico non sia all'altezza di quella del pomelo verde israeliano d'importazione, quest'ultimo risente sempre della concorrenza sul mercato cinese. Quando il pomelo verde israeliano arriva sul mercato cinese in abbondanti volumi, il prezzo scende immediatamente.
Pianta di pomelo verde
"Quando l'offerta di un qualsiasi prodotto è maggiore della domanda, i prezzi scendono. Questo è attualmente il caso delle arance egiziane. Il volume delle importazioni di arance egiziane è abbastanza limitato, ma la domanda sul mercato globale delle arance egiziane non è eccezionale e il costo per le spedizioni è relativamente alto, il che rende difficile mantenere basso il prezzo alla vendita al dettaglio. Inoltre, tutti i frutti d'importazione hanno risentito della notizia del ritrovamento di tracce di Covid-19 sulle ciliegie d'importazione. E' ancora difficile prevedere come si svilupperà il mercato cinese delle arance egiziane. La precedente esperienza commerciale ci dice che anche se le varietà di arance importate hanno ciascuna il proprio gruppo target, sono comunque abbastanza intercambiabili. Poiché il volume dell'offerta di arance egiziane è maggiore della domanda del mercato, il prezzo scenderà e questo, a sua volta, abbasserà la quotazione delle arance importate dagli Stati Uniti e dalla Spagna", ha spiegato Sylvia Xu.
Oltre alla concorrenza tra le arance importate, il crescente volume di produzione delle arance domestiche ha ulteriormente aggravato la situazione. Il prezzo e il volume delle arance d'importazione sono diminuiti a causa dell'enorme volume di produzione delle arance cinesi. La concorrenza è aumentata, ma le nuove condizioni di mercato offrono anche delle opportunità commerciali.
Il prezzo di costo più elevato delle arance d'importazione, insieme all'incertezza causata dalla pandemia globale, hanno causato un calo del volume delle importazioni di arance, ma questo significa anche che le scorte si esauriranno prima del previsto. Più avanti nella stagione, questo potrebbe comportare una maggiore domanda di arance d'importazione che, a sua volta, potrebbe farne aumentare il prezzo. Nel periodo intorno al Festival di Primavera Cinese [12 febbraio 2021], la Jaguar Fresh fornisce principalmente arance e pompelmi egiziani. I prodotti a base di agrumi sono venduti con il marchio "Jaguar" e attraverso altri marchi degli impianti di trasformazione. Il mercato è diversificato e i vari marchi aiutano a raggiungere ogni angolo del mercato.
(Freshplaza.it, 3 febbraio 2021)
Il Comune che nega l'Olocausto. "I morti sono stati sovrastimati"
Il post pubblicato sulla pagina Facebook dell'amministrazione di San Francesco al Campo (To)
di Gianni Giacomino
TORINO - Per San Francesco al Campo, un paese a poco più di una ventina di chilometri da Torino, le morti nei campi di sterminio sarebbero state «sovrastimate» e addirittura causate dalle «assai precarie condizioni igieniche dei campi di detenzione e del loro sovraffollamento». Considerazioni che l'amministrazione ha pubblicato sia sul sito ufficiale del Comune che sulla sua bacheca di Facebook in occasione del Giorno della Memoria. Dove è anche riportato come: «Di recente si sono affacciate teorie revisioniste che contestano la ricostruzione della strage dolosa, così come i numeri dei morti dichiarati dagli alleati vincitori (6 milioni) sostenendo che le morti siano state molto inferiori....».
Quanto basta per innescare una furiosa reazione politica. Prima a livello locale, poi fino a coinvolgere la parlamentare del Pd Chiara Gribaudo che dice: «Il sindaco di quel paese dovrebbe fare una visita ai campi di concentramento il prima possibile, oppure parlare con chi è sopravvissuto a quell'orrore, come la senatrice Segre». C'è chi ha anche chiesto che intervenga la prefettura. E, su Facebook, c'è pure chi ipotizza un'inchiesta della magistratura. Brutti momenti per il sindaco di San Francesco Diego Coriasco che è anche capo di un distaccamento dei vigili del fuoco. Anche perché l'opposizione è partita alla carica, convogliando le perplessità di molte persone che sono rimaste basite quando hanno letto il comunicato. «Ci auguriamo sinceramente che si tratti una clamorosa gaffe dovuta a incompetenza e ignoranza scrivono un lungo comunicato i consiglieri di minoranza di "Lista Civica per San Francesco al Campo -. Cose queste gravissime, ma sarebbe ancora più grave se l'amministrazione comunale assumesse una posizione negazionista offendendo non soltanto i milioni di vittime dell'olocausto ma anche l'intelligenza e la sensibilità della popolazione sanfranceschese».
Molto probabilmente il sindaco dovrà rispondere ora ad una serie di domande a cominciare da "Chi ha controllato e avallato tale pubblicazione?", oppure "Se il sindaco non è negazionista per quale motivo ha pubblicato sui canali di comunicazione ufficiali del Comune il testo in questione?".
Ieri pomeriggio, dopo aver trascorso una giornata sulla graticola, il prima cittadino ha deciso di scrivere a tutti i suoi compaesani. «Desidero precisare che era nostra ferma intenzione commemorare il dramma dell'Olocausto dice Coriasco -. Se avessimo voluto negarlo, semplicemente avremmo potuto ignorare la ricorrenza. Mi rendo conto che le parole e la forma usate nello scrivere il testo possono essere state interpretate nel modo non corretto. Tuttavia trovo assurdo e vergognoso che l'opposizione si appelli a un simile argomento per attaccarci. Mi auguro che la questione si chiuda qui, chi mi conosce sa bene che mai mi permetterei di mettere in dubbio il dramma di una realtà storica».
(La Stampa, 3 febbraio 2021)
Netanyahu saldamente in testa nei sondaggi sulle elezioni del 23 marzo
Secondo una rilevazione diffusa da Channel 12, se le elezioni, le quarte in due anni, si tenessero oggi il Likud conquisterebbe 30 seggi. Male il centrista Benny Gantz. A destra "Bibi" stacca i rivali, sinistra nel caos.
di Fabio Pasini
A poco meno di due mesi dalle elezioni del 23 marzo, la scena politica israeliana è in subbuglio: gli ultimi sondaggi danno il premier Benjamin Netanyahu saldamente in testa, crolla invece il rivale centrista Benny Gantz.
A destra, i partiti alternativi al Likud registrano un calo mentre a sinistra si discute di fusioni tra Meretz e il Labour guidato dalla nuova leader, Merav Michaeli; intanto il leader di Telem, Moshe Ya'alon e l'ex ministro della Giustizia Avi Nissenkorn hanno annunciato che non parteciperanno al voto. C'è tempo fino al 4 febbraio per presentare le liste alla Commissione centrale elettorale.
Secondo il sondaggio diffuso da Channel 12, se le elezioni, le quarte in due anni, si tenessero oggi il Likud di Netanyahu conquisterebbe 30 seggi, confermandosi il primo partito, seguito a distanza dalla formazione centrista Yesh Atid di Yair Lapid che si fermerebbe a 17. In calo i due partiti alternativi al Likud a destra: la nuova creatura di Gideon Sa'ar 'Nuova Speranza', che prenderebbe 14 seggi, e Yamina di Naftali Bennett (13); la Lista Unita araba, oggi a 15 seggi, scenderebbe a 10, mentre i partiti ultra-ortodossi Shas e United Torah Judaism ne conquisterebbero otto e il partito Yisrael Beitenu di Avigdor Liberman sette.
I laburisti guidati da Michaeli sono in salita (5), Meretz a quattro, mentre crolla Blu e Bianco di Gantz a quattro dagli attuali 14. 'Gli Israeliani', la nuova formazione del sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, non riuscirebbe invece a superare la soglia di sbarramento, così come Gesher di Orly Levy e Telem dell'ex capo di Stato maggiore Moshe Ya'alon. Quest'ultimo, alla luce delle proiezioni, ha annunciato che il partito non parteciperà alle elezioni: "Credevo che correre indipendentemente avrebbe potuto aumentare il potere del campo che cerca il cambiamento. Una tesi che si è rivelata erronea" alla luce delle "circostanze politiche che si sono venute a creare".
Passo indietro dall'arena politica anche da parte dell'ex ministro della Giustizia Avi Nissenkorn, che ha annunciato l'addio al partito di Huldai al quale si era unito solo un mese fa come numero due, dopo aver lasciato Blu e Bianco. La mossa apre la strada a una possibile fusione con i laburisti: entrambe le formazioni vogliono rafforzarsi e, secondo voci, Michaeli avrebbe posto l'uscita di Nissenkorn come condizione per un'unione.
"Quando il campo ha bisogno di fusioni con altri per sopravvivere e ci sono una molteplicità di partiti e candidati, va bene sapere come farsi da parte e prendersi una pausa, che è quello che faccio io oggi", ha spiegato l'ex ministro della Giustizia. Il primo cittadino di Tel Aviv lo ha ringraziato per poi ricordare, alla luce delle voci di fusione, che "l'unico modo per generare un potere significativo è insieme, e tutti dovranno fare concessioni".
(Il Comizio, 2 febbraio 2021)
Shoah, novantenne muore e lascia l'eredità al villaggio francese che lo salvò dai nazisti
Ci sono storie che è bello raccontare. Storie fatte di buoni sentimenti e riconoscenza. Se poi, i buoni sentimenti si sono concretizzati in tempi oscuri, raccontarle è ancora più bello e toccante.
Il protagonista è Eric Schwam, un ebreo austriaco di 90 anni morto nello scorso dicembre e sopravvissuto alle persecuzioni naziste, che riuscì a salvarsi proprio grazie ai buoni sentimenti della cittadina di Chambon-sur-Lignon, nell'alta Loira, in Francia, passata alla storia per aver dato rifugio a oltre 2500 ebrei in fuga dalla barbarie della Germania nazista.
Come segno di riconoscenza, Eric Schwam ha deciso di donare una parte della sua eredità proprio al villaggio francese che lo salvò insieme alla famiglia dall'inferno della deportazione.
Una somma di cui non si conosce l'entità, definita però "grande per il paese" dal sindaco Jean-Michel Eyraud, che non ha voluto specificare l'importo del testamento.
Il denaro ammonterebbe a circa due milioni di euro secondo un sito web locale, la cui fonte è il predecessore di Eyraud, che aveva incontrato i coniugi Schwam proprio per parlare della donazione.
Coniugi Schwam che giunsero a Chambon-sur-Lignon nel 1943, rimanendovi nascosti in una scuola fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale per poi viverci fino al 1950.
Da quello che si è appreso, la richiesta di Schwam è stata quella di spendere il suo denaro per iniziative educative e dedicate ai giovani, nonché per l'assegnazione di borse di studio.
Una bella storia da raccontare e da tramandare alle future generazioni.
(Progetto Dreyfus, 2 febbraio 2021)
Il tracciamento israeliano ci dà notizie utili sulle varianti
di Enrico Bocci
Ieri i test positivi al Covid-19 sono stati 7.925. I morti sono stati 329. Entrambi i dati sono in diminuzione rispetto a quelli di domenica. Le persone ricoverate in terapia intensiva in sono 2.252, 37 in più rispetto a domenica. Una delle domande che, ovviamente, mi sono rivolte più di frequente è se, dopo avere avuto l'infezione o dopo essere stati vaccinati, si potrebbe nuovamente cadere vittima di Sars-CoV-2, per il fatto che alcune varianti potrebbero essere in grado di evadere la risposta immunitaria.
Non si tratta di una domanda peregrina, visto che, per quel che riguarda i coronavirus cosiddetti "stagionali" con cui abbiamo convissuto finora, si è dimostrato che la proteina spike muta frequentemente, consentendo al virus di causare nuovi raffreddori ogni anno. Alla luce del fatto che la risposta anticorpale indotta sia dai vaccini sia dall'infezione con il virus cosiddetto "Wuhan", cioè con i primi ceppi pandemici, perde di efficacia contro varianti di Sars-CoV-2 come per esempio quella sudafricana, è giusto interrogarsi su cosa potrebbe succedere in caso di reinfezione con un nuovo mutante.
Purtroppo, al contrario dei coronavirus stagionali, la risposta per Sars-CoV-2 si fonda su dati ancora sporadici, dato lo scarso tempo di osservazione e l'emersione relativamente recente di varianti immunoevasive. Sappiamo che queste varianti diminuiscono, ma non aboliscono del tutto e non nella stessa misura in ogni individuo la risposta neutralizzante degli anticorpi generati da un vaccino o da una precedente infezione; sappiamo anche che la risposta T, quella di tipo cellulare, contro vari coronavirus - incluso quello che causa la Sars - può durare anche molto a lungo, facendo supporre che non sia troppo facile generare mutanti in grado di evaderla completamente.
Grazie ad alcuni dati provenienti da Israele oggi sappiamo qualcosa di più. Un signore di nome Ziv Yaffe, di 57 anni, guarito una prima volta dal Covid-19, è risultato qualche giorno fa essere nuovamente infetto, questa volta dalla "variante sudafricana" del virus. Ritornato in Israele il 16 gennaio, ha cominciato ad avvertire i sintomi di raffreddore il 23 gennaio e ha deciso di sottoporsi a un tampone, visto che era stato comunque arruolato in un programma di follow-up postCovid-19. E' risultato positivo, e il sequenziamento ha rivelato che era stato reinfettato dalla nuova variante di Sars-CoV-2.
Il dottor Shai Efrati, il direttore dell'equipe di ricerca che sta seguendo questo paziente, ha dichiarato che si tratta di un unicum, perché è la prima volta che si dispone del record clinico completo di una infezione, della guarigione e della reinfezione con dati correlati al livello anticorpale e alla clinica molto dettagliati; questi dati sembrano mostrare che la reinfezione, in presenza di un buon livello di anticorpi contro Sars-CoV-2, ha comunque un decorso clinico molto lieve, facendo pensare che l'immunità cellulare e gli anticorpi acquisiti, pur se meno efficaci nel neutralizzare la nuova variante, siano comunque protettivi nei confronti delle conseguenze cliniche più gravi. In aggiunta, nonostante prolungati contatti con i suoi familiari e diversi estranei, questo paziente non ha contagiato nessuno con la variante sudafricana.
Dal punto di vista scientifico e clinico, si tratta di un "case study", ovvero di una di quelle rondini che da sole non fanno primavera; tuttavia, i dati ottenuti sono compatibili con il fatto che la perdita di immunità anticorpale non è totale - e questo è un dato ormai solido - e che potrebbe esserci una immunità T meno sensibile alla variazione della proteina spike - anche se questa è un'ipotesi.
Di certo Israele, grazie al continuo monitoraggio della sua popolazione, continua a fornire dati di rilevanza eccezionale per seguire pandemia, vaccinazioni ed evoluzione del virus.
(Il Foglio, 2 febbraio 2021)
Israele: una nuova versione del sistema anti-missile Iron Dome
Ampliata la gamma di utilizzi del sistema d'arma in favore della Marina militare israeliana
di Davide Racca
Presentati a Gerusalemme i risultati dei test condotti della nuova versione aggiornata del sistema anti-missile e anti-aerea Iron Dome (Cupola d'acciaio). Il ministero della Difesa di Israele, durante una conferenza stampa, ha dichiarato che i test effettuati hanno simulato minacce avanzate che potrebbero poter essere affrontate in futuro, sia da terra che dal mare.
La versione aggiornata dell'Iron Dome dovrebbe essere consegnata all'IAF (Israel air force) per l'impiego operativo e sarà integrata e installata anche sulle corvette Sa'ar 6 della Marina israeliana e ricoprirà un ruolo fulcro per la difesa delle acque territoriali.
Il test è stato condotto dall'Organizzazione per la difesa antimissile israeliana, dalla Direzione per ricerca e sviluppo del ministero della Difesa e dall'industria israeliana Rafael Advanced Defense Systems. Secondo quanto riferito dal Jerusalem Post, alle prove di utilizzo hanno preso parte anche l'aeronautica e la Marina militare e la campagna di test si è svolta in una serie di scenari che simulavano minacce avanzate che potrebbero ingaggiare Iron Dome.
L'appaltatore principale per lo sviluppo e la produzione dell'Iron Dome è Rafael Advanced Defense Systems, mentre il radar Mmr è stato sviluppato da Elta, una sussidiaria di Israel Aerospace Industries (Iai), e il sistema di comando e controllo (Bmc) è sviluppato da mPrest. L'Iron Dome è parte integrante del sistema difensivo a piu' strati di Israele sviluppato dall'Imdo.
Nel mese di dicembre erano già stati completati con successo una serie di test di intercettazione con fuoco vivo dei sistemi d'arma Iron Dome e David's Sling contro missili balistici e, per la prima volta, anche missili da crociera rappresentativi delle minacce presenti e future affrontate dai due sistemi di difesa anti-aerea. In particolare i missili e i razzi lanciati dai gruppi islamisti nella Striscia di Gaza e dal movimento sciita Hezbollah dal Libano meridionale, ma anche missili da crociera lanciati dall'Iran.
Il sistema d'arma è progettato per la difesa tattica e strategica anche dei centri urbani, in grado di intercettare razzi a media velocità, proiettili di artiglieria e missili balistici ed in grado di neutralizzare minacce a corto raggio dai 3 ai 72 km in tutte le situazioni meteo.
Dotato di un radar el/m2084mmr e di missili Tamir della RAFAEL e ideato come contromisura difensiva per la minaccia dei razzi Katyusha e grad lanciati da Gaza e dalla Siria contro il territorio israeliano, è entrato in servizio nel marzo 2011.
(ofcs.report, 2 febbraio 2021)
Cartelle cliniche dei vaccinati alla Pfizer. Israele diventa un laboratorio mondiale
I dati consentiranno di studiare gli effetti dei prodotti. «La nostra sanità e più veloce perché è tutta digitalizzata».
di Cristiana Mangani
ROMA - Corre veloce il piano di vaccinazione in Israele, dove l'obiettivo è di riuscire a immunizzare 1'80 per cento della popolazione entro la fine di marzo. Ed è probabilmente per questo che la Pfizer ha firmato un accordo con il ministero della Sanità, nel quale è previsto che tutta la documentazione di un paziente, che ha già ricevuto prima e seconda dose, venga consegnata ai laboratori della casa farmaceutica per studiarne gli effetti. Israele si propone così di diventare il più grande laboratorio di ricerca contro il Covid. In cambio avrebbe ricevuto 10 milioni di dosi, compresa la promessa di spedizioni di 400.000-700.000 dosi ogni settimana.
DATI GENERALI
La notizia ha allarmato le organizzazioni che lottano per la tutela della privacy. Quanti e quali dati passerebbero di mano? hanno chiesto. E poi, qualora un hacker riuscisse a sottrarre queste informazioni, che portata avrebbe il danno? Il governo ha assicurato che il passaggio riguarderà solo statistiche generali e pubbliche e nessun nome o dato che possa far risalire all'identità della persona vaccinata. La sanità in Israele è molto ben funzionante, anche da punto di vista della digitalizzazione e della capacità di reperire e trattare i dati sanitari. Ragione per cui sarebbe stata avvantaggiata da Pfizer e anche da Moderna, con la quale ha sottoscritto identico contratto.
È dagli anni 2000, infatti, che il governo ha istituito un poderoso archivio sanitario: ogni visita medica, test, prescrizione e procedura medica per gli utenti degli Hmo (Health Maintenance Organizations) viene memorizzata nei database computerizzati. Questi database sono stati messi a punto per fornire ai medici un accesso completo e aggiornato alle cartelle cliniche dei pazienti. Ragione per cui la campagna di vaccinazione sta procedendo spedita, perché è certamente più facile avvertire i pazienti.
«La vera differenza tra il nostro sistema sanitario e il vostro è molto anche nella cartella clinica», spiega Arnon Shahar, responsabile nazionale della task force della vaccinazione anti-Covid del Maccabi health service. Quarantatré anni, un passato da paracadutista nell'esercito israeliano, Shahar si è laureato in Medicina e chirurgia all'Università di Bologna. In Israele si è specializzato in Medicina di famiglia, dirige una grande clinica privata, e 10 mesi fa il premier Benjamin Netanyahu gli ha affidato la direzione della gestione dei pazienti Covid e poi quella vaccinale. In questi mesi i nostri esperti, a cominciare dal professor Giovanni Rezza, direttore Generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, e dal professor Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, si collegano spesso con lui in video per capire come si sta evolvendo l'immunizzazione, visto che Israele ha già vaccinato più di tre milioni di persone, e quasi due milioni hanno avuto anche la seconda dose.
SMS E TELEFONATE
«Abbiamo una sanità che funziona molto bene - ammette ancora Shahar - Abbiamo creato 400 postazioni diverse in tutto il paese e avendo i registri dei malati, abbiamo inviato loro un messaggio con gli appuntamenti per la vaccinazione. Nel caso degli ultraortodossi che non hanno gli smartphone, sono state fatte direttamente le telefonate, e se non riusciamo a raggiungerli li andiamo anche a cercare».
Detto ciò, però, quello che ancora non consente a Israele di migliorare il numero dei contagiati è la totale assenza di disciplina dei cittadini. Due giorni fa in ventimila haredim (ebrei ortodossi) hanno assistito a Gerusalemme al funerale di un influente rabbino, Rabbi Meshulam Dovid Soloveitchik, capo della scuola religiosa "Brisk", morto a 99 anni per Covid. E ieri, davanti a dati che non migliorano, è arrivata la decisione di chiudere nuovamente le frontiere e sospendere tutti i voli in arrivo dall'estero.
«Ora passeremo a vaccinare i più giovani, i trentacinquenni - aggiunge il dottor Shahar - in attesa di conoscere come funziona questo vaccino, e cioè per quanto tempo rimane l'immunizzazione, se copre le varianti inglese, sudafricane, brasiliane e quelle che verranno, e quanto serve per raggiungere l'immunità di gregge. Anche se - conclude - ritengo che non riusciremo ad avere il 90 per cento dell'immunità finché non vaccineremo anche i bambini».
(Il Messaggero, 2 febbraio 2021)
Jared Kushner candidato al Nobel per la Pace dopo gli Accordi di Abramo
di Paolo Castellano
Il Premio Nobel per la Pace passa anche per gli Accordi di Abramo. Infatti, il 31 gennaio Alan Dershowitz, avvocato e professore emerito alla Harward Law School, ha nominato due ex-consiglieri di Donald Trump per il Medioriente.
Jared Kushner e il suo vice, Avi Berkowitz, hanno conquistato la candidatura, insieme all'ex-ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman e l'ex-ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Ron Dermer, grazie agli enormi sforzi diplomatici ottenuti recentemente in Medioriente. Gli Accordi di Abramo hanno infatti rappresentato una storica svolta nel dialogo tra Stati arabi e Israele.
Nella sua lettera di candidatura, Dershowitz ha scritto di essere fortemente convinto che il risultato politico conseguito dai politici sopracitati meriti di essere premiato con il Nobel per la Pace. «Gli Accordi di Abramo, che hanno portato alla normalizzazione diplomatica tra Israele e diverse nazioni arabe sunnite, soddisfano tutti i criteri del premio. Prospettano una pace ancora più ampia in Medioriente tra Israele, palestinesi e altre nazioni arabe. Un gigantesco passo in avanti nel portare pace e stabilità nella Regione e persino nel mondo», si legge nel messaggio.
«Kushner e Berkowitz hanno viaggiato in tutta la Regione, incontrando i leader e i loro portavoce, sostenendo la pace e fissando i dettagli», ha aggiunto Dershowitz. Come riporta il Jerusalem Post, i due candidati americani al Nobel per la Pace hanno ricoperto un ruolo chiave nella firma dei negoziati con gli Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco.
Gli Accordi di Abramo sono stati formalizzati tra agosto e dicembre dello scorso anno. Questo risultato politico è il più promettente negli ultimi 25 anni di colloqui diplomatici, considerando anche la minaccia dell'Iran in Medioriente.
Come accade ogni anno, i premi vengono generalmente assegnati in ottobre e la cerimonia di consegna si svolge a Stoccolma all'interno del Konserthuset ("Sala dei concerti") il 10 dicembre, anniversario della scomparsa del fondatore. Invece il Premio per la Pace viene consegnato a Oslo.
(Bet Magazine Mosaico, 2 febbraio 2021)
Elettorale e vaccinale, la doppia campagna di Bibi
In Israele contestazioni e aumento dei contagi per Covid non impensieriscono Netanyahu. Centrosinistra in affanno e Lista araba spaccata per le legislative del 23 marzo
di Michele Giorgio
GERUSALEMME - Avversari politici agguerriti, contestazioni nelle strade e il processo per corruzione che presto lo vedrà sul banco degli imputati, non scalfiscono il consenso di cui gode ancora Benyamin Netanyahu.
Se si tenessero oggi le legislative previste il 23 marzo le quarte in due anni - il Likud del premier di destra risulterebbe il primo partito con 30 seggi (sui 120 della Knesset) rivelava domenica un sondaggio della tv Canale 12. «Yesh Atid» (C'è un futuro) del centrista Yair Lapid sarebbe secondo ma con appena 17 seggi. Lontani anche i due partiti di destra rivali del Likud: a `Tikva Hadasha» (Nuova Speranza) di Gideon Saar andrebbero 14 seggi e 13 a «Yamina» (Destra) del nazionalista religioso Naftali Bennett. Al partito «Israel Beitenu» (Israele è la nostra casa) di Avigdor Liberman, ago della bilancia delle passate tre elezioni, non andranno più di sette seggi.
Per il centrosinistra ci vuole la respirazione assistita. Il Partito laburista secondo il sondaggio riuscirà a stento a superare la soglia di sbarramento del 3,25% e otterrà cinque seggi. Peggio il Meretz (Vigore), la sinistra sionista, con quattro seggi. Rischia di sparire Kahol Lavan (Blu Bianco). Per tre elezioni questo partito è stato impegnato in un testa a testa con il Likud. Poi il suo leader, l'ex capo di stato maggiore Benny Gantz, l'ha portato alla rovina scegliendo, contro il volere dei suoi elettori, di formare un'alleanza proprio con Netanyahu che, grazie alla sua abilità politica, in breve tempo è riuscito ad annientarlo.
Ad aggravare questo quadro è la disintegrazione della «Qaimah al Mushtarakah», la Lista araba, il fronte unito che dal 2015 in poi ha messo insieme i quattro partiti dei palestinesi con cittadinanza israeliana (arabo israeliani). Se non ci sarà una nuova intesa prima de14 febbraio, quando dovranno essere presentate le liste, andranno al voto due forse tre formazioni che, secondo il sondaggio, perderanno almeno cinque dei 15 seggi arabi oggi alla Knesset.
Meno di un anno fa la Lista unita era emersa come l'unica vera opposizione alla destra di Netanyahu tanto da attirare i voti di migliaia di israeliani ebrei. Poi le divisioni ideologiche hanno avuto il sopravvento sull'unità contro le politiche di Netanyahu, in particolare tra i comunisti di Hadash e gli islamisti. Questi ultimi, guidati dal medico Mansour Abbas, hanno addirittura fatto aperture al premier di destra e al Likud formando una corrente definita da molti come una sorta di «normalizzazione interna» analoga a quella che Netanyahu ha firmato di recente con quattro paesi arabi non più interessati ai diritti dei palestinesi dei Territori sotto occupazione israeliana.
Per il leader della destra, che ha sempre trattato i cittadini arabi come dei nemici interni, è un'occasione unica. Ora si presenta come il padre di tutti i cittadini, ebrei e non ebrei, e facendo promesse a raffica è riuscito ad allargare la frattura nella «Qaimah al-Mushtarakah» e, pare, a garantire migliaia di voti arabi al Likud. Il quadro per Netanyahu non è solo positivo. Sondaggi alla mano il premier non avrà una maggioranza dopo il 23 marzo. I suoi avversari appaiono in grado di impedirgli di formare un governo. E non è detto che i partiti degli ebrei ultraortodossi ebrei siano pronti, come in passato, a sostenerlo. Pesano le misure restrittive che il premier ha dovuto adottare per contenere la pandemia. I religiosi in gran parte le vedono contrarie al loro stile di vita e le violano appena possono organizzando preghiere, matrimoni e funerali di massa. Domenica migliaia di ultraortodossi hanno partecipato alle esequie di due rabbini, incuranti delle sanzioni previste dal governo per chi non rispetta il distanziamento sociale.
Inoltre la campagna vaccinale ad alta velocità in corso in Israele, su cui di fatto si fonda quella elettorale che sta conducendo Netanyahu, non ha prodotto ancora i risultati positivi che il premier si attendeva già a fine gennaio. Il contagio scende lentamente mentre aumentano i decessi. Gli esperti dubitano che le vaccinazioni permetteranno la riapertura dell'economia e il ritorno alla vita quasi normale che il premier ha promesso per fine marzo.
(il manifesto, 2 febbraio 2021)
Due versioni su Masada
Per Flavio Giuseppe fu un'inutile strage, oggi è il simbolo dell'eroismo ebraico.
di Paolo Mieli
PRIMA DELLA GUERRA Il sovrano della Giudea Erode il Grande aveva trasformato la rocca sul Mar Morto in un fastoso palazzo, simbolo del suo potere.
LA REAZIONE
Nerone inviò in Palestina a domare gli insorti uno dei suoi generali più valorosi, Vespasiano, che più tardi divenne a sua volta imperatore.
Nel 73 dopo Cristo l'esercito romano espugnò Masada, la fortezza sul Mar Morto all'interno della quale ciò che restava della resistenza ebraica aveva cercato riparo. Quasi tutti i 960 ebrei asserragliati sulla rocca sotto la guida di Eleazar ben Yair, pur di non cadere in mano ai vincitori, si diedero la morte. Fu quello l'atto finale della prima guerra giudaica iniziata nel 66. Vicenda poi raccontata a ridosso degli eventi, in La Guerra Giudaica (Mondadori), da Flavio Giuseppe, un comandante ebreo passato alla collaborazione con Roma. Adesso viene riesaminata da Samuele Rocca in Mai più Masada cadrà. Storia e mito della fortezza di Erode, che esce dopodomani per l'editrice Salerno.
La storia di Masada, scrive Rocca, è indissolubilmente legata alla figura di Erode il Grande che (per conto di Roma) regnò sulla Giudea dal 40 al 4 avanti Cristo. Novant'anni prima degli accadimenti di cui si è detto inizialmente, Erode il Grande aveva trasformato quella sperduta fortezza nel deserto prospicente al Mar Morto in un «palazzo che rivaleggiava con quelli del mondo ellenistico e di Roma». La sua ambizione ha documentato Linda-Marie Günther in Erode il Grande (Salerno) era di farne il simbolo del proprio potere. Quando Erode morì, suo figlio Archelao, nella speranza che l'imperatore Augusto gli confermasse il titolo reale, dovette affrontare una ribellione in cui si mise in luce un certo Giuda il Galileo. Giuda il Galileo, figlio del ribelle Ezechia di Gamala, fu il fondatore della setta degli Zeloti che sostenevano l'impossibilità di un compromesso tra restare schiavi dei Romani e servire il Dio d'Israele. Bisognava scegliere, secondo gli Zeloti, tra le due opzioni.
Fu subito chiaro che con Giuda il Galileo si era messo in moto qualcosa di più di una rivolta, si era in presenza di una rivoluzione. La rivoluzione raccontata da Martin Hengel nel libro Gli Zeloti (Claudiana) e durata ottant'anni, dall'ultimo periodo di vita di Erode il Grande all'espugnazione di Gerusalemme (70 d.C.) e di Masada (73 d.C.). Augusto aveva provato a dividere in più parti il regno di Erode il Grande. Ma ormai non c'era più niente da fare. E ai rivoluzionari Zeloti che continuarono ad essere attivi anche dopo la scomparsa di Giuda, si aggiunsero i cosiddetti «falsi profeti», che riuscirono a mobilitare contro l'occupazione romana parti sempre più ampie di popolo dell'intera regione.
Trascorsero alcuni decenni e nel 66 d.C. le ribellione sfociò in una guerra. Fu l'imperatore Nerone che alla fine di quello stesso 66 mandò in Palestina uno dei suoi migliori generali, Vespasiano. Quando Nerone nel 68 si suicidò (trentunenne) e gli succedettero sul trono, uno alla volta, i cosiddetti «tre imperatori» (Galba, Otone, Vitellio), fu la mano ferma di Vespasiano a impedire che in quell'anno e mezzo di estrema incertezza la guerra giudaica si concludesse con la vittoria dei nemici di Roma. I suoi soldati lo ripagarono acclamandolo imperatore. Vespasiano tornò a Roma agli inizi del 70 e lasciò la guida della guerra al figlio Tito che, a fine aprile, diede inizio all'assedio di Gerusalemme. In quello stesso anno, come ha magistralmente ricostruito Giovanni Brizzi in 70 d.C. La conquista di Gerusalemme (Laterza), nel giro di cinque mesi, la città fu espugnata e venne distrutto il Secondo Tempio. La guerra da tempo era stata sostanzialmente vinta (da Roma), ma la rivolta proseguì per altri tre anni, fino a quando cadde Masada.
Racconta Flavio Giuseppe che nell'agosto del 66, all'inizio della guerra giudaica, Masada era occupata da una guarnigione romana. Un gruppo di ribelli Zeloti la conquistò «a tradimento» e passò per le armi i militari mandati da Roma. Dall'interno di questo gruppo si scissero i Sicari guidati da Menachem, figlio di Giuda il Galileo, che presero il potere e si impadronirono delle armi immagazzinate ottant'anni prima da Erode il Grande. La caratteristica dei Sicari era quella di combattere, più che i Romani, i Giudei che in qualsiasi forma fossero sospettabili di collaborazionismo con i Romani stessi.
Qui Rocca nota una clamorosa «incongruenza» nel racconto di Flavio Giuseppe. Se i protagonisti di quella vicenda furono gli Zeloti, perché portare sul proscenio i Sicari? Per il fatto che a Flavio Giuseppe interessa mettere in risalto due elementi: in primo luogo che con la caduta di Masada la guerra giudaica si era chiusa definitivamente e anche la setta più radicale si era suicidata; in secondo luogo che quella dei Giudei (da cui lui aveva preso le distanze andando a collaborare con i Romani) era stata anche, se non soprattutto, una guerra civile tra Ebrei. Guerra civile di cui le sette più estreme portavano tutta intera la responsabilità. Come a dire che se si fosse dato retta a quelli come lui, che cercavano un accordo, tutto quel sangue non sarebbe stato inutilmente versato. Nel racconto di Flavio Giuseppe, sintetizza Rocca, «i Romani non sono parte in causa della guerra, ma lo strumento scelto da Dio per punire gli Ebrei, resisi colpevoli dei peggiori delitti». Il più grave tra i quali era stato quello di non essersi messi, come Flavio Giuseppe, al servizio dei Romani.
Gli Ebrei della diaspora, passo dopo passo, ci misero poi quasi duemila anni a capovolgere i termini di quel racconto e a riportare in primo piano il suicidio in massa degli occupanti di Masada come un gesto altamente simbolico di estrema resistenza. Che Masada cadesse era nelle cose, dal momento che le forze mandate da Roma erano soverchianti e che gli aggressori erano riusciti addirittura a costruire una rampa per issare le torri da cui avrebbero portato l'attacco definitivo alla rocca. Zeloti o Sicari non faceva una gran differenza. La cosa più importante di quella storia era che gli Ebrei avevano combattuto fino allo stremo. Senza arrendersi mai.
Nel 1927 un emigrato ucraino a Tel Aviv, Yitzhak Lamdan (1899-1954), compose un poema epico, Masada, che codificava questo modo nuovo di guardare all'antica storia. Una lettura che, secondo lo studioso David G. Roskies, sarebbe stata perfino fonte di ispirazione per la rivolta nel ghetto di Varsavia dell'aprile 1943. Dopodiché a rendere celebre l'antica fortezza e i suicidi come estrema forma di resistenza fu Yigael Sukenik, un ufficiale israeliano che, nel conflitto con gli arabi del 1948-49, aveva guidato l'esercito appena costituito sotto le insegne della stella di David. Al termine di quella guerra, Sukenik fu nominato dal primo ministro David Ben Gurion il quale pure aveva avuto con lui più di un dissidio capo di stato maggiore. Ben Gurion gli chiese come «pegno» di lasciare il suo cognome da ebreo della diaspora askenazita e di prenderne uno «israeliano». Yigael, che all'epoca aveva già 42 anni, scelse Yadin. Dopodiché restò in carica tre anni come comandante in capo dell'esercito e quando nel 1952 lasciò l'incarico dopo un ennesimo screzio con Ben Gurion mise da parte la divisa militare, ma tenne il cognome israeliano. E si dedicò a una nuova missione: l'archeologia. Studiò, si laureò con una tesi sui Rotoli del Mar Morto e andò poi, tra il 1964 e il 1965, a sovrintendere le operazioni di recupero archeologico a Masada. Da quegli scavi vennero fuori elementi che confermarono sostanzialmente la storia riferita da Flavio Giuseppe, e i risultati furono esposti successivamente in un libro Masada. La fortezza di Erode e l'ultima difesa degli Zeloti (De Donato) firmato con il suo nuovo nome, Yigael Yadin. Libro in cui, come è evidente dal titolo, tornano in primo piano gli Zeloti.
C'era però ancora un problema. Rocca nota come il fatto che i difensori della fortezza si siano dati la morte abbia suscitato varie perplessità tra gli studiosi.
Nell'ebraismo il suicidio è severamente condannato dal momento che è a Dio che spetta di dare la vita o la morte. Forse la proibizione del suicidio venne elusa dai Sicari in quanto nei fatti solamente una persona si dette la morte. In che senso? Secondo Flavio Giuseppe vennero sorteggiate dieci persone che uccisero tutti i difensori, poi uno di loro uccise gli altri nove e alla fine si suicidò. Un anonimo cronista ebreo del Medioevo, vissuto una cinquantina d'anni prima dell'anno Mille, ricostruì la vicenda con una versione più accettabile: gli Ebrei di Masada avrebbero ucciso mogli e figli, dopodiché avrebbero combattuto contro i Romani morendo da eroi.
Ma è probabile che questo dilemma sia frutto di una proiezione all'indietro di una concezione medievale della legge ebraica esposta nel Talmud. Concezione che, appunto, proibiva il suicidio con grande severità. Nei tempi antichi il «suicidio dei difensori posti di fronte all'ignominia della resa» era invece ritenuto «lodevole». Lo studioso americano Shaye Cohen ne elenca ben sedici casi: da quello di Xanto (540 a. C.), assediata da uno dei generali dell'imperatore persiano Ciro il Grande, a quello della greca Abydos (200 a. C.), che non voleva cadere nelle grinfie di Filippo V re di Macedonia. In ogni caso Maimonide (1138-1204) sostenne che è doveroso per gli Ebrei offrire la propria vita nel caso in cui venga ordinato di trasgredire pubblicamente ad uno dei precetti della Torah. E poiché è probabile che i Romani avrebbero costretto i prigionieri ebrei, almeno i più validi, a diventare gladiatori e di conseguenza a uccidere (e avrebbero obbligato le loro donne a prostituirsi) forse questo «inevitabile destino» in caso di resa giustificava il suicidio in massa.
Quella di Masada, scrive Rocca, è una «piccola storia» se considerata «all'interno della storia universale». Ma è importantissima per essere divenuta «uno dei più importanti miti fondativi dello Stato di Israele». Si intrecciano dunque storia e mito. Sostiene l'autore di un importantissimo libro su Masada, Nachman Ben-Yehuda, che il mito, a differenza della storia, è qualcosa che «non corrisponde completamente» alla verità e il cui rapporto con la realtà oggettiva è, nel migliore dei casi, «problematico».
Il racconto mitico, prosegue Rocca, «implica una sorta di deviazione da ciò che molti di noi considereremmo vero sul piano storico fattuale e che tuttavia gode di una certa dose di credibilità». Tutte le culture e i popoli, incluso il moderno Stato di Israele, «hanno avuto bisogno di elaborare miti fondativi». Un passato «rivisitato e arricchito, spesso con elementi che si scostano dalla storia, dà significato e legittima il presente». Ne consegue che «anche se i miti tendono a divergere dalla realtà storica», tale deviazione può essere percepita come «positiva all'interno di un discorso di costruzione nazionale». I miti, infatti, trasmettono «valori considerati essenziali per la costruzione di una società nuova» come l'abnegazione, l'altruismo, l'eroismo, la generosità. Ma, fa presente Rocca, i miti possono contenere anche elementi negativi. E quando il mito ha una valenza religiosa, «sovente genera fanatismo, etnocentrismo se non, addirittura, razzismo». In qualche caso, ad esempio, ha offerto pretesto per la denigrazione di donne e omosessuali. Uno stesso mito, a seconda del contesto storico, può assumere accezioni e valenze positive o negative.
Nel caso di Masada il mito è ad ogni evidenza quello dei «pochi» che hanno la capacità di attuare una resistenza estrema ai «molti». E in questo l'eredità di quei «pochi» sarà considerata assai significativa dai «pochi» israeliti del Novecento che daranno vita ad una comunità nazionale circondati da molti «arabi» apertamente ostili. A Masada la resistenza dei Sicari non mise fine alla dominazione romana. Tutt'altro. Gli Ebrei dovettero subire l'occupazione per molti anni ancora e si rivolteranno altre due volte. Ai tempi di Traiano e, vent'anni dopo, guidati da Bar Kochba, all'epoca di Adriano. In entrambe le occasioni ne seguì una repressione molto violenta. Masada in altre parole non rappresentò uno spartiacque della storia. Ma quando, passati molti secoli, gli Ebrei tornati in Palestina cercarono un mito di fondazione che doveva simboleggiare la loro assoluta indisponibilità a farsi sloggiare da quelle terre che (con l'autorizzazione delle Nazioni Unite) consideravano la loro patria definitiva, riscoprirono il valore del poema di Lamdan.
(Corriere della Sera, 2 febbraio 2021)
Israele e Kosovo aprono relazioni diplomatiche, cerimonia oggi online
Israele e Kosovo stabiliscono oggi relazioni diplomatiche. E la cerimonia della firma, probabilmente per la prima volta nella storia, avverrà online, annuncia il ministero degli Esteri israeliano.
A causa delle restrizioni anti Covid, con la chiusura dell'aeroporto internazionale israeliano, è stato cancellato il previsto arrivo della delegazione kosovara a Gerusalemme. Per questo si è deciso che la cerimonia della firma avverrà su zoom, alle 14.30 ora italiana. Dopo che i ministri degli Esteri, l'israeliano Gabi Ashkenazi e la kosovara Meliza Haradinaj avranno firmato gli accordi di cooperazione, i rispettivi dicasteri spediranno i documenti via mail per la controfirma. L'evento sarà segnato dallo scoprimento della targa della nuova ambasciata del Kosovo a Gerusalemme.
(Adnkronos, 1 febbraio 2021)
Vaccino anti Covid, in Israele dati confortanti
«Uno su tre lo ha già ricevuto». Dosi ai liceali per la maturità
La campagna vaccinale anti coronavirus è davvero efficace per frenare i contagi? Stando a quanto si vede in Israele, sembrerebbe proprio di sì. Gli studi nel Paese offrono infatti un timido ottimismo dai dati iniziali, dato che dopo le prime fasi della somministrazione c'è già una marcata diminuzione sia nei numeri sulle infezioni, sia sui ricoveri: attualmente un israeliano su tre ha ricevuto almeno la prima dose, dati più alti che in molti altri Paesi, anche se c'è da sottolineare come Israele abbia solo 9 milioni di abitanti.
Una larga fascia dei più deboli ha già ricevuto due dosi del vaccino Pfizer (si parla del 70% degli over 70, scrive il Guardian), e i vaccinati sono 200mila al giorno: la scorsa settimana sono iniziate le vaccinazioni anche a chiunque abbia più di 35 anni, e anche agli studenti delle scuole superiori tra i 16 e i 18 anni, per permettere loro di sostenere gli esami di maturità in sicurezza. Il ministero della Salute israeliano la scorsa settimana ha pubblicato dati ufficiali secondo cui solo 317 persone su oltre 715mila (lo 0,04%) sono state infettate dopo il vaccino, e 16 sono finite in ospedale (lo 0,002%).
La strategia del Governo israeliano è stata quella di vaccinare rapidamente la popolazione per poi analizzare il suo impatto sulle infezioni in tempo reale, convincendo la Pfizer a rifornire costantemente il Paese con le dosi del vaccino. Il premier Netanyahu stesso ha dichiarato di essersi assicurato l'impegno da parte della Pfizer di anticipare le consegne, in cambio di "dati statistici": Israele sta diventando dunque un caso di studio e grazie al vaccino i pericoli della pandemia sembrano lentamente sfumare. Non la vedono così però alcuni esperti, secondo cui i dati potrebbero essere fuorvianti, e chiedono cautela: nel Paese continua ancora il lockdown dopo l'ultima ondata dovuta - secondo le autorità - alla variante inglese che ha provocato un'impennata di casi e morti.
(Leggo, 1 febbraio 2021)
The Attaché su Starzplay
Dal 14 marzo anche in Italia la serie israeliana scritta e diretta da Eli Ben David
Starzplay, il servizio di streaming premium internazionale di Starz, ha annunciato che domenica 14 marzo uscirà in anteprima esclusiva l'avvincente serie israeliana The Attaché in Austria, Belgio, Brasile, Francia, Irlanda, Italia, Germania, America Latina, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera e Regno Unito e sarà rilanciata su Starzplay anche in Spagna. Nuovi episodi andranno in onda ogni domenica.
Un dramma commovente in dieci episodi, The Attaché racconta la storia di Avshalom, musicista di successo ebreo israeliano di origini marocchine, che si trasferisce in Francia per il nuovo incarco della moglie Annabelle come addetto dell'ambasciata israeliana a Parigi. Essere un immigrato anonimo in una terra straniera assume presto un nuovo significato poiché Avshalom arriva lo stesso giorno del più grande attacco terroristico della storia francese. Il loro sogno di un anno romantico all'estero si trasforma rapidamente in un incubo: una crisi coniugale nell'eterna capitale del romanticismo, una crisi da immigrazione e una crisi di mascolinità e paternità.
La serie è diretta e scritta da Eli Ben David (The Cousin, Anachnu BaMapa) anche attore al fianco di Héloìse Godet (Cologne PD, Fool Moon), Ilay Lax, Patrick Braoudé (Divorce Club, The 15:17 to Paris) e Florence Block (Ha-E, That's the Way You Love).
The Attaché è prodotto da Abot Hameiri (una compagnia di Fremantle) e coprodotto da HOT Israel. Guy Hameiri ed Eitan Abot (Survivor Israel, The Conductor, The Psychologist) sono i produttori esecutivi insieme a Dikla Barkai (The Conductor, The Psychologist, Shtisel). Fremantle detiene i diritti di distribuzione internazionale alla serie.
Gli abbonati a Starzplay hanno accesso a una line-up esclusiva di programmi premium tra cui la serie STARZ Original The Spanish Princess e il secondo capitolo del cosiddetto universo Power, Power Book II: Ghost con Mary J. Blige; Serie nominate agli Emmy® nel 2020 come il dramma romantico moderno Normal People, la serie drammatica d'epoca The Great con Elle Fanning e Nicholas Hoult e la pluripremiata serie The Act con il vincitore dell'Oscar® Patricia Arquette e Joey King; e una raccolta di film di successo di migliaia di titoli.
(cinematografo.it, 1 febbraio 2021)
Riapre il Museo Ebraico di Roma
Ingressi speciali, iniziative didattiche e percorsi promozionali per i visitatori
Con il passaggio in zona gialla della regione Lazio, dopo tre mesi di chiusura causata dall'emergenza Coronavirus, il Museo Ebraico di Roma si prepara a riaprire le porte e far conoscere i tesori ebraici con nuove e vantaggiose iniziative. Il MER, in accordo con le ultime disposizioni del DPCM e nel rispetto di tutte le misure di sicurezza sanitaria, per il pubblico e per i lavoratori, con sanificazione e igienizzazione degli ambienti, garantendo il distanziamento sociale per i visitatori e il contingentamento degli ingressi per un massimo di 50 presenze complessive contemporaneamente, rimodula i giorni di apertura assicurando l'accesso dal lunedì al giovedì dalle ore 10:00 alle ore 16:00 e il venerdì, dalle ore 9:00 alle ore 14:00.
Il Museo Ebraico di Roma, considerato il difficile momento e consapevole dell'importanza della cultura e del patrimonio artistico, ha stabilito che fino al 31 marzo 2021 l'ingresso al Museo sarà ridotto per tutti i visitatori a soli 8 euro anziché 11 e 5 per gli studenti. Inoltre, grati dell'instancabile lavoro svolto da tutti gli operatori della salute, il Museo Ebraico di Roma ha stabilito l'ingresso gratuito per l'intero 2021 a medici, infermieri e operatori sanitari delle strutture ospedaliere della Regione Lazio.
Come ulteriore segno di ringraziamento e per garantire l'accesso alla cultura e al patrimonio ebraico a tutti, il Museo propone tour privati del quartiere ebraico a prezzi vantaggiosi organizzando anche percorsi completi che prevedono l'ingresso del Museo Ebraico di Roma, la visita guidata delle Sinagoghe e del quartiere ebraico a soli 20 euro.
Sono state inoltre pensate per l'occasione nuove attività didattiche e interattive, immersioni nei vicoli nascosti dell'ex Ghetto, tra storia e sapori.