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Notizie aprile 2013


I tedeschi consegnano a Israele il quinto sommergibile 'Dolphin'

KIEL - Le autorita' tedesche hanno consegnato alla marina israeliana il quinto sommergibile della classe Dolpihn, il 'Rahav', considerata la piu' avanzata tra le unita' a propulsione non nucleare. La cerimonia si e' svolta nei cantieri navali di Kiel. I Dolphin, benche' spinti da motori diesel, sono tra i piu' silenzioni sommergibili del mondo. Le unita' sono considerata la punta di diamante delle forze armate israeliane nell'eventualita' di un attacco contro l'Iran. Un sesto sommergibile Dolphin sara' consegnato nel 2017 .

(AGI, 30 aprile 2013)


Cellula terroristica islamica sgominata dai carabinieri del Ros

Una cellula di matrice islamista con base in Italia (Puglia, Lombardia e Sicilia) e in Belgio e stretti contatti con personaggi di spicco del terrorismo internazionale è stata sgominata dai carabinieri del Ros che hanno eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Bari per sono associazione di terrorismo internazionale e istigazione all'odio razziale.
Le persone arrestate, a quanto si è saputo per ora, sarebbero di nazionalità marocchina e tunisina. L'indagine è diretta dal sostituto procuratore di Bari Renato Nitti ed è stata avviata nel 2007, tramite il monitoraggio di alcune attività dei migranti e tendendo d'occhio i loro call center e internet point.
I sei arrestati incitavano alla jihad e ad azioni suicide in occidente e nelle zone di guerra. Le indagini hanno permesso di accertare una diffusa attività di proselitismo e indottrinamento verso in nuovi affiliati che veniva svolta anche con documenti audio e video che esortavano a compiere azioni suicide.
Secondo le indagini gli appartenenti alla cellula avevano dei rapporti molto stretti con personaggi importanti del terrorismo internazionale e in diverse occasioni avevano mostrato un acceso antisemitismo e una avversione per i paesi 'infedeli' tra cui gli Stati Uniti e l'Italia.

(ANSA, 30 aprile 2013)


La comunità ebraica marocchina celebra la festa dell’Hiloula

Con il tradizionale pellegrinaggio al mauseoleo di rabbi Aouriouer

TUNISI, 30 apr - Molti membri della comunita' israelita marocchina originaria di Settat e Casablanca per la festa dell'Hiloula si sono recati a Moualine, in occasione del tradizionale pellegrinaggio annuale al mausoleo di rabbi Abraham Aouriouer. Presenti anche molti ebrei provenienti da tutto il mondo per partecipare a questo incontro intriso di forte spiritualita'.
Molti ebrei marocchini, riferisce la Map, hanno espresso il forte impegno della comunità per il Paese, nel quale, e' stato detto, vivono in pace, in un clima di tolleranza e rispetto.
La forte presenza al pellegrinaggio di giovani, molti dei quali provenienti dall'estero, e' stata sottolineata dal capo della comunita' israelita di Casablanca, Gabriel El Harare. La figura del rabbino Aouriouer e' molto rispettata in Marocco, tanto che alle sue celebrazioni partecipano anche dei rappresentanti dell'islam ufficiale.

(ANSAmed, 30 aprile 2013)


Quei bambini di Gaza chiamati Spada e Guerra. A scuola studiano mitra

C'è "l'ora di kalashnikov" e alla tv dei piccoli video in cui si parla di "uccidere cani ebrei"

di Fiamma Nirenstein

"Giochi di pace" palestinesi

Si comincia molto molto presto. Prima ancora di nascere, se è vero, come è vero, che ci sono una quantità di creature che nascono da famiglie del grande mondo islamico che si trovano a chiamarsi Guerriero, Spada dell'Islam, Guerra Santa (come sottolinea preoccupato lo studioso americano Harold Rhode).
Ci sono anche tanti ragazzini che invece vengono chiamati Jamil, (bello) o Latif (amichevole). Dunque, guai a fare di tutte l'erbe un fascio, e certo c'è un epica, un modo di essere, un pensiero, e resterebbe inattaccabile folclore e tradizione se si trattasse di guerre dei pupi e non di guerra vera.
Perché la cosa si fa preoccupante se questa impronta sui bambini diventa insegnamento scolastico, televisivo, civile. I teen ager di Gaza devono imparare a scuola come materia di studio, l'uso dei Kalashnikov e anche dei missili da spalla e degli Rpg anticarro che poi vediamo piovere sulle città israeliane. Li addestrano professori incaricati dal ministero degli interni, affiancati per la scientificità dell'informazione dalle Brigate Ezzedim al Qassam, il famoso braccio armato di Hamas, che mai si è saputo avesse poi altre braccia. I ragazzini imparano anche attività civili, come spegnere gli incendi, ma il video della scuola Gamal Nasser ci mostra un assalto con Rpg contro una torre di avvistamento con bandiera israeliana. Questo corso settimanale è per 37mila allievi e i corsi sono integrati dai campi estivi con lezioni su esplosivi e armi.
È mai possibile immaginare un processo di pace con una giovane leadership formata da questi corsi? Nessuno può dimenticare sia lo scandalo nato dal finanziamento da parte dell'Italia stessa all'Autonomia Palestinese di libri di testo che si rivelarono carichi di odio. Nel 2008 il personaggio più popolare della tv per bambini palestinesi era Farfur, un clone di Topolino che viene barbaramente ucciso dai soldati israeliani dopo il seguente dialogo: Farfur: «Sanabel, che vuoi fare per aiutare la Moschea di Al Aqsa?». Bambino: «Vogliamo combattere». Farfur: «E che altro?» «Vogliamo spazzar via gli ebrei». Dopo che Farfur viene trucidato, una bambina di tre anni intervistata diceva «Non ci piacciono gli ebrei perché sono cani. Li combatteremo». E dallo studio un'altra bambina: «Oh Shaima hai ragione, gli ebrei sono criminali, e nostri nemici». L'educazione antisemita e alla guerra per i bambini è ovunque, basta guardare il Pmw, Palestinian Media Watch, un sito che raccoglie poesie, canzoni, articoli, insegnamenti.
I campi estivi vengono intitolati, come tante piazze e strade, a terroristi che hanno ucciso civili nei ristoranti o sugli autobus. Nelle scuole dell'Unrwa, l'organizzazione dell'Onu che a differenza di tutte le altre prende cura di un solo tipo di profughi, i palestinesi, un nuovo film del Center for Near East Policy dimostra che i 500 milioni l'anno che l'Onu dona solo per le scuole è speso male. Si impara dal video che la coesistenza con Israele non viene mai insegnata, anzi. Due clip ci mostrano bambini sotto i dieci anni che parlano degli ebrei, definendoli nemici di Allah: «Dobbiamo ucciderli tutti». Arafat prima dell'inizio della seconda Intifada chiamò migliaia di bambini a marciare su Gerusalemme con un sorriso estatico, affermando che sarebbe stata la cosa più bella del mondo. Purtroppo la politica verso l'infanzia non è cambiata, e in gran parte noi la finanziamo non chiedendo un vero rendiconto degli aiuti. Se si vuole la pace, cominciamo dalle scuole.

(il Giornale 30 aprile 2013)


Il Rabbino emerito Elio Toaff compie oggi 98 anni

ROMA, 30 apr - "Voglio fare gli auguri al rabbino Elio Toaff che compie oggi 98 anni. I valori a cui da sempre si è ispirato sono quelli che condivido e che certamente hanno contribuito a costruire nel nostro paese la democrazia, la tolleranza, l'integrazione culturale e religiosa. Lo ringrazio per la grande dedizione e insegnamento che ha dedicato al nostro Paese e in particolare alla nostra città". Lo dichiara in una nota il candidato sindaco Ignazio Marino.

(AgenParl, 30 aprile 2013)
*

"Desidero fare i piu' sentiti e sinceri auguri al rabbino emerito Elio Toaff, nel giorno del suo 98esimo compleanno. Uomo limpido e appassionato, negli anni del suo rabbinato, e' riuscito nell'arduo compito di ricompattare le tante anime dell'ebraismo italiano dopo l'orrore della Shoah. Ha intrapreso un proficuo percorso di dialogo interreligioso per creare dei ponti tra le culture del nostro Paese. Con la sua straordinaria tenacia ha cercato di consegnare ai nostri giovani un futuro dove episodi di razzismo e fondamentalismo non siano tollerati". Lo dichiara in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

(L’Oweb, 30 aprile 2013)


Il design museum Holon di Tel Aviv celebra Ron Arad

Ron Arad
Ospitato in un edificio progettato dall'architetto di fama internazionale Ron Arad, il design museum Holon di Tel Aviv ospiterà una mostra dedicata proprio all'opera di Aran che si snoda attraverso i suoi disegni, ma anche attraverso gli strumenti che ispirano il suo lavoro, con decine di pezzi provenienti dalla produzione di Arad. Le visite guidate di gruppo al museo durano un'ora e 15 minuti e devono essere prenotate con almeno 14 giorni lavorativi di anticipo. Il tour include una visita architettonica dell'edificio-museo e una visita alla mostra in corso. Costo della visita guidata a persona: Nis 32 per gruppi di 15 persone o più.

(Travel, 30 aprile 2013)


Enrico Letta vede Shimon Peres

"Rafforzare i rapporti bilaterali, nuovo vertice entro l'anno"

ROMA, 30 apr. - Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha incontrato oggi a Palazzo Chigi il Presidente dello Stato d'Israele, Shimon Peres.
Nella lunga e cordiale conversazione, riferisce una nota del governo, il Presidente del Consiglio e il Presidente israeliano hanno discusso delle principali questioni regionali: dalla crisi siriana, alle prospettive nel Processo di pace con i palestinesi dopo il viaggio del Presidente Obama nella regione; dalla questione nucleare iraniana fino agli sviluppi nel processo di assestamento dei Paesi toccati dalle Primavere arabe.
Il Presidente Letta e il Presidente Peres hanno inoltre affrontato i temi della cooperazione bilaterale, anche alla luce degli eccellenti esiti dell'ultimo Vertice Intergovernativo tenutosi nell'ottobre 2012, confermando l'intenzione di proseguire nel cammino di continuo rafforzamento e intensificazione dei rapporti bilaterali, con lo svolgimento di un nuovo Vertice nel 2013.

(TMNews, 30 aprile 2013)


Trieste riconquista i traffici di ortofrutta israeliani

TRIESTE, 29 apr. - Attrarre e riportare a Trieste i traffici d'ortofrutta israeliani. Questo l'obiettivo con il quale e' stata invitata e accolta da Aries-Camera di Commercio di Trieste una delegazione israeliana di operatori logistici e dell'ortofrutta e di referenti dei principali porti del Paese.
La delegazione ha visitato le strutture portuali e i principali terminalisti locali. Quindi aziende triestine e controparti israeliane si sono confrontate in un dibattito e in incontri bilaterali, per individuare opportunita' e potenzialita' di collaborazione. ''La Camera di Commercio e Industria Italia-Israel di Tel Aviv e la Camera di Commercio di Trieste, attraverso Aries - ha affermato il presidente della Cciaa di TRieste Antonio Paoletti - hanno da tempo individuato il settore del trasporto marittimo quale priorita' settoriale di lavoro nello sviluppo delle relazioni economiche tra Trieste e Israele, sancito con l'accordo di collaborazione fra i due enti. Da ottobre 2011, inoltre, abbiamo sottoscritto un accordo con l'Autorita' portuale di Trieste per svolgere congiuntamente attivita' di marketing territoriale e in particolare di promozione all'estero della portualita' e logistica triestina. La missione economica si sviluppa in questa linea, nella ricerca - ha precisato Paoletti - di porre le condizioni affinche' vi sia uno sviluppo dei traffici tra Israele e Trieste''.

(AGI, 29 aprile 2013)


Il consiglio regionale pugliese andrà in visita a Gaza

BARI, 29 apr - Una delegazione del Consiglio regionale della Puglia nei prossimi mesi sara' nella striscia di Gaza, in ''missione di pace e in segno di amicizia per il popolo palestinese''. E' l'impegno confermato dal presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna nell'incontro con la delegazione dell'Ong Remedial Education Center (Rec), in preparazione del nuovo campo di soggiorno estivo a Grottaglie di bambini del Campo rifugiati di Jabalia.
Lo comunica una nota della regione Puglia.
''La pace va costruita, non basta affermarla a parole - ha detto Introna - e le due settimane di svago e di incontri in Puglia dei piccoli palestinesi sono un'iniziativa che merita tutta l'attenzione, perche' giocare e dialogare coi nostri, in una Terra che crede nell'accoglienza e la pratica concretamente, aiutera' i giovanissimi ospiti a crescere, ad abbattere le barriere''.
Tra la fine di giugno e i primi di luglio, 18 bambine e bambini di Jabalia saranno a Grottaglie nel quadro di ''Giochi di Pace'', il progetto umanitario promosso dall'Arci Puglia e da Rec.
Come nelle edizioni precedenti, il Summer Camp e' un'iniziativa resa possibile dal contributo dell'amministrazione comunale grottagliese, dalla collaborazione dell'associazione ''Tadamon Filastin'' e della Comunita' palestinese appulo-lucana e dall'impegno del consigliere regionale

(ASCA, 29 aprile 2013)


Chissà se al Consiglio regionale della Puglia, che nei prossimi mesi con i soldi dei contribuenti si recherà nella striscia di Gaza in "missione di pace", dopo che i bambini palestinesi avranno fatto a Grottaglie "Giochi di pace", sarà mostrato quali sono i giochi di pace a cui vengono addestrati i giovani nella striscia di Gaza. Una prima idea si può avere dagli articoli che seguono. M.C.


A Gaza gli studenti vengono addestrati a usare il Kalashnikov

Corsi settimanali per circa 37.000 ragazzi tra 15 e 17 anni

ROMA, 29 apr. - Il programma scolastico di Gaza prevede l'addestramento militare degli studenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni, con campi di formazione volontari tenuti durante le vacanze.
Secondo quanto riportato dal britannico Guardian, ogni settimana gli studenti vengono addestrati all'uso dei Kalashnikov e di altre armi, ma anche a prestare i primi soccorsi, a intervenire in caso di incendio e a rispettare i valori di "disciplina e responsabilità". Le lezioni scolastiche sono integrate da campi volontari durante le vacanze, in cui i ragazzi imparano a usare armi ed esplosivi.
Stando a quanto riportato sul sito del ministero dell'Istruzione di Gaza, il corso si avvale della consulenza delle brigate Izz al-Din al-Qassam, braccio armato di Hamas. Sono circa 5.000 i ragazzi che hanno partecipato ai campi dall'avvio del programma, nel settembre 2012.
I corsi settimanali riguardano complessivamente circa 37.000 studenti; i genitori hanno la possibilità di non far partecipare i figli, ma è raro, sottolinea il Guardian. Il ministero ha precisato che durante le lezioni non vengono usate armi vere, ma il video ottenuto dal Guardian dimostra il contrario.

(TMNews, 29 aprile 2013)


Gaza, l'anarchia genera tensioni

Nella notte tra sabato e domenica, mentre Israele celebrava la festa di Lag BaOmer con i tradizionali falò, un razzo sparato da Gaza ha colpito l'area di Sdot Negev, interrompendo i festeggiamenti nella regione. Caduto su un terreno disabitato il razzo non ha provocato vittime, né danni, ma è il diciottesimo a raggiungere lo Stato ebraico da novembre, dalla fine dell'operazione Pilastro di difesa, cinque nelle ultime due settimane, compresi due che hanno colpito la città di Eilat.
Il trend preoccupa le autorità israeliane tanto a livello politico quanto militare: inaccettabile è l'idea che i cittadini del sud del paese debbano rassegnarsi a vivere una quotidianità periodicamente interrotta dall'arrivo dei razzi. Allo stesso tempo però, trovare la soluzione rischia di rivelarsi ultimamente persino più complicato che in passato, in particolare in considerazione della complessità della situazione nella Striscia di Gaza. Controllata a tutti gli effetti dall'organizzazione terroristica di Hamas, fino a poco tempo fa essa era comunque direttamente o indirettamente responsabile del lancio di missili contro Israele dal proprio territorio, e tale veniva considerata dallo Stato ebraico. Eppure oggi, come riferisce il Times of Israel, le autorità israeliane sono a conoscenza del fatto che in questo periodo il governo di Hamas sta facendo sforzi per prevenire questo tipo di attacchi. All'origine vi sarebbe la rivalità con altre organizzazioni terroristiche basate a Gaza, come Global Jihad, che stanno acquisendo potere e operatività, creando un equilibrio paradossale, in cui per Israele, colpire i siti di Hamas come arma deterrente contro i razzi potrebbe rafforzare queste organizzazioni, ma non fare nulla rischia di essere altrettanto incoraggiante tanto per loro quanto per la stessa Hamas. Un possibile strumento potrebbe essere convincere l'Egitto a esercitare maggiore pressione su Hamas perché faccia di più perché i razzi cessino. Ma la situazione rimane complessa e una soluzione definitiva al problema sembra difficile da individuare, mentre continua il perfezionamento del sistema di difesa Iron Dome, capace di intercettare un'alta percentuale dei razzi sparati verso i centri abitati.

(Notiziario Ucei, 29 aprile 2013)


Gaza: bomba sotto l'auto di un esponente di al Fatah

GAZA - Non ha provocato vittime la deflagrazione di un potente ordigno collocato la scorsa notte sotto l'automobile di Monther al-Bardawil, un esponente di al-Fatah di Rafah, nel Sud della Striscia. Due settimane fa l'automobile del segretario generale di al-Fatah a Gaza, Mahmud Hussein, era stata distrutta da un incendio doloso. I servizi di sicurezza di Hamas hanno aperto un'inchiesta. Una ipotesi e' che gli attacchi siano legati a lotte intestine di al-Fatah.

(ANSA, 29 aprile 2013)


Rave party in salsa kosher

di Alessia Di Consiglio

Non tutti sanno che anche gli ebrei ortodossi o haredim (letteralmente "timorati"), sanno come divertirsi, con musica a tutto volume e balli fino all'alba. No, non succede in una discoteca, ma in un luogo un po' più particolare: la tomba del grande maestro Rabbi Shimon Bar Yochai (detto anche Rashbi) a Meron, in alta Galilea. Al Rashbi, attivo nel primo secolo e oppositore dei Romani che avevano appena distrutto il secondo Tempio di Gerusalemme, è attribuita la redazione dello Zohar, il principale testo della Kabala. Il Rashbi è venuto a mancare il giorno di Lag BaOmer, durante un periodo che per gli ebrei è di lutto in quanto caratterizzato dalla morte di migliaia di studenti di Torah proprio ai tempi dei Romani. In questo periodo, 50 giorni tra la Pasqua e la Pentecoste, è proibito sentire la musica, radersi, celebrare matrimoni e in generale partecipare a manifestazioni di gioia. Ma la piaga si andò a fermare proprio il trentatreesimo giorno di questo periodo, che tra l'altro coincide con l'anniversario della morte del Rashbi, e da quel giorno il lutto finisce o per lo meno si allevia. Perchè festeggiare un anniversario di morte? Secondo l'Ebraismo, quando un grande studioso di Torah muore, espia le colpe di tutta l'umanità. E' quindi un momento di redenzione e benedizione e si usa festeggiarlo con canti e balli.
Circa 300.000 persone si recano ogni anno in pellegrinaggio a questa tomba in questo giorno. Tutto è perfettamente organizzato con pullman che viaggiano da ogni parte di Israele, facendo la spola tutta la notte. C'è cibo e acqua gratis per tutti, bancarelle, ma soprattutto tanta musica. Grandi palchi e gradinate sono allestite per ospitare gli studenti di Torah che saltano per tutta la notte al ritmo di musica sacra suonata dal vivo, che può avere anche toni elettronici che non ti aspetteresti. Il posto è illuminato a giorno, grazie anche ai falò che sono un altro elemento caratteristico della festa in quanto rappresentano la luce spirituale portata nel mondo da Rabbi Shimon Bar Yochai. Più ci si avvicina alla tomba più la calca si infittisce. Tutti cercano di avvicinarsi quanto più possibile a questo luogo sacro, accendere un cero e pregare che grazie ai meriti del Giusto le proprie preghiere possano essere ascoltate.
Questo carosello va avanti per tutta la notte, proprio come un gigantesco rave party. Kosher però.

(LINKIESTA, 29 aprile 2013)


A maggio il Summit sul turismo internazionale di Gerusalemme

L'attenzione sarà focalizzata su tematiche quali il turismo urbano e le tecnologie all'avanguardia

Il Secondo Summit sul Turismo Internazionale di Gerusalemme avrà luogo il 28 e 29 maggio all'International Convention Center. E' uno dei summit più importanti dedicati alle tecnologie innovative nel turismo e nel settore dei viaggi. Il summit focalizzerà l'attenzione su tematiche quali il turismo urbano e le tecnologie all'avanguardia e vedrà la partecipazione di relatori leader del settore del turismo e dell'innovazione.
Il Turismo Urbano si pone l'obiettivo di far conoscere ai visitatori le aree più interne delle città piuttosto che i tradizionali siti storici e le riserve naturali. L'idea si basa sul concetto di creare dei distretti speciali per i visitatori che combinino diverse attrazioni quali la cultura, lo sport, l'ospitalità, lo shopping e i divertimenti tutto in un'unica location in modo da stimolare l'economia urbana. Grazie a questo nuovo progetto competitivo, la città può promuoversi, creare un'identità unica e preparare la strada per la globalità.
Il Secondo Summit sul Turismo Internazionale di Gerusalemme è stato voluto dall'Ufficio del primo ministro, dal ministro del Turismo, dalla Municipalità di Gerusalemme e dal Jerusalem Development Authority in collaborazione con l'Università Ebraica e con il Jerusalem International Convention Center. La conferenza focalizzerà l'attenzione su Modelli Progettuali per il Turismo Urbano e sulle nuove tecnologie per il turismo, dando spazio a discussioni sulle sfide e i trend che influenzano il mondo del turismo. Il summit radunerà leader a livello globale, imprenditori, investitori ed esperti nel campo del turismo, i quali condurranno interventi su un ampio range di tematiche che colpiscono il turismo in generale e quello urbano in particolare.

(Guida Viaggi, 29 aprile 2013)


Israele, la terra promessa delle start-up tecnologiche

Parte l'offensiva nel "civile" dopo i trionfi nel militare. Nascono nel piccolo stato ebraico più aziende innovative che in Europa: finora sono state al servizio delle esigenze di difesa per un paese che vive in guerra permanente ma ora si lanciano nei settori di punta, dal software di rete al cloud.

di Fabio Scuto

GERUSALEMME - Un popolo di solo otto milioni di abitanti, in permanente stato di guerra con i suoi vicini e privo di risorse naturali, è diventato il centro propulsore dell'hi-tech, dove investono le principali aziende del mondo. Benvenuti in Israele, la Startup Nation, ne nascono migliaia ogni anno, unico Paese in grado di competere con gli Stati Uniti nello sviluppo di nuove tecnologie. Una spinta che ha consentito al Paese, in questi anni di recessione, una crescita economica "soltanto" del 3,5%. Un viaggio nella Startup Nation potrebbe cominciare nei seminari che due volte a settimana 200 studenti delle scuole superiori scelti per le loro capacità frequentano in diversi luoghi del Paese. Ci vanno per sei ore di lezioni extra a settimana per essere ammessi, dopo un'ulteriore selezione, a un corso che viene tenuto dai veterani delle Forze di Difesa israeliane e sotto la supervisione di ufficiali in servizio attivo. Niente armi, niente caserme, bensì sale insonorizzate e computer: questi ragazzi sono l'avanguardia di quelli che il governo israeliano spera siano in futuro i migliori cyberwarrior del mondo.
   Ma i diplomati a questa scuola superiore non ottengono automaticamente l'ingresso nelle unità informatiche dell'esercito. Devono superare test rigorosi che l'esercito somministra ai richiedenti per i propri corsi di formazione. Alcuni di questi soldati sperano poi dopo il congedo di entrare nel settore high-tech. Non dovrebbe essere difficile. Non solo sono assai ricercati ma ci saranno più aziende tra cui scegliere, private e pubbliche, queste ultime sostenute dal National Cyber Bureau, l'agenzia del governo nata un anno fa che è impegnata a sostenere startup attraverso borse di studio e altre forme di assistenza finanziaria. Aziende israeliane come Check Point Software Technologies sono già giocatori di classe mondiale in sicurezza informatica aziendale.
   L'Industria della security in ogni sua branca moltiplica i suoi spazi di intervento anche oltre le minacce informatiche alle reti di comunicazioni. Israele è già dentro una cyberwar senza fine. Le sue reti governative sono tra le più fortemente attaccate da ogni parte, con aggressioni quotidiane che superano le decine di migliaia.
   Durante la guerra di Gaza lo scorso novembre i tecnici informatici civili hanno respinto milioni di tentativi di attacco a siti web governativi israeliani mentre i caccia israeliani bombardavano Hamas. Poi ci sono le migliaia di attacchi giornalieri. «Una guerra invisibile ma che si avverte e si avvertirà sempre di più», dice il premier Benjamin Netanyahu quando parla degli attacchi che anche le reti civili subiscono ogni giorno, dalla El Al alla Banca centrale, alla Borsa, ai sistemi di comunicazione ma che vengono puntualmente bloccati e respinti.
   Molto di ciò che viene realizzato nell'hi-tech è certamente legato alle aziende della Difesa: basti pensare alla Rafael Advanced Defense Systems che ha "inventato" l'Iron Dome (la batteria antimissile più precisa del mondo), gli aerei senza pilota e che adesso si accinge a mettere sul mercato Protector, la barca senza marinai per pattugliare le coste a basso costo che si guida con un joystick dalla terraferma. Microsoft, Apple, Samsung, vengono in Israele a caccia di talenti e per mettere radici.
   La Silicon Valley è certamente l'area più fertile al mondo ma a tallonarla c'è l'israeliana Tel Aviv, che può vantare un sistema di finanziamenti molto sviluppato, una forte cultura imprenditoriale, un ambiente vibrante e tantissimi talenti informatici. Il più alto numero di aziende nella top 100 del Nasdaq dopo quelle americane sono quelle israeliane. In Israele l'anno scorso sono nate oltre duemila start up, in Europa soltanto 700.
  
   Emblematica la storia di Ravello, fra le ultime startup nate in Israele. Benny Schneider e Rami Tamir hanno la testa fra le nuvole, o meglio ancora nel cloud computing, una tecnologia che utilizza Internet o altre reti di gruppi di server che utilizzano pc a basso costo per l'elaborazione dati e che preferiscono averli parcheggiati sulla "nuvola" che memorizzati sul proprio sistema informatico. Ma il processo richiede enormi quantità di lavoro da parte delle imprese stesse per adattarsi alle esigenze della tecnologia. La flessibilità del sistema che è promesso dalle aziende che se ne occupano (Amazon.com, Rackspace e Hp) è spesso più limitato di quello che viene propagandato. Ravello spera di poter fornire quella flessibilità con sistemi di trasferimento dal pc alla "nuvola" con un semplice click.
   Adesso le aziende che desiderano passare le loro applicazioni alla "nuvola" devono adattarsi alla sua tecnologia. Su Amazon i clienti devono adattarsi al sistema operativo Linux, mentre Microsft richiede una tecnologia dal Windows Server. Schneider e Tamir sono alla loro quarta startup in pochi anni. Una loro iniziativa precedente, Qumranet, una società di virtualizzazione, è stata venduta nel 2008 per 115 milioni di dollari, e altre sono finite nel portafoglio della Cysco Systems. La grande quantità di capitale che Ravello è stato in grado di attrarre - 26 milioni di dollari da partner stranieri, fondi da capitali di rischio americani, e 1 milione di tasca loro - è indice della grande innovazione nel cloud computing, un settore che i dati della società di ricerca Usa Gartner stimano che valga quest'anno 9 miliardi di dollari, rispetto ai 6 del 2012. Gartner prevede una crescita del settore del 41% fino al 2016, per arrivare a un fatturato di 24 miliardi dollari nel 2016.
   La Ravello è solo uno dei simboli di una effervescenza creativa che non si ferma certamente solo a questi ambiti. Migliaia di startup nascono ogni anno. Ma ciò che manca in Israele è il dettaglio e la vendita on-line del prodotto. Trasformare il risultato di una ricerca in un prodotto commerciale è complicato, per questo in Israele c'è un "sistema" ormai rodato che da anni è in grado di individuare quei prodotti, sostenerli insieme a partner strategici (cioè le aziende con i soldi), persone e strutture di marketing in grado fondere l'innovazione con il mercato. Alta tecnologia israeliana in mostra alla Electronic Warfare Conference di Berlino, edizione 2012: un Escort Jammer Pod, parte del sistena di sorveglianza aerea, della Elta Systems di Tel Aviv.

(la Repubblica, 29 aprile 2013)


Sateriale al Meis tra memoria e identità

L'ex sindaco di Ferrara insieme alla giornalista Vera Paggi, che racconta le persecuzioni razziali sulla sua famiglia

FERRARA - "Spesso non conosciamo la storia della nostra famiglia oltre i nostri nonni, mentre gli ebrei conservano la memoria di tutta tutta la propria famiglia. Ma perchè è così importante?". È questa la domanda chiave rivolta da Gaetano Sateriale, ex sindaco di Ferrara e attuale dirigente alla Cgil, alla scrittrice e giornalista Rai Vera Paggi, ospite della Festa del Libro Ebraico per presentare il suo libro "Vicolo degli Azzimi. Dal ghetto di Pitigliano al miracolo economico". Un testo in cui la giornalista ha ricostruito la storia della propria famiglia, perseguitata ai tempi delle leggi razziali in Italia e riuscita a scampare ai campi di prigionia grazie a una serie di provvidenziali circostanze.
   Ma oltre alla rocambolesca storia dei Paggi è proprio il concetto di memoria nella tradizione ebraica quello su cui si sviluppa il dibattito tra Sateriale e l'autrice, con l'ex sindaco che nell'introdurre l'argomento spiega che "quando nei comandamenti viene detto di onorare il padre e la madre, la tradizione ebraica lo interpreta riferendosi a tutti i nostri progenitori, e credo sia un peccato che ciò non accada anche tra i cristiani, che spesso perdono la storia della propria famiglia". Una questione che secondo la Paggi va ben al di là del semplice "omaggio" ai propri cari, e che è invece vitale per costruire la propria individualità. "La matrilinearità è sempre stata uno dei componenti che crea la nostra identità: sei ebreo se vieni da madre ebrea, e questo ci ha sempre condotto a una necessità di sapere da dove veniamo. Ma questa identità non deve far parte solo del popolo ebraico: chi siamo se non sappiamo da dove veniamo? Ci basta pensare alle condizioni dell'Unione Europea in questo momento, che non riesce a trovare la soluzione per imboccare quel percorso che si era prefissata. Ma una storia ce l'abbiamo tutti, e non bisogna essere eroi o scampati ai campi di concentramento per averne una. E bisognerebbe spingere tutti a questo ragionamento".
   E anche nella storia della propria famiglia la Paggi sottolinea soprattutto gli aspetti di "normalità", oltre a quelli più straordinari e alle azioni individuali. Come nella storia dello "zio Bruno", arrivato fino all'ex Jugoslavia con la brigata dei partigiani ebrei mentre in Italia la famiglia aspettava sue notizie prima di scappare dal destino che, con la promulgazione delle leggi razziali, attendeva tutta la comunità ebraica italiana, a prescindere dalla classe sociale. E la storia narrata dalla giornalista, oltre alle peripezie dello zio partigiano che purtroppo, colpito dal tifo, morirà prima di tornare in patria, si soffermano per lunghe pagine sulla vita di chi lo aspettava, tra le difficoltà quotidiane e le successive difficoltà in Svizzera, dove si rifugiarono la fuga. "Ma perchè - chiede Sateriale - così tanti ebrei attesero così tanto prima di fuggire dopo le leggi razziali, finendo per essere catturati e deportati?". La Poggi riporta le parole della nonna: "Solo quando sono state promulagate quelle leggi ci rendemmo davvero conto di essere ebrei. In Italia nessuno immaginava che potesse accadere una cosa del genere". Una trappola in cui sono cadute migliaia di famiglie di cui spesso, purtroppo, nessuno ha potuto raccogliere la storia.

(estense.com, 29 aprile 2013)


Raid israeliani in risposta a razzi lanciati da Gaza

GERUSALEMME, 28 apr - L'aviazione israeliana ha compiuto la notte scorsa tre raid su Gaza contro il braccio armato della Jihad islamica senza provocare vittime. Lo riferiscono fonti sul posto. Un portavoce dell'esercito israeliano ha confermato i raid affermando che sono stati compiuti ''in risposta a tiri di razzi'' contro il sud Israele, che non avevano provocato vittime o danni. Dopo il lancio di razzi, le autorita' israeliane hanno anche chiuso da oggi fino a nuovo ordine il valico di Kerem Shalom.

(ANSA, 28 aprile 2013)


Quando in Puglia si diventava ebrei

di Vito Antonio Leuzzi

«E così Manduzio si convertì al Vecchio testamento. A quanto mi risulta, il suo fu l'unico caso in Europa di profeta di campagna convertito senza mediazioni all'ebraismo». Con queste parole lo storico inglese Eric Hobsbawam, in una recensione del libro di John Davis, Gli ebrei di San Nicandro, (Giuntina, Firenze 2010 pagg. 244), metteva in luce «uno straordinario episodio della storia europea del Novecento». La rivista Time nel 1947 segnalò, per prima, la vicenda sorprendente e insolita di una conversione alla fede ebraica avvenuta a San Nicandro Garganico da parte di Donato Manduzio, un reduce della prima guerra mondiale, che in poco tempo, a partire dagli anni Trenta, raccolse i componenti di decine di famiglie povere che si avvicinarono alla lettura della Bibbia.
Ma una attenta e compiuta ricostruzione caratterizza ora il volume di Davis. La ricerca di forme di esperienze religiosa non mediate caratterizzò alcune zone del Sud Italia dopo la prima guerra mondiale. Diversi emigrati, convertitisi alle varie fedi evangeliche (testimoni di Geova, battisti, avventisti, pentacostali, valdesi), di ritorno dagli Stati Uniti portarono con loro una nuova fede. Da un esponente dei pentecostali Donato Manduzio ricevette una edizione della Bibbia, che lo spinse sul sentiero di una epifania religiosa». Questa esigenza scaturiva anche dalla necessità di compensare le sofferenze legate a condizioni di vita molto precarie.
La fede ebraica, tuttavia - sostiene ancora Davis - fu scoperta in piena autonomia. A differenza delle altre fedi evangeliche, l'ebraismo, infatti, non cerca proseliti. Lo storico americano ripercorre tutte le fasi complesse di questa conversione e delle numerose difficoltà e incomprensioni tra Manduzio e la Comunità ebraica di Roma nel corso delle vicende più drammatiche della persecuzione ebraica in Italia e nel resto dell'Europa. Remo Cantoni e gli altri leader dell'ebraismo italiano restarono sorpresi dall'insistenza della richiesta di conversione in un contesto caratterizzato da un costante controllo da parte della polizia del regime, che in una prima fase, nel 1936, cercò di bloccare l'azione di Manduzio (scambiato per un pastore protestante) comminandogli una multa per l'inosservanza delle disposizioni relative al culto evangelico in quel periodo sottoposto a pesanti restrizioni e divieti. Tra il 1937 ed il 1938 la fase decisiva dell'adesione all'ebraismo, che includeva la circoncisione, non giunse a compimento. I contatti con alcuni medici ebrei a Bari, il prof. Franco docente di anatomia nella Facoltà di Medicina (che in seguito fu sospeso dall'insegnamento e costretto all'esilio) e il dott. Zappler, non risultò risolutivo.
Solo nel dopoguerra, nel 1946, si completò tale processo. Tra il varo delle leggi razziali ed il crollo del fascismo gli ebrei di San Nicandro restarono sostanzialmente isolati.

(la Gazzetta del Mezzogiorno, 28 aprile 2013)


L'ambasciatore Gilon racconta il Medio Oriente

Una situazione in rapida e complessa evoluzione. Così l'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon, in visita al Moked di Milano Marittima, ha spiegato al folto pubblico la sua visione sul Medio Oriente di oggi, le sfide e i problemi ma anche le nuove opportunità. "Non di primavere arabe, ma di inverni siberiani, parlerei per descrivere ciò cui abbiamo assistito in questi ultimi anni nei paesi della regione, dove abbiamo visto le istanze di democrazia spazzate via da regimi islamisti che non possono non preoccuparci", ha spiegato Gilon.
Introdotto dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, l'ambasciatore ha messo in luce le sfide che lo Stato ebraico è chiamato oggi ad affrontare, dall'instabilità sempre maggiore che caratterizza gli Stati confinanti al percorso di riconciliazione con la Turchia, e poi ancora ai rapporti con gli Stati Uniti e con il presidente Barack Obama. Tornando sul riconoscimento dell'Autorità nazionale palestinese come Stato osservatore da parte dell'Onu, Gilon ha spiegato il perché della delusione a proposito del comportamento dell'Italia, che dopo aver richiesto e non aver ricevuto garanzie da parte della leadership palestinese a proposito della disponibilità al negoziato con Israele ha deciso comunque di votare a favore (a differenza della Gran Bretagna). La situazione economica e i risvolti dello sfruttamento dei giacimenti di gas scoperti a largo delle coste israeliane sono stati pure approfonditi dall'ambasciatore, che ha in conclusione anche parlato del tema degli insediamenti "Mai gli insediamenti sono stati e saranno ostacolo alla pace, come ci insegnano le esperienze passate di interi territori evacuati".

(Notiziario Ucei, 28 aprile 2013)


Il trombettista venuto da Israele

di Alessio Brunialti

  
MILANO - Il trombettista israeliano Avishai Cohen è il protagonista del concerto di stasera, alle 21, al Blue Note di via Borsieri 37 a Milano (biglietti "advance" a 25 euro, "door" a 30).
Per presentare dal vivo i brani del nuovo disco "Triveni II" sarà accompagnato da Omer Avital al contrabbasso e Iago Fernandez Camaño alla batteria.
La provenienza sudamericana della sezione ritmica si ripercuote sulla musica che attinge da pagine storiche di maestri del bop e del free come Dizzy Gillespie, Don Cherry e Ornette Coleman offrendone riletture in un'efficace chiave etno-jazz.
Trentacinque anni, originario di Tel Aviv, ma da tempo cittadino di New York, Cohen ha studiato al prestigioso Berkelee College di Boston citando Miles Davis come principale influenza.
Quasi inevitabile per chi non vuole restare ancorato a uno stile, ma ama spaziare, anche imboccando una particolare tromba elettronica.
Avishai è cresciuto in una famiglia di musicisti: i fratelli Anat e Yuval sono entrambi apprezzati sassofonisti, ma - curiosità - lui non va confuso con l'omonimo contrabbassista newyorkese Avishai Cohen: coincidenze del jazz che hanno convinto questo artista a intitolare il suo esordio, dieci anni fa, "The Trumpet Player" (il suonatore di tromba) apposta per evitare possibili confusioni.
Da allora Cohen ha pubblicato una mezza dozzina di album come leader, quasi altrettanti con i Third World Love mentre quelli a nome "3 Cohens" sono condivisi con i fratelli. Una famiglia molto unita.

(La Provincia, 28 aprile 2013)


Hockey su ghiaccio - Israele vince il gruppo B di seconda divisione

Grazie alla vittoria nello scontro diretto e alla differenza reti, l'Israele conquista la promozione nel gruppo A di seconda divisione. Dopo la vittoria per 3 a 2 nella terza giornata contro la Nuova Zelanda, diretta concorrente per la lotta al titolo, Israele ha avuto modo di difendere il primo posto nelle ultime due sfide, ma non è riuscita a superare il Messico nell'ultima gara, facendosi rimontare nel terzo drittel e perdendo per 4 a 3. Poche ore dopo la Nuova Zelanda ha battuto la Cina, rimontando lo svantaggio proprio nell'ultimo periodo, vincendo così 6 a 5 e agganciando l'Israele a quota 12 punti. I numeri hanno però sancito la vittoria per Israele: +16 la differenza punti, conquistata grazie ai 30 goal fatti e i 14 subiti, contro il +8 della Nuova Zelanda, più la vittoria nello scontro diretto. A distanza di una lunghezza, il Messico ha conquistato un sudato terzo posto, ottenuto proprio grazie alla vittoria su Israele. Quarta piazza per la Cina, che aveva cominciato il torneo dignitosamente, con due vittorie e un solo k.o, ma è crollata nelle ultime due giornate, perdendo contro Messico (5-0) e, come detto prima, Nuova Zelanda (6-5). In coda, la Turchia, che sicuramente avrebbe voluto fare qualcosa di più sul ghiaccio amico di Izmit, ma si è dovuta accontentare di una sola vittoria ai danni della Bulgaria, per 6 a 3, conquistata nel secondo e terzo drittel. Nessuna sfida vinta invece dalla Bulgaria, che conquista un solo punto maturato nella sconfitta all'overtime contro il Messico, nella terza giornata. L'ultima posizione ottenuta le costa la retrocessione in terza divisione; lascia il posto al neopromosso Sudafrica.

(hockey time, 28 aprile 2013)


Alghero conquista Israele

Da giugno nuovi flussi turistici da Israele, attrae la storia degli ebrei algheresi. Incontro del sindaco con diplomatici israeliani

Il sindaco Lubrano con i diplomatici israeliani
La storia di Alghero e la sua valorizzazione danno origine ad un importante movimento turistico ed imprenditoriale destinato a crescere e consolidarsi.
E' quello proveniente da Israele, che trova in Alghero una nuova meta turistica stimolata dalla presenza degli ebrei in città in epoca medioevale che il Sindaco Stefano Lubrano ha illustrato agli operatori turistici israeliani nel corso della missione istituzionale svolta nei giorni scorsi a Tel Aviv.
Grazie agli eccellenti rapporti di Stefano Lubrano con i diplomatici israeliani e attraverso il centro servizi della Camera di Commercio di Cagliari, insieme alle camere di Commercio di Nuoro e Oristano, è stato possibile organizzare un workshop al quale ha preso parte il Consorzio Turistico Riviera del Corallo.
L'interesse per Alghero è stato immediato: oltre al materiale promozionale, infatti, è stata consegnata agli operatori una brochure realizzata dall'Amministrazione contenente le note storiche relative alla presenza di insediamenti ebraici nella città di Alghero.
Proprio la peculiarità del passato ha attratto gli operatori, e in tal senso sono state fatte già richieste per diversi gruppi da cento persone ciascuno che soggiorneranno in città negli alberghi nel centro città, fatto che fa ben sperare per uno sviluppo importante nel breve periodo.
La promozione storica ha destato un fortissimo interesse oltre che da parte degli operatori, anche dalle autorità tutte, compreso l'Ambasciatore Italiano a Tel Aviv, Francesco Maria Talò. La storia degli ebrei algheresi, in particolare quella iniziata dalla rifondazione etnica della città dopo la conquista catalana è stato l'elemento chiave che ha consentito di sviluppare e approfondire i temi relativi alle peculiarità culturali, ambientali e naturalistiche di Alghero.
Ma non solo. "I rapporti culturali e turistici - annuncia il Sindaco Stefano Lubrano - potrebbero stimolare eventuali investimenti ad Alghero nel settore dell'agricoltura, ambito nel quale i gruppi imprenditoriali israeliani vantano leadership di livello mondiale". Gideon Meir, ex ambasciatore in Italia e attualmente Direttore Generale della diplomazia israeliana, ha proposto un gemellaggio con Alghero.
L'elemento di collegamento potrebbe essere l'intitolazione alla Juharia di una piazza del centro storico della città, all'interno dell'area interessata dai lavori di recupero del Complesso di Santa Chiara, area facente parte del quartiere ebraico medioevale, composto nel suo momento di massimo splendore da circa 800 abitanti.
Alghero è stata infatti, ed è questo il motivo dell'interesse dei diplomatici e degli operatori turistici israeliani, la colonia ebraica più importante della Sardegna. Gli ebrei che arrivarono dalla Catalogna fondarono l'insediamento numericamente più consistente ed economicamente più potente dell'Isola.
Fra le famiglie arrivate c'erano anche i primi rappresentanti della famiglia Carcassona, quella che sarebbe diventata la più importante della Sardegna. Attualmente Tel Aviv è collegata con la Sardegna da un volo diretto con Olbia che sarà operativo da giugno a settembre.
"L'obbiettivo, condiviso dagli operatori e dai rappresentanti diplomatici - spiega Stefano Lubrano - è arrivare ad attivare il collegamento diretto con Alghero, grazie all'interesse che la città ha suscitato e grazie alla capacità che possiede di generare ulteriori motivi di attrattiva".

(alguer.it, 27 aprile 2013)


Abu Mazen: “Israele si ritiri dai territori non suoi”

NAPOLI, 27 apr. - "Vogliamo la pace non solo tra palestinesi e israeliani, ma tra Israele e tutti i paesi arabi. Ma Israele deve ritirarsi dai territori che ha occupato e che non gli appartengono: Cisgiordania, Gerusalemme Est, il Golan. Potrebbe essere l'ultima occasone per avere la pace". Lo ha detto il presidente dell'Autorita' nazionale palestinese Abu Mazen, a Napoli per ricevere la cittadinanza onoraria.

(Adnkronos, 27 aprile 2013)


Due cose non vere:
1) Non è vero che Abu Mazen vuole la pace. E questo sono in diversi a dirlo.
2) Non è vero che Cisgiordania, Gerusalemme Est, Golan non appartengono a Israele. E questo sono
    in pochi a dirlo. Perché?


Ferrara - Luoghi e aperitivo alla moda ebraica

Domenica 28 aprile a passeggiata guidata in bici dalle 10,30 in piazza Municipale

E' dedicato ai "Luoghi Ebraici" l'appuntamento di domenica 28 aprile con il cartellone di passeggiate slow in bicicletta promosse da Silvia Ferretti-A Ferrara con la Guida in collaborazione con Campagna Amica Coldiretti e BiciDeltaPo. Con ritrovo e partenza alle 10,30 da piazza Municipale, nella giornata conclusiva della Mostra del Libro Ebraico in Italia, si potrà infatti pedalare per un paio d'ore accompagnati da una guida alla scoperta delle molteplici e rilevantissime testimonianze della plurisecolare presenza a Ferrara di un'importante e laboriosa comunità israelitica. Nel corso dell'itinerario si toccheranno infatti la Sinagoga ed il Ghetto, il Cimitero di via delle Vigne ed il costituendo Museo Nazionale dell'Ebraismo e della Shoah. Ma non solo: anche l'agriaperitivo finale, offerto presso il punto vendita Campagna Amica Coldiretti Orto Amico di via Garibaldi, sarà tematizzato: largo spazio durante la degustazione troveranno infatti piatti e ricette della tradizione ebraica - dalla frittata ai formaggi alla cotognata, dai carciofi alla giudia alla crostata di ricotta, dalle mele fritte al riso ai carciofi - naturalmente ottenuti dall'elaborazione di materie prime rigorosamente 'made in Italy'.
Il costo di partecipazione alla bici-passeggiata (con bici propria) è fissato, rispettivamente, in 10 euro a persona per gli adulti e 8 euro per under 16, iscritti Club del PleinAir, soci Touring ed ospiti di strutture ricettive con coupon validato; Offerta speciale famiglia (2 adulti+under 16)*: 20 euro + 5 per ogni under 16. Gratis per bambini caricati su seggiolino.
La prenotazione (seppur non obbligatoria è consigliata) si può effettuare telefonando al 346 3178104 oppure ferrettisilvia@aferraraconlaguida.com. Agli stessi riferimenti è inoltre possibile prenotare con tariffe speciale il noleggio di citybike BiciDeltaPo da ritirare ai "PuntoBici" presso l'Hotel Europa di corso Giovecca o lo Spazio Grisù di viale Poledrelli.
E per chi alla ciclo-escursione vuole abbinare un week end nella storica capitale estense, SeventhSky - l'Agenzia Viaggi-Tour Operator partner ufficiale di "A Ferrara in Bici con la Guida" - propone speciali pacchetti con la possibilità di fruire di rimborso - fino a 10 euro a persona - sul viaggio di ritorno per chi arriva a Ferrara in treno.

(estense.com, 27 aprile 2013)


Varsavia: tredicimila mq consacrati alla storia degli ebrei polacchi

Là dove c'era il ghetto ora c'è un immenso museo

«La storia del ghetto di Varsavia è la storia della nostra città e quella del nostro paese». Nelle parole del sindaco della capitale polacca c'è tutta la volontà di una nazione di guardare a un passato a lungo occultato, soprattutto negli anni dell'era comunista.
La scorsa settimana, in occasione del 70esimo anniversario dell'insurrezione del ghetto contro i nazisti, è stato inaugurato l'immenso Museo di storia degli ebrei di Polonia. L'esposizione permanente aprirà l'anno prossimo, ma la Polonia teneva a questa inaugurazione. Costruito proprio là dove sorgeva il ghetto, l'edificio, costato 120 milioni di dollari (92 milioni di euro) e firmato dagli architetti finlandesi Rainer Mahlamaki e Ilmari Lahdelma, è un rettangolo massiccio di 13 mila metri quadrati, che presenta una sola cesura: alcuni vi vedono la spaccatura che la guerra ha rappresentato per il mondo ebraico, altri un'immagine del passaggio del Mar Rosso.
In ogni caso il complesso sarà uno dei più grandi musei al mondo dedicati alla cultura ebraica. Prima della seconda guerra mondiale, vivevano in Polonia tre milioni di ebrei. Il 90% di essi è morto durante la Shoah. Ma il museo non intende diventare un luogo della memoria, alla stregua di quello di Washington o dello Yad Vashem di Gerusalemme. Attraverso otto gallerie saranno presentati mille anni di presenza ebraica in Polonia, dal Medioevo ai nostri giorni. Numerosi ebrei arrivarono nel paese nel XV secolo, in fuga dalle persecuzioni religiose in Europa. Da qui nacque una civiltà che produsse tra l'altro lo yiddish e il chassidismo.

(ItaliaOggi, 27 aprile 2013)


"Le donne del Muro" possono pregare ad alta voce

  Anat Hoffman
GERUSALEMME - In futuro le donne potranno pregare ad alta voce al Muro del Pianto e portare lo scialle di preghiera ebraico. Con questa sentenza giovedì scorso la Corte distrettuale di Gerusalemme ha deliberato in merito alla decisione di un tribunale che aveva stabilito che le preghiere ad alta voce delle donne costituiscono un disturbo della quiete pubblica.
L'uso di scialli di preghiera e la preghiera ad alta voce delle donne non violano le usanze locali, né costituiscono un pericolo pubblico. Con questa decisione della Corte di Gerusalemme, l'organizzazione "Donne del Muro" ha certamente ottenuto una vittoria. Negli ultimi mesi la richiesta di un rapporto paritario nella pratica della preghiera al Muro del Pianto è diventata oggetto di dibattito pubblico.
I giornali israeliani parlano di una "decisione storica". La presidente di "Donne del Muro", Anat Hoffman, ha dichiarato: "Questo giudizio ha liberato il Muro Occidentale per tutti gli ebrei". Ha spiegato inoltre che la decisione è molto importante per recuperare l'ebraismo, definire nuovamente i suoi valori e riappropriarsi del Muro Occidentale. Come ha riferito il quotidiano "Jerusalem Post", Hoffman ha aggiunto: "L'organizzazione 'Donne del Muro' ha ottenuto davvero qualcosa di importante per la società israeliana e per l'intero mondo ebraico."
Nella sua sentenza il giudice Moshe Sobell ha dichiarato che la dizione "pratiche consuetudinarie locali" non significa necessariamente una pratica ortodossa. Egli ha basato la sua decisione su precedenti sentenze della Corte di Cassazione.
Quando le donne cantano ad alta voce al Muro del Pianto, leggono la Torah o indossano il tallit, lo scialle di preghiera ebraico, secondo le autorità religiose competenti profanano la zona del Muro del Pianto. E nei mesi scorsi diverse donne sono state arrestate perché con le loro preghiere avevano infranto le norme vigenti.
Nel dicembre dello scorso anno Netanyahu aveva chiesto al presidente dell'Agenzia Ebraica, Natan Sharansky, di trovare una soluzione al problema. Come presidente dell'organizzazione che aiuta gli ebrei ad immigrare in Israele, Sharansky può svolgere un ruolo di ponte tra ebrei in Israele e ebrei della Diaspora. O per lo meno questa è la speranza del Capo del governo.

(isralnetz.com, 26 aprile 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)


“Sacrosanto: nessun Paese subisce minacce così gravi"

Risposta a un articolo che denuncia la scelta di Israele di sottoporre le persone molto sospette che entrano nel Paese dall'aeroporto Ben Gurion alla richiesta di mostrare la loro email.

di Fiamma Nirenstein

La privacy è bella, ma cerchiamo di fare buon uso della memoria: Israele è un Paese che sperimenta il terrore su base quotidiana. Autobus, ristoranti, supermarket sono stati colpiti indiscriminatamente. L'accetabile quiete odierna è un miracolo. Ma dal 2001, l'intelligence ha imparato a prevenire il maggior numero degli attentati proprio perché sa fare a meno delle desiderabili amnesie che impediscono di vedere nuda la realtà del pericolo. E la popolazione, fra le più caparbiamente democratiche del mondo, ha capito.
Israele ha il coraggio di seguitare a tenere ai checkpoint, nonostante le critiche di tutto il mondo, i ragazzi sotto le armi, diciottenni che il venerdì sera controllano un po' tristi le auto che portano le famiglie alla cena festiva in famiglia; ha la forza di seguitare a far controllare le borse e il bagagliaio quando entri al centro acquisti; tiene sull'ingresso di quasi tutti i ristoranti, degli ospedali, eccetera, una guardia, e ti fruga sempre.
Non gli importa delle critiche, deve battere il terrorismo. Qualcuno mi venga a raccontare che si tratta di paranoia dopo quel che ho visto nella Seconda Intifada. E' invece senso di realtà, per cui sono stati sviluppati negli ospedali sistemi efficaci ed empatici, poi adottati in tutto il mondo, per cui ogni attacco viene fronteggiato con innovazioni rivoluzionarie, e non come un disastro da macelleria. Funziona. Per questo il Massachussets General Hospital dopo l'attentato di Boston ha ringraziato gli israeliani per l'aiuto alle loro centinaia di feriti. Le misure adottate all'aeroporto Ben Gurion per le email dispiaceranno ai terroristi, ma saranno adottate in tutto il mondo.

(il Giornale, 26 aprile 2013)


25 Aprile - Gli eroi (dimenticati) della Brigata ebraica

In occasione del 25 aprile le gloriose insegne della Brigata ebraica hanno sfilato in molte piazze italiane per ricordare il contributo dato dal corpo di volontari della Palestina mandataria nella lotta di liberazione del paese dal nazifascismo. Un impegno che alcuni, soprattutto a Roma ma anche a Cagliari, hanno volutamente ignorato e osteggiato. Nella Capitale, a Porta San Paolo, il presidente dell'associazione romana di amicizia a Israele Alberto Tancredi non è potuto intervenire sul palco insieme ai rappresentanti delle altre realtà istituzionali e associative coinvolte. Prima ancora, all'indirizzo dei manifestanti, pesanti offese e l'invito ad abbassare gli stendardi con la stella di Davide. Il consigliere UCEI Vittorio Pavoncello scrive oggi sull'Huffington Post: "In nome dell'antisionismo si osa calpestare la Resistenza, far assurgere a resistenti i collusi col regime nazista, pronti a cavalcare qualsiasi onda per ottenere ciò che vogliono, servendosi di bugie e propaganda, sistemi molto cari a Hitler e ai suoi governanti. La Resistenza li ha sconfitti, la Storia non deve essere riscritta. Vergogne come queste vanno condannate".
A Milano in corteo il vessillo della Comunità ebraica, unitamente a quello dei movimenti giovanili Hashomer Hatzair e Bene Akiva e dell'associazione Italia-Israele. Grande partecipazione anche a Venezia e Trieste, dove per la prima volta i simboli della Brigata sono stati esposti alla Risiera di San Sabba. "Combattere i totalitarismi, combattere gli slogan facili, le schematizzazioni del pensiero, gli arruffa popoli è una lotta che non finisce mai. La lotta per la libertà è una battaglia da portare avanti giorno per giorno senza mai stancarsi". Ad affermarlo, davanti al corteo riunitosi in Campo di Ghetto nuovo, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Calimani.

(Notiziario Ucei, 26 aprile 2013)


25 aprile: Pacifici, inammissibili le bandiere palestinesi al corteo

ROMA, 26 apr - "E' con soddisfazione che leggiamo il messaggio via Twitter del Presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, che ricorda a tutti l'importanza della Brigata Ebraica nella storia della liberazione d'Italia dal nazi-fascismo. Quello che è successo ieri al corteo del 25 aprile è inaccettabile. Si è persa l'occasione per vedere unito il Paese sotto gli stessi sentimenti. Sono ormai anni che in corrispondenza di questo felice anniversario assistiamo al tentativo di compiere un torto alla storia della nostra nazione. Non solo hanno impedito di parlare dal palco della manifestazione ad Alberto Tancredi, presidente dell'associazione romana amici di Israele, in qualità di rappresentante della Brigata Ebraica (che combattè con 5.000 uomini venuti dal nascente stato di Israele al fianco dei partigiani italiani). Ma hanno anche permesso alle bandiere palestinesi di sventolare sotto Porta San Paolo. Va ricordato a gran voce che durante la Seconda Guerra Mondiale il Gran Muftì di Gerusalemme, al Husayni, capo del supremo comitato della Palestina araba, si è posto al servizio della Germania nazista di Adolf Hitler.
Nessuna bandiera palestinese è stata al servizio della resistenza italiana e vederle sventolare ieri al corteo del 25 aprile è un tentativo di revisionismo storico che non possiamo permetterci. Consideriamo tutto questo una provocazione mossa ad arte, testimoniata dagli insulti che i membri ebrei e non ebrei che hanno sfilato sotto lo striscione della Brigata Ebraica hanno subito. Al presidente Tancredi, inoltre, va tutta la nostra solidarietà per la censura che ha dovuto subire dagli organizzatori al momento del pronunciamento del suo discorso. Se l'attuale gestione del corteo del 25 aprile non renderà totale giustizia alla storia della Resistenza e a chi l'ha compiuta, allora il prossimo 25 aprile ci riprenderemo la piazza perché Porta San Paolo è di tutti i cittadini italiani che hanno lottato per la Liberazione. Il nostro scopo deve essere consegnare alle future generazioni i valori di unità e fratellanza che sono stati alla base della Resistenza e che hanno dato vita a quel Paese democratico in cui oggi viviamo".
Lo dichiara in una nota il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.

(Agenparl, 26 aprile 2013)


Napoli - Sdegno per la cittadinanza ad Abu Mazen

"Non servono slogan, ma iniziative concrete per la pace". Così il rabbino capo della Comunità ebraica partenopea Scialom Bahbout aveva commentato l'annuncio del sindaco della città Luigi De Magistris di voler conferire la cittadinanza onoraria al presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. In una lettera aperta pubblicata anche sulle pagine del quotidiano Il Mattino, il rabbino metteva in guardia il primo cittadino dal rischio di perdere la credibilità e l'equilibrio necessari per essere in grado di promuovere iniziative di questo tipo, credibilità ed equilibrio già minati dal supporto offerto da De Magistris alla Freedom Flottilla. Dubbi sulla scelta del sindaco sono stati espressi anche dalla sezione campana dell'Associazione Italia-Israele che ricorda alcune inaccettabili prese di posizione da parte di Mahmoud Abbas, a partire dalla tesi di laurea contenente argomentazioni negazioniste (perplessità di cui riferisce ancora il quotidiano partenopeo).
   Ma chi è Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen? A lungo braccio destro di Yasser Arafat, Abbas è considerato oggi uno degli interlocutori chiave per il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Classe 1935, il suo profilo politico racconta di una longeva militanza nelle diverse metamorfosi di alcune organizzazioni palestinesi. Al fianco di Arafat (con cui il rapporto si è poi incrinato), Abu Mazen è stato tra i fondatori di al-Fatah, movimento paramilitare noto come il Fronte nazionale di liberazione palestinese. La sua presenza costante nei tentativi di dialogo tra le due parti in conflitto, lo pone in una posizione privilegiata nello sfibrante dibattito sulla pace. Ma la visibilità internazionale arriva con la carica di primo ministro dell'Olp (Organizzazione di liberazione della Palestina) nel 2003 e la successiva investitura, attraverso elezioni, a presidente dell'Autorità nazionale palestinese. Una posizione delicata, che nell'era post Arafat e con l'ascesa del consenso di Hamas, ha posto Abu Mazen in una situazione di precario equilibrio. Sembrava la controparte autorevole per Israele, poi l'organizzazione terroristica ne ha oscurato il prestigio di fronte alla popolazione. Prestigio recuperato in parte con l'ottenimento lo scorso dicembre del riconoscimento presso l'Onu della Palestina come stato. Una decisione mal digerita dall'amministrazione israeliana vista come un'interferenza nel processo di pace, invece che un modo per favorirla. In merito al dialogo tra israeliani e palestinesi, pochi giorni fa l'amministrazione americana ha di nuovo scelto Abbas come controparte per un vertice quadrilaterale per la pace. Al tavolo dovrebbero sedersi, il presidente USA Barack Obama, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il re di Giordania Abdullah, oltre al citato Abu Mazen.
   La polemica sull'attribuzione della cittadinanza onoraria a Mazen, ripercorrendo la sua carriera politica, deriva da ambigui coinvolgimenti nel terrorismo palestinesi, dure prese di posizione nei confronti di Israele e affermazioni palesemente negazioniste. Nel 1982 nella sua tesi di laurea, dal titolo "L'altro lato: il segreto delle relazioni tra nazismo e sionismo", sosteneva che le vittime della Shoah fossero un milione. Vent'anni dopo la parziale retromarcia, con la dichiarazione - in un'intervista a Haaretz - dove sottolineava che "la Shoah fu un crimine terribile e imperdonabile contro il popolo ebraico, un crimine contro l'umanità che non può essere accettato".
   Ancora oscura invece la questione sul suo coinvolgimento nell'attentato delle Olimpiadi di Monaco 1972. Nel 1999, infatti, Abu Daoud, tra i responsabili dell'attacco terroristico in Germania, ricollegò nel suo libro di memoria i finanziamenti dell'operazione a Abu Mazen.
   Alla luce di queste ombre, le voci che si sono levate contro la decisione di nominare il presidente dell'Autorità palestinese hanno sottolineato l'ambiguità di un riconoscimento unilaterale, senza prendere in considerazione la posizione israeliana.

(Notiziario Ucei, 26 aprile 2013)


Paolo Mieli, lezione magistrale

Intervento del presidente di Rcs libri alla Festa del Libro Ebraico sulle leggi razziali

di Anja Rossi

Paolo Mieli
"Per chi si chiederà quando arriva il momento di Svevo, ecco, Svevo oggi non arriverà". Così scherza il presidente di Rcs libri Paolo Mieli con il presidente della fondazione Meis Riccardo Calimani prima di iniziare la sua lectio magistralis sugli scrittori ebrei, appuntamento in programma ieri pomeriggio presso il cortile d'onore del Castello estense, in occasione della Festa del libro ebraico.
"Cimentarsi in un tema così vasto come una lezione magistrale sugli scrittori ebrei è complicato - spiega subito Mieli - direi illimitato. Potrei citare Svevo, Bassani, Roth; invece ho preferito uscire da questo schema, sottoponendo al pubblico anche dei quesiti. Mi fido molto dei segni ed essere qui il 25 aprile mi rende difficile poter ignorare l'anniversario della Liberazione del 1945, perciò ho deciso di partire dalle leggi razziali".
Mieli inizia dunque la lezione considerando il rapporto tra le leggi razziali e la caduta del fascismo. Infatti, evidenzia il giornalista, "il fascismo cadde il 25 luglio 1943, una data da tenere bene a mente, poiché ci si potrebbe immaginare che da quel momento le leggi razziali fossero state abolite. Invece è stato un iter lento e farraginoso, tanto che si dovette aspettare in certi casi fino al gennaio 1971 per vedere eliminata ogni discriminazione. Oggi non c'è la percezione di questi ritardi e di questa lentezza esasperante che colpì anche molti ebrei del mondo intellettuale". Paolo Mieli infatti racconta molti episodi di professori ebrei epurati e di come coloro che avevano creato o appoggiato le leggi razziali furono reintrodotti se non addirittura premiati una volta finita la guerra, "dando prove di ostilità accademica nei confronti degli epurati. Ecco perché - continua Mieli - il processo di reintegrazione degli ebrei fu più lento, perché l'intero corpo intellettuale fece finta che il problema fosse di altri". E lo scrittore riscontra anche un parallelismo tra questi fatti e la condizione politica italiana attuale, in cui moltissimi politici "un giorno sostengono una posizione e il giorno dopo la posizione esattamente contraria. Ciò si può forse fare, ma bisogna dare delle spiegazioni. Il professore fascista Sabato Visco, tra i promotori della teoria della razza, bloccò per anni il lavoro di Enrico Fermi, ma quando questi morì inspiegabilmente mandò una lettera di cordoglio". Mieli cita poi Vittorio Foa, sottolineando come proprio la classe dirigente dell'epoca non avesse detto una parola contro la cacciata degli ebrei dalle scuole e dalle università. "Ciò che più stupisce è l'essere stati zitti di fronte alle leggi razziali, avvallate silenziosamente da tutti quegli italiani che fecero finta di non vedere, o anzi, ne approfittarono".
Mieli passa infine ai giorni nostri, leggendo al pubblico alcuni esempi di eventi discriminatori successi negli ultimi anni, "quattro esempi che potrebbero essere anche trenta, o trecento". Fatti di scrittori ai quali non viene consegnato il premio o che ne vengono esclusi a causa della propria fede o provenienza. Prima di lasciare spazio alle molte domande dal pubblico e a successivi spunti - soprattutto sul conflitto israeliano palestinese -, Mieli conclude considerando "cosa è, cosa è stato e cosa è destinato ad essere uno scrittore ebreo. E, forse proprio per le molte difficoltà nel fare i conti con le proprie origini, gli ebrei sono tra i più grandi scrittori del '900".

(estense.com, 26 aprile 2013)


A Tel Aviv il gioiello italiano è protagonista

Apre il 30 aprile 'Bella Gioia!', l'oreficeria come opera d'arte

  
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ROMA, 26 apr - Gioielli concepiti come opere d'arte e pregiati pezzi di design, rigorosamente all'insegna del Made in Italy. Questo e molto altro e' quello che promette 'Bella Gioia!', la mostra-evento che dal 30 aprile al 6 maggio, presso la Ermanno Tedeschi Gallery di Tel Aviv, rendera' onore al gioiello italiano contemporaneo, celebrando la creativita' con un taglio tutto al femminile.
Le designer coinvolte nel progetto sono tutte donne: nove artiste, alcune delle quali lavorano in tandem sotto un'unica etichetta, che mostrano ciascuna il proprio punto di vista sull'arte antica e affascinante della creazione di gioielli. Ventuno in tutto i pezzi che sara' possibile ammirare nei locali della Galleria, situata in uno dei quartieri piu' vibranti di Tel Aviv, Neveh Tzedek. La filosofia di fondo alla base di questo evento - il gioiello visto come forma d'arte - si iscrive a buon diritto nella tradizione artistica piu' alta e consacrata. A partire dagli anni Trenta, artisti come Picasso, Man Ray, Dali', Calder, Giacometti, hanno iniziato a intendere la gioielleria come un'espressione su scala ridotta dei loro lavori piu' grandi, e il corpo come un nuovo spazio espositivo. Ma 'Bella Gioia!' non e' solo un'esibizione di preziose espressioni artistiche. La realizzazione dell'evento e' stata associata all'iniziativa 'Adotta un designer': con una donazione di 250 shekel (pari a circa 50 euro), si puo' sostenere un evento culturale internazionale, e persino ricevere in cambio un gioiello in edizione limitata (21 pezzi), creato dalle artiste coinvolte. ''Sosteniamo la creativita' e la bellezza!'' e' il motto di questa originale campagna di raccolta fondi.
Le curatrici di 'Bella Gioia!'' sono Valeria De Simoni per Dac+ e Fabiana Magri per il Creativity Lab ICPO, in collaborazione con l'Istituto di cultura italiano di Tel Aviv.
In particolare, si tratta del primo evento organizzato in Israele dal Creativity Lab ICPO: un melting pot in cui si mescolano professionisti che operano in campi diversi - arte, design, cibo, moda - e che provengono da vari Paesi. ''E' una sorta di kibbutz della creativita' - spiega Fabiana Magri -, non siamo un'agenzia ne' una societa'. Siamo un gruppo di persone che fanno rete per sviluppare nuove idee''.

(ANSAmed, 26 aprile 2013)


Dopo tre anni a Tel Aviv

di Gabriele Bauer

Tre anni. Quasi a contare lo sconto di una pena carceraria. Non è cosi. Tre anni fa, oggi, ho preso quel volo che mi ha portato in Israele, a diventare un vero "Italians". Pieno di paure, tensione, curiosità, stress, erano le sensazioni nelle settimane precedenti a quel fatidico volo da Malpensa per Tel Aviv, alla ricerca di una vita nuova, a costruire un progetto, e soprattutto una nuova esperienza, lasciando in Italia, a malincuore, famiglia ed amici. Un viaggio difficile. Dire "me ne vado" é molto facile, ma al momento in cui decidi di fare i bagagli, e soprattutto prendere il biglietto aereo, la storia è diversa. Ebbene, difficoltà tante, ma affrontate con uno spirito diverso da quello che avevo a Milano. Le cose dovevano per forza andare per il verso giusto, e dopo aver sintonizzato qualche levetta del mio cervello, per adattarlo ad una cultura diversa, e soprattutto ad una attività completamente diversa dall'Italia, le cose sono andate per il verso giusto. Cambiare vita, scoprire posti e persone nuove, culture, pensieri, esperienze, arricchisce non poco, e mi rendo conto col passare del tempo che emigrare mi ha cambiato molto. Torno di tanto in tanto in Italia, o per lavoro, o per motivi personali. Rientrare a "casa" è sempre bello, rivedere dove sei cresciuto è sempre bello, rivedere gli amici è sempre bello, ma dopo un po', tornare nella tua nuova casa, è ancora più bello. Poche righe per spronare qualche "prospect Italians" a fare il grande passo verso esperienze estere. A voi dico: "funziona". Provateci, male che vada tornate indietro, ma con un arricchimento non indifferente. Alla fine, si vive una volta sola. Un saluto da Tel Aviv, festeggiando il mio terzo compleanno da "Italian Doc".

(Corriere della Sera - Blog di Severgnini, 26 aprile 2013)


Numerose testimonianze donate da Moscati al Museo Ebraico di Ferrara

Inaugurata la collezione "Testa e cuore" con testi, lettere, foto e oggetti vari della storia ebraica

di Andrea Musacci

  
Il collezionista Gianfranco Moscati
FERRARA - Serena Di Nepi dell'Università La Sapienza di Roma è la curatrice della mostra inaugurata ieri al Meis, e che dà il via all'edizione 2013 della Festa del Libro Ebraico. "Testa e cuore. La collezione dello studioso Gianfranco Moscati: storia e storie degli ebrei italiani narrate da oggetti di arte cerimoniale, documenti rari e libri preziosi", è questo il titolo dell'esposizione visitabile fino al 30 giugno e che ha già attirato molti visitatori, ferraresi e non. Il pubblico può ammirare parte degli oggetti donati dal collezionista Gianfranco Moscati al museo, vale a dire testi dell'ebraismo, lettere, fotografie, oggetti di arte cerimoniale, che illustrano alcuni degli snodi più importanti della storia degli ebrei in Italia tra XVI e XX secolo.
Testa e cuore fanno riferimento a un oggetto essenziale nella vita degli ebrei, i tefillin filatteri, plurale di tefillah, che significa pure preghiera), due piccoli astucci quadrati, detti anche battim (casa), di cuoio nero di un animale puro, kasher, che gli ebrei usualmente portano durante la preghiera del mattino chiamata Shachrit. Essi contengono brani della Torah (il Pentateuco) e si legano sul capo e sul braccio per simboleggiare come la preghiera debba coinvolgere appunto "testa e cuore". Letteralmente il "legare" simboleggia proprio l' "Unio Mystica" a hyperlink http://it.wikipedia.org/wiki/Dio_(Ebraismo) o Dio (Ebraismo) Dio.
Mentre Riccardo Calimani, presidente della Fondazione Meis, ha parlato degli oggetti esposti come «Meravigliosi, unici, testimonianza di una storia straordinaria», Moscati ha raccontato alcuni aneddoti legati alla donazione di parte della sua collezione al Meis. Di Nepi ha invece illustrato la conformazione dello spazio espositivo, diviso in «Due linee parallele e dialoganti», una cronologica/razionale e una tematica/emotiva, che riprende appunto la dialettica testa/cuore.
La mostra sarà visitabile dal martedì al venerdì e la domenica, dalle 10 alle 18. In occasione della festa di Shavuoth, mercoledì 15 e giovedì 16 maggio chiuso. Le aperture straordinarie saranno oggi dalle 10 alle 21.00, sabato 27 aprile dalle 21.30 a mezzanotte e domenica 28 dalle 10 alle 21.

(la Nuova Ferrara, 26 aprile 2013)


Israele abbatte un drone proveniente dal Libano. Hezbollah nega la responsabilità

Un aereo israeliano ha abbattuto nel Mediterraneo un drone proveniente dal Libano che stava per violare lo spazio aereo di Israele.

GERUSALEMME - Un aereo israeliano ha abbattuto sul Mediterraneo un drone proveniente dal Libano che stava per violare lo spazio aereo israeliano. Lo annunciano i militari dello Stato ebraico su Twitter. "Un drone ha tentato di violare lo spazio aereo israeliano dal nord alle 14 ora locale, nei pressi della costa davanti al porto di Haifa. Il velivolo è stato tracciato dalle forze di sorveglianza terrestre. Le forze aeree hanno intercettato il drone e lo hanno abbattuto a cinque miglia dalla costa", recita il comunicato. "Si tratta del secondo tentativo in sette mesi", aggiunge la nota dei militari israeliani.
IPOTESI HEZBOLLAH - Il drone che abbattuto da Israele sarebbe stato lanciato molto probabilmente dagli Hezbollah dal Libano. Lo ha ipotizzato la Radio militare israeliana spiegando che il velivolo - a quanto sembra non molto grande - è stato abbattuto a sei-otto chilometri dalla costa di Haifa con un solo missile. "Tramite gli Hezbollah, gli iraniani ci stanno saggiando e verificando", ha detto il vice ministro della difesa israeliano Danny Danon. "Risponderemo nella maniera che riterremo più appropriata, ma ci sarà una risposta".
HEZBOLLAH NEGA LA RESPONSABILITA' - L'Hezbollah ha negato di avere inviato un drone a sor volare il territorio israeliano. Lo riferisce la televisione Al Manar del movimento sciita libanese. "Hezbollah nega di avere inviato un velivolo da ricognizione verso il territorio della Palestina occupata". Nell'ottobre dell'anno scorso, quando un altro drone venne abbattuto su Israele, il leader di Hezbollah, Seyed Hassan Nasrallah, ammise la responsabilità del Partito di Dio filo-iraniano, affermando che si trattava di un velivolo assemblato in Libano con componenti inviate da Teheran.
NETANYAHU: "INCURSIONE DRONE MOLTO GRAVE" - "Vedo questo tentativo di entrare in territorio israeliano come una questione molto grave". Continueremo a fare quello che è necessario per proteggere la sicurezza dei cittadini di Israele". Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha ricevuto il primo rapporto sul tentativo del drone di penetrare in territorio israeliano quando era in volo su un elicottero per il nord. Il velivolo del premier è stato fatto atterrare finché il drone non e stato abbattuto.

(tg1online, 25 aprile 2013)


Corteo del 25 aprile: vietato il discorso della Brigata Ebraica
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L'Italia è libera. Anche grazie alla Brigata Ebraica. E così questa mattina lo stemma del nucleo, che durante la seconda Guerra Mondiale ha scacciato insieme con gli altri partigiani le armate tedesche dal suolo italiano, è tornato a sventolare al centro del corteo del 25 aprile. Sono le 9,30 quando lo striscione della Brigata viene sollevato sotto il Colosseo per iniziare la passeggiata verso Porta San Paolo. S'alzano pure le bandiere. In testa al gruppo le associazioni dei partigiani, in fondo le sigle dei sindacati, di alcuni partiti politici (da quello di Ingroia ai giovani del Pd) e di associazioni animaliste o in favore dell'acqua pubblica. Spuntano anche le bandiere della Palestina. Una ha stampata sopra la faccia di Arafat. Il corteo per l'anniversario della liberazione sembra un minestrone scoordinato. C'è di tutto. Ci sono per le organizzazioni per la liberazione di Ocalan, il leader del partito dei lavoratori del Kurdistan. Una scritta con dietro venti persone invita tutti a dare voce ai cani, che non possono protestare. C'è il simbolo di Sinistra Critica. C'è Emergency, il Partito Pirata, i Cobas.
  Sono quasi le 10. Si parte. Anzi no. Un rappresentante dell'Anpi, organizzatore del corteo, si avvicina alla Brigata Ebraica. Dice che le bandiere con la Stella di David vanno abbassate, lo striscione si può alzare solo arrivati a San Paolo. Il presidente dell'associazione romana amici d'Israele, Alberto Tancredi, non ci crede. Cerca di capire. Il vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma, Giacomo Moscati, si scalda. Replica. Racconta un pezzo di storia della Brigata, quello che ha fatto per l'Italia, il sangue, i morti, il sacrificio per il Paese. E poi laggiù c'è la bandiera della palestina. Se c'è quella, perché quella israeliana va tolta? E allora l'uomo dell'Anpi capisce. Retromarcia. Anzi, stavolta sì, si parte. Il corteo inizia a sfilare. E' una festa. Come sempre. Con in testa un gruppo di ballerini che al ritmo dei tamburi muove i passi sull'asfalto. Qualcuno intona "Bella ciao". Altri dettano il tempo con i fischietti. Materiale per telecamere e fotografi.
  E così, intorno alle 11,30, si entra a Porta San Paolo. La Brigata Ebraica si compatta, finisce sotto il lato sinistro davanti al palco (come lo scorso anno, del resto). La piazza si riempe. Arrivano tutte le sigle. E iniziano i discorsi. D'un tratto ecco spuntare un paio di ragazzi stranieri con la bandiera palestinese in mano sotto quelle israeliane. Non succede nulla. Ma uno dei due decide di lanciare qualche frase provocatoria in direzione dei membri che hanno sfilato con la Brigata. Qualcuno con la kippà in testa risponde di andare da un'altra parte a provocare, di tornare al posto che gli è assegnato (che è 50 metri distante). Ma le richieste non servono. Vola qualche parola grossa. Accuse a Israele. L'atmosfera si fa più calda. "Siete peggio delle SS", avrebbe detto un sostenitore dei palestinesi che ora sono una decina a contatto con la Brigata. Il confronto è muso a muso. Duro, ma senza venire alle mani. Il servizio d'ordine dell'Anpi prova a fare da paciere. Ci vuole un po', ma poi gli animi si placano quando le bandiere palestinesi tornano al proprio posto.
  E intanto la manifestazione sul palco prosegue. I discorsi vanno avanti, intervallati da alcuni pezzi musicali. Ex partigiani, mogli e figli degli uomini che hanno fatto la storia della Resistenza ricordano i valori su cui è nata l'Italia del dopoguerra. Alla fine della cerimonia ufficiale tocca ai discorsi dei rappresentanti dei gruppi che hanno sfilato. C'è anche la Brigata Ebraica iscritta a parlare. Alberto Tancredi ha fatto richiesta ufficiale compilando un foglio nell'ultima riunione organizzativa con l'Anpi a cui hanno partecipato le associazioni. Ore 12,30 Tancredi si avvicina al palco, chiede al presentatore: "Quando tocca a me?". Il presentatore guarda la scaletta: "Tu non ci sei, non devi parlare. Chiedi agli organizzatori". Tancredi resta ancora sbalordito, cerca quelli dell'Anpi. Li trova. Chiede spiegazioni. E torna dai suoi della Brigata Ebraica senza aver fatto il suo discorso: "Mi hanno detto - spiega lui agli altri ragazzi - che è stato deciso che è meglio non parlare perché se no si sarebbero potuti verificare dei disordini con altri gruppi". Nulla da fare. Il corteo si scioglie. La festa è finita.

Per quelli che non hanno potuto comprendere il ruolo della Brigata Ebraica nella lotta al nazi-fascismo, riproponiamo di seguito parte del volantino distribuito oggi tra i manifestanti dall'associazione romana amici d'Israele:
    "Più di 9.000 ebrei hanno combattuto in Italia contro il nazi-fascismo. Oltre 5.000 facevano parte della Brigata Ebraica, formata per lo più da volontari ebrei palestinesi, fra cui molti di loro già operavano nel Palestine Regiment, presente fin dal 1941 in Palestina, allora sotto mandato britannico. Ma solo nel settembre del 1944, in seguito alle pressioni del movimento sionista, il governo inglese autorizzò, nell'ambito dell'ottava armata, la nascita della Jewish Brigate che combattè sotto il segno distintivo del Magen David, la stella celeste a sei punte su sfondo bianco che costituirà la bandiera del futuro Stato d'Israele. La Brigata partì da Alessandria d'Egitto, sbarcò a Taranto e risalì la penisola lungo il versante adriatico, fino a Tarvisio, per poi continuare a operare oltre frontiera fino al 1946. Il contributo di quei volontari sionisti fu determinante, rendendosi protagonisti prima dello sfondamento, nel marzo del 1945, della linea gotica del Senio, e quindi della liberazione della Romagna fino a Bologna.
    In un periodo che pur vedeva il governo inglese contrastare l'emigrazione ebraica in Palestina, la scelta del movimento sionista di schierarsi senza indugio dalla parte della libertà e della democrazia costituì il fondamento ideale e concreto che permise, dopo pochi anni, la nascita dello Stato d'Israele approvata dalle Nazioni Unite.
    La memoria della Brigata Ebraica nell'ambito della commemorazione del 25 aprile è per noi l'occasione per esprimere sostegno alle donne e agli uomini che, nel mondo, lottano per far prevalere i principi di libertà e democrazia, e per rinnovare la nostra solidarietà allo Stato d'Israele, unica società democratica in Medioriente, la cui esistenza continua a essere messa in discussione dagli stessi disegni totalitari che opprimono i popoli dell'intera regione"
(Comunità Ebraica di Roma, 25 aprile 2013)


25 Aprile - I valori e le sfide che ci uniscono

Italia in piazza per le celebrazioni del 25 aprile. Tra i vari gonfaloni e striscioni, in numerosi cortei - da Milano a Roma, da Livorno a Cagliari - anche le gloriose insegne della Brigata ebraica che fu protagonista nella liberazione del paese dal nazifascismo in alcuni dei suoi fronti più caldi.


In una nota diffusa nelle scorse ore il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha auspicato che il 25 aprile, anche alla luce dei significativi mutamenti politici in corso, possa rivelarsi occasione preziosa "per riflettere sulle sfide più pressanti che attendono il paese con l'auspicio che ogni criticità possa essere affrontata nel segno dell'unità e della condivisione dei valori e dei fatti storici fondanti della Repubblica".

(Notiziario Ucei, 25 aprile 2013)


La metropolitana di Gerusalemme è pienamente legittima

La Francia non è mai stata in ottimi rapporti di amicizia con Israele. Lo testimonia non tanto la strage di Tolosa, quanto la reazione fra il distaccato e il simpatizzante di una parte dell'opinione pubblica transalpina nei confronti dell'attentatore, e i sempre più numerosi atti di vandalismo, intimidazione, minaccia e aggressività nei confronti della (una volta) folta comunità ebraica. Il voto con cui Parigi a novembre ha accolto l'autorità palestinese fra gli stati osservatori non membri delle Nazioni Unite è un'ulteriore attestazione delle simpatie filoarabe della repubblica francese. Non scopriamo nulla di nuovo.
  Ma proprio per questo, è significativo il recente pronunciamento di un tribunale francese, a proposito di una querelle sorta attorno al treno ultramoderno che dovrebbe collegare la capitale israeliana ai territori contesti del West Bank. Un mezzo di trasporto agile, moderno ed economico, che dovrebbe agevolare la mobilità anche delle comunità palestinesi da e verso Gerusalemme; guardato con ostilità perché "violerebbe" la sovranità territoriale dell'ANP.
  Questa perlomeno era l'accusa rivolta verso Veolia e Alstom che stanno lavorando alla metropolitana che attraversa Gerusalemme e termina la sua corsa nel West Bank; "illegalmente", secondo Ramallah, che avanza pretese su territori contesi da anni e mai oggetto di negoziati bilaterali. L'upgrade alle Nazioni Unite di novembre, lungi dal porre le basi effettive per uno stato palestinese, con confini territoriali ben definiti, ha ulteriormente allontanato il processo e la prospettiva di pace.
  L'OLP si è fatta carico di trascinare in giudizio le società del consorzio che sta lavorando a questo importante infrastruttura; ma, nel silenzio generale, la sentenza emessa più di un mese fa si è rivelata uno schiaffo per le pretese palestinesi, e una conferma della legittimità del progetto. Il 13 marzo 2013 la Corte d'Appello di Versailles, pur riconoscendo l'occupazione israeliana, conclude che ai sensi dell'articolo 43 della Quarta Convenzione dell'Aia del 1907, Israele ha agito nel rispetto della legge, poiché l'autorità di cui è rivestita dal 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni, le consente ed impone di adottare tutte le misure per ripristinare e garantire, nei limiti del possibile, ordine pubblico e sicurezza. E a scanso di equivoci, precisa che l'"occupazione" israeliana non viola alcuna legge internazionale: nessuna delle norme indicate in giudizio dall'OLP, le quali fanno riferimento a trattati e accordi bilaterali sottoscritti fra stati, che non coinvolgono od interessano altri stati; senza considerare che OLP e ANP non sono correntemente stati.
  Il tribunale di Versailles ha rigettato il ricorso, condannando l'AFPS (associazione francese per la solidarietà palestinese) e l'OLP a pagare un indennizzo di 30.000 euro alla Alstom, 30.000 euro alla Alstom Transport, e 30.000 euro alla Veolia Transport.

(Il Borghesino , 25 aprile 2013)


Quasi l'ultima ebrea d'Egitto

È morta Carmen Weinstein, a 82 anni

  Carmen Weinstein
È sopravvissuta ai regimi di Nasser, Sadat, Mubarak, per morire dieci mesi dopo l'arrivo al potere di Mohammed Morsi e dei suoi Fratelli Musulmani.
Carmen Weinstein, 82 anni, leader della quasi estinta comunità ebraica egiziana, è scomparsa al Cairo lo scorso 13 aprile.
Sembra uno scherzo del destino.
La Weinstein, che durante sessant'anni di dittature militari ha combattuto per cercare di preservare quello che rimaneva della (un tempo) grande comunità ebraica d'Egitto, si è arresa proprio quando la democrazia ha prodotto un governo, se possibile, ancora più ostile agli ebrei di quelli precedenti, scrive sul Wall Street Journal Lucette Lagnado.
Sono passati più di 50 anni da quando la quasi totalità degli 80 mila ebrei egiziani lasciò il paese. Con la loro partenza, le magnifiche sinagoghe andarono in rovina, le scuole ebraiche chiusero i battenti, il rinomato Jewish hospital fu rilevato dai militari e il cimitero di Bassatine divenne preda delle erbacce. La Weinstein, che decise di rimanere nel suo paese natale, iniziò la sua missione impossibile: cercare di salvare il salvabile, pezzo dopo pezzo, grazie alle donazioni dei turisti, di benefattori stranieri o delle organizzazioni ebraiche americane. Ma dopo la rivoluzione del 2011, anche i turisti, sui quali la Weinstein tanto contava, si sono dissolti.
Intatto è invece rimasto, fino alla fine, il suo grande sogno: il ritorno, un giorno, degli ebrei in Egitto.

Il cimitero ebraico del Cairo

(ItaliaOggi, 25 aprile 2013)


Quelle pietre tombali ebraiche usate per costruire bagni pubblici

E' avvenuto in Polonia e in Giordania. Il rabbino di Roma, Di Segni: "E' una forma di spregio"

di Giacomo Galeazzi

ROMA - Profanata l'edilizia sacra degli ebrei. Nella cattolicissima Polonia come nella musulmana Giordania sono state utilizzate pietre tombali ebraiche per costruire bagni pubblici. Tra il 1948 e il 1967 i Giordani hanno usato pietre tombali provenienti dal Monte degli Ulivi per farne latrine e mura. Si tratta di una pratica ricorrente anche nei paesi dell'Europa dell'Est. Tra il 2008 e il 2012, infatti, il fotografo Lukasz Baksik ha documentato in Polonia l'utilizzo delle pietre tombali (le "matzevot") come materiale di costruzione nei villaggi rurali, a partire dal 1940 fino ai nostri giorni.
    "Il riciclo di materiale ebraico è una pratica che ci è tristemente nota - commenta a "Vatican Insider" il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni -.I nazisti lo facevano in forma spregiativa: ci sono strade pavimentate con pietre tombali. A questo proposito esiste tutta una simbologia a partire dalla Bibbia". Afferma il capo spirituale della più antica comunità ebraica d'Europa: "Si tratta di un'offesa e di uno spregio".
   I riferimenti storici abbondano anche nella città eterna. "Al cimitero dell'Aventino, dov'è rimasto il roseto, per un paio di secoli è stato proibito mettere lapidi alle tombe, ad eccezione dei rabbini", sottolinea Di Segni. E' la Beth 'Olam, la casa di eternità, o la Beth Hachayim, la casa della vita o dei viventi, o, come nel rito tedesco, il Gut-ort, il buon posto. Dalle espressioni usate per indicare il luogo, emerge il senso della morte nella concezione ebraica: essa è la porta della vita eterna. Questa certezza sul destino dell'uomo dopo la morte viene espressa anche dai salmi (16 e 49) letti durante il periodo della Shiv'à nella casa del defunto: " …anche il mio corpo risiede al sicuro: poiché non abbandonerai il mio spirito nello Sheòl …mi farai conoscere il sentiero della vita, abbondanza di gioie se il Tuo volto è vicino e dolcezza alla Tua destra per sempre" (Sal. 16; 10-11). Proprio perché "in realtà nessuno muore davvero", riutilizzare le pietre tombali offende profondamente la sensibilità religiosa degli ebrei.
   Il film "Schindler's List" di Steven Spielberg rievoca le vicende di un tedesco che durante la persecuzione nazista salvò migliaia di ebrei e che ora riposa nel cimitero di Gerusalemme. La pellicola si conclude con la processione di ebrei (discendenti di quelli perseguitati dai nazisti) che ogni anno si recano alla tomba di Schindler a deporre piccoli sassi. Una tradizione ebraica che va molto indietro nel tempo. Cioè alle origini, quando il popolo di Israele passava gran parte del suo tempo nelle zone aride del deserto. Abramo, Lot, Isacco e Giacobbe erano pastori nomadi, sempre alla ricerca di luoghi verdeggianti dove uomini e animali potessero abbeverarsi e riposarsi. Per ritrovare i luoghi dove erano sepolti i loro cari erigevano dei tumuli di pietre. Usanza questa che si sono tramandati di generazione in generazione, anche quando gli ebrei abbandonarono il deserto e si stabilirono nelle città e quando si dispersero in tutto il mondo. Sulle tombe dei cimiteri gli ebrei depongono sempre pietre al posto dei fiori per ricordare i loro cari e anche le origini del loro popolo.
   "Il riutilizzo delle pietre tombali ebraiche si intreccia in Giordania con le vicende geopolitiche e con la linea di separazione a Gerusalemme", precisa il rabbino capo di Roma. Nella concezione biblica più antica con il termine Sheòl, specifica la studiosa Maria Luisa Moscati Benigni, è indicato il luogo sotterraneo ove "i defunti hanno una sopravvivenza allo stato larvale, senza una qualsiasi coscienza del proprio stato di morte". Questa concezione, comune anche ad altri popoli dell'Antico Oriente, è stata sostituita in epoca postbiblica da una distinzione tra una punizione per il malvagio e la speranza di resurrezione per il pio, anche se "non tutti quelli che hanno vissuto verranno resuscitati". Infatti "molti di quelli che dormono nella polvere della terra si sveglieranno: gli uni alla vita eterna altri alla vergogna" (Dan. 12; 2). Riciclare le pietre tombali è quindi un sacrilegio.

(Vatican Insider, 24 aprile 2013)


Laura Ravaioli da Eataly: Cibo per l'anima

  Laura Ravioli
ROMA, 24 aprile 2013 - Il Centro Ebraico di Monteverde celebra il 10o anno dalla sua fondazione con "Cibo per l'Anima" un evento speciale dedicato al cibo nella tradizione ebraica e farà da cornice alla master class della Chef Laura Ravaioli che proporrà ai partecipanti cinque nuove ricette all'insegna della cucina kasher. L'evento, che sarà possibile grazie al sostegno di Roma Capitale, si terrà il 5 Maggio alle 16.30 da Eataly Roma, Air Terminal Ostiense, Piazzale XII Ottobre 1492. Il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza.
Il cooking show di Laura Ravaioli avrà come cornice il commento di Shalom Hazan. "Abbiamo voluto celebrare i primi dieci anni del Centro in un modo davvero speciale, dedicando questo evento a un tema gioioso ma anche in grado di ricondurci alle radici più semplici e profonde dell'identità ebraica", dice Hazan, rabbino e fondatore del dinamico Centro Ebraico di Monteverde. E continua: "Il cibo rappresenta tutto questo nella nostra tradizione; la sua sacralità nutre il corpo, l'anima e il cuore".
Il Centro Ebraico di Monteverde, in dieci anni di vita, si è sviluppato come punto di riferimento attivo nel sociale e sotto il profilo educativo. Il Centro Ebraico di Monteverde è non solo un luogo di culto e di studio per adulti ma ha dato vita anche a un centro didattico che può accogliere oltre 40 bambini.
Kasher (o nella pronuncia ashkenazita, "kosher") significa adatto o conforme alla regola radicata nella Bibbia che stabilisce i principi di base, successivamente interpretati dai Maestri del Talmud che elaborarono in dettaglio quali siano i cibi animali permessi, quali siano le modalità di consumo e i miscugli proibiti. La normativa ebraica sull'alimentazione o "kasherut" è quindi intesa come strumento per guidare la vita dell'uomo verso la perfezione e la santità. Nella tradizione ebraica, l'attenzione al cibo come elemento costitutivo fisico e spirituale è testimoniata dal fatto che il primo precetto dato all'uomo fu di natura alimentare, con il divieto dato ad Adamo di mangiare dall'albero del bene e del male.
"E' da tempo che mi interesso di cucina kasher e che osservo la ricchezza delle sue molteplici tradizioni ed è per questo che accolgo con entusiasmo l'invito del Centro Ebraico di Monteverde a dare il mio contributo mettendo loro a disposizione quello che so fare meglio: amare il cibo" dice Laura Ravaioli, celebrity chef Gambero Rosso Channel e aggiunge "Millenni di storia e una sconfinata geografia di gusti si dispiegano come un viaggio avventuroso nei sapori e negli affetti della tradizione ebraica. Quando mi chiedono quale sia il miglior libro di ricette kasher, rispondo sempre "il Ricettario è la Torah!".
Il numero di posti disponibili è limitato e la prenotazione è obbligatoria prima dell'evento - chi desiderasse partecipare potrà prenotarsi attraverso una donazione (€ 30/persona, € 50 per coppia, ragazzi dai 9 ai 13 anni € 5).

BOOKING POINTS
Centro Storico:
Bistrot Shilò"
Via Santa Maria del Pianto, 66.
Tel.: 06-6861267
Monteverde:
Dolce Kosher
Via Fonteiana 18 ABCD
Tel: 06 5809940

(RomaToday, 25 aprile 2013)


Gaza, nuova legge islamista: "A scuola maschi e femmine segregati"

Anche i professori non potranno insegnare a studenti di sesso opposto. Un processo di "riforma" dell'istruzione già iniziato nel 2007, quando il governo di Hamas ha sostituito migliaia di docenti qualificati, allineati però con il partito di Fatah, con giovani senza esperienza dalle spiccate tendenze radicali

di Costanza Spocci e Eleonora Vio

Solo pochi giorni fa, nella Striscia di Gaza governata dal 2007 da Hamas, è stata ratificata una nuova legge sull'educazione. Il Consiglio della Shura, a stragrande maggioranza islamista, ha votato sì alla segregazione di maschi e femmine nella scuola primaria e secondaria, e impedito agli insegnanti di istruire gli alunni di sesso opposto. "Hanno già iniziato a controllarci con tutti i mezzi possibili," afferma Nabila, ex-insegnante e studentessa all'Università di Aqsa. "Ci monitorano quando parliamo con i nostri compagni e ci umiliano se non vestiamo secondo i loro dettami. Dei giovani sono stati pubblicamente rasati e ad alcune ragazze sono stati imbrattati i vestiti con bombolette spray".
   Nella Striscia e in Cisgiordania, le istituzioni scolastiche si suddividono in tre categorie. Le scuole private, spesso supportate da enti cristiani, contano un 5% degli studenti totali e la divisione di genere avviene dopo la dodicesima classe. Le scuole governative hanno i bambini segregati dal principio. Le scuole dell'Unrwa, l'Agenzia dell'Onu che assiste i profughi palestinesi, hanno, invece, classi divise dal quinto anno e istruzione garantita fino al nono anno di scuola. Sono queste due ultime istituzioni a dividersi equamente la fetta maggioritaria di alunni della Striscia. Anche il sistema universitario si divide in istituti governativi, semi-pubblici e privati. I primi, come l'Università di Aqsa, rispecchiano le politiche del Ministero dell'Educazione e hanno già introdotto l'uso obbligatorio del velo per le studentesse e la quasi totale segregazione dei sessi. I secondi, come l'Università di Azhar, sono supportati dai fondi dell'Autorità Palestinese ma sono indipendenti nella scelta dei programmi. "Le scuole primarie e secondarie di Cisgiordania e Gaza dovrebbero essere omogenee perché il programma è deciso da un comitato congiunto", spiega Mukhaimer Abo Saada, professore di Scienze politiche all'Università di Azhar. "In realtà, nella Striscia tutto si gioca sull'enfasi che gli insegnanti danno a certi temi, a discapito di altri".
   Dal 2007, in particolare, il governo di Hamas ha sostituito migliaia di insegnanti qualificati, allineati però con il partito di Fatah, con giovani senza esperienza dalle spiccate tendenze islamiste. "E' così che mi sono vista rimpiazzare da un insegnante che non ha nemmeno conseguito un diploma", dice Nabila con un sorriso amaro. "Quella scuola era tutto per me. Ho condiviso con i miei alunni l'angoscia delle sedie lasciate vuote dai bambini uccisi e ho fatto da scudo umano quando la scuola è stata invasa. Hamas mi ha tolto il lavoro, ma, soprattutto, la vita". Non tutti gli insegnanti lasciati a casa dopo gli scioperi del 2007 hanno protestato come Nabila. Per molti è stato più facile restarsene a casa. Se Ramallah, infatti, continua a pagare i loro stipendi, la nuova classe insegnante è sovvenzionata dal governo islamista della Striscia.
   La segregazione nel nuovo sistema educativo è concepita per evitare ogni tipo d'interazione uomo-donna, sia tra alunni, che tra insegnanti. Gli istituti privati si interrogano sulle conseguenze delle nuove normative sul loro operato e si rendono conto di non poter affrontare i costi di costruzione di scuole gemelle per l'altro sesso. Anche Hamas non avrà vita facile. I nuovi istituti statali dipenderanno, infatti, dalle casse di Gaza - la cui popolazione cresce con un tasso annuo del 4% - pesando non poco sulla sua amministrazione. Per quanto riguarda le università, se ad Aqsa la divisione dei sessi è già presente, ad Azhar, invece, "non sappiamo cosa succederà," scuote la testa Saada. A suscitare in lui questi timori è la polizia di Hamas: "Con la scusa di una disputa tra clan in cui uno studente è stato assassinato, la polizia è ora di stanza davanti ai cancelli. Temo che, con la nuova legge, le forze di sicurezza si sentiranno sempre più legittimate a fare pressioni." Dal 2007, il mantenimento del potere di Hamas nella Striscia è infatti stato garantito dal suo apparato di sicurezza. Ma la recente presidenza dei Fratelli Musulmani nel vicino Egitto ha incoraggiato i 'fratelli' palestinesi a infiltrarsi sempre più capillarmente nelle istituzioni civili, in nome di una strategica islamizzazione dall'alto. Riformare l'educazione è il primo e decisivo passo.

(il Fatto Mondo, 24 aprile 2013)


La sinagoga di Gerba blindata per timore di attacchi salafiti

La piu' antica d'Africa, in occasione del tradizionale pellegrinaggio

L'ingresso della sinagoga della Ghriba a Gerba

TUNISI - I primi ebrei (alla fine saranno poco meno d'un migliaio) che, in questi giorni, stanno arrivando nell'aeroporto di Gerba, in occasione del pellegrinaggio alla sinagoga della Ghriba, la più antica e ricca di storia dell'Africa, restano sorpresi nel vedere le strade e le piazze di quella che è conosciuta come "'l'isola del sogno", presidiate da centinaia di uomini in divisa ed armati, che controllano, sorvegliano, garantiscono la sicurezza. Il pellegrinaggio si svolgerà dal 26 al 28 aprile, nella sinagoga che si trova nell'antico villaggio ebraico di Hara Seghira (oggi Er-Riadh) e la cui costruzione risale al 586 avanti Cristo. Le sue mura, dove da secoli risuona il salmodiare della Torah, ne ospita una delle copie più antiche e per questo venerate. Ma questo luogo, che dovrebbe essere di pace e meditazione, conosce bene la violenza perché, nell'aprile del 2002, fu l'obiettivo di un attacco di al Qaida, con un attentato suicida - un bus pieno d'esplosivo, lanciato contro le sue mura - che fece una strage (21 vittime, in maggioranza tedeschi).
La sinagoga della Ghriba resta il simbolo di una presenza ultramillenaria degli ebrei in Tunisia che, sino a ieri, ad eccezione dell'attacco qaidista, è stata sempre tollerata, pienamente integrata. Ma questo oggi è solo un ricordo e i pellegrini che sciamano per le strade dell'accogliente Gerba, dalla consolidata fama di località turistica, fanno i conti con un sottile senso di paura, perché sanno di essere potenziali bersagli di un attentato o anche solo della strisciante strategia portata avanti da alcune frange del salafismo, che vogliono cancellare una convivenza pacifica e mai toccata dall'odio. Da alcuni giorni, su di loro vegliano centinaia di uomini, agli ingressi dell'isola, così come nei luoghi tradizionale meta dei pellegrini che uniscono alla preghiera anche la voglia di conoscere questo piccolo gioiello sul mare.
La presenza più massiccia di soldati, perché è là che vive la maggior parte della comunità ebrea (2.000 componenti, la più importante della Tunisia) nelle zone della Grande Hara e della Piccola Hara, ma soprattutto a Arryadh, dove si trova la sinagoga. Lo Stato tunisino cerca, insomma, di non farsi trovare impreparato davanti a qualsiasi evenienza, che potrebbe concretizzarsi in qualche azione spettacolare di salafiti.
Quegli stessi che, un anno fa, in occasione di una manifestazione in piazza 14 Gennaio (che prende il nome dal giorno della fuga di Ben Ali) gridarono agli ebrei che li conoscevano bene e che erano pronti a stanarli, andandoli a cercare nelle loro case per farla definitivamente finita. Tra i salafiti tunisini, infatti, non si fa distinzione tra ebrei e sionisti e a niente sono valse le parole dei capi della comunità ebrea per ricordare a tutti che essa, prima d'essere israelita, è tunisina da decine di generazioni. Per ridurre al minimo il rischio, le forze di sicurezza hanno effettuato nelle scorse settimane un "repulisti" preventivo arrestando quasi 500 persone.

(ANSAmed, 24 aprile 2013)


Al via la Festa del Libro ebraico a Ferrara, tra letteratura e musica

Fino al 28 la manifestazione promossa dalla Fondazione Meis

Gli uffici della Fondazione Meis

ROMA, 24 apr. - Al via oggi a Ferrara la quarta edizione della Festa del libro ebraico in Italia, manifestazione promossa dalla Fondazione Meis (Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah) con il supporto di Ferrara fiere congressi e il contributo della regione Emilia-Romagna. Ricco il programma di iniziative fino al 28, tra dibattiti, presentazioni letterarie, convegni, concerti, spettacoli teatrali e laboratori per ragazzi, per diffondere la conoscenza dell'ebraismo italiano.
Apre la manifestazione alle 17 la mostra "Testa e cuore-La collezione di Gianfranco Moscati", curata da Serena Di Nepi (Università La Sapienza di Roma-Fondazione Meis), che ripercorre i momenti principali delle vicende ebraiche italiane. Tra gli altri appuntamenti del giorno, alle 21 la proiezione del film "Il cantante di Jazz" di Alan Crosland, opera che segna la nascita del cinema sonoro. Giovedì in programma alle 15 una lectio magistralis sugli scrittori ebrei di Paolo Mieli (giornalista e presidente Rcs Libri) nel cortile del Castello estense e alle 21 al Ridotto del Teatro comunale il recital di musica ebraica e tango argentino "El Tango-Una Historia con Judìos", a cura dei maestri Aisemberg.
Venerdì laboratorio di musica ebraica e jazz a cura del musicista Enrico Fink al Conservatorio Frescobaldi; alle 10 incontro su ebrei e cristiani tra studiosi e docenti al chiostro di San Paolo e, la sera, funzione religiosa di Kabbalat Shabbat alla sinagoga di viale Mazzini. Sabato alle 21, al termine di Shabbat, prende il via la terza notte ebraica italiana con l'assegnazione del Premio di cultura ebraica Pardes al chiostro di San Paolo e, alle 22:30, spettacolo teatrale "L'ora migliore del giorno" con la regia di Natasha Czertok, ispirato ai diari della scrittrice Etty Hillesum.
Domenica, giorno di chiusura, la festa coinvolge anche Cento con la giornata dedicata alla scoperta di Immanuel Chay Ricchi, un cabalista itinerante nell'Italia del Settecento. Tanti gli appuntamenti anche a Ferrara prima che la manifestazione si chiuda, alle 22, con i ritmi del Jewish Italian Jazz Ensemble nel chiostro di San Paolo.

(TMNews, 24 aprile 2013)


Il governo spagnolo rinuncia a nominare un console onorario a Gaza

Dopo le proteste di Israele

MADRID, 23 apr - Il governo spagnolo ha deciso di congelare il suo progetto di creare un consolato onorario a Gaza, davanti alle proteste di Israele, che lo considera una forma di legittimazione di Hamas, il movimento islamico che controlla la frangia di Gaza. Dopo l'incontro a Gerusalemme con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il ministro degli esteri spagnolo, Jose' Manuel Garcia-Margallo, ha riconosciuto che la decisione di aprire una consolato a Gaza ''non e' stata troppo azzeccata nel tempo'' ed e' stata ''probabilmente precipitosa'', secondo quanto riferisce oggi El Pais. Per cui ha deciso di congelarla, senza nominare il console onorario della rappresentanza diplomatica a Gaza.

(ANSA, 23 aprile 2013)


Alt ai finanziamenti al mausoleo per Graziani

  Mausoleo alla memoria di Graziani  
"Una notizia che rende giustizia alla storia del nostro Paese". Così il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici in merito alla sospensione del finanziamento al mausoleo in memoria del macellaio fascista Rodolfo Graziani ad Affile comunicato nelle scorse ore dal neo presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Questa decisione, osserva Pacifici, "fa onore alla coerenza del presidente Zingaretti e restituisce dignità alla comunità etiope, che rispetto alle direttive del generale Graziani è stata vittima di atti contro la propria popolazione durante l'era colonialista italiana". Trasversali i consensi a questa iniziativa già sollecitata, ai tempi della giunta Polverini, con una dura nota emessa dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
   "Già sei mesi fa, quando non ero ancora presidente della Regione, avevo chiesto un passo indietro. A questo punto - ha spiegato Zingaretti - non possiamo che prendere atto della palese illegittimità del comportamento del Comune di Affile, sospendendo l'erogazione del saldo di 180 mila euro per la realizzazione dell'opera fino al ripristino della proposta progettuale originariamente finanziata. Questo vuol dire apportare delle modifiche strutturali al monumento e intitolarlo come originariamente concordato 'al soldato', facendo scomparire qualsiasi riferimento a Rodolfo Graziani e cancellando questa provocazione, che rappresenta non solo un atto scorretto dal punto di vista legale e amministrativo, ma un'inaccettabile offesa alla libertà, alla democrazia e alla memoria di tutti gli italiani".
   Memoria offesa anche in provincia di Varese con lo sconcertante raduno di militanti di estrema destra celebrato in occasione dell'anniversario della nascita di Adolf Hitler. Tra i primi ad intervenire il parlamentare del Partito democratico Emanuele Fiano, che ieri stesso ha presentato un'interrogazione urgente al ministro dell'Interno e al presidente del Consiglio. "In Italia - afferma Fiano - esistono leggi che vietano la diffusione di idee razziste discriminatorie e violente e la celebrazione di quell'assassino è già di per sé un evidente abuso delle nostre leggi. Mi auguro che verranno vagliati i comportamenti tenuti in quella sede per verificare tutte le ipotesi di reato possibili. Il nostro Paese già in così evidenti difficoltà economiche, sociali e istituzionali, non può certo allentare la guardia con chi si nutre ancora della memoria malata dei fascismi del secolo scorso".

(Notiziario Ucei, 23 aprile 2013)


L'ombra di Al Qaeda dietro al piano d'attentato in Canada

Video
La pianificazione di un attentato in Canada da parte dei due sospetti arrestati ieri avrebbe avuto l'appoggio di elementi di Al Qaeda residenti in Iran. A sostenerlo sono le autorità di Ottawa.
Chiheb Essenghaier e Raed Jaser sono stati arrestati a Toronto e Montreal. Sarebbero stati pronti a mettere a punto un'attentato sul treno che effettua il collegamento da Toronto a New York.
"I due individui ricevevano supporto da membri di Al Qaeda situati in Iran. Ma posso confermare che non c'è alcuna evidenza che indichi un coinvolgimento dello Stato nella pianificazione degli attacchi" ha detto un responsabile della polizia canadese.
I sospetti erano residenti in Canada, le autorità non hanno rivelato la loro nazionalità ma la stampa canadese parla di un tunisino e di un cittadino degli Emirati Arabi. Sono ora incriminati di complotto per la realizzazione di attentati. Il piano non aveva alcun legame con l'attacco avvenuto a Boston secondo gli inquirenti. L'inchiesta che ha portato agli arresti è stata condotta in collaborazione con l'Fbi.

(Euronews, 23 aprile 2013)


Un rabbino e suo figlio aggrediti con un coltello a Parigi

di Benjamin Fredj

Un rabbino e suo figlio sono stati aggrediti con un coltello martedì mattina nel nono arrondissement di Parigi.L'aggressore era fuggito qualche giorno fa da un ospedale psichiatrico di Bron, nei pressi di Lione.
Le due vittime stavano andando nella sinagoga di rue Saulnier quando sono state aggredite. Il rabbino è stato colpito al collo, suo figlio alla nuca. Le ferite secondo la prognosi non sono mortali.
L'uomo, di origine iraniana, è stato immobilizzato da testimoni presenti all'assalto. Il rabbino e suo figlio si erano rifugiati nella sinagoga, e l'uomo aveva cominciato a salire le scale. Le urla l'hanno fatto scappare, e durante il suo tentativo di fuga alcuni presenti l'hanno preso e immobilizzato.

(IsraèInfos, 23 aprile 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)


Un piano miliardario per l'acquisto di armi americane

di Luca Pistone

Il segretario della Difesa statunitense Chuck Hagel e il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya'alon hanno annunciato ieri il raggiungimento di un accordo sulla compravendita di armi per un valore complessivo pari a 7,6 miliardi di euro.
In base all'accordo, riportano i media dei due paesi, Israele acquisterà dall'alleato nordamericano nuovi missili e un avanzato sistema radar per gli aerei da combattimento.
In una conferenza stampa congiunta presso il quartier generale dell'esercito israeliano a Tel Aviv, Hagel ha detto che le nuove attrezzature militari che rientrano nell'accordo saranno un'esclusiva dell'aviazione israeliana.
L'accordo, assicura il funzionario, vuole essere un "forte" messaggio rivolto all'Iran.
Hagel è giunto domenica in Israele per un tour regionale. Si recherà anche in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti.

(Atlas, 23 aprile 2013)


Mantova - Dopo sette anni le scuse della Voce

La Voce di Mantova ha pubblicato ieri in prima pagina, dopo una lunga e dolorosa vicenda che ha impegnato la locale Comunità ebraica e l'UCEI in una causa contro la stessa testata trascinatasi per più di sette anni, un testo a firma Romano Gandossi, direttore responsabile del quotidiano, e Francesca Pancera, presidente della Società Cooperativa Vidiemme, suo editore.
   L'esplicito titolo "Le scuse della Voce alla Comunità ebraica di Mantova" si riferisce alla sentenza di secondo grado con cui la Corte d'Appello di Brescia si è definitivamente pronunciata, nel dicembre 2011, riguardo alla causa civile intentata in seguito alla pubblicazione, sulla Voce, di articoli e lettere di contenuto pesantemente offensivo nei confronti degli ebrei.
   All'interno del giornale, con una motivazione lunga e dettagliata, viene riportata integralmente la sentenza, a cui il giornale - come evidenziato in prima pagina - ha ottemperato solo parzialmente, grazie alla disponibilità dei responsabili della comunità ebraica mantovana che hanno accettato una transazione tale da dimezzare gli importi loro dovuti e acconsentito alla pubblicazione della sentenza sulla testata riducendo i costi per il giornale. Oltre alle motivazioni, in prima pagina si dà risalto anche al seguente passaggio:
    "Al testo della sentenza pubblicato in pagina interna facciamo dunque precedere, con il dovuto risalto, le nostre più vive scuse, seppur tardive, che intendono riconoscere pubblicamente le ragioni della Comunità ebraica mantovana e italiana. Con esse ci è data l'occasione di porre riparo a una grave ferita inferta su queste pagine alla Comunità ebraica ed esprimere la volontà di costruire un rapporto nuovo di dialogo e rispetto". Idea ripresa anche all'interno, ove si aggiunge che "si è trattato di episodi di intemperanza, usciti dal seno ma non dal senno, verso i quali la redazione e la società editrice ha mancato nell'esercizio e nell'organizzazione del controllo e delle doverose reprimenda. Fatto anche questo di cui intendiamo qui scusarci e, oltre a ciò, esprimiamo la nostra volontà di costruire un rapporto nuovo di dialogo con la Comunità ebraica nel riconoscimento del suo ruolo culturale nella storia di Mantova e come riferimento per un più avanzato confronto di idee." Angelica Bertellini, consulente giuridica per l'appello e fino a pochissimo tempo addietro anima ed esperta legale di Articolo 3, l'osservatorio sulle discriminazioni di Mantova, il cui attento lavoro di monitoraggio sulla stampa lombarda effettuato in collaborazione con l'UCEI è anche una conseguenza della causa in questione, ha così commentato: "Resta la perplessità rispetto a quanto è accaduto, ma questa sentenza - aldilà della mediazione accordata - entra nella storia del diritto antidiscriminatorio; le 'intemperanze' sono state definite per quello che sono: antisemitismo, un reato".
(Notiziario Ucei, 23 aprile 2013)


Rientrato per ora lo sciopero contro l'open sky

È scongiurato, per ora, lo sciopero che El Al, Arkia e Israir avevano dichiarato da oggi contro la decisione del governo israeliano di firmare l'accordo di open sky con l'Unione Europea. L'intesa tuttavia rimane, e di fatto avvia la liberalizzazione dei collegamenti tra Europa e Israele. «Che farà crescere il nostro turismo», ha dichiarato il primo ministro Netanyahu, e che secondo il ministro delle Finanze Yair Lapid farà scendere le tariffe. Ma per fermare la protesta il governo ha accettato di coprire quasi per intero le spese di security di El Al, passando dalla quota precedente dell'80% al 97,5%.
Una decisione che, ha chiarito il ministro Lapid, compenserà El Al della perdita di competitività innescata dall'accordo di open sky. Opinione condivisa dalla Histadrut, la federazione dei sindacati di settore, la quale ha accettato di interrompere la protesta contro una scelta che "distruggerà l'aviazione civile israeliana, aprendola a una competizione sleale". Già ieri la gran parte dei voli era rimasta a terra, e il titolo di El Al a Tel Aviv aveva perso oltre il 13% in due sole sessioni.
Le trattative per l'accordo open sky con l'Unione Europea, approvato dal parlamento israeliano con 19 voti favorevoli e tre contrari, andavano avanti in realtà già dal 2008, e la firma, prevista in dicembre, era stata solo rinviata a dopo le elezioni politiche in Israele, 22 gennaio scorso.
L'accordo implica forti criticità per le compagnie aeree israeliane: i termini di apertura del mercato aereo pongono pesanti interrogativi anzitutto sull'occupazione, quelli che hanno subito scatenato la protesta e lo sciopero. Sul sito di El Al un messaggio dichiarava che "tutti i voli sono cancellati fino a nuovo ordine", e la situazione al Ben Gurion si è fatta subito incandescente. Anche se il ceo di El Al Elyezer Shkedy ha dichiarato di rispettare la decisione del governo israeliano.

(agenzia di viaggi, 23 aprile 2013)


Diciannovesimo titolo per il Maccabi Tel-Aviv

Si è interrotto il digiuno decennale del Maccabi Tel-Aviv: il club guidato dall'ex Barcellona Óscar García si è assicurato il 19esimo titolo israeliano della sua storia con quattro turni d'anticipo.

di Boaz Goren

Al Ramat Gan Stadium, esaurito nei suoi 40.000 posti, il Maccabi si è portato in vantaggio al 19' grazie al nazionale israeliano Under 21 Dor Micha e a 12' dal fischio finale Rada Prica ha suggellato la vittoria per la squadra di Óscar García, ormai irraggiungibile per gli avversari visti i 13 punti di vantaggio a quattro turni dalla fine del campionato.
Per il Maccabi, il club più titolato di Israele, si conclude così un'attesa durata ben dieci anni e il successo premia soprattutto la nuova filosofia importata dal proprietario canadese Mitchell Goldhar, autore di un'autentica rivoluzione la scorsa estate con gli arrivi di Jordi Cruyff in qualità di direttore sportivo e dell'ex responsabile del settore giovanile dell'FC Barcelona García nel ruolo di tecnico.
"Sono molto orgoglioso - ha dichiarato Goldhar -. Il processo di rinnovamento è ancora in corso, ma già si vedono i risultati. Spero che Óscar rimanga con noi anche la prossima stagione". Anche Cruyff ha già messo nel mirino il 2013/14, parlando di rinforzi, mentre García ha preferito godersi il momento: "Quando ho visto i giocatori prima dell'inizio del campionato, sapevo che avremmo fatto qualcosa di importante".
Grazie all'ottima vena realizzativa di Eliran Atar, il Maccabi ha lottato testa a testa con l'Hapoel Tel-Aviv FC fino alla fine di dicembre, per poi spiccare il volo in vetta. Il successo di lunedì è stato l'11esimo nelle ultime 13 gare di campionato, con le altre due terminate in parità.

(UEFA.com, 23 aprile 2013)


La Giordania apre il suo spazio aereo ai droni israeliani

Times: servono per raccogliere informazioni su armi chimiche. Israele non vuole che finiscano "in mani sbagliate"

ROMA, 23 apr. - La Giordania ha aperto il suo spazio aereo ai droni israeliani. E' quanto hanno riferito fonti Usa, citate oggi dal Times, secondo cui i velivoli senza pilota dovranno raccogliere informazioni sui movimenti delle armi chimiche siriane. Tuttavia, hanno aggiunto, i droni potrebbero essere armati di missili e i corridoi aerei usati nello spazio aereo giordano potrebbero poi essere percorsi da caccia.
Il via libera del re giordano sarebbe stato ottenuto dal presidente statunitense Barack Obama durante la sua visita del mese scorso; fonti occidentali hanno precisato che, sebbene la richiesta formale sia stata presentata da Israele, l'iniziativa rientra comunque in un "piano strettamente coordinato" messo a punto da Stati Uniti, Israele, Giordania e Turchia, con l'obiettivo di contenere i pericoli della guerra civile siriana. "La crisi della Siria è veramente una minaccia regionale, per questo abbiamo bisogno di un'alleanza regionale per affrontarla", ha detto una fonte Usa di base in Giordania.
Da parte sua, un agente di intelligence israeliano attivo al confine giordano ha dichiarato: "La nostra intelligence in Siria è molto forte e noi abbiamo un reale bisogno di garantire che queste armi non finiscano in mani sbagliate". Ieri il quotidiano israeliano Yediot Ahronoth ha riferito di "più di un incontro segreto" avvenuto il mese scorso tra il premier Benjamin Netanyahu e il re giordano Abdullah.

(TMNews, 23 aprile 2013)


Gerusalemme ospita il Summit sul turismo internazionale

Il secondo Summit sul turismo internazionale di Gerusalemme avrà luogo il 28 e 29 maggio presso l'International Convention Center. La conferenza è uno degli appuntamenti più importanti dedicati alle tecnologie innovative nel turismo e nel settore dei viaggi e focalizzerà l'attenzione su tematiche quali il turismo urbano e le tecnologie all'avanguardia. Tra i relatori figurano Sheldon Adelson (chairman e ceo del Las Vegas Sands Corporation), Michael Arad (partner presso la Handel Architects e designer del Memoriale dell'11 settembre presso il World Trade Center), Alison Copus (vicepresidente marketing di TripAdvisor per il business) e Hugh Aitken, commercial manager per l'area Uk di easyJet.

(Travel, 23 aprile 2013)


Sempre più palestinesi diventano israeliani

Non è un assurdo controsenso: secondo quanto riporta oggi Haaretz, il quotidiano filoarabo in lingua inglese pubblicato in Israele, è boom di richieste di cittadinanza israeliana da parte delle popolazione araba residente nei quartieri orientali della capitale dello stato ebraico. "Gerusalemme Est" è stata liberata dall'occupazione giordana nel 1967, dopo 19 anni, ed è oggi pienamente integrata con la parte orientale. Cio malgrado, non pochi sono i timori da parte dei residenti nei quartieri orientali, che questa parte della capitale possa risultare mutilata per essere consegnata ai palestinesi, nell'ambito di un accordo definitivo di pace.
L'International Crisis Group, ONG senza scopo di lucro, rileva che dal 2008 al 2010, non meno di 4500 palestinesi residenti a "Gerusalemme Est" hanno fatto richiesta di cittadinanza israeliana. Il dato è sicuramente approssimato per difetto, aggiungono. Di questi richiedenti, 1/3 ha ottenuto la cittadinanza, 1/3 è stato respinto per motivi di sicurezza, mentre il residuo terzo è in attesa di riconoscimento. Il dato citato è vistosamente più elevato di quello - circa 2500 richieste - registrato fra il 2000 e il 2008.
Le recenti dimissioni di Salam Fayyad, primo ministro moderato dell'Autorità Palestinese, esasperano ulteriormente l'ansia, con il presidente dell'OLP - al tempo stesso presidente del Fatah, nonché della stessa ANP (sebbene decaduto da oltre quattro anni) - che potrebbe assumere i pieni poteri esecutivi, imprimendo così una svolta ancora più radicale e antidemocratica al regime che governa Ramallah e dintorni.
Per la propaganda filo-palestinese, è un brutto smacco: a cinque mesi dal voto con cui l'ONU ha ammesso l'ANP come "stato osservatore non membro", questa tendenza suggerisce che i palestinesi preferiscono il passaporto con la stella di David a quello della futura Palestina. Lo stesso Fayyad, d'altro canto, rara mente pensante in un regime di corrotti e incapaci, era contrario ad un gesto unilaterale che gettava alle ortiche venti anni di lavoro post-Accordi di Oslo.

(Il Borghesino , 22 aprile 2013)


Salvarono gli ebrei: una stele ricorderà la loro opera

La stele dedicata alla memoria

TIRANO - Una stele per ricordare quanti hanno aiutato gli ebrei perseguitati facendoli fuggire in Svizzera. Da queste premesse è arrivata la decisione di erigere nel giardino di via Elvezia a Madonna di Tirano, di fronte al commissariato di polizia statale.
La stele sarà posta nel giardino pubblico di via Elvezia esposta alla vista di chi percorre la statale che porta al valico di confine di Piattamala e di chi transita con il trenino rosso del Bernina. La stele è opera dello scultore Giovanni Canu e sarà realizzata dalla Nuova Serpentini d'Italia di Chiesa Valmalenco. Entrambi offrono la loro opera a titolo gratuito per l'alto valore morale dell'iniziativa.
L'inaugurazione della stele avverrà alla fine di maggio in concomitanza con la presenza in Valtellina di due superstiti del gruppo degli ebrei di Aprica: Vera Neufeld e Branko Gavrin dalla Croazia.

(La Provincia di Sondrio, 22 aprile 2013)


Al via a un ciclo di incontri al Museo Ebraico di Firenze

FIRENZE, 22 apr. - Si parte domani, alle ore 18, con il primo dei ''Pomeriggi al Museo'' organizzati dalla Comunita' ebraica di Firenze presso il Museo Ebraico di via Farini 6, con un incontro con Dora Liscia Bemporad, professoressa di storia dell'arte dell'Universita' di Firenze, dedicato a ''Un cofanetto italiano del '400 nel museo Israel di Gerusalemme''. Questa iniziativa si inserisce nell'ambito di un fitto calendario di eventi e incontri culturali promossi dalla Comunita' ebraica di Firenze rivolti non solo ai propri iscritti ma a tutti gli interessati, nell'ottica di scambio culturale e di apertura verso la cittadinanza. Gli incontri patrocinati dal Comune di Firenze sono gratuiti e aperti al pubblico.

(Adnkronos , 22 aprile 2013)


Israele ammette il raid di gennaio contro il convoglio militare siriano

GERUSALEMME, 22 apr. - Gli attacchi dello scorso 30 gennaio a Damasco contro un convoglio militare siriano diretto in Libano e contro un deposito di armi chimiche fu condotto da jet israeliani. L'ammissione e' arrivata dal ministro della Difesa dello Stato ebraico, Moshe Yaalon, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il capo del Pentagono, Chuck Hagel, che si e' tenuta a Tel Aviv: "Quando hanno oltrepassato la linea rossa, abbiamo agito", ha detto, riferendosi alle "armi sofisticate" o "chimiche" che dalla Siria potrebbero arrivare in Libano nelle mani di "Hezbollah o altre canaglie".
Negli ambienti diplomatici e militari era dato per scontato che l'attacco di tre mesi fa fosse stato pianificato da Israele, anche se ancora oggi Washington fa sapere ufficialmente che sta cercando di capire i dettagli di quei raid che centrarono un numero ancora imprecisato di missili terra-aria. "Le nostre agenzie di intelligence indagano", si e' limitato a dire Hagel, noto per le sue posizioni fredde verso Israele e arrivato nello Stato ebraico all'inizio di una visita di sei giorni nella regione. Nell'agenda di Hagel ci sono non solo il conflitto siriano e il braccio di ferro con l'Iran sul programma nucleare di Teheran ma anche l'accordo per una compravendita miliardaria di armi con Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.

(AGI, 22 aprile 2013)


Deputato giordano visita Israele: i colleghi ne richiedono l'espulsione

AMMAN, 22 apr - Un gruppo di deputati giordani ha chiesto oggi l'espulsione dal Parlamento di un collega che ha compiuto recentemente una visita in segreto in Israele, secondo quanto riferito da fonti parlamentari. La richiesta ha fatto seguito di poche ore all'espulsione del deputato, Mohammad Asha, dal Partito islamico di cui era membro. Nonostante Giordania ed Egitto siano i soli Paesi arabi ad avere piene relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico, il sentimento anti-israeliano rimane diffuso tra l'opinione pubblica giordana. Secondo fonti parlamentari, Asha ha visitato Israele per un viaggio d'affari, ma ha tenuto segreta la sua iniziativa e non ne ha informato il Parlamento, come invece richiede il regolamento dell'assemblea dei deputati.

(ANSAmed, 22 aprile 2013)


Firenze - Verso la Maccabiade

Sono il terzo evento agonistico al mondo per numero di partecipanti. Nate nel 1932 in un'epoca di crescenti insidie per gli ebrei d'Europa, le Maccabiadi tornano con una nuova edizione (17-30 luglio) che vedrà sfidarsi migliaia di atleti dai cinque continenti. Amicizia, fratellanza, voglia di divertirsi. Ma anche competizione: testimonial ideale è Aly Raisman, la ginnasta statunitense che ai Giochi olimpici di Londra ha fatto sognare sulle note di Hava Naghila accaparrandosi la bellezza di tre medaglie di cui due del metallo più prezioso. Tra le decine di federazioni pronte a volare con destinazione Israele c'è anche quella azzurra. Proprio in funzione delle Maccabiadi, primo di una serie di incontri volti a testare le specifici abilità dei singoli e a rafforzare lo spirito di squadra, si avvicina il grande raduno fissato a Firenze in occasione della festività del primo maggio. Focus su due sport specifici: calcio a cinque (categoria Open, under 18 e under 16) e volley femminile (under 16). "A Firenze - spiega Vittorio Pavoncello, presidente Maccabi Italia e consigliere UCEI - l'Italia ebraica si dà nuovamente appuntamento dopo il successo del Maccabi Day 2010. L'auspicio è che i partecipanti possano cogliere il significato più autentico che si presenta loro attraverso queste iniziative: la condivisione di una prospettiva comune nel segno dei valori positivi dello sport. Questa da sempre la sfida del Maccabi". Affiancato al momento agonistico il confronto con alcuni protagonisti della vita istituzionale: previsti un saluto del sindaco Matteo Renzi e incontri con il presidente del Comitato olimpico toscano Salvatore Sanzo e con i vertici della Comunità ebraica. La giornata si concluderà proprio in Comunità con la visita al Tempio maggiore.
Dopo il raduno fiorentino, che richiamerà svariate decine di atleti da più citta, sono in cantiere altre opzioni per facilitare il lavoro di allenatori e dirigenti. Esigenza pressante, sottolinea Pavoncello, è quella di allargare le rose di almeno tre discipline: pallavolo, basket e pallanuoto.

(Notiziario Ucei, 22 aprile 2013)


Sei reporter e un tour operator del Regno Unito sulle tracce ebraiche in Emilia Romagna

Si svolgerà dal 24 al 28 aprile in Emilia Romagna un educational tour alla scoperta di alcuni luoghi ebraici della regione - L'iniziativa promossa da Apt Servizi vedrà presenti sei giornalisti che scrivono per media ebraici del Regno Unito e un tour operator inglese - Tappe a Bologna, Cento e Ferrara - Nella città Estense sorgerà il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS)

Sulle tracce dei luoghi della memoria e della presenza viva della cultura ebraica in Emilia Romagna. E' il contenuto dell'educational tour di tre giorni (dal 24 al 28 aprile) di sei giornalisti che scrivono per media ebraici del Regno Unito (Jewish Telegraph, Jewish Renaissance, American Jewish Press, Jewish Chronicle, il portale di notizie ebraiche inglese www.totallyjewish.com) e del titolare del tour operator inglese Jewis Heritage Tours of Eastern Europe (JHTee) specializzato in itinerari ebraici in Europa.

- La presenza ebraica in Emilia Romagna
  La presenza ebraica in Emilia Romagna, documentata dal XIII secolo, è oggi visibile in diversi luoghi. Sono ventisei le località in cui vi sono tracce di un antico quartiere ebraico; undici ghetti; venti cimiteri ebraici; trentasei sinagoghe antiche, di cui quattro ancora attive e una a Bologna, ricostruita negli anni cinquanta; un vasto patrimonio di arredi sinagogali e di oggetti rituali; importanti raccolte di libri a stampa ebraici conservati nelle biblioteche della regione.

- Le tappe del tour nei luoghi ebraici di Bologna, Cento, Ferrara
  L'eductour - coordinato da Apt Servizi - inizierà nel pomeriggio del 24 aprile con la visita nel cinquecentesco Ghetto ebraico di Bologna che, in pieno centro medievale vicino alle Due Torri,
   
Il Ghetto ebraico di Bologna
conserva ancora oggi la propria struttura urbanistica originaria. E' prevista una sosta anche al Museo ebraico in via Valdonica che rivisita, attraverso percorsi innovativi che si avvalgono anche di strumenti multimediali, la storia del popolo ebraico e ospita sezioni dedicate alla presenza degli ebrei a Bologna e in Emilia Romagna. Nel pomeriggio il gruppo sarà accompagnato in un tour guidato alla scoperta del centro storico di Bologna e la cena si svolgerà presso la Sinagoga di via dei Gombruti 9.
Il secondo giorno dell'educational, giovedì 25, il gruppo in mattinata raggiungerà Fossoli (vicino a Carpi) dove sono visibili le tracce di quello che, dal 5 dicembre 1943 all'agosto 1944, è stato per l'Italia a Fossoli (vicino a Carpi) il principale campo di concentramento e luogo di transito per la deportazione nel Reich. E proprio dal campo di concentramento di Fossoli il noto scrittore italiano Primo Levi (1919-1987) partì il 22 febbraio 1944 alla volta di Auschwitz.
Il gruppo si traferirà poi a Cento per il pranzo e poi visitare in città le testimonianze ebraiche del Ghetto e del Cimitero. Il complesso dell'antico Ghetto di Cento, oggi completamente restaurato, si presenta come uno stretto gruppo di case affacciate su tre cortili collegati, dove spicca quello centrale adornato da alcuni graziosi balconcini del XVIII secolo.
La città di Cento è anche famosa perché abitata da secoli dall'importante famiglia ebraica Disraeli - una lapide, nel Ghetto, ne ricorda la presenza - trasferita in Gran Bretagna nel 1748, il cui più illustre discendente, Benjamin Disraeli, è diventato nel 1874 Primo Ministro inglese.
A fine giornata il gruppo raggiungerà Ferrara dove la giornata si concluderà con una cena base di prodotti della tradizione gastronomica ebraica.
Venerdì mattina 26 aprile il programma dell'eductour prevede, nel cuore del centro storico di Ferrara, la visita guidata ai resti del Ghetto Ebraico dove sono presenti, in via Mazzini, le sinagoghe e il Museo ebraico. Prevista una sosta anche al Cimitero ebraico e la visita dei principali monumenti artistici della città dichiarata Patrimonio Unesco (Castello Estense, Duomo, Palazzo dei Diamanti). I partecipanti all'educational saranno poi coinvolti in una serie d'iniziative previste dal cartellone-eventi della Festa del Libro Ebraico giunta alla sua quarta edizione. Presso il chiostro di San Paolo sono previste soste per partecipare agli appuntamenti: "Sapori di un aperitivo di ispirazione ebraico-ferrarese", "I musicisti ebrei ed il jazz", "Aperi-jazz". Alle 19,50 (presso la Sinagoga) il gruppo assisterà alla funzione religiosa di Kabbalat Shabbat e l'educational tour si concluderà con la cena.
Sabato 27 aprile i partecipanti all'eductour parteciperanno ad altri appuntamenti del Festival del Libro Ebraico: alle 10,15 è prevista, presso la Sinagoga, la funzione religiosa Shachrit mentre dalle ore 23 prenderà il via il percorso guidato "Atmosfere notturne alla scoperta della Ferrara Ebraica ed Estense" e, all'una di notte, presso il cortile d'onore del Castello Estense, ci saranno degustazioni di sapori di ispirazione ebraico-ferrarese. L'educational tour terminerà domenica 28 aprile con la visita di Comacchio.

- La Ferrara ebraica immortalata dallo scrittore Giorgio Bassani
   A Ferrara il gruppo parteciperà, venerdì pomeriggio 26 aprile, alla "Passeggiata prima di cena… al seguito di Giorgio Bassani", ad un altro appuntamento della Fiera del Libro Ebraico. Nato a Bologna da una benestante famiglia ferrarese di origine ebraica, Giorgio Bassani (1916-2000) cresce e compie gli studi liceali a Ferrara. Nel secondo dopoguerra Bassani si trasferisce a Roma. La sua fama culmina nel romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini" (1962), ambientato a Ferrara, che accese i riflettori sulle persecuzioni razziali commesse in Europa e in Italia dal nazismo e dal fascismo. Nel 1970 il romanzo è diventato un film diretto da Vittorio De Sica. La pellicola vinse l'Orso d'Oro al Festival di Berlino nel 1971 e il Premio Oscar al miglior film straniero nel 1972.

- Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS)
  Durante la sosta a Ferrara sarà presentato il progetto del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS).
Il Museo - affidato alla Fondazione MEIS costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Ferrara, dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) e dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) - nasce con il compito di testimoniare non solo le pagine più dolorose della vicenda delle comunità ebraiche italiane ma, più estesamente, per narrare la storia, il pensiero e la cultura dell'ebraismo italiano attraverso la realizzazione di attività didattiche, manifestazioni, incontri, mostre permanenti e temporanee, proiezioni e spettacoli sui temi della pace, della fratellanza tra i popoli e dell'incontro tra culture e religioni diverse.
Il progetto architettonico nasce dall'idea di trasformare un luogo in passato inaccessibile e chiuso come l'ex casa circondariale cittadina in luogo permeabile, trasparente, dove diversi elementi come il Tempo, la Storia, la Terra, l'Acqua e l'Aria si combinano per creare un'atmosfera di accoglienza e accessibilità.
Nel dicembre 2011 è stata inaugurata una prima parte del museo con l'apertura al pubblico delle tre sale della Palazzina di via Piangipane che, fino al compimento definitivo dei lavori, ospiterà oltre agli uffici della Fondazione, iniziative culturali, mostre e convegni.
Il progetto architettonico, affidato con un concorso internazionale di progettazione, potrà essere appaltato per il primo lotto esecutivo a fine 2013.
Ufficio Stampa Apt Servizi - Tel. 0541-430.190

(Apt Servizi, 22 aprile 2013)


A Ferrara la mostra sulla donazione di Gianfranco Moscati

Riguardante materiale anche postale dal XVII secolo al Novecento, aprirà durante la "Festa del libro ebraico". Ma sarà raggiungibile sino al 30 giugno

Protagonista anche il materiale postale alla "Festa del libro ebraico in Italia", prevista a Ferrara dal 24 al 28 aprile. E questo grazie a Gianfranco Moscati, che ha donato alla Fondazione Meis, cioè al Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah, parte del materiale raccolto lungo decenni. "Si tratta -conferma a «Vaccari news» lo stesso collezionista- di 2.300 oggetti, che vanno dal XVII secolo fino alle persecuzioni del Novecento, queste escluse". Accanto ai documenti, vi sono ad esempio volumi e reperti di arte cerimoniale. Una parte sarà esposta fino al 30 giugno.
"Moscati -ha spiegato la curatrice dell'allestimento, Serena Di Nepi- è l'elemento unificante dell'esposizione, che si articola in due percorsi". Uno è cronologico, capace di ripercorre tutta la storia ebraica italiana moderna e contemporanea; l'altro ha taglio tematico: racconta alcune vicende di protagonisti. Dietro, c'è appunto il collezionista, nato a Milano nel 1924, che cominciò a raccogliere francobolli da bambino. Nel 1943 si rifugiò in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni nazifasciste, cercando di trovare e conservare prove su quanto stava accadendo. Ritornato nella metropoli lombarda nel 1945, diede nuovo impulso alla sua ricerca collaborando con la Comunità ebraica cittadina. Non ha mai smesso di interessarsi all'argomento, affermandosi come uno fra i più importanti specialisti del settore a livello internazionale. Non a caso, organizzando anche mostre e cataloghi.
Principale obiettivo dell'iniziativa, ha ricordato il sindaco, Tiziano Tagliani, è di far riflettere su un soggetto molto dibattuto fra gli storici, quello della storia unica: si vuole mostrare, infatti, come le storie di popoli diversi si siano intrecciate a tal punto da diventare una sola Storia. E di questo gli ebrei sono un esempio rappresentativo, un popolo che è rimasto sempre fedele alla sua cultura ma partecipando ogni volta attivamente ai grandi eventi.
La mostra si intitola "Testa e cuore" e sarà ospitata nella palazzina Meis, in via Piangipane 81; l'inaugurazione è prevista fra due giorni alle ore 18. Il titolo fa riferimento ad un oggetto essenziale nella vita degli ebrei, i "tefillin" (filatteri), scatole di cuoio in cui sono contenuti brani della Torah, indossati dagli uomini per la preghiera mattutina dei giorni feriali. Si legano sul capo e sul braccio anche per ricordare che l'orazione deve coinvolgere, appunto, testa e cuore.
Ad ingresso libero, il percorso resterà aperto dal martedì al venerdì nonché alla domenica fra le 10 e le 18 (il 24 aprile lo resterà sino alle 21, il 25 dalle 10 alle 21, il 27 dalle 21.30 alle 24, il 28 dalle 10 alle 21; sarà chiuso il 15 ed il 16 maggio)
Il 25 aprile, la "Festa del libro ebraico in Italia" avrà una sottolineatura marcofila, disponibile tra le 10 e le 18 presso il chiostro di San Paolo, in piazzetta Schiatti. Disponibile una cartolina edita da Poste italiane (costo: 60 centesimi più l'eventuale affrancatura).

(Vaccarinews, 22 aprile 2013)


Guai a mostrare la normale vita di Gerusalemme unita

Attivisti palestinesi hanno cercato di far fallire un ambizioso documentario europeo girato a Gerusalemme la scorsa settimana colpevole, secondo loro, di rafforzare l'immagine di Gerusalemme come di una città unita sotto governo israeliano.
I produttori franco-tedeschi di "Gerusalemme 24 ore", un film che si propone di rappresentare un'intera giornata di vita normale nella inquieta capitale israeliana, hanno detto venerdì che i loro programmi sono stati seriamente messi a rischio da una campagna di "intimidazioni e molestie" lanciata all'ultimo minuto.
"Siamo molto dispiaciuti per quello che è successo, ma siamo ancora qui e andremo avanti con le riprese", ha detto il produttore Thomas Kufus, che spera di replicare il successo del suo pionieristico progetto del 2008: un film di un'intera giornata intitolato "Berlino 24 ore".
Uno dei co-produttori, l'emittente radiotelevisiva pubblica bavarese Bayerischer Rundfunk, ha comunicato che il loro staff ha subito "un assalto di telefonate minatorie" e minacce di "danni fisici", attribuendo ad attivisti palestinesi la volontà di impedire che gli abitanti arabi raccontino le loro storie.
Con circa 70 troupe televisive al lavoro in tutta la città dalle 6 del mattino di giovedì alle 6 del mattino di venerdì, il progetto costituisce uno dei documentari più ambiziosi mai girati a Gerusalemme ed ha avuto carta bianca delle autorità israeliane. Al contrario, diversi politici e militanti palestinesi hanno accusato i realizzatori di non essersi coordinati con le "loro autorità" e accusano il film di presentare Gerusalemme come una città che vive una vita normale sotto l'amministrazione israeliana, una realtà che evidentemente non gradiscono che venga presentata. "Questa non è una città, sono due città - ha detto alla Reuters Dimitri Diliani, portavoce del presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) a Gerusalemme Est per il partito Fatah - Accettare l'idea stessa che questa sia una città sola è totalmente sbagliato e comporta implicazioni politiche"
In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei (Zaccaria 12:3).
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I produttori affermano che un piccolo gruppo di cameraman e tecnici palestinesi ha dato forfait poco prima dell'inizio delle riprese. Ancora più dannoso il fatto che diversi abitanti palestinesi che si contava comparissero nel film si sono ritirati all'ultimo minuto. "Abbiamo del materiale molto forte dalle troupe israeliane ed europee, mentre quelle palestinesi stanno ancora filmando" dice Kufus, ammettendo che il documentario non verrà realmente girato nell'arco di un singolo periodo di 24 ore come si sperava inizialmente. E aggiunge: "Per questo stiamo lavorando sodo per conferire uno standard omogeneo a tutto il progetto".
La controversia attorno al documentario, che è in parte finanziato dal canale televisivo "Arte", ha messo ancora una volta in evidenza la tenace opposizione di molti ambienti palestinesi, ufficiali e non, verso qualunque cosa che possa alludere a una forma di "normalizzazione" dei rapporti con Israele. Eventi culturali, come ad esempio un concerto sponsorizzato dalle Nazioni Unite lo scorso luglio, hanno dovuto essere cancellati in seguito alle pressioni da parte di attivisti palestinesi convinti che ci si debba opporre a qualunque tentativo di gettare ponti fra le due comunità.

(Reuters, Times of Israel, 19 aprile 2013 - da israele.net)


Ungheria: "Abbiamo imparato la lezione della storia"

NÉPSZABADSÁG, 22 aprile 2013 - Il 21 aprile diverse decine di migliaia di persone hanno manifestato contro l'antisemitismo per le strade di Budapest.
"La Marcia della vita" ha luogo ogni anno per ricordare gli oltre 500mila ebrei ungheresi sterminati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, ma quest'anno ha radunato molte persone in più del solito. I manifestanti hanno mostrato le bandiere dell'Unione europea e di Israele a pochi giorni dall'assemblea plenaria del Congresso ebraico mondiale che si svolgerà nella capitale ungherese dal 5 al 7 maggio.
Il ministro dell'interno ha vietato una manifestazione di motociclisti di estrema destra che avrebbe dovuto svolgersi in contemporanea con la Marcia della vita.

(presseurop, 22 aprile 2013)


Israele approva l’accordo "Open Skies" con l’Unione Europea

Prosegue lo sciopero dei dipendenti delle linee aeree. I lavoratori dell'aeroporto di Tel Aviv potrebbero unirsi alla protesta martedì

I dipendenti di El Al, Arkia Airlines ed Israir, i tre principali vettori aerei israeliani, stanno mettendo in atto il secondo giorno di sciopero contro la decisione del governo di Gerusalemme di approvare l'accordo "Open Skies" con l'Unione europea, che permetterà alle compagnie Ue di incrementare i propri voli da e per Israele per i prossimi cinque anni.
Secondo i sindacati, il conseguente calo del costo dei biglietti aerei danneggerebbe i vettori locali, mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro nel Paese. Histadrut, la federazione generale del lavoro israeliana, ha richiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu di posticipare la decisione definitiva di un mese, prendendo in considerazione l'impatto negativo dell'accordo per il settore dell'aviazione nel Paese medio-orientale.
Sembra difficile che i termini possano essere modificati, considerando che il ministro dei trasporti Yisrael Katz, il ministro delle finanze Yair Lapid e lo stesso Netanyahu hanno sostenuto che l'accordo "Open Skies" aumenterà la concorrenza nel Paese, riducendo i costi per i viaggiatori.
Histadrut ha comunicato che lo sciopero proseguirà fino a che le autorità israeliane non accetterano di modificare i termini dell'accordo, e la situazione potrebbe peggiorare: i lavoratori dell'aeroporto "Ben Gurion" di Tel Aviv hanno in programma di scioperare nella giornata di martedì 23 aprile 2013, in solidarietà con i dipendenti delle compagnie.
Lunedì l'autorità aeroportuale israeliana ha richiesto al tribunale nazionale del laoro di emettere un ingiunzione per impedire ai lavoratori di scioperare, paralizzando il principale scalo del Paese.

(Avionews, 22 aprile 2013)


Solidarietà alla prof dopo le accuse di antisemitismo

I genitori si schierano dalla parte dell'insegnante: «Un malinteso, mai usate in classe parole sbagliate»

di Michela Zanutto

Educandato "Uccellis" - Udine
UDINE - Arriva una pioggia di attestazioni di solidarietà all'Educandato Uccellis per l'insegnante incolpata da una studentessa di antisemitismo, come abbiamo riferito in un recente articolo. Un'accusa tradotta in un esposto alla Procura della Repubblica, «un fatto gravissimo» secondo i genitori dei compagni di classe della ragazzina. E sono stati proprio quei genitori a organizzarsi e consegnare una serie di lettere in cui si difende «l'operato di un'insegnante stimata da tutti». Mamma e papà non esitano a parlare di «calunnia».
L'episodio riferito dalla studentessa risale a qualche tempo fa: in prossimità del giorno della memoria, il 27 gennaio scorso, in classe è stato affrontato il tema della Shoah e delle atrocità dei campi di concentramento. In quel frangente, stando alla denuncia, l'insegnante avrebbe avvallato l'operato dei nazisti. «Si tratta senza ombra di dubbio di un malinteso - spiega una mamma -: i compagni di classe della ragazza ricordano quella serie di lezioni e non sono mai state usate parole sbagliate. Probabilmente si tratta di una battuta male interpretata. Chissà... In ogni caso proprio quell'insegnante è nota nella scuola per la preparazione e sensibilità riguardo al tema della Shoah».
E proprio la prof finita nell'occhio del ciclone è la promotrice di una visita di istruzione alla risiera di San Saba. Una gita che per motivi economici è stata poi cassata dal programma scolastico, ma che - coincidenza - vedrà oggi partire la classe in questione e alcuni insegnanti verso Trieste, a bordo delle auto private di mamme e papà.
«La cosa brutta - continuano i rappresentanti dell'istituto - è che stata infamata un'insegnante fra le migliori all'Uccellis, un'eccellenza espressa anche in termini di sensibilità nei confronti dei ragazzi che hanno problemi. Fa male sentire accusare ingiustamente una persona». E ancora: «Non capiamo perché i genitori non siano venuti a parlare dai rappresentanti per chiedere di indagare con i ragazzi: prima di fare un passo del genere è meglio tentare tutte le vie perché il rischio è rovinare una persona e una professionista. Una denuncia alla Procura non deve essere fatta con leggerezza».
A tratteggiare il profilo dell'insegnante, nei giorni scorsi è stata la stessa dirigente dell'Uccellis, Maria Letizia Burtulo. «Stiamo parlando - ha detto - di un'insegnante che da oltre un decennio si interessa con dedizione e professionalità alla Shoah, organizzando anno dopo anno approfondimenti attraverso la collaborazione costante con l'associazione Italia-Israele, dedicando tempo ed energie a diffondere la cultura della memoria esprimendo senza esitazione un giudizio negativo e una condanna totale nei confronti di quegli episodi».

(Messaggero Veneto, 21 aprile 2013)


Renzo Gattegna al presidente Napolitano: "Apprezzamento e gratitudine per la sua scelta"

Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, anche a titolo personale, esprime apprezzamento e gratitudine a Giorgio Napolitano come Presidente e come uomo pronto ad anteporre a qualsiasi altra considerazione il bene del paese.
Nella decisione di accogliere la proposta presentatagli da larga parte del mondo politico risulta evidente l'impegno a voler aprire una nuova stagione di unità e coesione che investa non soltanto chi è deputato a rappresentare le istituzioni ma anche la società italiana nella sua globalità e complessità. Occorre superare le divergenze e mettere a fuoco risultati condivisi per raggiungere obiettivi che non è possibile ignorare, soprattutto in tempi difficili prepotentemente segnati da crescente precarietà e disagio tra la popolazione.
Con una decisione sofferta, ma per sua stessa ammissione inevitabile, il Capo dello Stato indica nuovamente la strada del rispetto delle istituzioni e dei valori fondamentali. Gli ebrei italiani saranno al suo fianco con orgoglio e consapevolezza nel perseguimento di queste alte finalità.

(Notiziario Ucei, 21 aprile 2013)


Grillo: quello che fa si chiama sovversione. Perché nessuno interviene?

di Bianca B.

   
Che Grillo sia una persona con un basso concetto della democrazia lo sapevamo già, ma ieri e oggi ne abbiamo avuto una conferma tangibile. Il Parlamento italiano, fino a prova contraria, è un organismo democratico che rappresenta il voto degli italiani e che delibera per maggioranza. Una decisione del Parlamento italiano presa per maggioranza è quindi una decisione democratica, che piaccia o no.
Grillo invece grida al golpe perché eri il Parlamento italiano non ha votato il suo candidato alla Presidenza della Repubblica, un candidato che a detta di Grillo sarebbe stato votato in rete con un sistema di cui non si sa niente, che nessuno ha controllato, votato da quattro gatti che si arrogano il Diritto di rappresentare tutta l'Italia e tutti gli italiani.
E con la decisone di oggi di indire una manifestazione a Roma Grillo dimostra ancora una volta in più di non aver capito niente del concetto di democrazia. O meglio, forse lo ha anche capito, ma non collima con la sua ideologia che con la democrazia non ha niente a che fare.
Non intendo mettere in discussione le buone idee che arrivano dal Movimento 5 Stelle. Ce ne sono alcune completamente condivisibili, ma non si impongono le proprie idee a tutti gli altri con la forza e fuori da quelli che sono gli organi deputati a farlo.
Le parole "minoranza" e "maggioranza" hanno un senso in una democrazia parlamentare. Può non piacere quello che vota la maggioranza ma non si può pretendere di sovvertire tali decisioni fuori dal Parlamento perché è un atto sovversivo a tutti gli effetti. Come è sovversivo parlare di Golpe mascherato furbescamente dai meccanismi istituzionali. E' una accusa gravissima che sfiora il vilipendio e che potrebbe prefigurare un reato grave.
Oggi Grillo sarà a Roma per protestare contro la decisione presa democraticamente e a maggioranza dal parlamento. Lo può fare, la Costituzione democratica glielo permette. Quello che non gli è permesso è fomentare odio nel tentativo di sfasciare la Repubblica e il Parlamento. E se nessuna Istituzione di garanzia interviene ci sarebbe di che meravigliarsi perché, a mio avviso, questa è sovversione.

(Rights Reporter, 21 aprile 2013)


Tranquilli, a Roma Grillo non è arrivato. E' noto che in Italia le rivoluzioni si fanno soltanto con il permesso della Questura. Qualcuno gli avrà fatto notare che per la sua manifestazione lui non aveva la licenza, e quindi lui rinviato la rivoluzione ad altra occasione. Del resto, Grillo non è un politico, Grillo è un artista dannunziano: a lui piacciono i gesti, lui è un creatore di fantasmagorici effetti popolari, lui "vuol vedere l'effetto che fa". E quando gli riesce, se ne compiace soddisfatto. Tutto il resto è routine che a lui non interessa. Il problema non è Grillo, ma le gravi circostanze politiche che l'hanno portato alla ribalta, insieme a tutti quelli che lo prendono seriamente in considerazione. Rispetto al male che affligge oggi l'Italia Grillo non è terapia, e neppure diagnosi: è puro sintomo. M.C.


Ancora razzo sul Neghev da Gaza

Prosegue lo stillicidio degli attacchi da Gaza verso il Neghev israeliano: la scorsa notte, riferiscono fonti locali, almeno un razzo è stato sparato dalla Striscia verso un insediamento ebraico vicino, dove è esploso senza provocare vittime né danni. Fonti locali precisano che le esplosioni sono state due.
L'attacco della scorsa notte non è stato ancora rivendicato. Nei giorni scorsi il lancio di razzi verso Israele era stato attribuito a miliziani salafiti, attivi nel Sinai egiziano e a Gaza. Nella Striscia Hamas cerca di arginare le attività dei salafiti e nei giorni scorsi ha compiuto diversi arresti.
Dal canto suo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha detto che non è disposto ad accettare supinamente simili attacchi. "Israele farà pagare un prezzo pesante" per simili azioni.

(ticinonews, 21 aprile 2013)


Chuck Hagel in israele

GERUSALEMME, 21 apr - Il segretario statunitense alla difesa Chuck Hagel e' giunto in Israele per una visita di due giorni durante la quale sara' ricevuto dai dirigenti del Paese, fra cui il Capo dello Stato ed il premier Benyamin Netanyahu. Durante il volo ha detto ai giornalisti al seguito che le nuove forniture di armi che gli Stati Uniti si accingono a garantire ad Israele ''rappresentano un segnale chiaro'' nei confronti dell'Iran. Lo ha riferito radio Gerusalemme.

(ANSA, 21 aprile 2013)


Sciopero per i "Cieli aperti" nell'aeroporto di Tel Aviv

TEL AVIV, 21 apr - I sindacati delle compagnie aeree israeliane El Al, Arkia e Israir hanno intrapreso da stamane uno sciopero ad oltranza per protestare contro l'intenzione del governo di approvare l'accordo con l'Ue detto 'Cieli aperti', che liberalizza i voli tra Europa ed Israele. Stamane il governo israeliano e' chiamato ad esprimersi sull'accordo. Ma la stampa ha rivelato che esso potrebbe avere ripercussioni gravi per le compagnie aeree israeliane: in particolare, la El Al rischierebbe la chiusura.

(ANSA, 21 aprile 2013)


Durnwalder a Haifa e Gerusalemme: autonomia e minoranze

Con le tappe di Haifa e Gerusalemme si è conclusa oggi la visita del presidente della Provincia Luis Durnwalder in Israele

GERUSALEMME , 19 apr - Negli ultimi due giorni della permanenza in Israele il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Durnwalder, ha raccontato all'università di Haifa l'esperienza dell'autonomia altoatesina, a seguire ha partecipato a Gerusalemme a una tavola rotonda con i ricercatori del Truman Institute for the Advancement of Peace (università ebraica della capitale) in cui si è discusso di tutela delle minoranze e rapporti con la maggioranza nazionale, anche in riferimento alla minoranza araba nello Stato ebraico, il 20% della popolazione complessiva.
Nei vari incontri, presenti anche parlamentari della Knesseth, Durnwalder ha illustrato a ebrei israeliani e ad arabi israeliani il cammino della convivenza in Alto Adige: la proporzionale nel pubblico impiego e nelle rappresentanze istituzionali, le garanzie nell'uso della lingua, l'organizzazione scolastica, la promozione della cultura, l'autonomia finanziaria e amministrativa.
«Con la buona volontà e il dialogo abbiamo superato le divergenze - ha sottolineato tra l'altro il Presidente - e raggiunto un'autonomia molto ampia che ci consente di garantire una politica modellata sulle esigenze di tutti i tre gruppi linguistici.»
Gli interlocutori hanno ricordato che la problematica in Medio Oriente è complessa e che le buone pratiche di altre realtà possono aiutare.
«In tal senso - ha osservato Durnwalder - l'Alto Adige è un elemento di speranza e dimostra che ai problemi delle minoranze può essere trovata una soluzione. Anche per questo gli scambi tra Alto Adige e Israele proseguiranno.»
Le giornate in Israele si sono concluse con l'incontro nella residenza dell'ambasciatore italiano a Gerusalemme Francesco Talò.
Della delegazione altoatesina hanno fatto parte tra gli altri il presidente dell'Eurac Werner Stuflesser e Alberto Stenico di CIPMO Alto Adige (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente), Heiner Nicolussi Leck del Comitato tecnico provinciale cooperazione allo sviluppo e alcuni esponenti dell'economia altoatesina.
La delegazione con il presidente Durnwalder rientra in tarda serata in Alto Adige.

(l'Adigetto, 20 aprile 2013)


A Viterbo la mostra ''La Bibbia, libro di vita e cultura''

VITERBO - ''La Bibbia, libro di vita e di cultura'': questo il titolo della mostra allestita nella sala Alessandro IV del Palazzo dei Papi, che sarà inaugurata questa mattina, alle 11 dal vescovo Lino Fumagalli. L'esposizione, unica nel suo genere, Michele, racchiude elementi a carattere storico, artistico e letterario.
Suddivisi in venti sezioni, in mostra vi sono manoscritti in ebraico e aramaico, la cui identificazione ed esposizione è stata curata da Agnes Linder, docente di Sacra scrittura all'Istituto teologico San Pietro di Viterbo. La mostra avrà anche un percorso iconografico sulle fasi salienti dell'arte dei grandi maestri del XV secoli.
Oggi e domani sarà inoltre possibile ascoltare le spiegazioni di manoscritti e rotoli sinagogali in ebraico e aramaico. In programma infine la presentazione di un filmato dell'identificazione del Commentario di Rashi, dei rotoli sinagogali dell'800, gli incunaboli (libri stampati fino al 1501), le bibbie poliglotte, esegesi medievale, la bibbia nei primi decenni del '500.
Ecco la descrizione che ne fa monsignor Gianfranco Ravasi. ''Questa mostra è uno straordinario strumento di conoscenza dell'orizzonte delle scritture attraverso tre itinerari principali che s'intrecciano tra loro in armonia. C'è il fondamentale percorso storico che evidenzia la vicenda dell'Incarnazione già iniziata nella Prima Alleanza; c'è poi il prezioso itinerario bibliografico che attesta la qualità di 'religione del Libro', propria anche della fede ebraico-cristiana. Infine, l'affascinante viaggio iconografico nella vicenda biblica, una storia di eventi salvifici che ha ininterrottamente generato arte e devozione, meditazione e crativitaà. La mostra ritrova così il trittico dell'esperienza biblica: Parola-Libro-Immagine, realtà immerse nella storia e nel mistero, in Dio e nell'uomo, nella vita e nella gloria''.

(Viterbo News24, 20 aprile 2013)


Israele a doppia cifra: arrivi italiani a più 12 per cento

Il 2012 ha fatto segnare un nuovo record per l'inbound in Israele. Il Paese ha infatti archiviato l'anno con un totale di 3,5 milioni di visitatori, pari al 4 per cento in più rispetto al 2011.
Ancora più soddisfacente il bilancio del mercato italiano, che ha riportato un incremento di 12 punti percentuali arrivando alla quota di 170mila visitatori. Di questi 20mila sono giunti dalla sola Campania, dei quali il 70 per cento è stato spinto a visitare il Paese da motivazioni religiose.
"Anche per questi primi tre mesi il trend risulta positivo - sottolinea Tzvi Lotan, direttore dell'Ufficio del Turismo Israeliano (nella foto) - e il particolare più interessante e incoraggiante è che sta aumentando sempre di più la porzione di turisti che viaggiano in Israele non solo per motivi religiosi, ma anche per interessi storici, culturali, artistici e sportivi".

(TTG, 19 aprile 2013)


Apre a Varsavia il Museo della Storia degli Ebrei in Polonia

Dopo 15 anni d'attesa apre il Museo della Storia degli Ebrei in Polonia

Museo della Storia degli Ebrei in Polonia

Domani il Museo della Storia degli Ebrei in Polonia (Muzeum Historii ?ydów Polskich) costruito davanti al monumento degli Eroi del Ghetto, nel quartiere Muranów di Varsavia, apre le sue porte a tutti gli interessati che vorranno vedere da vicino questo magnifico palazzo. Disposto su 12 mila metri quadri si trovano varie sale di proiezioni e vari laboratori, un cinema e una sala da concerto. La prima mostra sarà inaugurata all'inizio del 2014, visto che nel piano seminterrato del museo almeno fino a gennaio 2014 continueranno i lavori di installazione della mostra. Questo non significa che il museo sarà chiuso o rimarrà poco attivo fino al prossimo anno, visto che i proprietari della struttura hanno già previsto una "piccola apertura" per il prossimo fine settimana, momento nel quale tutti i visitatori potranno godere di vari concerti, incontri, proiezioni di film e altro ancora, come ad esempio la proiezione del documentario sulla rivolta del ghetto intitolato "Rotem" con la regia di Agnieszka Arnold. Il portavoce del museo Piotr Kossobudzki ci informa che il museo dispone dello spazio universale ideale per organizzare eventi culturali e artistici, conferenze e congressi, aggiungendo che "è anche pronto il Centro Educativo", con quattro sale attrezzate per condurre dei laboratori, dove si terranno soprattutto delle lezioni per le scuole. Il Museo sarà aperto dopo quindici anni dalla sua ideazione dall'Associazione dell'Istituto Storico Ebraico. Nel 2005 l'architetto finlandese Rainer Mahlamäki ha vinto il concorso per il miglior progetto del museo, mentre nel 2006 il Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale e le autorità di Varsavia e i designer hanno firmato un accordo per iniziare i primi lavori di costruzione. Così nel giugno 2007, alla presenza del presidente Lech Kaczynski e dell'ex presidente tedesco Richard von Weizsaecker si è tenuta la posa cerimoniale dell'atto di fondazione. Maggiori informazioni sul museo e sugli eventi organizzati al suo interno possono essere trovati sul sito web www.jewishmuseum.org.pl.
(www.poloniaoggi.pl)

(Gazzetta Italia, 20 aprile 2013)


Escalation salafita a Gaza. Hamas frena

di Sami al-Ajrami e Aldo Baquis

GAZA/GERUSALEMME - Incuranti delle considerazioni di sicurezza dell'Egitto e di Hamas, miliziani salafiti filo al-Qaeda hanno lanciato negli ultimi due giorni altrettanti attacchi contro Israele, nel proclamato tentativo di innescare un'escalation. Giovedi' dal Sinai egiziano hanno sparato almeno due razzi Grad sulla localita' turistica di Eilat (Mar Rosso) e la scorsa notte altri due razzi sul Neghev occidentale. Le esplosioni non hanno provocato vittime.
L'attacco contro Eilat (indicata in un comunicato con il nome arabo originale di Um Rashrash) era stato rivendicato ieri a Gaza dalla milizia salafita 'Majlis Shura al-Mijahedin'. Questa aveva perorato una volta di piu' una 'jihad' (guerra santa) ad oltranza contro Israele. Poco dopo dalla Striscia sono partiti altri razzi verso Israele.
La reazione di Hamas e' stata di basso profilo, eppure energica. Fonti informate affermano che fra i miliziani salafiti sono stati compiuti diversi arresti. Nelle strade di Gaza e lungo le linee di demarcazione con Israele e' stata inoltre notata oggi una accentuata presenza di agenti di sicurezza e di membri del braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam.
La spinta in avanti dei salafiti e' fonte di preoccupazione per i responsabili alla sicurezza egiziani nel Sinai e anche per i dirigenti di Hamas: ancora a novembre questi ultimi hanno concordato una sospensione della ostilita' con Israele, in seguito alla Operazione Colonna di nuvola. Da un lato vi e' dunque la necessita' di mantenere la stabilita'; dall'altro pero' la preoccupazione di essere tacciati dagli integralisti islamici come ''collaborazionisti del nemico''.
Hamas preferisce allora agire nell'ombra. I salafiti arrestati nelle settimane scorse - denunciano i loro familiari e anche organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili - sarebbero trattati molto ruvidamente durante gli interrogatori.
I loro avvocati non possono contattarli. Di conseguenza, secondo i familiari, i reclusi avrebbero indetto uno sciopero della fame. La settimana scorsa donne salafite hanno cercato di protestare nel centro di Gaza, ma sono state disperse con la forza.
Circa i legami operativi fra i gruppi salafiti del Sinai e di Gaza i pareri discordano. I servizi israeliani ed egiziani sono persuasi che siano piuttosto stretti. Ma a Gaza Hamas afferma con insistenza che si tratta di realta' totalmente distinte.
Nel periodo dicembre-febbraio - afferma lo Shin Bet (sicurezza interna israeliana) - la linea di demarcazione con Gaza e' stata tranquilla. Ma a fine marzo, in concomitanza con la visita in Israele del presidente americano Barack Obama, sono stati sparati da Gaza 14 razzi. Poi si sono avuti lanci sporadici di colpi di mortaio ed ordigni deposti lungo i reticolati. Nella zona si e' creato un equilibrio precario, che potrebbe alterarsi all'improvviso se un ulteriore attacco palestinese provocasse malauguratamente vittime civili in Israele. (ANSAmed).

(ANSAmed, 19 aprile 2013)


Il Mossad cerca gli 007 in rete. "Servono agenti audaci e intelligenti"

Il Mossad, il servizio segreto israeliano, ha lanciato sul web una campagna alla ricerca di uomini e donne "audaci e intelligenti" per ampliare il suo parco di 007. L'iniziativa e' stata denominata "Con nemici come questi, abbiamo bisogno di amici" e si appella al desiderio di provare emozioni dei potenziali candidati. Si tratta di una sessantina di messaggi riguardanti incarichi diversi, ed e' possibile presentare candidature ad un massimo di tre offerte di lavoro.
"Sei hai valore, intelligenza e abilita' mentale puoi realizzare il sogno di compiere una missione nazionale e personale", si legge nell'annuncio del Mossad, che cerca persone con doti carismatiche di leadership e "capacita' di mobilitare e affascinare la gente" e che ricorda molto un'analoga campagna fatta nel 2007 sia dal governo italiano che dall'Mi6 britannico. "Per chi si considera un creativo, un amante delle sfide, per chi sogna avventure con grandi rischi all'estero e non ha problemi ad affrontare una vita dinamica e poco di routine", l'offerta dei servizi di intelligence "e' una opportunita' di pensare ad una ridefinizione professionale", si legge sui quotidiani locali.

(affaritaliani.it, 19 aprile 2013)


Preoccupazioni per i lavori di Hamas nell'antico porto di Anthedon

L'antico porto di Anthedon

GAZA, 19 apr - Destano preoccupazione nell'Unesco e fra alcuni esponenti della Striscia di Gaza lavori edili intrapresi nei giorni scorsi per conto del braccio armato di Hamas in un tratto di costa presso Gaza City dove si trovano i resti dello storico porto di Anthedon. Fonti locali riferiscono che in quella zona si vedono all'opera diversi bulldozer: cosa che fa temere per la sorte dei reperti archeologici che potrebbero trovarsi nelle viscere della terra.
Vecchio di tremila anni, Anthedon era all'epoca uno dei porti principali affacciati sul bacino orientale del Mediterraneo.
Nella zona di interesse archeologico si trovano mosaici e colonne dell'epoca romana e bizantina.
Secondo il sito web al-Monitor, il braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam, ha intrapreso lavori di sbancamento per costruire in quell'area una nuova installazione militare. Un dirigente del ministero del turismo di Hamas ha replicato che i lavori si svolgono in un'area ristretta e avranno breve durata. In ogni caso, ha assicurato, si avra' cura di non danneggiare reperti che potrebbero trovarsi ancora sotto terra.
Ma queste parole non sono state bastate a placare le apprensioni e alcuni attivisti hanno chiesto l'intervento del premier di Hamas Ismail Haniyeh e dell'Unesco affinche' nella zona dell'antico porto non siano fatti danni irreperabili.

(ANSAmed, 19 aprile 2013)


Biotech, asse Italia-Israele. I progetti entro il 2 maggio

Progetti congiunti ad alta tecnologia tra imprese israeliane e aziende, università e centri di ricerca italiani: c'è tempo fino al prossimo 2 maggio per accedere ai contributi messi a disposizioni dal Miur. Il ministero di Francesco Profumo finanzia idee innovative all'interno di dieci settori hi-tech: medicina, salute pubblica e organizzazione ospedaliera; biotecnologie; agricoltura e scienze dell'alimentazione; nuove fonti di energia, alternative al petrolio e sfruttamento delle risorse naturali; applicazioni dell'informatica nella formazione e nella ricerca scientifica; ambiente, trattamento delle acque; comunicazioni; innovazioni dei processi produttivi; spazio; tecnologie dell'informazione, comunicazioni di dati, software. I progetti approvati dalle Autorità italiane ed israeliane, e che risulteranno vincitori della gara, verranno finanziati da entrambe le Parti contraenti l'accordo. Per concorrere al bando il partner israeliano dovrà essere obbligatoriamente un soggetto industriale (impresa) che può essere assistito tecnologicamente e scientificamente da un soggetto non industriale (università, centro di ricerca). Il partner italiano potrà invece essere sia un'impresa sia un soggetto non industriale. Atenei e centri di ricerca dovranno però obbligatoriamente essere affiancati da un'impresa.

(Il Denato, 19 aprile 2013)


Ancora razzi da Gaza sul Neghev

Desta preoccupazione in Israele il lancio, avvenuto la scorsa notte da Gaza, di due razzi palestinesi che sono esplosi nel Neghev occidentale, senza peraltro provocare vittime. Si tratta del secondo attacco contro Israele in 48 ore, essendo giunto all'indomani del lancio di almeno due razzi Grad dal Sinai egiziano verso la localita' turistica di Eilat, sul mar Rosso.
Gia' ieri da Gaza un esponente della milizia salafita 'Majlis Shura al-Mijahedin', Abu al-Eina al-Ansari, aveva rivendicato la paternita' del proprio gruppo per l'attacco sferrato contro Eilat. Aveva aggiunto che i salafiti sono determinati a condurre contro Israele una 'jihad' (guerra santa) ad oltranza e aveva avvertito che essi non si sentono vincolati dalla sospensione delle ostilita' concordata nel novembre scorso al termine della operazione israeliana Colonna di Nuvola.
Poche ore dopo queste dichiarazioni da Gaza sono partiti i due razzi verso il Neghev israeliano. Per cui, affermano osservatori a Gaza, e' possibile che - anche se finora non si sono avute rivendicazioni precise - questo attacco sia stato pure opera dei salafiti.

(ANSA, 19 aprile 2013)


Settant’anni fa la rivolta del ghetto di Varsavia

Da ieri a Varsavia le celebrazioni per ricordare la rivolta del ghetto ebraico. Settanta anni fa, il 19 aprile 1943, un migliaio di ebrei della capitale polacca andarono incontro alla morte, combattendo a difesa della propria dignità contro i nazisti che avevano isolato con un muro i quartieri ebraici della città. La reazione tedesca in un mese causò la morte di oltre 56 mila persone, mentre i superstiti vennero deportati. Alle ore 10 in punto suoneranno le sirene e le campane, come predisposto dall'arcivescovo Kazimierz Nycz.
Sentiamo il giornalista polacco Marek Lehnert, intervistato da Giancarlo La Vella:

(Radio Vaticana, 19 aprile 2013)


“Non ci fingeremo affranti per una nazione che sta per scomparire”

Nell'estate del 1942 la "soluzione finale" degli ebrei voluta da Hitler era già in atto e le informazioni sullo sterminio in corso erano già ampiamente diffuse. A Varsavia era cominciata l'evacuazione del ghetto con il trasporto degli abitanti verso Trebllinka e altri campi di sterminio. La cosa era risaputa anche dai polacchi, e a conferma di questo si può citare un articolo pubblicato il 15 agosto 1942 su "Naród", periodico del Partito cristiano democratico del lavoro:
    «In questo momento, da dietro le mura del ghetto sentiamo i gemiti e le urla disumani degli ebrei che vengono assassinati. L'astuzia spietata [degli ebrei, ndr] sta cadendo vittima dello spietato potere brutale e nessuna Croce è visibile su questo campo di battaglia, visto che tali scene risalgono a epoche precristiane. Se la cosa continua, non passerà molto tempo prima che Varsavia dica addio al suo ultimo ebreo. Se fosse possibile organizzare un funerale sarebbe interessante vedere la reazione. La bara susciterebbe tristezza, pianto o forse gioia? [...] Per centinaia di anni un'entità aliena, malevola, ha abitato i settori settentrionali della nostra città. Malevola e aliena dal punto di vista dei nostri interessi, così come da quello della nostra psiche e dei nostri cuori. Quindi non assumiamo atteggiamenti falsi come prefiche professioniste ai funerali - siamo seri e sinceri [...]. Compatiamo il singolo ebreo, l'essere umano e, per quanto possibile, se dovesse smarrirsi o tentare di nascondersi gli tenderemo una mano amica. Dobbiamo condannare coloro che lo denunciano. E' nostro dovere esigere che quanti si permettono di sogghignare e schernire mostrino invece dignità e rispetto di fronte alla morte. Ma non ci fingeremo affranti per una nazione che sta per scomparire e che, dopotutto, non è mai stata vicina ai nostri cuori.»
"Per centinaia di anni un'entità aliena, malevola, ha abitato i settori settentrionali della nostra città", dice l'articolista polacco. Oggi invece altri parlano di un'entità sionista che occupa la loro terra palestinese, e anche in questo caso ne vedrebbero volentieri la scomparsa. Gli ebrei dunque possono essere tollerati, accolti e perfino ammirati come singoli esseri umani, ma la pretesa di costituire il popolo di una nazione che ha un suo posto preciso sulla terra continua ad essere rifiutata. Risuonano ancora una volta le parole del salmo 83:
    "Venite, distruggiamoli come nazione e il nome d'Israele non sia più ricordato!"


Asaf Avidan torna a Milano

Dopo il successo di "One Day/Reckoning Song", il cantante israeliano salirà sul palco dell'Alcatraz per presentare "Different Pulses"

di Francesca Fumagalli

MILANO - Ha scalato le classifiche mondiali con il brano "One Day/Reckoning Song" e la sua esibizione, gorgheggiante e ricca di emozione, come ospite d'onore della seconda serata dell'ultimo Festival di Sanremo ha lasciato tutti a bocca aperta. Asaf Avidan è un cantautore e musicista israeliano.
E' nato a Gerusalemme nel 1980 e nel 2006 ha debuttato nel mondo della musica con l'EP "Now That You're Leaving" con la formazione Asaf Avidan & the Mojos.
Dopo altri tre album insieme alla sua band, ha deciso di intraprendere una carriera solista e di esibirsi da solo. Nel 2012 ha pubblicato "Avidan in a Box", un album acustico che contiene alcuni vecchi brani e cover da lui rivisitate, e nel 2013 "Different Pulses".
Per presentare la sua ultima fatica in studio, questo straordinario artista israeliano è partito per un tour che martedì 23 aprile approderà anche all'Alcatraz.

(TicinOnline, 19 aprile 2013)


Italia-Israele - L’ambasciatore Gilon: supererete il periodo difficile

ROMA, 18 apr. - L'Italia sapra' superare gli attuali momenti "di particolare difficolta'": ne e' convinto l'ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon che, intervenendo al ricevimento per i 65 anni dell'indipendenza di Israele nelle ore in cui a Montecitorio si votata per il presidente della Repubblica, si e' detto certo che il Paese "sapra' affrontare al meglio anche questa nuova prova politica e sociale e tornera' presto a crescere e a prosperare". L'ambasciatore ha sottolineato che "una Italia forte e che conta e' importante non solo per gli italiani stessi, ma per l'Europa e per il mondo intero, anche per Israele che tiene molto alla sua amicizia". "L'Italia e' sempre stata ed e' ancora fonte di ispirazione per Israele e per molti altri Paese", ha osservato il diplomatico, augurando a Italia e Israele "buon proseguimento nella cooperazione reciproca tra Paesi fratelli, sulla via della prosperita' e del progresso". Al ricevimento a Villa Miani sono intervenuti tra gli altri il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro della Giustizia Paola Severino, mentre i presidenti di Senato e Camera Piero Grasso e Laura Boldrini sono stati bloccati a Montecitorio dalle votazioni per il Quirinale.

(AGI, 18 aprile 2013)


Hamas distrugge un patrimonio dell'umanità - l'UNESCO tace

di Alessia Di Consiglio

Oltre il danno la beffa: l'UNESCO è stato il primo organismo ONU a riconoscere la Palestina come stato membro nel 2011 e Hamas cosa fa? Distrugge le rovine del Porto di Antedone, patrimonio dell'umanità dichiarato tale proprio dall'UNESCO solo un anno fa. Lo scopo? Crearvi un campo di addestramento per le milizie che controllano Gaza.
Il Porto, costruito in epoca fenicia e in seguito utilizzato e ampliato da Romani e Bizantini, contiene attualmente numerosissimi resti di varie epoche, sia sott'acqua che in superficie, inclusi mosaici, le rovine di un tempio romano e moltissimi altri resti. La stratificazione di reperti appartenenti a diverse civiltà è una prova dell'evoluzione storica e politica della regione e dell'importanza geo-politica di quest'area come snodo di scambio tra Oriente e Occidente.
La questione è stata portata all'attenzione della Direttrice dell'UNESCO Irina Bukova da parte di una NGO svizzera: UN Watch e inviata per conoscenza anche a Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri.
L'UNESCO è attualmente riunito a Parigi, dove rimarrà fino al 26 Aprile per la sessione biennale dell'Organizzazione. Tra l'altro in tale sede verranno discussi ben 5 punti all'ordine del giorno, proposti proprio dalla Palestina in cui si critica l'operato israeliano. Punti che, secondo l'Ambasciatore americano David Killion sarebbero "altamente politicizzati" e progettati per "isolare Israele". L'estrema politicizzazione, si legge nella lettera, "ha persino portato la Russia a opporsi alla discussione di questi punti nella precedente sessione" lo scorso Ottobre.
E pensare che la decisione di approvare la Palestina come stato membro è stata giustificata sulla base della necessità di proteggerne il patrimonio culturale...

(LINKIESTA, 18 aprile 2013)


Elemosina tra sinagoghe e commercianti ebrei. Due condannati per riduzione in schiavitù

La coppia di aguzzini costringeva madre e figlio con problemi psichiatrici a chiedere soldi per strada basandosi sulla "Zedaqah", forma di sostegno ai bisognosi prevista nella Torah

di Giuseppe Scarpa

Dovevano elemosinare tra le sinagoghe e i commercianti di origine ebraica della capitale. A costringere madre e figlio, entrambi con problemi psichiatrici, i loro vicini di casa. Gli inquilini della porta accanto li controllavano in ogni spostamento. Nella casa delle due vittime non c'erano le serrature così i loro aguzzini potevano entrare quando volevano. In giro per Roma ad accattonare dovevano poi chiedere in prestito i telefonini per comunicare ai carnefici ogni singolo spostamento. Una triste vicenda che si è verificata nel 2011 e che ieri ha portato alla condanna dei due responsabili L. M. e M. L. a 10 anni di reclusione. Entrambi colpevoli, secondo la corte d'Assise, del reato di riduzione in schiavitù.
Erano a conoscenza della "Zedaqah" e ne avrebbero abusato. Una forma di carità, ha spiegato nella sua arringa l'avvocato di parte civile della Deputazione ebraica Cesare Gai. I due responsabili dello sfruttamento sapevano bene che nella cultura ebraica era presente una sorta di sostegno ai bisognosi previsto nella Torah. Ed è per questo, ha spiegato Gai, che gli aguzzini avrebbero indirizzato i due a chiedere spiccioli in quattro sinagoghe di Roma e nei negozi nel cuore della capitale gestiti da ebrei. Proprio un commerciante che aveva ceduto alle elemosine si era domandato come mai madre e figlio vivessero in quella condizione. Sapeva che i due erano aiutati dalla Deputazione ebraica di assistenza e servizio sociale. Ma da tempo non era più così. La coppia di aguzzini aveva convinto madre e figlio ad abbandonare la Deputazione. Sarebbero stati loro a prendersene cura. Una trappola. In poco tempo li soggiogarono. La casa delle vittime divenne la casa degli aguzzini, così come i loro conti correnti, pensioni e le loro stesse vite. Entrambi costretti vestiti di stracci ad elemosinare spiccioli tra i fratelli della comunità ebraica. I due pescecani, invece, si godevano il frutto dell'accattonaggio. Anzi se lo giocavano al Bingo.
"E' la prima volta - ha spiegato l'avvocato delle due vittime Valentina Scuderoni - che questo reato viene applicato nei confronti di coloro che sfruttano persone per l'accattonaggio".

(la Repubblica, 18 aprile 2013)


Il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano incontra il sindaco di Nazareth

Ramiz Jaraysi e Luis Durnwalder


L'autonomia dell'Alto Adige, la tutela delle minoranze e la convivenza tra gruppi linguistici, ma anche progetti nella cooperazione sociale e nella ricerca.
Fino a venerdì il presidente Luis Durnwalder è ospite in Israele per una serie di appuntamenti pubblici dedicati all'approfondimento dell'autonomia altoatesina e del modello adottato in provincia di Bolzano per la soluzione di conflitti etnici.
A Nazareth, prima tappa del viaggio, Durnwalder ha incontrato il sindaco Ramiz Jaraysi.
Su invito del primo cittadino e del New Israel Fund (NIF) il presidente Durnwalder ha illustrato il funzionamento dell'autonomia speciale e la convivenza tra gruppi linguistici.
Con il sindaco si è discusso anche di possibili forme di collaborazione in campo culturale, economico e della ricerca scientifica che Nazareth intende istituzionalizzare con l'Alto Adige.
La tutela delle minoranze sarà un tema approfondito a livello accademico attraverso il coordinamento dell'Eurac, mentre con il Nazareth Academic Institute si punta ad avviare progetti scientifici e nei settore dei beni culturali.
La collaborazione sul piano economico si dovrebbe invece concretizzare nel turismo e nello sviluppo di modelli di cooperative sociali e banche cooperative.
Nel suo intervento Durnwalder ha ricordato tra l'altro che, malgrado il suo successo, «il modello autonomistico altoatesino è solo uno degli esempi riusciti e non può essere adottato integralmente ovunque. Ma sono certo che offre spunti per contribuire a risolvere i problemi delle minoranze.»
Al termine dell'incontro Durnwalder ha visitato a Nazareth il «Tefen Industrial Park» e l'Academic Institute NAI.
Il programma fino a venerdì prosegue con la tappa di Haifa, dove il Presidente della Giunta provinciale terrà una relazione all'università sullo sviluppo dell'Alto Adige e la tutela delle minoranze, e infine nella capitale Gerusalemme con la partecipazione a una tavola rotonda al Truman Institute for the Advancement of Peace.
Previsti colloqui anche con parlamentari israeliani e autorità diplomatiche italiane. Della delegazione altoatesina in Israele fanno parte tra gli altri il presidente dell'Eurac Werner Stuflesser e Alberto Stenico di CIPMO Alto Adige (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente), Heiner Nicolussi Leck del Comitato tecnico provinciale cooperazione allo sviluppo e alcuni esponenti dell'imprenditoria altoatesina.

(l'Adigetto, 18 aprile 2013)


Oscurati due siti antisemiti: incitano alla discriminazione del popolo ebraico

La denuncia partita dalla Comunità di Merano. L'amministratore operava in Italia, il materiale sarebbe arrivato dalla Norvegia

BOLZANO - Oscurati due siti web con l'accusa di diffondere materiale antisemita: si tratta di holywar.org e di holywar.tv, i cui promotori dovranno rispondere della formazione di un'organizzazione allo scopo di incitare la discriminazione del popolo ebraico per motivi religiosi. La denuncia era partita dalla Comunità ebraica di Merano.
Nel corso dell'operazione della polizia postale di Bolzano sono state eseguite perquisizioni domiciliari a Roma, Velletri, nel Napoletano, nel Leccese ed a Ferrrara. Dalle indagini è risultato che l'amministratore del sito operava in Italia, mentre il materiale antisemita sarebbe stato fornito dalla Norvegia, con le cui autorità la Procura di Bolzano ha avviato una rogatoria internazionale per risalire ai responsabili.

(Il Gazzettino, 18 aprile 2013)


La sorte degli ebrei bulgari

Gabriele Nissim alla presentazione della mostra in Vaticano

Lunedì 22 aprile, ore 18.30
Sala Apollo - Palazzo del Vicariato
Stato del Vaticano

In occasione del 70esimo anniversario del salvataggio degli ebrei bulgari durante la Seconda guerra mondiale, il Ministero degli Affari Esteri della Bulgaria ha organizzato una serie di iniziative, che hanno avuto inizio il 6 marzo al Parlamento europeo di Bruxelles.
Le celebrazioni continuano con una mostra documentaria dal titolo 1943. La sorte degli ebrei bulgari: una scelta di grande rilevanza.
I documenti della mostra sono stati raccolti in collaborazione con il Museo di Yad Vashem e la Holocaust Martyrs and Heroes Remembrance Authority.
Gabriele Nissim, presidente di Gariwo e autore del libro L'uomo che fermò Hitler (Mondadori), interverrà alla presentazione dell'esposizione con un intervento sul tema Dimitar Peshev e il significato morale del salvataggio degli ebrei bulgari.

(Bulgaria-Italia, 18 aprile 2013)


Consorzio in cui è presente Edison ottiene licenze per esplorare giacimenti offshore israeliani

GERUSALEMME, 17 aprile - L'israeliana Ratio Oil Exploration ha annunciato oggi che il consorzio che guida, in cui è presente anche Edison, ha ottenuto le licenze per l'esplorazione di due giacimenti di gas naturale al largo della costa israeliana.
Le licenze per i siti Neta e Roi, concesse per tre anni dal Commissario israeliano per il petrolio, coprono un'area adiacente al gigantesco giacimento Leviatano.
Il quotidiano finanziario The Globes scrive sul suo sito che Roi e Neta hanno riserve per 3.000 miliardi di piedi cubici.
Ratio, che ha una quota del 70% nel consorzio, non ha voluto commentare su queste stime. Edison International, controllata da EDF, ha il 20% e sarà l'operatore del gruppo, mentre Israel Opportunity ha il restante 10%.

(Reuters, 17 aprile 2013)


Netanyahu ironizza sullo scandalo-gelati: sketch in tv

Ilpremier israeliano, ospite di un programma satirico, fa autoironia sullo scandalo che lo ha travolto lo scorso febbraio: "Sono orgoglioso di essere primo ministro di Israele per la terza volta, questo vuol dire meritarsi un gelato". Secondo il giornale economico "Calcalist" nella residenza del premier sarebbero stati consumati 14 kg di gelato in un anno per un costo, a carico dei contribuenti, di circa 2000 euro.

Video

(la Repubblica, 17 aprile 2013)


Gruppo salafita rivendica i due razzi su Eilat

GERUSALEMME, 17 apr. - Un gruppo salafita jihadista ha rivendicato il lancio stamane di due razzi contro Eilat, la localita' turistica israeliana affacciata sul Mar Rosso, dove tuttavia non si sono registrate vittime ne' danni. "I leoni dei Mujahedeen del Consiglio della Shura nei dintorni di Gerusalemme hanno colpito il bersaglio della citta' occupata di Eilat con due razzi Grad la mattina del 17 aprile e si sono ritirati in salvo", si legge nel comunicato postato sul sito del gruppo, che tuttavia non specifica da dove sono stati sparati i colpi. Secondo l'esercito israeliano il lancio e' avvenuto dalla penisola egiziana del Sinai. I razzi sono caduti in una zona desertica, senza fare vittime ne' danni. Il sistema missilistico di difesa Iron Dome ha seguito la traiettoria dei razzi ma non li ha abbattuti. L'aeroporto, che era stato immediatamente chiuso dalle autorita', e' stato riaperto poco dopo. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, da Londra ha avuto un colloquio con il ministro della Difesa Moshe Ya'alon e con il sindaco di Eilat, Meir Yitzhak Halevy che lo hanno aggiornato sulla situazione. Il lancio di missili di stamane e' destinato a riacutizzare le preoccupazioni israeliane per la mancanza di controllo delle autorita' egiziane sulla penisola del Sinai, dove si e' registrato un incremento delle attivita' di gruppi islamici dalla caduta del regime di Hosni Mubarak nel 2011.

(AGI, 17 aprile 2013)


Varsavia, un museo per i settant'anni dalla "Rivolta del ghetto"

L'insurrezione culmninò in uno sterminio, migliaia i morti

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VARSAVIA - Era il 19 aprile del 1943 quando un piccolo gruppo di ebrei, prigionieri nel ghetto di Varsavia iniziò a ribellarsi contro le violenze dei nazisti dando origine a quella che verrà ricordata come "la rivolta del ghetto di Varsavia". La ribellione durò un mese e fu soffocata nel sangue: in conseguenza dei combattimenti morirono migliaia di ebrei, i sopravvissuti furono deportati nei campi di sterminio. Settant'anni dopo, la Polonia commemora quell'evento inaugurando, in quello stesso posto, un museo dedicato agli ebrei di Polonia."Nel momento in cui tocchi il 'mezuzah' e ti baci la mano - spiega Barbara Kirshenblatt-Gimblett, curatore del nuovo museo - sei entrato in contatto con un mattone che è collegato a questo luogo sin da quando era il ghetto di Varsavia e dove ora apriamo questo museo dedicato a un migliaio di anni di vita ebraica, anche prima della guerra".Il Mezuzah, oggetto rituale ebraico, è un contenitore che racchiude una pergamena su cui sono stilati i passi della Torah. In questo caso è costituito da un vero mattone proveniente da uno degli edifici del ghetto."Sono molto orgoglioso di presiedere all'inaugurazione di questa struttura - dice il rabbino capo di Varsavia, Michael Schudrich - vedere qui questo mezuzah ci fa sentire davvero a casa".Il museo ha una superficie di 4mila metri quadri ed è diviso in 8 sale tematiche. Costato 50 milioni di euro, è stato realizzato grazie al contributo di donatori privati, fondazioni tedesche, governo polacco, della città di Varsavia e dell'Unione europea.

(TMNews, 17 aprile 2013)


Le insidie della cucina…

Sappiamo che attaccare Israele fa vendere. Serve a politici in ribasso, ad artisti che sul viale del tramonto incitano al boicottaggio dei prodotti israeliani, a guitti desiderosi di essere citati fra gli "ebrei buoni", serve a giornalisti mediocri, a filosofi che non filosofeggiano più. Ma che servisse anche a vendere un libro di cucina, questa è una scoperta!
Il Los Angeles Time riporta una entusiastica recensione del libro: The Gaza Kitchen: A Palestinian Culinary Journey, di Carol J. Williams. Insieme agli autori del ricettario, Laila Haddad e Maggie Schmitt, coglie l'occasione per sfornare (tanto per restare in tema) una serie di false accuse contro Israele....

(Bugie dalle gambe lunghe, 16 aprile 2013)


Da Yom HaZikkaron a Yom HaAzmaut

di Kfir Calo Livne - Kibbutz Sasa

Mai come oggi questa giornata mi aveva emozionato a tal punto. Quando indossavo l'uniforme di Tsahal, due anni fa, sentivo che in questi momenti si ricorda chi non c'è più ma si pensa anche a coloro che proteggono oggi Israele. Essere un soldato in questo giorno è un motivo di orgoglio. Ma un soldato in divisa potrebbe per un attimo dare a un genitore addolorato la sensazione di rivedere il proprio figlio perduto. Quel ragazzo potresti essere tu. Non si può rimanere indifferenti. Oggi, dopo il mio congedo non molto tempo fa, ero seduto a casa con la mia ragazza, guardavamo la cerimonia in televisione. Vedendo un primo piano sui volti dei cadetti (ragazzi del corso ufficiali) che facevano la guardia d'onore, un brivido mi ha percorso tutto il corpo, non perché sono gli ufficiali di domani ma perché non hanno idea di quanto hanno ancora da vedere, da fare, da scoprire della vita, del mondo, con i loro cari, con nuovi amici. Anche io, quando ero lì, esattamente come loro, come guardia d'onore, mi sentivo grande, consapevole. Ora mi sembrano bambini. Ho provato improvvisamente paura, che un domani sentirò il nome di uno di loro annunciato alla radio: la vittima numero 23.086 delle guerre, degli attentati. Ascolto le vedove, le madri, che hanno perso un figlio che non ha fatto in tempo a sposarsi. Ascolto i ragazzi e le ragazze che hanno perso un fratello. Ho pensato a questa tragedia che viviamo qui, dalla più tenera età: fin da bambini vediamo la guerra come un fatto compiuto su questo terra.
Una volta le madri pregavano che il loro bambino non fosse costretto in futuro a indossare una divisa. Io non sono ancora un padre, ma oggi sarebbe considerato ingenuo pensare che questo avvenga in Israele (scrivo con tristezza.) Chi ci crede più?
Ho pensato ad amici che ho incontrato quando ho viaggiato negli ultimi mesi in Sud America. Se qualcuno di loro fosse stato in Israele la sera di Yom HaZikkaron, se ci avesse visti seduti, tremanti davanti a un grande schermo, a cantare la disperazione e la speranza con migliaia di giovani e famiglie in piazza Safra a Gerusalemme, se ci avessero osservati mentre ascoltavamo assorti le canzoni tristi alla radio o mentre conversavamo sulla realtà di questo paese, avrebbero capito qualcosa su di noi, su ciò che significa essere un israeliano, o forse avrebbero pensato di capirlo. Poi, più tardi, la sera, quando le strade si sono riempite di famiglie e di bambini, il cielo si è illuminato dai fuochi d'artificio multicolori e si è festeggiato per l'intera notte quegli stessi amici avrebbero pensato: "Gli israeliani sono un Paese di pazzi". Ecco che cosa avrebbero pensato.
A noi israeliani è richiesto di contenere il tutto in un sol respiro: dolore e gioia, la morte dei figli e la nascita dell'indipendenza del Paese.
Non vorrei che da queste mie parole si leggesse disperazione. Voglio credere che un giorno ci sveglieremo e capiremo: noi e i nostri vicini. Vorrei che ci rendessimo conto. E spero che questo giorno arrivi presto perché questo dolore è insopportabile, ingiusto, contro qualsiasi logica. Io lo vivo un giorno all'anno, posso solo inviare sincere condoglianze a chi deve convivere con la mancanza dei propri cari tutti i giorni. Anche domani, quando tutti saranno di nuovo sereni e felici.
Non voglio scegliere una canzone, una frase, il discorso di qualcuno… Tutte le parole sono importanti oggi, le lascerò toccarmi ed entrare. E così domani mi ricorderò di tutti coloro che, morendo, ci hanno lasciato l'obbligo di rendere questo Paese migliore e degno.

(Notiziario Ucei, 17 aprile 2013)


Israele tra sport e fede

HaSharon Havatzelet
Gerusalemme si riposiziona e punta ad accogliere ogni tipo di turismo: religioso, sportivo, congressuale, con proposte per tutto l'anno. Per Ilanit Melchior, direttore turismo della Jerusalem Development Authority (JDA), «la sua vicinanza all'Italia la rende adatta anche ai city break, con pacchetti speciali realizzati dai t.o. con El Al, abbinabili a manifestazioni ed eventi».
Tra questi c'è la riapertura, entro fine aprile, della stazione ferroviaria in stile turco-ottomano attiva dal 1892 al 1998: la struttura è stata ristrutturata, nel rispetto dell'originale, e tutta l'area limitrofa è stata riqualificata. Il risultato è First Stop, un complessso di 7.000 mq con ristoranti, caffè e pub a tema, una galleria d'arte, un mercato ortofrutticolo e uno spazio per concerti da 2mila posti.
Fino al 5 ottobre il Museo di Israele ospita la mostra Erode il grande - L'ultimo viaggio di un re. Sul fronte musicale c'è, invece, il Festival di Israele: il grandioso evento in programma dal 23 maggio all'8 giugno coinvolgerà artisti di tutto il mondo, dal jazz al rock.
Nel fitto calendario delle manifestazioni sportive del 2013 c'e Jerusalem Formula 1, per la prima volta in tremila anni di storia nella Città Santa. Le auto gareggeranno il 13 e 14 giugno sul circuito lungo le mura della città vecchia, nell'ambito di The Peace Road Show, che prevede anche prove di SuperBike e MotoGP, con performance di campioni. «È un evento eccezionale che invita gli appassionati di sport di tutto il mondo, senza distinzione di religione, razza, nazionalità, a unirsi a noi», sottolinea in una nota il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat. Sempre a giugno, dal 5 al 18, Israele ospiterà anche il Campionato Europeo di Calcio Under 21.
«Nonostante la crisi abbiamo accolto nel 2012 circa 3,5 milioni di turisti con un +4% rispetto al 2011. Di questi l'80% ha visitato Gerusalemme», riferisce Tzvi Lotan, direttore dell'Ufficio israeliano del turismo. «Gli italiani - aggiunge - sono stati 170mila, con una crescita del 12%. Trend positivo confermato anche nei primi tre mesi di quest'anno. L'obiettivo è raggiungere entro il 2014 quota 200mila viaggiatori. L'Anno della Fede farà da traino con eventi e itinerari dedicati alla Madonna». Ma il viaggio più significativo è in programma dal 9 al 18 giugno: «Parteciperanno ebrei e cristiani, per celebrare i 50 anni del Concilio Vaticano II, i 65 dello Stato di Israele e la figura di Carlo Maria Martini».
Riapre, poi, dopo un restauro di tre anni, il Parco Nazionale di Avdat (Patrimonio UNESCO), sulla rotta delle spezie e dei Nabatei verso Eilat. Novità anche nel ricettivo con l'apertura di due nuovi boutique hotel: The West Ashod, 5 stelle nell'omonima località sul Mediterraneo, e il Bay Club, sulla scogliera di HaSharon Havatzelet, a nord di Netanya, con 27 camere e suite con vista sul mare. È stato invece completato l'Ein Gedi Hotel, sul Mar Morto, con ala premium e Spa.
Per i soggiorni in libertà è nato Tellavista.com, sito in 8 lingue che consente di prenotare appartamenti per le vacanze in Israele. Entro tre anni, infine, dovrebbe entrare in funzione anche un treno veloce da Gerusalemme per la vivacissima Tel Aviv.

(Agenzia di Viaggi, 17 aprile 2013)


Razzi esplodono a Eilat. Altri due cadono ad Aqaba

GERUSALEMME - Quattro razzi sono stati sparati dal Sinai verso Israele: uno è esploso in un cantiere di una casa a Eliat, un altro nella zona vicina la località turistica israeliana mentre altri due sarebbero caduti a Aqaba (in Giordania). Lo riferiscono fonti militari. Non ci sono notizie di vittime. E' stato chiuso e poi riaperto l'aeroporto di Eliat.

SOSPETTI SU AL QAIDA PER I RAZZI A EILAT - Sono stati probabilmente sparati da un gruppo filo al Qaida attivo nel Sinai i razzi esplosi oggi a Eilat. Questa la prima valutazione espressa alla radio militare da un alto ufficiale della riserva.
Negli istituti scolastici, gli allievi restano in zone protette. Ieri, ha detto ancora il sindaco alla radio militare, la città era affollata di turisti, in prevalenza israeliani, giunti per la Giornata dell'Indipendenza. Nel frattempo, ha aggiunto, la maggior parte e' già rientrati a casa.

RAZZI DIRETTI A ISRAELE CADONO NEI PRESSI DI AQABA - Almeno due razzi sparati probabilmente dal territorio egiziano in direzione di Israele hanno colpito stamani la Giordania nei pressi di Aqaba. Lo riferiscono fonti locali confermando quanto affermato dalla tv panaraba al Arabiya. Per ora non ci sono notizie di vittime o danni.

(ANSA, 17 aprile 2013)

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Torna la festa del Libro Ebraico

  
FERRARA - Giovedì alle 11.30 nella sala di giunta della residenza municipale si terrà la conferenza stampa di presentazione della 4a edizione della Festa del Libro Ebraico. La Fondazione Meis (Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah) con il supporto organizzativo di Ferrara Fiere Congressi e il patrocinio del Ministero per i beni e le attivita culturali (Mibac), della Regione Emilia -Romagna, della Provincia, del Comune di Ferrara, dell'Universita degli Studi di Ferrara, dell'Unione delle Comunita Ebraiche Italiane e della Comunita Ebraica di Ferrara, ha già diramato il programma di questa 4a edizione.
Dal 24 al 28 aprile Ferrara ospita le molte iniziative in programma: dibattiti, presentazioni letterarie, convegni, tavole rotonde, concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, laboratori di cultura ebraica per ragazzi, la 3a Notte Bianca ebraica d'Italia e la 2a edizione del premio di cultura ebraica Pardes. Molteplici i fili conduttori di questa edizione: la narrazione di alcuni degli snodi più importanti della storia degli ebrei in Italia tra XVI e XX secolo attraverso l'esposizione di una selezione della collezione di Gianfranco Moscati; storie e racconti della Ferrara ebraica; il contributo della cultura ebraica alla formazione di tango e jazz; itinerari storico-culturali alla scoperta della figura di Immanuel Chay Ricchi. Ecco alcuni dei principali appuntamenti.
La festa inizia mercoledì 24 alle 17 nella sede della Fondazione Meis col saluto delle autorità e l'inaugurazione della mostra "La Collezione di Gianfranco Moscati": storia e storie degli ebrei italiani narrate da oggetti di arte cerimoniale, documenti rari e libri preziosi, a cura di Serena di Nepi (Università La Sapienza Roma e Fondazione Meis). A seguire, al Chiostro di San Paolo, inaugurazione della grande libreria che rimarrà aperta al pubblico per l'intera durata della festa e in cui si potranno trovare testi di autori ebrei o di temi ebraici, e aperitivo di ispirazione ebraico-ferrarese. La serata inizia alle 21 alla Sala Boldini con la proiezione del film del 1927 "Il cantante di jazz" di Alan Crosland, opera che segna la nascita del cinema sonoro; alle 21.30 al Chiostro di San Paolo Matteo Provasi e Monica Pavani raccontano la Ferrara ebraica e i legami tra la città e Giorgio Bassani. Si chiude sulle note del tango argentino con l'orchestra Este Tango.
Numerosi gli eventi in programma giovedì, giornata che in Italia commemora la liberazione dal nazifascismo. Al Chiostro di San Paolo presentazione dell'annullo filatelico della festa. Al cortile d'onore del Castello alle 15 Paolo Mieli (giornalista e presidente Rcs Libri), introdotto da Riccardo Calimani (presidente Fondazione Meis), propone una lectio magistralis sugli scrittori ebrei. Al Chiostro di San Paolo alle 17 Furio Biagini (Universita del Salento) e il maestro Hugo Aisemberg (direttore artistico Centro Astor Piazzola) illustrano il contributo della cultura ebraica alla formazione del tango. A seguire aperi-tango col maestro Jorge Valendel. Alle 21 al Ridotto del Comunale recital di musica ebraica e tango argentino "El Tango".
Venerdì il Conservatorio Frescobaldi ospita il laboratorio di musica ebraica e jazz a cura di Enrico Fink. Alle 10 al Chiostro di San Paolo studiosi e docenti animano l'incontro "Storie Condivise. Ebrei e cristiani tra eresia, libri proibiti e stregoneria". La giornata si conclude con la funzione religiosa di Kabbalat Shabbat alla Sinagoga di via Mazzini.
Sabato sera prende il via la Notte Bianca ebraica, con l'assegnazione del premio di cultura Ebraica Pardes. Alle 22.30 nel giardino della Fondazione spettacolo teatrale con la regia di Natasha Czertok.
Domenica la festa coinvolge anche Cento, con la giornata dedicata alla scoperta di Immanuel Chay Ricchi, un cabalista itinerante nell'Italia del '700. In città, alle 15 al Castello incontro sul tema "La partecipazione degli ebrei alla Resistenza", moderato dalla giornalista Carmen Lasorella. Alle 21 in Castello a Ferrara Monica Pavani e Marco Sgarbi raccontano le vicende della notte del ?'43. La festa si chiude alle 22 al Chiostro di San Paolo con i ritmi del Jewish Italian Jazz Ensemble, prima di dare spazio al tango di TangoTe.
Inoltre, durante la festa previsti laboratori per ragazzi da 8 a 13 anni, itinerari nella Ferrara ebraica e raffinati concerti.

(la Nuova Ferrara, 17 aprile 2013)


65 di questi anni… Tanti auguri Israele

di Vito Kahlun

Conosco un magnifico sessantacinquenne che proprio oggi compie gli anni. Molti lo giudicano senza conoscerlo. Altri ce l'hanno con lui a prescindere e lo vogliono vedere morto. Io, che di lui so qualcosa, vorrei dirvi perché gli voglio così bene.
Nonostante tutto quello che gli è accaduto, nonostante quelli più vicini a lui abbiano provato a cacciarlo con forza dalla casa che gli era stata promessa, lui resiste. E più provavano a farlo fuori, e più lui - insieme a fratelli, cugini, nipoti e figli, - anziché gridare vendetta, canta: "La nostra speranza non andrà persa".
Che vita la sua! Non appena nato hanno provato a farlo fuori. Senza esitazione. Per fortuna non ci sono riusciti. Così come non riuscirono ad annientare, qualche anno prima, tutta la sua discendenza. La casa che gli era stata promessa in eredità, per quanto piccola come un monolocale in un mondo di tenute immense, era oggetto di una lotta che proseguiva da millenni. Quella casa, quando ne riprese possesso lui, era praticamente disabitata. Ma ai vicini non interessava: quel monolocale lo volevano loro. Per quanto immense fossero le loro tenute si erano incaponiti: quella terra poteva appartenere a tutti tranne che a colui cui era stata promessa.
Nel corso dei millenni qualcuno riuscì nell'esproprio violento di quella piccola abitazione. Ciò nonostante, gli antenati del nostro sessantacinquenne, continuarono a ripetere ogni anno (per oltre 2000 anni) la stessa frase: "l'anno prossimo a casa". La storia remava contro di loro, ma questo non faceva altro che rafforzare la loro speranza. La cosa più curiosa è che quella Terra era oggetto di dispute solo quando abitata dagli antenati del nostro 65enne. Come se appropriarsi di quella terra permettesse di acquisire una speranza che nessuno possedeva. Una speranza che faceva paura a chi di paura alimentava i suoi Popoli.
Nel 1948 quella speranza diede vita al nostro sessantacinquenne nella casa per cui i suoi antenati pregavano ogni anno. E oggi, nonostante tutto l'odio subito e tutte le avversità affrontate, la speranza continua ad essere ciò che più muove il cuore di questo sessantacinquenne. Casa sua, per quanto piccola, è sempre aperta allo straniero e al diverso.
Per questo, oggi, voglio fare gli auguri più sinceri a chi ha saputo costruire su promesse e speranze qualcosa di magnifico. Tanti auguri, Israele.

(LINKIESTA, 16 aprile 2013)


Angela Merkel riceve un premio dalla Conferenza dei Rabbini Europei

La cancelliera Angela Merkel è stata insignita del premio Lord Immanuel Jakobovits, riconosciuto dalla Conferenza dei Rabbini Europei.
In questo modo i fondatori del premio rendono merito al sostegno fornito dalla Merkel alla comunità ebraica in Germania, e anche alla feroce condanna dell'antisemitismo in Europa, si legge nel comunicato stampa dell'organizzazione.
Il premio Immanuel Jakobovits è stato istituito nel 2012 in nome dell'ex presidente della Conferenza dei Rabbini Europei e Rabbino della United Hebrew Congregations of the Commonwealth.
Il primo vincitore è stato Jerzy Buzek, politico polacco, ex presidente del Parlamento Europeo.

(La Voce della Russia, 16 aprile 2013)


Peres a novant'anni "danza col futuro"

GERUSALEMME - A quasi 90 anni Shimon Peres, capo di uno Stato fra i più a rischio di conflitto al mondo, sprizza ottimismo da tutti i pori e guarda al futuro con radioso ottimismo. Il mese prossimo pubblicherà un libro, "Danzare col futuro", scritto a quattro mani con Jacques Attali, un ex consigliere di Francois Mitterrand. Nell'aria, scrive, si avverte una rivoluzione globale che renderà obsoleto il modello dello Stato nazionale.
   Uno dei precursori di questo epocale sommovimento è Mark Zuckenberg, il fondatore di Facebook. «A 28 anni, senza aver letto una sola riga di Karl Marx, ha compiuto la più grande rivoluzione sociale dall'epoca di Lenin, senza uccidere nessuno...». Nelle interviste rilasciate in occasione della Giornata dell'Indipendenza di Israele, Peres si lancia con entusiasmo nella descrizione del suo "Mondo Nuovo", caratterizzato da società multinazionali che avranno sconfitto il razzismo e le rivalità nazionali , che si baseranno sul potenziamento dell'individuo, sulle innovazioni tecnologiche e scientifiche.
   Dalla residenza ufficiale di Gerusalemme, a due passi dai Luoghi sacri e dal Deserto della Giudea, Peres assume le vesti quasi di un profeta quando stabilisce che la nuova frontiera da esplorare è adesso il cervello. «È lo strumento più stupefacente della natura. Questa piccola scatola contiene 360 mila metri di nodi e 20 miliardi di neuroni, grandi un centesimo di un capello. Se comprenderemo come funziona potremo scegliere fra felicità e mestizia, fra moderazione ed estremismo... Il prossimo decennio sarà il decennio della ricerca del cervello, sarà il più rivoluzionario nella storia dell'uomo».
   Nei giorni scorsi, Peres ha visto un esperimento in cui, mediante impulsi cerebrali, sono state mosse dita artificiali di una protesi: «Stupefacente! Strabiliante!». La prova concreta della fondatezza delle sue tesi è appunto lo Stato di Israele. «All'inizio, non avevamo nulla: una terra avara, deludente. Paludi mefitiche al nord, deserto al sud. Due laghi, di cui uno morto e l'altro problematico. Un fiume, il Giordano, molto celebre ma con pochissima acqua. Niente risorse... E noi avremmo avuto un giorno la migliore agricoltura al mondo, contro natura?». Impossibile, sulla carta. Eppure è accaduto: «Questa è una terra plasmata da uomini». Ma l'importante, dice il Presidente-Profeta ai connazionali, non è essere mai compiaciuti di se stessi, cercare sempre di migliorarsi. «Vorrei che fossimo antichi come i Dieci Comandamenti, e proiettati verso il futuro come la ricerca del cervello».

(Il Secolo XIX, 16 aprile 2013)


Israele: il paese festeggia il 65o anniversario dell'indipendenza

Ieri sera a Gerusalemme, oggi parata area a Tel Aviv

TEL AVIV, 16 apr - Una parata aerea nel cielo ha attirato oggi migliaia di persone sulle spiagge di Tel Aviv: la tradizionale manifestazione ha segnato in citta' le cerimonie in corso per il 65/o anniversario della nascita dello stato di Israele ('Yom Hatzmaut') che si concluderanno stasera.
La festa - come per tutte quelle ebraiche - e' cominciata ieri sera al tramonto a Gerusalemme, dove sul Monte Herzl - sacrario della nazione - sono state accese le tradizionali torce alla presenza del presidente della Knesset (Parlamento) Yuli Edelstein e ad altri membri della camera. Le manifestazioni per la festa - molto sentita in Israele - sono state tenute in tutto il paese.
A Tel Aviv ieri sera grande concerto nella piazza centrale dedicata a Yitzkah Rabin, poi balli e fuochi d'artificio fino a questa mattina. Le strade principali sono state invase da una festa di popolo fino alle prime luci dell'alba. Ovunque bandiere nazionali appese alle finestre, auto ricoperte con i colori (bianco e blu) nazionali. In occasione di 'Yom Hatzmaut' sono aperti tutti i musei, le basi militari, i parchi e cosi' via.

(ANSAmed, 16 aprile 2013)


Il tuttologo ha colpito ancora

Il sito Informazione Corretta riporta oggi una domanda fatta da un lettore del Corriere della Sera a Sergio Romano, con il titolo "Sionisti cristiani e Israele. Le ragioni di un'amicizia". La redazione del sito pubblica la risposta di Romano e dichiara di condividerla "al 100%". Riportiamo anche noi domanda e risposta, aggiungendo alla fine un nostro commento.

DOMANDA
Ho letto che lo Stato di Israele si è giovato del sionismo cristiano, che è una credenza diffusa tra alcune frange del protestantesimo anglosassone. Per i sionisti cristiani il ritorno degli ebrei nella Terra Santa e la fondazione dello stato di Israele nel 1948 sono il compimento delle profezie bibliche, alle quali danno maggior credito di quanto ne diano al Nuovo testamento. La tesi che ho esposto è credibile?
Antonio Fadda

RISPOSTA
Caro Fadda,
Martin Lutero scrisse nel 1543 un feroce libello contro gli ebrei (Degli ebrei e delle loro menzogne) che fu più volte ristampato durante il Terzo Reich. Ma nella grande famiglia dei cristiani riformati esistono sette e correnti che estendono agli ebrei la venerazione e il rispetto con cui viene letto l'Antico Testamento. L'Olanda calvinista accolse generosamente gli ebrei cacciati dalla penisola iberica, fra cui un giovane portoghese, Baruch Spinoza, che sarebbe divenuto uno dei maggiori filosofi europei. Oliver Cromwell, anti-cattolico Lord Protettore d'Inghilterra, revocò nel 1657 il decreto con cui Edoardo I aveva espulso gli ebrei dal suo regno nel 1290. Esiste un risvolto religioso persino nella storia della Dichiarazione di Balfour con cui il governo britannico, il 2 novembre 1917, promise agli ebrei una «home» (casa, focolare) in Palestina. Per meglio combattere la Germania in Europa e la Turchia Ottomana in Medio Oriente, la Gran Bretagna sperava di conquistare con questo gesto il sostegno delle comunità ebraiche, soprattutto negli Stati Uniti. Ma accanto alla motivazione strettamente politica vi era la forte simpatia religiosa per la causa sionista degli ambienti cristiano-liberali «non conformisti», vale a dire estranei alla Chiesa anglicana e spesso vittime in passato delle sue persecuzioni. Nel 1917 il Primo ministro era David Lloyd George, non conformista, gallese e, quindi, cittadino di una piccola patria che non intendeva rinunciare alla sua identità. Altri membri del suo governo avevano lo stesso retroterra religioso. In un libro sulla Gran Bretagna e la nascita dello Stato d'Israele (Il Dio in armi, Corbaccio 2006), Jill Hamilton scrive che «dei dieci uomini a cui toccò in fasi diverse di essere membri del Gabinetto di guerra di Lloyd George, sette erano stati allevati in famiglie di nonconformisti e uno, sebbene fedele della Chiesa d'Inghilterra, vi era approdato da una famiglia con una forte propensione evangelica». Cristiano-sionista fu anche, per certi aspetti, Harry Truman, presidente degli Stati Uniti dopo la morte di Franklin D. Roosevelt. Riconobbe immediatamente Israele e ricevette in dono da Chaim Weizmann, presidente dello Stato ebraico, un rotolo della Torah. Oggi i cristiano-sionisti sono particolarmente forti negli Stati Uniti dove molti evangelici (complessivamente circa 70 milioni) credono nella seconda venuta del Cristo, annunciata da Giovanni nell'Apocalisse, e sono convinti che avverrà soltanto quando gli ebrei avranno ripreso possesso della Terra promessa. Gli evangelici credono altresì che gli ebrei dovranno allora convertirsi al cristianesimo o soffrire eternamente le pene dell'inferno. Ma negli amichevoli incontri fra i cristiano-sionisti e la lobby filo-israeliana degli Stati Uniti questo particolare viene generalmente omesso.
Sergio Romano



COMMENTO
Contrariamente al solito, questa risposta di Sergio Romano ha trovato il pieno consenso della redazione di Informazione Corretta. In realtà, si tratta di una risposta scritta nel consueto stile "sergioromaniano", cioè abborracciata, semplicistica, tendenziosa e sostanzialmente falsa. Ma trattandosi di un tema religioso, che a molti non interessa o dà fastidio, la cosa può non essere avvertita.
Come sempre, Romano mette insieme in modo sbrigativo e scollegato alcuni fatti storici raccolti qua e là, che non c'entrano direttamente con la domanda posta dal lettore ma dovrebbero servire a dare lustro scientifico alla risposta. E conclude con una delle consuete banalità che si sentono dire oggi sugli evangelici americani favorevoli al sionismo. E' il solito Sergio Romano, anche in questo caso intimamente antisionista, ma con la possibilità di esprimerlo in modo più velato, perché questa volta l'oggetto dell'attenzione non è Israele. ma i cristiani.
La domanda del lettore era: "Per i sionisti cristiani il ritorno degli ebrei nella Terra Santa e la fondazione dello stato di Israele nel 1948 sono il compimento delle profezie bibliche, alle quali danno maggior credito di quanto ne diano al Nuovo testamento. La tesi che ho esposto è credibile?"
La risposta poteva essere: sì, per la prima parte, no, per la seconda. Punto. Poteva poi dire, se ne ha competenza, quali sono nello specifico le profezie bibliche in cui gli evangelici credono. E aggiungere, se ne ha esperienza, che non è vero che i cristiani sionisti credono più alle profezie bibliche che al Nuovo Testamento. Sergio Romano invece ha voluto ricamarci sopra, senza risparmiarsi il gusto di riportare una spiegazione popolare di grande effetto:
"Gli evangelici credono altresì che gli ebrei dovranno allora convertirsi al cristianesimo o soffrire eternamente le pene dell'inferno."
Queste mezze verità popolari, confezionate in modo superficiale e semplicistico, ma che vorrebbero presentarsi come frutto di una solida preparazione accademica, costituiscono la costante di stile di Sergio Romano. Ma in questo caso il discorso a qualcuno è sembrato convincente.
I cristiani evangelici sionisti non nascondono la loro posizione e le loro convinzioni bibliche di fondo, come insinua maliziosamente en passant il nostro tuttologo: ci sono articoli e libri in abbondanza a disposizione di chi vuole davvero conoscere qual è la loro posizione, senza doversi rivolgere a qualcuno da cui ci si aspetta di ricevere la risposta che si vuole ricevere. Chi si accontenta di risposte come quella data da Sergio Romano può benissimo fermarsi lì. Ma tenga presente che è di mezze verità come queste che si alimentano le dicerie contro gli ebrei e contro Israele.
Un'ultima cosa. Che all'inferno ci andranno anche degli ebrei è fuor di dubbio, ma certamente non saranno in maggioranza. Molti, molti di più saranno quelli che si dicono cristiani. E per smentire chi dice che gli evangelici sionisti credono meno al Nuovo Testamento che alle "profezie bibliche", chiuderemo con una parola profetica contenuta nell'Apocalisse di Giovanni:
    «Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine. Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto all'albero della vita e per entrare per le porte della città! Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna. Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino». (Apocalisse 22:12-16)
Marcello Cicchese

(Notizie su Israele, 16 aprile 2013)


Attentati terroristici a eventi sportivi: tutto cominciò a Monaco

Nel 1972 il massacro di atleti israeliani alle Olimpiadi nella città bavarese. Prima di Boston, nel 2010 colpita la Coppa d'Africa

PARIGI, 16 apr. - Il duplice attentato sferrato ieri alla maratona di Boston, che ha provocato tre morti e più di cento feriti, non è il primo attacco compiuto in occasione dello svolgimento di eventi sportivi.
1972: Giochi olimpici di Monaco di Baviera Membri del Settembre nero, gruppo estremista palestinese, il 5 settembre fanno irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico, uccidendo subito due atleti e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. In cambio chiedono la liberazione di 232 palestinesi detenuti in Israele. Durante il blitz della polizia tedesca, gli altri nove ostaggi restano uccisi, insieme a cinque estremisti e ad un poliziotto.
1996: Giochi olimpici di Atlanta Eric Robert Rudolph fa esplodere un congegno artigianale nel Centennial Olympic Park durante un concerto a margine dei Giochi la sera del 27 luglio. Una donna muore, colpita alla testa da uno dei chiodi contenuti nell'ordigno, altre cento persone restano ferite. Rudolph successivamente afferma di aver voluto protestare contro l'aborto. L'uomo era sospettato di altri tre attentati dinamitardi compiuti ad Atlanta contro una discoteca frequentata da omosessuali, un complesso di uffici e una clinica.
2006: Iraq Dalla caduta di Saddam Hussein, atleti e responsabili sportivi sono diventati bersagli di rapimenti e omicidi. A maggio 15 componenti della nazionale irachena di Taekwondo vengono rapiti vicino Fallujah mentre rientrano dalla Giordania e da allora non sono stati mai più ritrovati. Nello stesso anno l'allenatore della squadra nazionale di tennis viene ucciso a colpi d'arma da fuoco da un gruppo di uomini armati insieme a due giocatori. Stessa sorte subisce nel 2009 a Mosul l'allenatore della squadra nazionale di karate.
2008: Maratona in Sri Lanka Un attentato suicida messo a segno da un membro presunto dei ribelli indipendentisti delle Tigri di liberazione dell'Elaam Tamil provoca tredici morti, fra cui un ministro, e più di cento feriti alla partenza della maratona di Colombo il 9 aprile.
2009: La squadra dello Sri Lanka di cricket in Pakistan Une decina di persone attaccano con una granata e a colpi di mitragliatrici il convoglio della squadra nazionale di cricket prima di un match contro il Pakistan a Lahore. Nella sparatoria che segue con le forze dell'ordine muoiono otto persone, fra cui sei guardie e due civili. Sei giocatori restano feriti.
2010: La squadra del Togo, Coppa d'Africa di calcio Due ufficiali della delegazione del Togo e il loro autista angolano restano uccisi in Angola in un attacco armato sferrato al pullman su cui viaggiavano nell'enclave di Cabinda l'8 gennaio. La squadra era diretta a Luanda per partecipare alla Coppa d'Africa. Due giocatori rimangono gravemente feriti. L'attacco viene rivendicato dai separatisti del Fronte di liberazione dell'enclave di Cabinda

(TMNews, 16 aprile 2013)


Polonia, a 70 anni da rivolta del ghetto un nuovo museo a Varsavia

Un istituto dedicato alla cultura ebraica. L'insurrezione durò quattro settimane e finì in sterminio

VARSAVIA, 16 apr. - Varsavia celebra quest'anno il 70esimo anniversario dell'insurrezione del ghetto contro i nazisti con l'inaugurazione di un museo dedicato agli ebrei di Polonia. Un'iniziativa che vuole riportare in primo piano una eredità culturale millenaria, offuscata dagli orrori dell'Olocausto. L'edificio che verrà aperto ufficialmente venerdì è una struttura in vetro, costruita sul luogo dove c'era il ghetto di Varsavia e dove nel 1943 un piccolissimo esercito di ebrei - un centinaio in tutto - si ribellò contro l'occupazione nazista. Di fronte, il Monumento agli Eroi, dove nel 1970 il cancelliere tedesco Willy Brandt si inginocchiò per chiedere perdono per le violenze inflitte dal regime nazista durante la guerra.
"Il monumento è un sito dove puoi recarti per ricordare coloro che sono morti - commenta oggi il curatore del nuovo museo, Barbara Kirshenblatt-Gimblett - e quando entriamo nel museo, possiamo onorarli, ricordando come vissero".
"Per secoli, la Polonia ospitò la più grande comunità della diaspora ebraica in tutto il mondo", sottolinea il direttore del museo, Andrzej Cudak. Una leggenda ebraica racconta che un gruppo di ebrei in fuga udì una voce divina dire: "Po lin", ovvero "Resta qui", e da queste due parole nacque il nome Polonia.
Il ghetto di Varsavia, istituito dai nazisti nel 1940, un anno dopo l'invasione della Polonia, fu progressivamente spopolato con una campagna di deportazioni verso i campi di sterminio. I "trasferimenti" forzati furono bloccati all'inizio del 1943 dalle prime reazioni armate, a cui i nazisti reagirono con un piano di annientamento da far scattare il 19 aprile, alla vigilia del compleanno di Hitler. La risposta con le armi dei combattenti del ghetto costrinse i nazisti a una vera e propria battaglia che durò quattro settimane. E che terminò con uno spietato rastrellamento, con l'incendio del ghetto, la morte di oltre 55mila ebrei e la deportazione degli altri.
Il nuovo museo, che vuole ricordare la cultura ebraica anche e soprattutto "prima" del ghetto, ha una superficie di 4mila metri quadri ed è diviso in otto sale tematiche. E' stato realizzato su progetto degli architetti finlandesi Rainer Mahlamaeki e Ilmar Lahdelma, scelto tra oltre 100 candidati. Sponsorizzato da donatori privati, da fondazioni tedesche, dal governo polacco dalla città di Varsavia e dall'Ue, il progetto è costato 50 milioni di euro.
La facciata in vetro del nuovo museo è come divisa in due da una "frattura", esattamente davanti al monumento agli eroi del ghetto. "E' un riferimento ai mille anni di presenza degli ebrei in Polonia, una presenza rotta dall'Olocausto", spiega Mahlamaeki.
I nazisti annientarono il 90% dei 3,3 milioni di ebrei che componevano la comunità ebraica ante-guerra in Polonia. In più, rasero al suolo Varsavia, in una furia distruttiva con cui i curatori del museo hanno dovuto fare i conti anche in termini di reperti da esporre. "Se cominci dalle macerie, non cominci da un edificio storico e non cominci da un'enorme collezione", riassume Kirshenblatt-Gimblett said. Del primo periodo di presenza ebraica in Polonia restano oggi una selezione di lapidi funerarie, una collezione di monete e poco di più. Così il museo ha fatto ampio ricorso al multimedia e anche alle riproduzioni, come quella di una sinagoga del 18esimo, una copia del luogo di culto ebraico della cittadina di Gwozdziec: parte della memoria che il nuovo museo di Varsavia vuole ricostruire, più che mettere in mostra.

(TMNews, 16 aprile 2013)


Sondaggio choc nelle scuole polacche. Il 40% non vuole compagni ebrei

Alla vigilia del settantesimo anniversario dell'insurrezione del ghetto di Varsavia torna il fantasma dell'antisemitismo. Le autorità: «Intervenire sui progetti educativi»

VARSAVIA - Il 40,1% dei giovani che abitano a Varsavia non vorrebbe avere compagni di classe ebrei, rileva un sondaggio alla vigilia del settantesimo anniversario dell'insurrezione del ghetto. Un risultato che allarma le autorità, che si ripromettono di fare qualcosa di concreto per «correggere» la percezione deviata da secoli di diffidenza, che oggi riemerge sotto forma di discriminazione culturale.
E accade proprio nella città dove nel 1943 la battaglia per la sopravvivenza della comunità ebraica si saldò a quella per la libertà del Paese con la rivolta del ghetto, soffocata con un enorme massacro e una raffica di deportazioni. Secondo il sondaggio realizzato dall'istituto Homo Homini presso 20 scuole superiori di Varsavia, il 60% non vorrebbe un partner ebreo e il 44,1% non ama l'idea di un vicino di casa ebreo. «I risultati di questi sondaggi ci aiuteranno a preparare sondaggi sociali ed educativi», dice Joanna Korzeniewska, esponente della comunità ebraica della capitale polacca, al quotidiano Gazeta Wyborcza, che ha pubblicato i risultati dell'indagine.
«Purtroppo, siamo di fronte a percentuali molto alte. A confronto con gli studi nazionali di questo tipo, Varsavia si presenta molto male», è il commento di Michal Bilewicz, ricercatore presso il centro di studi sulla discriminazione dell'Università di Varsavia. Secondo il 54,6% dei giovani consultati, l'aiuto dei polacchi agli ebrei durante l'Olocausto fu «sufficiente». Solo il 4,9% è di opinione contraria, mentre l'11,2% pensa che sia stato «eccessivo».

(La Stampa, 16 aprile 2013)


Homelidays.it: Tel Aviv, loft creativi per una vacanza all'insegna dello stile

HaYarkon Park - Tel Aviv

Sempre attiva, 24 ore su 24, Tel Aviv è la città che meglio incarna lo spirito di rinnovamento di Israele. Metropoli cosmopolita dove tradizione e modernità viaggiano straordinariamente a braccetto, "la bolla" - così soprannominata per la sua radicale diversità socio-culturale rispetto alle altre città dello stato come, ad esempio, Gerusalemme - vanta una ricchezza di eventi artistici e culturali, festival e un'instancabile vita notturna che insieme contribuiscono a renderla una delle mete più apprezzate dai giovani di tutto il mondo. Manifesto di questo stile è il film "The Bubble" diretto da Eytan Fox, un ritratto della vita intorno a Shenkin Street, il quartiere bohémien di Tel Aviv. Inserita nel 2003 nella lista delle 56 città storiche del mondo poste sotto la tutela dell'UNESCO, la metropoli israeliana deve il suo fascino, prima di tutto, all'architettura Bauhaus che, tra gli anni '20 e '40 del scorso, contribuì a costruire la sua immagine di modernità, trasformandola nel più grande museo a cielo aperto del mondo di questo rinomato stile. I migliori esempi si possono ammirare nella nota "Città Bianca", quartiere residenziale collocato nel cuore della città stessa.
Tra l'architettura contemporanea e le vie dei tempi antichi, Homelidays.it propone un variegato ventaglio di soluzioni per soggiornare nella città israeliana, sperimentando in prima persona il suo stile di vita che profuma di creatività. Sono oltre 100 gli annunci presenti sul sito, abbastanza per soddisfare qualsiasi esigenza degli utenti che desiderano trascorrere una vacanza nella città più popolosa d'Israele. La primavera è uno dei momenti migliori per visitare Tel Aviv, che in questo periodo gode di un clima particolarmente favorevole per il turismo, con temperature non eccessivamente elevate che consentono di godersi appieno la vacanza in terra israeliana. Qui la mattina comincia col piede giusto con una colazione al Porto, uno dei luoghi più belli e vitali, e con una lunga passeggiata ad HaYarkon Park, il cuore verde della città. Il divertimento inizia di giorno in spiaggia con una partita di "matkot" - quello che in molti definiscono "lo sport nazionale" - e una bella nuotata nel mare baciato dal sole, per proseguire di notte in uno dei tanti locali notturni dove si alternano i migliori dj nazionali e internazionali.
Naturalmente Tel Aviv ha molto da offrire anche agli shopaholic, che in Gan HaHashmall possono trovare le boutique degli stilisti più all'avanguardia, lontani dagli standard della moda mainstream, e con capi dai prezzi più contenuti. Per chi predilige invece le esperienze più folcloristiche, il mercatino delle pulci di Jaffa, nel cuore della parte araba della città, offre ogni mattina centinaia di bancarelle dove si possono acquistare oggetti di ogni tipo, rigorosamente di seconda mano.

(Tribuna Economica, 16 aprile 2013)


La Shoah per alunni e insegnanti

Un incontro a Firenze per discutere la famosa definizione di Hanna Arendt, «Il male assoluto». Ci sono già 150 adesioni.

di Wanda Lattes

FIRENZE - Mercoledì alle 9.30 si apre nella Sala d'Arme in Palazzo Vecchio un importante convegno di dirigenti scolastici e di docenti chiamati a studiare quello che deve significare per gli insegnanti e per gli allievi la famosa definizione di Hanna Arendt per tutto quello che riguarda la Shoah, cioè, «Il male assoluto». L'incontro, che inizia al mattino, ed è organizzato da Milva Segato, dell'ufficio scolastico regionale, prevede una inaugurazione solenne con la presenza di personalità come il sindaco Matteo Renzi e il presidente toscano Enrico Rossi e conta relatori di riconosciuta alta competenza.
Tra questi Giovanni Gozzini, storico dell'università di Siena, il rabbino Crucci Viterbi, preside delle scuole ebraiche di Roma, Alberto Cavaglion e Ida Zatelli dell'università di Firenze, il presidente del centro di documentazione su Deportazione e Resistenza di Prato, Marco Romagnoli. Su la preistoria di «Se questo è un uomo» di Primo Levi parlerà Albero Cavaglion. Il convegno ha già 150 adesioni, e offre dunque spunti storiografici, filosofici, didattici e operativi. La professoressa Segato ha ricordato come una studentessa, mentre tornavano in treno da Auschwitz le abbia detto, «Non avevo bisogno di venire ad Auschwitz per sapere, ne avevo bisogno perché ho pianto. E così ho condiviso in piccola parte il dolore dei deportati nei lager».

(Corriere Fiorentino, 15 aprile 2013)


Fondo di investimento israeliano finanzia progetti del porto di Ancona

Helios Fund entra nelle società New Co (costituite dall'azienda Energy Resources) per finanziare i progetti di riqualificazione energetica del porto di Ancona e della nuova sede Arval di Scandicci (Firenze)

Il fondo di investimento israeliano Helios Fund fa il suo ingresso nelle due societa' New Co. costituite da Energy Resources per le riqualificazioni energetiche del porto di Ancona e della nuova sede Arval di Scandicci (Firenze).
L'accordo, siglato oggi fra l'azienda marchigiana del settore delle energie rinnovabili e il fondo private equity israeliano che investe nel campo della Green economy, è stato definito dal presidente di Er Enrico Cappanera "un'intesa di grande portata." "Una partnership finanziaria-continua la nota- con un fondo di investimento come Helios che sara' un valido supporto allo sviluppo del nostro business in Italia e all'estero''.

LO STATO DEI DUE INTERVENTI - I lavori di riqualificazione nel porto di Ancona si sono gia' conclusi. E' stato installato un impianto fotovoltaico da 3,2 MW di potenza ed è stata bonificata dall'amianto una superficie di 48.000 mq, con contemporanea predisposizione di nuove coperture e tamponature verticali. Infine è stato messo in funzione un nuovo sistema d'illuminazione dei piazzali e di videosorveglianza su tutto il perimetro. L'energia elettrica prodotta, 4,5 milioni di KWh all'anno, verra' immessa in rete dalla New Co. Energy Resources-Helios.
Nella nuova sede Arval di Scandicci, azienda nel mercato del noleggio auto a lungo termine e nella gestione di flotte aziendali, Energy Resources ha realizzato impianti per l'autosufficienza energetica, nell'ambito di una riqualificazione generale ancora in fase di completamento.

(CasaClima.com, 15 aprile 2013)


Festeggiamo Israele e la vita

di Deborah Fait

  
C'e' un'atmosfera strana in Israele. Alcune ore prima del suono delle sirene che annunciano l'inizio di Yom (ricordo dei caduti nelle guerre e per terrorismo) tutto e' piu' calmo e tranquillo e molti minuti prima che abbia inizio quel suono straziante, sembra che milioni di israeliani trattengano il fiato, il silenzio e' impressionante, si ha un senso di vuoto e di pesantezza. Ognuno di noi diventa orfano di qualcun altro, di qualche figlio, figlia, padre, madre, fratelli caduti in guerra o ammazzati dal terrorismo arabo palestinese.
Un intero popolo orfano, immobile nell'attesa dell'ululato delle sirene che segnano l'inizio del dolore pubblico, non chiuso dentro le case, nelle famiglie che ogni giorno piangono il momento in cui qualcuno e' andato a bussare alla loro porta per dire che un loro caro non tornera' mai piu' a casa.
Spesso anche piu' cari, spesso gli attentati del terrorismo arabo palestinese ammazzano piu' persone della stessa famiglia in un colpo solo.
Le sirene ululano e noi, immobili, sentiamo che la gola brucia e che le lacrime scendono senza essere chiamate.
Quasi 30.000 morti, un grande braciere viene acceso davanti al Kotel, un braciere da aggiungere ai sei ( uno per ogni milione) che una settimana fa sono stati accesi da sei sopravvissuti alla Shoa'.
Questa e', per Israele, una settimana che celebra un dolore infinito, una disperazione inconsolabile, uno strazio senza speranza che si legge sul viso bagnato di lacrime di ogni bambino che non ha piu' mamma o papa' o fratelli. O sul volto di quella mamma cui i mostri terroristi, i macellai palestinesi, hanno tolto il figlio, spesso bambino.
Penso alla mamma di Kobi Mandell, linciato e fatto a pezzi in una grotta di Tekoa a 13 anni.
Penso al padre di Daniel Pearl, a sua moglie, a Adam, il suo bambino nato dopo la sua morte.
Daniel Pearl sgozzato dopo essere stato costretto a dire "sono ebreo, mia madre e mio padre sono ebrei". Gli hanno tagliato la gola per questo e hanno filmato tutto i macellai arabi, come i nazisti filmavano la morte delle loro vittime, la' in Europa.
Penso alla moglie di Nir Lakrif, ucciso a 26 anni in Romania.
Penso a tutti i soldati ammazzati a 19, 20 anni mentre difendevano Israele.
Penso a Michael Levin, arrivato da Filadelfia nel 2002, entrato nei paracadustisti e ucciso in Libano da hezbollah, aveva 21 anni.
Penso a Shalhevet uccisa da un cecchino palestinese mentre stava in braccio al papa' e giocavano in un parco. Aveva 6 mesi.
Penso a tutti i nostri bambini ammazzati, a quelli rimasti feriti per sempre nel corpo e nell'anima.
Penso a noi, popolo orfano. Odiato per niente, ammazzato per niente.
La' in Europa, odiati per millenni perche' diversi, ammazzati a milioni perche' diversi. Perche' nessuno sopportava la nostra esistenza.
Ammazzati qui in Israele perche' gli arabi non sopportano la nostra esistenza.
Che destino! Il popolo ebraico in Europa non ha mai fatto del male a nessuno, pregava, studiava e faceva i mestieri che gli erano concessi, ligio alle leggi e fedele al Paese che lo ospitava, fedele anche se non gli erano riconosciuti i diritti civili.
Eppure ci hanno odiati fino a volerci annientare, fino a desiderare di vederci scomparire in toto, e molti ancora ci odiano anche se ormai in Europa siamo rimasti pochi.
Ogni anno la percentuale dell'odio antisemita aumenta nei vari paesi d'Europa.
Prima odiavano gli ebrei in quanto ebrei, oggi odiano gli ebrei perche' esiste Israele.
Un motivo lo trovano sempre, questo e' il segreto atroce dell'antisemitismo.
Oggi in Israele suonera' l'ultima sirena, alle 11 questa mattina, due minuti, e questa sera, fedeli al nostro destino di passare in un istante dalla disperazione alla felicita', avra' inizio la Festa.
Yom Hazmaut, la Festa dell'Indipendenza.
65 anni fa un popolo antico fondo' nella sua Terra Perduta e ritrovata, sempre ricordata nelle preghiere, la sua Patria e la chiamo' col nome antico: Israele.
65 anni fa questo piccolo popolo Incomincio' a parlare, ufficialmente, la sua antica lingua, l'ebraico.
65 anni fa, il 14 maggio del 1948, questo minuscolo paese, abitato da meno di 600.000 ebrei fu invaso da 6 eserciti arabi per essere distrutto.
6000 morti in pochi mesi ma gli ebrei vinsero sui 6 eserciti arabi armati fino ai denti.
Sappiamo cosa sarebbe accaduto se avessero perso la prima guerra di indipendenza.
Da allora abbiamo sopportato ancora odio, ancora guerre, ancora terrorismo, parte del mondo contro di noi che volevamo e vogliamo solo vivere in pace dopo tante tragedie.
Questo mondo che teme gli arabi, che trema di fronte all'Islam, che offre Israele come vittima sacrificale pur di blandire il Mostro fondamentalista islamico e saziare la sua fame di odio e di morte.
I nostri vicini arabi ancora non sono rassegnati, hanno perso tutte le guerre, hanno ammazzato tanti piu' ebrei che potevano ma ci vedono ancora qua, forti, vedono un Israele super sviluppato socialmente, economicamente e in tutti i campi della scienza, della medicina, della cultura, della tecnologia.
Il loro odio feroce li ha tenuti fermi al medioevo mentre noi siamo un oasi di civilta', benessere e democrazia in una regione dove arabi odiano arabi, dove arabi ammazzano arabi, dove esistono solo dittature e teocrazie, dove tutti gli arabi insieme odiano noi.
Abbiamo superato inquisizioni, odi, pogrom, Shoah, guerre, terrorismo e da tutto questo e' nato, dal nulla, come un miracolo, Israele.
Piangiamo con dolore e dignita' i nostri morti e, insieme al loro ricordo e all'amore che ci hanno insegnato, festeggiamo Israele e la Vita.
Buon Yom Haazmaut a tutti!

(Informazione Corretta, 15 aprile 2013)



Buon compleanno, Israele

di Ugo Volli

Cari amici,
oggi in Israele è Yom Hazikaron, la giornata del ricordo dei caduti per l'indipendenza di Israele e delle vittime del terrorismo. Ma stasera inizia Yom Haatzmaut, la festa dell'indipendenza. E vale la pena di parlarne, dato che si tratta del sessantacinquesimo compleanno di Israele, una cifra non semplice da portare per una persona come per un paese e che autorizza una riflessione sulla direzione presa. Per esempio i sessantacinque anni dell'Italia unita caddero nel 1926, quando era già avanzata la realizzazione del totalitarismo fascista; nel 1831 gli stati Uniti erano grandi meno della metà di oggi ed erano presieduti da Andrew Jackson, che iniziò una campagna sistematica contro gli Indiani d'America; nel 1935 in Germania comandava già Hitler e si costruivano i primi campi di prigionia.
   Anche Israele riflette su di sé, naturalmente e l'ha fatto in forma molto concreta alle elezioni di due mesi fa, imponendo un forte rinnovamento del quadro politico, senza però rovesciarlo, come alcuni avrebbero sperato. Il quadro è anzi quello di una spinta riformista in una sostanziale continuità. E la ragione è il grande successo del modello israeliano, lo straordinario percorso compiuto in questi 65 anni. Tutte le utopie novecentesche, il socialismo di Lenin, quello di Mao e quello di Castro, i vari tipi di fascismi, di nazionalismi, di regimi terzomondisti e gli islamisti, sono clamorosamente fallite sul piano dei diritti umani e dell'economia. Si presentavano come strumenti di emancipazione e di realizzazione, si sono realizzati come forme più o meno tremende di oppressione e di schiavitù. Il sionismo è la sola utopia novecentesca che si sia realizzata e abbia raggiunto i propri obiettivi: ha costruito uno Stato per un popolo disperso e umiliato, gli ha dato dignità e fierezza, soprattutto sicurezza, libertà e democrazia, ha realizzato il miracolo di costruire una lingua e una cultura unitaria fra persone provenienti da mezzo mondo, ha costruito una scienza, una cultura, un'arte e una letteratura, ma anche un'economia fra le più vivaci e fiorenti del mondo intero. E' difficile trovare nella storia l'esempio di un successo del genere.
   Un successo ottenuto con un contesto estremamente sfavorevole. Dalla fondazione dello Stato, anzi da decenni prima, dai primi pogrom di cent'anni fa, gli arabi locali si accanirono contro le comunità e gli insediamenti ebraici con stragi e attentati che richiesero un impegno straordinario nell'autodifesa. La proclamazione dello stato, legittimata dalla Società della Nazioni e poi dall'Onu, fu accolta con la guerra da tutti i paesi vicini, cento volte superiori per popolazione e superficie. Le guerre di distruzione del nuovo Stato si ripeterono per i trent'anni successivi, e cessarono solo per il fatto di essere tutte fallite; seguì una forma particolarmente acuta di terrorismo interno e internazionale, con dirottamenti aerei e stragi in tutto il mondo. Il tentativo di fare la pace con gli arabi con gli accordi di Oslo, che doveva indicare loro un percorso di realizzazione economica e sociale nella convivenza pacifica, fu usato per creare delle basi di guerriglia più o meno armata, dalle pietre ai coltelli ai fucili ai missili; attentatori suicidi attaccarono continuamente il territorio israeliano, uccidendo donne e anziani e bambini a centinaia. Da ultimo i terroristi si sono travestiti da oppressi e hanno inaugurato una guerriglia politica diplomatica e giudiziaria, con l'appoggio dei paesi arabi e musulmani ma anche degli antisemiti di Occidente, non solo aperti neonazisti ma anche travestiti da comunisti in lotta per la liberazione dei popoli, da pii cristiani preoccupati per le miserie dell' "occupazione".
   Si è spesso diffamato Israele come un paese "coloniale", ma i fatti mostrano il contrario. Il paese coloniale che dominava il Medio Oriente fino a sessantacinque anni fa, la gran Bretagna, non solo impedì in tutti i modi l'immigrazione ebraica sotto il suo mandato prima della proclamazione dello stato, contravvenendo all'incarico esplicito della comunità internazionale e contribuendo così alla Shoah più di chiunque altro, a parte la Germania nazista. Ma votò contro l'istituzione dello Stato e armò e diresse l'esercito giordano che occupò e "pulì etnicamente" metà del territorio del Mandato. L'appoggio americano fu molto fragile all'inizio e sempre limitato - furono gli americani a bloccare le avanzate dell'esercito israeliano dopo ogni vittoria militare, a impedire che queste vittorie diventassero decisive sul piano politico. L'Urss appoggiò tiepidamente Israele all'inizio per imbarazzare la Gran Bretagna, ma poi divenne un nemico implacabile di Israele, alleata dei regimi arabi reazionari. L'Europa si schierò in genere dalla stessa parte, per interesse economico e forse anche per antisemitismo. Insomma Israele ha vinto quasi da solo, grazie alla lucidità dei suoi dirigenti e all'eroismo del suo esercito.
   In questi decenni Israele è stato uno straordinario laboratorio sociale. Partito con una struttura economica quasi socialista, dominata dal sistema dei kibbutz e dalla forza del sindacato unico e del partito laburista - il solo esperimento vero di socialismo democratico radicale mai realizzato, è stato capace di smantellare tutto questo apparato quando ne è emersa l'inadeguatezza all'economia moderna; è stato capace anche di passare dall'agricoltura fieramente praticata dai primi pionieri all'alta tecnologia che oggi è il nerbo della sua economia, dall'abolizione della proprietà privata che caratterizzava la vita del kibbutz alla "start up nation". Ha accolto milioni di immigrati, ha saputo far convivere liberamente con la maggioranza ebraica minoranze arabe, druse, musulmane, cattoliche. Vi vivono a modo loro i haredim più attaccati ai costumi tradizionali dell'ebraismo dei ghetti e i ragazzi di Tel Aviv, coi costumi più liberi del mondo.
   Nonostante tutte le calunnie che vengono prodotte industrialmente ai suoi danni, e nonostante la guerra cui continua a essere esposto è un esempio di integrazione di tolleranza unico al mondo. Per gli ebrei di tutto il mondo è la garanzia di sicurezza, la patria ancestrale ritrovata, la ragione di una fierezza ben fondata: non c'è altro paese al mondo che, in proporzione al numero di abitanti vanti altrettanti Premi Nobel e grandi scrittori, scoperte mediche e registi cinematografiche, società tecnologiche innovative e università in vetta alla classifica mondiale, studiosi dei testi classici del pensiero ebraico e fisici teorici. Non c'è un posto al mondo dove la vita sia così rispettata, la cultura così stimata, il successo economico e scientifico così stimolato, la felicità individuale così diffusa. Buon compleanno Israele, magnifico giovane Stato che si rinnova sempre!

(Informazione Corretta, 15 aprile 2013)


La Chiesa dell'Annunziata di Lipari era una Sinagoga

di Saverio Merlino

La Chiesa dell'Annunziata
Questa mattina nell'ambito della celebrazione dell'Annunziata si è tenuta nella chiesetta della frazione omonima la presentazione dell'opuscolo di Giuseppe Iacolino "La chiesa dell'Annunziata di Lipari e il segreto delle sue origini".
Dopo il saluto del coparroco don Lio Raffaele ha introdotto i lavori il dott. Michele Giacomantonio che ha curato la pubblicazione dell'opuscolo.
Questo nuovo contributo alla storia delle Eolie del 94 enne storico nasce da alcune righe contenute del manoscritto dell'800 di autore ignoto di proprietà della famiglia Mancuso in cui si dice che la chiesetta dell'Annunziata voluta dal Vescovo Cancellieri nel 1575 era prima un tempio giudaico cioè una sinagoga.
Infatti, un centinaio di anni prima nell'arcipelago si era insediata una piccola colonia di ebrei provenienti da Mazara del Vallo formata per lo più di pescatori di corallo.
La notizia che lo storico aveva dovuto aver letto diverse altre volte, in questa circostanza creò in lui un interesse nuovo che lo spinse a rivisitare la chiesetta scoprendone altri segni, aiutato in questo da una ricerca dello studente Luciano Mandarano impegnato negli studi d'ingegneria civile presso l'Universita' di Messina.
Dopo l'eccellente introduzione del dott. Michele Giacomantonio è stato lo stesso professore Giuseppe Iacolino a prendere la parola, e con il suo consueto stile e modo di spiegare, che tutti affascina, ha approfondito il significato della sua ricerca e ha sottolineato come e perché i Vescovi che avevano consentito il riutilizzo della sinagoga in chiesa cristiana avessero cercato di occultare e fare dimenticare la provenienza.
Malgrado questi sforzi sono rimasti nella struttura alcuni segni - un portale, alcune colonne, la cornice in pietra di una porta - a ricordare la primitiva provenienza.
Infine il pregevole storico Eoliano ha sottolineato come il nome dell'Annunziata abbia voluto indicare la fase storica nuova che l'annunzio dell'arcangelo Gabriele a Maria ha aperto nella storia passando dal Vecchio al Nuovo Testamento.
Infine Luciano Mandarano ha illustrato la sua ricerca convergente con la tesi del prof. Giuseppe Iacolino corredata da numerose fotografie delle quali solo una piccola parte ha potuto essere utilizzata nel l'opuscolo.
Lodevole il lavoro, sin qui svolto da don Lio Raffaele e ci si augura che questa realizzazione culturale possa essere da stimolo per iniziative analoghe che tanto servono alla nostra comunità.

(Lipari biz, 15 aprile 2013)


Rubate tredici stelle di David dalle lapidi del cimitero ebraico

Nessuna scritta e nessun altro sfregio sulle tombe. Il furto scoperto dal custode. Al lavoro polizia e Digos. La comunità: "Vogliamo capirne la matrice, potrebbe essere solo un furto". La solidarietà di Pisapia

di Gabriele Cereda

  
Tredici stelle a sei punte sono sparite dal cimitero ebraico di via Jona. Gesto politico, neonazista o antiisraeliano? Ancora troppo presto per dirlo e parlare di rivendicazioni. Ad accorgersi del furto il custode, che ha chiamato la polizia locale. Pochi minuti più tardi, tra le lapidi erano già al lavoro la Digos e la polizia scientifica. Un episodio anomalo: il resto del cimitero non è stato colpito. Anzi, «è come se fosse stato volutamente ignorato», dice chi ci è entrato dopo il raid sacrilego. Resta ancora da capire se la visita di quelli che al momento vengono catalogati come delinquenti comuni sia avvenuta nella notte o poco prima dell'allarme lanciato dal guardiano.
Nel cimitero, che si trova alle spalle del Maggiore, non sono comparse scritte di alcun tipo o svastiche che diano una connotazione antisemita. Ancora non si esclude nulla, nonostante l'ipotesi del furto rimanga la più credibile. Ci sono però due particolari su cui si è fissata l'attenzione degli investigatori. Le tredici stelle, in ferro battuto e laccato, non sono di grande valore. E il tredici, nella numerologia sacra, è simbolo dell'eterna distruzione e creazione della vita. Sfumature che fanno indagare con attenzione sull'episodio. Per ora rimangono le 13 lapidi monche a cui ignoti hanno staccato le stelle di David.
Di sicuro un atto violento che colpisce la comunità ebraica milanese, la seconda per dimensioni in Italia dopo quella di Roma. Ma è proprio dalla comunità che arriva l'invito alla cautela: «Condanniamo il gesto, ma vogliamo capire la sua matrice. Potrebbe trattarsi di un semplice furto. È presto per parlare di un rigurgito antisemita a Milano. Quando altrove è successo qualcosa di simile sono comparsi simboli che non lasciavano spazio a interpretazioni. Ci affidiamo alle indagini che sapranno fare chiarezza. Per ora ringraziamo il sindaco che ha subito voluto esprimerci la sua vicinanza», dice Daniele Nahum, portavoce della comunità.
Proprio il sindaco è stato categorico nel condannare l'azione: «Ogni atto di violenza, ogni mancanza di rispetto verso qualunque religione o comunità è una macchia che deve trovare la condanna unanime di tutta la città», ha detto Giuliano Pisapia. L'incursione ha riaperto una ferita vecchia di sette anni. Non è la prima volta che il cimitero di via Jona viene profanato. Nel maggio del 2006 un altro raid, più violento. In quell'occasione vennero spaccate due tombe e un'altra quarantina di cippi vennero buttati giù a calci. Saranno gli uomini della scientifica, impegnati da subito a cercare la minima traccia di un passaggio o di un indizio, a dover stabilire con certezza se sia trattato di un furto o di qualcosa di più inquietante.

(la Repubblica, 15 aprile 2013)


Festival musicale nel deserto di Giuda

Dal 9 al 14 maggio, nel deserto di Giuda, si svolgerà per la prima volta in Israele il festival di musica internazionale PlugFest. La manifestazione si terrà all'interno del villaggio di Kfar Hanokdim, tra Arad e l'antica fortezza di Masada. Previsti tre giorni di musica con oltre 15 gruppi internazionali e con rappresentanti delle più nuove tendenze della musica israeliana. I biglietti per l'intera durata del festival costano 700 Nis (160 euro). Kfar Hanokdim è un'oasi di verde nel deserto, dove svettano le tende beduine di pelo di capra nera. Le sistemazioni più significative per gli ospiti sono all'interno delle tende, ma sono previsti anche alloggi in legno e pietra con aria condizionata o alloggi appositamente progettati e strutturati con pavimenti in legno e letti futon, ciascuno in grado di accogliere otto persone.

(Travel, 15 aprile 2013)


Salerno: un oltraggio alle vittime della Shoah la strada dedicata a Sabato Visco

"Abbia rispetto della storia e dei milioni di vittime della follia razziale l'amministrazione comunale di Salerno, che, solo oggi apprendiamo, ha dedicato una strada della città a Sabato Visco, estensore assieme ad altri nove luminari dell''eugenetica fascista del famoso Manifesto degli scienziati razzisti".
Lo affermano il coordinatore di 'Memoriae' (la manifestazione-evento che ogni anno ricorda le vittime della Shoah), Nico Pirozzi, e la presidente della Fondazione Valenzi, Lucia Valenzi.
"Appare davvero singolare che, tra tanti nomi, che hanno reso lustro alla città di Salerno, si scelga proprio quello di un uomo moralmente responsabile della morte di migliaia di ebrei italiani, di cui almeno quaranta campani.
Quel nome - stigmatizzano Pirozzi e Valenzi - è un insulto alla memoria degli ebrei e di quanti hanno sofferto a causa delle leggi razziali. Leggi che, ricordiamo a chi continua ad avere scarsa memoria, furono peggiori di quelle di Norimberga, perché privarono di tutti i diritti decine di migliaia di cittadini italiani di fede ebraica".
"Quella targa va rimossa al più presto perché è un oltraggio a quel carro ferroviario sul quale furono stipati come bestie migliaia di deportati italiani, che non più tardi di tre mesi fa abbiamo portato proprio a Salermo, nel museo dello Sbarco. Un carro attorno al quale, lo scorso 27 gennaio, si sono stretti la vedova di Shlomo Venezia, Aldo Pavia, Moni Ovadia e decine di studenti e loro insegnanti che non vogliono dimenticare, perché sanno che c'è un dovere ma anche un 'diritto' della memoria. Perché sarebbe paradossale che fossero proprio loro a ricordarci che un popolo senza memoria è un popolo senza storia. E Salerno, la città dello Sbarco e della Svolta, non può subire un simile affronto".
"Siamo sicuri che il sindaco cambierà al più presto il nome di quella strada. Sì perché - concludono Pirozzi e Valenzi - Sabato Visco prima 'ancora che direttore dell''Istituto nazionale della nutrizione e titolare della cattedra di Fisiologia generale dell''università di Roma, resterà sempre e comunque uno dei dieci scienziati razzisti".

(salernonotizie.it, 14 aprile 2013)


Yom Hazikaron: Israele ricorda i suoi caduti

I tuoi figli ritorneranno entro i loro confini (Geremia, 31: 17)

di Leonardo Aseni

Video
La ricorrenza dello Yom Hazikaron (Giorno del ricordo) è la giornata più importante di lutto per gli israeliani. Si celebra ogni anno ed è dedicata a tutte quelle persone che sono cadute in guerra, ai soldati, alle vittime del terrorismo, e tutte le persone che fanno parte delle forze di sicurezza. Inizierà questa sera alle ore 20.00 (ora israeliana), quando una sirena suonerà in tutto il paese per un minuto. Anche domani mattina la sirena si ripeterà nuovamente al mattino. Oggi, dopo 65 anni dalla fondazione dello Stato di Israele contiamo 23.085 soldati caduti.
Quando questa sera suonerà la sirena, diventeremo tutti una sola famiglia. I cittadini di Israele saranno afflitti e ci uniremo nella memoria dei caduti, inchinandoci a coloro che hanno sacrificato la propria vita per difendere la nostra gente. Siamo in debito con loro, perché ci hanno dato l'Indipendenza e il privilegio di vivere in piena sicurezza nel nostro Paese. Tutti gli israeliani durante questo giorno provano ciò che molte famiglie sfortunate sentono tutto l'anno: il dolore, la tristezza, l'orgoglio e un miscuglio di sentimenti verso i loro cari caduti in battaglia. Questo vulcano di sentimenti per la tristezza di una perdita e la felicità dell'esistenza dello Stato è unico in Israele. Noi israeliani siamo i migliori ad argomentare e a discutere; su ogni argomento e in ogni situazione, due israeliani riescono ad avere tre diversi pareri, ma in questo giorno siamo tutti riuniti. Religiosi, laici, sinistra, destra, tutti ci uniamo per un giorno sotto una bandiera di lutto.
  Ogni anno, durante questo giorno, camminiamo lungo infinite file di tombe, sotto le quali si trovano i sogni di tante persone che purtroppo non si avvereranno mai e che non vedranno mai la luce del sole. Fiori, pietre e le lacrime di genitori, figli, fratelli e amici ricoprono le tombe dei nostri cimiteri. Il paese oggi è a lutto, coperto da un'aria triste, sguardi bassi, finti sorrisi, persino la radio ci trasmette canzoni malinconiche. Nei cimiteri, tutti sono sepolti fianco a fianco: uomini e donne, nuovi immigrati e cittadini veterani, giovani e meno giovani, religiosi e laici, ebrei e non ebrei. Hanno sacrificato la propria vita per il diritto di farci vivere nella nostra patria; questo diritto esiste a causa del nostro destino e missione comune: questo destino lo viviamo ogni anno durante la Pasqua ebraica, celebrando e ricordando la nostra liberazione e fuga dalla terra d'Egitto dove eravamo schiavi. Ancora oggi siamo in cammino e cerchiamo di raggiungere quella libertà e quel diritto di vivere liberi a casa nostra. La pace sembra lontana ma la nostra volontà di poter trovare quel sentimento di normalità è tangibile quotidianamente.
  Dal giorno in cui questo Stato è stato fondato, e ancora oggi purtroppo, la terra di Israele non ha mai smesso di perdere migliaia di vite. Militari da combattimento e civili innocenti che si sono sacrificati sull'altare per il popolo e per il loro Paese. Il gran numero di tombe può essere ingannevole ma ogni soldato e cittadino che abbiamo perso aveva un suo mondo e una propria vita. Molti genitori di questi soldati caduti a loro modo hanno perso la propria vita; la loro voglia di vivere si è spenta dal dolore incessante, le tombe dei loro figli hanno spezzato per sempre il loro sorriso. Tuttavia, solo coloro che sono rimasti vivi portano il ricordo del terribile prezzo della libertà. Figli, fratelli, cugini e nipoti che sono attualmente in servizio nelle Forze di difesa israeliane stanno intorno alle tombe, ascoltando le storie dei loro familiari che sono stati uccisi. Le vittime delle innumerevoli guerre israeliane sono morti per poter continuare a darci un nostro Stato, una visione di speranza per le future generazioni, in modo tale da realizzare le nostre antiche profezie di popolo libero sulla nostra terra, la Terra Promessa.
  Nonostante il nostro atroce dolore strazi le nostre anime durante questo tristissimo giorno, la nazione di Israele è forte e non deve temere niente e nessuno durante il suo percorso. Se dovremo combattere per il nostro diritto di vivere liberamente in casa nostra, ci batteremo senza problemi. Se avremo bisogno di sacrificio, ci sarà come un muro di ferro e una colonna di fuoco. Se dovremo continuare a scavare le nostre trincee, le scaveremo, e non ci tireremo mai indietro fino a quando non otterremo la pace.
  I nostri nemici vicini e lontani sanno che una torcia per coloro che sono caduti continua ad ardere nei nostri cuori; quelle tombe simbolo del nostro lutto, saranno una luce costante nel nostro cuore. Le anime dei molti che sono caduti rimarranno per sempre indissolubilmente legati alla nostra vita.
  Ognuno di loro aveva una propria vita ed identità, e molti di noi si portano dietro la memoria di decine di amici che hanno servito con amore il proprio paese. Stiamo affrontando un anno molto importante. E' nostra responsabilità fare tutto il possibile per assicurarci che sia un anno di pace ma dobbiamo anche essere pronti a rispondere a chi non la vuole. Contiamo su di voi cari soldati. Lo Stato di Israele è forte grazie al suo esercito e alle gesta dei suoi eroi. Finite queste 24 ore di lutto, il Paese si trasformerà completamente e sarà pronto a celebrare il suo giorno dell'Indipendenza, Yom haAtzmaut. Queste due ricorrenze, così diverse tra loro, mostrano la nostra vera identità; quella di un popolo capace di risollevarsi in ogni situazione di estrema difficoltà.

(LINKIESTA, 14 aprile 2013)


IV edizione della Festa del Libro Ebraico a Ferrara

Agli ebrei, alla loro cultura e soprattutto ai loro libri è dedicata la Festa del Libro Ebraico. Ad ospitarla è il MEIS Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah con sede a Ferrara in Via Piangipane, 81.
La Festa, giunta alla 4^ edizione, si svolgerà dal 24 al 28 aprile 2013. Saranno in mostra libri preziosi della collezione Moscati per illustrare alcuni degli snodi più importanti della storia degli ebrei in Italia tra XVI e XX secolo. I momenti principali delle vicende ebraiche italiane vengono ripercorsi grazie a un dialogo continuo tra la narrazione cronologica dei secoli dell'età moderna e contemporanea e il racconto di alcune interessanti storie di protagonisti dell'epoca.
Il programma degli incontri è ricchissimo. Molte le novità editoriali che saranno presentate al pubblico dagli stessi autori. Tantissimi anche i momenti di riflessione e di discussione sul valore e sulla presenza della cultura ebraica in Italia. Da segnalare all'interno della manifestazione il PREMIO DI CULTURA EBRAICA PARDES, giunto alla seconda edizione, il 27 aprile alle ore 21,30 nel chiostro di San Paolo.
La Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah ha bandito il "Premio di Cultura Ebraica Pardes" per valorizzare e diffondere la conoscenza della cultura e tradizione ebraica in Italia ed Europa.
Per l'edizione 2013 il Premio, assegnato da Riccardo Calimani (Presidente Fondazione MEIS); Roberto Finardi (Segretario Generale Comune di Ferrara e Fondazione MEIS); Renzo Gattegna (Presidente UCEI, Roma - Fondazione MEIS) è conferito a Elena Loewenthal (Premio alla letteratura - Studiosa, traduttrice, giornalista e narratrice, Torino); Daniel Vogelmann (Premio alla carriera - Editore Giuntina, Firenze); Umberto Fortis (Premio alla saggistica -Studioso di ebraismo, Venezia).
Wlodek Goldkorn (Responsabile culturale de L'Espresso) traccerà un ritratto dei premiati.
Inoltre tutti i visitatori potranno seguire l' ITINERARIO NELLA FERRARA EBRAICA: DALL'ANTICO GHETTO AL MEIS.
Partenze gruppi ogni mezz'ora presso l'Infopoint del Chiostro di San Paolo. Il servizio guida
prevede una durata di circa un'ora e mezza per gruppi di 20/30 persone e si effettua a piedi. Per questo servizio è previsto il pagamento di € 2,00.

(Turismo in Italia, 14 aprile 2013)


Gli ebrei e la scuola medica salernitana: il convegno

SALERNO - Lunedì 15 aprile, a partire dalle ore 10.30, nella Sala Convegni dell'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Salerno (via SS. Martiri 31), si terrà il convegno "La Scuola Medica Salernitana come punto di incontro tra culture: passato e presente", organizzato dall'Ordine dei Medici di Salerno, dall'Associazione Medica Ebraica-Italia, dall'Università degli Studi di Salerno e dal Centro Studi Hippocratica Civitas.
Due le sessioni: una storica dal tema "Gli ebrei e la Scuola Medica Salernitana: le origini, fra storia e leggenda" che si svilupperà nel corso della mattinata (ore 10.30-13) e una di bioetica (ore 14-17).
Per la sessione storica, presieduta da Stefano Arieti, docente di Storia della Medicina all'Università degli Studi di Bologna, interverranno: Giancarlo Lacerenza, docente di Lingua e Letteratura Ebraica Biblica e Medievale all'Università L'Orientale di Napoli ("Gli ebrei e Salerno: fonti, documenti, tradizioni"); Amalia Galdi, docente Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale all'Università degli Studi di Salerno ("Origini e multiculturalità della Scuola Medica Salernitana tra mito e realtà: gli ebrei e la Chronica Elini"); Gabriele Mancuso, docente Boston University Abroad Programs, Venezia ("Medico, astrologo, filosofo, rabbino: l'immagine di Donnolo nella tradizione e nell'immaginario ebraico, dall'Italia al Nord Europa"); Lola Ferre Cano, Dpto. de Estudios Semiticos Facultad de Filosofia y Letras - Università di Granada ("La medicina ebraica in Italia e nel Mediterraneo nell'Alto Medioevo").
La tavola rotonda del pomeriggio (ore 14-17), invece, tratterà un argomento di natura etica attualmente controverso, il testamento biologico e l'accanimento terapeutico, che si vuole affrontare in un'ottica multiculturale nel rispetto del diverso sentimento e valore religioso o laico, in una tavola rotonda di confronto tra le diverse visioni.
Parteciperanno al dibattito: Scialom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli e del Meridione; Daniele Garrone, docente Facoltà Valdese-Roma; Aldo Pagni, Past Presidente FNOMCEO; Ahmad Ahmad Abd Al-Quddus Panetta, esponente CO.RE.IS, Milano e Lucio Romano, presidente nazionale Associazione Scienza&Vita - Napoli. Modera il Presidente dell'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Salerno, dott. Bruno Ravera.

(Eolo Press, 14 aprile 2013)


Scetticismo nel ghetto di Venezia

di Giulio Busi

Simone Luzzatto, Scritti politici e filosofici di un ebreo scettico nella Venezia del Seicento, a cura di
Giuseppe Veltri, Bompiani, Milano, pagg. 548, € 25,00

Non fosse per il caldo di giugno, e per l'afa che avvolge il ghetto, il vecchio Simone si sentirebbe ancora bene. La testa è lucida, e così la memoria. Ma la mano non ne vuol più sapere di scrivere pagine su pagine, come ha fatto per tutta una vita. E così s'è rassegnato a dettarlo, il suo testamento, scandendo bene le parole, che non ci s'infilino troppi errori. Poi se l'è fatto rileggere, e una volta che tutto è stato controllato, l'ha affidato al notaio. «Stando in casa mia in Ghetto Novo presso ad una tavola della mia camera, ho fatto venir a me messer Zorzi Steffani nodaro veneto». Un legato, generoso, per ciascuna figlia, un altro per la cognata, e il resto - ed è parecchio, poiché Simone non se la passa davvero male - all'«oniversal herrede mio nipote Mosé». Ma c'è qualcosa che è difficile da trasmettere. «Dice il savio che l'uomo sapiente signoreggia sopra le stelle». Questa frase l'ha voluta mettere in chiaro proprio all'inizio delle sue ultime volontà. Ne è orgoglioso, della sua sapienza, e anche se ha vissuto tutta la vita in ghetto, lo ha fatto da pensatore libero, giacché «chi più intende, più alla conoscenza della divina grandezza si porta».
Il testamento di Simone Luzzatto, ritrovato da poco tra le carte dell'Archivio di Stato di Venezia, è il sigillo di una biografia singolare. Discendente da una famiglia approdata nelle terre della Serenissima già nel secolo XV, Luzzatto fu mercante e rabbino. La sua vita, che prolunga dalla seconda metà del Cinquecento sino al 1663, coincide con il lento declino di Venezia, quando la città, spossata dalle guerre col Turco, è sempre più incline a girare le spalle al mare e a volgersi verso la Terraferma. Come mantenere l'antica prosperità, nonostante la crisi del Mediterraneo e la concorrenza mortale delle nuove potenze marittime? Non sarebbe forse meglio liberarsi degli ebrei, così intraprendenti, e rimpiazzarli nei commerci? Il Discorso circa il stato degli hebrei, pubblicato da Luzzatto nel 1638, e ora ristampato criticamente nella bella edizione curata da Giuseppe Veltri, non è solo una difesa appassionata contro le ricorrenti minacce di espulsione. Con una prosa brillante e ricca di erudizione, Luzzatto accompagna il lettore tra i traffici, le paure e le ambizioni della Venezia seicentesca, e mostra come «li regni sono simili alla via Lattea celeste, che apparisce ai nostri occhi per un concorso di minutissime stelle». Una galassia in cui anche la stella ebraica riluce forte, e a buon diritto.

(Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2013)


Siria: controffensiva sul Golan. Truppe israeliane in allerta

di Sarah F.

L'esercito regolare siriano ha scatenato ieri una violenta offensiva sulle alture del Golan e in prossimità dei confini con il Libano e la Giordania. Lo riferiscono fonti dell'IDF che segnalano anche che dopo la caduta di alcuni colpi di mortaio in territorio israeliano l'IDF ha risposto lanciando un missile Tamuz sulla fonte dei colpi.
Nella zona stanno confluendo diversi rinforzi e agli elicotteri è stato dato ordine di monitorare i confini israeliani. Si teme che elementi provenienti dalla Siria possano infiltrarsi in Israele. In allarme anche le forze dell'Onu che presidiano la zona cuscinetto sulle Alture del Golan che divide Israele dalla Siria.
L'offensiva siriana, appoggiata dall'aviazione di Damasco, sta interessando anche diversi villaggi di confine con il Libano e la Giordania. I soldati regolari siriani, ai quali si sono aggiunti elementi di Hezbollah, stanno cercando di riprendere il controllo dei villaggi di frontiera e, secondo fonti indipendenti, la battaglia sarebbe molto cruenta. Una controffensiva dell'esercito regolare siriano viene segnalata anche nella provincia di Daraa.
Da diversi mesi nelle Alture del Golan viene segnalata la presenza di forze ribelli riconducibili ad Al Qaeda e questo ha allarmato particolarmente i comandi militari israeliani. In presenza della offensiva dell'esercito regolare siriano i ribelli islamici potrebbero essere spinti verso Israele. Non è chiaro se sia una tattica ben definita da parte di Assad oppure sia solo la conseguenza della citata offensiva. In ogni caso il livello di allerta dell'esercito israeliano è da ieri al massimo livello.

(Rights Reporter, 13 aprile 2013)


Studenti israeliani in visita a Paestum

Una delegazione di studenti israeliani nei giorni scorsi ha visitato la zona archeologica di Paestum. La visita è avvenuta nell'ambito di uno scambio tra la scuola di provenienza degli studenti, Herzliya Hbrew Gymnasium di Tev Aviv e il Liceo Artistico Sabatini-Menna di Salerno.
Gli studenti israeliani, 21 in tutto, hanno soggiornato a Salerno dal 2 al 9 aprile grazie ad un progetto organizzato dall'Associazione Intercultura che promuove scambi internazionali tra ragazzi che non abbiano compiuto 18 anni.
A Paestum gli studenti delle due scuole, cinquanta in tutto, sono stati accolti dal consigliere Franco Sica in rappresentanza dell'amministrazione comunale. Prima di raggiungere l'ufficio Turismo in Piazza Basilica, gli studenti e i loro docenti, hanno fatto una visita guidata dell'area archeologica e del Museo Nazionale.
Durante il momento di saluto in Piazza Basilica, il consigliere Sica ha illustrato la zona e spiegato un po' di storia, supportato da un'insegnante che faceva da interprete e ha consegnato agli studenti israeliani materiale informativo in inglese e miniature dei templi. Inoltre gli sono stati consegnati un tempio e un melograno, simboli del Comune di Capaccio-Paestum, da portare in omaggio al loro Comune di residenza.
«E' stato davvero un piacere conoscere e accogliere questi ragazzi che si sono mostrati curiosi di apprendere e sono rimasti positivamente colpiti da quello che hanno visto. - spiega il consigliere Sica - Sono convinto che porteranno con sé un bel ricordo di Paestum».
«Per impegni istituzionali improrogabili non ho potuto essere presente - afferma il sindaco Voza - in ogni caso ben vengano iniziative come questa che mettono a confronto e consentono di conoscere culture diverse. Sarebbe bello se in futuro anche qualche scuola di Capaccio-Paestum facesse un'esperienza analoga».

(Cilento Notizie, 13 aprile 2013)


Galleria
Laura Boldrini in visita alla sinagoga maggiore di Roma

Il presidente della Camera Laura Boldrini si è recata in visita alla sinagoga maggiore dove ha incontrato il rabbino capo Riccardo Di Segni, il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e il presidente dell'unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna. "Abbiamo parlato dell'importanza della comunità ebraica in Italia e a Roma - ha dichiarato Boldrini - e inoltre abbiamo condiviso delle preoccupazioni rispetto a sentimenti antisemiti, razzisti e xenofobi che oggi si avvertono. Per questo c'è bisogno di irrobustire la normativa, in particolare la legge Mancino ed è necessario contrastare le forme di antisemitismo che ci sono nel web e che fanno paura: antisemitismo, razzismo, apologia del fascismo".

(la Repubblica, 13 aprile 2013)


Israele risponde agli spari provenienti dal territorio siriano

Le forze armate di Israele hanno aperto il fuoco sul territorio siriano in risposta agli spari che si son verificati sulle Alture del Golan. Nessuno dei militari appartenenti al fronte siriano sono stati colpiti dal fuoco.
Lo stato ebraico non ha attualmente nessun dato che riveli da che fronte siano stati sparati i colpi sulle Alture del Golan. Israele ha comunicato che l'Onu è stato informato di quanto avvenuto.
Circa tre settimane fa una granata, lanciata dal territorio siriano, era esplosa sul confine fra Israele e la Siria proprio sulle Alture del Golan. Quando a novembre 2012 si era verificato un simile incidente, Israele era ricorso all'uso dell'artiglieria.

(La Voce della Russia, 13 aprile 2013)


Anna Frank offesa su Facebook, ma il post non è rimosso

'Non viola nostre norme su contenuti'. Pacifici: pronti alla denuncia

di Laurence Figà-Talamanca

  
Un simbolo dell'Olocausto, Anna Frank, ancora una volta profanato e offeso con stupidita' e ignoranza. E' accaduto su Facebook, dove milioni di persone sono libere di scrivere e criticare senza filtri, a patto di non superare il limite dell'incitamento all'odio, alla violenza o alle minacce. Ma quello che sorprende e' che il social network - in genere solerte a rimuovere contenuti pornografici o violenti - questa volta non sembra condividere l'indignazione di alcuni utenti. Ne' quella del presidente della Comunita' ebraica romana, Riccardo Pacifici, che ha chiesto la rimozione del post ''altrimenti non ci tireremo indietro e presenteremo una denuncia''.
Il post in questione e' una foto della ragazzina ebrea con sopra una frase agghiacciante: ''Gente che scrive 'doccia time' e poi non si collegano piu' '', con un macabro riferimento alle camere a gas, dove gli ebrei credevano di entrare per lavarsi ma poi non ne uscivano vivi. Ad alcuni internauti, e soprattutto a chi l'ha postata tra grasse risate, deve essere sembrata una battuta divertente visto che in poco tempo ha superato le 150 condivisioni.
Per fortuna esistono altri utenti di Facebook che non ridono affatto, e anzi si indignano: ''I campi di sterminio non sono stati una gag di Zelig'', ''Ho segnalato questa foto insieme ad altre persone, e' orripilante, dimostra insensibilita' e una grande ignoranza, o forse solo una grande idiozia'', si legge tra i commenti. In molti infatti l'hanno 'segnalata' al social network attraverso il sistema automatico che lo consente e chiesto che l'immagine venisse rimossa. Ma la risposta del 'dashboard di assistenza' e' stata che la foto in questione ''non e' risultata violare gli standard della comunita' di Facebook sui contenuti che incitano all'odio, che includono foto o post che attaccano una persona sulla base della sua razza, etnia, nazionalita', religione, sesso, orientamento sessuale, disabilita' o malattia''. Si tratta di un sistema automatico che in genere non rimuove i post in base a poche segnalazioni. Ma interpellato dall'ANSA un portavoce di Facebook ha confermato: ''Il contenuto non viola le nostre norme''.
''Come ci si potrebbe aspettare da una comunita' formata da piu' di un miliardo di persone come Facebook - ha aggiunto il portavoce - di tanto in tanto puo' capitare di vedere alcuni utenti pubblicare contenuti di cattivo gusto e tentativi umoristici mal riusciti, che possono essere volgari e offensivi, ma che di per se' non violano le nostre norme. Riteniamo inoltre - ha spiegato il portavoce - che rimuovere i contenuti non sia la soluzione per sbarazzarsi dell'ignoranza''. E cosi' nel giorno in cui la presidente della Camera Laura Boldrini assicura alla Comunita' ebraica romana il proprio impegno contro la diffusione dell'antisemitismo via web, l'insulto ad Anna Frank, morta bambina in un campo di concentramento, e ai milioni di vittime dell'Olocausto continua a fare il giro della rete. Con buona pace di chi si sente offeso che scrive: ''Pare che neanche Facebook sappia chi sia Anna Frank e cosa le sia successo...''.

(ANSA, 13 aprile 2013)


Il mistero della strana pietra sul fondo del lago di Tiberiade

Pesa 60 mila tonnellate ed è a forma di cono. Nessuno riesce a spiegare con certezza la sua origine

di Maurizio Molinari

C'è un mistero in fondo al Lago di Tiberiade: si tratta di una pietra da 60 mila tonnellate a forma di cono di cui nessuno archeologo riesce a spiegare con certezza l'origine.
Diagramma della pietra a forma di cono

Rilevata per la prima volta dai sonar di un gruppo di ricercatori israeliani nel sud-est del Lago nel 2003, la gigantesca pietra è oggetto di un lungo e dettagliato studio pubblicato sull'ultimo numero dell'"International Journal of Nautical Archeology". La misteriosa struttura anzitutto è grezza, a forma di cono, composta da pietre e sassi di basalto, misura 7 metri di altezza e 70 di diametro ovvero oltre il doppio della cornice esterna della pietra di Stonehenge. Strutture simili in pietra sono in genere note per essere, in altre regioni, delle tombe ma nessuno degli archeologi e ricercatori che ha esaminato le immagini dei fondali è giunto a simili conclusioni. I sommozzatori che l'hanno esaminata da vicino, riporta l'articolo, affermano di non aver visto alcun segno di lavorazione della pietra, confermando però che si tratta di un cumulo di pietre che solo l'intervento dell'uomo può aver messo le une sulle altre. L'ipotesi avanzata dal "Journal" è che il "mucchio di pietre" sia stato creato da esseri umani sulla terraferma e dunque prima che il Lago di Tiberiade la ricoprisse.
Da qui lo scenario avanzato da Yitzhak Paz, del reparto di Antichità dell'Università Ben Gurion in Israele, secondo il quale "risale a 4000 anni fa" e fa parte di "fortificazioni di città" risalenti all'antichità. Per appurarlo in maniera definitiva servirà tuttavia l'intervento di una task force di archeologi, che dovrà riuscire a scavale sul fondale per trovare conferme sull'origine del "cumulo di pietre". Un'ipotesi, ma ancora tutta da verificare, è che fosse una struttura difensiva della città di Bet Yerah che 4000 anni fa era una delle più fortificate della regione e di Israele, ospitando circa 5000 abitanti.

(La Stampa, 12 aprile 2013)


Austerity per Hamas, costretta a tagliare le spese

Le primavere arabe hanno sottratto fondi e attenzione, e ora al gruppo palestinese toccano i tagli

di Hamza Boccolini

È austerity anche tra le file dei dirigenti di Hamas. Da quando sono scoppiate le rivoluzioni arabe, i suoi bilanci sono in rosso. Il gruppo islamico palestinese, negli ultimi anni, sta vivendo una insolita crisi economica causata proprio dalle Primavere. Oltre a forti danni alle economie dei propri paesi, sembra che le rivoluzioni non abbiano prodotto risultati positivi nemmeno per chi le ha sostenute.
   Hamas, in particolare, che si aspettava benefici proprio grazie al suo legame con i Fratelli Musulmani (saliti al potere in Egitto, Libia e Tunisia), sta avendo soprattutto problemi di tipo economico. Lo ha rivelato un dirigente islamico palestinese al giornale arabo "al Quds al Arabi": «Stiamo vivendo una forte crisi economica: gli aiuti dei paesi arabi e dell'Iran al nostro gruppo sono sempre meno. I primi ora devono sostenere le deboli economie dei paesi della primavera araba, sempre più a terra dopo le rivoluzione. I secondi sono concentrati sulla Siria».
   Salah Bardawil, portavoce della formazione di Hamas che governa Gaza, ha sottolineato che «la nostra crisi di liquidità è dovuta alla difficoltà con cui reperiamo fondi tramite le banche. Il valico di Refah con l'Egitto è aperto solo in parte: è molto difficile far arrivare soldi al nostro movimento». E allora Hamas ha avviato una politica di austerità: più attenzione ai bilanci e alle spese, meno soldi all'organizzazione di festival e di attività di propaganda. «Abbiamo tagliato tutte le spese non essenziali, senza però toccare i fondi per le attività armate. Abbiamo cercato anche di non rinunciare alle nostre posizioni politiche e alle nostre attività sociali. È necessario fare ogni sforzo per far sentire la presenza di Hamas alle famiglie palestinesi».
   «Ormai la nostra classe dirigente è abituata a questo clima di austerità, in particolare dal 2007, quando abbiamo assunto il controllo di Gaza. Per cui sono convinto che riusciremo a superare il periodo di crisi grazie all'esperienza accumulata negli anni», anche se, va ricordato, «le fonti di finanziamento del governo di Gaza sono diverse da quelle di tutto il movimento. A noi arrivano, oltre alle tasse, anche soldi inviati da paesi arabi ed europei per progetti di costruzione di infrastrutture nella striscia». Tocca allora al nuovo ufficio politico di Hamas, eletto la scorsa settimana durante un congresso al Cairo, con la riconferma del leader Khaled Mashaal, trovare nuovi fonti di finanziamento nei paesi della primavera araba. «Serve il sostegno anche dei paesi non arabi dove sono presenti i movimenti di liberazione nazionale - ha concluso Bardawil - e noi siamo un simbolo per chi vede con ostilità le attività di Israele e Stati Uniti. Ed è necessario un grosso sforzo diplomatico per trovare nuovi canali di finanziamenti con i paesi europei».
   Quello che è certo è che Hamas non può affatto contare sui paesi vicini. Non può chiedere soldi all'Egitto, che è in attesa della risposta del Fondo monetario internazionale, il quale a sua volta prende tempo per la richiesta di prestito di 4,8 miliardi di dollari. Non è possibile nemmeno chiedere altri fondi al Qatar, impegnato proprio a sostenere l'economia dei paesi rivoluzionari. Doha è stata costretta in questi giorni ad intervenire ancora una volta in sostegno all'economia egiziana, per salvarla dalla crisi economica causata del presidente Mohammed Morsi e dei Fratelli Musulmani. Lo sceicco Hamed Bin Jasem al Thani, primo ministro di Doha, ha annunciato che il suo paese intende acquistare nuove quote di obbligazioni egiziane per il valore di 3 miliardi di dollari, che si vanno ad aggiungersi ai 5 precedentemente accordati. Nel corso della recente visita a Doha del premier egiziano, Hesham Qandil, il capo del governo del Qatar ha affermato che «abbiamo raggiunto un accordo per portare a 8 miliardi di dollari il nostro sostegno al governo egiziano». Il Qatar ha anche promesso che fornirà l'Egitto del gas naturale che le occorre, in vista dell'arrivo dell'estate, in modo da scongiurare la crisi del combustibile che la attanaglia da alcuni mesi.
   Non è nemmeno possibile, per Hamas, chiedere aiuto alla Libia, alle prese con grossi problemi interni e, anche lei, con la necessità di aiutare l'Egitto. La Libia ha sottoscritto un prestito senza interessi di un miliardo di dollari a favore del Cairo. In base a quanto ha rivelato una fonte del ministero del Tesoro, «il prestito sarà spalmato in cinque anni e servirà a sostenere l'economia egiziana e il bilancio statale, oltre alla riserve di valuta straniera nel paese».
   E infine, in soccorso di Morsi e non dei palestinesi di Hamas sono scesi in campo in questi giorni anche i governanti iracheni. Entro breve tempo - hanno annunciato - il primo carico di petrolio iracheno giungerà in Egitto. Il tutto grazie ad un accordo firmato durante la recente visita del premier egiziano Qandil a Baghdad, in cui ha chiesto aiuto per la crisi del carburante che da mesi sta colpendo il Cairo. La prima petroliera partirà dal porto di Bassora a maggio. E non sarà diretta verso la Palestina.

(Linkiesta, 12 aprile 2013)


Smantellata cellula turca di Al Qaeda: voleva colpire una sinagoga e l'ambasciata Usa

Il nucleo antiterrorismo della polizia ha arrestato a Corlu, non lontano dal confine con la Grecia 8 turchi, due azeri, due ceceni e sequestrato 22 chili di esplosivo.

La polizia turca ha smantellato lo scorso febbraio una cellula di Al Qaeda a Tekirdag, nella parte europea della Turchia. Lo rendono noto i quotidiani nazionali.
Secondo le forze dell'ordine la cellula stava preparando attentati contro l'ambasciata statunitense di Ankara e una sinagoga nella parte europea di Istanbul.
Stando a quanto riporta Cnnturk, il nucleo antiterrorismo della polizia ha arrestato a Corlu, non lontano dal confine con la Grecia otto turchi, due azeri, due ceceni e sequestrato ventidue chili di esplosivo.
I documenti trovati durante l'operazione hanno rilevato che fra gli obiettivi c'erano non solo l'ambasciata americana di Ankara e una sinagoga di Istanbul, ma anche il museo privato Koc.
L'ambasciata americana è già stata oggetto di un attacco kamikaze lo scorso primo febbraio e ha causato la morte di una guardia di sicurezza turca. L'attentato è stato rivendicato dal DHKP-C, Il Partito del fonte nazionale per la liberazione del Popolo, un movimento dell'estrema sinistra turca.

(Today, 12 aprile 2013)


Antisemitismo: il metodo Goebbels per la nuova campagna mediatica contro Israele

di Sharon Levi

  
La chiamano cyber-intifada, è la nuova campagna mediatica antisemita contro Israele che sta prendendo corpo nelle università di tutto il mondo. Migliaia di studenti spinti da profondo odio verso Israele organizzano riunioni nei campus nelle quali i gesti eclatanti sono banditi ma dove si discute di "strategie di rete volte a delegittimare Israele".
   Passano quindi in secondo piano le bandiere bruciate, i cartelli antisemiti e i riferimenti offensivi alla Shoah. I nuovi antisemiti hanno realizzato che sono controproducenti. Come in molti si sono resi contro che la pubblicazione di foto false o taroccate sul web (tipo quelle scattate in Iraq o in Siria e attribuite a Gaza) è una prassi ormai superata che nella maggior parte dei casi viene immediatamente smascherata dagli attivisti pro-Israele. No, la nuova cyber-intifada si combatterà in modo completamente diverso, più subdolo e pericoloso.
   Hanno iniziato due giorni fa gli Anonymous, rimediando a dire il vero una vera e propria figuraccia. Esaurito questo primo tentativo ora l'attenzione degli antisemiti del terzo millennio si sposta su altri campi. Il primo sono i forum di discussione delle università. Ogni campus americano o europeo che si rispetti ha un proprio gruppo antisemita che ha creato un forum di discussione dedicato alla delegittimazione di Israele. In questi forum, che hanno visto una vera e propria esplosione, si parla di boicottaggio dei prodotti israeliani, di azioni di delegittimazione via web articolate e complesse. Nei forum si raccolgono, si postano e si discutono articoli presi dai maggiori siti filo-palestinesi e addirittura da quelli legati ad Hamas o a Fatah (Al Qassam oppure il nuovo Electronic Intifada, solo per citarne due), articoli presi come fossero oro colato. Nei forum non è ammesso chi dissente oppure chi smaschera le menzogne arabe. Molto spesso questi forum ospitano "testimonianze" arabe che raccontano di come sono cattivi i perfidi israeliani. In molti casi si parla di detenuti palestinesi maltrattati (questo ultimamente è molto in voga) con testimonianze terribili ma mai, nemmeno una volta, controllate e/o confermate. In alcuni casi sono persino surreali.
   Ma l'ultima tendenza, rilanciata da alcuni siti palestinesi, è quella del dibattito sul cosiddetto "diritto al ritorno". Qui le testimonianze dei vecchi "profughi" fioccano e le discussioni, spesso intrise di puro odio verso gli israeliani e più in generale verso gli ebrei, lievitano ora dopo ora. Il concetto che si vuole far passare è che Israele non ha il Diritto di esistere. Non quello dei due Stati e nemmeno quello dello Stato binazionale (tanto caro ad una importante frangia antisemita), ma proprio quello della cancellazione di Israele.
   E i discorsi sui forum danno il via a iniziative di delegittimazione contro Israele concrete. Questa settimana alla Boston University avrà luogo un convegno organizzato da un folto numero di studenti antisemiti (e autorizzato con entusiasmo dai vertici del campus) che tratterà del "diritto al ritorno" con numerose testimonianze sulla cosiddetta "nakba". Naturalmente il termine "convegno" è fuorviante perché non sono ammesse testimonianze di parte avversa quindi non ci sarà alcun dibattito se non quello unilaterale dove uno darà ragione all'altro e tutti daranno ragione a tutti convergendo sul fatto che "Israele non dovrebbe esistere". Iniziative simili sono previste nelle prossime settimane in altre importanti università americane ed europee (in Gran Bretagna, Norvegia, Svezia e Danimarca).
   E' un antisemitismo subdolo, persino raffinato. Si vuole far passare l'idea che legalmente "Israele non ha il Diritto di esistere" e che la sua nascita è dovuta ad una "deliberata campagna sionista volta a liberare l'area dai suoi abitanti nativi (espressione presa da Electronic Intifada)".
   Il brutto è che questa nuova campagna mediatica volta a delegittimare Israele sta riscuotendo un sempre maggiore seguito tra i giovani americani ed europei. All'apparenza è una campagna pacifica, ma nasconde palesemente il cosiddetto "metodo Goebbels", quello ormai famoso usato dai nazisti per prima delegittimare il popolo ebraico di fronte all'opinione pubblica, per poi passare allo sterminio. Anche in questo caso l'obbiettivo finale è la cancellazione di Israele passando per una preventiva delegittimazione da ottenersi attraverso una massiccia (e persino intelligente) campagna mediatica (cyber-intifada) per poi passare ad azioni concrete che, sul campo, si tradurranno in un aperto sostegno a quei gruppi terroristici o a quegli Stati che hanno come obbiettivo la distruzione di Israele.
   Il mondo deve essere consapevole di quello che sta crescendo nelle nuove generazioni e del pericolo che questo rappresenta per tutti. Oggi internet è senza dubbio il più potente mezzo di comunicazione e lo diventa ancora di più quando le iniziative nate in rete si trasformano in azioni concrete nella vita reale. La campagna di delegittimazione contro Israele parte da internet ma ha come obbiettivo quello di promuovere azioni concrete sul terreno e in particolare quello di aumentare l'odio verso il piccolo Stato Ebraico. Contro questa vera e propria campagna di odio non si può rimanere inerti.

(Rights Reporter, aprile 2013)


Israele riapre valichi commerciali con Gaza

Israele ha riaperto stamani i transiti di Kerem Shalom ed Erez per consentire il passaggio di merci da e per la Striscia di Gaza. Lo riportano i media locali. Il valico di Kerem Shalom e' rimasto chiuso per quattro giorni consecutivi, mentre quello di Erez e' stato aperto solo per motivi umanitari. La decisione di bloccare i transiti era stata presa per motivi di sicurezza, dopo che sabato scorso militanti palestinesi avevano lanciato razzi da Gaza contro il territorio israeliano.

(Aki, 12 aprile 2013)


Festa israeliana da Molteni&Ferragamo

È Ron Gilad, designer di Tel Aviv, il protagonista delle vetrine Molteni e Ferragamo

di Irene Maria Scalise

Galleria
E' Ron Gilad, artista e design israeliano nominato nel 2013 Designer of the year da Wallpaper ed Elle Decor, il protagonista dell'evento Molteni & co e Salvatore Ferragamo per il Salone del mobile milanese di quest'anno. Nella storica vetrina di via Montenapoleone e nello show room Salvatore Ferragamo di Corso Matteotti il design diventa protagonista insieme alla moda. Un matrimonio che funziona. Ron Gilad presenta un nuovo elemento della collezione Gradoo. Si tratta di 45o un mobile vetrato che può ospitare oggetti e libri. In pratica una rotazione geometrica dei piani che porta ad angoli smussati a 45o risolti grazie a giunti metallici e profili in alluminio laccati in giallo, rosso e blu. Risultato? Una sorta di solido trasparente che invita a guardare all'interno. In barba alla privacy. Gilad lo spiega con entusiasmo: «Questa collaborazione mi ha permesso per la prima volta di lavorare con un approccio industriale. In principio mi sono informato sulla storia del marchio e sui valori e ho cercato di esaltarli. Quindi mi sono concentrato sulle forme base e le ho manipolate concettualmente ma anche in concreto». La collezione Gradoo con i suoi tavoli, tavolini e consolle trionfa dunque nei negozi Ferragamo in compagnia delle creazioni della maison. Per l'occasione "sfilano" due modelli di borse già diventate icone: la Alieen e Marisol. Segni particolari? Pellami di alta qualità, chiusura gioiello e la cifra distintiva del gancio che diventa elemento funzionale. Per l'uomo, invece, due modelli business con colori vivaci in vitello dallo spirito multifunzionale e tasche porta iPad.

(la Repubblica, 12 aprile 2013)


Parlare tutti la stessa lingua Ora si può con il telefonino

di Rolla Scolari

TEL AVIV - «Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole», racconta la Genesi. Poi, gli uomini decisero di costruire una torre - quella di Babele - alta fino al cielo, facendo infuriare il Signore che per mettere fine al progetto ingarbugliò tutto inventando gli idiomi.
La Bibbia non dice che il Signore si infuriò. Il Signore ebbe la misericordia di impedire che andasse in porto il falso progetto salvifico di una umanità stolta e presuntuosa. Il progetto non andò in porto, ma la stoltezza e la presunzione rimasero. Come si vede ancora oggi, anche dal tono di questo articolo.
Il più recente contributo per facilitare la comunicazione tra genti che parlano lingue diverse arriva in questi giorni proprio dalle terre delle vicende bibliche. Una compagnia israeliana, Lexifone, ha commercializzato a fine 2012 un'applicazione per Android, utlizzabile anche senza connessione internet e da telefono fisso. Permette a due persone che non parlano lo stesso idioma di comunicare a distanza al cellulare, al telefono fisso oppure faccia a faccia davanti a un telefonino su cui è attivata la funzione vivavoce, dopo essersi registrati al sito. Usando un sistema di ricognizione vocale, il software ascolta, traduce, ma interagisce anche con i due protagonisti della conversazione: chiede di ripetere una frase pronunciata male o velocemente, indica quando cominciare a parlare. Da una prova del prodotto in modalità «faccia a faccia», semplici frasi in italiano sono tradotte con facilità in inglese.
Italiano, inglese, francese, tedesco, portoghese, spagnolo, mandarino, russo: sono queste finora le lingue traducibili da Lexifone, che funziona in oltre centro Paesi. Nei prossimi mesi, racconta al Giornale Itay Sagie, cofondatore dell'azienda e direttore del marketing, la sua squadra lavorerà allo sfruttamento di nuove lingue: ebraico - Israele non è ancora un mercato per la compagnia di Haifa - arabo, coreano, giapponese.
Itay è figlio dell'amministratore delegato di Lexifone, Ike, un linguista computazionale - esperto quindi dell'utilizzo di strumenti informatici per l'elaborazione del linguaggio - che da anni lavora al sogno di un traduttore universale. «Per molto tempo ha avuto quest'idea in testa, ma soltanto adesso ci sono tecnologie abbastanza avanzate per realizzarla», spiega il figlio.
Ike e Italy Sagie hanno lavorato al progetto dal 2010. Erano una delle tante realtà della Start-up Nation israeliana. Quando a fine 2012 hanno commercializzato l'applicazione, i Sagie hanno detto alla Reuters di aspettarsi un milione di dollari di vendite nel primo anno di vita. Sono le piccole e medie imprese a cercare l'aiuto di Lexifone, spiega Itay, hotel, aziende del turismo e altro, quelle realtà che non hanno abbastanza danaro per permettersi un traduttore o un interprete e che fanno affari attaccati al telefono. Il fondatore dell'azienda racconta che l'applicazione ha un margine molto basso d'errore - «certo si tratta di una macchina e può sbagliare come a volte può sbagliare un interprete in carne e ossa» - e le traduzioni fornite non sono soltanto letterarie ma prenderebbero in considerazione le diverse culture, grazie al lavoro di squadre di traduttori. La compagnia ha soltanto otto dipendenti fissi, ma si affida a partner locali e lavora con linguisti nei diversi Paesi per modificare e rendere più corretto il lessico utlizzato. Per ora, il mercato in cui l'applicazione è maggiormente commercializzata è il Messico - ci sono anche produttori di Tequila nella lista dei clienti - ma l'azienda punta a tutti i mercati in espansione: dalla Cina - dove aprirà un centro di sviluppo - al Brasile. In queste ore, racconta Italy, dopo che l'Ansa ha ripreso un articolo di un sito israeliano in cui si parlava della nuova tecnologia, «stanno arrivando moltissime e-mail anche da distributori italiani interessati al nostro prodotto».

(il Giornale, 12 aprile 2013)


Si dimette il rabbino capo di Francia dopo scandalo dei plagi e del falso diploma

PARIGI, 11 apr - Il rabbino capo di Francia, Gilles Bernheim, ha annunciato le sue dimissioni dopo lo scandalo riguardante i diversi casi di plagio riscontrati in opere da lui firmate e dopo aver ammesso di non avere il titolo di dottore in filosofia.
La decisone, che avra' effetto immediato, e' stata annunciata dal presidente del Concistoro di Parigi, Elie Korchia, dopo una seduta straordinaria del consiglio del Concistoro.
Martedi' Gilles Bernheim aveva escluso la possibilita' delle sue dimissioni.

(ASCA, 11 aprile 2013)


Nuovo business in Israele: spargimento di ceneri dei cremati in Usa

Per 750 dollari spedizione, cerimonia sul lago Tiberiade e video

Video
GERUSALEMME - Negli Stati Uniti la percentuale delle persone che hanno scelto di essere cremate dopo la morte è raddoppiata negli ultimi 15 anni e molti americani passano anni in cerca del luogo migliore per spargere le ceneri dei propri cari. Per i cristiani l'ideale è la Terra Santa, per questo in Israele hanno fiutato l'affare e organizzato un vero e proprio servizio di spargimento delle ceneri sulle rive del lago di Tiberiade, dove secondo il Nuovo Testamento Gesù iniziò a predicare e dove compì diversi miracoli. Per 750 dollari c'è chi pensa al pacchetto completo: spedizione delle ceneri, cerimonia e video commemorativo."Ci sono letteralmente decine se non centinaia di migliaia di urne funerarie accantonate nelle case senza che la gente sappia davvero davvero cosa fare con quelle ceneri - spiega Larry Deveritt, presidente della società Holy Land Ash Scattering -. A un certo punto, dopo alcuni anni passati magari girovagando, vogliono fare qualcosa di appropriato con le ceneri".E con la generazione dei baby boomers avviata verso la terza età il giro d'affari si annuncia promettente.

(TMNews, 11 aprile 2013)


Festival di Musica nel deserto di Giuda

ROMA - Per la prima volta in Israele avrà luogo nel deserto di Giuda il festival di musica internazionale "PlugFest". Il Festival si svolgerà all'interno del villaggio di Kfar Hanokdim nel deserto della Giudea tra Arad e l'antica fortezza di Masada: 3 giorni di musica con oltre 15 gruppi internazionali e con rappresentanti delle più nuove tendenze della musica israeliana.
Gli ospiti del festival fruiranno del magico mix di grande musica nell''atmosfera rilassata del deserto della Giudea, dormendo, se vorranno, in tende in stile beduino o in bungalow con aria condizionata.
Ecco alcuni nomi presenti al festival:
Sono in vendita i biglietti per l'intera durata del Festival: costo per tutti i tre giorni, 700 Nis (160 Euro).
Kfar Hanokdim è un'oasi di verde nel deserto dove svettano le tende beduine tessute dal pelo di capra nera, con giardini di "ispirazione biblica" Le sistemazioni più significative per gli ospiti sono all'interno delle tende, ma sono previsti anche alloggi in legno e pietra con aria o alloggi appositamente progettati e strutturati con i lati di lana spessi, pavimenti in legno e letti in stile "futon", ciascuno con la capacità di 8 persone.

(PRIMAPRESS, 11 aprile 2013)


Scoperto a Gerusalemme un raro Mikveh del periodo del Secondo Tempio

di Tzvi Ben-Gedalyahu

Archeologi di Israel Antiquities Authority hanno scoperto un raro bagno rituale (mikveh) risalente al periodo del Secondo Tempio, grazie ad una strada progettata nel quartiere di Kiryat Menachem, tre miglia ad ovest della città vecchia di Gerusalemme.
"Molti bagni rituali sono stati scavati a Gerusalemme in questi ultimi anni, ma il sistema di approvvigionamento idrico che abbiamo riconosciuto in questo scavo è unico e insolito", ha detto il direttore degli scavi Benyamin Storchan. Il mikveh consiste di una camera sotterranea in cui si entra attraverso gradini. Il mikveh riceveva le acque piovane da tre vasche di raccolta scavate sul tetto del bagno, e l'acqua pura era convogliata all'interno della camera attraverso canali. I bagni rituali conosciuti fino ad ora di solito consistono di una cavità chiusa che veniva riempita con acqua piovana convogliata da una piccola piscina scavata in una roccia localizzata nelle vicinanze.
Il complesso che è stato esposto in questa ultima scoperta è un sistema più sofisticato e complesso. A quanto pare il bagno era associato ad un insediamento in una pittoresca valle fuori della Città Vecchia, nel periodo del Secondo Tempio. Presumibilmente, a causa del regime di precipitazioni e delle condizioni aride della regione, gli abitanti cercarono tecniche speciali che consentissero di raccogliere ogni goccia d'acqua.
Il mikveh è conforme a tutte le leggi ebraiche, come ad esempio la raccolta dell'acqua in modo naturale senza contatto umano, e l'assicurazione che l'acqua non penetri nel terreno, per il qual motivo il bagno è stato trattato con un particolare tipo di gesso.
La comunità della zona ha manifestato grande interesse per la conservazione della mikveh, secondo l'archeologo del distretto di Gerusalemme, Amit Re'em. "L'Israel Antiquities Authority e la Moriah Company, che sta costruendo la nuova strada, stanno lavorando per fare di questo tesoro un sito a beneficio di residenti e visitatori ", ha aggiunto. Dopo che il mikveh andò fuori uso, il sito è servito da cava e i canali lo riempirono di terra. Nel corso del 20o secolo, la camera di immersione è stata pulita, un'apertura rotonda è stata fatta nel soffitto ed è stata usata come cisterna, ma fino ad ora non era mai stata riconosciuta come un antico mikveh.

(The Jewis Press.com, 10 aprile 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)


Salam Fayyad presenta le sue dimissioni ad Abu Mazen

GERUSALEMME, 11 apr.- Il primo ministro dell'Autorita' Palestinese, Salam Fayyad, ha presentato le sue dimissioni al presidente, Abu Mazen, che decidera' se accettarle al suo rientro in Cisgiordania. La notizia, circolata gia' mercoledi' sera, e' stata confermata da fonti palestinesi e fa seguito alle voci di divergenze sulle politiche del governo. Ex funzionario dell'Fmi e della Banca Mondiale, Fayyad -nominato da Abu Mazen nel 2007, dopo l'insediamento esclusivo del movimento islamista Hamas a Gaza- conta sull'appoggio della comunita' internazionale e soprattutto degli Usa nei suoi sforzi per costruire istituzioni palestinesi destinate alla creazione di un futuro Stato.

(AGI, 11 aprile 2013)


Le donne del Muro del Pianto: «Fateci pregare come gli uomini»

Chiedono di indossare lo scialle rituale, arrestate. Il dibattito rilanciato su Twitter. Netanyahu sollecita un compromesso

di Davide Frattini

   
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GERUSALEMME - Ci è voluto il tweet di Sarah Silverman per dare popolarità globale a una battaglia che va avanti da ventiquattro anni e per far capire a Benjamin Netanyahu che era tempo di trovare un compromesso. A metà febbraio la comica americana ha condiviso in 140 caratteri con i suoi 4 milioni di lettori l'orgoglio familiare per l'arresto della sorella Susan e della nipote Hallel. Tutt'e due colpevoli - secondo i rabbini ultraortodossi e pure la Corte Suprema israeliana, sentenza del 2003 - di voler pregare al Muro del Pianto come fanno gli uomini e come alle donne è proibito.
   Il primo ministro ha allora incaricato Natan Sharansky, eroe della dissidenza sovietica, di trovare una soluzione per queste dissidenti religiose. Che chiedono di presentarsi davanti alle pietre più sacre per l'ebraismo con indosso i tallit (lo scialle da preghiera), i tefillin (scatolette di cuoio legate con le cinghie, contengono versetti sacri) e di poter recitare la Torah ad alta voce ( t'fila in ebraico vuol dire preghiera). Sono le quattro «T» simbolo della protesta che i rabbini haredim leggono come una sola parola: tradimento dell'ortodossia.
   Da quando Anat Hoffman ha fondato il movimento nel 1988, il primo di ogni mese secondo il calendario ebraico si ritrovano a Gerusalemme e l'appuntamento è fissato anche per stamattina. Arrivano al Muro del Pianto, entrano nell'area destinata alle donne - non mettono in discussione la separazione - ma si comportano come gli uomini. Gli agenti di solito intervengono per arrestarle e Yossi Parienti (il capo della polizia nella città) ha già annunciato che oggi la manifestazione verrà impedita: «Quando cominciano a pregare indossando gli scialli, sfidano le decisioni dei giudici».
   Sharansky propone di allargare la zona per i riti, di aprire all'ingresso gratuito la parte di scavi archeologici vicino all'arco di Robinson. La soluzione è sostenuta da Shmuel Rabinowitz, il rabbino incaricato di vegliare sul Muro Occidentale e gli altri luoghi sacri, ed è stata accettata con perplessità dalle leader del gruppo. «Sharansky promette che i lavori termineranno in un anno e mezzo - commenta Hoffman al quotidiano Haaretz -. Il rischio è che ne passino dieci per l'opposizione degli archeologi, dei giordani, dei musulmani. Stiamo parlando di intervenire nel sito religioso più delicato e spinoso al mondo. Verremo arrestate fino ad allora?». Il progetto prevede di toccare il ponte dei Mugrabi che porta alla Spianata delle Moschee. «Quando nel 2004 gli israeliani volevano ripararlo perché rischiava di crollare per la neve, gli islamici hanno protestato ovunque».
   Netanyahu vuole risolvere la disputa anche perché ha generato una frattura con gli ebrei americani. Le Donne del Muro ricevono l'appoggio dei movimenti riformisti e conservativi, le congregazioni sono molto diffuse negli Stati Uniti ed esasperano gli ultraortodossi con decisioni come quella di permettere alle donne di venir ordinate rabbino. Tra loro la sorella di Sarah Silverman, che vive a Gerusalemme e che ha spiegato ad Haaretz le ragioni delle femministe: «Da un punto di vista teologico mi oppongo al monopolio ultraortodosso sull'ebraismo. Per convinzioni democratiche sono contraria all'idea che un gruppo di cittadini spadroneggi sugli altri».
   Anche chi ha conquistato quelle pietre antiche adesso vuole espugnarle agli ultraortodossi. Yitzhak Yifat è il soldato più popolare della storia di Israele per la foto scattata da David Rubinger che lo ritrae a occhi in su davanti al Muro: è il 1967, la parte est di Gerusalemme è appena stata presa ai giordani durante la guerra dei Sei giorni. «Non abbiamo combattuto perché il Muro diventasse proprietà esclusiva di pochi».

(Corriere della Sera, 11 aprile 2013)


"Da Aman a Samballat: un percorso che si ripete"

di Rinaldo Diprose

Riportiamo la conclusione della relazione fatta da Rinaldo Diprose al "XII Raduno Nazionale EDIPI", tenutosi recentemente a Torino con il titolo ""Amalek non è morto: Dall'antisemitismo all'antisionismo".

L'assegnazione della Terra Promessa a Israele è un aspetto importante del patto che Dio "fece con Abraamo, del giuramento che fece a Isacco, che confermò a Giacobbe come uno statuto, a Israele come un patto eterno" (Salmo 105:9-11). Il Salmista testimonia: "Egli, il SIGNORE, è il nostro Dio; i suoi giudizi si estendono su tutta la terra, Egli si ricorda per sempre del suo patto, della parola da lui data per mille generazioni" (vv. 7-8).
Dio lega il proprio onore alla promessa di restaurare Israele nel proprio territorio. A questo proposito, "il SIGNORE, Dio, il Santo d'Israele", rivolgendosi a Israele, dichiara: "non temere, perché io sono con te; io ricondurrò la tua discendenza da oriente, e ti raccoglierò da occidente. Dirò al settentrione: «Da'!» E al mezzogiorno: «Non trattenere»; fa' venire i miei figli da lontano e le mie figlie dalle estremità della terra: tutti quelli cioè che portano il mio nome, che io ho creati per la mia gloria, che ho formati, che ho fatti" (Isaia 43:3-7).
Ne consegue che l'antisionismo, ovvero il tentativo di delegittimare la restaurazione d'Israele nella Terra Promessa, non va visto soltanto come l'aspetto politico dell'antisemitismo. L'antisemitismo al tempo di Balaam e di Aman, come pure l'antisionismo al tempo di Neemia, furono delle manifestazioni circostanziate di uno spirito di ribellione contro il vero Dio. Così anche oggi l'antisionismo, ovvero il disconoscere nella storia recente d'Israele l'adempimento di antiche profezie come Isaia 43:5-7, significa mettersi in conflitto con il piano di Dio.
Ciò a cui va incontro chi assume atteggiamenti come quelli di Samballat e Tobia, a proposito di ciò che Dio sta facendo oggi in relazione al popolo eletto e alla Terra Promessa, fu definito da Dio quando rivelò ad Abraamo il ruolo speciale che la sua discendenza avrebbe avuto nella storia. Dio disse: "Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti tratterà con leggerezza [eb קָלַל, qalal]" (Genesi 12:3).
Quanto a Israele, valgono ancora le parole scritte in Levitico 26: 44-45. Eccole: "Io sono il SIGNORE loro Dio … per amor loro mi ricorderò del patto stretto con i loro antenati, che feci uscire dal paese d'Egitto, sotto gli occhi delle nazioni, per essere il loro Dio. Io sono il SIGNORE".

La relazione completa in formato PDF

(Notizie su Israele, 11 aprile 2013)


Tel Aviv: il ristorante 'Taizu' di Pitsou Kedem e Baranowitz-Amit

I cinque elementi dell'antica filosofia cinese tramutati in esperienza culinaria

di Cecilia Di Marzo

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Ha aperto i battenti a Tel Aviv il ristorante Taizu - Asia Terranean Kitchen che porta la firma del famoso architetto israeliano Pitsou Kedem e di un team di designer d'interni tutto al femminile composto da Sigal Baranowitz e Gali Amit. Il concept degli interni è ancorato a due temi principali: i cinque elementi dell'antica filosofia cinese (Fuoco, Acqua, Metallo, Legno e Terra) e il DNA culinario del menu.
I sapori, le texture e i colori si basano sulla personale interpretazione dello chef Yuval Ben Neria degli street foods di cinque paesi del Sud-est asiatico: India, Cina, Thailandia, Cambogia e Vietnam. Il ristorante è stato concepito appositamente per offrire il massimo livello qualitativo di cibo, design e ospitalità in un ambiente informale e accessibile a tutti.
L'interno evoca un'atmosfera asiatica senza essere tradizionale. Un fil rouge collega la progettazione dello spazio con i viaggi che lo chef ha fatto attraverso l'Estremo Oriente e con il menu che ne deriva. La forma organica e la texture delle foglie di banana, ad esempio, si ritrova come pattern sulle pareti di cemento lungo l'asse principale dello spazio e sulle partizioni girevoli.
Lo spazio è suddiviso in cinque aree principali con posti a sedere di differenti tipologie, da quelle più informali su sgabelli attorno a un bancone a quelli della sala da pranzo principale, più formale, adiacente alla cucina a vista che bilancia questa caratteristica, donando energia e senso del movimento.
La chef room, separata dalla sala da pranzo principale tramite porte girevoli in vetro, è una sala da pranzo privata, ma al tempo stesso "open-to-all". È protetta da due pareti realizzate in blocchetti di bambù che conferiscono allo spazio intimità e privacy.
Il Taizu è completato da una grande terrazza, arredata con tavoli in ardesia nera, progettati su misura, e delimitata da alte e profumate piante di citronella.

(edilportale, 11 aprile 2013)


Il ministro risponde su Facebook, rabbia dell'opposizione alla Knesset

Nell'era della politica del web, in Israele esplode la polemica sul post Facebook del ministro delle finanze Yair Lapid, che ha scatenato le ire dei parlamentari di opposizione con i suoi tagli alla spesa pubblica. E che alla Knesset, ieri, non si è presentato.

GERUSALEMME, 10 apr - Meglio il social network del Parlamento. Nell'era della politica del web, in Israele esplode la polemica sul post Facebook del ministro delle finanze Yair Lapid, che ha scatenato le ire dei parlamentari di opposizione con i suoi tagli alla spesa pubblica.
E che alla Knesset, ieri, non si è presentato.
Il Parlamento israeliano, ieri, aveva all'ordine del giorno le richieste di chiarimento dell'opposizione dopo i tagli annunciati dal Governo, con il contestuale aumento del 20% delle tasse universitarie. Dai banchi laburisti non si è lasciato sfuggire l'occasione Shelly Yacimovich: "Sei al lavoro da appena due minuti, e chi danneggi subito? Quelli che hai promesso di rappresentare", ha detto in un discorso rivolto a Lapid e al ministro dell'istruzione Shai Piron, che però non erano in aula.
"State tagliando tutto quello che ci permette di sopravvivere, fiore e crescere - voi, ministro delle finanze e il ministro dell'istruzione - ha accusato - Non vi vergognate?".
Più tardi, un'ora dopo l'inizio della discussione nella Knesset, la risposta di Lapid, l'uomo nuovo della politica israeliana: ma non in Parlamento. Con un post su Facebook, il ministro ha assicurato che mai ha deciso di alzare le tasse scolastiche.
"Se avessi pensato che qualcuno stava per danneggiare gli studenti, andrei a casa mia a protestare contro me stesso", ha ironizzaato. Anzi, "il prossimo bilancio metterà al centro il lavoratore. Lo studente che lavora part-time e prepara la base accademica per la sua vita professionale è il cuore della visione di lavoratore che noi stiamo portando avanti. E è la classe media di domani".
Ma in Parlamento, dai banchi dell'oppozione, la replica Facebook non è piaciuta affatto. "Il ministro delle finanze ha avuto tempo per scrivere su Facebook invece di venire alla Knesset e rispondere alle domande dell'opposizione in modo rispettoso?" ha subito attaccato Yacimovich. "Facebook non è un succedaneo della Knesset" ha detto, uscendo dall'aula.
Un altro parlamentare, Moshe Gafni (United Torah Judaism) ha dato del vigliacco a Lapid per non essersi presentato in Parlamento.

(RaiNews24, 10 aprile 2013)


Gilles Bernheim deve andarsene


Il 4 aprile scorso il quotidiano francese online IsraëInfos riportava, in un articolo a firma Gerard Fredj, il testo della dichiarazione del Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in cui riconosceva pubblicamente di aver plagiato diversi testi nel suo ultimo libro "Quaranta meditazioni ebraiche".
"Notizie su Israele" ha tradotto e riportato nello stesso giorno l'articolo di Fredj.
In seguito, l'avvenimento è comparso in forma abbastanza estesa su gran parte della stampa italiana, con l'aggiunta della scoperta del falso dottorato in filosofia del rabbino Bernheim.
Nel numero odierno di Israëlnfos compare il testo integrale della prima presa di posizione del rabbino dopo gli ultimi fatti scoperti, in forma di un'intervista concessa il 9 aprile a radio Shalom.
Dal testo riportato, naturalmente in francese, bisogna dire che gli argomenti portati da Gilles Bernheim per "spiegare" i fatti avvenuti non fanno che peggiorarne l'immagine morale.
Da tutto questo il giornalista Gerard Fredj, in un altro articolo che compare oggi sullo stesso quotidiano, ricava l'unica, logica conclusione: Gilles Bernheim deve andarsene.
Si spera che tutto l'ebraismo francese sia concorde con questa posizione, perché ogni altra conclusione non potrebbe che far allargare la sconfortante ombra morale che per ora si trova concentrata sul Gran Rabbino di Francia, il quale ha commesso forse la colpa più grave in una persona nella sua posizione: ha manipolato la verità. M.C.

(Notizie su Israele, 10 aprile 2013)


Israele: un'app e la Babele di lingue è sconfitta

Si parla nella propria lingua ma interlocutore sente nella sua

di Massimo Lomonaco

GERUSALEMME, 10 apr - Non porra' rimedio alla 'dispersione' delle genti voluta dall'Eterno, ma il sistema messo a punto dall'azienda israeliana 'Lexifone' sembra poter in parte riparare alla attuale biblica Babele di lingue (circa 6500 sulla terra), frutto dell'anatema divino. Con questa applicazione si potra' dunque conversare - via telefono, via internet o semplicemente faccia a faccia - nella propria lingua materna e ascoltare, senza dover ricorrere ad un interprete,la risposta dell'interlocutore. E lo stesso potra' fare quest'ultimo. Il sistema permette gia' ora di esprimersi in inglese, francese, spagnolo, italiano, portoghese, tedesco, russo e mandarino, ma ben presto lo si potra' fare anche in giapponese, arabo, coreano ed ebraico. E in vista ci sono altri idiomi, inclusi ulteriori dialetti cinesi. Usare Lexifone - ha spiegato al 'Times of Israel' il direttore del marketing dell'azienda Itay Sagie - ''e' come lavorare con un traduttore, ma molto piu' economico''. ''La nostra macchina - ha aggiunto - interagisce con l'utente, ascoltando cio' che dice e traducendo per chi ascolta. Il sistema e' estremamente accurato e la macchina e' dotata di altoparlanti davanti e dietro in modo che sia capito cio' che viene detto''. Ma c'e' di piu': la tecnologia vantata da Lexifone puo' distinguere tra varianti come l'americano, il britannico e l'australiano per restare all'inglese, e anche accenti regionali. Il sistema e' basato - e' stato sottolineato - su una 'ricognizione vocale' accresciuta con un meccanismo di traduzione. La capacita' di 'parlare' ai computer ed essere compresi da essi e' nota da anni, ma Lexifone - secondo le spiegazioni date al giornale - mette a disposizione un sistema di traduzione unico, chiamato in inglese 'computational linguistics' che prende le frasi usate da chi parla e subito le traduce in un'altra lingua. Traduzione che - assicura la Lexifone - non e' solo letterale bensi' anche 'culturale'. ''Abbiamo un comitato - ha aggiunto Itay Sagie - che valuta frasi e idiomi nelle diverse lingue e decide quale e' la migliore corresponsione'' da proporre.
Lexifone - ha detto l'azienda basata a Haifa, nel nord di Israele - e' gia' usato da centinaia di aziende piccole e grandi che offrono servizi di traduzione per utenti, clienti o impiegati che vivono in Paesi nei quali hanno meno familiarità con la lingua del posto.
Insomma, a dispetto della Babele attuale, una vera e propria rivoluzione linguistica sembra bussare alle porte.

(ANSAmed, 10 aprile 2013)


Muro del pianto: si erode il monopolio degli ebrei ortodossi

Accolte le proteste di una parte dell’ebraismo statunitense

GERUSALEMME - In seguito alle proteste giunte da una parte dell'ebraismo statunitense, il governo israeliano studia un nuovo assetto nell'organizzazione delle preghiere ebraiche di fronte al Muro del Pianto di Gerusalemme, che finora erano sotto la supervisione della corrente ortodossa.
Attualmente di fronte al Muro (ultimo residuo del Tempio di Gerusalemme, distrutto duemila anni fa dalle legioni romane) possono pregare, in due settori separati fisicamente, uomini e donne, secondo le regole piu' strette dell'ortodossia. Sharansky propone adesso di approntare un terzo settore dove potrebbero svolgersi riti ebraici piu' consoni alle abitudini dell'ebraismo statunitense, riformato o conservatore.
In questo modo, secondo Sharansky, troverebbe soluzione anche la istanza di un gruppo di donne ebree che ogni mese si recano al Muro del Pianto per pregare avvolte da 'talled': il manto rituale che secondo la ortodossia puo' essere indossato solo da uomini. In passato le loro preghiere hanno innescato incidenti con i fedeli ortodossi, e la polizia e' dovuta intervenire.
Secondo la stampa non e' pero' ancora chiaro se il 'terzo settore' ideato da Sharansky (nella parte meridionale della Spianata) sia realizzabile. Ad ogni modo, affermano alcuni commenti, in questa occasione Israele lancia un ''molto atteso'' messaggio di apertura verso la comunita' ebraica statunitense.

(ANSAmed, 10 aprile 2013)


Palestina: scomparso un mare di soldi

di Noemi Cabitza

La Palestina è il maggior beneficiario di finanziamenti internazionali per lo sviluppo, almeno per quanto riguarda la somma procapite. Nell'ultimo anno sono stati erogati ai palestinesi 11,7 miliardi di dollari (varie fonti tra cui UE, ECHO, WB, ONU, UNRWA ecc. ecc.). Solo il Pakistan ha avuto di più (la Repubblica Democratica del Congo segue di poco), ma la differenza procapite tra Palestina e Pakistan è abissale (3.760.000 abitanti della Palestina contro 176.745.364 del Pakistan e 67.757.577 della RD Congo).
Per fare un esempio comprensibile i palestinesi hanno ricevuto dalla comunità internazionale la somma procapite di 3.100 dollari contro i 174 dollari procapite dei congolesi e addirittura 74 dollari dei pakistani.
Bene, secondo un rapporto ONU che i burocrati del Palazzo di Vetro si guardano bene dal diffondere, nei territori palestinesi sono stati spesi per lo sviluppo solo 1,3 miliardi, cioè solo 345 dollari procapite. Dove sono i rimanenti 10,4 miliardi di dollari?
Cerchiamo di capire dov'è finito questo mare di soldi. Una parte non trascurabile se la sono bevuta alcune ONG che avevano presentato dei progetti, poi finanziati ma mai implementati (il sistema di ONG che gira intorno alla questione palestinese è impressionante e quasi mai limpido). Un'altra parte considerevole è andata nel pagamento dei dipendenti delle tante organizzazioni che ruotano attorno alla questione palestinese (ONG, ONU, UNRWA, la vecchia OLP e la nuova ANP, ma anche Hamas). Tanti soldi sono stati destinati al finanziamento dei media vicini alla causa palestinese (e non necessariamente i media sono palestinesi). Poi ci sono le rappresentanze diplomatiche palestinesi all'estero (ANP e Hamas). Un'altra parte considerevole si pensa sia stata destinata all'acquisto di armi. E poi? Beh, poi ci sono i conti esteri di Abu Mazen, della sua famiglia e di tutta la nomenclatura palestinese (Fatah e Hamas, senza distinzioni). Di molti soldi si sono proprio perse le tracce, ma i conti sono impietosi. Il fatto certo è che i conti palestinesi sono fumosi, poco chiari e senza nessuno che li controlli.
Quello che rimane francamente incomprensibile è che questi numeri ce li hanno tutti a partire dai maggiori donatori (Unione Europea, Stati Uniti, World Bank e Giappone) fino ai più piccoli, ma nessuno dice niente o chiede conto di questo incredibile squilibrio tra denaro erogato per lo sviluppo e denaro effettivamente speso.
Si continua imperterriti a dare la colpa del sottosviluppo palestinese a Israele, alle colonie, ai blocchi e al muro di sicurezza quando invece appare chiaro che le colpe stanno da tutt'altra parte.
Sul perché di tutto questo ci sarebbe da aprire una seria discussione, ma ogni volta che si parla di Palestina e di palestinesi il mondo sembra avere la mortadella sugli occhi. Dietro agli "aiuti umanitari" ai palestinesi c'è un vero sistema di truffa globale che non può più essere taciuto.

(Rights Reporter, 10 aprile 2013)


Boicotti Israele? Almeno fallo nel modo giusto

di Alessia Di Consiglio

Qualche giorno fa l'Unione irlandese degli insegnanti ha votato a favore del boicottaggio di Israele, che comporta la cancellazione di tutte le attività di cooperazione nel campo culturale e accademico.
E' la prima volta che, all'interno dell'Unione Europea, una organizzazione di questo tipo prenda parte questo tipo di boicottaggio. Facciamo finta che si tratti di apartheid nonostante israele fornisca quotidianamente carburante e altre merci a Gaza e che molti abitanti della Striscia vengano spesso ricoverati in ospedali israeliani (cosa comunissima negli stati dove vige l'apartheid, vero?). Ora, se volessimo davvero boicottare israele, dovremmo non solo cancellare tutti gli accordi bilaterali, cosa relativamente fattibile. Per danneggiare veramente l'economia di questo stato guerrafondaio, dovremmo però anche rinunciare a tutti quei prodotti che vengono pensati o fabbricati in Israele.
Prendete carta e penna. Dovete dire addio alla speranza di diagnosticare alcune malattie e di guarire perchè in Israele sono state inventate tra le altre:
     • la pillcam (per effettuare gastro e colonscopie),
     • il Copaxone (per la cura della sclerosi multipla),
     • il Ladostigil (per la riduzione dei sintomi dell'Alzeimer).
Altre invenzioni israeliane da boicottare:
     • le chiavette USB,
     • i pomodori pachino,
     • le chat (la prima chat ICQ è stata inventata in Israele),
     • diversi microprocessori tra cui il Centrino Intel,
     • il sistema operativo Windows XP,
     • il primo antivirus, ecc.
Anche Facebook usa delle applicazioni sviluppate in Israele, meglio non usarlo. Smettete anche di mandare SMS perchè la tecnologia è stata sviluppata in Israele, come quella della telefonia mobile in generale del resto.
Bene, ora che conoscete tutti i principali prodotti da boicottare, potete anche procedere. Certamente, lì dove hanno finito decine di iniziative di pace e negoziati, il potere del boicottaggio funzionerà, non è vero?

(Linkiesta, 10 aprile 2013)


Tel Aviv dinamica e sempre interessante. Dal 21 al 25 maggio s'inaugura la Fresh Design Fair

Fresh Design Fair 2012
Il prossimo maggio insieme alla sesta edizione della Fresh Paint Fair verrà inaugurata la prima fiera di design: Fresh Design.
  Insieme alla ormai tradizionale appuntamento dedicato alla fiera dell'arte Fresh Design presenterà progetti selezionati di designer israeliani. Giovani talenti creativi saranno invitati a partecipare alla fiera, come parte della Design Greenhouse, che presenterà le opere dei disegnatori più promettenti.
  La fiera si svolgerà in collaborazione con le istituzioni e le scuole di design più importanti, con a capo il Design Museum Holon, offrendo al pubblico una sintesi dello stato del design contemporaneo in Israele.
  Sei anni fa la Fresh Paint Fair è stata creata per catalizzare le attività nel campo dell'arte israeliana ed ha sempre riscosso un grande successo. Oggi la fiera estende la sua attività al settore del design, in risposta alle necessità del mercato del design israeliano. Gli obiettivi della fiera sono quelli di promuovere, dare un riconoscimento e generare reddito per i progettisti e professionisti di design; far conoscere al grande pubblico le migliori espressioni delle attuali tendenze di design e rispondere alla crescente domanda da parte del pubblico e dei collezionisti permettendo loro l'acquisto di articoli originali e innovativi. La Design Greenhouse servirà come trampolino di lancio per i designer emergenti. I luoghi in cui sono ospitati le due fiere vedranno lo svolgersi di una serie di eventi quotidiani: conferenze, colloqui e incontri con designer, artisti, curatori e professionisti dell'arte.
  Fresh Paint, la fiera d'arte contemporanea di Tel Aviv, si svolge ogni anno in un luogo diverso e inaspettato dove viene presentata al pubblico per la prima volta. Nel suo sesto anno, la fiera si terrà nel nuovo centro logistico Tel Giborim, nel Comune di Tel Aviv-Yafo, all'estremità meridionale di Tel Aviv. Questa è la prima volta che un centro di questo tipo si apre in Israele su iniziativa di un ente locale. È stato progettato per servire tutte le divisioni operative comunali: igiene, sicurezza, parco veicoli, approvvigionamento e logistica, ecc. ecc. Il centro è stato costruito secondo standard di sicurezza rigorosi e incorpora avanzati sistemi computerizzati, controlli d'ingresso e di uscita, tetti intelligenti e sistemi di backup indipendenti, che insieme assicurano il corretto funzionamento di tutto il complesso in caso di emergenza. Prima della sua inaugurazione ufficiale, il centro logistico ospiterà così la fiera Fresh Paint, trasformandolo per una settimana in un centro culturale a tutti gli effetti. Il Comune di Tel Aviv-Yafo ha messo a disposizione l'edificio per la fiera e sta fornendo la logistica e i mezzi necessari per realizzarla.
  Fresh Design comprenderà:
  • Opere di singoli designer, studi di design e gallerie d'arte. I progetti proposti dai designer israeliani in tutti i settori della progettazione.
  • Fresh Design Greenhouse: sulla base del modello di successo del Fresh Paint Greenhouse. The Design Greenhouse sarà un trampolino di lancio per i progettisti più promettenti. Un comitato di professionisti selezionerà i disegni. I commissari saranno: Yael Taragan, fashion designer e ricercatore, Dipartimento di Gioielleria, Bezalel Academy of Art and Design; Pini Leibovitz, designer, docente anziano di design industriale presso la Facoltà di Ingegneria Shenkar, Design e Arti; Architetto Yifat Finkelman, Dipartimento di Architettura, Accademia Bezalel di Arte e Design; Naama Steinbock, designer, docente presso l'Istituto di Tecnologia di Holon.
  • Una collaborazione con il Design Museum di Holon
  • Collaborazioni con prestigiosi istituti di progettazione
  • Progetti per la comunità
  • Fresh Paint Salon: un spazio, sponsorizzato da Outset, che ospiterà un ricco programma di conferenze, colloqui e incontri con designer, artisti e curatori.

Sulla Fiera
Fresh Paint Contemporary Art Fair è l'evento d'arte annuale più importante in Israele, con le principali gallerie d'arte contemporanea della Nazione che presentano i programmi di artisti locali e internazionali. Pur mantenendo un elevato livello di qualità artistica, la fiera ospita giovani talenti, gallerie, e una originale Greenhouse - in mostra ci saranno le opere di 50 artisti emergenti israeliani selezionati e indipendenti. La Fiera propone inoltre il premio all' Artista Più Promettente, presentato dalla collezione d'arte Igal Ahouvi quello della Sotheby's "Sotto il martello", l'opera dell'artista indipendente più degna di nota; una selezione di progetti speciali e di lavori commissionati; di progetti comunitari della fiera e attività di raccolta di fondi, e il Salon Fresh Paint, supportato da Outset - un programma didattico di lezioni, conferenze e incontri.

Ubicazione della fiera
Il processo di scelta di un luogo nuovo dove tenere la fiera ogni anno è una sfida eccitante per gli organizzatori e fornisce allo stesso tempo un valore aggiunto per i visitatori: tutti i luoghi in cui si è svolta la fiera sono stati aperti al pubblico per la prima volta in occasione della fiera stessa.

Statistiche
• Ogni anno, oltre 30.000 visitatori provenienti da Israele e dall'estero visitano la fiera
• 3.000 persone della élite culturale, imprenditoriale e sociale di Israele partecipano alla serata di
  anteprima
• 100 ospiti internazionali partecipano al programma della fiera per essere introdotti nello scenario   d'arte israeliano, in collaborazione con il Ministero degli Esteri.
• 9 milioni di NIS finora è il giro d'affari legato alla compravendita di opere d'arte vendute in fiera
• Ad oggi, 1,6 milioni NIS sono stati raccolti dalla fiera per progetti comunitari

(Il Denaro, 10 aprile 2013)


L'uomo più ricco d'Israele emigra nella City

di Michele Pierri

Idan Ofer
Londra non perde il suo fascino di rifugio per milionari uomini d'affari. A scegliere la City come base operativa e vantaggioso domicilio fiscale è stavolta Idan Ofer, l'uomo più ricco d'Israele.
La politica di Londra, uno dei maggiori centri finanziari al mondo, è da sempre volta all'attrazione di investimenti esteri. Un orientamento che il primo ministro David Cameron difese provocatoriamente qualche mese fa invitando gli imprenditori francesi a rifugiarsi in Gran Bretagna dopo l'istituzione da parte del governo di François Hollande di una tassa per super-ricchi.
Con un patrimonio netto stimato in 6,5 miliardi di dollari, Ofer - considerato il 182mo uomo più ricco al mondo - ha interessi nel campo dell'energia, della logistica e della chimica.
Ufficialmente alla base della sua scelta ci sarebbero per il Financial Times motivi di carattere familiare, ma il trasferimento sta infiammando il dibattito sulle disuguaglianze economiche nel Paese.
Attraverso il Quantum Pacific Group, Ofer è azionista di controllo in Israel Corp, la più grande azienda della nazione, e Israel Chemicals, ora nel mirino della multinazionale canadese Potash Corp.
Come altri magnati israeliani, anche Ofer ha subito una dura campagna da parte dei media e reazioni avverse da parte dell'opinione pubblica sin da alcune proteste di piazza avvenute nel 2011, quando centinaia di migliaia di cittadini hanno manifestato contro il carovita e un'economia in gran parte controllata da un numero ristretto di famiglie.
Ofer è stato un facile bersaglio nella propaganda politica portata avanti nelle scorse elezioni dai laburisti israeliani, che hanno sposato nel loro programma le ragioni della classe media messa in difficoltà da tagli alla spesa e nuove tasse.
Tuttavia Ofer è solo l'ultimo di una lunga serie di uomini d'affari israeliani emigrati oltremanica, come Lev Leviev, e altri stranieri come il banchiere russo Andrei Borodin e dirigenti di compagnie come Lvmh e Dassault Systems.

(formiche, 10 aprile 2013)


Antisemitismo sul Web. Condannate quattro persone

Avevano creato delle liste, schede dettagliate in cui denunciavano qualsiasi attività in cui fossero presenti cittadini ebrei. Negozi, ristoranti, scuole,
personalità della comunità ebraica di Roma, a cominciare dal presidente Riccardo Pacifici, giornalisti e uomini politici. Tutto pubblicato sul sito web neonazista Stormfront.
Per questa attività di incitamento all'odio razziale il gup del tribunale di Roma ha condannato oggi quattro persone ritenute gestori del portale internet. Al termine di un processo svolto con rito abbreviato, il gup Carmine Castaldo ha inflitto tre anni di reclusione a Daniele Scarpino, milanese di 24 anni, ritenuto l'ideologo del gruppo; due anni e sei mesi per Diego Masi, 30 anni, di Ceccano (Frosinone) e Luca Ciampaglia, 23 anni di Atri (Teramo), entrambi moderatori del forum italiano Stormfront. Infine due anni e otto mesi per Mirko Viola, 42 anni di Cantù.
Il giudice ha disposto per tutti gli arresti domiciliari e la pubblicazione della sentenza sul sito internet del ministero della giustizia. I quattro erano stati arrestati il 16 novembre del 2012 perchè accusati di promozione e direzione di un gruppo di persone che aveva tra i propri scopi l'incitamento
alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religioso.
Secondo l'accusa gli imputati attraverso il forum italiano del sito Stormfront.org "hanno promosso e diretto un gruppo il cui fine era l'incitamento alla discriminazione e alla violenza etnica, religiosa e razziale". Le pagine web prendevano di mira gli "ebrei, gli immigrati, ed incitavano alla supremazia della razza bianca e all'istigazione al razzismo e al negazionismo".
"Una decisione esemplare"; commenta il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici - che segna un punto importante nella lotta all'odio razziale". Per Pacifici "oggi il pericolo della diffusione tramite la Rete di ideologiexenofobe, antisemite e razziste è una piaga che non può lasciarci indifferenti e abbiamo il dovere di combatterla. Una battaglia che si può portare avanti solo attraverso l'arma della giustizia e della costruzione di un recinto legislativo in grado di abbattere l'odio contro ogni forma di
discriminazione".

(La Provincia, 9 aprile 2013)


Vacanze a Roma alla scoperta del Ghetto

di Sonia Scarlata

La tappa per le vacanze non è la solita rotta per Roma, è quella che vi porta a un passo dal Tevere e dall'Isola Tiberina, dove mentre passate vi imbattete in un ristorante con piatti della cucina kosher, Sora Margherita, e una libreria, Kiry at Sefer, che vende saggi e romanzi della letteratura ebraica.
La prima tappa è al Tempio Maggiore, la sinagoga sono si danno appuntamento i 16.000 ebrei che vivono nella capitale.
Durante la visita all'annesso Museo Ebraico, potrete scoprire la storia del Ghetto, dalla sua fondazione nel 1555 alla sua abolizione nel 1870, guardando l'impressionante raccolta di argenti, marmi, calchi, documenti e pergamene custodita nelle sei sale espositive.
Per le donne è impossibile resistere alla tentazione dei velluti rinascimentali, dei ricami e dei merletti barocchi che decorano la Torah, il testo sacro.
L'ultima sala del museo è dedicata allo Shoah per ricordare i 2.091 ebrei romani deportati nei campi di sterminio nazisti.
Il vostro tour continua, e a esclusione di uno stop davanti alle vetrine dei Limentani, da sette generazioni artigiani della terracotta di papi e capi di Stato, si concentra sulla cucina kosher, preparata secondo le regole alimentari dettate dalla Torah.
La povertà, mista a ingegnosità, ha dato vita alle ricette che si possono gustare nei ristoranti del quartiere: la Taverna del Ghetto e da Nonna Betta in via Del Portico d'Ottavia.
Le specialità da appuntarsi sono, oltre ai ben noti carciofi alla giudia, la concia di zucchine, il tortino di aliciotti con l'indivia, lo stracotto di manzo e il brodo di pesce.
Che nacque durante il Medioevo, quando le donne del Ghetto iniziarono a bollire gli scarti del pesce accatastati attorno alla chiesa di Sant'Angelo in Pescheria.
Ma per finire la vacanza non può mancare una fermata daBoccione
La fermata da Boccione

, il minuscolo paradiso dei dolci kosher dove un esercito di signore indaffarate sforna e serve torte di visciole, pizze ebraiche e amaretti di pasta di mandorle.
Infine, un ultimo consiglio: la new entry del quartiere si chiama Fonzie, è una casa degli hamburger dove non c'è limite alla creatività, nel panino vale tutto, dai ceci all'abbacchio, basta che sia kosher.

(blog Cervelliamo, 9 aprile 2013)


Israele: serata d'onore per Primo Levi a Gerusalemme

Dopo 'Piazza Levi' a Haifa, continua interesse per scrittore

TEL AVIV- Primo Levi continua a suscitare un grande interesse in Israele. Lo scorso novembre - in occasione dei 25 anni dalla morte - gli e' stata intitolata una piazza ad Haifa, citta' nel nord del paese; da domani e' invece in programma una serata in suo onore a Gerusalemme, tutta incentrato sulla figura e la poetica dello scrittore torinese. La manifestazione si apre all'indomani delle solenni commemorazioni in Israele sulla Shoah di cui Levi e' stato un sopravvisuto. Organizzata dall'Istituto Van Leer di Gerusalemme, l'Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, il Dipartimento di Studi Romanzi e Latino Americani dell'Universita' Ebraica di Gerusalemme, la serata e' intitolata 'Primo Levi: tradizione e traduzione'.
Saranno cosi' discusse 'la tradizione', con particolare attenzione all'opera di Levi e i suoi rapporti con la letteratura italiana ed europea, e la 'traduzione' dell'opera dello scrittore che focalizzera' soprattutto quella poetica in ebraico.
Ariel Rathaus, dell'Universita' Ebraica di Gerusalemme, presentera' la propria traduzione in ebraico della raccolta di poesie di Levi 'Ad ora Incerta', recentemente pubblicata dalla casa editrice Carmel. L'evento si terra' in ebraico.

(ANSAmed, 9 aprile 2013)


Pena esemplare a un terrorista ebreo

Un estremista di destra condannato a due ergastoli

GERUSALEMME - Un terrorista ebreo di estrema destra, Jack Teitel, è stato oggi condannato dal tribunale distrettuale di Gerusalemme a due ergastoli e ad altri 30 anni di reclusione per essersi macchiato dal 1997 in poi di una lunga serie di crimini, fra cui la uccisione a sangue freddo di due palestinesi.
Nell'apprendere la gravità della condanna Teitel - un ebreo immigrato dagli Stati Uniti - ha detto alla stampa di non provare pentimento e di essere fiero delle proprie gesta.
Già sospettato dai servizi segreti israeliani di essere un radicale di destra, Teitel è stato arrestato solo nel 2009, dopo che aveva tentato di uccidere con ordigni esplosivi un ebreo 'messianico' (che crede anche negli insegnamenti di Gesù) e il politologo Zeev Sternhell, un esponente della sinistra israeliana. Questi rimase ferito nell'attentato.
Nel corso delle indagini è emerso così che Teitel, già nel 1997, aveva ucciso a sangue freddo due passanti palestinesi, scelti a caso. Adesso dovrà risarcirne le famiglie con 180 mila shekel (35 mila euro) a testa.

(Corriere del Ticino, 9 aprile 2013)


A Tel Aviv presentato Azouri EcoTower

Un palazzo di 21 piani totalmente eco-friendly e autosufficiente

Azouri EcoTower

Torre simbolo di una nuova cultura dell'innovazione tecnologica e sociale, che si basa sulla tutela dell'ambiente e della qualità della vita, sulla nascita di starup hub e sugli investimenti in ricerca
SMART CITY - Il futuro delle città sarà sempre più verso il cielo. Per evitare che il cemento ricopra ulteriori porzioni di territorio (da destinare invece al verde e al miglioramento della vivibilità delle aree urbane) c'è la necessità di innalzare gli spazi abitativi e ad uso commerciale verso l'alto. Sono tantissimi i progetti Smart city - Smart buildings di nuovi edifici con decine di piani (o anche centinaia) che stanno nascendo in quasi tutte le città di grandi e medie dimensioni. A Tel Aviv, ad esempio, è stato presentato il progetto Azouri EcoTower, un palazzone di 21 piani (attualmente sette) completamente autosufficiente da un punto di vista energetico, della gestione delle risorse idriche e del riciclo dei rifiuti.
Una città da sempre molto sensibile alla qualità della vita, alla tutela del territorio e dell'ambiente (il 20% del territorio è composto da parchi urbani), che nel tempo ha saputo investire in innovazione tecnologica e soprattutto in startup e in cultura dell'innovazione (anche sociale, visto il coinvolgimento di scuole e comunità nei nuovi progetti pubblici). Ne sono testimonianza l'International Center of Technology and Innovation, lo startup hub di Aviv-Yafo e più in generale le risorse (5% del PIL) che Israele destina ogni anno in ricerca e sviluppo, a cui si aggiungono uffici e centri aperti proprio a Tel Aviv da Google, Motorola, Microsoft, BMC, GM, SAP, Oracle, HP e tanti altri giganti dell'ICT e delle telecomunicazioni globali.
In questo contesto si inserisce l'Azouri EcoTower, complesso che a fine lavori raggiungerà l'altezza di 70 metri, con oltre 400 posti auto al suo interno e una spesa prevista di 50 milioni di dollari. Un'opera di architettura e urbanistica 'green senseable' che, come ha spiegato bene in Italia Artribune, piattaforma online di arte e cultura contemporanea, promuove nel Mediterraneo una nuova idea di vivibilità urbana, di rapporto con l'ambiente e soprattutto con l'innovazione tecnologica. L'amministrazione pubblica sta portando avanti diversi progetti di green buildings, di palazzi energeticamente efficienti e autosufficienti e tutti sono caratterizzati dall'integrazione di soluzioni high-tech all'interno delle abitazioni e nell'accesso ai servizi pubblici.
L'Azouri EcoTower punta ad un basso impatto ambientale grazie all'uso di materiali di costruzione riciclati e prodotti a 'Km 0' (diciamo entro i confini nazionali che, come si sa, non sono molto estesi), la razionalizzazione intelligente delle risorse idriche (qui veramente scarse) in chiave 'Smart water', che consente di recuperare fino a 15 mila litri di acqua al giorno (ottenuti da servizi igienici e riutilizzabili per irrigare), il contenimento dei consumi energetici, anche tramite l'uso di vetri isolanti e lo sfruttamento massimo della luce naturale (che dovrà illuminare almeno il 60% della casa). Altro fattore importante è il riciclo totale dei rifiuti e la promozione dell'uso della bicicletta per disincentivare l'uso della macchina privata. Nell'immediata vicinanza alla Torre, infatti, sarà disponibile anche la metropolitana di superficie, colonnine per la ricarica elettrica dei mezzi di trasporto pubblici e privati alternativi, fermate dell'autobus connesse in rete tramite access point WiFi.

(Key4biz, 9 aprile 2013)


«Lech Lechà», a Trani, in Puglia e non solo c'è il bis

Venerdì 5 aprile, a Napoli, nell'ambito della Borsa mediterranea del turismo 2013 (5-7 aprile, Mostra d'Oltremare) si è tenuta la presentazione di "Lech Lechà" Settimana di arte, cultura e letteratura ebraica, in programma dal 25 agosto al 1 settembre 2013 (ossia dal 19 al 26 Elul 5773 del calendario ebraico).
  La manifestazione, quest'anno alla sua seconda edizione, avrà luogo in numerose città della Puglia e, per la prima volta, si articolerà anche in tre città di Campania, Calabria e Sicilia: un viaggio della mente e del cuore alla scoperta di aspetti fondamentali dell'ebraismo, spaziando fra antiche radici e prospettive per il futuro ma senza perdere di vista la contemporaneità.
  Alla presentazione dell'evento sono intervenuti Rav Shalom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli e Italia Meridionale, Francesco Lotoro, pianista e direttore artistico della manifestazione, Marco Mansueto, giornalista, direttore responsabile del Magazine Il10.it
  Lech Lechà è una manifestazione promossa da: Regione Puglia; Unione Comunità Ebraiche Italiane; Comunità ebraica di Napoli; Comunità ebraica di Trani (sezione di Napoli); Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia; Provincia di Barletta-Andria-Trani; Comune di Trani. Con la collaborazione di Agenzia Puglia Imperiale, Trani Associazione Musicale Suoni del Sud, Foggia Eta Puglia s.r.l.
  LECH LECHÀ in ebraico significa "Va' verso te stesso", «un'espressione che - afferma Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia, fra i soggetti promotori della manifestazione - richiama simbolicamente la dimensione dell'interiorità, i valori del dialogo spirituale, le ragioni più profonde della relazione con sé stessi e con l'alterità. Dono, quest'ultimo, che ha impreziosito per millenni le vicende umane di una minoranza religiosa e culturale, quella ebraica, che si è insediata nel cuore del nostro Paese disseminando di sé e del proprio vitale apporto le popolazioni autoctone».
  «Lech Lechà - aggiunge Lotoro - ovviamente non esaurisce l'approfondimento di quelli che sono i molteplici aspetti di una cultura millenaria e complessa come quella ebraica, ma vuole essere un importante input per quanti ancora poco conoscono di essa, uno strumento utile per vincere luoghi comuni e pregiudizi, e soprattutto un mezzo per riappropriarsi dell'importantissimo segmento di una storia che è anche la nostra storia».
  Da queste dichiarazioni emerge in sintesi l'anima di una manifestazione che ancora una volta avrà Trani come città capofila. È, infatti, proprio dalla rinata sinagoga della nostra città che l'ebraismo ha ripreso nuova linfa, dando il via a un nuovo confronto che arricchisce la comunità pugliese e con essa tutta la comunità del sud Italia.
  Trani, in passato già faro dell'ebraismo della Diaspora e sede di quattro sinagoghe, si fa, dunque, ancora una volta simbolo della rinascita dell'ebraismo nel Mezzogiorno: qui gli ebrei sono tornati 463 anni dopo la cacciata, ripristinando culto e vita ebraica presso la Sinagoga Scolanova.
  Questa rinascita è una delle più interessanti realtà nel bacino mediterraneo, che fa da forte stimolo alla rinascita dell'ebraismo anche in Calabria e in Sicilia, regioni non a caso presenti nell'edizione 2013 di Lech Lechà insieme alla Campania, a sua volta sede di una comunità ebraica molto attiva.

(il Giornale di Trani, 9 aprile 2013)


Gli israeliani "hackerano" il sito degli hacker

Il collettivo internazionale di hacker ha lanciato un attacco coordinato contro i siti israeliani, che hanno risposto, hackerando il sito di Anonymous

di Anna Momigliano

hackerati
Che cosa ci fa un sito messo in piedi da hacker anti-israeliani che suona l'Hatikvah, l'inno nazionale di Israele? È stato a sua volta "hackerato" da attivisti filo-israeliani.
Davanti all'ennesimo attacco di Anonymous , il collettivo internazionale di cyber-attivisti, il campo filo-israeliano ha risposto. E ha inferto un bel colpo all'immagine della rete di hacker.
Il collettivo aveva lanciato domenica una serie di azioni coordinate contro siti, governativi e non, israeliani. "Operation Israel" - questo il nome scelto per l'operazione dagli stessi attivisti - era stata molto pubblicizzata in rete, con l'hashtag #opIsrael e con un apposito sito, http://www.opisrael.com/
Il tempismo, secondo alcuni era di pessimo gusto: tra la sera di domenica e la giornata di lunedì (secondo il calendario ebraiche, le ricorrenze si celebrano "dal tramonto al tramonto") si celebrava in Israele la giornata nazionale dell'Olocausto: "che classe questi hacker!" è stato il commento, ironico, di Adam Clark Estes sul sito The Atlantic Wire.
Domenica, poco prima che cominciassero le commemorazioni, l'account di Twitter di Anonymous aveva diffuso il messaggio: «403 ERROR: Israel Not Found #Anonymous #OpIsrael #FREEPalestine #Revolution». Come a dire: "abbiamo cancellato Israele dalla Rete, inizia la rivolta".
Gli obiettivi? 20 mila account di Facebook israeliani, e circa duemila siti internet. Alcuni sono stati resi inaccessibili, o deturpati, per un lasso di tempo. Molti sono tornati a funzionare nel giro di qualche ora. Ma, sembrerebbe, nulla di grosso: «Nessun sito prioritario è stato danneggiato», ha detto alla stampa Roni Bachar, presidente di Avnet, compagnia israeliana di sicurezza informatica.
Non solo. Gli israeliani hanno dimostrato di sapersi difendere dagli hacker utilizzando le loro stesse armi. E sono riusciti ad "hackerare", a loro volta, il sito www.opisrael.com. Che lunedì non solo suonava l'inno nazionale di Israele, ma anche recava il messaggio, evidentemente diretto al collettivo di Anonymous: «Solo danni minori, avete perso».
Non è la prima serie di attacchi virtuali coordinati contro Israele. Lo scorso novembre il collettivo di Anynomouus aveva danneggiato circa seicento siti israeliani, come forma di protesta contro la campagna militare nella Striscia di Gaza. Nel gennaio del 2012 un hacker aveva "rubato" dati riservati da una banca israeliana, creando un discreto scompiglio.
Questa volta, però, la campagna non sembra avere sortito gli effetti sperati. Tra gli errori commessi da Anonymous... anche qualche sito palestinese "hackerato" per sbaglio. Tra le vittime, Gaza Youth Break Out , giovani attivisti palestinesi. Che, un po' piccati, hanno diffuso questa dichiarazione su Twitter «Gli attacchi di Anonymous dovevano prendere di mira gli israeliani, non noi. Qualcuno si è sbagliato e ha hackerato la nostra pagina su FB.»

(Panorama. 9 aprile 2013)


Possibile cooperazione della Turchia con Israele e Cipro sul gas

ANKARA, 9 apr - La normalizzazione avviata fra Turchia e Israele potrebbe fare nascere anche una collaborazione nel campo dell'energia fra Ankara e Nicosia, stando al ministro turco Taner Yildiz.
Parlando a margine di un convegno a Baku in Azerbaigian il titolare del portafoglio dell'energia nel governo del premier islamico Recep Tayyip Erdogan non ha escluso una futura cooperazione in progetti energetici con Cipro e con Israele ''se l'atmosfera politica lo consentira'''. Dopo le scuse del premier israelian Benyamin Netayahu a fine marzo alla Turchia per l'assalto nel 2010 alla nave Mavi Marmara che tentava di rompere il blocco di Gaza, le relazioni fra Ankara e Israele sono in via di normalizzazione dopo tre anni di gelo. Negli ultimi giorni altri esponenti del governo turco hanno ipotizzato una futura cooperazione con Israele per il trasporto in un gasdotto attraverso il territorio turco verso l'Europa del gas naturale estratto dai giacimenti scoperti lungo le coste dello stato ebraico, che prolungano quelli individuati al largo di Cipro. La Turchia e' fortemente dipendente dalle importazioni in campo energetico. Stando a diverse stime nei giacimenti ciprioti, alla cui esplorazione partecipa l'Eni, ci sono riserve per fra 142 e 227 miliardi di metri cubi di gas naturale. Il mese scorso lo stesso Yildiz aveva annunciato misure punitive contro l'Eni per la sua partecipazione al programma cipriota. Secondo il ministro Yildiz, se ci saranno le condizioni politiche, Ankara sara' favorevole ''non solo a una partnership energetica con Israele, ma auspicherebbe anche di vedere Cipro greca coinvolta'', riferisce Zaman online. Sarebbe, ha aggiunto, ''una opportunita' per la pace e la stabilita' regionali''. La Turchia, che dal 1974 occupa militarmente la parte settentrionale di Cipro - dove e' stata autoproclamata una repubblica turca di Cipro Nord riconosciuta solo da Ankara - non riconosce il governo legale di Nicosia, di cui contesta la legittimita' a gestire le risorse energetiche dell'isola.

(ANSAmed, 9 aprile 2013)


Gerusalemme avvolta dalla tempesta di sabbia di oggi

di Francesca Frezza

Giornata molto particolare oggi a Gerusalemme, a causa della tempesta di sabbia provocata dai forti venti di libeccio che hanno trascinato ingenti quantità di sabbia del Sahara dal vicino Egitto su tutto il medio Oriente. La Città Santa s'è risvegliata con una temperatura di +22oC all'alba dopo che aveva raggiunto i +23oC nella notte, ma poi durante la giornata la colonnina di mercurio s'è abbassata fino a +19oC all'ora di pranzo e fino agli attuali +15oC serali.
Ecco alcune foto della sabbia inviateci da Gerusalemme.

(MeteoWeb, 9 aprile 2013)


Israele, visioni di futuro

di Raffaele Sassun,
assessore UCEI all'Alyah e ai rapporti con Israele

Nel 2012 abbiamo avuto un'ulteriore impennata del fenomeno dell'alyah dall'Italia. Solo dalla comunità di Roma sono partite circa 150 persone. E il numero previsto per il 2013 è in aumento. Una prima analisi ha attribuito la "colpa" di questo fenomeno alla crisi economica che sta attanagliando l'Italia e l'Europa tutta. Ho potuto parlare e confrontarmi con alcune persone che hanno preso questa importante decisione e le mie impressioni sono state diverse, sicuramente più confortanti. Iniziamo col dire che la tipologia più frequente è composta da famiglie con papà e mamma di 30-45 anni e figli piccoli. Certo la situazione economica è un fattore, ma non è quello fondamentale. La molla principale è la mancanza di visione del futuro per sé ma soprattutto per i propri figli. Badate bene, non si tratta di futuro economico, ma di qualità della vita, di ideali ebraici e non, di rispetto e di sicurezza. Sono molle dalla forte spinta perché non stiamo parlando di ragazzi di 18-20 anni appena diplomati che decidono di andare a studiare o lavorare all'estero ma di padri e madri che magari non parlano nemmeno l'ebraico. Questi ostacoli non li bloccano perché l'Italia di oggi è vista come ingessata, ferma nella sua decadenza inesorabile come lo era l'impero romano prima della discesa dei barbari. Israele invece trasmette un fortissimo senso di adattabilità alla mutevolezza delle situazioni. Basti pensare a come ha reagito la popolazione civile di Tel Aviv durante gli ultimi lanci missilistici. Cinque minuti dopo la sirena, le strade si riempivano di nuovo di gente che riaffermava la propria volontà di non essere ostaggio di cose o eventi che avrebbero potuto bloccare la loro libertà. Mentre 40-50 anni fa Israele era un paese di frontiera con i kibbutzim dove poter tornare alle origini agricole, oggi è più vicina all'Italia grazie a voli quotidiani anche (purtroppo non sempre) low cost, ma rimane sempre un paese di frontiera. Frontiera della ricerca, del futuro, dello sfruttamento delle capacità umane anziché quelle del territorio.
Credo che questa alyah dimostri che nelle nostre Comunità abbiamo ancora molta vitalità, voglia di cambiare e migliorare il mondo che ci circonda. E se questa cosa non è più possibile in Europa allora si va in Israele, dove things happen. La Giunta dell'UCEI conta per la prima volta tra i suoi elementi un assessorato all'Alyah. Per dare supporto e aiuto a chi decide di trasferirsi in Israele, ma non solo. Per creare un forte rapporto di collaborazione e comunicazione bidirezionale. Per considerare Israele semplicemente un'altra stanza della nostra casa.

(Notiziario Ucei, 9 aprile 2013)


Israele si ferma per ricordare la Shoah

Alle 10.01 le sirene sono risuonate stamane in Israele e il Paese si è fermato, nel giorno in cui lo Stato ebraico ricorda sei milioni di vittime dell'Olocausto.
Il Paese è oggi a lutto: celebrazioni commemorative si svolgono negli istituti scolastici e nei musei dedicati al ricordo della Shoah.
Alla Knesset, il Parlamento di Gerusalemme, vengono letti elenchi di nomi di vittime del nazismo. Le cerimonie commemorative si svolgono oggi anche in Polonia. In Israele,vivono oggi 192 mila ebrei sopravvissuti all'olocausto.

(SCR, 8 aprile 2013)


Gaza, la mannaia di Hamas cala sui 'capelloni'

di Aldo Baquis

GAZA, 8 apr - ''Il 4 aprile aspettavo un taxi alla fermata di Sajaya (Gaza City), quando un agente mi chiama e mi ordina di salire a bordo di un veicolo della polizia. A bordo eravamo in dodici: nessuno di noi comprendeva le ragioni del fermo...'' Cosi' inizia la deposizione resa da un giovane di Gaza alla Ong Pchr-Gaza che oggi denuncia una nuova pratica imposta dagli islamici di Hamas nella Striscia di Gaza: il taglio punitivo dei capelli ai ragazzi che ostentino chiome troppo lunghe, oppure un taglio bizzarro ed ''esibizionista''.
''Uno di noi e' stato picchiato gia' nel cellulare. Una volta giunti al commissariato di Sajaya ci hanno messi in fila, ci hanno schernito. Quando uno ha protestato, e' stato colpito. Poi lo hanno rasato, quindi e' toccato a me'', afferma il testimone, rimasto anonimo per paura di ritorsioni.
Prima di lasciare la stazione di polizia, il testimone e' stato costretto a sottoscrivere un documento in cui si impegna: 1 - a non farsi piu' crescere i capelli; 2 - a non sfoggiare tagli 'strani' dei capelli; 3 - a non indossare mai pantaloni 'a vita bassa', giudicati immodesti dai custodi della morale pubblica nell'enclave palestinese controllata da Hamas perche' talvolta lasciano intravvedere la biancheria intima. Fonti locali riferiscono che giovani che indossavano jeans del genere sono stati intercettati da agenti armati di forbici.
E che i pantaloni dello scandalo sono stati poi lacerati senza appello sulla pubblica piazza. Episodi che destano clamore nella Striscia anche perche' giungono una settimana dopo che le autorita' di Hamas hanno imposto la segregazione per genere in tutte le scuole di Gaza, anche in quelle private, per gli allievi di eta' superiore ai nove anni. Un provvedimento che riguarda anche gli insegnanti, ai quali e' stato ordinato d'impartire d'ora in poi lezioni solo ad allievi o allieve del loro sesso.
In un commento su Facebook, un responsabile di Hamas, Ihab al-Ghusein, nega che esista alcuna campagna mirata contro i capelli lunghi, ma conferma che la fazione islamica si sforza di combattere ''forme di comportamento negativo''. Parole che tuttavia non persuadono Atef Abu Seif, un commentatore del quotidiano al-Ayyam, vicino ai moderati dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp). Abu Seif intravvede infatti una strategia precisa dietro i provvedimenti adottati da Hamas nei sei anni di governi seguiti al colpo di mano del 2007: oggi nel mirino ci sono i capelli, la brillantina, i pantaloni alla moda occidentale e le classi segregate; prima era stato imposto alle ragazze di coprirsi in spiaggia o d'indossare abiti tradizionali dalle medie in poi. Il timore, afferma, e' che si voglia ''strumentalizzare la religione'' per cementare un'egemonia politica. Un peso in più - taglia corto - per la gente di Gaza, che deve già misurarsi con i problemi esistenziali dovuti al blocco imposto da Israele attorno alla Striscia.

(ANSAmed, 8 aprile 2013)


Turismo in Israele anche nei momenti di tensione

Dati incoraggianti presentati a Bmt di Napoli

   
NAPOLI - "Durante gli scontri del novembre 2012 le prenotazioni per il 2013 non si sono fermate, questo e' un segnale del tutto nuovo". A descrivere il dato positivo per il turismo israeliano e' Tzivi Lotan, consigliere per gli affari turistici dell'Ambasciata di Israele, a Napoli nei giorni scorsi per rilanciare l'offerta turistica del Paese dalla Borsa Mediterranea del Turismo di Napoli. "Di solito durante i momenti di tensione - spiega ad ANSAmed Lotan - si registravano rinvii di partenze, annullamenti ma, soprattutto, uno stop alle prenotazioni per i mesi successivi.
Invece in questo inizio di 2013 gli arrivi sono stati in aumento". Un'inversione di tendenza importante per Israele, una terra ricchissima di luoghi interessanti per i turisti sia di tipo religioso sia che si tratti di semplici appassionati di monumenti che hanno fatto la storia dell'umanita'.
"Probabilmente - spiega il funzionario israeliano - il Paese viene visto come maggiormente sicuro anche in momenti di tensione, ma molto avra' pesato anche la sensazione che ormai i problemi di sicurezza coinvolgono molte parti del mondo". Lotan si riferisce in particolare ai paesi della Primavera araba: "Dopo le rivolte - spiega - si pensava che quei paesi avrebbero trovato una rapida via verso la democrazia e la stabilita', ma cosi' non e' stato, in Egitto, ad esempio dove, pero', i turisti sono tornati". Insomma, e' come se si fosse alzata la soglia di tolleranza dei turisti stessi. I flussi in Israele continuano a salire con 3,5 milioni di visitatori giunti nel paese nel 2012, in aumento del 4% rispetto al 2011. In particolare in provenienza dall'Italia, nel 2012 sono stati 170.000 gli italiani che hanno visitato Israele, il 12% in più rispetto al 2011.
L'Italia si piazza al sesto posto tra i paesi da cui provengono piu' visitatori per la Terra Santa. Il primato resta degli Usa, seguiti dalla Russia e da Gran Bretagna, Francia e Germania. Tra i turisti italiani sbarcati nel Paese circa il 70% era riconducibile a motivi religiosi. Ancora lenti gli arrivi dai nuovi mercati, come India e Sudafrica, mentre in aumento sono i brasiliani. "In questi ultimi anni - dice Lotan - aumentano sempre piu' i turisti che arrivano non solo per motivi religiosi". Una promozione in piu' per gli israeliani e' arrivata da Cavani, il bomber uruguayano del Napoli che ha visitato il Paese: "Per convincere i napoletani a venire da noi - sorride Lotan - mi basta dire: seguite le orme di Cavani".

(ANSAmed, 8 aprile 2013)


Israele ricorda la Shoah. Antisemitismo in aumento

Fino a lunedì sera, tutto lo Stato ricorderà lo sterminio nazista. Dal 1959, in tutte le città suona una sirena e tutti si fermano per due minuti di silenzio. Il rapporto del centro Kantor di Tel Aviv: la violenza e gli atti antisemiti sono aumentati del 30%.

GERUSALEMME - Alla vigilia della Yom Ha Shoah, la giornata che Israele ha scelto per ricordare l'Olocausto, i dati del centro Kantor di Yel Aviv denunciano: nel 2012 gli atti antisemiti nel mondo sono aumentati, dopo un biennio in cui sono stati in diminuzione.
I DATI DEL CENTRO KANTOR - A stilare lo studio è il centro per lo studio dell'ebraismo contemporaneo europeo dell'Università di Tel Aviv, in collaborazione con il Congresso ebraico europeo. Gli attacchi sono stati 686, dei quali 373 nella sola Francia con un aumento del 60%, il doppio della percentuale totale. Tra questi, il rapporto cita l'attacco omicida alla scuola Ozar Hatorah nel marzo 2012 a Tolosa, con la morte di due adulti e tre bambini. Dei 686 assalti, 273 hanno riguardato ebrei di tutte le età e 166 erano diretti alla vita delle persone; 190 sono stati effettuati contro sinagoghe, cimiteri, monumenti e oltre 200 nei confronti di proprietà pubbliche e private che sono rimaste danneggiate. Oltre la Francia, il Rapporto altri Stati, tra cui l'Ungheria: per questo Stato, si parla di andamento ''razzista e antisemita più preoccupante in Europa''.
IN RICORDO DELL'OLOCAUSTO - Lo Yom Ha Shoah ricorda la rivolta nel Ghetto di Varsavia del 1943 contro i nazisti, iniziata nella prima sera della Pasqua (Pesach). A Roma è stata proiettata una videoinstallazione raffigurante la bambina col cappotto rosso, figura indimenticabile nel film Schindler's List, sulla facciata di Largo 16 ottobre. Nella piazza, ci sono le targhe che commemorano la deportazione degli ebrei romani e i bambini che non hanno mai cominciato a vivere. La videoinstallazione è accompagnata da una cerimonia commemorativa di accensione di 300 candele rosse, con il sottofondo del coro dei bambini della Scuola Ebraica. La celebrazione solenne di 'Yom ha shoah' in Israele avverrà lunedì alle 10: per due minuti, risuoneranno le sirene e l'intero paese si fermerà nell'omaggio alle vittime e ai sopravvissuti.

(tg1online, 7 aprile 2013)


Netanyahu: su Iran non ci fidiamo neanche degli amici

Di fronte alla minaccia nucleare iraniana, Israele non può affidare la propria sorte a nessuno, "fossero anche i nostri migliori amici": lo ha dichiarato il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in un discorso alla vigilia della commemorazione annuale della Shoah.
"Noi - ha detto - apprezziamo gli sforzi della comunità internazionale per fermare il programma nucleare dell'Iran, ma in nessuna fase noi riporremo il nostro destino nelle mani di altri Paesi, fossero anche i nostri migliori amici".

(TicinoNews, 7 aprile 2013)


Gli hacker israeliani contrattaccano

Internet israeliano da sabato mattina è sotto un massiccio attacco da parte degli hacker. In precedenza il gruppo di hacker Anonimous aveva comunicato che avrebbero dato inizio ad un massiccio attacco cibernetico contro Israele.
Nel frattempo gli hacker israeliani hanno cominciato a contrattaccare e sono riusciti a penetrare nell'organizzazione hacker antiisraeliana "Anonghost". Il gruppo Israeli Elite Force, hacker che combattono per Israele, ha pubblicato una lista di media palestinesi che hanno distrutto.
Nel quartier generale israeliano per la lotta alle minacce telematiche sono certi che lo stato è pronto per la "jihad elettronica", d'altro canto gli esperti avvertono che non esiste difesa assoluta.

(La Voce della Russia, 7 aprile 2013)


«Cancelleremo Israele dal web». Ma l'attacco di Anonymous fa pochi danni

L'assalto hacker in sostegno alla lotta palestinese è avvenuto nel giorno in cui lo Stato ebraico ricorda l'Olocausto

Anonymous questa volta ha fatto un mezzo «flop». Almeno secondo quanto dichiarano autorità e media israeliani. Certo è che l'annunciato attacco cybernetico del celebre gruppo di hacker contro i siti Internet israeliani - in sostegno alla lotta palestinese - non è riuscito a «cancellare» dal web lo Stato ebraico ma solo a mettere fuori uso per un po' alcuni siti web, più o meno importanti. Yitzhak Ben Yisrael, dell'Ufficio nazionale cibernetico del governo - citato da Ynet - ha detto che gli hackers hanno «generalmente mancato di abbattere i siti chiave». «Anonymous non ha le capacità di danneggiare le infrastrutture vitali del paese», ha aggiunto Ben Yisrael sottolineando che l'intenzione del gruppo di hackers era «creare rumore nei media sui temi a lui più vicini».

L'ATTACCO E I SITI COLPITI- A partire da sabato notte, diversi i siti Internet sono stati presi di mira da Anonymous che, in tempo reale, aggiorna l'elenco tramite il proprio account twitter e sul sito web. Secondo quanto rivendicato dagli hacker-attivisti l'attacco cibernetico - condotto in nome della «situazione umanitaria a Gaza», paragonata «all'Olocausto» - ha colpito diversi siti web israeliani. In rete è stato pubblicato un «elenco dei siti attaccati». Tra di essi quello della Coca cola (che alle 11 di domenica mattina risulta fuori uso), il sito dell'Ufficio Centrale di Statistica e i siti della borsa e del ministero delle Finanze (che però hanno negato) e molti altri. Sulle home page di piccole e medie aziende israeliane intanto sono comparsi slogan anti-Israele. I media israeliani riferiscono che in risposta, attivisti dello Stato ebraico hanno in seguito bersagliato siti di gruppi islamisti radicali pubblicando messaggi pro-Israele.

IL PRECEDENTE - Un altro tentativo di mettere fuori uso i siti web israeliani a novembre scorso non riuscì a fare gravi danni e allora Israele disse che l'attacco era consistito in oltre 60 milioni di tentativi di hacking. Un ufficiale del gruppo palestinese Hamas ha elogiato l'azione di Anonymous: «Dio benedica le menti e gli sforzi dei soldati della battaglia elettronica», ha scritto Ihab Al- Ghussian, portavoce del governo di Gaza, sulla propria pagina Facebook.

(Corriere della Sera, 7 aprile 2013)


Da Gerusalemme a Roma, da Roma a Gerusalemme

di Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Oggi il nuovo papa prenderà possesso, con una cerimonia ufficiale, della cattedra di vescovo di Roma, che ha sede fisica non in Vaticano ma nella basilica di s. Giovanni in Laterano. Sembra strano che se ne debba parlare in questa sede, tanto più a firma di un rabbino. Ma questa opposizione Laterano - Vaticano è collegata anche a una forte simbologia ebraica che merita qualche spiegazione. E' un dato storico che alcuni oggetti del Secondo Tempio di Gerusalemme distrutto, come la Menorà, furono portati a Roma ed esibiti come trofeo. Che cosa ne sia rimasto è oggetto di ipotesi e di leggende. In moltissimi pensano ancora che la Menorà sia nascosta da qualche parte nei sotterranei varicani. Se gli ebrei la pensano così è perchè considerano la Chiesa come l'erede dell'impero romano. Gli oggetti del Secondo Tempio stanno a Roma come quelli del Primo stavano alla corte di Assuero re di Persia, erede dell'impero babilonese distruttore di Gerusalemme. I cristiani del medioevo condividevano queste leggende con una differenza: il possesso degli oggetti ebraici era il segno che la Chiesa è la continuatrice e ha preso il posto dell'antico Israele. Nel medioevo la convinzione era che gli oggetti non stessero in Vaticano ma in Laterano. Le reliquie danno sacralità al luogo e attirano fedeli. In Vaticano c'è la tomba di Pietro (ebreo), in Laterano gli oggetti sacri del Tempio, e non solo del Secondo, ma persino del Primo: dentro l'altare sarebbe nascosta l'arca dell'alleanza, quella che teneva le Tavole della Legge e che nel Secondo Tempio non c'era. Questo i cristiani; gli ebrei, come Beniamin da Tudela non erano da meno, parlando di una colonna del Secondo Tempio, presente in Laterano, che "piange" bagnandosi il 9 di Av. Si aggiunga che l'intero complesso del Laterano fa parte di un assetto urbano promosso dall'imperatore Costantino e la madre Elena, neofiti cristiani, che portando a Roma reliquie cristiane da Gerusalemme (la scala del processo, il legno della croce) vollero spostare il centro della cristianità a Roma, al Laterano, divenuta nuova Gerusalemme. E' questa tradizione sostituzionista che sta dietro al rito di insediamento di oggi, anche se probabilmente a tutt'altro si pensa; è di questa nuova Gerusalemme che il papa vescovo di Roma prende possesso. Magari ci lasciassero la Gerusalemme originale.

(Notiziario Ucei, 7 aprile 2013)


Una foto che giornali e TV non vi mostreranno mai


Questo è ciò che accade continuamente ai soldati israeliani. Notare come si senta sicuro il provocatore, perché sa che Tsahal (IDF) non lo toccherà. Intorno alla scena, giornalisti e attivisti di sinistra aspettano impazientemente la reazione del soldato, pronti a cogliere il minimo passo falso per usarlo per demonizzare l'esercito. Impotente ma risoluto, il soldato affronta la provocazione con grande dignità e autocontrollo.

(blogdibarbara, 7 aprile 2013)


Dicono in molti che adesso gli israeliani fanno ai palestinesi quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei. Si può immaginare un ebreo in Germania che, al tempo di Hitler, avesse fatto qualcosa di simile a un militare della Wehrmacht? M.C.


Sorgente di vita - Alla ricerca delle radici

Un viaggio in Salento alla ricerca delle radici apre la puntata di Sorgente di vita di domenica 7 aprile: tre donne israeliane alla scoperta dei luoghi della loro nascita, tra il '45 e il '47, nei campi profughi dove vissero i loro genitori, sopravvissuti alla Shoah. Storie di guerra e di accoglienza, in attesa dell'imbarco per la terra d'Israele.
In un altro servizio i disegni, i bozzetti, gli schizzi dell'architetto Daniel Libeskind in mostra in una galleria romana. Dal Museo Ebraico di Berlino alla ricostruzione di Ground Zero a New York, i progetti di un professionista che costruisce edifici come opere musicali.
Chi salva una vita salva un mondo intero: la storia di Giulio Segre, ebreo di Saluzzo che nel 1943, quando era un bambino di sette anni, venne accolto e salvato in Val d'Aosta con l'aiuto del parroco di Courmayeur.
Infine ricordiamo l'insurrezione del ghetto di Varsavia: il 19 aprile 1943 di 70 anni fa 220 giovani combattenti, armi in pugno, passarono all'azione contro i nazisti alla vigilia della liquidazione finale del ghetto. La memoria di Marek Edelman, vicecomandante della rivolta e il commento di Wlodek Goldkorn, giornalista de "L'espresso".
Sorgente di vita va in onda domenica 7 aprile alle ore 1,20 circa su RAIDUE.
La puntata verrà replicata lunedì 8 aprile alla stessa ora circa e lunedì 15 aprile alle ore 9,30 del mattino.
I servizi di Sorgente di vita sono anche on line sul sito www.rai.tv

(Moked, 7 aprile 2013)


Identificati in Germania cinquanta ex guardiani di Auschwitz ancora vivi

BERLINO, 6 apr. - A 68 anni dal crollo del nazismo gli inquirenti tedeschi sono riusciti ad identificare 50 ex guardiani del campo di concentramento di Auschwitz ancora in vita. La Westdeutsche Allgemeine Zeitung (Waz) rivela che il "Centro per l'individuazione dei crimini nazisti" di Ludwisburg ha stilato un elenco di 50 presunti boia del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, che nelle prossime settimane saranno incriminati atti per concorso in omicidio. Il procuratore generale Kurt Schrimm ha confermato che il suo ufficio e' in possesso dei dati riguardanti l'identita' e il luogo di residenza dei 50 ex aguzzini, che vivono in varie localita' tedesche e la cui eta' si aggira intorno ai 90 anni. Schrimm ritiene possibile che si arrivi a un processo, anche in mancanza di testimonianze che possano confermare una diretta partecipazione degli accusati all'Olocausto. Nel 2011 il tribunale di Monaco di Baviera aveva condannato a 5 anni di reclusione per concorso in assassinio di oltre 20mila internati John Demjanjuk, il cosiddetto "boia di Sobibor", deceduto il 17 marzo 2012 in un ospizio di Bad Feilnbach, in Baviera.

(AGI 6 aprile 2013)


L'impegno dello Yad Vashem: dare un nome ai sei milioni di vittime

Yad Vashem
GERUSALEMME - Dare un nome ai 6 milioni di ebrei vittime dello sterminio nazista, mentre oggi se ne conoscono circa la metà: questo l'auspicato obiettivo nei prossimi tre anni dello 'Yad Vashem', il Memoriale di Gerusalemme, che domani sera sarà il luogo di avvio delle manifestazioni - previste in tutto Israele fino alla sera di lunedì -per il Giorno della Shoah e dell'Eroismo ('Yom Ha Shoah Ve Hagvura«, in ebraico).
   Sarà lo stesso premier Benyamin Netanyahu a dare il via domani sera al tramonto alle iniziative solenni in una cerimonia ufficiale nella "Piazza del Ghetto di Varsavia" dello Yad Vashem. Introdotta nel 1953 da una legge firmata da David Ben-Gurion e Yitzhak Ben-Zvi (allora, rispettivamente primo ministro e presidente dello stato), 'Yom ha Shoah' (che cade il 27 di Nissan, secondo il calendario ebraico) è una ricorrenza importante durante la quale il paese si raccoglie per onorare le vittime di cui molti sono discendenti e parenti. Per due minuti le sirene risuoneranno ovunque per ricordare lo sterminio: ferme tutte le attività, celebrazioni in ogni luogo, trasmissioni radio e tv incentrate sul tema.
   Quest'anno il filo conduttore di 'Yom Ha Shoah' è il ricordo della rivolta del ghetto di Varsavia del 1943: l'eroica ed accanita resistenza ebraica di 70 anni fa spazzata via dalla macchina da guerra nazista. Un inferno in cui perirono - secondo i dati - circa 7.000 ebrei ed altri 6.000 furono subito dopo avviati nei campi di sterminio. «Milioni di ebrei - ha detto al Jerusalem Post il capo archivista dello Yad Vashem Haim Gertner - furono uccisi: i più nell'Europa centrale e dell'Est, ma sfortunatamente oltre la metà dei nomi delle vittime è ancora sconosciuta. I nazisti non solo vollero distruggere gli ebrei ma anche cancellare la possibilità di sapere ciò che successe loro».
   Nel 2004 l'Istituto di Yad Vashem - che per legge si occupa del ricordo e dello studio del genocidio - aveva individuato approssimativamente 2.700.000 nomi; attualmente invece sono diventati 4.200.000, quindi più della metà: un aumento - l'ha definito Gertner -«immenso». Ora però la speranza è quella di poter completare in larga parte l'elenco con i nomi che ancora mancano: un obiettivo e una speranza che potrebbero essere resi possibili grazie all'apertura ai ricercatori dell'Istituto degli archivi dei paesi dell'ex blocco sovietico.
   «Conosciamo soltanto la metà dei nomi delle vittime polacche. Ma prima ne sapevamo ancora di meno. Oggi - ha spiegato Gertner - sappiamo un terzo dei nomi dalla Russia e dall'Ucraina«. Una delle difficoltà da superare per dare un nome agli altri ancora ignoti «è la tendenza negli archivi ex sovietici a riferirsi agli uccisi durante la guerra come cittadini sovietici e non come ebrei, così come avviene nei rapporti o nei monumenti per le vittime di guerra». Domani sera - come ogni anno - saranno sei sopravvissuti (uno di loro nel frattempo è morto e sarà sostituito dalla moglie) ad accendere, alla presenza di Netanyahu, altrettante fiaccole in ricordo dei sei milioni di ebrei uccisi: noti o senza nome. Per l'occasione anche l'ambasciata italiana in Israele, insieme alle organizzazioni degli ebrei italiani del paese, ha organizzato una serie di cerimonie a ricordo delle vittime italiane della Shoah.

(Il Messaggero 6 aprile 2013)


Storia degli ebrei in Liguria nel resoconto di un lettore

SANREMO - La storia degli ebrei in Liguria è antica. Nuclei ebraici vivevano già prima del VI secolo lungo la costa e nell'entroterra della nostra regione (nella zona di Buggio di Sanremo, per fare un esempio, c'è traccia di "u cauggu d'ebreu", che sembra risalire al tardo mondo antico) ed erano imparentati con le famiglie di correligionari della Gallia, della Spagna e del Nord Africa. Beniamino di Tudela, inoltre, ricorda nei suoi viaggi l'esistenza di una esigua comunità ebraica marocchina a Genova intorno al 1159 (la cultura ebraica è ancora oggi un tutt'uno con quella del Marocco, come ricorda anche il Museo della Storia Ebraica di Casablanca mentre in certe aspetti delle parlate di quel Paese si riscontrano straordinarie risonanze liguri). Per tornare al Ponente, a Sanremo vi è un cimitero ebraico con sepolture dell'800 anche di ebrei stranieri che si recavano nella Città dei Fiori per curarsi e vi morivano.
La nutrita comunità ebraica di Sanremo e dintorni restò decimata dalla persecuzione nazista e dalle deportazioni (tragica fu l'esperienza della famiglia Viterbo). Ad Alassio, sempre nella Riviera di Ponente, durante i mesi estivi, a Villa Gouyot, in Viale delle Palme, angolo Corso Europa, n.17, si svolgono le funzioni del venerdì sera e del sabato mattino per i numerosi ebrei villeggianti, di recente anche quelli provenienti dall'ex Russia sovietica. Due curiosità botaniche a Bordighera: vi si coltivano due varietà di palme, quella detta "romana" e quella detta "ebraica": le prime devono diventare di colore giallo paglierino e sono destinate alla Domenica delle Palme, che precede la Pasqua cattolica; le seconde, invece, devono diventare giallo verdognolo e sono destinate alla festa ebraica delle Capanne (Sukkot), nella memoria della costruzione delle capanne da parte degli ebrei durante l'esodo dall'Egitto.

(Riviera24.it, 7 aprile 2013)


Fermata nel mar Rosso una nave carica di armi

GERUSALEMME - La stampa israeliana riferisce con grande rilievo dell'intercettazione nel mar Rosso, da parte della marina militare egiziana, di almeno una imbarcazione battente bandiera del Togo, con un significativo quantitativo di armi. Secondo Yediot Ahronot, la nave proveniva dall'Iran e aveva a bordo 60 mila fucili. Maariv, da parte sua, ha appreso che la marina egiziana ha fermato due imbarcazioni diverse, con a bordo complessivamente 138 mila fucili. La loro destinazione non è stata accertata: secondo i giornali israeliani, è possibile che le armi dovessero essere consegnate a gruppi armati attivi nel Sinai egiziano.
L'emittente televisiva Canale 10 non esclude invece che le armi dovessero raggiungere la Siria. Nel frattempo il ministero degli esteri di Israele, in risposta a domande della stampa, ha smentito che lo Stato ebraico abbia avuto alcun ruolo nell'intercettazione nel mar Rosso. «I nostri servizi di intelligence erano all'oscuro della vicenda», sostiene da parte sua un analista militare di Yediot Ahronot.

(Shippingonline, it, 6 aprile 2013)


Vacanze nella Città Santa: Gerusalemme apre il cuore

di Sonia Scarlata

Posando gli occhi sulla Città Santa, a Gerusalemme, non riesci a rimanere insensibile, soprattutto davanti al Muro del Pianto e in cima al Monte degli Ulivi.
Però scegliete di partire per l'altra Gerusalemme, andate a curiosare a piedi i quartieri periferici.
La prima fermata è a lezione di cucina nel quartiere residenziale di Abu-Tor, con un orto biologico straordinario: quì imparate a dare la giusta consistenza all'hummus, e tagliare per bene le verdure per l'insalata Fatush e altri deliziosi must della cucina kosher.
Prima che lo Shabbit chiuda le serrande al giorno, concedetevi una passeggiata pomeridiana lungo l'animata Emek Refair Street, il cuore della Colonia Tedesca, un quartiere verde punteggiato di localini, boutique e ville arabe, e dove vi catapulterà in piccole gallerie d'arte e bancarelle vintage.
Ora riprendete la strada verso la città vecchia e arrampicatevi sulla ripida scala di metallo che spunta all'angolo tra Habad Street e St Mark's Road.
Camminare sui tetti delle case, lasciandosi sotto i piedi i brulicanti mercati di Al-Wad Road e David Street, è un'esperienza unica.
Quando cala la notte, avviatevi verso la Porta di Giaffa per assistere agli show proiettati sulle mura dell'antica cittadella medievale, detta torre di Davide.
Qui non sono le parole, ma i suoni e le luci, le proiezioni in 3D e le animazioni virtuali a raccontarvi la vita e i miracoli di una delle città più affascinanti del mondo.
A pochi passi, l'avveniristico Marilla Mall, la doppia anima di Gerusalemme: da un lato le preghiere degli ortodossi e i fedeli che percorrono in silenzio la Via Crucis e, dall'altra, le vie dello shopping alla moda e i pub per nottambuli di Rivlin Strett.
Dopo una soddisfacente cena al bistrot mediterraneo Olive & Fish, due boccali di birra al piccolo ma molto trendy Uganda, concludete la serata con sue salti all'Haoman 17, un'affollata discoteca ricavata in un'ex magazzino dove si esibiscono deejay di fama internazionale.
Non sarà sicuramente Tel Aviv, ma Gerusalemme è molto di più, perchè in un solo weekend vi sveglierà al canto del muezzin e vi farà addormentare al suono delle campane, dividendo il giorno con i pellegrini e la notte con gli studenti e i tiratardi locali.

(Cervelliamo, 6 aprile 2013)


Abu Mazen pronto a cacciare il premier Fayyad

Ieri, per la prima volta, il partito ha criticato l’azione di governo

   
RAMALLAH, 6 apr. - Si rafforza l'ipotesi che il Presidente palestinese Abu Mazen possa licenziare il premier Salam Fayyad, dopo che ieri, per la prima volta, il partito Fatah lo ha ufficialmente criticato ieri, per la prima volta. Già alla fine di marzo alcune fonti avevano riferito dell'intenzione del leader palestinese di cacciare Fayyad e di sostituirlo con l'economista Mohammed Mustafa.
Interpellato dalla France presse, un membro del Consiglio rivoluzionario di Fatah ha detto che Abu Mazen "è pronto a rimuovere Fayyad dalla guida del governo". La fonte ha indicato come fattore cruciale di questa decisione il disaccordo sulle dimissioni del ministro delle Finanze, che Abu Mazen si è rifiutato di accettare e che invece Fayyad ha accolto.
"Abu Mazen ha informato Fayyad che se Nabil Qasis non torna al ministero delle Finanze è pronto a licenziare il governo e formarne uno nuovo", ha detto il funzionario, sottolineando quindi come, per la prima volta, ieri, il Consiglio rivoluzionario di Fatah abbia criticato il governo. "Le politiche dell'attuale governo palestinese sono improvvisate e confuse su molte questioni economiche e finanziarie", si legge nel comunicato diffuso dal partito.

(TMNews, 6 aprile 2013)


Il nuovissimo “Stato di Palestina” ha una democrazia d’avanguardia. Come si chiamano quelle democrazie in un cui è il partito, anzi il capo-partito, che forma e disfa i governi?


Combattere insieme contro l'odio

Ecco cosa ha detto rabbino capo del Commovwealth Rav Lord rav Jonathan Sacksai microfoni della BBC questa mattina in occasione del settantesimo anniversario della Rivolta del Ghetto di Varsavia e di Yom HaShoah.
"Questa domenica sarà Yom HaShoah, il giorno in cui nelle comunità ebraiche ricordiamo l'Olocausto. Quest'anno la data coincide con il settantesimo anniversario di uno dei momenti più terribili di quella lunga notte oscura: la Rivolta del Ghetto di Varsavia. Alcuni dei peggiori piani di sterminio di massa portati avanti dai nazisti sono stati programmati apposta in occasione di festività ebraiche, in modo da eliminare non solo chi fosse non solo gli esseri umani ebrei, ma anche la fede ebraica. Così l'eliminazione del ghetto e di tutti i suoi abitanti è stata pianificata per Pesach, nel 1943, nel tentativo di provare, nel giorno della festa che inneggia alla libertà, che il Dio della libertà non è una realtà. In qualche modo gli ebrei chiusi nel ghetto lo vennero a sapere e nonostante fossero indeboliti dalla fame e dalle malattie e avessero solo pochissime armi decisero di impegnarsi in un atto collettivo di sfida. Sapevano che una volta circondati dall'esercito tedesco non avrebbero avuto alcuna possibilità di vittoria, ma resistettero per un mese, e la lotta continuò in maniera sporadica per ulteriori tre settimane".
"Fu un punto di svolta nella storia ebraica: grandi rabbini, nel ghetto, appoggiavano la rivolta. Nel passato gli ebrei erano stati perseguitati da chi voleva si convertissero ed erano disposti ad andare incontro alla morte da martiri piuttosto che tradire la propria fede. Ma i nazisti non volevano che si convertissero, li volevano distruggere".
"Così, dissero i rabbini, dobbiamo sfidarli rifiutando di morire, lottando per il diritto a vivere. Sapevano che sarebbero morti comunque quasi tutti, ma volevano fare un atto di protesta in nome della vita, e lo portarono avanti con immenso coraggio.
Dopo la Shoah gli ebrei e buona parte del mondo giurarono "Mai più". Tuttavia negli ultimi anni l'antisemitismo è tornato in Europa, dalla Grecia a sud fino alla Norvegia, al nord, dalla Francia, a ovest, fino alla Russia a est. Nulla di simile a quello che è stato in passato, ma abbastanza perché gli ebrei si preoccupino di cosa potrebbe riservare il futuro".
"Gli ebrei furono odiati perché erano una minoranza e perché erano diversi. Ma siamo tutti diversi e ogni gruppo potrebbe un giorno trovarsi ad essere minoranza. Gli ebrei non furono i soli a soffrire sotto Hitler.
Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare a combattere insieme contro l'odio. E' il minimo che dobbiamo agli eroi del Ghetto di Varsavia".

(la Repubblica - Blog, 6 aprile 2013)


Perché l'Onu chiude gli uffici di Gaza

di Stefano Magni

L'Unrwa, agenzia Onu per i profughi palestinesi, ha chiuso i suoi uffici a Gaza e ha sospeso la fornitura dei suoi aiuti alimentari. Circa 800mila palestinesi, dunque i due terzi della popolazione della città meridionale, dipendono soprattutto da quegli aiuti e Hamas chiede con urgenza che l'Unrwa ritorni. Ma come mai l'agenzia Onu, che non può certamente essere accusata di "collaborazionismo" con Israele, ha preso questa drammatica decisione? L'Unrwa, per motivi di tagli al budget, aveva deciso di ridurre i sussidi ai profughi e giovedì scorso, per protesta contro questa mossa, i suoi uffici di Gaza avevano subito l'assalto dei manifestanti. Robert Turner, il direttore delle operazioni dell'Unrwa nella Striscia, è convinto che l'attacco sia stato pianificato: «Ciò che è accaduto - ha dichiarato ieri - è assolutamente inaccettabile.
   In quelle condizioni (sotto attacco, ndr) membri dello staff dell'Unrwa o manifestanti potevano essere feriti. Questa escalation, evidentemente pianificata in anticipo, è immotivata e senza precedenti». Considerando che Hamas (che ora chiede l'urgente ripristino degli aiuti) controlla la città con pugno di ferro, l'attacco ricade sotto la sua responsabilità. Se non altro per non averlo impedito. Dunque, mancando le necessarie condizioni di sicurezza, l'Unrwa ha deciso di chiudere le sue sedi e andarsene. La vera notizia è il suicidio di Hamas. Il partito islamico palestinese fa di tutto per destabilizzare il Medio Oriente: sia ieri che in occasione della visita di Obama in Israele ha lanciato razzi contro la regione del Negev israeliano. E attacca anche chi continua ad aiutarlo. Perché Hamas vive sugli aiuti internazionali. Perché se i due terzi della sua popolazione campano solo grazie agli aiuti dell'Unrwa, vuol dire solo che il partito islamista palestinese si occupa di appena un terzo dei suoi cittadini. I soldi non mancano per continuare ad alimentare la guerriglia contro Israele, ma evidentemente non bastano per sfamare 800mila palestinesi.
   Questione di priorità. Giusto a proposito dell'Unrwa, nel gennaio scorso la Germania aveva donato 7 milioni di euro all'agenzia Onu per gli aiuti alimentari a Gaza, 3 milioni dei quali specificamente destinati ai pasti nelle scuole della città di Hamas. Alla fine di ottobre aveva già donato 600mila euro, specificamente destinati alla popolazione di Gaza. Il Giappone, lo scorso dicembre, aveva donato l'equivalente di 7,7 milioni di dollari per lo stesso scopo. Alla fine di novembre, un centro di distribuzione del cibo a Jabalia, danneggiato dalla guerra, era stato ricostruito dall'Unrwa, a spese dell'agenzia. Quel che passa ancor più sotto silenzio (e appare ancora più assurdo, visto il livello di ostilità) è l'aiuto che arriva dal "nemico" Israele. Acqua ed energia elettrica arrivano dallo Stato ebraico, soprattutto a spese del contribuente israeliano. La loro fornitura è continuata anche durante la guerra fra Hamas e Israele lo scorso novembre. Gerusalemme ha, al massimo, minacciato la loro sospensione, ma non l'ha fatto. Forse si tendono a dimenticare le foto delle squadre d'emergenza delle compagnie elettriche israeliane che riparano gli elettrodotti sotto il fuoco, riparando le gru con corazzature d'acciaio.
   Quegli uomini rischiavano la vita per continuare a dar la luce a chi stava sparando loro addosso. Da Israele arrivano regolarmente anche derrate alimentari. Aveva fatto scandalo la notizia, trapelata alla stampa, sui calcoli delle calorie fatti dai vertici militari israeliani, eseguiti per inviare provviste a Gaza sufficienti a non far morire di fame la popolazione locale. I critici di Israele avevano visto il bicchiere mezzo vuoto: lo avevano definito un piano di "sterminio per malnutrizione". A loro è sfuggito, evidentemente, il bicchiere mezzo pieno: un esercito israeliano che continua a nutrire un nemico dichiarato, che spara (e continua a sparare) contro i civili israeliani. Hamas risponde con i consueti argomenti: l'occupazione, l'embargo, il "muro" giustificano qualsiasi cosa. Ma vuol sempre far dimenticare l'origine della storia. L'embargo c'è perché Hamas è in guerra contro Israele di cui vuole (c'è scritto nel suo statuto) la piena e completa distruzione. Il "muro" è stato costruito, non solo dopo il rapimento di Gilad Shalit da parte di Hamas (nel 2006), ma anche dopo la presa del potere del partito islamista (2007) con la cacciata e l'uccisione dei palestinesi di Al Fatah. L'occupazione, in compenso, non c'è. Israele si è ritirato dalla Striscia di Gaza nel 2005, proprio per dare ai palestinesi locali un'occasione di autogovernarsi. E in questi otto anni abbiamo visto qual è l'autogoverno secondo Hamas: terrorismo, guerriglia, repressione religiosa e adesso anche assalti a danno di chi cerca di sfamare la popolazione.

(L'Opinione, 6 aprile 2013)


I palestinesi sono meno preoccupati per l'«occupazione» che per la povertà

Un sondaggio tra gli arabi palestinesi ha dimostrato che la presenza di comunità ebraiche in Giudea e Samaria, la cosiddetta West Bank, si trova solo al terzo posto nella scala dei loro problemi più urgenti.
Per loro sono di gran lunga più importanti la crescente povertà e le profonde divisioni all'interno della società palestinese causate dall'attività di Hamas e altri gruppi terroristici.
Molti intervistati hanno anche dichiarato che vorrebbero porre fine alla "occupazione israeliana", ma questo può essere spiegato con decenni di indottrinamento su questo tema e con il fatto che non sembra esserci soluzione ai problemi economici.
Che i cosiddetti insediamenti non siano il fattp più grave per i palestinesi è provato dal fatto che gli ebrei in queste aree non sono quel grosso problema che la comunità internazionale spesso presenta.
L'indagine è stata condotta dal Centro di ricerca e politica di Ramallah.

(israel heute, 5 aprile 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)


Yom Hashoà per il 70esimo della strage

di Giacomo Pisani

La lapide in ricordo delle vittime

Nell'anno del 70o anniversario della Strage di Ebrei, Meina celebra Yom Hashoà. Domenica 7 aprile, alle ore 10.45 presso il Parco della Fratellanza (il lungo lago) i cittadini di Meina e non solo potranno commemorare la più estesa ed efferata strage di ebrei avvenuta sul suolo italiano: la Strage del lago Maggiore.
Yom Hashoà, o la Giornata del ricordo dell'Olocausto, cade ogni anno il 27esimo giorno di Nissan nel calendario. Giorno che nel nostro calendario è sempre differente, quest'anno cadrà proprio domenica 7. In questo giorno lo Stato d'Israele, insieme al mondo ebraico ed ai suoi fratelli ed amici, commemora il ricordo dello sterminio degli ebrei e l'eroismo di chi vi si oppose.
Nella mattinata, la dr.sa Silvia Magistrini, Presidente del Comitato della società Dante Alighieri e già assessore alla cultura di Verbania, ricostruirà brevemente gli eventi storici che portarono ai tragici fatti del 1943. In seguito saranno ricordati i nomi delle vittime accompagnata da una preghiera (Kaddish). Un'altra preghiera sarà recitata in ricordo di tutte le vittime della Shoà questa sarà a cura di Shabatai Petraro - Hazan della Comunità ebraica riformata Lev Chadash di Milano. Infine un minuto di silenzio rotto dal suono solenne dello Shofar (il corno d'ariete da cui è ricavato un antico strumento liturgico ebraico) chiuderà la prima parte.
La cerimonia proseguirà all'interno dell'hotel Antico Verbano, adiacente al parco. Un momento in cui i ragazzi di alcune scuole locali leggeranno brevi brani tratti anche dal diario di Becky Behar Ottolenghi, sopravvissuta e testimone della strage. Sarà presente anche Rossana Ottolenghi, figlia di Becky, che darà un breve saluto ai presenti.
Di seguito ci saranno interventi dei ragazzi che hanno partecipato quest'anno al "Viaggio della memoria di Novara", che verranno coadiuvati dai formatori che da novembre li seguono in questa esperienza; il saluto da parte degli organizzatori, Aldo Rho e Marcello Donderi, dell'Associazione Meina Nostra e di Carlo Riva, il presidente di Lev Chadash. Il sindaco di Meina, Paolo Cumbo, porterà il saluto dell'amministrazione e illustrerà le iniziative civili che le istituzioni pubbliche stanno organizzando per il 70o della Strage del Lago Maggiore.
Dopo la cerimonia, si potrà pranzare al Ristorante Antico Verbano à la carte oppure con un menù speciale (25 €)
- E' necessaria la prenotazione: 335 531.8739 o 0322 660.614

(il Vergante, 5 aprile 2013)


Shoah: presto anche a Gerusalemme la campagna 'Adotta una nonna'

Iniziativa per i sopravvissuti all'Olocausto che soffrono solitudine

ROMA, 5 APR - Sopravvivere alla Shoah e non avere nessuno a cui raccontarlo. Succede ad alcuni dei circa 200mila ebrei scampati all'Olocausto che attualmente vivono in Israele.
Per non lasciarli soli, in occasione del Giorno della Shoah (l'8 aprile), anche a Gerusalemme verrà lanciata la campagna 'Adotta una nonna'. Il progetto, già attivo in altre città del Paese, punta a mettere in contatto giovani ebrei immigrati in Israele ('olim') con i sopravvissuti alla Shoah, tutti decisamente anziani, per molti dei quali "la solitudine è il problema numero uno", come dichiarato dal fondatore dell'iniziativa, Jay Schultz, ebreo immigrato da New York. La filosofia di Schultz è questa: "Non servono soldi o permessi governativi. Possiamo fare del bene da subito, mettendo in contatto queste due comunità". Lui stesso ha 'adottato' una nonna a Haifa. Da uno studio pubblicato di recente dalla Fondazione per le vittime dell'Olocausto in Israele, e ripreso dalla stampa locale, emerge che un terzo dei sopravvissuti alla Shoah vive da solo, il 37% definisce "non buona" la propria condizione economica e uno su cinque dichiara di essere costretto a fare economia sul cibo. Altri dati pubblicati in precedenza dalla stessa fondazione rivelano che il 40% dei sopravvissuti non è in grado di fare da solo le proprie commissioni (la media di età, del resto, è 84 anni), e all'incirca la stessa percentuale lascia molto raramente la propria casa per partecipare a eventi culturali o sociali. Alle ristrettezze economiche si aggiunge il fatto che circa 10mila sopravvissuti non hanno figli, la metà sono vedovi e molti non hanno contatti con le proprie famiglie, come ha raccontato un articolo comparso lo scorso gennaio sul sito d'informazione israeliano Ynet.

(ANSAmed, 5 aprile 2013)


Oltre 1.600 chilometri in auto con una batteria riciclabile israeliana

GERUSALEMME - Mille miglia con una carica, ovvero sette-otto volte tanto la percorrenza attuale. Solo che è usa e getta. O, meglio: usa e ricicla.
Phinenergy, società con sede in Israele, come riporta il magazine online gizmag, ha sviluppato un nuovo modello di batteria metallo-aria in grado di garantire un'autonomia elettrica di 1.600 chilometri. Il sistema si basa su 50 lastre di alluminio, ciascuna capace di assicurare una percorrenza di 32 chilometri. Per il momento, riferisce il sito, anziché fermarsi spesso per fare il pieno di energia, chi sta al volante deve preoccuparsi ogni 300 chilometri di avere acqua a sufficienza.
L'abbinamento aria- alluminio è considerato tra quelli potenzialmente più interessanti e, grazie all'elevata densità energetica, è già impiegato (in via sperimentale) anche per rispondere temporaneamente a picchi di consumo. Finora, il problema era la resa, ma Phinenergy sembrerebbe averlo risolto con un particolare elettrodo di "lunga vita". Tuttavia, la batteria della società israeliana non è ricaricabile e andrebbe sostituita una volta esaurita. Lo scambio di batteria sarebbe più veloce dei tempi di ricarica. Inoltre, l'alluminio è un metallo facilmente riciclabile. La società israeliana suggerisce anche un altro impiego della propria batteria e cioè per aumentare l'autonomia di quelle esistenti. Secondo Phinenergy il dispositivo potrebbe debuttare sul mercato già nel 2017.

(ASAPRESS.NET, 5 aprile 2013)


L'ufficio Israeliano del Turismo alla BMT

L'Ufficio Israeliano del Turismo in Italia è presente alla BMT 2013 dal 5 al 7 aprile 2013.
Napoli - Mostra d'Oltre Mare: Pad 6, Stand 6076


170.000 i visitatori italiani giunti in Israele nel 2012, di cui il 12% proveniente dalla Campania.
Sono stati 3,5 milioni i visitatori che sono giunti in Israele nel 2012, in aumento del 4% rispetto al 2011. Nonostante la crisi che si è avuta nell'ultimo mese e mezzo del 2012, a causa dell'operazione 'Pilastro di Difesa', il 2012 ha segnato comunque un nuovo record per il turismo verso lo Stato d'Israele.
Per quanto riguarda l'Italia e in particolare la Campania:
170.000 gli italiani che hanno visitato Israele, il 12% in più rispetto al 2011.
I dati che riguardano la Campania, e che vengono diffusi in occasione della BMT - Borsa Mediterranea del Turismo - a Napoli, confermano quello che è stato il trend nazionale italiano nel 2012. In totale sono state circa 20.000 le persone che hanno visitato lo Stato di Israele provenienti da tutta la regione, di cui circa il 70% riconducibile a motivi religiosi.
''In questi ultimi anni sta aumentando sempre più la fetta di turisti che viaggiano in Israele non solo per motivi religiosi, ma anche per interessi culturali, artistici e sportivi - afferma Tzvi Lotan, direttore dell'Ufficio del Turismo Israeliano - Dopo Milano e Roma, sicuramente Napoli è una città che si sta sempre di più distinguendo per il nostro turismo.
Il trend per questi primi 3 mesi del 2013 risulta ancora positivo - rispetto al 2012 - questo vale sia per i dati a livello nazionale sia per quelli che riguardano la regione Campania''.

(Napoli Magazine, 5 aprile 2013)


"Ad Auschwitz saresti stata attenta". La frase choc della prof all'alunna ebrea

L'infelice uscita contro una studentessa distratta dal mal di testa. I compagni, in rivolta, minacciano di abbandonare le lezioni: interviene la preside

di Fabio Franchini

E' a una bambina come questa che pensava la professoressa?

"Se fossi stata ad Auschwitz saresti stata attenta". Il rimprovero-choc di una professoressa di matematica del liceo romano Caravillani a una studentessa ebrea della sua classe, colpevole di essere distratta per colpa di un forte mal di testa, tanto da meritarsi - secondo lei - una cattiveria di questo genere.
Secondo le testimonianze dei presenti sbigottiti, alle sconcertanti parole dell'insegnante, la classe si è schierata unita in difese della compagna: "Professoressa lei è razzista". La preside dell'istituto ha immediatamente aperto un'istruttoria. "Non sono antisemita, ma nella scuola italiana non c'è più la disciplina di una volta" ha tentato - inutilmente - di difendersi l'insegnante.
Il dirigente scolastico ha deciso di convocare un colloquio "chiarificatore" tra la professoressa, l'alunna e la madre. "Ho detto quella frase per indicare un posto organizzato, dove regna l'ordine", ha sostenuto la proff, riuscendo però così solo a radicalizzare ancora di più le sue convinzioni. Anche la Comunità ebraica romana è intervenuta in merito, provando a far incontrare nuovamente le parti: niente da fare. Alla fine, fra toni sempre più tesi, accesi e la minaccia di portare la questione in tribunale, la professoressa ha deciso di mettersi in malattia (anticipando una sicura e sacrosanta sanzione e sospensione)
Per i compagni di classe della ragazza è arrivato il plauso della Comunità ebraica della capitale: "La cultura di questi ragazzi che sconfigge l'indifferenza - ha detto Riccardo Pacifici, presidente della Comunità - credo che meriti di essere premiata, come accade ogni 27 gennaio al Quirinale. Come Comunità ebraica ci faremo promotori di segnalare questo splendido episodio di altruismo alla Presidenza della Repubblica".

(il Giornale, 5 aprile 2013)


“Io non sono antisemita, è lei che è ebrea”. Questa potrebbe essere la linea difensiva della professoressa. E potrebbe aggiungere: “Che io sia antisemita è da dimostrare, ma che lei sia ebrea è un fatto”. E da questo fatto molti deducono che è del tutto conforme a natura che sugli ebrei si pensino, si dicano e si facciano certe cose, come l’«innocua» frase della professoressa. L’antisemitismo nella nostra società è come l’aria che respiriamo: come l’aria lo inspiriamo, e come l’aria lo espiriamo. La professoressa ha fatto un’espirazione. Perché qualcuno se ne scandalizza? M.C.


In Israele un nuovo servizio di soggiorni in liberta'

MILANO - Tellavista.com è il nuovissimo sito che permette di prenotare online un appartamento per le tue vacanze in Israele, disponibile in 8 lingue, tale da offrire ai turisti, agli uomini d'affari e alle famiglie la possibilità di cercare, confrontare e prenotare on-line gli affitti a breve termine grazie ad un database composto da oltre 1200 appartamenti per soggiorni vacanza in tutta Israele.
Il sito web, che copre interamente il territorio israeliano, rende il processo di prenotazione di un appartamento per le vacanze semplice, affidabile e sicuro utilizzando il medesimo sistema di una piattaforma di prenotazione alberghiera consentendo agli utenti di prenotare la loro vacanza in Israele in linea con il proprio budget e il proprio stile di vita ed evitando il bisogno di negoziare direttamente con i proprietari privati e diversi intermediari.
I visitatori del sito possono perfezionare la ricerca in base a: data, prezzo (USA, dollari canadesi o australiani, sterline, euro o shekel), numero di camere, servizi e differenti località. Le caratteristiche speciali includono anche un nuovo tasto di ricerca, chiamato "kosher", che è di particolare interesse sia per il proprietario dell'appartamento sia per la famiglia che vuole mantenere uno stile di vita kosher, e il "io voglio essere vicino a ..." funzione che permette agli utenti di cercare gli appartamenti vicino a siti o indirizzi che sono importanti per loro. Per molti appartamenti, non vi è nessun soggiorno minimo o massimo e il sito calcola automaticamente sconti per soggiorni più lunghi.
Le informazioni sul sito vengono controllate per verificarne la credibilità, le foto sul sito web non sono intatti ritoccate e una recensione sull'appartamento può essere data solo dopo che un cliente Tellavista.com ha alloggiato nell'abitazione.
Le transazioni finanziarie sono sicure, i clienti pagano il 15-25% di deposito con carta di credito a Tellavista.com. Il resto può essere pagato direttamente al proprietario dell'appartamento o con carta di credito tramite Tellavista.com. Ci sono poi tre gradi di politica di cancellazione a seconda della proprietà. In aggiunta alla sicurezza e alla comodità di prenotazione vi è inoltre la possibilità di chiamare o visitare l'ufficio Tellavista a Tel Aviv.

(PRIMAPRESS, 5 aprile 2013)


Israele - Visitatori italiani in crescita del 4% nel 2012

Sono stati 3,5 milioni i visitatori che sono giunti in Israele nel 2012, in aumento del 4% rispetto al 2011. In particolare sono stati 170 mila gli italiani che hanno visitato Israele, il 12% in più rispetto al 2011. I dati che riguardano la Campania e che vengono diffusi in occasione della Bmt a Napoli, confermano il trend nazionale, con 20 arrivi di cui circa il 70% per motivi religiosi. «In questi ultimi anni sta aumentando sempre più la fetta di turisti che viaggiano in Israele non solo per motivi religiosi, ma anche per interessi culturali, artistici e sportivi - afferma Tzvi Lotan, direttore dell'ufficio del turismo israeliano in Italia -. Dopo Milano e Roma , sicuramente Napoli è una
città che si sta sempre di più distinguendo per il nostro turismo. Il trend per questi primi 3 mesi del 2013 risulta ancora positivo sia per i dati a livello nazionale sia per quelli che riguardano la regione Campania».

(Travel, 4 aprile 2013)


Israele blinda il suo giacimento di gas: quattro navi con sistemi antimissile

GERUSALEMME, 4 apr. - Israele e' pronto difendere con la forza il proprio Eldorado energetico, rappresentato dal giacimento di gas off-shore di Tamar, 90 chilometri a ovest di Haifa. La Marina militare dello Stato ebraico investira' 760 milioni di dollari per acquistare, tra l'altro, quattro navi da pattugliamento del peso di 1.200 tonnellate ciascuna ed equipaggiate con un sistema antimissile in grado di intercettare i missili balistici diretti contro di loro o contro le piattaforme. A Tamar-1, scoperto nel 2009, giacciono circa 238 miliardi di metri cubi di gas naturale, snodo per l'avvio dell'indipendenza energetica di Israele, che potrebbe cosi' risparmiare 274 milioni di dollari al mese per la gran parte attualmente pagati all'Egitto, il suo fornitore principale. "La protezione di questi asset strategici richiede un aumento di risorse e di organizzazione", ha affermato in una nota il ministero della Difesa. Entro il 2016 allo sfruttamento del giacimento di Tamar dovrebbe aggiungersi, spiega Israelenationalnews.com, quello di Leviathan, scoperto nel 2010 in quello che i geologi definisco Bacino del Levante o Levantino, nella acque tra Cipro, le coste libanesi e siriane e quelle dello Stato ebraico. Un'area gia' oggi esplosiva per i destini politici del Medio Oriente.

(AGI, 4 aprile 2013)


Yom HaShoah - Il sindaco Cinque Stelle Pizzarotti parteciperà alla cerimonia di Parma

Federico Pizzarotti parteciperà alla celebrazione di Yom HaShoah, la giornata in memoria delle vittime dello sterminio nazi-fascista. Il sindaco del Movimento Cinque Stelle ha accettato l'invito della Comunità ebraica e sarà in sinagoga per la cerimonia in programma domenica 7 aprile. "Si tratterà di una cerimonia ristretta. Il sindaco tiene a riaffermare la sua vicinanza alla nostra Comunità" ha sottolineato il presidente Giorgio Yehuda Giavarini. Un'occasione importante, che scrive la parola fine anche su alcune polemiche seguite alla scelta dell'amministrazione comunale di non prevedere l'intervento di un rappresentante della Comunità ebraica in occasione dell'iniziativa organizzata per il Giorno della Memoria. In precedenza, Pizzarotti era stato anche il primo sindaco a prendere parte a un evento della Comunità, quando, lo scorso settembre, aveva presenziato alla commemorazione del patriota garibaldino Eugenio Ravà, sepolto nella sezione ebraica all'interno del cimitero monumentale della Villetta in una tomba appena restaurata dal Comune di Parma (nell'immagine scattata in quella circostanza, Pizzarotti insieme tra gli altri al presidente Giavarini e al rabbino Paolo Sciunnach).

(Notiziario Ucei, 4 aprile 2013)


Un coro israeliano per la musica del musicista astigiano Fabio Mengozzi

Il coro israeliano "Naama Women's Choir", composto da una trentina di voci femminili e diretto da Pnina Inbar, parteciperà al prestigioso Concorso Internazionale di Canto Corale "Seghizzi", la cui cinquantaduesima edizione si terrà a luglio a Gorizia. Il coro, che gode del sostegno del Ministero della Cultura Israeliano, ha deciso di inserire nel proprio programma un brano composto da Fabio Mengozzi, trentaduenne musicista astigiano, intitolato "Hortus conclusus".
Il testo del brano è tratto dal "Cantico dei Cantici", tradizionalmente attribuito a Re Salomone; nel creare il brano, Mengozzi ha personalmente "reinterpretato" il testo biblico, trasformandolo in un invito all'apertura e alla tolleranza; a tal fine, ha optato per una scrittura musicale molto comunicativa e ricca di simbolismi che si manifestano anche dal punto di vista scenico.
Ad eseguire il brano di Mengozzi sarà un coro molto apprezzato in Israele, che in ventiquattro anni di attività annovera molteplici vittorie in concorsi canori non solo in Patria ma anche in Polonia, Cina e Germania.
Fabio Mengozzi ha esordito in tenera età come "enfant prodige" del pianoforte, risultando vincitore in numerosi concorsi pianistici nazionali. Ha successivamente proseguito gli studi con importanti musicisti quali Aldo Ciccolini, ed è oggi stimato in Italia ed all'Estero come uno dei più promettenti compositori della propria generazione.
Ha al suo attivo numerose esecuzioni di propri brani in importanti contesti italiani, in Germania, Francia, Canada, Danimarca e Svizzera, ed è membro di giurie in concorsi internazionali. E' inoltre fondatore e direttore artistico della Associazione culturale astigiana "Audire Musica delle Sfere".

(ATnews, 4 aprile 2013)


Da Tel Aviv a Salerno. Ventuno studenti israeliani ospiti del liceo Sabatini-Menna

Per iniziativa dell'associazione nazionale Intercultura. Il prossimo ottobre la visita sarà ricambiata.

di Marilia Parente

  
Il dirigente scolastico Ester Andreola
SALERNO - Un angolo di Israele "spunta" nel cuore della nostra città, grazie allo scambio promosso dall'associazione Intercultura. Ventuno studenti del liceo ginnasio "Herzliya Hebrew Gymnasium" di Tel Aviv, infatti, da ieri e fino al 9 aprile, saranno ospiti del liceo artistico "Sabatini-Menna" di Salerno. Una settimana intensa, quella che stanno vivendo gli alunni stranieri che, immergendosi nella nostra cultura locale, hanno l'occasione di conoscere la realtà studentesca e familiare dei salernitani. Elettrizzati, anche gli studenti del Menna, intanto, che il prossimo ottobre saranno ospiti della scuola israeliana presieduta dal professor Zeev Degani.
«Il soggiorno in un altro Paese, sciolto dagli aspetti turistici, rappresenta un'esperienza che fa crescere nei giovani e nelle famiglie la comprensione internazionale, la conoscenza di altre abitudini di vita e di altre culture, insieme alla scoperta dei valori della propria cultura di appartenenza», hanno osservato da Intercultura, realtà impegnata a favorire l'incontro e il dialogo tra persone di tradizioni diverse. Caloroso, il benvenuto con cui sono stati accolti i giovani israeliani dal liceo Menna, ed in particolare, dal dirigente scolastico Ester Andreola, dalla docente Annamaria Stabile, nonché dai rappresentanti di Intercultura, Mina Felici e Maria Rosaria Citarella. «Sono certa che l'esperienza dei giovani studenti di Tel Aviv sarà positiva - ha detto il tenace dirigente, Andreola - Da parte nostra, abbiamo predisposto la migliore organizzazione possibile, affinché i ragazzi si sentano accolti ed interessati alle attività che abbiamo programmato per loro: la relazione tra le due scuole proseguirà nel tempo».
In serbo per gli alunni di Tel Aviv, numerose "sorprese" educative ed artistiche. I ragazzi verranno, infatti, coinvolti nei laboratori di arti figurative e di scultura, prenderanno parte alle lezioni didattiche e, inoltre, questo pomeriggio, assisteranno a "Teatro Immagine", rappresentazione teatrale che non potrà che affascinare i giovani spettatori. Domani e sabato, poi, andranno alla scoperta della nostra città, grazie a delle visite guidate ad hoc, mentre, venerdì, visiteranno i Templi di Paestum ed, infine, martedì, prima di far ritorno nel loro Paese, raggiungeranno la Capitale. Non mancheranno, per i teenegers, neppure momenti di svago insieme ai loro compagni di scuola salernitani, grazie all'impegno dei volontari locali di Intercultura che terranno alta l'attenzione dei giovani anche con forum ed incontri. «Siamo presenti in 140 città italiane ed in 65 Paesi di tutti i continenti - ha concluso la Felici di Intercultura - Ci sono stati assegnati il premio della Cultura della Presidenza del Consiglio ed il premio della Solidarietà della Fondazione italiana per il volontariato, per oltre 40 anni di attività in favore della pace e della conoscenza fra i popoli».

(la Città di Salerno, 4 aprile 2013)


Il Gran Rabbino di Francia riconosce di aver plagiato diversi testi

di Gerard Fredj

L'accusa circolava già da diverse settimane.
Sul blog di filosofia Strass, due filosofi, Jean-Clet Martin e Pierre Girardet si ponevano domande su due testi all'apparenza molto simili.
Il primo era parte di un colloquio con il filosofo del post strutturalismo, Jean-François Lyotard (morto nel 1998), pubblicato in "Domande all'ebraismo" nel 1996.
Il secondo era tratto da "Quaranta meditazioni ebraiche", pubblicato nel 2011 da Gilles Bernheim, Gran Rabbino di Francia.
Qualche settimana fa Gilles Bernheim si era difeso dall'accusa di plagio e aveva sollevato la possibilità che i suoi corsi, tenuti negli anni 1980 (e che sono stati utilizzati per il suo libro), sarebbero potuti passare nelle mani di Jean-François Lyotard, che avrebbe potuto ispirarsi a loro.
L'esame dei due testi fatto dai filosofi, i cui risultati sono stati pubblicati su internet (Théoria.fr), contraddicono questa spiegazione.
Peggio ancora, altri plagi sono stati pubblicati da diversi studiosi, i quali dimostrano che Gilles Bernheim ha "preso in prestito" testi da Elie Wiesel, Jean Grosjean (poeta e scrittore scomparso nel 2006, specializzato in testi biblici) e anche dallo scrittore Domenach.
Quando la polemica cominciava a gonfiarsi, anche se in modo discreto, è arrivato il colpo di scena.
In una dichiarazione rilasciata da Gerusalemme, il Gran Rabbino di Francia ha detto che si dispiaceva della sua iniziale spiegazione: "E 'stata emotiva, affrettata e maldestra. Retrospettivamente la considero un diniego ("deni").
Riconoscendo gli elementi di plagio, Gilles Bernheim ha detto che la cosa è dovuta al fatto che ci sono studenti incaricati di scrivere i testi, i cosiddetti "negri", e riconosce che "ci sarebbero altri plagi che fino ad ora non sono stati identificati".
Riportiamo di seguito la dichiarazione del Gran Rabbino di Francia.
    "Gerusalemme, 2 apr 2013
    Nel libro "Quaranta meditazioni ebraiche" mi sono appoggiato, per mancanza di tempo, a uno studente, di cui non dirò il nome, a cui ho affidato lavori di ricerca e redazione.
    E' la sola e unica volta che mi sono affidato a un simile accordo, in un contesto, nel 2011, in cui il mio lavoro e i miei obblighi non mi permettevano di dedicare tutta l'attenzione necessaria per la redazione di un libro.
    E 'stato un terribile errore.
    La mia fiducia è stata tradita. I plagi smascherati su internet sono stati accertati. Ci sarebbero, in questo libro, altri plagi che fino ad ora non sono stati identificati.
    Sono stato ingannato. E pertanto io sono responsabile.
    Chiedo scusa agli autori i cui testi sono stati copiati, alle persone che hanno letto queste "meditazioni", e anche al mio editore che non era a conoscenza dell'esistenza di un terzo.
    Il 19 marzo 2013, la mia reazione alla prima prova di plagio è stata emotiva, affrettata e maldestra. Retrospettivamente la considero un diniego. Oggi me ne rammarico.
    Domani, al mio ritorno a Parigi, scriverò a Dolores Lyotard e Elisabeth Weber per presentare loro le mie scuse e dire a loro il rispetto e l'ammirazione che ho per Jean-François Lyotard.
    Chiedo al mio editore di ritirare "Quaranta meditazioni ebraiche" dalle librerie e dalla mia bibliografia."
(IsraëlInfos, 4 aprile 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)


Ecco l'altro ghetto di Roma. La scoperta arriva dopo 270 anni

Il Vaticano lo chiuse nel 1735. Gli scavi a Monte Savello svelano l'area sconosciuta

di Gabriele Isman

Roma fino a tre secoli fa aveva due ghetti. Non soltanto quello che ancora esiste, istituito nel 1555 dalla bolla Cum nimis absurdum di Paolo IV quarant'anni dopo il più antico al mondo, nato a Venezia: nella Capitale ce n'era anche un secondo. Nei documenti dell'epoca era chiamato Ghettarello o Macelletto e il suo portone "dev'essere aperto e chiuso secondo gli orari del ghetto" com'è scritto nelle preziose carte custodite nei faldoni dell'archivio storico della Comunità ebraica.
   L'intera collezione fu riordinata nel 1929, e da allora alcuni scatoloni con la scritta "miscellanea" erano stati dimenticati, e sono stati riaperti e studiati solo recentemente. Così è emersa la storia del Ghettarello: sorgeva sul Monte Savello, secondo le mappe del Cinquecento, accanto alla chiesa di San Gregorio alla Pietà che ancora oggi, all'ombra del Tempio maggiore, promette all'ingresso l'indulgenza plenaria ai vivi e ai morti.
   Nel Ghettarello vivevano anche cattolici: secondo il censimento pontificio del 1733 gli ebrei a Roma erano 4.060. Nel Macelletto 180 uomini, ossia famiglie, avevano i magazzini di grano, ma anche forni, stalle destinati a mantenere i duemila ebrei poveri (ossia il 50 per cento del totale) e, ovviamente, una sinagoga e una scola detta Porta Leone che si aggiungeva alle cinque storiche che erano raggruppate nella sinagoga abbattuta poi nel 1908 accanto all'odierno Tempio maggiore. Quelle scole da cui poi il nome "Piazza delle cinque scole" si chiamavano Catalana, Castigliana, Siciliana, Nova e Tempio, con Svetonio a testimoniare la presenza degli ebrei a Roma.
   La bolla di Paolo IV stabiliva che gli ebrei non potessero avere sinagoghe al di fuori del ghetto, ma il Macelletto aveva vissuto una vita tranquilla fino al 1620, quando arrivò il primo tentativo di chiusura. L'Universitas Hebreorum Urbis l'istituzione progenitrice dell'odierna Comunità ebraica romana per salvarla dovette pagare mille scudi d'oro allo Stato pontificio. Quei soldi andarono al sostentamento della Casa dei Catecumeni, dove venivano portati gli ebrei per essere poi forzatamente battezzati.
Nel 1730 Lorenzo Corsini, già tesoriere generale dello Stato pontificio, fu eletto Papa con il nome di Clemente XII.
   Laureato in Giurisprudenza a Pisa, cercò di risistemare le disastrate casse vaticane e riordinare la città secondo una stretta osservanza delle regole, dopo gli scandali anche finanziari che avevano devastato la Chiesa negli anni precedenti. Così il 9 maggio del 1731 la Congregazione del Sant'uffizio decise la chiusura del Ghettarello: la decisione fu comunicata all'allora Rabbino capo Sabato Di Segni. Dopo le riunioni del Consiglio dei Sessanta che guidavano l'Universitas, fu inviato al Sant'uffizio un primo memoriale in cui gli ebrei ricordavano di essere nel Ghettarello "da tempo immemorabile"e di pagare addirittura il 12 per cento di tasse sugli affitti, oltre al pretatico, l'imposta versata ai parroci vicino al ghetto che lamentavano il calo dei matrimoni, dei battesimi e delle comunioni dovuti alla contiguità con l'area abitata dagli ebrei.
   Il primo memoriale non ebbe effetto: furono portati a testimoniare anche i cattolici che vivevano nel Ghettarello, dove il principale edificio apparteneva alla famiglia Del Cinque. L'Universitas ne elabora allora un secondo, ricordando il pagamento dei mille scudi di 111 anni prima: il Sant'Uffizio prova a negare quella transazione, poi è costretto ad ammetterla e, in un documento, ipotizza la restituzione di un sesto della somma, per la sesta scola. Resta però la decisione che il Ghettarello debba chiudere: gli ebrei propongono allora di allargare la Sinagoga delle cinque scole, dichiarando che in 1.017 quanti erano i fedeli che frequentavano quelle stanze si stava stretti.
   Lo Stato pontificio manda gli architetti che certificano la validità di quegli spazi per 1.123 persone. Poi, l'anno successivo, arriverà il censimento a contare addirittura 4.060 ebrei, tra uomini, donne e bambini nel ghetto. Alla fine, nel 1735, ravh Sabato Di Segni non potrà far altro che dividere le 180 famiglie della sesta scola tra le altre cinque.
   Oltre alle vaghe citazioni sui testi più importanti sulla presenbza ebraica a Roma il Berliner del 1883 e quello di Attilio Milano del 1960 oggi del Ghettarello restano le rovine, negli scavi iniziati a Monte Savello nel 1999 e presto abbandonati per mancanza di fondi. Si vedono chiaramente un forno, i resti di una colonna di epoca romana, gli abbeveratoi delle stalle. La storia del secondo ghetto romano è emersa da poche settimane, i resti fisici oltre gli scavi rimangono coperti dal lungotevere e dal capolinea del 63.

(la Repubblica, 4 aprile 2013)


"Lech Lechà", Settimana di arte e cultura ebraica

A Napoli la presentazione dell'evento

Il prossimo venerdì 5 aprile 2013, a Napoli, alle ore 10,00 nell'ambito della BMT Borsa Mediterranea del Turismo 2013 (5-7 aprile, Mostra d'Oltremare, V.le Kennedy, 54 - Napoli) si terrà la conferenza stampa di presentazione di"Lech Lechà" Settimana di arte, cultura e letteratura ebraica, in programma dal 25 agosto al 1 settembre 2013 (ossia dal 19 al 26 Elul 5773 del calendario ebraico).
   La manifestazione, giunta quest'anno alla sua IIa edizione, avrà luogo in numerose città della Puglia e, per la prima volta, si articolerà anche in 3 città di Campania, Calabria e Sicilia: un viaggio della mente e del cuore alla scoperta di aspetti fondamentali dell'ebraismo, spaziando fra antiche radici e prospettive per il futuro ma senza perdere di vista la contemporaneità. Alla conferenza stampa interverranno Rav Shalom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli e Italia Meridionale, Francesco Lotoro, pianista edirettore artistico della manifestazione, Marco Mansueto, giornalista, direttore responsabile del Magazine Il10.it
   Lech Lechà è una manifestazione promossa da: Regione Puglia; Unione Comunità Ebraiche Italiane; Comunità ebraica di Napoli; Comunità ebraica di Trani (sezione di Napoli); Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia; Provincia di Barletta-Andria-Trani; Comune di Trani. Con la collaborazione di Agenzia Puglia Imperiale, Trani Associazione Musicale Suoni del Sud, Foggia E.T.A. Puglia s.r.l.
   Lech Lechà In ebraico significa "Va' verso te stesso", un'espressione che - afferma Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia, fra i soggetti promotori della manifestazione - "richiama simbolicamente la dimensione dell'interiorità, i valori del dialogo spirituale, le ragioni più profonde della relazione con sé stessi e con l'alterità. Dono, quest'ultimo, che ha impreziosito per millenni le vicende umane di una minoranza religiosa e culturale, quella ebraica, che si è insediata nel cuore del nostro Paese disseminando di sé e del proprio vitale apporto le popolazioni autoctone."
   "Lech Lechà - aggiunge il pianista Francesco Lotoro, condirettore artistico della manifestazione - ovviamente non esaurisce l'approfondimento di quelli che sono i molteplici aspetti di una cultura millenaria e complessa come quella ebraica, ma vuole essere un importante input per quanti ancora poco conoscono di essa, uno strumento utile per vincere luoghi comuni e pregiudizi, e soprattutto un mezzo per riappropriarsi dell'importantissimo segmento di una storia che è anche la nostra storia".
   Da queste dichiarazioni emerge in sintesi l'anima di una manifestazione che ancora una volta avrà Trani come città capofila; è infatti proprio dalla rinata sinagoga della città pugliese che l'ebraismo ha ripreso nuova linfa, dando il via a un nuovo confronto che arricchisce la comunità pugliese e con essa tutta la comunità del sud Italia. Trani - in passato già faro dell'ebraismo della Diaspora e sede di quattro sinagoghe - si fa dunque ancora una volta simbolo della rinascita dell'ebraismo nel Mezzogiorno: qui gli ebrei sono tornati 463 anni dopo la cacciata, ripristinando culto e vita ebraica presso la Sinagoga Scolanova; questa rinascita è una delle più interessanti realtà nel bacino mediterraneo, che fa da forte stimolo alla rinascita dell'ebraismo anche in Calabria e in Sicilia, regioni non a caso presenti nell'edizione 2013 di Lech Lechà insieme alla Campania, a sua volta sede di una comunità ebraica molto attiva.

(il Quotidiano Italiano, 4 aprile 2013)


Per Schindler's List in blu-ray toccante cerimonia a Roma il 7 aprile

di Antonello Rodio

In collaborazione con la Comunità Ebraica, videoinstallazione raffigurante la bambina col cappotto rosso e 300 candele accese.

Universal Pictures Italia celebra il 20o anniversario di Schindler's List con un'esclusiva edizione in versione Blu-ray restaurata in digitale - disponibile dal 10 aprile - e con un'iniziativa declinata in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma nella ricorrenza di Yom Ha Shoah.
Domenica 7 aprile una videoinstallazione raffigurante la bambina col cappotto rosso, figura indimenticabile nel film, sarà proiettata sulla facciata di Largo 16 0ttobre dove sono apposte le targhe che commemorano la deportazione degli ebrei romani e i bambini che non hanno mai cominciato a vivere.
Saranno inoltre accese più di 300 candele dai presenti e i membri della Comunità Ebraica di Roma in una cerimonia commemorativa che avrà inizio alle ore 20.00.
A seguire, alle ore 21 presso il Cinema Farnese in Piazza Campo de' Fiori si terrà l'esclusiva proiezione-evento del film in alta definizione, destinata alla raccolta fondi per l'Associazione Daniela Di Castro - Amici del Museo Ebraico di Roma.

(Movieplayer.it, 4 aprile 2013)


Un festival rivolto all'esterno per unire all'interno

La Comunità Ebraica di Milano sta preparando per l'autunno Shabbat Shalom, un grande festival ebraico con al centro uno dei capisaldi della diversità ebraica, lo shabbat. Previsti momenti di studio, dibattiti, spettacoli, mostre e presentazioni culinarie con la partecipazione di nomi importanti dall'Italia e dall'estero. Qui intanto spieghiamo come è nata l'idea.

di David Piazza

Il progetto Shabbàt Shalòm nasce in fondo da una semplice constatazione: gli iscritti alle nostre Comunità stanno diventando sempre più diversi tra loro e quindi sempre più divisi. Non si tratta più di un semplice problema di provenienza etnica, quello che chiamavamo cioè col nome di edòt, ma siamo di fronte a profonde divergenze etiche e progettuali sul significato di essere ebrei, oggi, in Italia. I valori comuni sembrano sempre più flebili e di conseguenza aumenta la conflittualità interna. Per usare un luogo comune, ci ritroviamo spesso a discutere di ciò che ci divide, senza avere un'idea chiara di ciò che ci unisce.
Tra le cose che ci dividono, al primo posto c'è il nostro rapporto culturale e sociale con l'esterno. Se tutti lo ritengono inevitabile, molti lo percepiscono invece come conflittuale, se non come potenziale fonte di indebolimento identitario. Forse per questo che in occasioni deputate come la Giornata della Memoria o quella della Cultura Ebraica, ma anche in tutta una serie di occasioni minori, abbiamo privilegiato le nostre affinità con la società civile, piuttosto che le nostre diversità. Queste affinità non hanno però contribuito al superamento dell'ignoranza e del pregiudizio nei confronti degli ebrei, che come altri gruppi minoritari, possono arricchire la società con le loro specificità.
L'idea è stata quindi quella provare a elaborare un progetto in grado di dare contemporaneamente una risposta concreta a una o più delle difficoltà elencate.
Bisognava innanzitutto trovare un valore fondante comune a tutti, che non fosse messo in discussione nel principio, declinabile secondo diverse sensibilità ebraiche ed espressione di qualcosa di genuinamente diverso una volta presentato all'esterno. Lo shabbàt corrispondeva a tutte queste caratteristiche.
Stiamo parlando di un precetto religioso molto dettagliato e altamente simbolico, che viene definito dalla Torà come ot (segno), del patto eterno e particolare tra Dio e il popolo ebraico (Shemot 31, 17), come recitiamo nel kiddùsh diurno.
Ma lo shabbàt ha anche un alto valore etico e laico perché sancisce l'obbligo al riposo settimanale non solo per l'uomo, ma anche per i dipendenti e gli animali domestici, e nella sua estensione di anno sabbatico, anche per la terra.
Lo shabbàt è infatti il vero dono che il popolo ebraico ha fatto alla moderna civiltà che prima conosceva solo l'attività lavorativa senza sosta. Inoltre nell'attuale società della comunicazione onnipresente, lo shabbàt presenta la dirompente tematica della disconnessione, per potersi riconnettere alle relazioni familiari e sociali dirette.
A questo punto abbiamo pensato che lo shabbàt poteva diventare il tema centrale di un Festival della Cultura Ebraica che coinvolgendo la società civile, per la prima volta avrebbe portato fuori dalla Comunità la diversità ebraica. È vero infatti che proprio quando si lavora per un progetto comune da portare all'esterno, c'è la possibilità concreta, sia di smussare le differenze interne, sia di mettere queste al servizio della collettività.
Si tratta quindi di un progetto ambizioso che avrà bisogno del supporto di tutte le componenti della Comunità: dei singoli e delle associazioni ebraiche e che avrà accanto al Festival e alla sua realizzazione, anche dei percorsi interni di approfondimento del tema centrale, per mezzo di serate, di corsi di studio e di attività sociali.
Lo stesso gruppo promotore è una micro-espressione ebraica del concetto di lavoro comune portato avanti nella diversità di approccio. Nato nel dicembre del 2010 sulla base di un progetto di massima presentato all'Assessore alla Cultura Daniele Cohen, questi successivamente coinvolgeva rav Roberto Della Rocca, la cui presenza a Milano era nel frattempo diventata stabile, e poi tutti gli altri membri del gruppo.
Mentre fuori la Comunità era scossa da tensioni molto forti, abbiamo iniziato a vederci su base regolare in case private e in ritrovi comunitari, in un'atmosfera molto produttiva che ha vissuto momenti di confronto, ma sempre costruttivi. Di questo gruppo oggi fanno parte David Bidussa, Daniela Ovadia, Miriam Camerini, David Fargion, Daniele Liberanome e Stefano Jesurum.
Da qualche settimana inoltre il Consiglio della Comunità ha ufficialmente adottato il progetto affidandone la parte realizzativa e professionale a un partner di altissimo livello, la società TrivioQuadrivio con la quale il comitato promotore svolge incontri serrati oramai settimanali.
Il Festival è previsto per l'inizio dell'autunno in prossimità della Giornata Ebraica della Cultura, alla quale si potrà dare un'importante contributo giocando d'anticipo sulle tematiche proposte. Peraltro il tema della Giornata quest'anno è il rapporto ebraico con la natura, che sembra pensato apposta per essere coniugato con quello dello shabbàt, giorno in cui l'azione creatrice dell'uomo viene fermata, non solo per "resettare" il suo legame con il Creatore, ma anche con il Creato.

(Kolot, 3 aprile 2013)


Radicofani, alla riscoperta del ghetto ebraico

Radicofani - Piazza della Giudecca

Un appuntamento significativo, organizzato dal Comune di Radicofani (SI), è previsto giovedì mattina (4 aprile) al teatro comunale Costantino Costantini, per ricordare l'antica presenza ebraica nella cittadina. L'appuntamento è in mattinata (ore 10,30) con il professor Fabio Marco Fabbri che parlerà delle antiche comunità ebraiche dell'alto Lazio e della bassa toscana. Quindi, la parola a un testimone del brutto periodo delle leggi razziali, Ugo Foà (già amministratore comunale a Radicofani), che parlerà ai ragazzi (medie e primo ciclo elementari) del periodo antisemita. Finito questo momento è prevista una visita nel quartierino ebraico di Radicofani, dove si osserveranno le ceramiche che ricordano l'antica toponomastica: andito della Giudecca, piazza della Giudecca o Giudea, vicolo del Ghetto.

(SienaFree.it, 3 aprile 2013)


Haaretz giustifica i lanci di pietre dei palestinesi contro gli israeliani

Coro di proteste contro l’opinionista Amira Hass

TEL AVIV, 3 apr - Un articolo pubblicato oggi su Haaretz, in cui l'opinionista Amira Hass teorizza il diritto dei palestinesi di lanciare sassi contro le forze di occupazione in Cisgiordania, sta destando un'ondata di furore negli ambienti della destra israeliana.
"Il lancio di pietre è un diritto e un dovere innato per chi si trovi sotto un regime straniero - sostiene la Hass, una esponente della sinistra radicale israeliana. - Il lancio di pietre è al tempo stesso una azione ed una metafora di resistenza".
Proprio ieri un tribunale israeliano ha condannato per omicidio un palestinese trovato colpevole di aver lanciato da un'auto in corsa una grande pietra contro un veicolo israeliano che viaggiava in direzione opposta. L'autista perse il controllo del proprio automezzo e rimase ucciso con il figlioletto. Sul sito web del giornale si moltiplicano i commenti dal tono esasperato. "Quell'articolo - afferma qualcuno - rappresenta una incitazione ad uccidere".

(ANSAmed, 3 aprile 2013)


Lancio di pietre: so' criaturi!


L'antisemitismo nel 2013: se ne discute all'Università di Asti

Il polo Uni-Astiss ospiterà martedì 16 aprile una conferenza del professor Ugo Volli dal titolo "Perché l'antisemitismo è sopravvissuto ad Auschwitz", organizzata dall'associazione Italia - Israele di Asti.
Ugo Volli è nato a Trieste il 27 novembre 1948 e attualmente collabora con la rivista "Versus - Quaderni di studi semiotici" diretta da Umberto Eco. Dal 1976 al 2009 è stato critico teatrale del quotidiano "La Repubblica". Ha scritto anche per altri giornali e periodici, quali "L'Espresso", "Panorama", "Europeo", "Epoca", "Specchio", "Il Mondo", "Grazia", "Il Mattino" di Napoli, e "Avvenire".
Dal 2006 al 2012 è stato presidente della sinagoga reform Lev Chadash. Scrive di ebraismo e Medio Oriente su "Pagine ebraiche", "Moqed", "Informazione Corretta". È stato inoltre consulente scientifico dell'Enciclopedia Treccani e ha avuto esperienze di insegnamento alla Brown University di Rhode Island, a Sofia, Haifa e ad Helsinki.
Dal 2000 è professore ordinario dall'Università di Torino, dove insegna "Semiotica del testo" e "Filosofia della comunicazione". È direttore del CIRCE (Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Comunicazione) dell'Università di Torino nonché autore di numerose pubblicazioni.
La conferenza si terrà alle ore 17.30 presso l'Aula Magna della sede universitaria astigiana in piazzale De Andrè (corso Alfieri).
Per informazioni, telefonare al numero 0141-33156.

(ATnews.it, 3 aprile 2013)


Ministro della Difesa di Israele: "Guai a chi spara sui nostri connazionali"

GERUSALEMME, 3 apr. - Durissimo monito del vice premier e ministro della Difesa israeliano, generale a riposo Moshe Shaalom, dopo l'ennesimo lancio di un razzo dalla Striscia di Gaza all'indirizzo dello Stato ebraico, e dopo i colpi di mortaio e le raffiche di armi automatiche esplosi dal settore siriano delle alture contese del Golan: Yaalon, gia' capo di stato maggiore interforze, ha avvertito che Israele rispondera' a qualsiasi attacco contro il suo territorio e non consentira' che propri connazionali, si tratti di civili o di militari, finiscano "sotto qualsiasi forma" nel mirino di entita' ostili. "Non permetteremo si stabilisca in alcuna forma la prassi di aprire il fuoco all'indirizzo dei nostri civili o dei membri delle nostre Forze di Difesa", ha messo in guardia il ministro .

(AGI, 3 aprile 2013)


Gabriele Coen Jewish Experience

Il 4 aprile, ore 21, alla Casa del Jazz, Roma

Giovedì 4 aprile alla Casa del Jazz, Gabriele Coen Jewish Experience presenterà in concerto il suo nuovo cd, "Yiddish melodies in jazz", realizzato per la "Tzadik" di John Zorn. Sul palco: Gabriele Coen, sax soprano, clarinetto, sax tenore, Pietro Lussu pianoforte, Lutte Berg chitarra elettrica, Marco Loddo contrabbasso, Luca Caponi batteria.
A due anni dal suo ingresso nella prestigiosa etichetta newyorkese di John Zorn, Gabriele Coen presenta il suo nuovo lavoro discografico per la "Tzadik" nella collana "Radical Jewish Culture" che John Zorn ha voluto dedicare alle migliori espressioni della nuova musica ebraica a livello internazionale.
In "Yiddish melodies in jazz", Coen (sax soprano, tenore e clarinetto) conduce il suo ensemble (Pietro Lussu, pianoforte - Lutte Berg, chitarra elettrica - Marco Loddo, contrabbasso - Luca Caponi, batteria) al cuore del rapporto tra la musica ebraica e il jazz americano, esplorando l'influenza dell'eredità ebraica sul jazz attraverso una personale interpretazione di brani che sono diventati dei veri e propri classici della tradizione jazzistica....

(Teatri Online, 3 aprile 2013)


Grillo divide la Comunità ebraica. A Roma dimissioni contro Pacifici

Lite sulle presunte posizioni antisemite del blog e del Movimento 5 Stelle. Da Magiar a Coen e Moscati, via in otto

di Paolo Brogi

ROMA - Grillo divide la Comunità ebraica romana. Non tutti sono d'accordo sul modo di comunicare scelto dal presidente della Comunità Ebraica nella Capitale, Riccardo Pacifici, che nei giorni scorsi, in un'intervista al quotidiano israeliano Haaretz,aveva lanciato un grido d'allarme per il fatto, sostanzialmente, che il movimento di Grillo e soprattutto il suo blog fanno da cassa di risonanza per posizioni antisemite. Una deriva che ha spinto Pacifici a ipotizzare la possibilità di un futuro in cui gli ebrei lasciano l'Italia. Con una lettera formale 8 rappresentanti della lista di sinistra Hazack annunciano le loro dimissioni dagli incarichi nella giunta e in quelli esterni.
GIUNTA IN CRISI - A dimettersi dalla «Giunta di coalizione» sono Guido Coen e Giacomo Moscati, tra gli altri sei dimissionari che ricoprono incarichi esterni ci sono esponenti noti come Victor Magiar, Livia Ottolenghi, Serana Terracina ed Emanuele Pace. Completano le dimissioni Massimo Bassan e Dora Piperno. A innescare il malumore è stata l'intervista ad Haaretzche in un servizio a più puntate sull'Aliya ha raccolto l'opinione amara di Riccardo Pacifici che ha ricordato quanto già detto subito dopo la strage di Tolosa nei confronti dei forti rigurgiti di antisemitismo da cui l'Italia è tuttaltro che esente e che ha trovato, in posizioni espresse dentro il Movimento 5 Stelle, alcune risonanze ritenute pericolose.
«E' ORA DI COMPRARE LE VALIGE» - Pacifici in quella occasione ha ricordato che se per gli ebrei italiani non è il momento di fare le valige, è comunque il tempo di comprarle. Smentita invece dallo stesso Pacifici l'affermazione riportata da Haaretz e cioè che Grillo sarebbe peggio del fascismo. Queste opinioni piuttosto forti avevano già indotto a caldo il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, a formulare un distinguo. E ora ecco la sterzata degli esponenti di Hazack. Riccardo Pacifici, interpellato, ha annunciato un suo comunicato nelle prossime ore.
STRATEGIA DI COMUNICAZIONE - Che cosa scrivono gli otto esponenti di Hazack? Innanzitutto «ribadiscono il loro dissenso nei confronti della strategia di comunicazione e della metodologia decisionale attuate dal Presidente in carica della Comunità Ebraica Romana, Riccardo Pacifici. Particolarmente grave e intempestivo, in questo delicato momento della vita pubblica italiana, è l'ultimo episodio, la sua intervista rilasciata ad Haaretz e appresa dai consiglieri solo attraverso i mass media, anche se in parte esprime preoccupazioni condivisibili».
«OPINIONI DA CONCORDARE SEMPRE» - «Di fronte a questo modo di rappresentare la CER - scrivono i dissidenti - , riteniamo che sia necessario dare le dimissioni da membri di Giunta e dagli incarichi che abbiamo ricevuto dalla Giunta. Far parte di una Giunta di coalizione vuol dire condividere le modalità di comunicazione delle opinioni e delle preoccupazioni degli ebrei romani, che devono essere sempre concordate, come è stato ribadito più volte sia in Giunta che in Consiglio CER. Far parte di una Giunta di coalizione significa che il Presidente non ha la delega a esternare qualsiasi suo pensiero secondo tempi e modalità da lui decise senza un confronto con l'ufficio di presidenza, o con la Giunta o con il Consiglio».
«VIGILARE CONTRO INTOLLERANZA» - Infine un passaggio su Grillo e il suo movimento, a cui anche Hazack non fa comunque sconti. «L'indubbia tolleranza, da parte del Movimento Cinque Stelle, sulla presenza di commenti sul suo blog di affermazioni antisemite, razziste e xenofobe ci deve spingere tutti a vigilare su questi fenomeni - scrivono gli esponenti di Hazack -. Siamo in disaccordo con l'allarmismo strategico del Presidente circa l'emergenza di lasciare il nostro Paese, e lo abbiamo ribadito fin dalla sua prima esternazione in proposito, un anno fa. I Consiglieri della lista Hazak continueranno comunque a svolgere costruttivamente il loro ruolo di consiglieri della Comunità Ebraica di Roma, come da mandato elettorale».

(Corriere della Sera, 3 aprile 2013)


San Donato Val di Comino ricorda la deportazione di ebrei dal paese ad Auschwitz

Dal 1940 alla primavera del 1944, fu internato dal regime fascista un gruppo di 25 ebrei stranieri, che trovarono tra i cittadini di San Donato Val di Comino accoglienza e condivisione. Il 06 aprile 1944 sedici di essi vennero catturati dall'occupante nazista e dai collaboratori fascisti. Destinati al campo di sterminio di Auschwitz, solo in 4 fecero ritorno. Tra le vittime, anche la piccola Noemi Levi, che non aveva ancora compiuto due anni.
Sabato 06 Aprile 2013, dalle ore 16:30 in poi, presso il Teatro Comunale di San Donato Val di Comino, verrà ricordato l'anniversario della deportazione. Interverranno: il sindaco di S.Donato, Antonello Antonellis, l'assessore alla Cultura, Luciana Coletti, e Katrin Tenenmbaum.
Ospiti della serata: Stefania e Joanna Winter (Germania), Ilana e Nahman Rinot (Israele), Peter Koppe e Barbara Kintaert (Austria). Verrà proiettato un documentario dal titolo "Luogo di Confino", per la regia di Luisa Coletti. A seguire concerto bandistico a cura degli "Amici della Musica" (Alvito); infine, verrà scoperta una lapide commemorativa in V.le Ten.Simone. Presenta: Lucia Rufo.

(Sora24.it, 3 aprile 2013)


Pressing di Israele e Ue per il golf a Ragusa

Lobbing di Shimon Peres da Barroso che ne parla col premier Milanovi

di Andrea Marsanich

  
Pressioni israelo-comunitarie sulla Croazia affinché dia il via libera alla costruzione di un grande complesso golfistico sul Monte Sergio, l'altura che sovrasta la città dalmata di Ragusa (Dubrovnik). A detta del giornale fiumano Novi List, che si richiama a fonti ufficiose del governo di Zagabria, nella sua recente visita a Bruxelles il premier Zoran Milanovi, (centrosinistra) è stato ricevuto dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, per parlare di monitoraggio della Croazia a pochi mesi dalla sua adesione all'Europa unita.
Durante il colloquio, Barroso avrebbe citato a Milanovi, anche il problema di Monte Sergio, dove il progetto da un miliardo di euro sta incontrando una lunga serie di impedimenti, con ritardi nella sua realizzazione nell'ordine di alcuni anni. Sei giorni prima dell'incontro con Milanovi, Barroso aveva conferito con il presidente di Israele, Shimon Peres, grande amico dell'investitore connazionale Aaron Frenkel, principale responsabile del progetto "green sopra Ragusa". In quell'occasione, Peres gli aveva chiesto di intervenire presso le autorità croate affinché rimuovessero i numerosi ostacoli incontrati da Frenkel.
«È un problema che deve essere risolto in tempi rapidi - è quanto filtra dal governo croato - ci muoveremo non appena si saranno concluse le amministrative di maggio». È molto difficile infatti che qualcosa di concreto possa accadere prima, in quanto ben 11 mila ragusei hanno firmato di recente la richiesta che venga indetto un referendum sulla realizzazione del progetto. Gli abitanti di Ragusa, o comunque la gran parte di essi, sono contrari non tanto ai campi da golf, quanto al sorgere di una moltitudine di impianti ricettivi, tra alberghi, ville e appartamenti. L'altro giorno il ministero della Pubblica amministrazione ha dato disco verde alla richiesta per l'indizione del referendum sul complesso, confermando l'autenticità di 9mila firme. Per arrivare alla consultazione servivano gli autografi del 20 per cento degli aventi diritto - 8 mila ragusei - e invece è stata toccata quota 11 mila. Zagabria è dalla parte dell'investimento, come pure il sindaco di Ragusa, Andro Vlahusi, che entro un mese dovrà indire il referendum.

(Il Piccolo, 3 aprile 2013)


Una compagnia israeliana realizza una centrale elettrica in Albania

di Marcello Berlich

Una compagnia israeliana lancerà un progetto del valore di 110 milioni di euro per la costruzione di una centrale idroelettrica sulle rive del fiume Valbona, a nord del Paese: lo ha annunciato nei giorni scorsi l'Ambasciatore Israeliano a Tirana, David Cohen.
La realizzazione del progetto dovrebbe essere avviata entro maggio; sebbene non siano stati forniti altri dettagli, questo sarebbe destinato ad essere uno dei progetti-chiave nel settore energetico albanese, che negli ultimi anni ha attratto un elevato numero di investimenti stranieri: le compagnie austriache Verbund ed EVN ad esempio hanno investito 200 milioni di euro per la costruzione di un impianto presso le cascate di Ashta, la cui capacità è di 53MW; la stessa EVN, in cooperazione con la norvegese Statkraft, costruirà invece un impianto presso il fiume Devoll, per un costo stimato di 950 milioni di euro.

(Euroregion.net, 2 aprile 2013)


Gli ebrei a tavola: la giornata di studio promossa dall'Alberghiero di Avellino

L'Istituto Alberghiero (IPSSEOA) "Manlio Rossi-Doria" di Avellino, diretto dal prof. Michele Pippo, promuove una giornata di studio dedicata alla cucina ebraico-romana. La manifestazione, presentata in occasione della già celebrata "giornata della memoria", si svolgerà giovedi 4 aprile nella sede di Valle.
Sarà un'occasione preziosa per conoscere storia e tradizioni della comunità ebraica della capitale, una delle più antiche
d'Europa. Per l'intera giornata, alunni e docenti si impegneranno nella preparazione di tipiche ricette "kashe'r". A guidarli saranno gli esperti Fernando Tagliacozzo, Lello Dell'Ariccia e Paola Fano Modigliani, che forniranno dettagliate delucidazioni sulle caratteristiche religiose ed antropologiche della loro tavola.
I laboratori della scuola saranno attivi dalla mattina sino al pomeriggio. Alle 18.00, invece, si svolgerà una tavola rotonda con gli ospiti capitolini ed i docenti promotori del progetto "Apriti Sesamo" (Saveria Cardamone, Carmine Correale, Alessandra Sabati no). Infine, si potranno degustare i prodotti realizzati nel corso della giornata.
L'evento è frutto di una proficua attività sinergica con la comunità ebraica romana avviata due anni fa, allorché l'istituto ospitò Fernando Tagliacozzo e sua figlia Lia, autrice del volume "Vite spezzate", dedicato alla tragedia della Shoah. Il successo dell'iniziativa stimolò l'organizzazione di un incontro dedicato alla cultura alimentare ebraica, che ben assecondava la peculiarità dell'istituto. Riproponendo l'iniziativa con ulteriori approfondimenti gastronomici e formativi, l'istituto sarà ancora una volta laboratorio di convivenza civile e di apertura al mondo. Particolarmente entusiasti gli studenti, che concludono un itinerario cominciato all'inizio dell'anno scolastico: "Partecipando alle attività messe in campo dal progetto, abbiamo arricchito le nostre conoscenze di settore ma anche le nostre prospettive culturali".

(Il Ciriaco, 2 aprile 2013)


Gaza: conferenza sulla sicurezza palestinese. Festival di minacce contro Israele

di Sarah F.

Si è svolta ieri a Gaza la Conferenza sulla Sicurezza Nazionale Palestinese ed è stato un festival delle minacce e delle dichiarazioni bellicose verso Israele. Organizzata da Hamas con il patrocinio della ANP (e quindi con soldi europei) ha visto la partecipazione dei vertici di Hamas, di quelli che vengono definiti "esperti della occupazione" e di molti ospiti stranieri impegnati nel "pacifismo".
Ma di "pacifismo" si è parlato poco. In compenso si è parlato molto di resistenza armata e di totale distruzione di Israele in barba alle richieste americane e di tutto il mondo di riattivare i colloqui di pace tra Israele e palestinesi (ieri anche dal Papa).
Tra gli interventi più applauditi quello di Mustafa Barghouti, capo del "Palestinian National Initiative (PNI)", il quale ha detto: «ciò che è stato preso con la forza può essere riconquistato solo con la forza». In sostanza Barghouti sostiene che Israele è nato grazie ad un atto di forza e che solo con un atto di forza potrà essere cancellato. Per questo il capo del PNI afferma che «i palestinesi si devono organizzare, si devono unire nella lotta per la riconquista delle terre occupate da Israele e devono cercare il sostegno internazionale».
Molto apprezzato dai presenti anche l'intervento di Abdel Sattar Qassem, professore di scienze politiche presso la An-Najah National University, una università palestinese sovvenzionata totalmente dall'Unione Europea, il quale ha sottolineato che la riconciliazione tra Hamas e Fatah è di fondamentale importanza per la resistenza armata ma anche per eventuali iniziative internazionali volte al boicottaggio economico di Israele. Abdel Sattar Qassem ha poi sottolineato l'esigenza di "compromettere la collaborazione tra le forze di sicurezza israeliane e quelle della ANP in Cisgiordania. «Solo se interrompiamo il coordinamento tra IDF e polizia della ANP potremo sperare di portare la lotta armata anche in Cisgiordania» ha detto Abdel Sattar Qassem ad una platea delirante.
Dichiarazioni bellicose nei confronti di Israele sono state fatte anche da altri oratori tra i quali il pensatore egiziano Esmat Seif El Dawla, ex consigliere del Presidente egiziano, il quale ha detto che «la resistenza armata di Hamas è vista come una entità eroica in Egitto» e che «moltissimi egiziani sono pronti a dare la vita per la resistenza palestinese».
Ora, da tutto il mondo arrivano appelli a Israele affinché tratti con queste persone, che poi sono l'elite palestinese. Ma come si fa a trattare con chi ti vuol distruggere? Bastava guardare il logo della conferenza (una cartina dove Israele non esiste) per rendersi conto di quello che vogliono i palestinesi. Ma naturalmente oggi nessuno parlerà di questa conferenza, nessuno farà cenno ai chiarissimi intenti distruttivi espressi dall'elite palestinese con cui Israele dovrebbe andare a trattare, nessuno parlerà della chiara volontà palestinese di cancellare Israele. Si continuerà a chiedere a Israele di trattare con questi assassini e se ciò non avverrà sarà sempre per colpa degli israeliani e non della volontà genocida dei palestinesi.

(Rights Reporter, 2 aprile 2013)


Arabia Saudita: sì alle donne in bicicletta

Non possono guidare l'automobile, ma potranno andare in bicicletta o motorino. È la piccola svolta per le donne dell'Arabia Saudita, alle quali dal 1990 è proibita la guida di qualsiasi veicolo. Ma naturalmente ha i suoi paletti: dovranno indossare l'abaya, essere accompagnate da un parente - per poter essere soccorse in caso di incidenti - e pedalare per svago, dunque solo nei parchi e sul lungomare. Continua dunque il divieto di guidare mezzi meccanici come mezzi di trasporto. La notizia è stata pubblicata ieri sul quotidiano saudita AlYawm, che citava un ufficiale anonimo della polizia religiosa del Paese.
L'Arabia Saudita interpreta in modo molto severo le leggi dell'Islam e non ha mai fatto deroghe al divieto di guida. Ma il grande successo internazionale del film «La bicicletta verde», scritto e diretto dalla regista saudita Haifaa al-Mansour, che racconta la storia di una bambina di 11 anni di Riad determinata a perseguire il sogno di avere una bici, evidentemente ha smosso le acque, aprendo una breccia in quella società fortemente conservatrice e tradizionale.

(La Stampa, 2 aprile 2013)


Sbatti l'ebreo in vetrina

di Lidia Panzeri

Nella scritta alla base della vetrina: "Ci sono ancora ebrei in Germania?"

BERLINO - Sbatti l'ebreo in vetrina, meglio se un ebreo tedesco. In un museo di Berlino. Non un museo qualsiasi, quello dell'Olocausto, inaugurato nel 2001 su progetto di Daniel Libeskind che ne ha fatto un percorso di silenzio, dove si alternano la luce e l'oscurità. Insieme testimonianza dell'indicibile tragedia e monito per il futuro. Per quel nazismo che continuamente riaffiora in neoformazioni , minoritarie ma ancora molto attive.
Di qui la provocazione, messa in atto, si badi bene, non da questi inqualificabili gruppi, ma dagli stessi ebrei. I quali, a turno, si espongono fino ad agosto, volontariamente, per un paio di ore al giorno, in una teca di vetro, che alla base porta la scritta, in doppia lingua, tedesca e inglese, impietosamente esplicita " Esistono ancora ebrei in Germania?" .
Lo scopo è quello di coinvolgere i visitatori del museo in un confronto, che metta a nudo "L'intera verità, tutto ciò che vi siete sempre chiesti sugli ebrei", come recita il titolo della mostra. Contro le rimozioni che ancora sussistono, non solo in Germania; contro le teorie negazioniste; contro il riemergere di fenomeni antisemiti.
Ecco allora sbattuta in primo piano la propria identità, non con l'esibizione della stella di Davide, quale segno di riconoscimento imposto dai nazisti, ma con tutto il proprio corpo, quello stesso negato e distrutto nei campi di sterminio. Una provocazione che sta suscitando polemiche. Difficile da ignorare.

(Articolo 21, 2 aprile 2013)


Hamas nomina il nuovo capo nel mezzo di una "guerra" contro l'Egitto

di Daniele Raineri

ROMA - Ieri il gruppo palestinese Hamas ha scelto il suo nuovo "capo politico" con elezioni interne segrete al Cairo. Al momento in cui questo giornale va in stampa non c'è ancora la certezza, ma secondo numerose indiscrezioni l'incarico al vertice dell'organizzazione è di nuovo andato a Khaled Meshaal. Le elezioni per il vertice del gruppo palestinese avrebbero dovuto essere nell'aprile 2012, ma sono rimaste in uno strano stato di sospensione per un anno. Dopo essere scappato da Damasco nel gennaio 2012 - perché in rotta con gli ormai ex protettori dentro il governo siriano - Meshaal era considerato politicamente morto: aveva anche già annunciato che il suo compito era finito e che non si sarebbe più ripresentato per il posto di leader. Il favorito era il suo sfidante, il capo del governo nella Striscia, Ismail Haniyeh, che può ricevere capi di governo in pompa magna a Gaza City. Poi la guerra contro Israele nel novembre 2012 ha sparigliato la situazione, Meshaal da fuori Gaza ha negoziato a nome del gruppo, ha riacquistato importanza e ha fatto base in Qatar, il piccolo regno del Golfo ormai saldamente al centro della diplomazia regionale e anche oltre - due giorni fa pure il presidente afghano Hamid Karzai ha chiesto aiuto a Doha per negoziare la pace con i talebani. La vittoria di Meshaal, se sarà riconfermato, è la vittoria di Qatar, Egitto e Turchia, gli stati sponsor del gruppo palestinese che si contrappongono all'altro grande sponsor, l'Iran, che invece appoggia Haniyeh.
   I due leader fanno parte di una delegazione del gruppo palestinese che è al Cairo da sabato, non solo per la fase finale delle "elezioni", ma anche per una serie di incontri cruciali con i servizi segreti egiziani e con l'Ufficio del consiglio dei Fratelli musulmani, che è l'organo politico centrale del movimento islamista che governa l'Egitto - con la mediazione di un partito-facciata. Il gruppo palestinese negli ultimi mesi è stato messo sotto pressione, soprattutto da parte del governo del Cairo. Se credeva di trovare una sponda in Mohammed Morsi, il presidente e Fratello musulmano, si è dovuto ricredere. Hussein Ibish, su Newsweek, parla di "desengaño" di Hamas nei confronti dell'Egitto: è una parola spagnola che indica un misto di delusione, disperazione e disillusione, dovuti al fatto che quasi nulla sembra cambiato rispetto ai tempi di Hosni Mubarak. Il valico di Rafah è ancora chiuso e i palestinesi hanno bisogno di un permesso speciale per varcarlo. L'esercito egiziano ha preso di mira i tunnel del contrabbando - essenziali per l'economia della Striscia - e li sta rendendo inservibili, pompando dentro acqua di fogna: ne ha già chiusi più di settanta con effetti disastrosi sulle tasche dell'establishment di Gaza, in larga parte connesso a Hamas.
   La stampa egiziana ha lanciato una campagna aggressiva contro il gruppo palestinese, una "guerra fredda" secondo alcuni osservatori, tanto che a metà marzo uno dei suoi portavoce, Abu Ubayda, ha annunciato una querela contro il quotidiano al Ahram - che accusa tre uomini di Hamas di essere legati all'attacco contro una base militare nel Sinai in cui nell'agosto 2012 morirono sedici soldati egiziani. Un altro quotidiano arabo, al Quds al Arabi, ha scritto che un gruppo di operativi di Hamas è stato arrestato al Cairo con mappe e materiale che lasciava pensare alla preparazione di altri attacchi contro bersagli egiziani.
   La scorsa settimana i militari egiziani hanno catturato "25 terroristi" nel Sinai, con armi, esplosivo e telefoni satellitari, e tra loro c'erano anche uomini di Hamas - dopo il sequestro da parte delle autorità di un largo quantitativo dello stesso tessuto mimetico usato dall'esercito egiziano e in viaggio verso la Striscia. Il sospetto è che sarebbe stato usato per confezionare finte uniformi da usare nei prossimi attacchi.
   Per questa settimana sono attese le conclusioni dell'indagine sulla strage dell'agosto 2012: se stabilissero davvero qualche legame tra gli aggressori e Hamas, la guerra fredda tra Egitto e palestinesi toccherebbe il suo punto più grave - per ora. Le stesse elezioni di ieri al Cairo sono state in forse fino all'ultimo, perché considerato il clima di frizione si riteneva più opportuno spostarle in Qatar. Anche nel dopo Mubarak, la sicurezza e le questioni militari sono appalto dell'esercito, e non del governo dei Fratelli musulmani, che in ogni caso non vuole esporsi troppo con la Striscia di Gaza. Ora l'elezione di Meshaal va in direzione di un accordo futuro con Fatah, il partito che controlla l'Autorità nazionale palestinese, ma non di una "moderazione" del gruppo.

(Il Foglio, 2 aprile 2013)


Obama alla sinagoga di Vittorio Veneto a Gerusalemme

Il presidente Usa in visita al museo di Israele dove è stato portato il tempio di Ceneda (TV)

di Sabrina Tomè

TREVISO - Nel suo viaggio a Gerusalemme della scorsa settimana, il presidente americano Barack Obama, non ha voluto mancare la visita al museo nazionale di Israele. Museo che conserva - insieme agli straordinari rotoli del Mar Morto (praticamente le fonti della Bibbia) e ad alcuni capolavori della pittura europea - anche un prezioso pezzo di storia trevigiana. Anzi, per l'esattezza,un pezzo di Marca.
Proprio così: nelle sale del centro espositivo di boulevard Ruppin fa bella mostra di sè la sinagoga di Vittorio Veneto, quella completata nel 1700 e che, fino al Dopoguerra, sorgeva a Ceneda tra via Manin e via Da Ponte. Nel 1965 il tempio di preghiera, caduto nel frattempo in disuso, è stato smontato e portato pezzo per pezzo in Israele. E, pezzo dopo pezzo, è stato rimontato all'interno di un'ala del prestigioso museo che nella settimana a ridosso di Pasqua ha visto la visita del presidente degli Stati Uniti.
A Gerusalemme, dunque, rivive quello che per circa duecento anni è stato a Vittorio Veneto il punto di riferimento per la piccola comunità ebraica ashkenazita. Alla fine della Prima Guerra mondiale il tempio risultava abbandonato e nel 1965 scattò il suo trasloco. La sinagoga trevigiana venne riallestita: gli interni, in un elegante barocco, sono esattamente gli stessi dell'epoca vittoriese e la sola differenza riguarda l'orientamento del tempio. Entrare oggi nella sua sala significa fare un salto geografico di migliaia di chilometri e un balzo temporale di secoli, riscoprendo in Israele una parte della storia trevigiana.
Ma la sinagoga di Vittorio Veneto non è l'unica che ha traslocato dalla Marca verso la Terra Santa: l'altra è quella che sorgeva in via Caronelli a Conegliano e che ora fa bella mostra di sè nel vivacissimo cuore della città nuova di Gerusalemme, in Hillel Street, a breve distanza dalla Porta di Jaffa. La sinagoga è perfettamente funzionante ed è il luogo di preghiera per la comunità ebraica italiana.
Si tratta di una piccola gemma ospitata in quella che era la German Catholic Institution, nello stesso piano del museo U. Nahon di arte ebraica italiana. Una sinagoga molto animata non solo perché accoglie le funzioni religiose del sabato e delle feste, ma anche per l'alto numero dei visitatori convogliati lì dalle maggiori guide turistiche che la indicano come luogo da non mancare. La sua storia rimanda a quella della comunità ebraica di Conegliano. Stando ad alcune testimonianze storiche, la prima famiglia sarebbe andata a vivere nella cittadina trevigiana nel 1397 ; si occupava del prestito di denaro. Già nel Sedicesimo secolo la comunità era fiorente e cent'anni dopo fu costituita una yeshiva. Nel 1637 alla popolazione ebraica locale fu chiesto di restare entro i confini del ghetto. Gli ebrei costruirono la propria sinagoga nel 1701; il tempio rimase in uso fino alla Prima guerra Mondiale. I soldati ebrei dell'esercito austro-ungarico tennero l'ultima funzione nella sinagoga il giorno di Yom Kippur del 1917. Nel 1951 la sinagoga, che era abbandonata da decenni, fu smontata e mandata in Israele su iniziativa della sinagoga di Venezia in accordo con quella locale; nel 1952 trovò casa nella terra di Sion.
«È arrivata qui da Conegliano negli anni Cinquanta, quando l'amministrazione comunale dell'epoca stava realizzando il nuovo piano urbanistico», spiega il custode che accoglie i visitatori. Piano in cui il futuro della sinagoga appariva quantomai incerto. Di qui la decisione della comunità ebraica di preservarla portandola a Gerusalemme e facendo rivivere qui la storia coneglianese. Le iscrizioni ai lati dell'entrata segnalano le date di inizio costruzione e di compimento dell'opera: rispettivamente 1701 e 1719, mentre gli arredi sarebbero antecedenti. Nella parte inferiore dell'Arca Santa c'è l'iscrizione dedicata al rabbino Ottolenghi, direttore del collegio rabbinico di Conegliano, scomparso intorno al 1625. Lo stile - come nel caso della struttura vittoriese - è il barocco a cui rinviano il frontone spezzato, la doratura del legno e la ricchezza delle decorazioni. La disposizione interna è diversa rispetto alla sinagoga della Marca viste le diverse dimensioni delle sale ospitanti. Ma non solo: una preziosa lampada è sparita durante il trasloco e conseguentemente rimpiazzata con arredi provenienti da altre zone. Nel tempio di Conegliano, inoltre, le pareti erano adorne di bassorilievi in stucco che incorniciavano varie iscrizioni: riprodotte in Terra Santa andarono perdute durante il restauro e sostituite con la riproduzione fotografica.

(la tribuna, 2 aprile 2013)


La sindrome di Gerusalemme

In un articolo del settimanale israeliano Zman Tel Aviv del 29 marzo scorso, l'autore Yaron Avitov prende in esame un fenomeno chiaramente riconosciuto in ambito medico e denominato "Sindrome di Gerusalemme". Si presenta quando dei turisti (per lo più cristiani) sono sopraffatti dall'intensità della loro esperienza religiosa nella città e per un breve periodo perdono la loro sanità mentale.
Avitov scrive che "il fascino della città, davvero seducente, spesso ipnotizza le persone e le spinge fuori di senno. Il fervore messianico dei turisti, la tensione religiosa della città, nonché lo scarto che queste persone avvertono tra la realtà e la loro visione biblica (con la quale si sono profondamente identificate) causa in loro un crollo emotivo nel giorno stesso in cui il loro sogno di visitare la città santa si realizza. La combinazione di passato e presente, di religiosità e spiritualità, di mistero e storia, l'architettura antica e il labirinto di stradine strette e tortuose, si fonde in un miscuglio febbrile che provoca comportamenti strani, al limite della patologia. La sindrome di Gerusalemme è una psicosi religiosa". Il più delle volte questa psicosi si esprime nella convinzione di essere il Messia, o la Vergine Maria, o uno dei personaggi biblici associati alla città.

(Caspari Center, 29 marzo 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)


Convegno internazionale su Primo Levi

Parteciperanno importanti ricercatori di università italiane, europee e di Ankara e di Melbourne

  
Nei giorni 4 e 5 aprile avrà luogo presso la sala dei Comuni di castello Estense, il Convegno Internazionale di Studi Ricercare le radici "Primo Levi lettore - lettori di Primo Levi" . Si tratta della sesta edizione di The International Conferences on Jewish Italian Literature (Icojil), organizzato dall'istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, dall'università di Utrecht, dall'istituto Culturale Ebraico del Trentino "ZygmuntBauman" (Icet), dall'associazione "Gruppo del Tasso", con il patrocinio di Comune e Provincia, museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis) e della Comunità Ebraica di Ferrara.
Massimo Maisto, il vicesindaco, ha dichiarato: «È importante la collaborazione tra le varie istituzioni cittadine nel documentare gli studi sull'ebraismo per creare coesione e legami relazionali più saldi intorno alla testimonianza letteraria, e soprattutto umana, di Primo Levi».
Parteciperanno importanti studiosi e ricercatori provenienti da diverse università italiane (Bologna, Firenze, Milano Trento, L'Aquila, Foggia), da università europee (Utrecht, Salonicco, Lubiana, Zagabria, Aix en Provence, Warwick) e dalle università di Ankara e di Melbourne.
Il convegno, a 25 anni dalla morte di Primo Levi, e dopo numerosi incontri a lui dedicati in Italia e all'estero si pone la domanda relativa a quali aspetti del suo operare e del suo Nachleben siano ancora o di nuovo suscettibili di (ri)esame critico.
Se è lecito dire che Levi si è affermato innanzitutto come scrittore-testimone, e che la sua scrittura creativa (soprattutto fantastica) si è pienamente affiancata ai libri su Auschwitz, la sua attività di critico, di traduttore, quella cioè che si lascia riassumere nella parola "lettore", appare molto meno studiata. Così come è stato assai meno oggetto di approfondimenti il fatto che l'exemplum di Levi sia stato seguito da altri autori.
Il convegno intende quindi concentrarsi sui seguenti campi di ricerca: Levi saggista e critico letterario, intertestualità, ricezione e fortuna di Levi, le traduzioni leviane, la ricerca delle radici e il rapporto tra Levi e i libri degli altri, l'esempio di Levi sulla scuola di scrittura, di comunicazione di coscienza e Levi tradotto sull'aggiornamento concentrato innanzitutto sui paesi dei Balcani.

(estense.com, 1 aprile 2013)


Hamas impone sessi separati nelle scuole di Gaza

GAZA, 1 apr - Il ministero dell'Istruzione di Hamas a Gaza ha annunciato oggi che dal prossimo anno scolastico gli allievi di oltre nove anni dovranno essere separati per sessi. La misura, gia' in vigore in buona parte delle scuole pubbliche e in quelle dell'Unrwa (l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi), viene adesso estesa anche agli istituti privati: una decina in tutto a Gaza City, fra qui quattro gestiti da educatori cristiani ma aperti anche ad allievi musulmani. Il ministero dell'Istruzione di Hamas cerchera' adesso di imporre una separazione assoluta dei sessi anche agli insegnanti: gli uomini potranno avere solo classi maschili, le donne insegneranno solo in quelle femminili.

(ANSAmed, 1 aprile 2013)


Corso di Israelologia a Torino

Con la collaborazione dell'Associazione Culturale Giacomo Grosso,
dell'Associazione Culturale Centro del Libro Cristiano
e della Casa della Bibbia di Torino,
Evangelici d'Italia per Israele organizza, dopo quello realizzato a Napoli,
un secondo Corso di Israelologia.
E' programmato per il 5 e 6 aprile all'Hotel NH Ambasciatori,
C.so Vitt. Emanuele 104 Torino (tel. 011.5752930)
strutturato come full-immertion dalle ore 19:30 fino alle 21:30 di venerdì 5 aprile
e dalle 9:00 alle 13:00 di sabato 6 aprile;
la didattica è sviluppata sull'ultimo manuale di studio "Israele e la Chiesa" di Diprose.
Il corso sarà tenuto dall'autore stesso della pubblicazione
con strumenti didattici quanto mai efficaci e comunicativi.
Il materiale didattico comprenderà oltre al Manuale di Studio "Israele e la Chiesa",
il libretto degli esami, l'omonimo libro iniziale e le due pubblicazioni edite da EDIPI:
"Dal patto Abramitico al Nuovo patto" e "I due tempi del Messia".
L'iscrizione al corso (max 40 persone) è da segnalare direttamente
alla libreria CLC di Torino (011.5213723), alla Casa della Bibbia (011.2052386)
o alla segreteria EDIPI (annalisaedipi@gmail.com).
La quota di iscrizione di 30,00 Euro è comprensiva di tutto il materiale didattico (i 5 libri sopraindicati).


PROGRAMMA

venerdì 5 aprile, 19:00 - 21:30
1.) Israele, un soggetto essenziale della teologia biblica
2.) La natura e gli scopi dell'elezione d'Israele
3.) Ciò che i patti biblici insegnano riguardo Israele e alla Chiesa
4.) Israele fra passato e presente
5.) Il futuro d'Israele

sabato 6 aprile, 9:00 - ore 11:00
6.) Il rapporto fra Israele e la Chiesa
7.) L'origine della Teologia (errata) della Sostituzione
8.) Gli effetti della Teologia della Sostituzione sull'Ecclesiologia
9.) Gli effetti della Teologia della Sostituzione sull'Escatologia
ore 11:00 coffee break
ore 11:30
10.) Ritorno alle Scritture
11.) La nuova visione maggioritaria e la dottrina della salvezza
12.) Ciò che il nostro studio ci ha insegnato con discussione finale
       e domande relative

*

L'iniziativa di questo corso di Israelologia è da inquadrare come l'deale
anteprima promozionale del XII Raduno EDIPI che si terrà a Torino nello
stesso Hotel NH Ambasciatori Il 6 e il 7 aprile Evangelici d'Italia per Israele organizza assieme alla
Comunità ebraica di Torino.
Per informazioni 3475788106 e www.edipi.net


XII Raduno Nazionale EDIPI

su un tema di grande attualità:

"Amalek non è morto: Dall'antisemitismo all'antisionismo".

Sono previste due sessioni distinte all'Hotel NH Ambasciatori al sabato
e nella Comunità Ebraica alla domenica.

PROGRAMMA

Sabato 6 aprile - Hotel NH Ambasciatori - Corso Vittorio Emanuele, 104

Ore 15:30 Prologo al XII Raduno EDIPI
               Il past. Egidio Ventura presiederà e condurra un tempo di intercessione.
Ore 18:30 Conviviale e visita agli stand espositivi.
Ore 21:10 Apertura del Raduno.
               Pres. EDIPI Ivan Basana: presentazione del tema e dei relatori
Ore 21:15 Marcello Cicchese: l'ultima sua pubblicazione "La superbia dei
               Gentili - alle origini dell'odio antigiudaico".
Ore 21:45 Scuola Coro David di Torino nella selezione musicale preparata per
               "Leviamoci e Giubiliamo".


Domenica 7 aprile - Sala della Comunità Ebraica di Torino
                               Piazzetta Primo Levi 12.

Ore 09:00 Prof. David Sorani presenta la giornata di studio
Ore 09:15 Rav Elia Richetti presidente dell'Assemblea dei rabbini d'Italia,
                introdurrà, con riferimenti biblici, l'argomento.
Ore 10:00 Prof. Rinaldo Diprose (Istituto Biblico Evangelico Italiano):
                "Da Aman a Samballat: un percorso che si ripete".
Ore 10:45 Domande e interventi.
Ore 11:00 Prof. Claudio Vercelli (ricercatore presso l'Ist. Salvemini):
                "Una pervicace costanza: il paradigma antisemitico nell'età
                dell'antisemitismo militante".
Ore 11:45 Past. Corrado Maggia (Chiesa di Cristo Re - Biella):
                "Buone notizie: Amalek non è morto ma morirà".
Ore 12:30 Domande e interventi.

Ore 13:00 Pranzo nel ristorante Kasher "Alef" in via Sant'Anselmo 4.
               (su prenotazione 3475788106, 20,00 Euro)

Ore 14:30 Past. Ivan Basana presenta la sessione pomeridiana.
Ore 14:45 Prof. Ugo Volli (Università di Torino): "Il ruolo dei media".
Ore 15:30 Prof. Marcello Cicchese (direttore www.ilvangelo-israele.it):
                "Antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo: tre forme
                equivalenti di odio antiebraico".
Ore 16:15 Domande e interventi
Ore 16:30 Prof. David Sorani: Conclusioni e prospettive.

Al termine è prevista una breve visita alla Sinagoga di Torino.


La sistemazione logistica è prevista a Hotel NH Ambasciatori
(011.5752930) a cui si devono inviare le prenotazioni
specificando EDIPI.

Prezzi: Camera doppia 85,00 Euro
           Singola o doppia uso singola 75,00 Euro
           City Tax 3,20 Euro

per informazioni: info@edipi.net - www.edipi.net - 3475788106


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