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Notizie gennaio 2012

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Oggi le primarie del Likud

Il primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu ha espresso preoccupazione riguardo l'affluenza alle urne in vista delle primarie, temendo che il raggiungimento di un quorum basso potrebbe automaticamente supportare il rivale Moshe Feiglin. I membri del Likud si recheranno alle urne oggi, per eleggere il nuovo consiglio centrale del Partito e scegliere tra i due leader.
Si tratta di circa 125mila potenziali aventi diritto, membri del partito per almeno 16 mesi. Saranno aperti per l'occasione più di 150 seggi elettorali. I risultati si sapranno soltanto dopo la mezzanotte, quando il vincitore terrà una conferenza stampa a Tel Aviv. Nell'ultima tornata tenutasi nell'agosto 2007, Netanyahu vinse con il 73,2 percento, mentre Feiglin riscosse solo il 23,4% dei consensi. L'affluenza il quel caso fu solo del 40 percento.

(FocusMO, 31 gennaio 2012)

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Giornata europea della Cultura ebraica. Il 2012 sarà l'anno del Witz

di Rossella Tercatin

L'appuntamento è per domenica 2 settembre 2012. Appena tornati dalle vacanze estive, gli abitanti di 28 paesi (quest'anno la novità è l'adesione della Turchia) avranno come ogni autunno la possibilità di visitare i luoghi ebraici delle proprie città, di assistere a conferenze, concerti, mostre, di esplorare la cultura del Popolo del libro. Quest'anno partendo da uno dei suoi tratti più apprezzati: il witz, la comicità, la capacità di trovare una ragione per sorridere anche in situazioni difficili. In altre parole, lo spirito dell'umorismo ebraico.
"Il mondo sa bene quanto gli ebrei siano bravi a lamentarsi di se stessi quando si trovano a fronteggiare un momento complicato", spiega il sito dell'Aepj (European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage), l'organizzazione che si occupa di dare impulso all'iniziativa a livello centralizzato. "Ogni anno chiediamo ai coordinatori di tutti i paesi di inviarci delle proposte - spiega Annie Sacerdoti, membro del Consiglio direttivo dell'Aepj e consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega alla Giornata -
Quest'anno ne abbiamo ricevute oltre una sessantina, e l'umorismo in tutte le sue forme, ma soprattutto l'autoironia ebraica, è un'idea arrivata da più parti. Penso che questa scelta sarà molto apprezzata". L'Aepj ha bandito anche un concorso per il logo della manifestazione (scadenza 1 marzo 2012): le proposte saranno valutate da una commissione in cui siederà un rappresentante del Consiglio d'Europa, che sponsorizza l'iniziativa.
Nata nel 2002, ogni anno la Giornata europea della Cultura ebraica coinvolge un numero maggiore di paesi, volontari, visitatori (nel 2011, tema Ebraismo 2.0, dal Talmud a internet, sono stati circa 50 mila in Italia e 180 mila in Europa).
"L'Italia, insieme alla Spagna, è il paese in cui la Giornata riscuote maggiore successo - sottolinea Sacerdoti - L'anno scorso hanno partecipato oltre sessanta località e molte hanno deciso di prolungare gli eventi per diversi giorni. Ora si tratterà di scegliere quale sarà la città capofila per il 2012".

(Notiziario Ucei, 31 gennaio 2012)

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Se Israele dovesse attaccare l'Iran

Se Israele dovesse attaccare l'Iran ed Hezbollah reagisse in soccorso dell'alleato di ferro, gli ayatollah sciiti a Teheran, la missione Unifil nel sud del Libano, tornata di nuovo a guida italiana, "si chiuderebbe nel bunker e aspetterebbe che passi la tempesta". E' la previsione di Staffan de Mistura, un passato di diplomatico all'Onu e oggi sottosegretario agli Esteri, che non esita a definire l'ipotesi il 'worst case scenario', lo scenario peggiore di tutti. Il Partito di Dio, il movimento sciita libanese legato a doppio filo agli ayatollah a Teheran, non ha mai fatto mistero che la sua reazione sarebbe immediata, il lancio di razzi contro Israele. "Le tensioni tra Israele e Iran sono una grave causa di preoccupazione: da tempo Hezbollah ha fatto capire che se l'Iran viene attaccato da Israele, loro non staranno con le mani in mano. E il teatro di scontro sarebbe inevitabilmente l'area di azione di Unifil. Ma in tal caso, Unifil -spiega de Mistura- non parteciperebbe al conflitto, allo scambio di razzi tra Israele ed Hezbollah: si arrocca nel bunker e vi rimane fino a quando e' passata la tempesta" .

(AGI, 31 gennaio 2012)


Nulla di nuovo sotto il sole: anche nel maggio '67 Nasser intimò all'Onu di togliere i caschi blu dal Sinai perché doveva andare a distruggere Israele e U Thant, segretario Generale dell'Onu - organizzazione nata per salvaguardare, e imporre anche con la forza se necessario, la pace - obbedì all'istante.
Ma poi mi viene ancora un cattivo pensiero: "le tensioni tra Israele e Iran" dice costui? A me sembra che non ci sia un parallelismo possibile tra i due Paesi: uno dei due dice chiaramente di voler annientare l'altro, e quest'altro che cosa dovrebbe fare? Aspettare di essere annientato, in modo che poi tutti "vissero felici e contenti"? Come disse Golda Meir, "Capisco che vogliate spazzarci via dalla carta geografica, ma non aspettatevi che vi aiutiamo a farlo". Emanuel Segre Amar

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Scampò all'Olocausto, fu testimone del processo Eichmann: incontra gli studenti

Avraham Aviel, 83 anni, partigiano ebreo, al Valli con Istoreco

  
Avraham Aviel
REGGIO EMILIA (31 gennaio 2012) - Partigiano ebreo nella Polonia occupata dai nazisti, sopravvissuto all'Olocausto e testimone al processo contro Adolf Eichmann a Gerusalemme. E' un ospite davvero d'eccezione, Avraham Aviel, 83 anni, che mercoledì 1 febbraio sarà protagonista a Reggio Emilia, alla presenza dell'assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti.
L'occasione, un nuovo appuntamento del percorso preparatorio al 'Viaggio della Memoria 2012' di Istoreco, che porterà 900 studenti e insegnanti reggiani in Polonia, in visita a Cracovia e ai campi di sterminio e concentramento di Auschwitz-Birkenau, in tre visite distinte, da metà febbraio sino alla prima settimana di marzo.
Dalle ore 9.30 del 1 febbraio, al teatro Ariosto, Avraham Aviel incontrerà i giovani che il prossimo mese partiranno per il viaggio verso la Polonia, dove lui ha combattuto e passato momenti terribili durante la Seconda guerra mondiale, perdendo la propria famiglia.
Avraham Aviel, di origine ebraica, è nato nel 1929 a Dowgalishok, un piccolo paese in una zona che allora era Polonia e oggi si trova in Bielorussia. E' sopravvissuto all'eccidio dell'area di Radun, in cui buona parte degli abitanti e dei famigliari di Aviel vennero massacrati, e fino al 1945 ha combattuto come giovanissimo partigiano contro gli occupanti nazisti e i collaborazionisti locali.
Aviel nel 1945 arriva in Italia, sulle Alpi, dove diventa uno dei "ragazzi di Selvino", nel bergamasco: oltre 800 giovani ebrei, privi delle loro famiglie perse durante la guerra, ospitati, curati ed educati per emigrare pochi mesi dopo. Viene fermato e rinchiuso in un campo di prigionia inglese a Cipro sino al dicembre 1946, quando riesce ad arrivare in Palestina, in quello che diverrà lo stato di Israele. Da allora ha sempre vissuto in Medio Oriente, dove ha costruito la sua famiglia.
Fra il 1961 e il 1962, Avraham Aviel ha testimoniato al processo tenuto a Gerusalemme ad Adolf Eichmann, uno dei grandi "burocrati" ed organizzatori dell'Olocausto, fra i responsabili della "soluzione finale" verso il popolo ebraico.
Grazie alla collaborazione con l'Istituto storico di Gerusalemme Yad Vasherm, ora arriva a Reggio Emilia, per parlare agli studenti reggiani di quegli anni terribili, raccontando però anche i momenti di resistenza e di speranza.

(Giornale di Reggio, 31 gennaio 2012)

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L'Israele che non vorresti

L'8 giugno Tel Aviv ospiterà il Gay Pride 2012

Tel Aviv ospiterà il prossimo 8 giugno l'edizione 2012 del Gay Pride, evento che, insieme ad altre manifestazioni, attrae da sempre numerosi turisti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) provenienti da tutto il mondo. Per l'edizione di quest'anno sono attesi oltre 100.000 partecipanti.
Considerata la capitale mondiale del turismo gay, nelle settimane scorse Tel Aviv è stata nominata la più popolare città gay anche dal sito di American Airlines, grazie alla vivace vita notturna, al cibo e alle spiagge più belle.

(agenzia di viaggi, 31 gennaio 2012)

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Farmers israeliani fanno cambiare il colore degli ortaggi

Farmers israeliani sono riusciti a far cambiare il colore abituale degli ortaggi. Adesso forniscono sul mercato mondiale pomodori di colore nero, carote iridescenti e limoni rossi. I farmer affermano che il nuovo colore gioverebbe alla salute. Così, hanno ottenuto il colore nero dei pomodori grazie ad un pigmento creato in base ai mirtilli. Secondo gli esperti, questo pigmento satura i pomodori di quantità supplementari di vitamina C e di antiossidanti. Queste invenzioni saranno presentate alla fiera agricola internazionale che si apre ai primi di febbraio. Alla fiera parteciperanno oltre 250 società da tutto il mondo.

(La Voce della Russia, 31 gennaio 2012)

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Le azzurrine arrivano in Palestina aspettando il Mondiale in Uzbekistan

di Giada Di Camillo

Prima uscita per la Nazionale Femminile Under 20, in vista del Mondiale di categoria in programma dal 18 agosto all'8 settembre in Uzbekistan.
Le diciannove Azzurrine, convocate dal commissario tecnico Corradini, giocheranno una doppia amichevole con la Palestina martedì 7 all'International Stadium di Dura alle ore 15.00 e giovedì 9 febbraio allo Stadio di Al Khader, sempre alle ore 15.00.


Il Campionato mondiale Under 20 è la più importante competizione internazionale di calcio femminile riservata alle atlete di età inferiore a 20 anni ed è disputato tra le Nazionali femminili Under 20 dei Paesi affiliati alla FIFA.
Ha cadenza biennale e dal 2006, con la creazione del Campionato mondiale di calcio femminile Under 17, il limite di età è stato alzato a 20 anni. Campione in carica è la Germania, che ha vinto l'edizione 2010. Le Azzurrine, in vista di questa doppia amichevole in Palestina, si raduneranno domenica 5 febbraio alle ore 20.00 a Roma presso "La Borghesiana" e partiranno il giorno successivo.

(paperblog, 31 gennaio 2012)

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Turchia: altro sgarbo a Israele, Ankara apre le porte a Hamas

di Serena Grassia

Il presidente della Turchia, Abdullah Gul, si è detto favorevole alla possibilità che Hamas possa aprire un ufficio di rappresentanza in Turchia. "Ankara è uno dei più convinti sostenitori della causa palestinese e Hamas è un grande gruppo politico che ha vinto le elezioni", ha dichiarato Gul ai giornalisti in una conferenza stampa tenutasi domenica in cui ha ricordato l'affermazione elettorale del movimento di ispirazione islamica prima che venisse esautorato da Fatah, almeno in Cisgiordania.
La possibilità dell'apertura di uffici di Hamas in Turchia arriva nel momento in cui si accavallano notizie sulla chiusura degli uffici di Hamas a Damasco, a causa delle proteste in corso in Siria.
Hamas - che da 2008 governa di fatto la Striscia di Gaza - è considerata un'organizzazione terroristica da Israele e dall'Occidente, ma non dalla Turchia. Quest'ultima attualmente è impegnata in progetti umanitari a Gaza, tra cui la ricostruzione di parte del territorio palestinese distrutto dall'offensiva israeliana del 2008. Il capo del governo de facto di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato accolto in pompa magna nel corso di una visita in Turchia ai primi di gennaio, come prima tappa di un tour regionale durante il quale ha reso omaggio ai nove turchi uccisi durante un raid israeliano contro una flottiglia di aiuti umanitari diretti a Gaza, a maggio 2010. I legami tra Turchia e Israele, paesi un tempo alleati, si sono bruscamente deteriorati dopo l'assalto contro la nave turca diretta, appunto, a Gaza.
Molti osservatori sostengono però che il repentino cambiamento della Turchia sia stato dettato da altre considerazioni, più di natura politica ed economica.

(Atlas, 31 gennaio 2012)

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Una legge impone la presenza di donne nelle commissioni di nomina dei giudici rabbinici

di Serena Grassia

La Knesset si appresta ad approvare una legge che impone la presenza di almeno due donne nelle commissioni che nominano i giudici rabbinici.
Tzipi Hotovely, del Likud, tra le promotrici dell'iniziativa legislativa, ha accolto la notizia con entusiasmo, definendola "un cambiamento significativo per i diritti delle donne, in funzione soprattutto del fatto che i giudici rabbinici esercitano un'influenza considerevole sulle procedure di divorzio."
All'inizio di Gennaio, infatti, l'Alta Corte di Giustizia israeliana aveva dichiarato inaccettabile il fatto che la commissione di nomina dei giudici rabbinici fosse composta esclusivamente da uomini, sollecitando in questo senso un intervento politico.

(Atlas, 31 gennaio 2012)

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Israele e il vino boutique

di Anna Rubinetto

La viticultura esiste in Israele sin dall'età biblica: la Torah ci dice che Noè, dopo la salvezza dal diluvio universale, piantò dei vigneti e preparò del vino. Nell'ebraismo, infatti, l'uva era ed è ancora oggi un simbolo di prosperità, accompagna le celebrazioni religiose ed è sinonimo di gioia. Nel 7 secolo A.E.V. con la conquista del Medio Oriente da parte dell'Islam la produzione di vino fu completamente cessata, e le vigne furono distrutte.
La produzuone riprese realmente solo nel 19o secolo, quando il Barone Edmond de Rothschild, proprietario del Chateau Lafite-Rothschild, iniziò a importare in Israele vitigni francesi e nuove tecnologie per la viticultura. Egli piantò vitigni nella zona di Rishon Le Zion e Zikhron Ya'akov vicino a Haifa.
Da qui inizia in Israele un'importante produzione vinicola facilitata anche da un clima e da un terreno capaci di dar vita a diversi tipi di vino come Cabernet, Merlot, Shiraz, Riesling e Chardonnay per nominarne qualcuno. Si tratta di una produzione che, sino agli anni 90, vede come principale mercato di riferimento quello degli Ebrei del mondo alla ricerca di vino Kosher.
E' solo recentemente che questa produzione si è spostata verso un bacino di utenza più ampio capace di coinvolgere gli estimatori più attenti.
In particolare la rivoluzione a cui si assiste oggi, consiste nella nascita e nella sucessiva esportazione in Italia di vere e proprie boutique di vino, ossia piccole aziende nate nei Kibbutz o nei Moshav dove viene prodotta un quantità relativamente bassa di bottiglie (dalle 20.000 alle 100.000 all'anno) che però nascono da una profonda e scurpolosa ricerca delle materie prime allo scopo di realizzare un prodotto di alta qualità.
Quella che si realizza, dunque, è una produzione volutamente ristretta caratterizzata da una lavorazione ancora artigianale e attenta ai dettagli. Una lavorazione che può svilupparsi solo con numeri relativamente bassi dove è ancora l'uomo e non la macchina il fautore di tutto il processo.
I vini nati all'interno di queste cantine/boutique arrivano oggi in Italia per dimostrare la loro vivacità e la loro ricchezza. Bianchi, rosati e rossi delle cantine Rimon, Ben Haim, Ramon Naftali, Tzora, Kadesh Barnea, Shilo, Naaman, Tulip, Odem, Adir e Granada, Recanati e Benyamina daranno la possibilità di conoscere i sapori delicati ma energici di questi vini dalle sfumature inedite e creative.
Vini capaci di sottolineare l'infinito amore del popolo d'Israele verso la loro terra e il loro lavoro.

(Il Nord, 30 gennaio 2012)

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Un lettore ci ha scritto

Grazie di aver pubblicato la notizia riguardante lo sviluppo di un nuovo farmaco che potrebbe bloccare lo sviluppo della malattia conosciuta con la sigla SLA, dagli scienziati israeliani, presso l'università di Tel Aviv . Gli ultimi esami suggeriscono che io sia afflitto da questa malattia che, con il senno del poi, potrebbe essere in lenta progressione da 3 anni. Seguirò con interesse la commercializzazione di questo farmaco.


"Israele che non ti aspetti" era il titolo di una mostra di qualche mese fa. In realtà, chi conosce Israele non è sorpreso da fatti come questi. Sono sorpresi quelli che pigramente ascoltano soltanto i media genericamente ostili, e sono irritati quelli che vorrebbero presentare Israele come il concentrato di tutta la cattiveria umana. M.C.

(Notizie su Israele, 30 gennaio 2012)

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Drone jumbo israeliano si è schiantato

Uno dei più sofisticati droni nelle forze armate israeliane per caso si è schiantato in un campo domenica, senza causare vittime, ha detto un portavoce dell'esercito . "A Eytan" (che significa" forte "in ebraico) per caso si è schiantato in un campo oggi in Israele durante un test in corso congiuntamente dall'esercito e Israel Aerospace Industries. Non ci sono stati feriti", ha detto il portavoce all'AFP. La televisione privata Canale 10, ha detto che un ala rotta, apparentemente a causa di un carico pesante,ha provocato una perdita stimata a 10 milioni di dollari. Il drone enorme, di cui l'esercito ne ha solo pochi in servizio, ha le dimensioni di un Boeing 737, in grado di volare 36 ore non-stop - portando l'arci-nemico di Israele, iraniano nel raggio d'azione - e trasportare un carico utile ad una altitudine di 13.000 metri (40.000 piedi).

(FocusMO, 30 gennaio 2012)

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EDIPI organizza per primavera questo importante viaggio di "Archeologia Biblica" con lo scopo di conseguire tre obiettivi:
  1. Creare tra i partecipanti dei "testimonial" autorevoli riguardo l'assoluta ebraicità di Gerusalemme, consacrandola per sempre e inequivocabilmente come l'unica e integrale capitale di Israele. Questa iniziativa tende a stoppare il tentativo della Palestina, divenuta membro dell'Unesco, di cancellare la storia ebraica di Gerusalemme facendola passare per araba.
  2. Arricchire la nostra personale conoscenza della Parola di Dio con chiari ed evidenti contenuti storico-archeologici che ci permettono di leggere la Bibbia quasi con..."occhiali 3D".
  3. Trasformare il solito viaggio in Israele dei "pellegrini" in un importante occasione culturale con la Bibbia usata come guida turistica.
La presenza inoltre del prof. Dan Bahat, eminente archeologo biblico israeliano, garantirà il massimo risultato per raggiungere gli scopi del viaggio..

*

Ultimi posti disponibili a condizioni incredibili, poichè 11 giorni a 1550,00 Euro non trovano riscontro con nessun'altra proposta, considerando anche la presenza di una guida archeologica di fama internazionale: Dan Bahat.
Grazie all'aiuto di colui che è considerato uno dei maggiori archeologi israeliani, avremo la possibilità di incontrare anche l'ex vicesindaco di Gerusalemme, David Cassutto, l'architetto che seguì la realizzazione del piano urbanistico della nuova Gerusalemme (non quella...celeste!).
Per cui il programma di questo viaggio a profilo archeologico biblico si arricchirà anche di argomenti tendenti a controbattere quanti accusano Israele di voler evidenziare i propri diritti storici su Gerusalemme: Israele e il popolo ebraico desiderano ardentemente riportare quanto più possibile alla luce il passato che li lega al presente. La Bibbia non intende essere un libro di storia, ma gli eventi che vi sono narrati sono fatti storici riconducibili a luoghi che possono essere individuati.
Sembrerà strano che sia Dan Bahat che David Cassutto insisteranno nel collegare vicende locali, come uno scavo archeologico, per importante che sia, con considerazioni di geopolitica mondiale. Fatto è che i due piani non sono assolutamente scindibili.
Infatti il WAQF, l'organismo che gestisce i beni religiosi islamici, agisce per interdire la ricerca di reperti archeologici della storia di Israele se non addirittura per distruggerli con l'obbiettivo di far passare Gerusalemme per una città islamica.
In un articolo apparso sui Quaderni Speciali di LIMES, la rivista italiana di geopolitica,"La battaglia per Gerusalemme", Dan Bahat concludeva:
"In ogni caso, la tendenza islamica è di minimizzare e se possibole negare qualsiasi elemento che testimoni la presenza e la continuità storica di qualsiasi altra civiltà o religione. Ciò significa anche ostacolare l'archeologia, che potrebbe offrire un contributo importantissimo alla decifrazione del passato di Gerusalemme, tenendo conto di tutte le religioni. Dobbiamo concordare sul fatto che questo problema non riguarda solo il popolo ebraico ma anche il mondo cristiano e anzi ogni persona che abbia a cuore la comprensione della storia".

Per informazioni

(edipi.net, 30 gennaio 2012)

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Hamas cerca sponsor. Arriva la Turchia e sborsa 300 milioni

di Fiamma Nirenstein

Hamas abbandona la nave che affonda e cerca casa in un mare di difficoltà nuove. Ma ecco che si avvicina un nuovo sponsor, Erdogan e gli regala 300 milioni di dollari. Così si può ricapitolare la corrente situazione di una organizzazione che è nella lista europea e quella americana del terrorismo internazionale.
Hamas lascia Damasco, anche se com'è ovvio smentisce, perch' il suo sempiterno protettore, l'Iran, che ancora sponsorizza Bashar Assad di Siria, gli ha richiesto di combattere contro gli insorgenti, ovvero, in larga parte, la Fratellanza Musulmana, e Hamas ha rifiutato perch', comunque, ne fa parte. Quindi ha perduto il suo migliore mecenate e anche la sede. Cerca casa: dunque, Mashaal ha fatto molte ispezioni. È apparso il Qatar come una cometa. Poi, ad Amman, dove sembra si trovi adesso, ma la monarchia permette di risiedere in forma personale, non ufficiale: la Giordania ha conosciuto momenti duri con i palestinesi. Al Cairo, anche se la casa madre, i Fratelli Musulmani, sono maggioranza, al momento non c'è convenienza (lo scopo primo è un tono pragmatico e il cibo per 80 milioni di persone!) nel mostrarsi mano nella mano con Hamas, feroce di nome e di fatto. Andare tutti a Gaza, la cosa più naturale? No, tutta la leadership sarebbe in caso di guerra alla merc' di Israele; e poi Haniyeh e Mashaal hanno un cattivo rapporto. Haniyeh, primo ministro, è divenuto il volto pubblico, è lui che ha portato a casa il finanziamento turco. Insomma, dentro Hamas, si litiga: e anche chi vuole l'unificazione con Fatah si trova contro Haniyeh. Per sottolineare la spaccatura, lui fa dichiarazioni in stile iraniano: «I giorni di Israele sono contati», dice e chiama a raccolta un «esercito arabo della jihad per la liberazione della Palestina». Ma gli arabi sono presi dai fatti loro. E anche l'Iran. Ed ecco che arriva il denaro turco.

(il Giornale, 30 gennaio 2012)

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Amantea. Non è una fiction, ma la storia

AMANTEA - «L'ebraismo in Calabria é presente molto di più di quanto si creda». E' partito da questa considerazione Roque Pugliese, anestesista rianimatore in Calabria, ma soprattutto rappresentante della grande comunità ebraica napoletana, che ieri mattina ha partecipato ai lavori del convegno "... Ricordare per non dimenticare..." che la dinamica sezione amanteana della Fidapa, guidata da Franca Dora Mannarino, assieme all'ITC "Mortati", diretto da Alisia Rosa Arturi, hanno organizzato perla Giornata della Memoria. Un evento, quello amanteano, che lo stesso Pugliese ha definito "un dono di Dio," riconosciuto come l'unico ufficiale dalla comunità ebraica di Napoli in Calabria, tanto che gli atti del convegno saranno diffusi in Israele e in tutte le comunità ebraiche del mondo. I lavori sono stati introdotti dalla presidente Mannarino che ha voluto trasmettere ai tanti allievi presenti il senso dell'incontro, utile a far comprendere come il male possa diffondersi e divenire prevalente sul bene. «E' necessario non dimenticare - ha ammonito - per far si che quanto accaduto non si ripeta mai più». Un concetto ripreso e ribadito con forza subito dopo dalla Arturi, che ha anche inteso sottolineare l'importanza della giornata e l'impegno registrato tra i docenti e gli stessi allievi dell'istituto.

(Il Quotidiano della Calabria, 30 gennaio 2012)

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Israele - Staminali. Prossimi ad un farmaco contro la SLA

La perdita di massa muscolare causata dalla malattia di Lou Gehrig -sclerosi laterale amiotrofica- e' rapida e fatale, e molte persone non vi sopravvivono piu' di cinque anni dopo che e' stata loro diagnosticata. Gli organi interni non funzionano e questo porta ad un blocco respiratorio. Ora una promettente indagine con cellule staminali di laboratorio della Universita' di Tel Aviv sta procedendo per la creazione di un farmaco che blocchi il progredire di questa malattia e aumenti le aspettative di vita.
La ricerca ha dieci anni e la FDA americana la reputa ad un livello di "farmaco orfano". Ma ora si sta venendo a capo con alcune prove mediche al Centro Medico Universitario Hadassah, grazie alla supervisione del professor Dimitrios Karussis, un esperto di trapianti di cellule staminali e a capo del centro di Sclerosi Multipla del medesimo centro medico. L'azienda BrainStorm Cell Therapeutics, che ha la licenza per la commercializzazione della ricerca, fa sapere che si e' gia' ad un buon livello di ricerca medica per la produzione di un farmaco -NurOwn- che potrebbe aiutare a bloccare la malattia.

(salute.aduc.it, 29 gennaio 2012)

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Una ferrovia dal Mar Rosso al Mediterraneo aggirerà il Canale di Suez

Israele vuole realizzare una linea ferroviaria di 350 km che colleghi il suo porto di Eilat, sul Mar Rosso, ad Ashod, sul Mediterraneo, per consentire alle merci di aggirare il Canale di Suez, sotto controllo egiziano. L'idea del primo ministro Benjamin Netanyahu e' che le navi depositino le merci a Eilat mentre una seconda nave li riprendera' ad Ashdod, 30 km a sud di Tel Aviv. Idea cui, secondo Netanyahu, si sono mostrate 'molto interessate' le grandi potenze commerciali del XXI secoldo, Cina ed India. Il progetto, ancora in fase di elaborazione, non punta a danneggiare l'Egitto, sottolineano fonti israeliane, ma intende essere complementare al traffico che passa da Suez, che sembra aver raggiunto la saturazione.

(la Repubblica, 29 gennaio 2012)

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Maccabiadi: i Giochi delle 12 Tribù

di Daria Gorodisky

Nell'elegante Rothschild Boulevard del centro di Tel Aviv, da un paio di anni c'è un piccolo bronzo equestre che ritrae il suo primo sindaco, Meir Dizengoff. Ottanta anni fa, abito scuro, borsalino chiaro e in sella al suo inseparabile cavallo bianco, Dizengoff guidava lungo le strade della città la parata di apertura delle prime Olimpiadi ebraiche della storia, le Maccabiadi. Erano arrivati 390 atleti da quattordici nazioni a inaugurare lo stadio finito di costruire poco prima; e fu messa in scena una cerimonia che oggi evoca un sapore di purezza e di valori antichi: centoventi piccioni viaggiatori liberati in volo, dieci per ognuna delle dodici tribù di Israele, per annunciare l'evento al mondo. Lo Stato di Israele non era ancora nato; ma la convinzione che, dopo secoli di ghetti e povertà, ormai fosse necessaria anche una rinascita fisica del popolo ebraico, sì. Il più grande sostenitore di questa idea fu il medico-scrittore, e fustigatore impietoso della società dei suoi tempi, Max Nordau: «E vero che i nostri muscoli sono stati indeboliti e che la nostra postura non è sempre soddisfacente; ma quando noi ebrei ci impegniamo nello sport, i difetti spariscono», proclamava dal 1898. (Dei libri di Nordau, tradotti in 18 lingue, in italiano è stato ripubblicato recentemente Degenerazione da Piano B). Da allora cominciarono a formarsi nella Mitteleuropa i primi club sportivi ebraici, intitolati (e lo sono tuttora) all'eroe del I secolo a.C. Giuda Maccabeo. Nel 1921 si riunirono nel Maccabi World Union; e poi si arrivò a quelle prime «Olimpiadi del cavallo bianco» (è questo il nome impresso nella memoria collettiva) del 1932. Dopo una seconda edizione nel '36, e dopo il buio del nazismo e della guerra, dal 1950 è ripresa la cadenza quadriennale dei giochi di Tel Aviv. Che per qualcuno sono stati trampolino verso la fama: come per Mark Spitz, il nuotatore balzato dai quattro ori delle Maccabiadi 1965 ai sette delle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Sfalsate di due anni, e in nazioni diverse, si svolgono invece le Maccabiadi europee. Nel 2007 è stato il turno di Roma: la prima volta per l'Italia, nella città della più antica comunità della Diaspora.

(Corriere della Sera, 29 gennaio 2012)

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Siria, repressione senza fine

Dura offensiva del regime. Decine di vittime nei sobborghi di Damasco.

Violenza e repressioni non si fermano. Anzi l'escalation di attentati e morti sembra non vedere la fine. Il regime siriano sta conducendo un'offensiva contro le forze ribelli nei sobborghi di Damasco che sta mietendo decine di vittime. Si tratta dell'azione «più intensa vicino alla capitale dall'inizio della rivolta» a marzo scorso, ha denunciato il capo dell'Osservatorio siriano sui diritti umani, Rami Abdul Rahman, citato dalla Bbc online. Ora che la missione degli osservatori della Lega araba è stata sospesa e che la crisi siriana sta approdando alle Nazioni Unite, ha aggiunto Rahman, «il regime sta tentando di finire militarmente la rivolta ora che il caso sta arrivando alle Nazioni Unite».
Sono 16 i militari uccisi domenica 29 gennaio in due diversi attentati in Siria, uno riferito dall'Osservatorio siriano dei diritti umani, l'altro dall'agenzia ufficiale siriana Sana. Nel primo attentato, 10 militari sono morti nell'esplosione di una bomba al passaggio del loro convoglio a Kansafra, nella regione di Jebel al Zuia. Nel secondo, sei soldati sono stati uccisi a Sahnaya, vicino a Damasco, nell'imboscata di un gruppo terroristico armato.
ANCORA CIVILI UCCISI ALLA PERIFERIA DI DAMASCO. Ma non solo militari vittime. Anche carnefici. Sempre nella giornata di domenica 29 gennaio sono stati almeno cinque i civili uccisi proprio da militari siriani durante il tentativo di riprendere il controllo di una zona alla periferia di Damasco, nelle mani dei ribelli.
Secondo quanto riferito da alcuni attivisti circa 2 mila soldati oltre a 50 carri armati e blindati sono confluiti all'alba nella zona orientale di Ghouta, alla periferia della capitale, per dar manforte alle truppe che circondano i sobborghi di Saqba, Hammouriya e Kfar Batnba.
LE VIOLENZE E I BOMBARDAMENTI A RANKUS. Intanto attivisti e residenti a Rankus, una città di 25 mila persone sulle montagne, che da mercoledì 25 gennaio è bombardata e assediata da migliaia di soldati della IV divisione, guidata dal fratello del presidente Bashar al Assad, Maher, hanno denunciato l'uccisione di almeno 33 persone nella cittadina ribelle per mano proprio dei militari siriani.
HAMAS: IMPEDITA OGNI FORMA DI MANIFESTAZIONE Hamas sta sistematicamente impedendo nelle ultime settimane nella striscia di Gaza ogni forma di manifestazione sulla crisi in corso in Siria, anche se negli ambienti religiosi cresce la pressione per esprimere solidarietà a quanti lottano contro il regime di Bashar Assad. La stampa palestinese riporta informazioni - che finora non hanno conferma ufficiale a Gaza - secondo cui i servizi di sicurezza di Hamas hanno arrestato nei giorni scorsi un esponente del movimento salafita, lo sceicco Yasser Abu Holi, mentre partecipava ad un raduno a favore dell'opposizione in Siria.
LA POSIZIONE DELICATA DI HANIYEH. Secondo osservatori a Gaza la posizione del capo dell'esecutivo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, è delicata. Da un lato si appresta ad intraprendere a giorni una visita in Iran, un Paese schierato nettamente a favore di Assad. D'altra parte su YouTube circola un video - la cui autenticità non è stata ancora confermata - secondo cui Haniyeh avrebbe affermato, durante una visita in Sudan, che «il suo cuore» è con gli insorti. Fonti di Gaza precisano che Hamas, che ha un debito di solidarietà verso Assad per il sostegno assicuratogli per molti anni, impedisce a Gaza ogni genere di manifestazione sulla Siria e mantiene un atteggiamento molto cauto anche sui suoi mezzi di comunicazione.
LA LEGA ARABA SOSPENDE LA MISSIONE. Intanto, mentre il 28 gennaio la Lega araba ha deciso di sospendere la missione dei suoi osservatori in Siria per via della «recrudescenza delle violenze» nel Paese, un macabro avvertimento era stato lanciato dal ministro degli Interni siriano Mohammed Ibrahim al Chaar: il regime è «determinato a ristabilire l'ordine e la sicurezza e a ripulire il territorio dai criminali», aveva detto attraverso l'agenzia ufficiale Sana.
MOSCA CONDANNA IL RITIRO DEGLI OSSERVATORI. La Russia ha condannato la decisione della Lega araba di sospendere la missione degli osservatori in Siria dopo la sanguinosa repressione delle mnanifestazioni degli oppositori al regime di Bashar al Assad. «Vorremmo sapere perché si comportano così nei confronti di uno strumento così utile», si è chiesto il ministro degli esteri Serghiei Lavrov in visita in Brunei. «Piuttosto io avrei appoggiato un aumento del numero degli osservatori», ha aggiunto.
L'INCONTRO FISSATO PER IL 5 FEBBRAIO. I ministri degli Esteri della Lega araba si incontreranno il 5 febbraio per discutere della situazione in Siria dopo aver sospeso ieri la missione degli osservatori. Il vice segretario generale della Lega Ahmed Ben Helli ha detto ai giornalisti che i ministri parleranno «degli ultimi sviluppi in Siria» e anche della questione palestinese. Ieri un rappresentante dell'organizzazione panaraba aveva fatto sapere che un incontro per decidere se ritirare dalla Siria in modo definitivo gli osservatori si sarebbe tenuto dopo il 5 febbraio.

(lettera43, 29 gennaio 2012)

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La storia del ghetto di Venezia

raccontata ai bambini da Giulio Canestrelli




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In viaggio a Budapest nei luoghi di Perlasca

L'omaggio Il salvatore di migliaia di ebrei era nato a Como il 31 gennaio 1910

di Massimo Moscardi

Era nato a Como proprio il 31 gennaio del 1910: Giorgio Perlasca, scomparso nel 1992, viene ricordato come "Giusto delle Nazioni" per aver salvato, nell'inverno tra il 1944 e il 1945 a Budapest, migliaia di ebrei ungheresi fingendosi console spagnolo, lui che non era né console né spagnolo, e che si trovava in terra magiara per ragioni di lavoro. Con le "lettere di protezione" protesse, salvò e sfamò giorno dopo giorno migliaia di ungheresi di religione ebraica ammassati in "case protette" . Una storia rimasta nascosta a lungo - lo stesso Perlasca non ne aveva parlato - e riemersa soltanto in tempi recenti (si parla del 1990), quando i superstiti hanno voluto cercare la persona a cui dovevano la vita.
  La Budapest di oggi non può essere la stessa degli anni '40. Molti edifici e luoghi in cui Perlasca operò o che furono al centro di quelle vicende storiche non ci sono più. Altri non sono stati rintracciati. Ma ci sono anche posti che hanno superato questi decenni e che sono visitabili, come abbiamo fatto noi del "Corriere di Como", con la preziosa collaborazione dell'Istituto Italiano di Cultura di Budapest.
  Nella capitale ungherese il ricordo di Perlasca è sempre vivo: ci sono targhe che lo ricordano nella Sinagoga e su una casa dove faceva rifugiare gli ebrei, al numero 25 di Parco Santo Stefano. Gli è stata dedicata una scuola alberghiera e, quando è stato il momento di testimoniare la sua opera, i superstiti non hanno fatto mancare i loro racconti, negli incontri organizzati per ricordare la sua figura.
  Un busto lo ricorda proprio davanti all'Istituto di Cultura, che Perlasca frequentava e, raccontano gli addetti, per anni una misteriosa e silenziosa donna lasciava delle rose. Ma - nel rispetto della sua discrezione - nessuno le ha mai chiesto il perché.
  E, fatto curioso, proprio nelle case dove Perlasca metteva in salvo gli ebrei e negli immediati dintorni, in questo periodo stanno andando ad abitare i discendenti delle persone che al comasco devono la vita.
  Come detto, il viaggiatore che oggi va a Budapest può trovare molti luoghi che furono al centro della vicenda di Giorgio Perlasca. Qualche nome di via è cambiato, ma i numeri civici sono sempre, generalmente, gli stessi.
  Si possono trovare la prima casa dove visse a Budapest dopo aver abitato in pensioni (oggi via Bajczy-Zsilinszky Endreut, una volta Imperatore Vilmos), come pure l'Albergo Astoria, che ospitava al sesto piano gli uffici della Saib, la ditta per cui Perlasca lavorava (commerciava carni dall'Est Europa in Italia). C'è la sede dell'Ambasciata di Spagna, in Eotvos Utca 11, il posto dove Perlasca si finse console e in questo modo salvò migliaia di persone.
  In centro si trovano ancora le case dove Perlasca salvò gli ebrei e, come detto, oggi sono abitate anche dai discendenti della gente sopravvissuta grazie al comasco. Sono al numero 35 di Parco Santo Stefano, al 44 e al 48 di via Pannonia, al 5 di via Phonix (oggi Raul Wallmberg Utca), al 25 e al 33 di via Karoly Legrady (oggi Balzac Utca).
  A Buda, nel cosiddetto quartiere della Fortezza, si trovavano i ministeri dove Perlasca andava a "patteggiare" e a stringere rapporti con le alte cariche ungheresi dell'epoca, per cercare di avere il più alto numero possibile di lettere di protezione. Il palazzo del ministero degli Esteri non c'è più e al suo posto c'è uno spiazzo con un mercatino di prodotti tipici. Al posto del ministero degli Interni c'è l'Accademia delle Scienze, mentre nell'edificio del Nunzio apostolico Angelo Rotta - che pure si prodigò per salvare gli ebrei - oggi si trovano uffici e appartamenti.
  Dunque, una Budapest città che è da sempre di grande fascino, che può meritare anche una visita con il tributo a Perlasca, nel ricordo di un grande comasco.

(Corriere di Como.it, 29 gennaio 2012)

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Per il terzo anno consecutivo si tengono a Parma corsi di lingua ebraica articolati su due livelli: alef per principianti e beth di livello intermedio. I corsi fin dalla prima edizione hanno avuto grande riscontro di interesse e di presenze e questo è dovuto alla competenza degli insegnanti Baruch Avezov e Reni lcin, che hanno ideato una formula particolare che unisce all'insegnamento della lingua un vero e proprio "viaggio" culturale alla scoperta delle tradizioni ebraiche ed israeliane. Sono oggetto di insegnamento la lettura dell'ebraico e i principi della grammatica e della sintassi. Nel programma anche lezioni di inquadramento dell'ebraico dal punto di vista linguistico, cioè storia, evoluzione, rapporto con le altre "lingue" ebraiche (ad esempio yiddish e ladino) e con le lingue che hanno influenzato l'ebraico moderno (come arabo, russo, greco). Le lezioni di lingua sono quindi arricchite e completate da approfondimenti sistematici sulla cultura ebraica ed israeliana (calendario, tradizioni, feste, cucina), con riferimenti alla Torah e al Talmud.
Supervisore dei corsi è il professor Davide Astori, linguista dell'Università degli Studi di Parma e autore del manuale di conversazione Parlo Yiddish edito da A. Vallardi. ln considerazione della particolare qualità e dei corsi e della loro rilevanza culturale, l'assessorato alle Politiche Scolastiche della Provincia di Parma, nella persona dell'assessore Giuseppe Romanini, ha voluto patrocinare e supportare l'iniziativa.
I corsi possono quindi avvalersi di una struttura didattica di primo livello svolgendosi all'interno dell'istituto Primo Levi di Parma, messo a disposizione dalla Provincia, in un'aula dotata di tutti i mezzi didattici tradizionali e multimediali.

(Pagine Ebraiche, febbraio 2012)


Il curatore di queste note è tra gli studenti del corso e ne conferma il valore e la serietà.

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Sassuolo, scritte contro gli ebrei: denunciati

Due ventiduenni sono stati denunciati per imbrattamento dopo aver scritto una frase negazionista in inglese traducibile in 'sei milioni di bugiardi', con riferimento alle vittime dell'Olocausto, su un muro vicino al centro storico di Sassuolo, nel Modenese. I due giovani, entrambi di Casalgrande, nel Reggiano, sono stati intercettati ieri sera da una Volante della polizia in via Regina Pacis e portati in commissariato. Erano incappucciati e uno dei due ha cercato di gettare una bomboletta spray a terra quando è stato visto dagli agenti.
"Un gesto inqualificabile che offende l'amministrazione comunale e l'intera città". Così il sindaco di Sassuolo Luca Caselli, da Auschwitz dove si trova assieme agli studenti modenesi che partecipano all'iniziativa 'Il treno della memoria', ha commentato la scritta antisemita fatta da due giovani poi denunciati. "Ho appreso la notizia proprio mentre stavo visitando il campo di Auschwitz - ha continuato Caselli - e vorrei dire a questi due incoscienti di venire personalmente a vedere cosa è successo qui. Faccio i miei complimenti alle forze dell'ordine per averli identificati e mi auguro che ricevano una punizione esemplare. Infangare il giorno della memoria è assolutamente inaccettabile - ha concluso - e chi lo fa deve assumersi le proprie responsabilità di fronte alla legge".

(L'Informazione.com, 28 gennaio 2012)

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Khaled Meshaal abbandona la base a Damasco

Non ci sono più leader di Hamas in Siria

ROMA, 28 gen. - Khaled Meshaal, il leader in esilio di Hamas, ha lasciato la Siria, dove ha vissuto per un lungo periodo, e non intende tornarci. Lo hanno detto fonti del gruppo palestinese a Gaza, citate dal New York Times. "La situazione (in Siria) non consente alla leadership di restare", hanno detto le fonti. "Non ci sono più leader di Hamas a Damasco".
Le fonti, che hanno parlato in condizione di anonimato, hanno spiegato che Meshaal e altri dirigenti in esilio a Damasco hanno lasciato la Siria per motivi di sicurezza, a seguito dello scoppio della rivolta popolare contro il presidente siriano Bashar al Assad. Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, non ha tuttavia ancora deciso se chiudere o meno i suoi uffici in Siria e spostare il suo quartier generale in un altro paese. Meshaal ha trascorso gran parte dell'ultimo mese viaggiando nella regione.
Hamas ha accolto con favore le rivolte popolari in Tunisia, in Egitto e in Libia, ma ha mostrato imbarazzo di fronte alla ribellione iniziata lo scorso marzo contro il presidente Assad, che per anni ha garantito ospitalità al gruppo palestinese.

(TMNews, 28 gennaio 2012)

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All’asta lettere di Einstein ad un’organizzazione antinazista a Los Angeles

LOS ANGELES, 27 gen. - Tre lettere scritte dal Premio Nobel per la fisica Albert Einstein (1879-1955) a un'organizzazione antinazista alla vigilia della seconda guerra mondiale saranno battute all'asta martedi' 31 gennaio a Los Angeles, in California, dalla casa Nate D. Sanders. Si tratta della stessa casa d'aste che nello scorso ottobre ha battuto per 14 mila dollari una lettera di Einstein che metteva in guardia contro ''il terribile pericolo'' che rappresentava il nascente regime nazista per gli ebrei.
Il fisico tedesco invio' le tre lettere ad August Hamelberg, membro dell'organizzazione "Gli amici della Verita'', che aveva sede a Cincinnati, nello Ohio. Nelle missive (una scritta nel 1934, l'altra nel 1935 e una terza nel 1939) Eistein elogia la propaganda antinazista dell'associazione, composta da americani e tedeschi, che portava avanti una strenua battaglia contro la dittatura di Hitler. ''Il vostro e un lavoro meraviglioso ed e' piu' che onorabile nella misura in cui non chiede solo un sostegno ma anche una grande quantita' di coraggio'', afferma tra l'altro il celebre scienziato. ''Se esistessero piu' tedeschi con la vostra stessa percezione, il popolo tedesco non sarebbe caduto cosi' in basso'', aggiungeva il padre della teoria della relativita'. Einstein, che era anche lui ebreo, riparo' negli Stati Uniti dopo l'arrivo al potere di Hitler.

(Adnkronos, 27 gennaio 2012)

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Serpente entra in una culla e il bebè israeliano lo uccide a morsi

TEL AVIV - Emulo casuale del piccolo Ercole della mitologia classica, un bebe' israeliano e' finito oggi sulle pagine di tutti i giornali per aver annichilito a morsi un serpente scivolato all'improvviso all'interno della sua culla, in un villaggio a maggioranza araba della Galilea.
L'episodio ha dell'incredibile, ma secondo quanto e' riuscita ad accertare la stampa locale - inclusa quella seria - sembra proprio che sia autentico. Il protagonista si chiama Imad e ha 13 mesi. Insidiato da un serpentello di 30-40 centimetri, non ha fatto una piega: se lo e' portato alla bocca come un ninnolo qualunque, per poi cominciare a rosicchiarne la testa senza lasciargli scampo.
La mamma, inorridita, si e' ritrovata la scena sotto gli occhi ieri mattina e ha chiesto aiuto. Ma quando il bambino e' stato portato in ospedale, si e' scoperto che stava benissimo: il serpente non era velenoso e, comunque, e' risultato aver avuto la peggio.
Il papa', in preda a un eccesso di euforia (anche per lo scampato pericolo), va ora dicendo in giro nel villaggio che il suo piccolo ''e' un eroe''. Imad - ignaro di tutto - e' tornato intanto a spadroneggiare sovrano nella sua culla.

(Blitz quotidiano, 27 gennaio 2012)

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Il Giorno della Memoria. Ecco l'antisemita di oggi

Odia gli ebrei per motivi ideologico-politici, demonizza Israele e ottiene il plauso del mediocre mondo culturale.

di Fiamma Nirenstein

Qualsiasi cosa si scriva e si dica oggi nel Giorno della Memoria non servirà a porre fine all'antisemitismo. È difficile ormai credere nel potere della memoria. Questo giorno varrà come un tranquillante; potrà funzionare per blandire per alcuni minuti la coscienza europea che mal sopporta il crimine della Shoah.
Servirà a unificare momentaneamente politici e intellettuali di varie appartenenze che avranno la sensazione di lavorare per opporsi all'antisemitismo, motore di ogni persecuzione. Eppure anche coloro che si riuniranno per ricordare i propri morti nella Shoah, e con loro chi li sostiene, sanno ormai che, come dice lo scrittore yidish L. Shapiro: l'antisemitismo è eterno come è eterno Dio. Robert Wistrich, il maggiore studioso di antisemitismo afferma che «probabilmente sta peggiorando»: lo dimostrano i dati del mondo intero, oltre al fatto che su Internet esso è moneta corrente non sanzionata. Nel mondo arabo è obbligatorio. Risparmio al lettore l'elenco di dati europei molto noti, fra cui quelli della commissione parlamentare sull'antisemitismo che ci dice che circa il 44 per cento degli italiani non ha simpatia per gli ebrei. I numeri sono facilmente reperibili.
Lasciatemi dire, in questo giorno, che è pesante essere oggetto di antisemitismo, chi non ne ha esperienza non lo sa: ti costringe a misurare sul tuo naso, sul tuo corpo, la permanenza della storia. Una caricatura antisemita che mi rappresenta è stata accusata di essere tale dal bravo giornalista Giuseppe Caldarola, e per questo egli, oggi, così ha stabilito il giudice, dovrà versare a Vauro, il caricaturista, 25mila euro. Per aver detto la verità, basta guardare l'orribile disegnino pubblicato durante la campagna elettorale dal Manifesto. Vauro, disegnatore di sinistra, non può essere antisemita, e va addirittura ricompensato.
Il fatto che qualcuno abbia giustificato (su Libero) la sentenza contro Caldarola perché io difendo Israele, è un errore: quando il Parlamento intero ha votato contro la conferenza antisemita di Durban, il suo onore è stato innalzato. L'antisemita, poiché sopravviverà a lungo, deve avere almeno la forza di riconoscersi tale, deve pagare il fio culturale del suo odio per gli ebrei nella loro espressione più evidente, lo Stato degli Ebrei, Israele.
Ci siamo illusi: il sionismo nasce come uno dei tanti movimenti nazionali dell'800 con la speranza della normalizzazione. Una volta nella loro terra, gli antisemiti non avrebbero avuto più ragione di perseguitare gli ebrei. È accaduto il contrario: la Lega Araba e le Nazioni Unite hanno fatto qualsiasi cosa per rendere la nazione ebraica una continua anomalia. Qui nasce l'antisemitismo politico-ideologico. Esso segue nei secoli a quello religioso e poi a quello scientifico dell'illuminismo, e poi a quello razziale dei nazisti. Ma il minuto dopo la «partizione» dell'ONU i Paesi arabi attaccavano Israele, e l'ONU nemmeno sospirò per la violazione della sua stessa risoluzione: gli ebrei erano di nuovo nella posizione di accusati.
Il doppio standard oggi è la cartina al tornasole dell'antisemitismo. Vauro mi ha ritratto in forma di orrido mostro giudaico, naso adunco, stella di David, fascio. La causa: la candidatura nelle file del PDL. Non mi risulta che niente del genere sia accaduto a nessun altro candidato. Solo a me, perché sono ebrea.
Nel 1982 al tempo di Sabra e Chatila, quando 800 palestinesi furono sciaguratamente uccisi dai cristiani maroniti nella zona si trovava l'IDF che non li difese. Israele fu accusata dell'eccidio con toni definitivi. Nello stesso anno Hafez Assad di Siria non subì nessuna critica per avere ucciso a Hama decine di migliaia di suoi compatrioti. Il doppio standard e la demonizzazione sono due metri indispensabili per capire l'antisemitismo, e Giuseppe Caldarola, avendolo denunciato è stato condannato a pagare a Vauro, autore della caricatura un indennizzo di 25mila euro.
Leggere fra i commenti al suo blog permetterà al lettore di informarsi dettagliatamente sulla forma del mio naso.
Il cristianesimo che si ritenne Verus Israel consentiva la conversione, l'illuminismo promette tutto al cittadino e niente al popolo ebraico, i fascisti, i nazisti ti uccidevano in ogni caso, il comunismo ti perseguitava per il tuo cosmopolitismo. E anche chi ti nascondeva. Oggi, se dici la verità su Israele, se lo ami, hai il naso adunco e la stella di David cucita sul petto.

(il Giornale, 27 gennaio 2012)


“Oggi, se dici la verità su Israele, se lo ami, hai il naso adunco e la stella di David cucita sul petto”, dice Fiamma Nirenstein. Non è del tutto esatto. Qua e là si trova ancora qualcuno che dice la verià su Israele senza avere il naso adunco e la stella di David cucita sul petto. E magari neanche una nonna che, dopo approfondite ricerche, si è scoperto che è ebrea. M.C.

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Calcio: bufera su un talento palestinese, firma per una squadra israeliana

GERUSALEMME, 27 gen. - Ha scatenato una bufera internazionale il trasferimento del piu' grande talento del calcio palestinese a un club israeliano. La Fifa potrebbe intervenire per risolvere la questione di Ali Khatib, un esterno di 22 anni arabo-israeliano in forza al club della prima divisione palestinese Jabal Mukkaber, che ha fatto un provino e ha firmato per l'Hapoel Haifa.
Il giocatore e' gia' una bandiera della nazionale della Palestina, per cui ha giocato nelle gare di qualificazioni per le Olimpiadi e ai mondiali segnando i gol della vittoria contro Bahrein e Sudan. I dirigenti del Jabal sostengono che Khatib era sotto contratto per altri quattro anni e non avrebbe potuto accasarsi a un altro club senza il consenso della societa', accuse respinte dall'Hapoel e dalla federcalcio israeliana (Ifa), secondo cui Khatib ha la cittadinanza israeliana ed e' registrato come calciatore in Israele dal 2001-2002.
La federcalcio palestinese (Pfa), che non ha alcun rapporto con quella di Israele, pensa di richiedere un intervento della Fifa ma rischia di essere sanzionata se dovesse emergere che ha registrato Khatib senza chiedere il permesso della federazione di provenienza. Lo stesso Khatib ha negato di aver firmato un contratto per il Jabal e ha definito il campionato palestinese "un torneo amatoriale". Secondo alcuni media, la federcalcio israeliana gli avrebbe promesso una convocazione nella sua nazionale come vetrina per farlo acquistare da un club europeo.
L'intervento della Fifa potrebbe proprio stabilire che il giovane esterno puo' giocare per Israele, come i giocatori nati nell'Irlanda del nord possono essere convocati dall'Eire. Khatib e' originario di Shefa'Amr, un villaggio a maggioranza araba nella Galilea. Aveva gia' giocato con l'Hapoel di Haifa prima di approdare al campionato palestinese, all'Hilal al-Quds e poi allo Jabal Mukkaber. Un portavoce dell'Hapoel, Noam Regev, ha ribadito che Khatib e' iscritto alla federazione israeliana e ha accusato il club palestinese di volersi "fare pubblicita'".

(AGI, 27 gennaio 2012)

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Un teologo contro la follia di Hitler

di Alessandra Bernocco

Pochi individui hanno condotto una vita coerente con il loro pensiero come Dietrich Bonhoeffer. Teologo e pastore luterano fonda con Karl Barth la chiesa confessante quando la chiesa ufficiale si schiera dalla parte del nazionalsocialismo accettando il paragrafo ariano. Alla notizia dell'imminenza della guerra lascia l'America e fa ritorno in Germania per condividere le sofferenze e il destino del suo popolo. Qui avvia una resistenza a Hitler e al regime senza cedimenti, cioè "a caro prezzo".
A caro prezzo come la grazia di cui parla in Sequela, l'opera del '37 in cui si interroga su chi sia, veramente, il discepolo di Cristo. Colui che risponde alla sua chiamata mosso da nessun altro fine se non Cristo stesso, necessaria mediazione - e unica possibile - tra sé e il mondo. Discepolo è colui disposto a perdere tutto e tutto sacrificare in nome di Cristo. Diversamente dalla grazia a buon prezzo, che è «giustificazione del peccato» in quanto vive di un «conto che è stato pagato in anticipo», la grazia a caro prezzo è grazia che porta la croce: cara perché condanna il peccato; grazia perché giustifica il peccatore.
Ecco, Bonhoeffer ha scontato con la vita la sua scelta radicale di vivere in Cristo: in un mondo "diventato adulto" dobbiamo vivere «come se Dio non ci fosse ma al suo cospetto». È una riflessione datata 16 luglio 1944, cioè risalente al periodo di detenzione nel carcere berlinese di Tegel, da cui faceva pervenire agli amici le lettere che poi vennero pubblicate postume nel '51 sotto il titolo di Resistenza e resa.
Bonhoeffer viene impiccato il 9 aprile del '45 a trentanove anni, nel lager di Flossenburg e le sue ultime parole furono: «Questa non è la fine. È solo l'inizio di una nuova vita».
Uno spettacolo a cura di Pino Petruzzelli con musiche di Arvo Part mette in scena l'ultima sua notte di vita (L'ultima notte di vita di Bonhoeffer) aprendo il confronto al pensiero di Gandhi. Se per il primo infatti la resistenza a Hitler fu estrema e senza riserve, tale da autorizzarne persino l'attentato (Bonhoeffer prese parte all'operazione Valchiria), il pensiero gandhiano ripudia l'idea che «l'hitlerismo possa essere combattuto da un contro-hitlerismo violento» e abbraccia la tesi di una resistenza non violenta.
Infatti, recita il celebre discorso del Mahatma con cui si chiude lo spettacolo (a Carpi domenica ore 17) «se gli stati europei non avessero risposto con la violenza agli attacchi di Hitler, il nazismo sarebbe stato minato dal suo interno e una lenta e collettiva presa di coscienza lo avrebbe fatto implodere evitando milioni di morti».

(Europa, 27 gennaio 2012)


Bonhoeffer è certamente da iscrivere fra le non molte figure del mondo cristiano tedesco che seppero riconoscere per tempo la natura perversa del regime hitleriano, ma purtroppo anche lui non può essere incluso tra gli amici degli ebrei.

Notizie su Israele 291

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Domenica 29 Gennaio 2012, alle ore 11.15

Concerto della Giornata della Memoria

CHIETI - Via Cesare De Lollis, 10
presso il Teatro Marrucino

Soprano, flauto e sonagli, Astrea Amaduzzi
Pianoforte, Mattia Peli.
Canti ebraici di grandi compositori classici ebrei e non-ebrei,
cantati in tedesco, aramaico, yiddish, judezmo, ebraico e francese.
Musiche di Ferruccio Busoni, Maurice Ravel, Dmitri Shostakovich,
2 canti sefarditi del tardo medioevo-rinascimento,
Paul Ben-Haim, Darius Milhaud, Leonard Bernstein

Ingresso € 5,00 incluso aperitivo.

Programma

La notizia di questo concerto si trova anche sulla pagina GIORNO della MEMORIA 2012

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Hacker israeliani attaccano siti web iraniani

L'azione in risposta ai cyber blitz di Teheran contro pagine web di Gerusalemme

ROMA, 26 gen. - Un gruppo di hacker israeliani ha rivendicato una serie di attacchi contro siti internet iraniani, all'indomani dell'ultimo di una serie di attacchi avvenuti dall'inizio dell'anno contro siti israeliani. In un messaggio pubblicato sul sito Pastebin, il gruppo, che si fa chiamare "Israel Defence Force Team", ha detto di aver attaccato i siti iraniani in risposta agli attacchi di ieri.
"Se gli hacker arabi pensano che gli attacchi ai siti web israeliani passano sotto silenzio, noi diciamo agli hacker arabi: vi sbagliate", afferma il comunicato scritto in un inglese incerto. Il gruppo ha rivendicato attacchi contro il sito del ministero della Sanità iraniano e il sito della tv iraniana Press Tv.

(TMNews, 27 gennaio 2012)

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Nel “Giorno della Memoria” ecco che cosa “ricorda” un Consigliere comunale PD

"Ricordare la Shoah, ma anche i crimini israeliani contro i palestinesi"

di Antonello Bernardi, Consigliere comunale PD

Si svolgeranno anche quest'anno le celebrazioni ufficiali della Giornata della Memoria, si ricorderà la Shoah ed il copione sarà lo stesso: discorsi intrisi di retorica, la rievocazione e le testimonianze dei sopravvissuti, temi e ricerche sull'Olocausto e sulla persecuzione degli Ebrei, la necessità di ricordare.
Sono stato in Palestina un mese fa, perchè volevo conoscere "con gli occhi" la realtà dell'occupazione israeliana e le condizioni di vita delle donne, degli uomini, incontrandoli, parlando con loro, provando a sentire la loro vita.
Ho attraversato i Territori Occupati, sono stato a Jenin, Nablus, Hebron, con la delegazione di Assopace, organizzata da Luisa Morgantini, una donna straordinaria, di cui mi hanno colpito la vivacità intellettuale e la capacità di stare in relazione tanto con la venditrice di tappeti nel souk che con il Primo Ministro palestinese a Ramallah.
Il muro di separazione imposto da Israele, gli ulteriori muri in costruzione a delimitare citta' e terre da occupare, la sofferenza quotidiana nei campi profughi che da sessant'anni rappresentano l'unico luogo possibile da chiamare casa, la compostezza forte dei parenti delle giovani vittime dell'occupazione israeliana, l'energia positiva dei giovani palestinesi intrecciata all'esperienza di anziani resistenti, tutto questo mi ha attraversato in profondità, perchè è assurdamente difficile e doloroso vedere come un popolo abbia concepito ed attuato, con tanta determinazione e crudeltà, un sistema di oppressione, di controllo e di segregazione come quello imposto al popolo palestinese.
Negli incontri svolti con i rappresentanti del governo palestinese, con le Ong operanti in Palestina, con le donne del Mehawar Centro Antiviolenza per le donne di Betlemme, con i comitati di resistenza non violenta, ho sentito la forza di una resistenza ostinata e pacifica, che rivendica il diritto all'esistenza ed il diritto ad abitare la propria inalienabile terra.
Condividere la loro esperienza ha rinnovato quel senso di perdita collettiva ed individuale che ho provato dopo il terremoto e che continua a caratterizzare il nostro abitare la città che non c'è, in una assurda ed inspiegabile sovrapposizione di esperienze, profondamente differenti, eppure legate da una cosa semplice e dolorosa quale è la perdita irreversibile.
Celebrare la Giornata della Memoria senza nominare i crimini commessi da Israele nei confronti del popolo palestinese in nome della "sicurezza", significa legittimare posizioni ipocrite e vergognose, esercitando una memoria parziale, ambigua, che replica ed accentua la solitudine e l'isolamento colpevole in cui il popolo palestinese è stato lasciato da parte della comunità internazionale.

(Abruzzo24ore.tv, 26 gennaio 2012)


Ricordare oggi i crimini dei nazisti non solo serve a poco, ma offre a molti la possibilità di rovescare la frittata e far risaltare oggi i cosiddetti “crimini israeliani”. Forse bisognerebbe cambiare il tipo di raffronto e cominciare a paragonare i discorsi pieni di “morale” e “nobiltà umanitaria” come questi con i discorsi pieni di “morale” e “nobiltà nazionale” che hanno preparato, accompagnato e reso possibile il programma hitleriano. Entrambi hanno lo stesso punto di partenza e lo stesso punto di arrivo: l’odio, prima coltivato e poi praticato, contro il popolo ebraico nella forma storica in cui si presenta in quel momento. M.C.

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Stress. Scoperta in Israele la "scintilla" della risposta

  
La ricerca del Weizmann Institute of Science in Israele ci aiuta a capire come fa il nostro cervello ad adattarsi a situazioni di stress, in poche parole come gestisce problemi e situazioni difficili senza andare in "tilt". Dove per "tilt" si intende uno sfogo depressivo, conseguente alla forte ansia.
Il segreto è la Corticotropina (CRH), un ormone rilasciato dai neuroni in seguito a troppi stimoli stressanti. In presenza di CRH si verificano cambiamenti anche nella sua espressione genica ed è questa la base dello stress. Quando infatti l'attività del CRH è fuori controllo, o priva della giusta regolazione, si ha una mancata risposta alla pressione della situazione stressante e dunque la confusione e l'ansia.
Lo studio israeliano è riuscito, per la prima volta, a identificare un percorso di segnalazione tra le cellule in grado di controllare la reazione del CRH sottoposto a forte stress. Finora non era mai stato individuato questo "scambio intercellulare" e non si era arrivati a valutare il ruolo importante che, in questo processo, ha la proteina OTP. La OTP regola la produzione di due recettori neuronali che intervengono per attivare o disattivare la risposta allo stress, causando delle vere e proprie patologie mentali.

(benessereguidone.it, 26 gennaio 2012)

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Israele: Radioterapia più sicura

La società israeliana BioProtect ha messo a punto un "palloncino" biodegradabile che separa fisicamente i tessuti cancerosi e sani durante la radioterapia per la cura del cancro alla prostata per ovviare allo svantaggio principale che danneggia i tessuti sani che circondano un tumore maligno sotto i bombardamenti di radiazioni.
Amir Shiner, Amministratore Delegato della BioProtect CEO dice che il "ProSpace" rappresenta una svolta nel suo campo. In uno studio internazionale che coinvolge 26 pazienti con cancro alla prostata, ProSpace ha dimostrato di ridurre significativamente la radiazione che raggiunge la parete rettale e le conseguenti complicazioni associate. A base di polimeri biodegradabili, che hanno una comprovata sicurezza, il dispositivo ProSpace è riempito con soluzione salina e impiantato con una tecnica mini-invasiva, ormai consolidata, di inserzione transperineale comunemente usata nei centri ambulatoriali. Il palloncino rimane gonfio per tutto il trattamento di radioterapia. Si scioglie e poi si riassorbe nel corpo entro tre-sei mesi, eliminando la necessità di rimozione. I pazienti coinvolti nello studio hanno riferito che non provavano disagio o dolore dal palloncino impiantato, a parte un leggero fastidio temporaneo presso l'area di accesso al perineo. Poiché la radioterapia è una forma di trattamento ben consolidata, efficace e largamente accettata per molti tipi di cancro, si prevede che il dispositivo BioProtect può essere utilizzato per implementare la radioterapia rendendola più sicura ed efficace per una maggiore varietà di tumori. Nel mese di ottobre 2010, ProSpace ha ricevuto il marchio CE, che ne garantisce la conformità ai requisiti normativi europei. "In aprile abbiamo iniziato in Italia e poi sono stati firmati accordi di distribuzione in cinque paesi europei" - riferisce Shiner. "Siamo nel mezzo del processo di lancio in quei paesi e stiamo negoziando per espanderlo ulteriormente in Europa, dove registriamo già alcune vendite."

(FocusMO, 26 gennaio 2012)

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Uno Stato come gli altri?

di Sergio Della Pergola

Venerdi 20 gennaio Sergio Romano spiegava a un lettore perché è interesse di Israele "essere considerato uno Stato come gli altri". L'Ambasciatore, nel riconoscere la propria "scarsa neutralità" nei confronti dell'"attacco israeliano contro il Libano", notava che "nella politica internazionale esistono interessi comuni e interdipendenze che espongono ogni stato al giudizio degli altri paesi", che Israele ha "una certa tendenza a giustificare la propria politica con l'eccezionalità della sua storia", sconta le "imprudenze e le imprevidenze della sua politica estera", e sfrutta "l'amicizia e la complicità degli Stati Uniti". È evidente, nella logica di questa analisi, che a parte Israele, tutti gli altri Stati del mondo sono "Stati come gli altri". Israele è il solo che abbia mai compiuto un "attacco" contro un altro Stato. Solo Israele è esposto "al giudizio degli altri paesi". Solo la politica estera di Israele pecca di "imprudenze e imprevidenze". Solo Israele gode della "complicità" degli Stati Uniti, una parola, "complicità", tipicamente, associata alla parola "reato". Solo Israele tende a giustificarsi "con l'eccezionalità della propria storia", forse perché "uno Stato come gli altri", per definizione, non può avere una storia eccezionale. Ma più che alla storia, basta guardare al presente: nessuno "Stato come gli altri" è minacciato di essere raso al suolo, come Israele in passato dall'Iraq, e oggi dall'Iran. Nessuno "Stato come gli altri", solo Israele, è oggetto dell'articolo 7 dello statuto di Hamas che dice: "vieni Abdullah e uccidi l'ebreo che si nasconde dietro ogni albero e ogni pietra". La verità: finché ci sono analisti come Sergio Romano, mai Israele potrà essere considerato "uno Stato come gli altri".

(Notiziario Ucei, 26 gennaio 2012)

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Sondaggio in Israele: aumentano i credenti, laici in minoranza

TEL AVIV - L'ottanta per cento degli ebrei israeliani sono persuasi dell'esistenza di Dio, secondo un sondaggio condotto su un campione di quasi tremila persone dall'Istituto Guttman di ricerca sociale. Il 67 per cento sono convinti che gli ebrei siano "il popolo eletto". Il 72 per cento hanno assicurato di non cibarsi mai di carne suina, in quanto vietata dalla ortodossia.
Rispetto a dieci anni fa, è aumentato in Israele il numero dei credenti. I laici sono calati dal 52 al 46 per cento, mentre l'insieme di tradizionalisti, religiosi ed ortodossi è salito dal 48 al 54 per cento.
L'Istituto Guttman rileva che di conseguenza comincia a farsi problematico il rapporto fra i valori democratici e quelli religiosi. In caso di contrasto fra di loro, i principi della democrazia "devono sempre prevalere" secondo il 44 per cento degli interrogati. Il 20 per cento ritengono invece che la ortodossia "debba sempre avere il sopravvento" mentre il 36 per cento pensano che occorra decidere "di volta in volta", a seconda delle questioni.

(TicinOnline.ch, 26 gennaio 2012)

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Gli ebrei e la Giornata della Memoria

Intervista al Rabbino Riccardo Di Segni



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Certa sinistra ama gli ebrei purché siano morti

di Giuseppe Baiocchi

Arriva nel freddo dell'inverno la "Giornata della memoria". Per chi in gioventù ha visitato Mauthausen e Dachau e poi Auschwitz (dove è voluto andare insieme ai suoi figli) aumenta in quel giorno il bisogno del silenzio interiore, il rispetto reverente di fronte all'orrore indicibile, la "pietas" commossa per le vittime innocenti. E insieme, ma è solo questione di personale sensibilità, un lieve fastidio per il rischio della retorica sempre in agguato.
  L'istituzione in Italia della giornata speciale si deve senza alcun dubbio principalmente alla sinistra (cosa che le fa onore), alla sua cultura, all'esigenza intellettuale e popolare di "non dimenticare". E tuttavia negli ultimi anni si è creata all'interno della medesima sinistra (o almeno nella sua parte più comunicativa e chiassosa) una bizzarra linea politica e ideologica, per cui è giusto e sacrosanto amare moltissimo gli ebrei, ma soltanto quelli morti.
  Già, perchè ci sono anche gli ebrei vivi, magari discendenti dai pochi scampati all'Olocausto. E con quelli vivi non nascondo di provare una sincera curiosità e una certa ammirazione. In particolare per un popolo che ha conosciuto la diaspora e millenni di persecuzione salvaguardando tra molti sacrifici e con secolare testardaggine la propria identità di comunità e di fede. Certo, anche tra loro ci sono quelli cordialmente antipatici, i furbetti e gli affaristi e qualche imbroglioncello; Ma nella realtà abituale dell'unica razza esistente, la "razza umana" con i suoi splendori e le sue miserie.
  E alla pari di tutti gli altri cittadini, hanno la piena libertà di avere differenti idee politiche, di frequentare diverse culture, di schierarsi dove e come vogliono. E anche di parteggiare umanamente per lo Stato d'Israele. Che, unica democrazia del Medio Oriente, è certamente criticabile anche con durezza, è condannabile ma non è, se si permette, "riannentabile". Annientare gli ebrei una seconda volta (o solo tifare per la loro distruzione) sarebbe un'ignominia che l'intero mondo e la stessa civiltà umana non possono assolutamente neppure pensare.
  E' in questo scenario che si fa istruttivo e suscita interrogativi anche inquietanti il rovente dibattito che si è scatenato su queste colonne intorno alla limitata vicenda della condanna giudiziaria di Caldarola su querela di Vauro. Il collega Caldarola sa difendersi benissimo da solo e non ha certo bisogno delle mie modeste parole e della sincera stretta di mano che gli trasmetto.
  Ma tutta la storia. per minima che sia, lascia l'amaro in bocca su un vero e proprio paradosso dai contorni kafkiani. Ci insegna infatti che in questo Paese esiste una categoria di "intoccabili", una confraternita di bramini dell'informazione e della satira poltica, che rivendicano piena e assoluta libertà di espressione solo per sè e per la propria parte, una libertà totale che può essere greve e offensiva ma non criticabile.
  Loro, che dello stile scanzonato, goliardico e irriverente hanno fatto una divisa, adesso (e non è il solo caso) sono poi prontissimi, quando messi in discussione, a ricorrere frignando a mamma magistratura perchè qualcuno gli ha "fatto la bua" della critica. Senza accorgersi così di esser diventati reazionari, codini e benpensanti almeno quanto, se non di più, dell'establishment che hanno sempre contestato.
  Sono gli scherzi del "politicamente corretto" e della sua intolleranza per chi la pensa diversamente e si permette di esprimerlo. Il tutto con i timbri e i bolli delle sentenze. Mamma magistratura oggi ci dice che sulle vignette di Vauro (anche le stronzate più inguardabili) il consenso e la risata sono ormai obbligatorie...

(Linkiesta, 25 gennaio 2012)

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Apple ingloba i talenti israeliani

L'azienda israeliana Anobit, specializzata nella produzione di memorie flash, è stata ufficialmente presentata come parte integrante di Apple l'11 gennaio, e durante la conferenza sul primo trimestre fiscale, il CEO dell'azienda di Cupertino ha dichiarato che Anobit sarà integrata nel principale team di ingegneri hardware, spiegando come Apple non creda nella politica aziendale di creare molte divisioni a differenza delle aziende concorrenti, come Microsoft, che operano con un elevato numero di frammentazioni, da qui la decisione di incorporare il gruppo Anobit direttamente in quello già esistente della mela morsicata.
Da Apple hanno confermato la spesa d'acquisto per Anobit che sarebbe stata attorno ai 500 milioni di dollari, lasciando gli altri dettagli sull'acquisizione segreti, inducendo così la maggior parte degli analisti a pensare l'azienda cominci a puntare al controllo della catena di fornitori, altri invece che si presti a lanciare la produzione di nuove memorie SSD.

(Spaziogames.it, 25 gennaio 2012)

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Cisgiordania: tasse e prezzi su, spunta la protesta sociale

Centinaia in piazza a Ramallah per protesta contro le misure di Salam Fayyad

RAMALLAH, 25 gen - La protesta sociale fa timidamente capolino anche a Ramallah, in Cisgiordania, cuore dei Territori palestinesi, dove oggi diverse centinaia di persone si sono radunate nella centralissima piazza Al-Manara non già per una delle abituali manifestazioni contro l' occupazione israeliana, ma per denunciare l'aumento di tasse e tariffe abbattutosi col nuovo anno e gli effetti sul costo della vita. Nell'occhio del ciclone è soprattutto l'aumento progressivo della tassazione sui salari, deciso dal governo dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) del premier-tecnocrate Salam Fayyad al fine di riequilibrare il bilancio in tempi di crisi globale e d'incertezze sugli aiuti internazionali: inclusi parte di quelli degli Usa, a rischio sull'onda delle tensioni Anp-Washington legate alla richiesta autonoma di riconoscimento di uno Stato palestinese all'Onu e allo stallo dei negoziati col governo israeliano a trazione nazionalista di Benyamin Netanyahu.
La protesta di Ramallah segue quella che sabato aveva visto muoversi la piazza di Nablus: brandendo, in una sorta di "pentolazo" locale, padelle e tegami a simboleggiare pure l'esponenziale incremento del costo dei generi alimentari. La tassazione progressiva introdotta dal governo Fayyad varia da un'aliquota del 5% per i meno abbienti fino a un tetto del 30% per i più benestanti e mira a contribuire all'abbattimento del deficit strutturale delle casse dell'Anp: tuttora pesantissimo malgrado gli ultimi anni di vivace crescita del Pil in Cisgiordania. Nell'ambito della riforma fiscale annunciata dal premier (fra le lamentele di partiti non allineati, organizzazioni sociali e movimenti d'opposizione) sono inoltre previsti nuovi e impopolari balzelli sulle case e sulle transazioni finanziarie o commerciali.

(ANSAmed, 25 gennaio 2012)

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Rabbino Haddad: ''Il Re del Marocco salvò gli ebrei dalla deportazione''

Mohammed V
RABAT, 25 gen. - ''Noi ebrei marocchini siamo stati salvati da re Mohammed V. E' grazie a lui se in Marocco la Shoah non c'è stata". Tiene a ricordarlo alla vigilia del Giorno della Memoria il rabbino Yousef Haddad, esponente di spicco della comunità ebraica marocchina, che racconta in che modo la casa reale salvò dalla deportazione in Germania gli ebrei che si trovavano nel paese.
"Non ho dati storici da riferire - ha spiegato il rabbino oggi ottantaquattrenne - ma ho una storia da raccontare. Negli anni Quaranta il mio paese era occupato dalla Francia e dal governo di Vichy, il quale chiese a re Mohammed V di consegnare una lista con i nomi di tutti i sudditi marocchini di fede ebraica. Il re si oppose a qualsiasi eventualità di deportazione e di discriminazione, e rispose che non esistevano in Marocco sudditi ebrei, ma solo sudditi marocchini".
Questa ricostruzione viene confermata anche da Marco Baratto, docente di Storia Contemporanea presso l'università Statale di Milano. "Ciò che racconta il rabbino marocchino - riferisce - si iscrive nella tradizione di tolleranza che fa parte della storia della monarchia di Rabat e della cultura di quel paese dove convivono ebrei, cristiani e musulmani. Il gesto di Mohammed V si iscrive in questo clima di tolleranza".
Secondo l'accademico milanese, "va considerato che il Marocco era all'epoca diviso, dal punto di vista territoriale, con la Francia di Vichy che dominava varie zone del paese e che di fatto aveva tentato di introdurre le stesse leggi anti-ebraiche che erano state approvate in Algeria. In Marocco, però, c'è stata una duplice reazione: quella di Mohammed V, che pur non governando si oppose non solo non consegnando la lista dei cittadini marocchini di religione israelitica, ma compiendo anche due gesti simbolici".
Baratto spiega come "il primo di questi due gesti fu quello di invitare alla festa del trono negli anni Quaranta una rappresentanza della comunità ebraica marocchina. Il secondo gesto avvenne quando vollero imporre di indossare la stella gialla agli ebrei marocchini. Il re rispose che dovevano ordinarne 10 in più, che era il numero esatto dei membri della famiglia reale, i quali l'avrebbero indossata. Volle condividere di fatto la situazione dei suoi sudditi di religione israelitica, impedendo l'applicazione delle norme anti-ebraiche".
L'accademico ricorda infine come "questa tolleranza venne recepita dalla popolazione, tanto che quando il governo di Vichy vietò agli ebrei di esercitare la libera professione, i musulmani li aiutarono. Così fu per gli avvocati musulmani che discutevano in aula le cause studiate da quelli ebrei. Si tratta di una tradizione di tolleranza che continua, se si pensa che due mesi fa c'è stato in Marocco il primo convegno dedicato ai temi della Shoah, che a Casablanca c'è l'unico museo ebraico del mondo arabo e che re Mohammed VI ha un consigliere ebreo".

(Adnkronos, 25 gennaio 2012)

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Consumi record di diesel e olio combustibile in Israele

TEL AVIV, 25 gen. - In Israele, a causa dell'interruzione delle forniture di gas dall'Egitto, la generazione elettrica ha visto aumentare i suoi consumi di diesel e olio combustibile rispettivamente del 200% e del 108%. Per contro, si rileva un calo nel consumo di gas naturale del 7%. Il ministero dell'Energia e dell'Acqua ha annunciato che questo andamento e' atteso continuare anche nel 2012, finche' non sara' disponibile il gas naturale proveniente dal giacimento Tamar che dovrebbe entrare in produzione a meta' del 2013.

(AGI, 25 gennaio 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Emanuel Segre Amar

Ricordiamoci quanto avvenne il 16 ottobre 1943 nel Ghetto di Roma, scrive puntualmente oggi Pierluigi Battista sul Corriere; non è certamente un caso se oggi, come ieri, questa rassegna si apre proprio con le parole di Battista, che aggiunge: a Roma, per decenni, si è "dimenticato di celebrare l'anniversario del rastrellamento", "una tragedia che forse venne accettata con troppa indifferenza, troppa acquiescenza, troppo silenzio". Il Giorno della Memoria non deve essere "un'occasione puramente retorica e celebrativa".
  Penserei a queste parole anche nel momento dell'inaugurazione, prevista per domani, e proprio a Roma, della mostra "I Ghetti nazisti". Di questa parlano alcuni quotidiani locali, come Il Giornale di Ostia; i ghetti, durante la seconda guerra mondiale, non erano stati richiusi in Italia, certamente, e tuttavia…; dobbiamo far attenzione a non perseverare col mito degli Italiani brava gente. Le nostre leggi razziali arrivarono già nel '38, ed in Italia i nazisti trovarono uno Stato pronto a collaborare senza se e senza ma, a parte i pochi che scelsero subito di non essere complici e, in seguito, i Giusti che misero perfino a repentaglio la propria vita per aiutare chi era rimasto "rinchiuso" nel Paese.
  L'Osservatore Romano titola oggi: "200 istituti religiosi prestarono soccorso ai perseguitati rispondendo agli inviti del Papa. Monsignori e personalità diverse si fecero portavoce di Pio XII e del sostituto Montini". Chi scrive è ben conscio della delicatezza e della complessità del problema, ma non ritiene queste parole adatte a descrivere la realtà di quel periodo. Nella Chiesa, come nella società civile, vi furono certamente molte persone che furono Giusti, ma la Chiesa, come Istituzione che, cosa fece? E' corretto parlare di appelli del Papa?
  Per continuare sul tema dei Giusti, è interessante l'articolo di Roberto Mazzoli su Avvenire, che riporta la recente scoperta della poetessa Matilde Sarano, salvatasi con tutta la sua famiglia; è da tempo noto che anche alcuni nazisti, militari in Italia, aiutarono alcuni ebrei a salvarsi, ma è sempre stato quasi impossibile identificarli, mentre ora si apprende che a Pesaro l'ufficiale Erich Eder salvò tutto un gruppo di ebrei, rifugiatisi in un convento; dopo la guerra questo comandante nazista volle anche ritornare sul posto in bicicletta.
  Sulla incomprensibile sentenza che Ugo Volli ha ricordato ieri nella sua rassegna riprendendo le parole di Battista, sentenza che deve far riflettere sul nostro Paese, ritorna Italia Oggi con un breve articolo che lascia per lo meno perplessi a causa delle parole "bipartisan" di chiusura; tutti vengono criticati. E già…
  A Roma, all'improvviso, scrive Andrea Morigi su Libero, su un centro culturale spunta un minareto; gli abitanti della zona protestano, temendo il ripetitivo richiamo del muezzin, ma il presidente del centro li tranquillizza: non ci sarà, assicura. Ma osserva Morigi che per questo presidente questa torretta sarebbe alta solo 15 centimetri, mentre nella realtà è dieci volte più alta. Ed allora, come è possibile credere al presidente di questo centro culturale islamico di Roma?
  Un editoriale del Foglio riflette sull'attacco israeliano contro le installazioni nucleari iraniane; la storia di Israele ci insegna che nulla si può sapere in anticipo sulle azioni militari israeliane. Per l'editorialista, tuttavia, mentre Haaretz è notoriamente contro tale attacco, gli alti ufficiali sarebbero divisi, ed in particolare quelli dell'aviazione. E' impossibile conoscere che cosa ci sia di vero, tranne che il capo di stato maggiore Benny Gantz deve scegliere il nuovo comandante dell'aviazione. Israele ci ha insegnato che, nei momenti del pericolo, sa essere unito, e dobbiamo essere fiduciosi che saprà esserlo anche in questa occasione.
  In Siria, come scrive Luca Geronico su Avvenire, la Lega Araba richiama anche gli ultimi ispettori inviati a suo tempo per verificare la realtà sul terreno; al Cairo assicurano che altri, più numerosi, saranno presto inviati, ma intanto Assad può stare tranquillo, facendo nuove vittime (ieri 38). Gli USA continuano a pronunciare inutili, vuote parole, e così ieri anche la Francia, mentre la Russia, dopo aver venduto 36 nuovi aerei, assicura che continuerà la sua cooperazione politica e militare col regime alawita.
  Nel paese, intanto, come scrive Alberto Stabile su Repubblica, i cristiani di Homs gridano al massacro e si schierano, in gran parte, con Assad, temendo un futuro tragico se i salafiti conquisteranno il potere. Giuste la parole di padre Dall'Oglio, intervistato in altro articolo pubblicato da Repubblica: "la Siria è oggi il teatro d'un vasto conflitto regionale. Qui si gioca la tensione tra Stati Uniti e Russia, Turchia ed Iran, sunniti e sciiti, concezione laica dello Stato e visione religiosa della società".

(Notiziario Ucei, 25 gennaio 2012)

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Un giovane tedesco su cinque non sa cosa sia Auschwitz

BERLINO, 25 gen. - Un giovane tedesco su cinque (21%) di eta' compresa tra 18 e 29 anni ignora cosa sia stato Auschwitz. Lo rivela un sondaggio del settimanale Stern in occasione della Giornata della Memoria, che si celebra venerdi' e che coincide con la liberazione del campo di sterminio nazista da parte dell'Armata Rossa. Anche sull'ubicazione del lager le conoscenze di molti tedeschi sono lacunose: il 31% non sa che si trova in Polonia.
Dal sondaggio emerge anche che il 43% non ha mai visitato uno dei luoghi in cui venne compiuto l'Olocausto, con la percentuale che sale al 46% tra i tedeschi dell'ovest, mentre solo un tedesco dell'est su quattro (27%) non si e' mai recato di persona in uno di questi luoghi dell'orrore. Se nel 1994 una maggioranza del 53% riteneva che fosse ormai giunto il momento di chiudere definitivamente i conti con il capitolo piu' oscuro della storia tedesca, a volerlo oggi e' solo il 40%, con il 56% che ritiene necessario mantenere vivo questo ricordo.
Quasi due terzi dei tedeschi (65%) affermano poi che la Germania a causa del suo passato non ha responsabilita' verso altri popoli, con il 31% che manifesta un'opinione opposta. (AGI) .

(AGI, 25 gennaio 2012)

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Israele è il nuovo re del pane

A decretarlo sono stati i giurati della SIGEP Bread Cup, il Campionato Internazionale della panificazione conclusosi martedì sera a Rimini Fiera dopo giorni di lavoro.

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sraele è il nuovo re del pane. A decretarlo sono stati i giurati della SIGEP Bread Cup, il Campionato Internazionale della panificazione conclusosi martedì sera a Rimini Fiera dopo giorni di lavoro e di panificazione, nel quale si sono espresse 10 squadre provenienti dai cinque continenti. Israele ha vinto anche due sezioni particolari, quella per il pane salutista, a base di spinaci, e quella per il dolce da forno, con una millefoglie al cioccolato con i mirtilli.
Al secondo posto si sono classificati i panificatori tedeschi, che si sono distinti soprattutto nella sezione pane tradizionale, con un pane "del viticoltore", tipico in Germania, molto sostanzioso, con succo d'uva, formaggio di montagna, fiocchi di patate e le immancabili noci. Al terzo posto si sono classificati gli australiani, che hanno vinto anche il premio per il pane artistico. La loro creazione rappresenta la storia un personaggio molto popolare in Australia, un senza fissa dimora leggendario, che viaggiava in lungo e in largo cantando canzoni popolari.
Leggenda vuole che un giorno Shajme Greenman, questo il nome del personaggio, sia caduto in un lago e da allora il suo spirito vagherebbe per la prateria. Una menzione particolare della giuria è andata alla squadra del Regno Unito per la produzione, in particolare perché i fornai inglesi hanno preparato la colazione a tutte le altre squadre presenti nei giorni di fiera e di competizione. Oltre a loro, infatti, si sono dati battaglia a suon di lieviti e farine anche il Marocco, il Mali, la Francia, la Spagna e il Portogallo.
"Siamo molto soddisfatti - ha affermato Fausto Rivola, inventore del format e presidente del Club "Arti e Mestieri", che assieme a Rimini Fiera organizza SIGEP Bread Cup - per il livello dei partecipanti e per la grande capacità di tutti di confrontarsi sulla cultura dell'arte della panificazione". Il presidente della giuria, l'americano Michael Rhoads, capo della delegazione Usa che ha vinto il campionato nel 2011, ha sottolineato "il grande impegno di tutti i partecipanti e l'attenzione alla tecnica e alla capacità manuale dei panificatori".

(RiminiToday, 25 gennaio 2012)

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Bis Kiryat Shmona in Coppa di Lega israeliana

L'Hapoel Kiryat Shmona FC ha conquistato il primo trofeo stagionale bissando il successo dell'anno scorso nella Coppa di Lega israeliana grazie al successo 4-3 ai rigori in finale contro l'Hapoel Tel-Aviv FC. La capolista del campionato, che non ha mai vinto il torneo in passato, ma può contare un vantaggio in classifica di ben 11 punti, passa in vantaggio al 3' dei tempi supplementari con Wael Mresat, abile nello sfruttare un cross di David Solari.
Passano 5' e Abbas Mahmmoud sfrutta un errore della difesa avversaria e ristabilisce la parità con un rasoterra, portando il confronto ai calci di rigore. Entrambe le formazioni falliscono una volta dal dischetto, ma l'errore decisivo è quello del capocannoniere dell'Hapoel Toto Tamuz, che regala il trofeo al Kiryat.
A fine gara il capitano Adrian Rochet ha dichiarato: "Questo è il primo trofeo della stagione, siamo in corsa per vincerne altri due. Manca ancora molto tempo alla fine, ma siamo in buona posizione". Il tecnico Ran Ben Shimon ha aggiunto: "I giocatori meritano di godersi questo successo, in questo momento non c'è altro a cui dovremmo pensare".

(UEFA.com, 25 gennaio 2012)

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Archeologia: spedizione italiana nel sito di Qumran a Gerusalemme

Dal 1o febbraio Marcello Fidanzio guiderà la spedizione italiana al sito archeologico di Qumran

L'impresa non è sovvenzionata da alcun ente pubblico o statale e i ricercatori, al momento, stanno rimettendoci di tasca propria in attesa di un investimento privato.
A capitanare la spedizione in Qumran è Marcello Fidanzio, professore di Ebraico biblico alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale a Milano: "Per noi è una grande opportunità di ricerca che ci inorgoglisce - afferma - e certamente troveremo dei fondi. Ho sempre lavorato così, prima ho cercato di mostrare quello che so fare e poi sono arrivati i fondi. Il nostro compito sarà quello di mettere i reperti in uno stato di conservazione tale da essere avvicinati dagli studiosi in maniera semplice e sicura. Nello stesso tempo dovremo avere tutti i dati tecnici sui reperti che permettano a qualsiasi studioso di verificare o proporre teorie alternative per la comprensione del sito. Infine - spiega - cercheremo di proporre una nostra linea interpretativa".
Il sito archeologico di Qumran è famoso per l'importante scoperta fattavi nel 1947: i rotoli del Mar Morto, circa 900 pergamene o papiri datate tra il 150 a.C. e il 70 d.C., comprendenti testi apocrifi o inediti dell'Antico Testamento.
La ricerca ha un enorme rilievo culturale, essendovi al mondo moltissimi dipartimenti universitari dedicati a questo sito archeologico, soprattutto in America, e moltissimi appassionati attratti dall'alone di mistero e leggenda in cui Qumran è tuttora avvolta.

(Universy.it, 25 gennaio 2012)

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Fumetto antisemita argentino: ballando in un campo di concentramento

Sarà stato un modo per ricordare il 70esimo anniversario della conferenza di Wannsee, quella in cui i nazisti decisero ogni dettaglio della soluzione finale della questione ebraica.
Oppure sarà un modo originale per celebrare la Giornata della Memoria che, come ogni anno, cade il 27 gennaio.
Oppure sarà un rigurgito di vecchio e insano antisemitismo sempre pronto a guizzar fuori alla bisogna.
Fatto sta che il 19 gennaio scorso il giornale argentino Pàgina/12 nella sezione, si badi bene, "Cultura giovanile", ha pubblicato una striscia a fumetti di Gustavo Sala dal giocoso ed evocativo titolo "FieSSta".

Il protagonista si chiama David Gueto ed è la caricatura del DJ francese David Guetta. Anche lui DJ, fa musica in un campo di concentramento. Inizialmente, i prigionieri si rifiutano di ballare perché sentono che non c'è niente da festeggiare e gli dicono: "Ma lo sai che finiranno per ammazzarci nelle camere a gas e faranno del sapone con noi?"
Allora spunta Hitler e convince tutti a ballare perché "la vita è breve". Poi, ringrazia il DJ osservando: "Se sono rilassati il sapone viene meglio".
Poi solito copione: alle proteste sono seguite le scuse. Fino alla prossima oscena occasione. Magari in un altro pizzo del mondo.

(paperblog, 25 gennaio 2012)

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Allarme antisemitismo in Usa

di Alessandra Farkas

NEW YORK - Dopo New York, dove negli ultimi tempi sono aumentati gli attacchi a sinagoghe e centri culturali, anche la comunità ebraica del New Jersey è nel mirino degli antisemiti. Ben quattro attacchi nell'ultimo mese hanno messo in allarme la comunità e le autorità locali costrette a prendere maggiori misure di sicurezza come l'installazione di videocamere fuori e dentro le sinagoghe e l'invio di alcune auto di pattuglia nel giorno di Shabbat.
"Siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo", afferma Etzion Neuer, direttore della sede dell'Anti-Defamation League del New Jersey. Per prevenire nuovi attacchi, la polizia ha deciso anche di tenere dei corsi sulla sicurezza e l'autodifesa per gli oltre 80 leader delle varie istituzioni ebraiche presenti nella zona. "E' una novità per noi", spiega Ruth Gafni, Preside della scuola Solomon Schechter di Bergen County, "abbiamo sempre vissuto in pace sentendoci sicuri e protetti. Questi attacchi hanno cambiato la nostra vita".

(Corriere della Sera, 25 gennaio 2012)

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Azerbaijan: sventato un attentato all'ambasciatore di Israele

Le autorita' dell'Azerbaijan hanno sventato nei giorni scorsi un attentato nei confronti dell' ambasciatore di Israele a Baku Michael Lotem e del direttore di una scuola religiosa ebraica, il rabbino Shneor Segal. Lo riferisce la stampa israeliana, secondo cui tre persone sono state arrestate. Una di queste, viene affermato, era in contatto con i servizi segreti di Teheran.
Si tratta del terzo incidente del genere questo mese. In precedenza un altro attentato anti-israeliano era stato sventato a Bangkok dalle autorita' thailandesi, grazie anche all'arresto di un uomo legato in apparenza ai Hezbollah libanesi. Secondo la stampa israeliana, nel frattempo anche le autorita' bulgare hanno sventato un attentato contro una comitiva di turisti israeliani, in visita a Sofia. In seguito a questi episodi, i responsabili israeliani alla sicurezza hanno consigliato ai connazionali in partenza per l'estero di mantenere uno stato di vigilanza. ''Gli Hezbollah ed altri elementi ostili cercano di organizzare attentati terroristici crudeli lontano dai nostri confini'' ha confermato il capo di stato maggiore, generale Beny Gantz.

(campanianotizie, 25 gennaio 2012)

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Auschwitz a fumetti. Così un deportato testimoniò lo sterminio degli ebrei

Un bottiglia con 22 fogli disegnati a matita ritrovata sul fondo di una baracca del campo di sterminio nazista. L'eccezionale testimonianza è stata pubblicata in un libro.

Una serie di disegni nascosti in una bottiglia, come fanno i naufraghi. L'autore, però, non voleva essere salvato, ma lasciare una traccia nella memoria del mondo dell'inferno vissuto in terra a causa degli uomini. L'anonimo disegnatore di Auschwitz-Birkenau è riuscito nella sua missione. Quella bottiglia con i suoi 22 fogli è stata ritrovata sul fondo di una baracca del campo di sterminio nazista e l'eccezionale testimonianza è stata ora pubblicata in un libro curato da Agnieszka Sieradzka. I bordi slabbrati dei foglietti, il riquadro che incatena la scena agli occhi dell'osservatore, a volte diviso in due per guadagnare spazio, il tratto a matita sicuro a volte tinto di rosso. Il fumetto non attenua la violenza di quello che hanno vissuto milioni di ebrei deportati nel campo della morte. Anzi, in qualche modo l'acuiscono. I dettagli colti dall'anonimo cronista-testimone compongono l'affresco della borghesia europea mandata al massacro. Dai carri bestiame che arrivano sulla judenrampe di Auschwitz scendono uomini e donne ben vestiti, curati nell'aspetto: il cappello, il fazzoletto al taschino, l'impermeabile al braccio. E ancora, i bambini vestiti da marinaretto, disperati e urlanti al momento della separazione dai genitori. I sentimenti spezzati, i legami famigliari travolti dalla crudeltà nazista, esistenze normali catapultate nell'orrore della storia. Non mancano i corpi scaricati davanti ai forni crematori, come se fossero sacchi di merce qualunque. Ma ciò che colpisce di quei disegni è la presenza della morte nella routine quotidiana degli aguzzini: l'appello davanti alle baracche, l'ufficiale delle SS che si gusta il fumo di una sigaretta, mentre alle sue spalle i camini dei forni lavorano a pieno ritmo, le torture come normalità. Dell'autore si conoscono solo le iniziali «M.M» ed è impossibile dire se sia sopravvissuto allo sterminio nazista. Sappiamo che l'ultimo disegno è rimasto incompiuto. La sua missione, no.

(VareseNews, 24 gennaio 2012)

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Ventennale delle relazioni diplomatiche tra Cina e Israele

PECHINO, 24 gen. - Ventesimo anniversario dello stabilimento di relazioni diplomatiche tra Cina e Israele: il presidente cinese Hu Jintao ha inviato per l'occasione un messaggio di congratulazioni al presidente israeliano Peres. In questi 20 anni - ha affermato Hu - la cooperazione amichevole tra i due Paesi ha registrato uno sviluppo costante e sono stati fruttuosi i risultati di scambi e cooperazione nei settori politico, economico-commerciale, culturale, tecnico-scientifico, agricolo e dell'istruzione. La Cina, ha aggiunto, presta importanza allo sviluppo di relazioni con Israele e vuole impegnarsi con il Paese per portare avanti i rapporti di cooperazione amichevole. Anche Peres ha dichiarato che Israele presta grande attenzione alle relazioni bilaterali, e vuole portare avanti la cooperazione di mutuo vantaggio con il Dragone, rafforzare il dialogo tra i giovani dei due Paesi e accrescere l'amicizia e la partnership.
Anche il premier cinese, Wen Jiabao, e quello israeliano, Benjamin Netanyahu, nonche' il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, e il vice premier e ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, si sono scambiati messaggi di congratulazioni.

(AGI, 24 gennaio 2012)

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Netanyahu vola a Nicosia, a tutto gas

di Matteo Zola

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si recherà, il prossimo 16 febbraio, a Nicosia nella speranza di stringere più forti accordi energetici con Cipro in merito allo sfruttamento dell'immenso giacimento di idrocarburi presente nel sottosuolo del Mediterraneo orientale.
La corsa all'accaparramento delle risorse energetiche dell'area sta creando una situazione di conflitto diplomatico tra i Paesi della regione, in particolar modo la Turchia sta cercando di prendersi una fetta della torta tramite l'influenza esercitata su Cipro nord. Ankara rivendica il diritto di Cipro nord a partecipare alla divisione dei benefici (e dello sfruttamento) dei giacimenti. Ma Cipro nord è una repubblica riconosciuta dalla sola Turchia che Ankara sta utilizzando per fare pressione su Israele (nemica dichiarata) e Cipro (sponsorizzata dalla Grecia, antica rivale).
Nel frattempo, tra caccia israeliani che si alzano in volo, navi turche al largo di Cipro, e ditte americane dedite alle prospezioni del sottosuolo, è arrivata nel Mediterraneo orientale una nave da guerra russa.

(paperblog, 24 gennaio 2012)

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Programma

Comunicato stampa

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Antisemitismo - Fiano: "Liberta' di satira ma anche di critica a essa"

di Emanuele Fiano

A suo tempo espressi a Fiamma Nirenstein la mia solidarietà per l'orribile vignetta di Vauro. Oggi mi auguro che Peppino Caldarola, giornalista galantuomo, vinca il ricorso in appello contro la condanna subita per aver criticato, come è giusto che fosse, la vignetta che Vauro dedicò a Fiamma Nirenstein raffigurandola con il naso adunco, la stella di David e il fascio littorio, e questo perché Fiamma Nirenstein aveva scelto di candidarsi con il Pdl. Si possono non condividere le scelte di chiunque, ma usare la più orribile iconografia fascista e nazista degli anni '30 per attaccarlo non può essere accettato.
Se il diritto di satira non va limitato, questo non significa che la cultura espressa dalla satira, i suoi paragoni, le sue metafore non possano essere anche duramente criticati, e nessun vignettista dovrebbe rivolgersi ai giudici per attaccare chi li critica. A Peppino Caldarola va dunque tutta la mia solidarietà.
In questi stessi giorni alla Camera dei Deputati dovremmo discutere una proposta di legge fatta per limitare e censurare la libertà di espressione sul web. Penso che questo progetto di legge sia da respingere, ma trovo inaccettabile che chi pretende libertà di espressione come Vauro sempre e comunque, voglia vedere condannato chi come Caldarola ha ravvisato i tratti della discriminazione nella sua vignetta.

(Partito Democratico, 24 gennaio 2012)

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Israele si addestrerà alla guerra con i caccia italiani

di Antonio Mazzeo

ROMA - Saranno molto probabilmente gli M-346 "Master" di Alenia Aermacchi i nuovi aerei d'addestramento dei piloti israeliani.
  Mentre è in atto una pericolosissima escalation militare nelle acque del Golfo Persico e Washington e Tel Aviv preparano congiuntamente la prossima guerra (Iran o Siria?), il quotidiano "Haaretz" rivela che le forze armate israeliane starebbero per assegnare all'industria bellica italiana la commessa di oltre un miliardo di dollari per la fornitura di 25-30 caccia-addestratori "avanzati". Gli M-346 sostituiranno i vecchi A-4 "Skyhawk" della statunitense McDonnell Douglas, utilizzati dalle "Tigri volanti" del 102o squadrone dell'aeronautica israeliana come velivolo per formare i nuovi piloti dei cacciabombardieri e come mezzo di supporto alla guerra elettronica.
  La comunicazione ufficiale del ministero della Difesa è attesa per i prossimi giorni, ma il direttore generale, Udi Shadi, avrebbe già firmato un accordo preliminare con i manager di Alenia Aermacchi durante una sua recente visita in Italia. Dopo l'acquisizione, le attività di addestramento e la manutenzione dei velivoli saranno affidate ad una società privata ("Tor"), di proprietà dei due colossi Elbit Systems Ltd. e Israel Aerospace Industries Ltd.. I velivoli dovrebbero essere schierati nelle basi aeree di Hatzerim e Ovda.
  L'M-346 "Master" è un addestratore al combattimento aereo con licenza d'uccidere: può essere armato infatti con due missili AIM-9L "Sidewinder" e con un cannone da 30 mm ed è configurabile per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. Per le sue caratteristiche tecnico-belliche, il velivolo sarebbe stato preferito ai caccia T-50 "Golden Eagle" prodotti dall'industria sudcoreana. In un primo momento, le autorità di Tel Aviv si erano indirizzate verso il paese asiatico e avevano firmato un accordo di cooperazione per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie militari del valore di 280 milioni di dollari. L'annuncio del possibile contratto con Alenia Aermacchi ha ovviamente irritato Seul che adesso minaccia di rivedere la propria politica commerciale con Israele.
Alcuni analisti internazionali sostengono tuttavia che la Corea del Sud avrebbe ancora qualche possibilità di soffiare l'importante commessa all'industria italiana. A ritenere che la competizione tra il "Master" e il "Golden Eagle" sia ancora aperta è in particolare il quotidiano on line statunitense Defense Industry Daily News. "Militarmente parlando - scrive - per performance e capacità di trasporto delle munizioni, l'M-346 ha caratteristiche più vicine allo "Skyhawk". Per vincere la commessa, Finmeccanica dovrà però fornire garanzie sulla stabilità politica a lungo termine dell'Italia come fornitore, e la sua stabilità economica a lungo temine come acquirente. Il velivolo supersonico T-50 della Corea del Sud offre più alte performance aerodinamiche, e l'esistente integrazione dei sistemi d'armi consentono di operare come un cacciabombardiere del tipo F-16 oltre che da addestratore". Tel Aviv, in realtà, punta ad avere un velivolo che, in caso di necessità belliche, possa ripetere le prestazioni del vecchio aereo di produzione USA (gli A-4 sono stati utilizzati massicciamente durante la guerra del Kippur nel 1973 e per l'invasione del Libano nel 1982).
  Per la scelta del nuovo "addestratore", Tel Aviv si baserà però principalmente su valutazioni geo-strategiche ed economiche. "Le imprese israeliane hanno fatto ingresso nel mercato coreano con i loro velivoli senza pilota UAV e con gli aerei radar e un ordine dei T-50 potrebbe rappresentare il prossimo passo per rafforzare l'interscambio tra i due paesi", scrive il quotidiano USA. L'Italia però, potrebbe essere il trampolino per un maggiore posizionamento israeliano sui mercati europei. "Sotto il Primo ministro Berlusconi, le relazioni sono state amichevoli, e l'Italia è stato un alleato di supporto. Israele ha bisogno di lei in Europa, che non è un grande mercato per il settore della difesa, ma è il suo principale mercato per le esportazioni in genere. L'Europa diventa ancora più importante a seguito della scoperta di enormi riserve di gas a largo delle coste israeliane nel Mediterraneo. Quel gas dovrà essere esportato e l'Europa dovrebbe essere la sua area di destinazione".
Per Defense Industry Daily News, Israele starebbe seguendo con particolare attenzione l'evolversi della situazione politica in Italia dopo la caduta del governo Berlusconi. "Anche se spodestato, l'ex premier manterrà un'influenza significativa attraverso i media italiani. Israele desidererà che le relazioni a lungo termine con Berlusconi, e l'Italia, rimangano buone. Ciò potrebbe essere difficoltoso, date le crescenti ostilità delle sinistre europee contro Israele e gli Ebrei. Ma non impossibile".
La stipula del contratto con Alenia Aermacchi potrebbe consentire lo sviluppo di "più stretti legami in ambito economico e della difesa" e d'Israele diventerebbe sia "un cliente d'alto profilo per le esportazioni italiane", che un "fornitore di importanti componenti militari strategiche". All'orizzonte, infatti, ci sarebbero multimilionarie commesse per il complesso militare industriale israeliano, a partire dalla fornitura di sistemi per le telecomunicazioni satellitari e di aerei senza pilota. Secondo la stampa israeliana, in cambio degli M-346 "Master", l'Italia si sarebbe impegnata ad acquistare in particolare due aerei AWACS del tipo "Gulfstream 550" CAEW (Conformal Aerial Early Warning) con relativi centri di comando e controllo. Prodotti da Elta e Israel Aerospace Industries, i velivoli sono già operativi con le forze armate d'Israele e Singapore; una variante dell'aereo radar è stato pure fornito a Cile ed India.
  In vista dell'affaire, Alenia avrebbe siglato con Israele un accordo preliminare per lo sviluppo di velivoli a pilotaggio remoto e dell'aereo "multi-sensore e multi-missione JAMMS (Joint airborne multisensor multimission system)", approvato già due anni fa. Il "JAMMS" è un altro dei costosissimi programmi militari approvati dal Parlamento italiano, con voto bipartisan di centrodestra e centrosinistra. Il 10 marzo 2009, il Ministero della difesa italiano ha spiegato ai parlamentari che il "programma pluriannuale" di acquisizione di due velivoli "JAMMS" "risponde alla necessità operativa di sostituire il velivolo SIGINT G-222VS (G222 Versione Speciale), ancora in servizio ma destinato ad essere prossimamente dismesso, nonché all'esigenza di supportare le operazioni delle forze nazionali e alleate impegnate in operazioni militari in Patria e fuori dai confini nazionali nel controllo e nella sorveglianza dello spazio multidimensionale del conflitto". I velivoli, caratterizzati "da avanzate capacità di ricognizione", incrementeranno "i database delle forze nazionali con i relativi ordini di battaglia elettronici dei paesi di interesse" e supporteranno "la predisposizione delle librerie degli apparati di guerra elettronica".
  Lo "JAMMS" è composto dalla piattaforma aerea, dal sistema di comunicazione e raccolta informazioni SIGINT-ESM (Signal Intelligence - Electronic Support Measures), dai radar di osservazione ad alta quota per l'individuazione di oggetti in movimento e dal segmento di terra per il processamento e l'analisi dei dati. L'integrazione delle differenti componenti consente di "operare nei tre domini del campo di battaglia: aereo, navale e terrestre".
  Nel valutare le possibili soluzioni esistenti sul mercato internazionale, più di tre anni fa gli esperti del Ministero della difesa indicavano il "Gulfstream G550" come il "velivolo più idoneo al soddisfacimento del requisito operativo". "Il coinvolgimento di industrie nazionali, allo stato non ancora definito, è previsto per i diversi sottosistemi di bordo", aggiungeva il report della Difesa. "Il costo stimato del programma ammonta a 280 milioni di euro a valere sul bilancio ordinario della difesa e avrà durata di sette anni, con avvio pianificato a partire dal 2009". La nota aggiuntiva allo stato di previsione del bilancio della Difesa per l'anno 2009 non indicò però lo stanziamento finalizzato all'acquisizione del sistema "JAMMS", limitandosi a specificare che esso "sarà oggetto di successiva valutazione di compatibilità/percorribilità". Che nelle intenzioni dello Stato maggiore e del governo ci fosse già l'intenzione di subordinare l'acquisto degli aerei radar alla vendita dei caccia-addestratori di Alenia Aermacchi ad Israele?
  Intanto le aeronautiche militari dei due paesi sembrano aver stretto la più solida delle alleanze. Lo scorso mese di ottobre, gli israeliani hanno inviato i propri caccia F-15 ed F-16 a cannoneggiare e bombardare i grandi poligoni terrestri della Sardegna, nel quadro dell'esercitazione multinazionale "Vega 2011". Due mesi più tardi è stata la volta dei caccia "Tornado" ed "Amx" dell'Aereonautica italiana a sorvolare il deserto del Negev per partecipare ai war games con la forza aerea partner ("Desert Dusk 2011"). Entro la fine del 2013, inoltre, i grandi aerei da trasporto della nostra aeronautica C27J e C130 e gli elicotteri Eh101 cominceranno ad essere equipaggiati con il sistema di contromisure a raggi infrarossi "Dircm" (Directional infrared countermeasures) co-prodotto dalla italiana "Elettronica" e dalla israeliana "Elbit". Il contratto avrà durata triennale e comporterà una spesa di 25,4 milioni di euro. L'Aeronautica italiana sarà così la prima forza armata europea a dotarsi di un sistema con tecnologia non americana per la difesa dai Manpads (Man-portable air-defense systems), i missili che possono essere lanciati con sistemi a spalla. A danno dei contribuenti e a beneficio dei piazzisti di morte.

(DazebaoNews-it, 24 gennaio 2012)

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Israele-Europa, via alla nuova autostrada sottomarina

Il cavo Jonah, a firma di Interoute, espanderà il network di Bezeq International rafforzando i collegamenti. Meno colli di bottiglia per le connessioni internazionali.

Sarà targata Interoute la nuova autostrada digitale israeliana. Bezeq International, provider per servizi internet e telecomunicazioni in Israele, ha scelto l'azienda di Tlc per espandere la propria rete nel cuore dell'Europa. Dalla landing station di Interoute sita in Bari, "Jonah", un cavo sottomarino di 2.300 km, collegherà Israele all'Italia e al resto d'Europa grazie alla rete in fibra ottica della società proprietaria della più grande piattaforma per servizi cloud in Europa. Questo progetto strategico fornisce a Israele una reale indipendenza in tema di telecomunicazioni nonché l'apertuta di nuovo fronti di business per il Paese. La landing station di Bari è stata scelta perché consente di interconnettersi direttamente con la rete di Interoute, cui sono già collegati tutti i principali operatori di settore.


  "Questo nuovo cavo sottomarino è diventato una realtà avvicinando ulteriormente, dal punto di vista della connettività digitale, l'Europa e Israele - dice Gareth Williams, ceo di Interoute Communications - Siamo estremamente orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione di quella che può essere definita una 'autostrada internet sottomarina'; iniziativa che conferma il ruolo attivo di Interoute per lo sviluppo di nuovi rapporti d'affari in Medio Oriente e Nord Africa. Questo progetto mette in luce la nostra competenza nello sviluppo e nella gestione di reti per conto terzi. Con esso Bezeq International ha immediatamente conquistato una rete paneuropea con la velocità e le dimensioni di quella di Interoute".
  Il cavo "Jonah", rigenerato 21 volte, è dotato di due coppie di fibre ottiche, e la sua capacità addizionale potenzia l'infrastruttura internet in Israele oltre a contribuire all'eliminazione di colli di bottiglia per le connessioni internazionali.
  "La nostra collaborazione con Interoute ci consente di fare un passo significativo nello sviluppo della nostra infrastruttura internazionale per servire meglio la domanda generate in Israele, così come i clienti globali - spiega Isaac Benbenisti, ceo di Bezeq International - La rete di Interoute ci offre un accesso flessibile a un'estesa infrastruttura pan europea, potenziando la nostra capacità di offrire le migliori prestazioni e stabilire nuovi standard di servizi internet in Israele e nella regione".

(Corriere delle Comunicazioni, 24 gennaio 2012)

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Antisemitismo in Italia alla vigilia della "Giornata della Memoria"

di Alessandra Boga

L'antisemitismo non muore mai: neanche nel nostro Paese, neanche nei nostri tribunali.
In questi giorni il giornalista Peppino Caldarola è stato condannato a pagare una multa per aver risposto sarcasticamente a una vignetta "satirica" di Vauro Senesi sul Manifesto, che attaccava l'on. Fiamma Nirenstein in quanto ebrea. In tale vignetta, che naturalmente ha destato molto sdegno una volta pubblicata, la Nirenstein viene rappresentata con il tipico naso adunco della tradizione iconografica antisemita, che risale alla "Difesa della Razza" e ai "Protocolli dei Savi Anziani di Sion". In più è stata disegnata con Stella di David e fascio littorio sul petto. La "colpa" di Fiamma Nirenstein, secondo Vauro, era essersi presentata alle elezioni parlamentari con il Pdl. Perciò è stata raffigurata come un mostro in stile "Frankestein" (il suo cognome è stato storpiato) e attaccata in quanto ebrea (nonché vicina ad Israele).
E ora la condanna di Caldarola, proprio alla vigilia della "Giornata della Memoria", celebrata nel nostro Paese il 27 gennaio, in ricordo dell'apertura dei cancelli di Auschwitz.
All'opposto in Italia ci sono antisemiti che gridano "fuori la mafia ebraica delle procure dei tribunali". Questo è il titolo di un'invettiva diretta contro il pubblico ministero della Procura di Roma, Giuseppe Corasaniti, reo di aver indagato sulla blacklist di docenti e magistrati ebrei comparsa sul web lo scorso luglio (che ricalcava quella del 2008). Minacce e insulti anonimi rivolti Corasaniti, corredati dalla sua fotografia, sono comparsi domenica sul blog Vtre, ospitato dalla piattaforma "Il Cannocchiale". "Fuori dai tribunali i referenti politici degli interessi della lobby della unione delle comunità ebraiche. Fuori dalle procure i pubblici ministeri referenti degli interessi del sinedrio ebraico. Fuori dalla Procura il pubblico ministero ebreo Giuseppe Corasaniti, il referente politico della mafia sinedrio della comunità ebraica", c'era scritto su Internet.
La Polizia Postale si è subito attivata. Scoprendo anche che, sulla stessa pagina web, s'insinuava che i responsabili del recente furto delle Pietre d'inciampo, in via Santa Maria in Monticelli, sia stato opera di residenti dei Ghetto ebraico di Roma. Delirante il messaggio: "In quella zona si può incappare in bande di giovinastri ebrei, in assetto paramilitare, che pattugliano la zona controllando anche i documenti agli estranei. Eppoi ci sono anche gli agenti in borghese del Mossad che grufolano nello stesso recinto. Risulta quindi totalmente impossibile che qualcuno abbia potuto eseguire un lavoro di ore al fine di strappare quella specie di 'serci'".
  
Riconducibile all'antisemitismo è senz'altro anche il boicottaggio del film "La Chiave di Sara", che racconta la retata degli ebrei parigini da parte di poliziotti francesi nel 1942. In Italia è uscito in ritardo ( il 13/1), rispetto agli altri Paesi europei, perché non trovava un distributore. Ha dovuto intervenire la stessa Lucky Red, casa distributrice del film di Gilles Paquet-Brenner tratto dal romanzo di Tatiana De Rosnay, e interpretato da Kristin Scott-Thomas. La Lucky Red ha denunciato: "Sul nostro canale youtube alcuni utenti hanno postato vergognosi commenti antisemiti", che tra l'altro definiscono la Nakba palestinese il "vero olocausto" e gli stessi palestinesi "i veri semiti". "Non li abbiamo fatti ancora rimuovere perché, dopo un confronto con la Comunità Ebraica romana, è opportuna da parte nostra una denuncia alla Polizia Postale", ha detto la casa distributrice della pellicola, che naturalmente "le massime distanze dai commenti pubblicati e li condanna fortemente".
Ancora, la bandiera di Israele, esposta in Via Dante a Milano per l'Expo 2015, è stata imbrattata da schizzi di vernice rosso sangue. "Sembra che i responsabili abbiano utilizzato uno di quei fucili che sparano proiettili di vernice", ha detto un negoziante. Finora non c'è stata nessuna rivendicazione dell'atto vandalico.
Per concludere, un articolo di Deborah Fait ha denunciato che su un sito antisemita denominato "Olotruffa" è stata pubblicata la pubblicità di una friggitrice modello BELZEC, marchio Auschwitz. Belzec è un nome poco noto, ma si tratta del primo campo di sterminio nazista, reso operativo dal 1942. Secondo gli storici il numero degli ebrei che lì morirono bruciati si aggira tra i 500.000 e i 700.000, ma si conoscono solo due superstiti, Rudolf Reder e Chaim Herszman. Forse per tale motivo esso è poco conosciuto ai più. Tempismo cinicamente perfetto anche per la pubblicità della friggitrice: il 27 gennaio si avvicina.

(il legno storto, 24 gennaio 2012)

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Germania, l'antisemitismo è radicato nella società

L'antisemitismo è radicato in maniera significativa nella società tedesca: lo dice un rapporto di esperti commissionato dal Bundestag. Lo riferisce l'agenzia di stampa Dpa. Nel rapporto si legge anche che la diffusione di internet ha giocato un ruolo chiave nella diffusione di sentimenti filonazisti di estrema destra e del negazionismo dell'Olocausto che trae origine dalle correnti estremiste della religione islamica.
Il gruppo di ricerca è stato costituito nel 2009 con la finalità di monitorare la situazione del sentimento antiebraico in Germania. Secondo le conclusioni a cui è giunta l'analisi, questo sentimento è "basato su pregiudizi diffusi, luoghi comuni profondamente radicati e un'evidente ignoranza della religione e della cultura ebraica". Inoltre, slogan di estrema destra ricorrono continuamente in occasione delle partite di calcio.
Secondo il rapporto, oltre alla Germania la stessa diffusione di reminiscenze naziste si registra in altri Paesi europei come Polonia, Ungheria e Portogallo.
Questo mese un quotidiano ebraico ha aperto il suo primo numero pubblicato in Germania con la frase: "Oggi, la comunità ebraica che cresce più velocemente al mondo è quella della Germania. Qui vivono artisti ebrei, scrittori e uomini d'affari ebrei". Parlando venerdì in occasione della ricorrenza dell'anniversario della conferenza di Wannsee del 1942, nel corso della quale fu pianificata la cosiddetta "soluzione finale", ossia l'assassinio di milioni di ebrei, il presidente Christian Wulff ha sottolineato che la Germania farà in modo di mantenere viva la memoria della tragedia dell'Olocausto e non smetterà mai di sostenere la popolazione ebraica.

(E-online, 24 gennaio 2012)

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Deputati di Hamas fermati nella sede della Croce Rossa a Gerusalemme

GERUSALEMME, 23 gen. - La polizia israeliana ha fatto sapere di aver arrestato due deputati di Hamas che si stavano nascondendo in una struttura della Croce rossa a Gerusalemme. Il portavoce Micky Rosenfeld ha detto che gli uomini erano ricercati per "attività legate ad Hamas", che Israele considera una organizzazione terroristica. I due fermati sono Khaled Abu Arfa e Mohammed Totah, che si erano rifugiati nella struttura più di un anno fa per evitare l'arresto. La polizia li ha catturati oggi, quando sono usciti dalla sede. Gli ufficiali della Croce rossa hanno confermato che i due si stavano nascondendo nella struttura.

(LaPresse, 23 gennaio 2012)

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Il violista che imita la suoneria Nokia in sinagoga

Il Telegraph racconta di un curioso fuoriprogramma avvenuto nella sinagoga di Presov, in Slovacchia, circa sei mesi fa. Durante l'esibizione di un violista, Lukas Kmit, è squillato all'improvviso un cellulare della una nota marca europea. Il violista, interrotta la sua esibizione, ha deciso per "canzonare" il possessore del telefono non silenziato, di ripetere con la viola la suoneria. Resta però un solo dubbio. Al di là delle indubbie capacità musicali, questa riproduzione così perfetta della suoneria nonostante l'abbia sentita solo una volta e per pochi secondi è parsa strana a più di qualcuno. Certo, magari la conosceva. Ma se invece di un video curioso si trattasse di un video virale della suddetta azienda?


(Giornalettismo, 23 gennaio 2012)

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Gerusalemme: le organizzazioni italiane salutano il Console Generale d'Italia

Le diverse organizzazioni italiane operanti a Gerusalemme si sono accomiatate questo pomeriggio dal Console Generale d'Italia a Gerusalemme dr. Luciano Pezzotti, al termine del suo mandato di quattro anni a Gerusalemme, e alla viglia del suo insediamento quale Ambasciatore d'Italia in Afganistan.
Nella semplice e sentita cerimonia informale si sono incontrati il Presidente del Comites d'Israele, il Vice Presidente della Hevrat Yehudei Italia, il Presidente e la Coordinatrice della Dante Alighieri, che hanno salutato il Console uscente, ricordando questi quattro ultimi anni di intensa collaborazione e di profonda amicizia; alle parole di saluto, ha risposto il Console Pezzotti, mettendo in risalto quanto una permanenza nella citta' di Gerusalemme, e nel Medio Oriente, non possa che lasciare un indelebile ricordo.
Erano presenti anche rappresentanti dell'Associazione Immigranti dall'Italia, della Fondazione Raffaele Cantoni, del Fondo Anziani Bisognosi e del Club Giallorosso, e un gruppo di amici , insieme al Console dott.ssa Channa Pappalardo.

(politicamentecorretto.com, 23 gennaio 2012)

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La banca centrale di Israele manterrà i tassi invariati oggi

A cura di Stefania Basso

L'adozione di una politica monetaria espansiva non è stata di supporto alla valuta del paese. Commento di Société Générale

Le stime del consenso sono passate da un taglio di 25 punti base (al 2,50%) a nessuna variazione alla fine della settimana scorsa. Lo scorso mese la BOI ha lasciato invariati i tassi contro le aspettative di una riduzione di 25 punti base, dopo una doppia riduzione di 25 punti base (a settembre e a novembre). Da allora il sentiment del mercato globale è migliorato notevolmente mentre i dati economici negli Stati Uniti e in Cina hanno sorpreso al rialzo. Questo supporta la visione per cui i tassi rimarranno invariati. L'attività domestica e l'inflazione invece stanno rallentando e le prospettive dell'economia dell'eurozona rimangono piuttosto negative. Nel complesso, pensiamo che la banca centrale preferisce attendere considerato il miglioramento dello scenario, lasciando spazio a un ulteriore intervento futuro, se necessario.
L'attività economica in Israele ha iniziato a rallentare sulla scia del calo della domanda estera. La crescita delle esportazioni è calata del 20% anno su anno nel corso dell'estate per diventare piatta a fine anno. Di conseguenza, la produzione industriale ha iniziato a calare da ottobre. Sul fronte del mercato immobiliare i prezzi hanno iniziato a scendere e questo trend continuerà probabilmente sulla scia di un iniziale aumento dei tassi e dell'implementazione di misure prudenziali. L'inflazione ha continuato a scendere, in ribasso al 2,2% anno su anno dal 4,2% a giugno, vicino alla media della fascia target della BOI, pari a 1-3%. Anche le aspettative dell'inflazione sono positive, dunque l'aumento dei prezzi non preoccupa la banca centrale per il momento.
L'adozione di una politica monetaria espansiva non è stata di supporto alla valuta del paese, il nuovo sheqel israeliano (ILS). L'ampliamento del deficit commerciale, sulla scia del forte calo delle esportazioni, continuerà ad incidere sulla bilancia dei pagamenti. Anche gli sviluppi geopolitici potrebbero continuare ad incidere negativamente sul nuovo sheqel israeliano. Anche se l'ILS ha un track record di valuta difensiva nella regione EMEA in periodi di avversione per il rischio, prevediamo che sottoperformerà la nuova lira turca (TRY) e abbiamo consigliato all'inizio dell'anno posizioni lunghe sul cambio TRY/ILS.

(FondiOnline.it, 23 gennaio 2012)

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Satira e naso adunco nell'Italia del 2012

di Pierluigi Battista

Alcune lezioni per sapere come vanno le cose nell'Italia del 2012, alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria.
Prima lezione: alla vigilia delle celebrazioni della Giornata della Memoria un giudice ha appena condannato un giornalista, Peppino Caldarola, reo di aver satiricamente criticato una vignetta satirica di Vauro Senesi sul Manifesto, in cui si caricaturizzava una donna italiana ebrea, Fiamma Nirenstein, con il naso adunco, secondo una tradizione iconografica antisemita che certamente Vauro ignora (dobbiamo dire così, perché altrimenti se si critica troppo Vauro, si perde in tribunale), e che risale alle copertine della «Difesa della Razza» e prima ancora dei «Protocolli dei Savi Anziani di Sion».
Seconda lezione: se il posto dove critichi ferocemente una vignetta satirica è esso stesso un contenitore satirico intitolato Mambo, come è avvenuto in questo caso con Caldarola, un giudice rovescia la richiesta di assoluzione dello stesso Pubblico ministero, e stabilisce che il satiro politicamente scorretto deve immediatamente risarcire quello politicamente corretto (perché attaccare per principio gli ebrei e Israele è considerato politicamente corretto).
Terza lezione: nei giorni che precedono le solenni celebrazioni della Giornata della Memoria se su una caricatura di una cittadina italiana ed ebrea vengono accostate la stella di David e il fascio littorio, la parte offesa, cioè la cittadina italiana ed ebrea raffigurata nella sua ebraicità attraverso la stella di Davide, deve incassare l'umiliazione in silenzio, chi offende invece può incassare la somma che Caldarola, sceso in soccorso della cittadina italiana ed ebrea offesa, è tenuto a pagare per una sentenza decisa in nome del popolo italiano (non ariano, italiano).
Quarta lezione: alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria, se ti chiami Fiamma Nirenstein, se sei una cittadina italiana ed ebrea e osi addirittura presentarti alle elezioni con il Pdl, allora meriti la vignetta mostrificante con il naso adunco (libertà di satira) e nessuno potrà solidarizzare con te se il tuo nome, come accade, è contemporaneamente indicato come bersaglio da colpire e annientare in un'infinità di siti dichiaratamente antisemiti, costringendoti a muoverti perennemente (come Saviano) sotto scorta armata. Quinta lezione: alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria, puoi tranquillamente ignorare la differenza tra «ebrea» e «israeliana», raffigurare con la stella di Davide un'«ebrea» non «israeliana» e quindi sottolineare che il bersaglio della tua satira è proprio «ebrea» e quindi da svillaneggiare come «ebrea» e, anziché passare per analfabeta, passi per un campione della libertà d'espressione. Ultima lezione in forma di domanda (retorica): a che punto è l'antisemitismo nell'Italia alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria?

(Corriere della Sera, 23 gennaio 2012)

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Rabbino sospeso perché sostiene cura dell'omosessualità

Il rabbino Aryeh Ralbag, a capo della comunità ebraica di Amsterdam dal 2005, è stato sospeso momentaneamente dal suo incarico per aver sottoscritto un documento in cui si sostiene che l'omosessualità può essere curata. Si tratta della Declaration On The Torah Approach To Homosexuality, dove si prospetta "una cammino di cura e superamento" delle "inclinazioni" omosessuali. Il religioso, dopo le critiche e la sospensione, si era lamentato, trovando "scandaloso che un rabbino capo non possa sostenere il punto di vista della Torah per la sua comunità senza essere penalizzato". Il comitato della comunità ortodossa ebraica ha preso le distanze dal rabbino con un certo imbarazzo. Lui però rivendica la sua linea: anche perché condivisa, afferma, da altri leader religiosi, non solo ebrei.
Il tentativo di 'curare' gli omosessuali, con argomentazioni pseudo-scientifiche e forti iniezioni di religione, è comune a gruppi integralisti di varie confessioni, anche cristiani. Come è emerso recentemente sempre in Olanda, dove un'associazione cristiana evangelica Different organizzava terapie per 'curare' l'omosessualità, tra l'altro finanziata con soldi pubblici. Ciò ha destato grande scalpore, tanto che la maggior parte delle forze politiche e lo stesso ministero della Sanità hanno criticato l'associazione.

(UAAR Ultimissime, 23 gennaio 2012)


Dalla Torah:
Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole.
Levitico 18:22 - Precetto 157o di 613                 

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Giorno della Memoria: a Coreglia inaugurato il monumento alla memoria dei deportati

COREGLIA - In occasione del Giorno della Memoria, nella piazza di Coreglia Ligure, è stato inaugurato il monumento alla memoria dedicato ai morti del campo di Calvari e a Nella Attias, la bambina ebrea di 6 anni che venne deportata ad Auschwitz il 21 gennaio del 1944 e poi uccisa in una camera a gas.
Enti locali, sindacati e Anpi hanno ricordato oggi la sua figura. A Calvari, dove i nazisti avevano allestito un primo campo di concentramento, il rabbino capo della Comunità Ebraica di Genova, Giuseppe Momigliano, il presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto e Giorgio Viarengo in rappresentanza dell'Anpi, hanno ricordato gli ebrei italiani imprigionati e uccisi a Calvari.
Anche Genova avrà le sue iniziative. A Palazzo Ducale, dove nella giornata di ieri si è tenuta una lettura corale e pubblica di 'Se questo e' un uomo', di Primo Levi, è prevista nel pomeriggio la presentazione del libro 'Se Auschwitz e' nulla. Contro il negazionismò, libro della studiosa Donatella Di Cesare. Si inaugura poi, alle 16, sotto i portici della sede della Regione Liguria, la mostra fotografica dedicata alle visite organizzate in questi anni ai campi di sterminio con gli studenti vincitori del concorso letterario e artistico " 27 gennaio, Giorno della Memoria".

(Genova24.it, 23 gennaio 2012)

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Israele - Arabia Saudita: è cyber-guerra

I siti web del Tel Aviv stock exchange e della linea aerea israeliana El Al hanno subito un pesante attacco e sono stati chiusi. Un hacker saudita noto come 0xomar starebbe coordinando l'attività degli suoi uomini contro i siti israeliani, ma la risposta di Tel Aviv non si è fatta attendere: siamo di fronte a una nuova cyber-guerra.


di Giovanni Andriolo

  
Il Summit di Cyber Difesa, un'organizzazione regionale con base in Oman che si occupa di "proteggere i confini virtuali del Medio Oriente", è una delle voci che accusano l'hacker saudita 0xomar dell'attacco contro la borsa e la compagnia aerea israeliane.
Il giorno 16 gennaio il sito del Tel Aviv stock exchange ha mostrato per tutto il giorno il messaggio: "Vi preghiamo di ritentare più tardi".
Inizialmente i responsabili della borsa hanno dichiarato che si trattava di una 'questione di manutenzione'.
Tuttavia, quando anche il sito di El Al ha accusato problemi, l'ipotesi dell'attacco coordinato è apparsa come la più probabile.
In un messaggio diretto al servizio di spionaggio israeliano Mossad e al viceministro degli Esteri Danny Ayalon, che aveva avvertito di possibili ritorsioni da parte degli hacker israeliani in risposta alle attività di 0xomar, il saudita ha minacciato di voler entrare in diversi siti israeliani e ha invitato altri hacker a seguirlo nella sua cyber-guerra.
0xomar, che dichiara di essere di Riyadh, sostiene di agire in supporto dei palestinesi di Gaza.
Queste le voci che girano sul web nei forum frequentati da "addetti ai lavori". Ma le presunte minacce di 0xomar si riferirebbero a un'azione precedente.
Come riporta la CNN, all'inizio di gennaio, quello che si definiva "il maggior gruppo di hacker wahhabiti dell'Arabia Saudita", guidati, sembra, proprio da 0xomar, aveva rubato informazioni di migliaia di israeliani, circa 400 mila, pubblicando online numeri di carta e dati delle vittime.
Lo stesso giorno, la Banca d'Israele aveva rilasciato una dichiarazione in cui informava che circa 15 mila numeri di carte di credito erano stati diffusi sulla rete. Subito dopo il gruppo saudita avrebbe minacciato di pubblicarne ancora.
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il gruppo responsabile degli attacchi alla borsa e alla compagnia El Al si chiamerebbe "nightmare group".
In seguito all'attacco, la Banca d'Israele avrebbe ordinato di bloccare gli indirizzi IP provenienti da Arabia Saudita, Iran e Algeria; prima ancora di quest'ordine, Discount Bank e Bank Leumi avevano già bloccato l'accesso internazionale ai loro siti.
Hareetz spiega ancora come l'attacco sia avvenuto soltanto un giorno dopo che Hamas aveva invocato pubblicamente l'utilizzo di cyber attacchi pesanti contro i siti israeliani.
Il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri, riporta il quotidiano israeliano, ha dichiarato che la penetrazione in siti israeliani rappresenta l'apertura di nuovi fronti di resistenza e l'inizio di una nuova guerra elettronica contro l'occupazione israeliana.
Gil Shwed, fondatore dell'agenzia di sicurezza informatica Check Point Software Technologies, ha spiegato ad Haaretz come nel caso del 16 gennaio non si sia trattato di un attacco portato da un computer in Arabia Saudita, ma piuttosto da migliaia di computer in tutto il mondo.
Secondo Shwed, una buona parte dei computer che hanno attaccato i siti proviene da Israele stesso, probabilmente controllati dall'estero: si tratterebbe di attacchi sofisticati, in cui hacker stranieri sembrano aver utilizzato computer che si trovano in Israele e in altre parti del mondo.
Tuttavia, la risposta israeliana non si è fatta attendere. Il giorno dopo l'attacco, Haaretz riporta come un gruppo di hacker israeliani avrebbe fatto chiudere per qualche tempo il sito della borsa saudita Tadawul e della Securities Exchange di Abu Dhabi.
Il gruppo di hacker israeliano noto come IDF-Team sarebbe stato in grado di causare significativi ritardi ai siti delle piazze di scambio saudita ed emiratina, minacciando inoltre di fermarli per un intero mese, se gli attacchi contro Israele non fossero terminati.
Il giorno seguente, un hacker filo-israeliano di nome Hannibal ha pubblicato su un noto sito una lista di 30 mila indirizzi e-mail e password di Facebook appartenenti a utenti arabi, dichiarando di voler vendicare la pubblicazione di carte di credito israeliane a opera del gruppo saudita.
Le autorità israeliane hanno iniziato le indagini, inclusa la pista elettronica, nel tentativo di localizzare il gruppo responsabile dell'attacco del 16 gennaio, e hanno chiesto l'aiuto internazionale per fare luce sulla questione.
Già nel maggio del 2011, il premier Benjamin Netanyahu aveva creato il National cyber headquarters, un'agenzia incaricata di provvedere alle necessità di difesa da cyber attacchi, che avrebbero potuto paralizzare, secondo le parole del premier israeliano, elettricità, comunicazioni, carte di credito, acqua, trasporti, semafori.
In dicembre, Netanyahu aveva dichiarato che la nuova agenzia, assieme a un sistema di difesa missilistico e a un complesso di barriere murarie, già allora in costruzione ai confini con Egitto e a breve, sembra, anche con la Giordania, avrebbero aiutato Israele a difendersi dai propri nemici.

(Osservatorio Iraq, 22 gennaio 2012)

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La chiave di Sara

Tratto dal romanzo di Tatiana De Rosnay un intenso racconto sul rastrellamento del Vél d'Hiv nella Parigi del 1942 e sulle conseguenze del raggiungimento della verità.

Tra il 16 e il 17 luglio del 1942 a Parigi ha luogo il più grande arresto di massa della popolazione ebraica avvenuto in Francia durante la Seconda Guerra mondiale. Oltre tredicimila ebrei rinchiusi nel Velodromo d'Inverno in condizioni disumane, senza acqua, cibo e servizi igienici, pronti per essere deportati il'interno dei campi di concentramento. Tra questi, insieme ai suoi genitori, c'è anche la piccola Sara, che porta con se una chiave, dalla quale non si separerai mai, perché attraverso questa potrà salvare il suo fratellino che lei stessa ha rinchiuso in un armadio a muro per salvarlo dal rastrellamento.
Oltre sessanta anni dopo Julia, giornalista americana che vive ormai da vent'anni in Francia, dovendo scrivere un articolo sull'anniversario dei dolorosi avvenimenti del Vél d'Hiv, s'imbatte nella storia di Sara scoprendo dei risvolti inaspettati e portando alla luce verità nascoste che inevitabilmente andranno ad intaccare la vita privata della giornalista.
La chiave di Sara, tratto dal romanzo di Tatiana De Rosnay, è una storia che si sviluppa su due binari narrativi in cui, grazie alla presenza di frequenti flashback, si alterna la narrazione delle due protagoniste, Sara, che vive di persona la tragedia della deportazione e Julia che, ricostruendo quei tragici avvenimenti vuole scoprire il vaso di Pandora, portando a galla una verità che le cambierà la vita. Nascono e si sviluppano così diversi spunti di riflessione, non solo di carattere storico, ma riguardanti soprattutto la natura umana e sociale. Lo spettatore spesso si trova così a porsi delle domande, a prendere coscienza di come nel silenzio dell'indifferenza anche noi siamo stati complici di uno sterminio, di come rimorsi e sensi di colpa possano segnare inevitabilmente le vite degli uomini e di come il ricordo e la ricerca della verità siano l'unico strumento possibile per non dimenticare ciò che siamo.
Il regista Gilles Paquet-Brenner ha il merito di raccontare l'Olocausto in una chiave originale, non indugiando nella ricostruzione dell'orrore dei campi di concentramento ma raccontando i risvolti psicologici ed umani legati agli avvenimenti della deportazione, e ponendo come fili conduttori della narrazione la ricerca della verità e l'importanza del ricordo. Infatti tutti i protagonisti, loro malgrado cercano, celano e rifuggono la verità, che una volta svelatasi a loro deve essere raccontata, tramandata come monito ed insegnamento perché "Quando le storie non vengono raccontate, poi diventano un'altra cosa. Dimenticate."
La chiave di Sara è una pellicola che cerca di narrare uno dei temi più trattati nella letteratura e nel cinema contemporaneo, affrontando questioni che indagano la natura umana e dubbi esistenziali, alcune volte, però, eccedendo nel sentimentalismo. L'opera si avvale soprattutto della bella interpretazione di Kristin Scott Thomas e della grande forza espressiva di Mélusine Mayance nei panni della piccola Sara che, grazie a intensi primi piani, col suo sguardo carico di drammaticità, resterà nel cuore degli spettatori.

(Persinsala, 22 gennaio 2012)

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Expo, bandiera di Israele imbrattata con il 'sangue'

La bandiera di Israele esposta in via Dante è stata macchiata con alcuni schizzi di vernice rosso sangue. Nella strada fra il castello Sforzesco e il Duomo sono appese tutte le bandiere dei Paesi che parteciperanno a Expo 2015, ma solo il simbolo con la stella di David è stato preso di mira dai vandali. "Gli schizzi sono apparsi da un paio di giorni - racconta un negoziante della via -. Sembra che i responsabili abbiano utilizzato uno di quei fucili che sparano proiettili di vernice". Nessuna rivendicazione del gesto vandalico.

(la Repubblica, 22 gennaio 2012)

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Libia, manifestazioni per islam e sharia nella Costituzione

In vista delle prossime elezioni per l'Assemblea costituente in Libia, previste per giugno, si mobilitano le componenti islamiche. Per spingere all'inserimento esplicito della sharia e fare in modo che l'islam sia il principio ispiratore della Costituzione, nonché religione di Stato.
Venerdì ci sono state manifestazioni a Bengasi, Tripoli, Saba, con migliaia di persone in corteo. Già lo scorso ottobre il presidente del Consiglio Nazionale di Transizione libico (Cnt), Mustafa Abdel Jalil, aveva dichiarato che le leggi saranno ispirate all'islam.

(UAAR Ultimissime, 22 gennaio 2012)

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L'errore giudiziario, Zola e l'affaire Dreyfus: "La verità in cammino"

I processi a Dreyfus e le responsabilità degli intellettuali e della politica

di Giovanni Ziccardi

La Giuntina, casa editrice fiorentina specializzata in cultura ebraica, ha pubblicato qualche mese fa un volume, "L'affaire Dreyfus - La verità in cammino", che riporta scritti di Émile Zola riferiti al cosiddetto "affare Dreyfus", un caso che ebbe come protagonista un ufficiale ebreo che, nel 1894, fu accusato di aver rivelato segreti di stato all'addetto militare tedesco a Parigi.
    Le vicende processuali di questo celebre caso sono note non solo ai giuristi (è stato anche rappresentato sul grande schermo) e si conclusero con un processo sommario, una degradazione e una condanna alla deportazione a vita sull'Isola del Diavolo nella Guyana francese. Zola, con il suo J'accuse, volle indicare - meglio: denunciare - con precisione tutti i protagonisti di un simile errore giudiziario mettendo in evidenza, al contempo, i difetti e i pericoli della cosiddetta "ragion di stato".
    Il libro, curato da Massimo Sestili e con una prefazione di Roberto Saviano, è una vera e propria miniera di informazioni interessanti per chi non conoscesse i fatti o volesse semplicemente ripercorrerli. È, poi, una delle prime volte che vengono riportati tutti gli scritti di Zola in forma integrale (comprese le sue "chiamate alle armi" rivolte agli altri intellettuali francesi che tardavano nel prendere posizione contro lo scempio del diritto e della giustizia che si stava verificando), e questa nobile ossessione per la chiarezza, per fare uscire la verità, è ancora di estrema attualità. Zola è martoriato da questo pensiero, che logora l'intellettuale anche mentre è a Roma per scrivere un romanzo, e che non può fare a meno di pensare a un innocente in galera stritolato dalla lotta dei poteri di una democrazia agonizzante e alla necessità che il caso diventi di dibattito pubblico, che se ne discuta in ogni luogo e che anche gli intellettuali si schierino a difesa dei diritti umani e processuali calpestati.
    Nel libro la vicenda è trattata sin dal principio, da quel bigliettino contenente appunti sull'esercito francese indirizzato all'ambasciata tedesca e che portò all'urgenza di trovare un traditore da condannare, in fretta e senza possibilmente toccare le alte schiere e i potenti. Fu trovata una vittima facile, un giovane, poco potente, ebreo. E saltò così fuori il nome di Dreyfus. Subì un processo a porte chiuse, una condanna e il fango della stampa, sino a quando il panorama mutò e qualcuno cercò di scavare nei fatti e di fare chiarezza. Lo stesso Zola arriverà a pagare questa sua denuncia contro il mondo militare e politico con una condanna per vilipendio e l'esilio a Londra, e alcuni scritti sono dedicati anche agli attacchi subiti dallo scrittore e dalla sua famiglia.
    Il libro è, in estrema sintesi, una raccolta di articoli che Zola scrisse durante la vicenda Dreyfus, nel corso di tre anni, dal 1897 al 1900. Gli argomenti affrontati sono tanti, e non sono tutti processuali. Lo scrittore parla della necessità di schierarsi, dell'impegno degli intellettuali, delle trame oscure del potere, soprattutto militare e politico, della facilità nel travisare la realtà e nello schierarsi, come pecore, dalla parte sbagliata e la difficoltà successiva di riportare a galla la verità dopo campagne diffamatorie. Sopra tutti questi temi aleggia l'incubo della discriminazione e dell'errore giudiziario, tanto che molti degli scritti hanno, come titolo, "Impressione d'udienze", "Lettera ai giurati", "Giustizia".
    La parte processuale (anche documentale) è abbastanza solida (anche se non preminente), e si snoda come un filo costante attraverso problemi politici che Zola evidenzia con grandi capacità descrittive. Mai un libro simile, nell'era della trasparenza e dei dibattiti sul segreto, è stato così attuale, e vale davvero la pena rileggerlo.

(LeggiOggi.it, 22 gennaio 2012)

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Hamas a Gaza viola i diritti umani e chi protesta paga

di Riccardo Noury

Mahmoud Abu Rahma, esponente del Centro per i diritti umani Al Mezan, è stato aggredito la notte di venerdì 13 gennaio di fronte alla sua abitazione, nella zona meridionale di Gaza. Uomini dal volto coperto lo hanno accoltellato alla schiena, a una spalla e alle gambe. Le organizzazioni palestinesi per i diritti umani hanno sollevato il caso, e con loro Amnesty International.
Dieci giorni prima, aveva subito un'identica aggressione in strada da parte di sconosciuti che lo avevano preso a pugni. Il tutto preceduto da minacce di morte via e-mail e sms.
    "Quelli che mi hanno accoltellato mi hanno dato del traditore e dell'eretico, ma non mi faccio intimidire dalle accuse e dalle aggressioni: sono determinato a proseguire nel mio lavoro in difesa dei diritti umani in Palestina" - ha detto Abu Rahma.
All'inizio dell'anno, Abu Rahma aveva pubblicato un articolo in cui chiedeva giustizia per le persone arbitrariamente arrestate e poi sottoposte a tortura da parte di Hamas.
    Aveva anche sollecitato indagini sulle violazioni dei diritti umani commesse dai gruppi armati palestinesi.
Abu Rahma sostiene una tesi poco popolare a Gaza e, forse, anche qui in Italia: il governo di Hamas non ha mai chiamato i gruppi armati palestinesi a rispondere per le uccisioni e i ferimenti dei cittadini di Gaza derivanti dalle loro operazioni contro Israele. In sostanza: se Hamas prendesse qualche provvedimento nei confronti di coloro che lanciano razzi contro le città israeliane, Israele non avrebbe giustificazioni per le sue risposte militari. Oltretutto, i campi d'addestramento dei gruppi armati, afferma ancora Abu Rahma, si trovano a ridosso di insediamenti civili.
    Prima di insorgere contro la tesi di Abu Rahma, suggerisco di leggere "Non odierò", di Izzeldin Abuelaish (Edizioni Piemme, 2011). Abuelaish, durante l'Operazione "Piombo fuso", perse tre figlie e una nipote, dilaniate da un missile israeliano che centrò la loro abitazione. Continua a vivere a Gaza, nel campo profughi di Jabalia, e non smette di criticare Hamas per il suo atteggiamento nei confronti dei gruppi armati.
    Per comprendere meglio il clima che si respira a Gaza, poche ore dopo l'aggressione a Abu Rahma, la piccola comunità sciita ha denunciato un raid delle forze di sicurezza di Hamas in un'abitazione del villaggio di Beit Lahia, nel nord della Striscia.
In quel momento, nell'abitazione, si stava tenendo una celebrazione per commemorare la morte dell'Imam Hussein, il nipote del profeta Maometto. Decine di uomini armati, chi in borghese e chi in uniforme ma tutti armati, hanno fatto irruzione nell'abitazione, hanno arrestato 20 persone, le hanno portate nella stazione di polizia del distretto nord di Gaza e le hanno picchiate ripetutamente. Parecchie di loro hanno riportato fratture alle gambe, una alle braccia. I feriti sono stati trasferiti in due ospedali locali, dove il pestaggio è proseguito.
    Secondo il ministero dell'Interno di Gaza, il 14 gennaio c'è stata unicamente un'operazione di polizia contro un gruppo fuorilegge; nei Territori occupati palestinesi, sostiene il ministero, non vi sono musulmani sciiti. Devono aver picchiato dei fantasmi, evidentemente.
In tutto questo, tra udienze lampo e procedure farraginose, va avanti il processo per l'omicidio di Vittorio Arrigoni. A un governo, quello di Hamas, che nutre molto fascino per la pena di morte, la famiglia Arrigoni ha chiesto di non invocarla per fare "giustizia" in suo nome.

(Corriere della Sera e Amnesty International, 22 gennaio 2012)

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I Fumetti della Memoria: Maus e Giorgio Perlasca

  La storia di Giorgio Perlasca a fumetti
MILANO - Tutti lo ricordano come «lo Schindler comasco». Nel novembre 1944, a Budapest, spacciandosi come ambasciatore, si trovò a gestire il traffico di migliaia di ebrei nascosti nell'ambasciata e nelle case protette sparse per la città. Tra il 1o dicembre '44 e il 16 gennaio '45 rilasciò, lui falso ambasciatore, migliaia di finti salvacondotti che conferivano la cittadinanza spagnola agli ebrei, riuscendo a salvare decine di deportati già chiusi sui treni. Grazie al suo coraggio, scamparono alla deportazione 5.200 ebrei.
Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana nell'ottobre '91. Medaglia d'oro al merito civile nel giugno '92. Giusto tra le Nazioni per Israele e Stella al merito per l'Ungheria. Finora, la sua storia era stata narrata sui libri (su tutti, "La banalità del bene" di Enrico Deaglio, Feltrinelli) e in un film tv Rai del 2002 ("Perlasca. Un eroe italiano", interpretato da uno splendido Luca Zingaretti). Ora ne esiste anche una trasposizione a fumetti: il graphic novel "Giorgio Perlasca. Un uomo comune" (ReNoir Comics, 128 pagine in bicromia, 12,50 euro, con prefazione di Franco Perlasca) scritto da Marco Sonseri e illustrato da Ennio Bufi.
Da ieri e fino a domenica 5 febbraio, le riproduzioni dei disegni di questo volume sono esposte in quattordici pannelli allo Wow Spazio Fumetto, il museo di Milano dedicato ai comics, nella mostra "I Fumetti della Memoria: Maus e Giorgio Perlasca" dedicata all'Olocausto. Un doppio omaggio artistico e culturale al "Giorno della Memoria" di venerdì 27 gennaio prossimo confezionato dalla Fondazione Franco Fossati in collaborazione con il Consiglio di zona 4 del Comune di Milano e con il patrocinio della Comunità ebraica milanese.
Estremamente efficace la scelta della bicromia a sottolineare la drammaticità degli eventi narrati nel graphic novel "Un uomo comune": grazie alla splendida sceneggiatura di Marco Sonseri, i disegni di Ennio Bufi riesco a rendere con estrema efficacia sia la velocità degli eventi descritti dalla storia sia l'importanza della scelta coraggiosa di Perlasca di salvare quelle migliaia di ebrei di Bucarest a qualsiasi costo. Facendo carte false, spacciandosi per ambasciatore, rischiando la morte pur di salvare delle vite dalla follia nazista.
La mostra "I Fumetti della Memoria" accoppia la storia a fumetti di Perlasca alle tavole - snodate in 26 pannelli - di un capolavoro mondiale dei comics: "Maus: il racconto di un sopravvissuto" di Art Spiegelman, pubblicato a puntate negli Stati Uniti tra l'80 e il '91 e poi riunito in un volume, nel '92 primo graphic novel a essere insignito di uno Special Award del premio Pulitzer, in Italia pubblicato a fascicoli sulla rivista "Linus" agli inizi degli anni Ottanta prima di essere riproposto in due volumi della Milano Libri e, nel 2000, in un unico volume dell'Einaudi. In "Maus" Art Spiegelman racconta l'Olocausto con la scelta stilistica, diventata famosissima, di rappresentare i personaggi come animali antropomorfi: gli ebrei sono topi, i nazisti gatti, i polacchi maiali, gli americani cani e così via.
Proprio questo pomeriggio, alle 16, Wow Spazio Fumetto ospiterà un incontro di approfondimento delle tematiche affrontate nelle mostre con Daniele Cohen, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano. Un'occasione in più per visitare la doppia importante esposizione. L'ennesima dimostrazione di come, grazie all'impegno della Fondazione Franco Fossati, lo Wow Spazio Fumetto sappia coniugare con successo la "letteratura disegnata" con la cultura a trecentosessanta gradi.

Mostra "I Fumetti della Memoria: Maus e Giorgio Perlasca" aperta fino a domenica 5 febbraio allo Wow Spazio Fumetto in viale Campania 12 a Milano, infoline 02-49.52.47.44 e www.museowow.it, ingresso gratuito.

(La provincia, 22 gennaio 2012)

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Veicolo dell'esercito israeliano attaccato da palestinesi

Un mezzo dell'esercito israeliano è stato preso di mira da colpi di arma da fuoco palestinesi vicino a Ramallah, in Cisgiordania, nella notte tra sabato e domenica. Lo ha indicato un portavoce dell'esercito dello stato ebraico, che ha chiarito che l'agguato non ha provocato vittime. "Durante un pattugliamento di routine durante la notte, colpi di arma da fuoco sono stati sparati da palestinesi contro un veicolo militare senza provocare feriti. Il veicolo è stato leggermente danneggiato", ha precisato il portavoce. Gli attacchi palestinesi contro i soldati israeliani in Cisgiordania sono diventati rari dalla riforma dei servizi di sicurezza palestinesi realizzata dal primo ministro Salam Fayyad dal 2008. Le misure adottate da Fayyad hanno parallelamente determinato un calo dei raid israeliani nelle zone autonome controllate dai palestinesi.
Il Mufti Muhammed: "Uccidere gli israeliani è un dovere" - E' "dovere" dei palestinesi "combattere gli ebrei ed uccidere quei discendenti delle scimmie e dei maiali". La frase, sconcertante, è attribuita alla massima guida religiosa dei palestinesi, il Mufti Muhammed. E la reazione di Israele non si è fatta attendere: il ministro dell'energia Uzi Landau (del partito di estrema destra Israel Beitenu) ne ha chiesto l'incriminazione. "Occorre che la polizia conduca indagini e, se necessario, che ordini la sua incriminazione" ha detto alla radio militare.
Il quotidiano filo-governativo Israel ha-Yom dedica alla vicenda la prima pagina - Secondo il giornale il Mufti si è così espresso all'inizio del mese durante una cerimonia organizzata da al Fatah. "La risurrezione dei morti - ha detto, secondo il giornale - non avverrà fintanto che non sarà stata realizzata la prima fase di un vasto processo, ossia che i musulmani non abbiano ucciso quanti più ebrei possibile". Secondo Israel ha-Yom, il Mufti Muhammed Hussein "si è messo sullo stesso piano del suo predecessore Haj Amin al-Husseini, che durante il Mandato britannico in Palestina (1922-48,ndr) cooperò con i nazisti". Il giornale ha appreso che il ministro degli esteri Avigdor Lieberman ha dato istruzione agli ambasciatori del suo Paese che diano ampio rilievo alle parole del religioso palestinese.

(tiscali, 22 gennaio 2012)

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Shoah: domani Cancellieri a convegno su antisemitismo

ROMA, 22 gen. - Nell'ambito delle iniziative per la 'Giornata della Memoria', coordinate dal Comitato per le celebrazioni in ricordo della Shoah costituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, si terra' domani a Roma, alla presenza del ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, il convegno di studi sul tema dell'antisemitismo e dell'antirazzismo, presso l'Aula Magna della Scuola Superiore dell'Amministrazione dell'Interno, Via Veientana, 386, con inizio alle 9.45.
Interverranno il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, il presidente della Fondazione Museo della Shoah, Leone Elio Paserman, il rettore della Hochschule Fur Judische Studien di Heidelberg, Joahnnes Heil, e il direttore del Museo della Shoah, Marcello Pezzetti.
All'incontro, organizzato in collaborazione con la comunita' ebraica e con istituzioni universitarie italiane e straniere, parteciperanno allievi degli istituti di formazione del ministero dell'Interno e di altre Amministrazioni pubbliche.

(Adnkronos, 22 gennaio 2012)

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Fingersi ebreo e scoprire l'Olocausto

Si avvicina il Giorno della memoria in ricordo dell'Olocausto. Denis Avey racconta la sua esperienza ad Auschwitz

di Viviana Filippini

A volte la curiosità spinge le persone a compiere gesti impensabili, sfidando il pericolo senza considerare le conseguenze derivanti dal gesto messo in atto. La Seconda guerra mondiale ci ha restituito molti fatti riguardanti i campi di concentramento attraverso parole, fotografie e testimonianze. Tra queste ultime c'è quella di Denis Avey, un soldato britannico catturato nel 1944 dai tedeschi nell'Africa del Nord. Detenuto militare in un campo confinante con quello di Auschwitz, Avey, dopo aver sentito alcune testimonianze agghiaccianti riportate da alcuni deportati ebrei, un giorno decise di entrare segretamente nell'altra parte (nel campo di sterminio, cioè) scambiandosi gli abiti con un detenuto ebreo.
    Avey fece questa fugace esperienza per due volte, poi le vicende belliche cambiarono e per tutti cominciò la fuga e l'arrivo dell'agognata liberazione. Avey in quelle poche ore passate da ebreo poté assistere da vicino al dramma vissuto da coloro che non appartenevano alla cosiddetta razza ariana «eletta»: fame, sporcizia, violenze inaudite, parassiti, il lavoro massacrante al quale i corpi debilitati erano sottomessi. E poi vide la morte, tremenda, assurda.
    Questa testimonianza è un libro intenso, che non racconta solo il volontario e breve ingresso di Avey ad Auschwitz, ma è un vero e proprio viaggio nel dramma nella guerra vissuta sul campo di battaglia, in quello di prigionia e durante il ritorno a casa. Dopo la Seconda guerra mondiale Denis Avey si ritrovò a combattere un conflitto del tutto personale contro i ricordi spettrali delle vicende vissute durante gli anni del conflitto. Fantasmi che l'hanno tormentato, rendendo difficile la sua vita e il suo reinserimento nella società.
    Un peso che ha tormentato l'ex soldato per molto tempo e dal quale ha deciso di liberarsi raccontando la sua esperienza per far sì che ciò che vide in quegli anni di dramma mondiale non finisca nel dimenticatoio. Una sorta di terapia per pacificare il proprio animo e dire a tutti «mai più quei fatti». Non a caso ci sono voluti più di 60 anni, ma alla fine nel novembre 2009 Avey ha trovato il coraggio di raccontare la sua vicenda facendola conoscere ad altre persone grazie alla collaborazione di Rob Broomby, un giornalista della BBC.
    È proprio con l'aiuto di quest'ultimo, che il protagonista di «Auschwitz. Ero il numero 220543» ha potuto incontrare la sorella del giovane ebreo che si salvò dal campo grazie alle sigarette ricevute da Denis durante la prigionia. Una storia toccante quella dell'autore, un'esperienza da ebreo incredibile anche se breve, ma degna - come ogni testimonianza dei sopravvissuti - di essere conosciuta per non dimenticare il dramma vissuto da tutte le innocenti vittime dell'Olocausto.

"Auschwitz. Ero il numero 220543"
Denis Avey con Rob Broomby
Newton Compton, 288 pagine, 9.90 euro

(Giornale di Brescia.it, 21 gennaio 2012)

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Alon Day primo israeliano in Indy Lights

Il pilota ex F3 tedesca sarà al via con una vettura del Belardi Auto Racing

di Fulvio Cavicchi

"Sono contentissimo di poter accogliere Alon nella famiglia Belardi Auto Racing" ha detto il proprietario del team Brian Belardi. "Alon ci ha davvero stupiti quando ha effettuato il primo test con noi a Palm Beach a dicembre. La sua prima volta in assoluto con una Indy Lights non poteva andare meglio, e siamo davvero fortunati di averlo con noi nel nostro programma. Credo che grazie al vero talento naturale e determinazione di Alon potrà fare una grande stagione da rookie nella Firestone Indy Lights series."
Dopo aver cominciato in kart Day è passato alle formule, correndo nella Formula Renault asiatica ed in quella ungherese. Nel 2009 ha vinto, ancora 17enne, il titolo della F.Renault Asia grazie a sei vittorie, 13 podi ed otto pole position.
Nel 2010 il salto in Formula 3, nel campionato tedesco, dove poi ha corso anche nel 2011 chiudendo 4o grazie alla sua costanza (per lui miglior risultato due terzi posti a Spa e ad Assen) e facendo anche due "visite" nella F3 Euro Series al Norisring ed a Silverstone .
Ed ora la firma con Belardi, che gli permetterà di correre in Nord America nei 12 appuntamenti che comporranno la stagione della Indy Lights, divisi tra Stati Uniti e Canada.
"Sono felicissimo di poter annunciare che correrò con la Belardi Auto Racing nella stagione 2012 della Indy Lights," le parole dell'israeliano. "Ho fatto un ottimo test con loro a dicembre che mi ha fatto molto pensare sotto Natale e così ho deciso di accordarmi con loro. Brian [Belardi] e John [Brunner] sono stati fantastici; ci hanno ospitato benissimo su ogni livello. Sono esaltato dal gruppo che abbiamo prima dell'inizio della stagione. Sentiamo che saremo in una ottima posizione per poter lottare per il campionato, che è poi il motivo per cui siamo tutti qui. Sono veramente grato e non vedo l'ora di lavorare con tutti quelli che fanno parte della Belardi e voglio portarli al titolo."
Day e la squadra scenderanno per la prima volta ufficialmente assieme a Houston il 23 e 24 di gennaio.

(OmniCorse.it, 21 gennaio 2012)

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Archeologia, missione italiana cerca sponsor per svelare i misteri di Qumran

Marcello Fidanzio e Riccardo Lufrani al lavoro con le
ceramiche di Qumran nei magazzini del Museo
Rockefeller a Gerusalemme
ROMA, 21 gen. - Conservare i reperti, fornire i dati tecnici agli studiosi e nello stesso tempo proporre una linea interpretativa di ciò che è stato ritrovato nel sito di Qumran, il tutto senza sicurezze sui fondi a disposizione della ricerca. Sono questi gli obiettivi e il problema di fronte ai quali si trova la spedizione italiana, guidata da Marcello Fidanzio e Riccardo Lufrani, che dal 1 febbraio prossimo sarà a Gerusalemme per studiare i materiali archeologici rinvenuti negli anni '50.
    Una ricerca importantissima per l'archeologia e non solo, che a tutt'oggi non ha sponsor e i cui costi gravano sulle spalle degli stessi ricercatori. ''Ho escluso fin dall'inizio di chiedere fondi pubblici, in un momento di crisi come questo'', spiega all'Adnkronos Fidanzio, professore di Ebraico biblico alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale a Milano, nonché coordinatore scientifico dell'Istituto di Cultura e Archeologia delle Terre Bibliche di Lugano.
    Secondo Fidanzio ''una simile ricerca potrebbe attrarre capitale privato''. Legare una ricerca come quella di Qumran al proprio nome ''per un privato potrebbe essere un ottimo investimento''. Intanto Fidanzio e i suoi colleghi si stanno sobbarcando le spese della missione. ''Per noi - dice - è una grande opportunità di ricerca che ci inorgoglisce e certamente troveremo dei fondi. Ho sempre lavorato così, prima ho cercato di mostrare quello che so fare e poi sono arrivati i fondi''.
    Intanto, nell'attesa che arrivi qualche volenteroso sponsor, l'importantissima ricerca ha già preso l'avvio sei mesi fa con un delicato lavoro. ''Abbiamo preparato delle sessioni a Firenze - racconta lo studioso - invitando alcuni tra i maggiori esperti mondiali sull'argomento, con i quali abbiamo cercato di puntualizzare lo stato dell'arte, il metodo e le procedure tecniche che utilizzeremo nella missione. Il nostro compito sarà quello di mettere i reperti in uno stato di conservazione tale da essere avvicinati dagli studiosi in maniera semplice e sicura. Nello stesso tempo dovremo avere tutti i dati tecnici sui reperti che permettano a qualsiasi studioso di verificare o proporre teorie alternative per la comprensione del sito. Infine - spiega - cercheremo di proporre una nostra linea interpretativa''.
    Un compito delicato e importante, alla luce soprattutto dell'attenzione che si è focalizzata su Qumran non solo da parte della comunità scientifica, ma anche da parte di molti appasionati di tutto il mondo. ''Negli Stati Uniti - sottolinea Fidanzio - ci sono moltissimi dipartimenti universitari dedicati a questo tema. E la sterminata pubblicistica lo rende un fenomeno oltre che un oggetto di studio''. Attorno al contenuto dei manoscritti ritrovati a Qumran nel '47, i famosi Rotoli del Mar Morto, infatti, accanto alla ricerca scientifica c'è stato tutto un fiorire di illazioni e leggende. A partire forse dalla stessa storia del loro ritrovamento da parte di un pastorello che, per inseguire una pecora allontanatasi dal gregge, entra in una grotta e trova i preziosi scritti dentro a una giara. Oggi quella storia si confronta con un resoconto che parla piuttosto di un contrabbandiere in cerca di un nascondiglio per il proprio bottino. In ogni caso la scoperta dà il via alle operazioni di scavo, affidate al domenicano francese Roland de Vaux, direttore dell'Ecole Biblique et Archeologique Francaise di Gerusalemme. La pubblicazione dei manoscritti procede talmente a rilento da fare nascere illazioni e perfino una teoria del complotto, ripresa anche da Dan Brown nel 'Codice da Vinci', che vedeva nei Rotoli contenuti scottanti per il Vaticano.
    ''Quello era un periodo - spiega Fidanzio - in cui i manoscritti non erano pubblici e ognuno poteva speculare su teorie di complotti che si sono rivelati falsi. Per l'archeologia il limite di De Vaux, che ha segnato la ricerca, è stato quello di dare solo una valenza religiosa a Qumran, stabilendo che si trattava di un sito comunitario degli Esseni. Con gli ultimi studi, invece, sono state proposte letture diverse''. Per lo studioso vanno distinte ''tre diverse fasi di Qumran: all'inizio - spiega - era quasi certamente una residenza di tipo ellenistico, c'è infatti un parallelo a livello architettonico con il Palazzo del Governatore di Dura Europos in Siria. Successivamente la natura del sito cambia, e pensiamo che la modifica sia dovuta a un'occupazione di natura religiosa ebraica, con tutta probabilità anche essena. Poi, nel 68 d.C. arrivano i romani''. Resta da scoprire dunque quello che succede a Qumran tra la seconda meta del I secolo a.C. e l'arrivo dei romani. ''Le ipotesi sono delicate - sottolinea Fidanzio - speriamo che la ceramica possa darci una chiave di lettura più precisa, alla luce degli ultimi studi sugli altri siti della zona (Gerico, Masada...). Anche una nuova analisi delle monete dovrebbe dare un contributo''. Un lavoro che si prospetta lungo. ''A febbraio - racconta - abbiamo una prima sessione intensiva di due settimane, ma per me e i collaboratori più stretti durerà invece un mese. Poi torneremo alle nostre sedi dove continueremo a studiare. Certo - conclude - essendo un dossier molto atteso, speriamo di iniziare a pubblicare i primi risultati al più presto, anche se i tempi li detterà la serietà del lavoro''.

(Adnkronos, 21 gennaio 2012)

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La Thailandia riconosce la Palestina

Il Ministero degli Esteri palestinese ha annunciato Giovedì di aver ricevuto una lettera da parte del governo tailandese di riconoscere formalmente lo Stato palestinese e sui confini del 1967. Un funzionario del ministero ha detto ad AFP che la delegazione palestinese presso le Nazioni Unite ha ricevuto una lettera formale dalla Thailandia che annuncia il riconoscimento della Palestina. La decisione è stata annunciata dal Ministro degli Esteri Riyad al-Malki.
"Il riconoscimento della Thailandia dello Stato palestinese è il primo del 2012 ed è un nuovo traguardo per la diplomazia palestinese", ha detto l'agenzia di stampa ufficiale WAFA. Malki ha detto che ora sono 131 il numero dei paesi che riconoscono lo Stato palestinese all'interno delle linee che esistevano prima della Guerra dei Sei Giorni del 1967. Anche il Presidente palestinese Mahmud Abbas ha ringraziato la Thailandia. "Il presidente Mahmud Abbas ringrazia il re della Thailandia e del governo per il suo riconoscimento ufficiale allo Stato palestinese".

(FocusMO, 20 gennaio 2012)

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Il fumetto secondo Spiegelman

di Alice Fubini

TORINO - La tragica vicenda di Auschwitz raccontata sotto forma di fumetto. Ieri sera al Circolo dei Lettori di Torino si è tenuta una conferenza con ospite Art Spiegelman, autore del celeberrimo Maus. Racconto di un sopravvissuto. In quest'opera che ha commosso milioni di lettori in tutto il mondo Spiegelman, attraverso la forma espressiva del fumetto, racconta la storia di suo padre Vladek, ebreo sopravvissuto ad Auschwitz, descrivendo carnefici e vittime in un modo inconsueto e di rottura: i deportati diventano infatti topi e i nazisti sono impersonificati da gatti. Un lavoro, com'è noto, che segna l'inizio di un nuovo rapporto tra graphic novel e memoria; in particolare la memoria della Shoah.
Attraverso una breve carrellata sulla storia del fumetto, da mezzo di comunicazione di massa alla fine degli anni Quaranta a vera e propria forma d'arte, l'autore svela alcune peculiarità di questo genere: si sofferma in particolare sull'importanza della struttura visiva delle strisce, che richiama quella di una serie di finestre a nastro in cui ogni finestra rappresenta un attimo sulla struttura del tempo. "Il fumetto - spiega - è una coreografia del tempo nello spazio. E il passato sovrasta il mio futuro perciò si ritrova nel fumetto, dove passato, presente e futuro possono condividere la stessa pagina". Si parla poi di perché, a detta del padre di Maus, sia più adatta a descrivere l'anima del fumetto la dicitura "Co-mix" rispetto al termine "Comic". Spiegelman dice di preferire il primo termine perché racchiude in sé il significato di "mescolare": il fumetto, quindi, inteso come un cocktail tra parole e immagini.
Nel corso dell'incontro l'autore, seguito da un pubblico colto e attento, ha poi modo di introdurre Meta Maus, il grande archivio di testi e immagini che ripercorre la genesi della sua opera più amata nel venticinquesimo anniversario della prima pubblicazione. Un corpus documentale vastissimo e articolato, uscito da alcune settimane in lingua inglese, che Pagine Ebraiche aveva presentato in anteprima ai suoi lettori nel numero di novembre.

(Notiziario Ucei, 20 gennaio 2012)

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Dida, un nuovo talento

  
Dida Pelled
Dida Pelled è una cantante e chitarrista israeliana di 23 anni che vive fra Tel Aviv e New York. Il suo primo cd è stato consigliato al produttore Sergio Veschi dal trombettista Fabio Morgera. Con lei ci sono musicisti come Tal Ronen contrabbasso e Greg Hutchinson batteria, nonch' Roy Hargrove tromba in tre brani e Morgera in altri due. Le tracce sono undici con numerosi standard e rivelano una bella voce dolce, talvolta ancora infantile, e un suono di chitarra maturo. Farà strada.

(il Giornale, 20 gennaio 2012)

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Cosa sta succedendo tra Israele e gli Stati Uniti?

La manovra congiunta israelo americana denominata "Sfida austera 12" doveva essere la più importante nella storia delle relazioni militari fra i due paesi. Era stata programmata da oltre un anno e mezzo. Doveva portare in Israele 9000 militari statunitensi, in gran parte specialisti di armi anti missili. All'inizio della settimana scorsa era stata confermata, poi, senza alcun avviso, il 15 gennaio scorso é stata cancellata (e ipoteticamente rinviata alla primavera futura).
Che si tratti di una nuova e grave crisi di rapporti fra i due alleati non c'é dubbio. Ma cosa l'ha prodotta? Una spiegazione di un portavoce del governo - il costo della manovra era troppo elevato per Israele - ha fatto ridere la stampa. Il costo era stato calcolato e approvato un anno e mezzo fa e gran parte delle spese sono state fatte con l'arrivo dei militari americani in Israele.
Una ipotesi é che la Casa Bianca si sia arrabbiata per la dichiarazione fatta dal vice premier israeliano, Yaalom, ex generale e responsabile degli affari iraniani alla TV. Yaalom aveva detto che mentre il Congresso (repubblicano) aveva approvato sanzioni contro l'Iran la Casa Bianca esitava, mentre una azione militare era indispensabile.
Secondo altre fonti tre sono i punti di attrito. Il presidente Obama é convinto che le nuove sanzioni porteranno l'Iran ad entrare in negoziati seri; se una azione militare sarà necessaria dovrà essere condotta senza concorso israeliano; se porterà a reazioni Iraniane contro Israele, quest'ultimo non dovrà rispondere ma affidarsi alla "copertura" americana. Sui tre punti la posizione israeliana é assolutamente contraria.
Un'ulteriore prova della tensione tra i due paesi è l'annuncio da parte di Israele della manovra di "evacuazione" della sua centrale nucleare senza previa consultazione con gli americani. Il che é come dire che Israele si prepara alla guerra.
Infine la richiesta di sospensione della manovra congiunta sarebbe venuta proprio da Israele che si rifiuta di impegnarsi a comunicare le sue intenzioni a Washington (come ha fatto per la distruzione della base nucleare siriana di Deir ez Zor il 6 settembre 2007). Con questa mossa parrebbe dire alla Casa Bianca che la bomba iraniana rappresenta per lo stato ebraico un problema di vita o di morte. Se l'America e le altre nazioni non agiranno in maniera decisiva contro l'Iran Israele si riterrà libero di farlo. Come non si sa. Ma quando, é probabile in maggio o giugno, cioé in piena campagna elettorare di Obama. Su questo tema il Capo di Stato maggiore americano, Generale Martin Dempsey che arriva oggi in Israele dovrà discutere con la dirigenza israeliana.
Le relazioni fra i due paesi sono comunque tese. L'anno prossimo non sarà solo quello delle elezioni presidenziali americane ma ache delle legislative israeliane. Decisive per Natanyahu il quale non dimentica che l'allora premier israeliano Begin ordinò l'attacco contro il reattore atomico Oziraq presso Bagdad il 7 giugno 1981 vincendo su questa scia le elezioni. L'attaco, condannato a livello internazionale, si rivelò a posteriori, un contributo significativo alla vittoria americana nelle due guerre d'Irak.

(il Giornale, 20 gennaio 2012)

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Edipi si mobilita per il Giorno della Memoria

PADOVA - Anche quest'anno Evangelici d'Italia per Israele (Edipi) per il "Giorno della Memoria" si mobilita, promuove e partecipa a una serie d'iniziative che si articoleranno su tutto il territorio nazionale da questa settimana a fine febbraio.
Le presenze più significative saranno a Fossoli (MO) e Vò Euganeo (PD), dove esistevano due campi di concentramento, l'ultima tappa, prima di Auschwitz, per molti ebrei. Altri incontri sono previsti in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia (programma completo su www.lager.it e www.moked.it).
In questo periodo dedicato alla Memoria della Shoah, Edipi ha previsto di distribuire la pubblicazione di Derek White "La strada verso l'Olocausto: una breve indagine sulla storia dell'antisemitismo cristiano".
Ivan Basana, presidente Edipi, segnala anche la prossima uscita «proprio il 27 gennaio, data riconosciuta dalla Repubblica Italiana "Giorno della Memoria" e data in cui si abbatterono i cancelli di Auschwitz, di un libro sull'antisemitismo scritto da un evangelico, il professor Marcello Cicchese. Si tratta de "La superbia dei gentili: alle origini dell'odio antigiudaico"». «A differenza - aggiunge Ivan Basana - di tanti trattati che con scientifico distacco affrontano la "questione ebraica", questo libro di Marcello Cicchese si propone di trattare con biblica passione la "questione gentile", perché l'analisi dell'autore parte dalla convinzione che l'antisemitismo non è conseguenza di un'anomalia degli ebrei, ma il sintomo di una malattia spirituale dei gentili».

(evangelici.net, 20 gennaio 2012)

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Rapporto Ue sollecita legge contro i finanziamenti alle colonie

La Commissione europea deve urgentemente provvedere ad elaborare una normativa per garantire che le transazioni finanziarie da parte degli Stati membri dell'Ue non supportino insediamenti ebraici a Gerusalemme est. La sollecitazione è contenuta in un rapporto confidenziale della rappresentanza diplomatica europea dell'area.
Il documento sottolinea come "il sistematico incremento degli insediamenti" complichi il raggiungimento di una possibile risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Il rapporto sulla situazione di Gerusalemme est, redatto dalla missione Ue e inviato a Bruxelles questa settimana, secondo le informazioni trapelate alla testata Bbc, si basa anche su precedenti relazioni critiche nei riguardi della politica dello Stato di Israele.
Le colonie israeliane sono considerate illegali dalla comunità internazionale. Nel rapporto si legge che Israele "sta attivamente perpetuando le sue annessioni" a Gerusalemme est, colpendo in questo modo sistematicamente la presenza araba nella città. I problemi di Gerusalemme est consistono nella "continua espansione degli insediamenti, la divisione in zone limitate e la pianificazione territoriale, la continue demolizioni e gli sfratti, una politica dell'istruzione iniqua, il difficile accesso alle cure sanitarie, l'inadeguata fornitura di risorse e investimenti e il problema delle residenze precarie".
I palestinesi rivendicano Gerusalemme est come capitale del loro futuro Stato ma Israele vuole che Gerusalemme sia l'indivisa capitale del suo Stato.

(eilmensile.it, 20 gennaio 2012)


"Le colonie israeliane sono considerate illegali dalla comunità internazionale”, questo continua a ripetere la “comunità internazionale”, proseguendo nella pratica pluridecennale di sostenimento alla mistificazione giuridica anti-israeliana. L’unica possibilità per Israele è di riprendere in mano l’iniziativa giuridica e decidersi a far notare in modo chiaro e deciso che già le è stata sottratta fraudolentemente la parte israeliana a est del Giordano, e a dichiarare apertamente che almeno tutta la parte a ovest del Giordano le appartiene di diritto a tutti gli effetti. E se questo appare difficile ai politici che devono destreggiarsi con le armi della diplomazia, sarebbe utile che almeno gli amici di Israele che fanno opinione cominciassero a dirlo con chiarezza e a sostenerlo con argomenti adeguati. M.C.

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"Fiera di contribuire alla difesa del mio paese"

Può una persona essere araba e al contempo un buon cittadino israeliano al punto da voler difendere il proprio paese in uniforme? A quanto pare la risposta è sì. Basta chiede a Shirin Shlian, soldatessa ventenne delle Forze di Difesa israeliane, originaria di un villaggio arabo della Galilea, il cui compito nell'esercito è quello di incoraggiare gli studenti delle scuole superiori ad arruolarsi nelle forze armate. Di più, ad arruolarsi nelle unità combattenti.
Visto che non mancano giovani ebrei israeliani che fanno di tutto per sottrarsi all'obbligo di leva, la vicenda dalla famiglia araba Shlian appare abbastanza sorprendente. Shirin non è l'unico membro della famiglia che serve nelle Forze di Difesa israeliane: un suo fratello è maggiore in un'unità di combattimento, mentre un altro fratello presta servizio nella polizia di frontiera.
"Molti arabi ed ebrei mi chiedono come mai mi sono arruolata nelle Forze di Difesa israeliane - dice Shirin ai suoi amici nella città di Nazareth Illit, nel nord di Israele - Specie gli ebrei quando sentono che sono araba e si stupiscono. Deve essere la buona educazione che ho ricevuto in famiglia. Sorrido a tutti e non litigo con nessuno".
Shirin si è arruolata diversi mesi fa ed ha seguito un corso per giovani istruttori. Come parte dei suoi compiti, va nelle scuole superiori di Nazareth Illit a parlare di reclutamento nelle forze armate con gli studenti degli ultimi e penultimi anni. "Tengo loro delle lezioni sull'avviso di coscrizione, sul servizio di leva nelle Forze di Difesa israeliane e sulle mansioni che offre l'esercito. Poi ho degli incontri a tu per tu coi singoli studenti con l'obiettivo di incoraggiarli a dare il loro contributo prestando servizio in modo significativo. Gli studenti si congratulano con me per la mia decisione di arruolarmi volontaria [i cittadini arabi d'Israele sono esentati dal servizio di leva obbligatorio, ndr] per dare il mio contributo al paese".
Ad ogni modo, quando torna a casa, nel suo villaggio, Shirin si toglie la divisa e indossa abiti civili per evitare qualunque genere di frizione con coloro che potrebbero disapprovare la sua scelta. "Non ho paura di nessuno - tiene comunque a precisare - e non ho mai ricevuto nessun tipo di minaccia". E conclude: "Sono molto fiera del mio servizio militare. Avevo sempre desiderato entrare nell'esercito e dare il mio contributo alla difesa del mio paese". Shirin dice che anche il suo ragazzo è d'accordo e l'ha appoggiata nella sua scelta.
Di lei, il sindaco di Nazareth Illit, Shimon Gapso, parla solo bene. "Il soldato Shirin - dice - è un esempio positivo. Ci sono molti come lei, qui a Nazareth Illit: una città che rappresenta la coesistenza fra tutte le componenti della società israeliana".

(YnetNews, 19 gennaio 2012 - da israele.net)


Un caso analogo precedente

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Apple investe nella tech israeliana

Ci sono voluti alcuni anni ma Apple è finalmente entrato a far parte della lunga lista di aziende che hanno aperto centri di ricerca e sviluppo in Israele. La scelta è coincidente con l'acquisto da parte di Apple di una startup israeliana che aveva creato il flash chip in grado di ottimizzare i consumi dei prodotti Apple che sono diventati best-seller in tutto il mondo. Apple ha deciso mesi fa di aprire un centro R & D in Israele, prima sede fuori dagli Stati Uniti.
In passato, Apple non è stato un investitore pesante in R & S. Tuttavia Apple ha bisogno di prodotti nuovi e innovativi per stare al passo dei suoi concorrenti, come Amazon, Microsoft e Google (tramite Samsung, il produttore dominante di dispositivi Android) con nuove offerte che minacciano di rompere il dominio dell'azienda. Senza Steve Jobs, che è stato dietro alle più grandi vendite di Apple, l'azienda ha bisogno di contare di più in R & S per le sue innovazioni. Google non ha uno ma due centri di sviluppo in Israele, l'unico paese al mondo fuori dagli Stati Uniti con questa distinzione. Microsoft impiega oltre 1.000 persone in diversi centri R & D. Intel ha sviluppato alcuni dei suoi processori più avanzati presso i suoi centri israeliani. Altri giganti tech, tra cui Cisco, Motorola e IBM hanno approfittato delle "menti israeliane" per decenni.

(FocusMO, 19 gennaio 2012)

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I coltelli di Gaza

di Amira Hass

  
Mahmoud Abu Rahma
Venerdì sera, mentre tornava a casa a Gaza, Mahmoud Abu Rahma è stato accoltellato da alcuni uomini mascherati. Ricoverato in ospedale, è tornato a casa con dodici punti di sutura. Il 3 gennaio aveva già subìto un attacco nell'edificio dove abita, ma era riuscito a scappare. Il motivo è chiaro: pochi giorni prima aveva scritto un articolo in cui criticava il governo di Hamas e i gruppi armati di Gaza, accusandoli di non proteggere i cittadini.
Martedì sono andata a trovarlo. Lo conosco da quando viveva nel campo profughi di Rafah. Da otto anni Abu Rahma lavora per l'associazione umanitaria Al Mezan. Durante l'operazione Piombo fuso parlavamo quasi ogni giorno: tra mille pericoli lui e i suoi colleghi raccoglievano informazioni sugli attacchi israeliani. Eppure oggi viene chiamato traditore.
"Alcuni cittadini di Gaza e della Cisgiordania sono stati danneggiati dal governo e dai gruppi armati", ha scritto Abu Rahma. "A Beit Lahia c'è un campo di addestramento pericoloso per i civili. Nel settembre del 2011 un'esplosione all'interno del campo ha causato il ferimento di una ragazza che si trovava in una scuola lì vicino. Le esplosioni e i colpi accidentali di arma da fuoco hanno provocato spesso la morte di civili. Inoltre, la vicinanza delle case al campo espone la popolazione agli attacchi israeliani".
Le notizie su questi avvenimenti sono poche, perché gli abitanti preferiscono tacere. E dopo l'aggressione ad Abu Rahma, si capisce anche il perché.

(Internazionale, 19 gennaio 2012 - trad. di Andrea Sparacino)

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La puzza del traffico ne maschera il rumore

Da uno studio israeliano. Il motivo sarebbe un intasamento di stimoli a livello dell'amigdala il centro cerebrale in cui da una parte convergono le informazioni visive, olfattive e acustiche

MILANO - Nei giorni di vacanza appena trascorsi le poche auto che circolavano per la città sembravano più rumorose del solito: il motivo non sarebbe dovuto solo al rimbombo dei loro motori nel silenzio delle strade più vuote, ma anche al fatto che l'aria era meno inquinata e la "puzza da traffico" era calata. Lo dice uno studio israeliano del Weizmann Institute of Science di Rehovot pubblicato su Nature Neuroscience che ha dimostrato come i cattivi odori riescano a inflenzare la nostra capacità di percepire i suoni. Finora si sapeva che con un adatto allenamento la nostra capacità di discriminare suoni e rumori può migliorare mentre ci sono fattori psicologici come disattenzione o paura che invece la riducono, ma non era mai emerso che altri stimoli sensitivi potessero avere lo stesso effetto negativo....

(Corriere della Sera, 19 gennaio 2012)

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Il robo-topo con il cervelletto artificiale

Ricercatori israeliani restituiscono le funzionalità motorie a un cervello di topo danneggiato attraverso l'impianto di un microchip. La speranza è di usare lo stesso sistema per curare gli effetti di ictus e Parkinson

di Alfonso Maruccia

ROMA - Una recente ricerca israeliana descrive la creazione di un vero e proprio "Robo-ratto", un topo nel cui cervello è stato impiantato un microchip in grado di restituire funzionalità motorie a un sistema nervoso che le aveva precedentemente perse a causa di un danneggiamento.
Il microchip neurale impiantato nel cranio del topo è programmato per fare le veci del cervelletto - quella parte fondamentale del sistema nervoso centrale posto sotto al cervello che controlla le reazioni motorie e le risposte istintive a situazioni di pericolo o stress.
I "robo-ratti" a cui è stato impiantato il microchip sono stati messi a confronto con le cavie dotate di un cervelletto malfunzionante: nel primo caso i ricercatori hanno avuto risposta positiva al test programmato per valutare la funzionalità del cervelletto digitale - sbattere le palpebre dopo l'ascolto di un suono associato a uno sbuffo d'aria in arrivo - nel secondo caso non vi è stata alcuna risposta.Non sarà insomma (ancora) la versione reale di Mignolo col Prof, ma l'esperimento israeliano - che tra l'altro ha fatto andare su tutte le furie le associazioni animaliste - promette di arrivare a soluzioni elettro-sintetiche ai danni provocati da degenerazioni cerebrali gravi come quelle che si verificano in caso di ictus o insorgenza del Morbo di Parkinson.

(PuntoInformatico, 19 gennaio 2012)

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La comunità ebraica in Italia nei 150 anni dell'Unità

Il 25 gennaio un convegno a Gerusalemme con poesie della materana Francesca Bianco

Il prossimo 25 gennaio, si svolgerà a Gerusalemme un convegno su "Identità e Memoria - l'Italia e gli Ebrei - 150 anni di storia insieme", organizzato dalla Società Dante Alighieri di Gerusalemme, insieme all'Istituto Ben Zvi. Durante il convegno saranno affrontate varie tematiche riguardanti la presenza della comunità ebraica in Italia e il suo contributo allo sviluppo della società italiana negli ultimi 150 anni. Gli interventi dei relatori saranno intervallati da brani di musica lirica e dalla lettura di poesie tratte dal libro "Identità e memoria" della materana Francesca Bianco e dedicate alla Società Dante Alighieri di Gerusalemme. Questo evento è un giusto riconoscimento attribuito alla Bianco, che da molti anni si occupa di cultura ebraica, tanto da diventare un punto di riferimento non solo in Italia, ma anche in Israele.

(millemedia, 19 gennaio 2012)

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Serata evento per salutare l'ambasciatore israeliano Gideon Meir

Il ministro Terzi: ha rafforzato i rapporti Italia-Israele

ROMA, - "E'una gioia che il ponte fra Italia e Israele sia rappresentato da un uomo come Gideon Meir".Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha inaugurato così la serata in onore dell'ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir, giunto al termine del suo mandato diplomatico nella capitale."Dopo cinque anni e mezzo straordinari, anni meravigliosi - ha commentato il diplomatico israeliano - siamo qui stasera per dire addio all'Italia con un concerto che piu di ogni altra cosa è simbolo del legame culturale fra i nostri due paesi". La serata infatti, a cui hanno partecipato nomi eccellenti della politica nazionale, è stata anche un evento musicale con l'esibizione fra gli altri della cantante israeliana Noah.

(TMNews, 19 gennaio 2012)

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Il Libano una minaccia reale per Israele

L'esercito israeliano, secondo quanto appreso dal Jerusalem Post sta potenziando l'attività strategica e operativa rispetto a attacchi provenienti dal Libano e sta lavorando per verificare l'ipotesi che gli Hezbollah abbiano ottenuto dalla Siria sofisticati missili a lungo raggio terra-aria. Secondo le valutazioni di intelligence israeliana gli Hezbollah hanno approfittato degli sconvolgimenti in corso in Siria per ottenere avanzati sistemi missilistici, in particolare razzi a lungo raggio e sistemi di difesa aerea di fabbricazione russa .

(FocusMO, 19 gennaio 2012)

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India e Israele: un rapporto bilaterale altalenante e non di dominio pubblico

  
Il rapporto diplomatico tra India e Israele è di difficile interpretazione. L'India continua a denunciare l'indifferenza di Israele sulla questione palestinese ma diventa la sua chioccia quando l'Iran o altri promettono di distruggere lo Stato ebraico. Ancora più sorprendentemente tende a votare contro Israele alle Nazioni Unite o ad altri Enti multilaterali. Fuori dalla retorica politica Israele rappresenta per l''India il primo o il secondo più grande fornitore di armi. Il commercio bilaterale e gli investimenti sono attestati su diversi miliardi di dollari.
Israele, uno dei più grandi centri tecnologici del mondo, è un partner molto stretto per l'India nei campi del software, prodotti farmaceutici e delle energie rinnovabili. I legami sono ancora più stretti nelle aree:dell'intelligence, antiterrorismo, tecnologia di difesa e anche armi nucleari. Recentemente New Delhi ha inviato il ministro degli Esteri in visita di Stato in Israele. Ma un primo ministro o una visita presidenziale, da entrambe le parti, continua ad essere utopia e solo perché New Delhi ha gli incubi sulla questione politica. Le ragioni che un rapporto più pubblico con Israele potrebbe causare un'insurrezione tra la popolazione musulmana in India.

(FocusMO, 18 gennaio 2012)

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Israele-Cipro: Netanyahu in visita ufficiale il 16 Febbraio

Il Primo ministro Benjamin Netanyahu andrà a Cipro il 16 Febbraio. Si tratta della prima visita ufficiale del premier sull'Isola. Netanyahu spera di aumentare la cooperazione con Cipro relativamente all'estrazione sottomarina di gas naturale e alla questione della "sicurezza" nel Mediterraneo orientale, vacillante a causa delle tensioni con la Turchia e l'instabilità determinata dalla vicina Siria.
Nei giorni scorsi, i media ciprioti hanno parlato di un accordo di cooperazione riguardante la protezione dei giacimenti di gas e l'istallazione di basi aeree sull'Isola. Il governo di Cipro non ha ancora confermato e probabilmente la proposta verrà esaminata durante l'imminente visita di Netanyahu.

(FocusMO, 18 gennaio 2012)

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Spettacolare esercitazione di paracadutisti in Israele

Migliaia di paracadutisti hanno simulato scenari estremi

TEL AVIV, 18 gen - La intera Brigata dei paracadutisti ha condotto la scorsa notte, in una localita' imprecisata di Israele, la piu' grande esercitazione negli ultimi 15 anni, ed una delle maggiori in tutta la sua storia. Lo ha reso noto il portavoce militare. Nella simulazione, aggiunge il sito di questioni militari 'IsraelDefense', sono stati impiegati un migliaio di paracadutisti che hanno simulato ''scenari estremi''.

(ANSA, 18 gennaio 2012)

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Hacker israeliani bloccano i siti delle borse arabe

Martedì, da Israele, gli hacker hanno bloccato i siti delle borse di Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti. Su uno dei forum è stata pubblicata la loro dichiarazione, in cui si afferma che queste azioni sono una rappresaglia per gli attacchi degli hacker sauditi sui portali israeliani.
Lunedì scorso erano stati violati i siti della borsa di Tel Aviv e della compagnia aerea nazionale israeliana. Gli hacker, che si sono chiamati "Commando dell'Esercito della Difesa di Israele", ha promesso che se gli attacchi sulle risorse israeliani continueranno, inizieranno la seconda fase dell'operazione di risposta, che consiste nel paralizzare i portali d'affari arabi per un periodo da due settimane ad un mese.

(La Voce della Russia, 18 gennaio 2012)

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Scandalo a Treviso: una bandiera nazista sventola indisturbata sul tetto di una casa

ROMA, 18 Gennaio - Una cupa ombra del passato si allunga su Treviso; in particolare, su via Marconi, la strada principale del paese di Revine Lago. Una bandiera nazista sventola infatti da questa mattina sul tetto di una casa privata, proiettando sinistri interrogativi sul piccolo comune veneto, che già, recentemente, non ha mancato di suscitare polemica e seri dubbi di filo-nazismo.
A darne notizia è il quotidiano online "OggiTreviso", che ricorda come "Revine è stata sede, anche la scorsa estate, di un raduno di skinheads, che pur dichiarandosi lontani dall'ideologia nazifascista, non hanno certo goduto delle simpatie della popolazione locale". Ci si riferisce qui al raduno europeo "Ritorno a Camelot 2011", in cui vennero chiamati a raccolta dal Veneto Fronte Skinhead oltre 1500 "camerati". Meeting che venne aspramente condannato dall' Anpi di Treviso. Inoltre, poche settimane fa, anche don Ezio Segat, il parroco di Revine, ci ha messo del suo, finendo nella lista nera dei "delinquenti italiani" - pubblicata dal sito online Stormfront - per aver accettato dagli skinheads una cospicua elemosina a favore di immigrati e indigenti.
Pare che proprio in concomitanza del raduno neonazista di settembre il proprietario dell'abitazione dello scandalo avesse ricevuto dei soldi dagli skinheads per collocare sul suo tetto la bandiera con la svastica. Molte le sollecitazioni alle autorità per far rimuovere il vessillo il prima possibile.

(RomaTg24.it, 18 gennaio 2012)

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Ricorso accolto dal Tar: sei studenti israeliani ammessi alla Sapienza

Illegittimo il provvedimento che impone punteggi minimi ai candidati extracomunitari

di Andrea Mari

Il Tar del Lazio, sconfessando il provvedimento ministeriale voluto da Mariastella Gelmini che impone una soglia minima di 20 punti (su un totale di 80 domande) ai test di ammissione per gli studenti extracomunitari, ha accolto il ricorso promosso dall'Udu (Unione degli universitari) a sostegno di sei studenti israeliani, che proprio a causa di quel provvedimento non erano stati ammessi alla facoltà di Medicina dell'Università La Sapienza di Roma.
    Dal momento che i posti messi a disposizione dall'ateneo romano per gli studenti extra-UE sono risultati, nel caso specifico, superiori al numero di domande pervenute, i giudici del Tribunale amministrativo hanno deciso di ammettere comunque i sei studenti israeliani, in quanto la soglia minima di 20 punti prevista dal provvedimento della Gelmini finisce per lasciare immotivatamente vacanti dei posti all'interno dei corsi di laurea, vanificando dunque la ragion d'essere dei test d'ingresso, il cui scopo è appunto quello di operare una selezione nel momento in cui le domande di ammissione risultino superiori al numero di posti disponibili.
    L'Udu, che ha promosso il ricorso tramite i suoi avvocati, ha visto dunque riconosciute le proprie ragioni. Secondo l'Unione degli universitari, il provvedimento ministeriale va considerato illegittimo non soltanto perché le domande di ammissione presentate da studenti extracomunitari sono state, nel 2011, inferiori al numero di posti riservati dall'università (a fronte di 1.210 posti disponibili, sono state presentate 859 domande, e grazie alla "regola dei 20 punti" sono stati assegnati appena 352 posti, senza che gli oltre 500 rimasti liberi venissero in alcun modo redistribuiti), ma per almeno altri due motivi: in primo luogo, sulle 80 domande di cui si compone il test, 40 sono di cultura generale, ovviamente italiana, e già questo risulta uno svantaggio per gli studenti stranieri; inoltre, i sei ragazzi israeliani avevano presentato le loro domande di ammissione prima che venisse emanato il provvedimento che prevede la soglia minima dei 20 punti.
    Queste argomentazioni hanno convinto i giudici del Tar, che con la loro sentenza hanno "bocciato" le scelte fatte dall'ormai ex ministro dell'Istruzione, come ha sottolineato anche il coordinatore nazionale dell'Udu Michele Orezzi, che esprimendo la propria soddisfazione per la sentenza del Tribunale amministrativo ha criticato una volta di più l'operato della Gelmini, facendo notare che il sistema della soglia minima di punteggio, che lascia vacanti molti posti all'interno dei corsi di studio, danneggia sia le casse dello Stato che quelle degli atenei, ed è anche lesivo del diritto allo studio garantito dalla Costituzione.
    La sentenza del Tar del Lazio avrà quindi due conseguenze: la prima, immediata, è l'ammissione dei sei studenti israeliani ai corsi di Medicina della Sapienza, la seconda sarà, verosimilmente, la presentazione di nuovi ricorsi da parte di altri studenti che non hanno superato i test, i quali, confortati dall'esito di questa vicenda, possono ora coltivare qualche speranza di entrare all'università.

(Controcampus, 18 gennaio 2012)

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Hamas e Jihad trattano per fondersi in un unico gruppo

GAZA, 18 gen. - I gruppi dirigenti di Hamas e della Jihad islamica palestinese hanno avviato trattative per arrivare all'unificazione. A darne notizia e' stato il premier del governo di Gaza, a guida Hamas, Ismayl Haniye. Parlando alla tv araba 'al-Jazeera' ha affermato che "i tempi sono maturi per arrivare all'unificazione dei due movimenti islamici palestinesi. Per questo e' iniziato un dialogo finalizzato proprio al raggiungimento di questo obiettivo".
La notizia e' stata confermata anche dal dirigente della Jihad islamica Mohammed al-Hindi, secondo il quale "l'unita' della resistenza palestinese e' un dovere sharaitico e una necessita' nazionale. Noi crediamo nell'unita'", ribadendo di aver accettato l'invito al dialogo di Hamas. Ieri Haniye, che e' dato dalla stampa araba come possibile leader dell'ufficio politico di Hamas al posto di Khaled Mashaal, ha incontrato i capi della Jihad islamica a Gaza.

(Adnkronos, 18 gennaio 2012)

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Shoa: arriva l'accordo Miur-Ucei

CRACOVIA - Seminari per i docenti sulla didattica della shoah, mostre itineranti in scuole e città. Il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, vuole fare dei viaggi della memoria e del ricordo dello sterminio ebraico non solo momenti "speciali" del percorso scolastico ma attività che abbiano una continuità nel tempo e nella programmazione delle scuole. Per questo sarà siglato un Protocollo di intesa fra il Miur e l'Ucei, l'Unione delle comunità ebraiche italiane.
Protocollo che servirà a formare i docenti e a moltiplicare le attività di studio inerenti l'olocausto. L'accordo è stato annunciato ieri sera dal ministro Profumo che, insieme ai sopravvissuti Sami Modiano e Tatiana Bucci, al professor Marcello Pezzetti e al presidente Ucei Renzo Gattegna ha incontrato gli studenti che stanno partecipando al viaggio della memoria in Polonia.
"Bisogna dare spazio al racconto dei fatti- ha detto Profumo ai ragazzi e ai docenti- la conoscenza documentata serve a contrastare pregiudizi piu' o meno consolidati e a evitare che se ne formino di nuovi". In Italia Auschwitz, il campo di sterminio che il ministro visiterà oggi, "è qualcosa di lontano. Si e' inclini a ritenerlo un 'affare' fra nazisti ed ebrei. Ma è una tragedia che ha toccato la nostra società. I viaggi studio hanno l'obiettivo di restituire alla coscienza nazionale una parte della propria storia". Bisogna "imparare a conoscere i germi dell'intolleranza per impedire il loro sviluppo prima che sia troppo tardi. I fatti sono il sistema immunitario contro ogni forma di negazionismo, l'antidoto contro ogni sottovalutazione del fenomeno. La verita' storica e' il lascito che dovra' essere ereditato dai nostri giovani".

(diregiovani.it, 18 gennaio 2012)

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Gli aerei da guerra? Un affare per l'Italia

di Fausto Biloslavo

L'Italia concluderà un affare d'oro se Israele acquisterà una flotta di aerei tricolore per l'addestramento dei suoi piloti. Stiamo parlando di una commessa che si aggira sul miliardo di dollari e sarebbe un toccasana in questo momento di crisi. Ieri il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che l'aviazione militare avrebbe caldeggiato al ministero della Difesa gli apparecchi italiani M-346 «Master». La flotta di addestratori con la stella di Davide è ferma ai vecchi aerei Skyhawk. Non ci sono conferme ufficiali, ma il parere sarebbe scaturito all'inizio della settimana durante un consulto presieduto dal comandante dell'aviazione israeliana, il generale Ido Nehushtan. I 30 addestratori dell'Alenia Aermacchi, gruppo Finmeccanica, costo ad aeroplano sui 20-21 milioni di dollari, potrebbero battere la concorrenza sudcoreana. Per mesi Seul ha accusato Tel Aviv di fare l'occhiolino al nostro Paese. Il feeling fra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e Silvio Berlusconi è servito da volano. Gli ottimi rapporti con Israele non si sono certo raffreddati con l'attuale ministro degli Esteri, Giulio Terzi.
    Sul piatto c'è un miliardo di dollari ed un fiore all'occhiello per l'industria italiana se gli israeliani, che puntano molto sull'arma aeronautica, acquistassero i nostri addestratori. Dodici M-346 sono già stati veduti a Singapore, per 543 milioni di dollari, che addestrerà i suoi piloti sul nuovo velivolo presso il 61o stormo di Lecce. L'aeronautica italiana ne ha già comprati sei, per 280 milioni di euro, con un'opzione per altri nove, anche se non mancano i soliti problemi di budget. I primi due sono già stati consegnati lo scorso anno. Pochi lo sanno, ma l'intenzione di acquistare gli addestratori fu presa nel 2007 dal governo di Romano Prodi. I soliti critici ammantati di pacifismo sostengono che i costi per progettazione e sviluppo dell'aereo sono schizzati alle stelle. Le commesse iniziali, però, danno lavoro a 3mila persone dello stabilimento di Venegono, in provincia di Varese, oltre all'indotto.
    Una gara con gli Emirati arabi uniti è stata congelata, anche se l'addestratore italiano era già stato selezionato. Il piccolo, ma ricco paese del Golfo si sarebbe indispettito per il veto americano ed israeliano allo sviluppo con l'Italia di un velivolo senza pilota armato. La «madre di tutte le commesse» è quella americana, che prevede una commessa di ben 350 addestratori nel cosiddetto progetto TX. Gli Usa non hanno ancora indetto la gara, ma prima o dopo devono farlo. L'Alenia Aermacchi punta anche sulla Polonia con una commessa di 16 aeroplani.
    L'M-346, deriva da un antico progetto con i russi. Il modello Master è un addestratore per caccia bombardieri di tipo Stealth (invisibili), come il contestato F 35.
    I critici militanti hanno addirittura paragonato l'aumento dei costi per il nuovo Joint strike fighter all'impennata del budget per l'addestratore. Secondo gli addetti ai lavori, però, «l' M-346 e l'F 35 sono il binomio che incarna la gloriosa tradizione italiana nell'industria militare aeronautica».
    Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha confermato che sull'acquisto di 131 caccia F 35 per 15 miliardi di euro «è in corso un riesame alla luce delle esigenze operative e della compatibilità finanziaria». La coperta è corta per tutti, ma come ha sottolineato il ministro il programma del Joint strike fighter è «di elevato valore operativo, tecnologico e industriale, che vede già oggi a Cameri (Novara) un complesso industriale dedicato al velivolo che dà e darà occupazione a 1.500 persone ed in prospettiva sono previsti 10mila posti di lavoro».

(il Giornale, 18 gennaio 2012)

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Alcatel Lucent collega Bari a Tel Aviv

La compagnia israeliana Bezeq International e Alcatel-Lucent hanno lanciato commercialmente un nuovo cavo sottomarino di comunicazioni ad altissima velocità che collega l'Italia e Israele. Questo sistema in fibra ottica superveloce denominato Jonah attraversa per 2.300 chilometri il Mar Mediterraneo e punta a soddisfare il dinamico mercato delle telecomunicazioni di Israele che mostra, evidenzia la nota odierna, uno dei più alti tassi di penetrazione della banda larga su rete fissa e mobile del mondo. Jonah collega Tel Aviv a Bari con una velocità di 7,6 terabit per secondo (Tbps).

(La Stampa, 18 gennaio 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Emanuel Segre Amar

In una giornata priva di grandi novità, abbondano nei nostri quotidiani i commenti; Liberal pubblica un articolo scritto dal direttore degli studi arabi dell'Al-Ahram Center del Cairo, articolo interessante per comprendere la nuova mentalità dominante in Egitto, dove evidentemente si rivolge l'attenzione proprio ad Israele. Non a caso l'articolo, che parla degli avvenimenti in Siria, parte dalle recenti dichiarazioni del ministro Barak, per articolarsi su una teoria che vede Israele (ovvio, no?) al centro di tutto quanto sta succedendo. Israele punta sull'aggravarsi della crisi economica, ma questo si potrebbe ritorcergli contro se la crisi verrà percepita come complotto straniero. Al momento i rivoltosi sono divisi tra fautori e contrari all'intervento esterno, ma la teoria dell'autore diventa difficile da seguire quando si legge che, quando cadrà il regime di Assad, Israele sarà direttamente coinvolta nella gestione interna del paese. Al termine dell'articolo si comprende che tutti gli avvenimenti di Siria e Libano sarebbero originati da un piano israeliano pensato per meglio colpire l'Iran senza rischiare attacchi dal fronte nord (e dalla Gaza di Hamas).
    Anche Ugo Tramballi, sul Sole 24 Ore, si dimostra, come sempre, severo verso "Tel Aviv": lascio al lettore il compito di leggere questo articolo, del quale riporto alcune frasi: ovunque, nei paesi arabi, ed anche in Siria, erano state fatte riforme come non si erano mai viste prima. Per venti anni i PIL dei vari paesi erano sempre stati in crescita. Ma oggi è la potenza sciita che sta per crollare, perfino in Iraq dove il potere sciita è controverso. La Siria, e nello stesso modo Hezbollah, non avrebbero mai mosso guerra contro Israele. Le primavere arabe non sono interessate ad evocare il nemico sionista, avendo come obiettivi la democrazia e la libertà. Il guaio è che Israele è alleato coi vecchi despoti. La risposta di Israele alle primavere è militarmente efficace (si costruisce di corsa una barriera di separazione dal Sinai), ma politicamente nulla.
    Daniele Raineri sul Foglio ci scrive realtà ben diverse, quando osserva che in Iraq il premier al Maliki, dopo aver stipulato accordi con gli USA per il "dopo ritiro", ora se li rimangia tranquillamente. I ministri sunniti non possono nemmeno più mettere piede nei loro ministeri, e lo storico Visser arriva a definire al Maliki: "la versione sciita di Saddam Hussein".
    Bernard Guetta su Repubblica scrive che in Tunisia ci si accorge che le cose non stanno andando come si sperava; i giovani non trovano quelle libertà per le quali hanno combattuto, le donne non amano doversi coprire il capo dopo che Burhiba le aveva emancipate già tanti anni fa. In questa situazione si deve osservare anche che polizia ed esercito non sono pronti ad opporsi alle nuove dimostrazioni di un popolo senza lavoro e senza prospettive. Al termine dell'articolo Guetta si chiede se anche in Egitto le cose finiranno per andare nello stesso modo.
    Federica Zoja scrive su Avvenire che tutti i principali capi di Hamas hanno già abbandonato Damasco per rifugiarsi nelle per loro più sicure Amman ed il Cairo. In Egitto, in particolare, appare evidente che i generali hanno preso accordi coi Fratelli Musulmani, pensando, in tal modo, di poter sfuggire, in futuro, alla sorte che Khomeini decretò per i loro colleghi iraniani. E proprio in questi giorni arriva al Cairo il nostro ministro degli esteri Giulio Terzi per incontrare non solo i responsabili politici e militari egiziani e della lega araba, ma anche il gran Muftì, a dimostrazione di quanto fondamentale sia il ruolo della religione in quelle terre. Gennaro Gervasio, sul manifesto, si accorge che, dopo le recenti elezioni egiziane, la sinistra è uscita sconfitta, ma si augura che nelle piazze riesca ancora a farsi sentire.
    Sul Corriere Francesco Battistini annuncia la probabile vittoria italiana nella gara che opponeva la Alenia all'industria coreana per fornire degli aerei da addestramento ad Israele; nulla è ancora ufficiale, ma sembra che, in questo business del valore di un miliardo di dollari, un ruolo non indifferente (anche se appare difficile sostenerlo coi generali israeliani) lo abbia giocato l'arte politica di Berlusconi. Probabile appare, al contrario, la reazione dell'Iran, che non starà silenziosa nelle sue future relazioni con l'Italia.
    All'avvicinarsi del 27 gennaio, continuano gli articoli di grande interesse su quanto successe durante la seconda guerra mondiale; Maurizio Molinari su La Stampa, e Riccardo Michelucci su Avvenire raccontano le azioni di un diplomatico iraniano a Parigi, Abdol Hossein Sardari, il quale, da solo, grazie alla sua fantasia, salvò 2000 ebrei perché "discendenti da uomini orientali convertiti all'ebraismo all'epoca di Ciro il Grande". Facevano quindi parte del popolo persiano, considerato amico dai nazisti, e non avevano nulla a che vedere con gli ebrei europei. Richiamato in patria per un avvicendamento diplomatico, Sardari scelse di restare a Parigi, senza soldi e senza poteri, per continuare la sua opera, che considerava un dovere morale. Dopo la rivoluzione di Khomeini, privato di tutti i suoi averi, riuscì a scappare da Teheran per rifugiarsi a Londra dove morì, povero e sconosciuto, nel 1981.
    Gianfarnco Maris su La Stampa spiega come i kapò nazisti operavano per annientare la personalità degli ebrei che superavano la selezione. E' questo un altro articolo del quale raccomando la lettura, e sul quale tuttavia si deve riflettere, perché spiega che alcuni contadini austriaci, che salvarono undici soldati russi scappati dai campi dove erano prigionieri (russi, non ebrei…) ci permettono di credere ancora nell'uomo. L'editore inglese Peter Mc Gee pubblica ampi estratti del Mein Kampf e li distribuirà, in 100000 copie, in tutta Europa, proprio il 26 gennaio. Eppure in Germania, dove il governo bavarese ne custodisce i diritti, la distribuzione sarebbe illegale.
    Di grande interesse è poi Walter Barberis che, su La Stampa, spiega come i nazisti arrivarono, per gradi, alla organizzazione delle camere a gas, ultimo anello di una macchina che prevedeva la retata, il trasporto ed infiniti altri settori operativi nei quali Eichmann & C furono davvero "efficaci".
    Non dispongo oggi degli articoli esteri e quindi mi limito a segnalare un articolo pubblicato nei giorni scorsi sull'olandese Trouv. E', in pratica, anche un consiglio a tutte le lettrici: se, in Israele per turismo o per lavoro, capitasse loro di restare incinte, evitino accuratamente di portare avanti là la gravidanza, soprattutto nel malaugurato caso che si tratti di una gravidanza a rischio, perché negli ospedali israeliani succede una cosa terribile: il personale medico mette in atto tutte le precauzioni per salvaguardare la vita e la salute sia della madre che del figlio. Che cosa c'è di strano? Che, come ha rivelato la giornalista di Trouv che si è, per l'appunto, trovata in questa situazione, e grazie a tali cure ha potuto portare a termine la gravidanza e mettere al mondo un bambino perfettamente sano, si tratta di pratiche naziste, finalizzate alla creazione di esseri umani perfetti per il popolo eletto. Anche su questo mediti bene il lettore.

(Notiziario Ucei, 18 gennaio 2012)

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Israele-Gibilterra: motivi politici dietro la non emessione di un francobollo

L'anno scorso il progetto di emissione silenziosamente accantonato, ora le rivelazioni

  
L'amicizia che, come si legge nella bandella del francobollo israeliano mai emesso, unisce il lato occidentale con quello orientale del Mediterraneo, ha subìto una battuta d'arresto. Complice, pare, una forzatura di Tel Aviv che avrebbe indotto il Territorio d'oltremare britannico a ritirare la propria disponibilità alla congiunta. Così, l'emissione attesa per il 27 giugno del 2011 è finita in un cassetto e solo ora il caso è stato rivelato.
Sull'argomento, entrambi gli operatori postali -contattati da "Vaccari news"- ragionevolmente preferiscono glissare, e dal Paese mediorientale attribuiscono l'accantonamento ad una, innocua, non raggiunta condivisione del soggetto. Secondo fonti giornalistiche, indirettamente confermate a livello ufficiale, il motivo sarebbe politico. Gibilterra aveva proposto il neutro soggetto della Rocca, già visto, per esempio, nelle iniziative coordinate con il Vaticano, uscita il 10 febbraio 2009, e con San Marino, arrivata tra il 30 giugno e il 26 luglio 2010. La scelta israeliana, invece, era caduta sulla Cittadella, che in realtà si trova oltre la "Linea verde" del 1967, zona la cui occupazione non è stata riconosciuta mai nemmeno da Londra. Da qui il timore che l'esemplare potesse costituire un implicito avallo diplomatico e la decisione di chiudere il capitolo, anche davanti ad eventuali proposte alternative. D'altro canto -come ricorda la scheda di presentazione sulla controparte, all'epoca sottoscritta da Israel post- "le relazioni internazionali rappresentano un'area di competenza del Governo del Regno Unito, rapporti anglo-israeliani compresi".

(VaccariNews, 17 gennaio 2012)

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Israele - Staminali. Primi effetti positivi dei trapianti in malati SLA

Positivi i primi dati di una terapia con cellule staminali adulte per la Sla (Sclerosi laterale amiotrofica). Nei test clinici promossi dall'azienda israeliana BrainStorm Cell Therapeutics, i pazienti trattati non hanno mostrato particolari effetti collaterali e il trattamento ha superato la prova sicurezza.
Ai volontari coinvolti nello studio sono state trapiantate le staminali estratte dal loro midollo osseo e trattate con la tecnologia NurOwn, che lo scorso anno ha ricevuto lo status di farmaco orfano dalla Food And Drug Administration americana.
"Oltre ai dati positivi sulla sicurezza - ha sottolineato Dimitrios Karussis, responsabile dell'Unita' di sclerosi multipla dell'Hadassah Medical Center e a capo del trial - i primissimi risultati mostrano effetti clinici positivi, come miglioramento della respirazione, della capacita' di inghiottire e della forza muscolare".
A breve si passera' alla fase II dei test clinici.

(salute.aduc, 17 gennaio 2012)

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Preso il ladro delle "Pietre d'inciampo"

“Non volevo il cimitero davanti a casa"

E' un romano di 41 anni, denunciato per furto. "Nessun gesto antisemita, solo motivi estetici". L'uomo scriverà una lettera di scuse all comunità ebraica.
Non un gesto antisemita. Semplicemente "non volevo il cimitero proprio davanti al portone di casa mia". Così un uomo di 41 anni, romano, ha ammesso di essere stato il ladro delle 'Pietre di inciampo', l'installazione di un artista per ricordare la Shoah.
Le "pietre d'inciampo sono sampietrini in ottone con sopra incisi i nomi delle vittime romane della Shoah. Le pietre vengono incastrate su strade e marciapiedi, nei pressi delle abitazioni dei deportatio nei campi di sterminio. L'11 gennaio tre pietre, dedicate alle sorelle Graziella, Letizia ed Elvira Spizzichino, poste pochi giorni prima in via Santa Maria in Monticello, nei pressi del Ghetto, erano sparite nella notte e sostituite con tre sampietrini normali.
L'uomo è stato individuato e denunciato dai carabinieri per furto. "Motivi estetici mi hanno spinto al gesto - ha detto - perché le targhe davanti al portone" in via Santa Maria in Monticello "avrebbero fatto paragonare quel luogo ad un cimitero". L'uomo ha anche riferito che scriverà una lettera di scuse alla comunità ebraica e al Comune. La denuncia di furto era stata presentata ai carabinieri di piazza Farnese.

(Corriere della Sera, 17 gennaio 2012)

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Calcio - Hemed, bomber sconfitto ma felice

di Adam Smulevich

I
Tomer Hemed
l classico momento da raccontare un giorno ai nipotini. Tomer Hemed, 25 anni a maggio, è un bomber felice. Il suo ultimo goal non è servito granché al Maiorca, squadra che ne ha da poco acquisito le prestazioni agonistiche, ma è già entrato prepotentemente nella storia (ancora modesta, comunque fluida) del calcio israeliano. Perché c'è goal e goal, e un'incornata che si infila nella porta di Casillas, il guardiano di quel Real Madrid formato "invincibile armata" plasmato da Jose Mourinho, è un qualcosa di indimenticabile. Specie se vieni dalla periferia del pallone, dalle colline del nord di Israele, e fino a quel momento, prima dell'esordio in Europa, hai giocato per squadre semisconosciute al grande pubblico come Bnei Yehuda, Maccabi Nazareth e Maccabi Haifa. In campi polverosi, talvolta dissestati, con poche migliaia di supporter al seguito. D'un tratto ti ritrovi là, al cospetto dei maestri del dribbling e del bel gioco, figurine Panini dai contratti multimilionari che si materializzano davanti ai tuoi occhi, undici Merengues che sfrecciano infuocate alla ricerca del titolo d'inverno (titolo che otterranno giustappunto al triplice fischio finale, sopravanzando temporaneamente di otto punti il Barcellona). Ti tremano le ginocchia ma in quella serata vuoi essere protagonista e ci riesci. Porti in vantaggio il Maiorca con un tuffo acrobatico, sei la spina costante nel fianco della difesa madridista, fai coltivare un pazzo sogno ai tuoi fino a quando, negli ultimi venti minuti di gara, un'autorete da harakiri e un beffardo esterno da fuori area di Callejon ti riportano alla dura realtà. Ma hai perso di misura contro i padroni della Liga, hai dato battaglia a testa alta, e così il pubblico maiorchino applaude lo stesso i suoi beniamini e in particolare quello spilungone del nuovo centravanti. Hemed è già entrato nel cuore della torcida maiorchina. È alla prima stagione in Spagna ma, nonostante il rendimento alterno del club (quintultimo in classifica) sembra essersi ambientato benissimo. Quattordici presenze, sei goal all'attivo. Numeri da bomber di razza, pagine importanti di una biografia prestigiosa ancora in gran parte da scrivere.

(Notiziario Ucei, 17 gennaio 2012)

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Gaza, pugnalato attivista dei diritti civili

E’ in ospedale, non in pericolo di vita

GAZA, 17 GEN - Un dirigente della Ong al-Mezan impegnata a Gaza nella difesa dei diritti civili, Mahmud Abu Rahma, e' stato pugnalato da sconosciuti nella notte di venerdi' in una strada di Gaza. Lo ha reso noto oggi al-Mezan precisando che Abu Rahma e' da allora ricoverato in ospedale e si sta riprendendo.
Al-Mezan ha anche lanciato un appello affinche' gli assalitori siano identificati ed arrestati. All'inizio del mese Abu Rahma era sfuggito ad un'altra aggressione, tesa in prossimita' della sua abitazione.
Gli attacchi nei suoi confronti - prima verbali e quindi fisici - sembrano collegati ad un polemico articolo da lui pubblicato a fine dicembre in cui denunciava soprusi ed errori compiuti da gruppi armati attivi nella Striscia. Subito dopo Abu Rahma aveva ricevuto minacce anonime in cui veniva definito ''un collaborazionista'' e gli veniva intimato di ritrattare le accuse.
''Questi attacchi nei confronti di attivisti dei diritti civili o di altre persone che si limitano ad esprimere le proprie opinioni rappresentano una violazione grave non solo dei diritti civili ma anche della legge palestinese'', precisa al-Mezan.

(ANSAmed, 17 gennaio 2012)

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In fermento i vertici di Hamas, Meshal cerca un nuovo incarico

GAZA, 17 gen - Destano gia' fermento nei vertici di Hamas a Gaza indiscrezioni di stampa secondo cui nei prossimi mesi Khaled Meshal non cerchera' di essere rieletto alla carica di capo dell'ufficio politico del movimento, una carica che riveste ininterrottamente dal 1996. In prima fila per la sua eventuale successione appaiono fin d'ora il capo dell'esecutivo di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh ed il vice di Meshal, Mussa Abu Marzuk.
Questi sviluppi si sono delineati dopo che negli ultimi mesi la direzione politica di Hamas ha molto rarefatto le proprie attivita' a Damasco. Secondo la stampa palestinese, i familiari di Meshal si sono nel frattempo trasferiti ad Amman e quelli di Abu Marzuk al Cairo.
A dicembre Meshal ha raggiunto con il presidente dell'Anp Abu Mazen un accordo di riconciliazione che prevede, fra l'altro, la riforma delle strutture dell'Olp e l'ingresso di Hamas in quella organizzazione. Se cio' avvenisse, affermano alcuni opinionisti, Meshal potrebbe puntare alla presidenza del Consiglio nazionale palestinese, una assemblea in cui sono rappresentati sia i palestinesi dei Territori che quelli della diaspora.
A Gaza questi sviluppi sono stati oggetto di una serie di consultazioni nei vertici di Hamas. Ma finora ne' Haniyeh ne' altri dirigenti hanno rilasciato commenti alla stampa.

(ANSAmed, 17 gennaio 2012)

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La Forza Aerea Israeliana sceglie il 'made in Italy"

di Roberto Capocelli

  Aermacchi M-346 Master
L'Aviazione israeliana ha espresso raccomandazioni al Ministero della Difesa di Tel Aviv in favore dell'acquisto di una fornitura di aerei militari italiani che serviranno per rimpiazzare i vecchi modelli, di fabbricazione statunitense, tipo A-4 Skyhawks in dotazione alla flotta con la Stella di Davide.
I velivoli a cui fa riferimento la Forza Aerea Israeliana sono gli M-346 Master: si tratta di aerei da addestramento per i piloti militari.
Il Ministero della Difesa e il Comando Unito delle Forze Armate Israeliane avranno alcune settimane di tempo prima di avviare la richiesta per la fornitura e dovranno scegliere fra gli aerei "made in Italy" e i coreani T-50 Golden Eagle.
Il giro d'affari su questo tipo di equipaggiamento ruota intorno ad un valore di un miliardo di dollari per 25 velivoli.
La scelta potrebbe facilmente ricadere sul modello italiano visti i rapporti tesi che, da alcuni mesi, corrono fra Tel Aviv e Seul proprio in merito a questa fornitura: già da tempo la Corea accusa Israele di favorire l'Italia nei negoziati in violazione delle intese stipulate in precedenza.
Lo scorso novembre circolarono voci, smentite dagli israeliani, di un accordo preliminare già siglato fra Roma e Tel Aviv che avrebbe previsto, in caso di esito positivo dell'affare, l'ampliamento delle relazioni commerciali fra i due paesi del Mediterraneo, lo sviluppo di una forte cooperazione su progetti in ambito satellitare e la vendita di aerei senza pilota all'Italia.
Funzionari della Difesa israeliani hanno dichiarato che la decisione in merito a quale modello acquistare non è stata ancora presa.
A dicembre il Direttore dell'Agenzia sudcoreana per gli appalti della Difesa e il Presidente delle Industrie Aerospaziali Coreane, azienda di proprietà dello stato, si sono recati in Israele e, in quell'occasione, incontrarono alti funzionari del Ministero della Difesa per cercare di sbloccare la situazione in proprio favore.
Gli acquisti di forniture militari israeliane da parte di Seul si aggirano intorno ai 280 milioni di dollari all'anno.

(nternational Business Times, 17 gennaio 2012)

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Attacchi cracker antisemiti, ma Israele minimizza

Israele è da qualche giorno sotto attacco degli hacker sauditi: ieri i siti della borsa valori e dell'aviazione civile sono stati bloccati.

Un gruppo di cracker, probabilmente di origine saudita, nella giornata di ieri ha violato i sistemi informatici della borsa valori e dell'aviazione civile di Israele. Fortunatamente nessun dato di sicurezza nazionale, così come nessuna informazione sensibile su privati cittadini e operatori finanziari, sarebbe stata indebitamente sottratta. Ma la dimostrazione di forza è stata importante e la questione è destinata a lasciare strascichi.
L'attacco, che pare essersi limitato alla pubblicazione di documenti e dichiarazioni di stampo antisemita, non ha portato con sé nessun effetto funesto sul normale mercato degli stock exchange, così come sui voli presso gli aeroporti della nazione, entrambi proseguiti durante la giornata senza il minimo freno. L'iniziativa proveniente dall'Arabia Saudita, tuttavia, dimostra come anche una nazione super-ossessionata dalla sicurezza, così come la definisce l'Associated Press, sia comunque impotente di fronte agli effetti della criminalità cibernetica.
Non è la prima volta che Israele è vittima di simili azioni di rivendicazione. All'inizio del mese i cracker sopracitati, identificati con il nome di "group-xp", aveva dichiarato di aver ottenuto accesso a oltre 400.000 codici di carte di credito di cittadini israeliani, definendo l'operazione come «un regalo al mondo per il nuovo anno, pensato per ferire le tasche Sioniste». In questo frangente, le autorità locali avevano dapprima escluso la possibilità del furto, per poi confermare la sottrazione di ben 15.000 account, di cui 6.000 pubblicati online dallo stesso team di cyber-criminali. L'azione ha provocato la contro-risposta di un cracker israeliano, definitosi come un soldato in onore di Israele, il quale la scorsa settimana ha pubblicato online le informazioni sensibili di centinaia di Arabi, Siriani ed Egiziani.
Sentori di un nuovo attacco si sono manifestati durante la mattinata di ieri, quando la compagnia aerea El Al ha deliberatamente sospeso il proprio sito Internet a seguito delle dichiarazioni dell'hacker OxOmar, il quale avrebbe preventivamente avvisato l'aviazione e la borsa degli imminenti attacchi. Il portale degli stock exchange è rimasto invece aperto, pur funzionando in modo intermittente per tutta la giornata.
Secondo le prime ricostruzioni, si tratterebbe di un gruppo di informatici simpatizzanti con le popolazioni della Palestina, determinati nel richiedere delle scuse ufficiali dal governo israeliano per i conflitti nella Striscia di Gaza. A dichiararlo è il Ministro degli esteri Danny Ayalon dalla sua pagina Facebook:
«Hanno richiesto delle scuse per le misure difensive di Israele. Uso questa piattaforma per lanciare un messaggio chiaro: non ci zittiranno su Internet»
Infine Gadi Evron, ex capo della sicurezza Internet del governo locale, ha bollato l'iniziativa come «nulla di particolarmente interessante né particolarmente pericoloso». Parole, ovviamente, fortemente significative.

(webnews, 17 gennaio 2012)

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Free-press 'Israel ha-Yom' mantiene il primato

TEL AVIV, 16 gen - Nel 2011 il quotidiano free-press filo-governativo Israel ha-Yom ha mantenuto un posto di primato nella stampa quotidiana di Israele. Nei giorni lavorativi è stato letto dal 38,1 per cento dei lettori di giornali, superando così Yediot Ahronot, che ha ottenuto una percentuale del 35,8. In calo il quotidiano Maariv, che passa dal 13 per cento del 2010 all'11,5 per cento di quest'anno. Haaretz resta al quarto posto, con il 6,6. Diversa la situazione nelle edizioni del week-end in cui Yediot Ahronot resta il giornale preferito dagli israeliani, con il 43,4 per cento. Questi dati sono stati pubblicati oggi dalla società Tgi, che compie rilevazioni semestrali sulle abitudini degli israeliani nella lettura della stampa e nell'ascolto delle stazioni radio. Finanziato dall'uomo di affari statunitense Sheldon Adelson - un amico personale del premier Benyamin Netanyahu (Likud) - Israel ha-yom è visto dagli altri quotidiani come un "concorrente sleale". Per contenere il suo impatto, sia Yediot Ahronot sia Maariv sono stati costretti ad accompagnare le vendite con campagne promozionali in cui anche i loro giornali sono distribuiti gratuitamente, o a prezzo molto scontati.

(ANSA, 16 gennaio 2012)

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Israele contrario ad Hamas nell'UIP

Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman lunedì si è detto contrario alla decisione della sede dell'Unione Inter-Parlamentare di invitare il movimento islamista palestinese di Hamas a partecipare alle sua sessione del 2012. Tre membri della delegazione di parlamentari di Hamas hanno lasciato Gaza giovedì per la riunione di Ginevra; è la prima volta che i parlamentari del movimento islamico parteciperanno ad una sessione dell'UIP.
In una dichiarazione, i deputati hanno detto che prevedono di discutere sui "crimini sionisti contro i membri del parlamento di Hamas, in particolare il loro rapimento e la loro deportazione". Il parlamento israeliano, la Knesset, è anche membro della UIP e investe una somma annua di 250.000 shekel (65000 $ / € 51.300) in quest'organo. Lieberman ha detto che non ci sarebbe stata nessuna mossa immediata di Israele relativamente alla UIP, ma il portavoce del parlamento Reuven Rivlin si è detto deluso dalla scelta dell'organizzazione. L'UIP incoraggia il dialogo tra parlamentari dei governi di tutto il mondo nel tentativo di promuovere "la pace e la cooperazione tra i popoli".

(FocusMO, 16 gennaio 2012)

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Programma

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Ragazze in corsa per la Palestina

Le «Speed Sisters» gareggiano in auto in Formula 3. E vincono. Presto protagoniste di un film

di Francesco Battistini

GERICO - Dai un'occhiata all'olio, le dicono: e non è quello degli uliveti qui in zona. Copriti il capo, le consigliano: e il velo non c'entra. Fai ancora un giro, la spronano: e non è intorno alla Mecca. Ogni tanto, quando lei esige, i meccanici ai box mugugnano. La manderebbero volentieri a fare ricami. Lei s'è abituata: «Se sei bionda e ben truccata - ride - succede che all'inizio non ti prendano sul serio. Mi fanno ancora qualche scherzo. Ma poi si va in pista. E allora cambiano idea...». Un cambio automatico.
Perché Noor Daud, a 22 anni, è ormai diventata un'eroina della Palestina. La prima, uomo o donna non conta più, che abbia potuto fare una gara di Formula 3 in Israele, contro avversari (tutti uomini) israeliani. E la prima che non si sia accontentata di partecipare: a metà dicembre, su un circuito nel deserto del Negev, dietro gli albergoni di Eilat, con una macchina sistemata alla bell'e meglio, con una grinta che viene da lontanissimo, Noor ha stracciato tutti. S'accendono cuori e motori, sul circuito di Gerico. Si scaldano gomme e speranze: se la pace fosse una pista, qui sarebbero già all'ultimo giro.
Oggi è giorno di prove per Noor e le sue sorelle. «The Speed Sisters», la squadra nazionale femminile su quattro ruote. Noor, Betty e Maysun. Le ragazze velocissime affamate d'asfalto su una terra che ancora non possiedono. Sgommano, corrono, vincono. Di chicane in parabolica, i caschi delle Sisters stanno diventando le nuove kefie. «A casa sono tutti fieri di noi, la gente viene a vederci mentre proviamo», si stupisce ogni giorno Noor: «Quando schiaccio l'acceleratore, mi sento una che fa qualcosa per le altre donne palestinesi: vorrei mostrare un'immagine migliore di quella che passate voi dei media».
Ne hanno fatti, di chilometri. Le Sisters all'inizio erano sei. Nel 1998, quando Noor era una bimbetta e Betty (che di cognome fa Saadeh, è una palestinese d'origine messicana e resta la campionessa di sempre, con gare vinte anche in Giordania) era la capa del team. L'avvio fu una Bmw nera vecchia e scassata, il volante, il sedile e poco altro. «Non fu facile - racconta Betty -. Questo è un posto dove le donne se ne devono stare a casa. E voi sapete come sono certe società arabe: in alcuni Paesi, non ci permettono di guidare nemmeno una Smart...». Quattordici anni dopo, le Sisters sono un marchio che vende t-shirt, è su YouTube , sarà presto in un film. Ne sono rimaste tre, ma altre sono sotto esame fra Betlemme e Jenin. Il presidente palestinese Abu Mazen le ha ricevute a palazzo, ha fondato per loro una Federazione nazionale motoristica, ha finanziato la loro iscrizione a gare di velocità e rally, ha trovato generosi sponsor fra i ricconi del Golfo, ha fatto costruire questi 3 chilometri di pista per le prove a Gerico. «Appena possiamo, corriamo anche qui intorno. Arriviamo fino ai check-point, sfrecciamo davanti al carcere di Ofer...». Solo Nora ha un documento valido per entrare in Israele. E quando lo fa, un pò per provocare, ci dà dentro: «Una volta la polizia israeliana mi ha ritirato la patente: andavo in autostrada a 200 all'ora».
La pole position non sarà per sempre, e le Sisters lo sanno: su Facebook , Nora ha ricevuto qualche commento poco gentile, c'è chi l'accusa per avere accettato di gareggiare «col nemico sionista». Non se ne cura molto: «Ho più amici a Tel Aviv che in Palestina. Ma credo c'entri soprattutto l'invidia. L'occupazione non ha nulla a che fare con le mie gare. E se corro coi colori del mio popolo, non sono tanto diversa da chi sta combattendo per la nostra terra». Perché ci sono nuove Road Map, in Palestina, e non sono asfaltate solo di buone intenzioni.

(Corriere della Sera, 16 gennaio 2012)


Le «Speed Sisters»



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Il Tar del Lazio ha ammesso sei studenti israeliani alla Facoltà di Medicina di Roma

Il Tar del Lazio ha deciso di ammettere alla facoltà di Medicina dell'Università Sapienza di Roma sei studenti israeliani che non avevano avuto accesso al corso di laurea a causa di un provvedimento dell'ex ministro Mariastella Gelmini. La norma, introdotta dall'ex ministro dell'Istruzione, prevedeva un punteggio minimo di 20 punti per l'ammissione degli studenti extracomunitari che vogliono accedere alle lauree a numero chiuso. Alla Sapienza, inoltre, molti posti erano rimasti liberi perchè quelli riservati agli extracomunitari erano in sovrannumero rispetto alle domande di ammissione. Adesso il Tar del Lazio ha accolto il ricorso dell'Unione degli universitari (Udu) presentato attraverso gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia. «È un duro colpo alla gestione ministeriale di Mariastella Gelmini - dice il coordinatore nazionale dell'Udu Michele Orezzi -. Era stato posto in essere un sistema con una soglia di punteggio per l'ammissione che ha lasciato liberi mille posti; in un periodo di difficoltà economiche non assegnare i posti quando vi sono è gravissimo, danneggia le casse dello Stato, degli atenei e soprattutto il diritto allo studio costituzionalmente garantito». «A breve - dicono gli avvocati - si attende la pronuncia dello stesso Tar del Lazio sul ricorso di Scienze della Formazione, dove l'ex ministro Gelmini ha lasciato altre centinaia di posti liberi».

(L'Unico, 16 gennaio 2012)

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Affinché si sappia da che parte stanno Di Pietro e compagni

Palestina: Idv, Roma intervenga per evitare aggressioni a navi pescatori

ROMA, 16 gen - Il Governo italiano intervenga, sollecitando Ue e Onu, perché Israele ponga fine alle aggressioni contro la nave 'Oliva' e i pescatori palestinesi. Lo chiede al Ministro degli Affari Esteri, Giulio Terzi, un'interrogazione parlamentare dei deputati dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando e Fabio Evangelisti. Fra i volontari italiani che si trovano a Gaza, raccontano i depoutati, ci sono due cittadine, Rosa Schiano e Daniela Riva e "una delle attività che svolgono consiste nella partecipazione alle operazioni di osservazione e testimonianza compiute dalla barca 'Oliva' del Civil Peace Service Gaza, che accompagna i pescherecci palestinesi nelle loro uscite in mare". Queste piccole barche dei pescatori palestinesi, proseguono i dipietristi, "sono frequentemente oggetto degli attacchi delle navi da guerra israeliane, persino all'interno delle tre miglia dalla costa, e la presenza di 'Oliva' e dei volontari internazionali costituisce un piccolo deterrente nei confronti delle aggressioni".
"Negli ultimi giorni - conclude l'interrogazione - mentre i vertici militari israeliani minacciano una nuova guerra contro Gaza, si assiste a un aumento dell'aggressività della marina militare israeliana sia nei confronti dei pescatori sia verso la nave 'Oliva', come testimoniano i racconti e le immagini che Rosa e Daniela inviano in Italia, facilmente reperibili in rete anche attraverso youtube".

(AgenParl, 16 gennaio 2012)

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Israele e Bulgaria più vicine: firmati accordi di cooperazione militare

di Maria Scaffidi

Sono stati firmati a Sofia due accordi di cooperazione militare tra la Bulgaria e Israele. Ad annunciarlo è stato lo stesso ministero della Difesa bulgaro secondo cui gli accordi sono il segno di un partenariato politico rafforzato.
Alla cerimonia per la firma erano presenti il ministro della Difesa bulgaro, Anu Anguelov, e il suo omologo israeliano, Ehud Barak. Gli accordi prevedono esercitazioni comuni dei due eserciti sia in Bulgaria che in Israele e un memorandum d'intesa e di cooperazione nell'industria degli armamenti. Quest'ultimo prevede la produzione e il commercio di armamenti militari tra i due paesi oltre a comuni attività di ricerca.
Dopo il raffreddamento delle relazioni con la Turchia, Israele ha amplificato gli sforzi diplomatici anche per consentire alle due forze armate di poter disporre di aree adeguate per le esercitazioni militari.

(Atlas, 16 gennaio 2012)

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Attacco informatico a El-Al e alla Borsa di Tel Aviv

TEL AVIV, 16 gen - I siti web israeliani della compagnia aerea El Al e della Borsa di Tel Aviv, sono sottoposti ad un attacco informatico che non li ha bloccati del tutto ma rende difficoltosi i contatti. Nella nottata l'attacco era stato preannunciato da un hacker saudita che si presenta come 'OxOmar'. La settimana scorsa lo stesso hacker aveva immesso sul web una copiosa documentazione relativa alle carte di credito di cittadini israeliani, alle loro carte di identita' e ai loro indirizzi elettronici. Esperti del ramo affermano che da giorni numerosi siti web israeliani sono sottoposti a duri attacchi. Un dirigente di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha inneggiato a questi attacchi, da lui definiti ''una nuova e positiva forma di resistenza'' contro Israele. Nel frattempo hacker israeliani hanno divulgato a loro volta i dettagli di carte di credito saudite. Ma i loro sforzi di neutralizzare le attivita' di 'OxOmar' sono finora falliti.

(ANSA, 16 gennaio 2012)

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Netanyahu: l'economia israeliana gode di ottima salute

Durante il Consiglio dei Ministri Benjamin Netanyahu ha evidenziato che Standard & Poor ha abbassato il rating di nove paesi, tra cui i principali Stati europei, mentre soltanto quattro mesi fa, la stessa agenzia di rating ha elevato rating creditizio di Israele. L'economia israeliana si distingue, in modo positivo, come risultato della politica responsabile ha fatto notare Netanyahu: "noi sosteniamo la prima regola nella gestione di un' economia, sia essa di una famiglia, di una ditta o di un Paese: non si fanno spese maggiori delle entrate. E laddove necessario si effettua la correzione graduale. Questo è quello che stiamo facendo per non alterare la gestione del bilancio". Benjamin Netanyahu ha continuato "secondo le regole del buon padre di famiglia abbiamo trasferito le risorse per finanziare la legge sull' istruzione gratuita già per i bambini di tre anni. Si tratta di un tema sociale e nazionale di primissimo ordine. E 'importante sottolineare che abbiamo finanziato questo capitolo attingendo da altri capitoli. Tutti i ministri hanno contribuito al 4% del budget, un modello che ci ha permesso di attuare altre riforme. Questa gestione amministrativa della politica ci permette di mantenere la sicurezza, portare l'istruzione gratuita e controllare il bilancio."

(FocusMO, 16 gennaio 2012)

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I bambini di Gaza avranno una scuola ecosostenibile

di Valentina Garbato

Tra qualche mese anche i piccoli abitanti di Gaza potranno andare a scuola all'interno di un edificio ecosostenibile. Il progetto della scuola è tutto italiano, è firmato dall'architetto Mario Cucinella e cambierà la vita di tanti bambini palestinesi. L'istituto sarà il primo dei cento edifici scolastici del progetto "Green School". I lavori saranno ultimati a breve. La struttura avrà un impianto idrico ed elettrico autonomo che per Gaza sarebbe una cosa non comune.
La scuola ecosostenibile, destinato ad ospitare 600 bambini, sarà strutturata su due piani e coprirà un territorio di 3 mila metri quadri. L'edificio avrà l'installazione di un letto di pietre sotto la fondazione di cemento che agirà da primo moderatore bioclimatico e la copertura del tetto con dei pannelli fotovoltaici che immagazzineranno energia e calore. Il progetto innovativo ; è prevista anche l'installazione di un sistema per la raccolta delle acque piovane.

(bambiniguido.net, 16 gennaio 2012)

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Giornata della Memoria, tra parabole e musica ebraica

Per l'occasione si terrà un'esecuzione originale dell'Orchestra città di Ferrara

  
Ingresso dell'Aula Magna di Ferrara
Venerdì 27 gennaio alle ore 17 nelll'aula magna dell'università di Ferrara (via Savonarola 9), il Teatro Comunale e il Comitato per i grandi maestri celebreranno la Giornata della Memoria del 2012 con un evento specialissimo creato con musica di ispirazione ebraica e letture dal libro di don Paolo Farinella 'Il Padre che fu Madre' di Gabrielli Editori.
La parabola del figliol prodigo, mirabilmente ritratta da Rembrandt nel famoso quadro ora all'Hermitage, è oggetto nel libro di Farinella di una rivisitazione contro gli stereotipi che l'hanno avvolta tradizionalmente. Essa diventa la parabola della Misericordia, dove il Padre si trasforma in Madre amorevole e sempre accogliente. Lo spirito ebraico antico trasuda da ogni sfaccettatura della narrazione, contenuta nel solo Vangelo di Luca e di derivazione dalle profezie di Geremia, a ricordarci che Gesù era indivisibilmente ebreo e palestinese.
Al principio della rappresentazione viene proposto in audio 'Eilí, Eilí' di Jakob Sandler (1860-1931) nella trascrizione e meravigliosa coinvolgente interpretazione del famoso violinista Vasa P?íhoda (1900-1960) accompagnato dal suo pianista Otto Graef.
Seguirà la lettura recitata di stralci del libro, con le voci di Fabio Mangolini e Roberta Pazi, accompagnati dalla esecuzione integrale di una famosa composizione di Ernest Bloch, musicista svizzero del Novecento (1880-1959) pioniere in America della musica di ispirazione ebraica: 'Baal Shem', originariamente concepita per violino e pianoforte, qui offerta in prima assoluta per Ferrara e forse per l'Italia nella elaborazione per violino e orchestra composta dall'Autore nel 1939. Solista per l'occasione è il violinista Paolo Chiavacci, violino di spalla della Ocf, già allievo del grande maestro Sandro Materassi.
Chiude la serata la 'Ciaccona' per violino solo, monumento alla trascendenza edificato da Johann Sebastian Bach, interpretata dalla giovanissima stella italiana del violino Laura Marzadori.
L'Orchestra città di Ferrara, che sarà diretta da Marco Zuccarini, prosegue con questo concerto il percorso di collaborazione con il Comitato per i Grandi Maestri iniziato nel 2011 con la prima assoluta contemporanea dei due Concerti per violino e orchestra di Josef Slavík (1806-1833) e una serie di novità e grandi composizioni violinistiche del Novecento, che avranno come momenti principali a Ferrara il 14 aprile 2012 la prima esecuzione italiana del Concerto per violino e orchestra di Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948), e il Concerto per violino e orchestra di Leone Sinigaglia (1868-1944) per la Giornata della Memoria del 2013. L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

(estense.com, 16 gennaio 2012)

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Israele: offerte al Leone per Migdal

L'indiscrezione arriva da un quotidiano di Tel Aviv: sarebbero arrivate a Trieste offerte per Migdal, la prima compagnia israeliana che le Generali controllano da quindici anni. Questo interesse, secondo i rumors, si sarebbe manifestato da parte di fondi stranieri e da investitori israeliani interessati ad acquisire la compagnia. Da Trieste non sarebbe arrivata ancora alcuna risposta. Qualche contatto però, secondo il quotidiano Calcalist, ci sarebbe già stato. Un portavoce della compagnia triestina ieri ha però replicato con un "no comment" alle voci. Il valore di Migdal per le Generali si misura in decenni perchè è una partecipazione storica dove l'interesse industriale si è legato nel tempo alla sua importanza geopolitica, anche questa non secondaria considerata la dimensione planetaria delle Generali. Il Leone è stato fra i fondatori del gruppo Migdal nel 1934 con una quota del 27%. La compagnia israeliana fu poi acquisita da Banca Leumi nel 1997 per circa 230 milioni di dollari in contemporanea alla quotazione alla Borsa di Tel Aviv. Il gruppo, all'epoca guidato da Antoine Bernheim, trasformò così una partecipazione di minoranza nel controllo strategico della prima compagnia israeliana. Oggi (c'è stato un rafforzamento successivo della quota) le Generali controllano il 69,1%. L'acquisizione di Migdal è stata realizzata nei giorni dei negoziati fra Rabin e Arafat. Bernheim fiutando i venti di pace in Medio Oriente vide in Migdal «una compagnia che si sarebbe potuta sviluppare in modo importante in Israele, Palestina e negli altri Paesi del MedioOriente». Furonotempi complicati. In quegli anni il Leone dovette affrontare anche la vicenda delle polizze dell'Olocausto che si chiuse con la creazione da parte triestina di un fondo da 12 milioni di dollari per onorare le vittime. Oggi con una raccolta di 1,7 miliardi e una quota di mercato nel Vita del 31,4% e nel non vita del 31,3% (dati 2010), Migdal resta il più importante gruppo israeliano guidato dal Ceo Yonel Coehn mentre presidente è Ahron Fogel. Nell'ultima assemblea triestina l'amministratore delegato Sergio Balbinot, passando in rassegna l'andamento dei vari mercati, ha ricordato Migdal perchè ospita un Innovation Group delle Generali che studia i nuovi prodotti assicurativi. Ma la crisi si sta facendo sentire ovunque. In novembre la compagnia israeliana ha fatto registrareunterzo trimestre negativo con perdite per 1,5 milioni di dollari in linea peraltro con l'andamento critico del settore assicurativo. I rumors da Israele (al di là dell'importanza di Migdal sul vasto scacchiere delle Generali) s'innestano negli attuali orizzonti strategici del gruppo triestino. Le Generali guidate dal Ceo Group Giovanni Perissinotto si stanno sempre più spostando verso i mercati emergenti, Cina e India, guardando al Brasile e pianificano un per ora complesso (vedi la vicenda Vtb) sbarco in Russia. Tutto da verificare in sostanza il peso di queste voci da Israele che per ora Trieste non commenta.

(Quotidiano.net, 16 gennaio 2012)

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Gli ebrei di S. Giovanni d'Acri

 Lo stampo per pane ritrovato 
Un piccolo stampo per identificare i prodotti da forno, soprattutto il pane kosher mangiato dagli ebrei, è stato scoperto ad Horbat Uza, nei pressi di Acri. Il sigillo ha 1500 anni e risale al periodo bizantino. Reca l'immagine della Menorah, il candelabro a sette braccia.
Una certa quantità di stampi per pane recanti l'immagine della Menorah è custodita in diverse collezioni. Proprio la presenza della particolare raffigurazione identifica l'appartenenza degli stampi a degli ebrei, poichè gli stampi per pane cristiani recavano l'immagine della croce.
Gli archeologi hanno affermato che è la prima volta che uno stampo del genere è stato ritrovato in uno scavo e non in una collezione. Questo sarà determinante per stabilirne con certezza la datazione e la provenienza. La colonia ebraica, se ne deduce, continuò ad essere presente nell'insediamento cristiano-bizantino di Horbat Uza. La presenza di un insediamento ebraico vicino S. Giovanni d'Acri è una novità, dal punto di vista archeologico. Horbat Uza è un piccolo villaggio rurale dal quale provengono altri reperti: una lampada e vasi dipinti con motivi raffiguranti la Menorah, che non fanno che confermare la presenza evidente di una comunità ebraica sul luogo.

(paperblog, 15 gennaio 2012)

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Civili nel mirino di Hamas

Un documento riservato di Hamas trapelato su internet dimostra che il movimento terrorista islamista palestinese, nonostante la relativa calma che oggi si registra nel sud di Israele, continua a prepararsi senza sosta per il prossimo round di violenze.
Mercoledì scorso è comparso on-line un documento interno del dipartimento di intelligence militare delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, l'ala militare di Hamas. Intitolato "Lista dei kibbutz circostanti", il documento fornisce i risultati di una dettagliata ricerca di intelligence sui kibbutz e le altre comunità civili israeliane che si trovano nelle vicinanze della striscia di Gaza.
L'elenco è stato rimosso poche ore dopo essere trapelato on-line.
Nel documento compare la lista degli agglomerati civili israeliani che sorgono in una fascia fino a 6 km dal confine della striscia di Gaza, una distanza che rientra nella gittata dei razzi Qassam più semplici. "I kibbutz - sostiene Hamas nel documento - sono centri agricoli e industriali che tornano utili alle Forze di Difesa israeliane. Colpirli significa arrecare danno alle Forze di Difesa israeliane, azioni che in passato hanno già portato a un riposizionamento delle unità militari".
Ogni comunità civile israeliana è catalogata nel documento in un apposito dossier che comprende dettagli come la distanza dal confine, il numero di abitanti ecc. I dossier contengono inoltre foto aeree delle comunità israeliane, con evidenziate le posizioni non solo delle strutture militari, ma anche di centri commerciali e appezzamenti agricoli. Vi compiano persino i numeri di telefono e gli indirizzi e-mail di varie persone con incarichi di responsabilità nelle diverse comunità. Comunque, a prima vista sembra che il grosso del materiale che compone il documento sia basato su informazioni reperibili via internet.
Sabato scorso l'ala militare di Hamas ha annunciato una serie di misure concordate con Fatah, il movimento che fa capo a Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che avrebbero lo scopo di preparare il terreno per le elezioni generali nell'Autorità Palestinese previste per i primi di maggio. È stato concordato, fra l'altro, che Hamas restituirà ad Abu Mazen la sua residenza a Gaza (sequestrata al momento del golpe di Hamas a Gaza nel giugno 2007) e che verranno rilasciati membri di Fatah detenuti nelle carceri di Hamas.

(YnetNews, 15 gennaio 2012 - da israele.net)

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Il "Mein Kampf" in edicola da fine gennaio

La proposta di un editore inglese

  
Peter McGee, editore inglese, si è detto intenzionato a pubblicare estratti dall'opera di Hitler e di venderli nelle edicole tedesche.
L'IDEA- Nel giorno del settantesimo anniversario dalla pianificazione della soluzione finale per sterminare gli ebrei, il direttore di una casa editrice inglese, Peter McGee, ha deciso di pubblicare parti del "Mein Kampf" di Adolf Hitler da vendere nelle edicole di tutta la Germania da fine gennaio. L'editore giustifica la sua particolare scelta, in un'intervista rilasciata a Der Spiegel, dicendo che "è tempo che le persone si confrontino con l'opera in originale".
IL PROGETTO EDITORIALE- McGee ha inoltre detto di voler inserire dei commenti all'opera, che intende pubblicare in 15 uscite, ciascuna di 100 mila esemplari. L'idea non sembra però strana alla casa editrice in questione, poiché già nel 2009 McGee aveva scatenato polemiche con la pubblicazione di una raccolta di quotidiani dell'epoca nazista come Der Angriff e Völkische Beobachter, sempre con commenti a margine. La Baviera, che detiene il copyright delle pubblicazioni nazionalsocialiste, ha fatto causa a McGee e ha ritirato 3000 esemplari dell'opera in questione.
L'OPINIONE DA PARTE EBRAICA- La corte però ha dato ragione all'inglese, poiché la sua pubblicazione non era mirata a fomentare l'odio razziale, bensì pensata per scopi culturali. Alla luce di tutto ciò, è poco probabile quindi che McGee incorra in una nuova azione legale per gli estratti dal "Mein Kampf".Dieter Graumann, presidente del Consiglio generale degli ebrei in Germania, si è detto favorevole al progetto di Peter McGee, poiché spera che serva a "demistificare l'opera di Hitler".

(Giornalettismo, 15 gennaio 2012)

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Roma - Le fiaccole della Memoria

Arrivano alla spicciolata all'uscita dello Shabbat: ad attenderli un silenzio surreale, il buio della notte squarciato da tante candele accese. Sono i cittadini romani, alcune centinaia, ritrovatisi ieri sera in via Santa Maria Monticelli al civico 67 di fronte a quel fazzoletto di marciapiede dove giovedì pomeriggio alcuni balordi hanno divelto le pietre d'inciampo poste appena poche ore prima in ricordo delle sorelle Spizzichino. Un'offesa alla Memoria e a tutte le vittime della Shoah che ha suscitato lo sdegno della Capitale e a cui la Comunità ebraica, insieme a molti cittadini, a rappresentanti della società civile e delle istituzioni - erano presenti tra gli altri il sindaco Gianni Alemanno e il presidente della Provincia Nicola Zingaretti - ha deciso di reagire con una fiaccolata intensa e partecipata. Al centro del presidio, uno striscione sostenuto da ragazzi e ragazze dell'Hashomer Hatzair con scritto "Ricordati di ricordare". Nessun discorso ufficiale, nessun microfono: solo un commovente e composto silenzio. A chiederlo è Adachiara Zevi, responsabile della terza edizione del progetto Pietre d'Inciampo a Roma, che apre il sit-in con un intervento in cui auspica la prossima individuazione dei responsabili di questo vile atto di odio. Durissimo Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica capitolina, che rivolto alla stampa dice: "La nostra pazienza è finita. Non rimarremo inermi, non accetteremo più provocazioni di questo tipo e risponderemo punto per punto". Le luci si spengono, la folla si disperde. C'è tristezza e rabbia, ma anche la consapevolezza di non essere soli.

(Notiziario Ucei, 15 gennaio 2012)

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Fosse Ardeatine, storico tedesco accusa l'Italia. "Roma scelse di non perseguire gli assassini"

Il settimanale Spiegel rilancia la ricerca di Felix Bohr su documenti provienienti dall'AA, il vecchio ministero degli Esteri. Da cui verrebbe alla luce la volontà comune di Roma e Berlino, a fine anni 50, di evitare l'estradizione e il processo ai criminali. Le ragioni del governo democristiano: evitare di dare l'esempio ad altri Paesi per rivalersi sui criminali di guerra italiani, ma anche per non incrinare i rapporti con la Germania di Adenhauer e non dare un vantaggio propagandistico al Pci

  
Herbert Kappler
BERLINO - Alla fine degli anni Cinquanta, le diplomazie di Italia e Germania collaborarono per evitare che i criminali nazisti responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeatine fossero estradati e chiamati a rispondere di quella terribile rappresaglia davanti alla giustizia italiana. Alla sbarra finirono solo Herbert Kappler ed Erich Priebke. Lo afferma la ricerca dello storico berlinese Felix Bohr, che il settimanale Spiegel rilancia pubblicandone estratti e conclusioni. Secondo la sua ricostruzione, Roma contribuì all'insabbiamento per evitare che il processo ai militari tedeschi fungesse da esempio per Paesi che, a loro volta, avrebbero chiesto all'Italia di consegnare gli italiani macchiatisi di crimini di guerra.
    Bohr ha ripercorso la vicenda analizzando documenti rinvenuti nell'Archivio politico dell'Auswaertiges Amt (AA), il ministero degli Esteri tedesco. Lo storico si sarebbe imbattuto in una corrispondenza intercorsa nel 1959 tra l'ambasciata tedesca a Roma e l'AA, da cui emergerebbe la volontà delle parti di sottrarre al giudizio i criminali nazisti. In particolare, il consigliere d'ambasciata tedesco a Roma dell'epoca, Kurt von Tannstein, iscritto al partito nazista dal 1933, scriveva che l'obiettivo "auspicato da parte tedesca e italiana" era di "addormentare" le indagini sull'esecuzione del marzo 1944 in una cava della Città eterna, in cui morirono 335 civili e militari italiani.
    Spiegel scrive che "l'iniziativa partì dal governo italiano": i dirigenti democristiani non avevano interesse a chiedere l'estradizione dei responsabili dell'eccidio residenti in Germania. Un diplomatico italiano di rango elevato spiegava che "il giorno in cui il primo criminale tedesco verrà estradato, ci sarà un'ondata di proteste in altri Paesi che a quel punto chiederanno l'estradizione dei criminali (di guerra, ndr) italiani". Ma altre ragioni inducevano il governo italiano a frenare il desiderio di giustizia di una nazione. Una era certamente la volontà di non turbare i buoni rapporti con la Germania di Konrad Adenauer, alleata nella Nato. E poi, il disegno strategico di non fornire un vantaggio propagandistico al Partito comunista italiano.
    I documenti scoperti da Bohr portano alla luce il contenuto di un colloquio che l'ambasciatore tedesco Manfred Klaiber ebbe nell'ottobre 1958 con il capo della procura militare di Roma, colonnello Massimo Tringali, nella sede diplomatica tedesca. Dopo il colloquio, Klaiber scriveva a Bonn che il colonnello Tringali aveva "espresso che da parte italiana non c'è alcun interesse a portare di nuovo all'attenzione dell'opinione pubblica l'intero problema della fucilazione degli ostaggi in Italia, in particolare di quelli alle Fosse Ardeatine".
    All'ambasciatore tedesco, Tringali aveva spiegato che ciò "non era auspicato per motivi generali di politica interna" e "esprimeva l'auspicio che dopo un doveroso e accurato esame, le autorità tedesche fossero in grado di confermare alla Procura militare che nessuno degli accusati era più in vita o che non era possibile rintracciare il loro luogo di residenza, oppure che le persone non erano identificabili a causa di inesattezze riguardo alla loro identità".
    Il colonnello italiano avrebbe aggiunto che, nel caso in cui le autorità tedesche fossero arrivate dopo un'inchiesta alla conclusione che tutti o parte dei responsabili dell'eccidio vivevano in Germania, "la Bundesrepublik era libera di richiamarsi all'accordo italo-tedesco di estradizione e di spiegare che le informazioni richieste non potevano essere fornite, in quanto la Bundesrepublik in base ai suoi regolamenti non estrada i propri cittadini".
    L'ambasciatore Klaiber, iscritto al partito nazista dal 1934 ed entrato sotto Hitler nel ministero degli Esteri del Terzo Reich, aveva aggiunto una nota personale in cui appoggiava la "ragionevole richiesta" italiana, a cui bisognava fornire una "risposta assolutamente negativa". Il risultato fu che nel gennaio 1960 dall'AA di Bonn arrivò all'ambasciata tedesca a Roma la risposta che nel caso della maggior parte dei ricercati "non è possibile al momento rintracciare il luogo di residenza", esprimendo anche il dubbio che "essi siano ancora in vita". Un addetto dell'ambasciata annotò che "ciò corrisponde al risultato atteso".
    Le ricerche di Felix Bohr hanno invece accertato che, in alcuni casi, sarebbe stato facile rintracciare criminali nazisti che alle Fosse Ardeatine ebbero un ruolo non di secondo piano. Carl-Theodor Schuetz, che aveva comandato il plotone di esecuzione, lavorava presso il 'Bundesnachrichtendienst', i servizi segreti tedeschi. Kurt Winden, che secondo Kappler aveva collaborato alla scelta degli ostaggi da fucilare, nel 1959 era il responsabile dell'ufficio legale della Deutsche Bank a Francoforte. Per quanto riguarda invece l'Obersturmfuehrer Heinz Thunat, nel 1961 il suo indirizzo era "noto", ma un funzionario dell'AA scrisse a Klaiber e Tannstein di comunicare agli italiani che "su Thunat non si è in grado di fornire informazioni".
    Risultato: il procedimento per gli altri responsabili dell'eccidio alle Fosse Ardeatine venne archiviato in Italia nel febbraio 1962.

(la Repubblica, 15 gennaio 2012)

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Pacifici: lancio un appello ai condomini, chi ha visto parli

ROMA, 14 gen. - ''Lancio un appello a tutti i condomini del civico 67 di via di Santa Maria in Monticelli. Chi ha visto, parli. Per estrarre quei sampietrini occorre oltre un'ora di tempo. Lo ripeto, e' impossibile che nessuno abbia visto''. E' quanto ha dichiarato il presidente della Comunita' ebraica di Roma, Riccardo Pacifici partecipando, stesera, alla fiaccolata in via di Santa Maria in Monticelli, per condannare l'oltraggio ai sampietrini della memoria.
Ed ha aggiunto ancora il presidente della Comunita' ebraica di Roma: ''Chiedo a questi signori di non essere reticenti, di collaborare. Faccio inoltre appello al nostro amico, il ministro Paola Severino, affinche' possa dare agli inquirenti tutte le immagini che sono state registrate dalle telecamere del Palazzo di Grazia e Giustizia per le indagini''.
''Basta con l'indifferenza - ha aggiunto Pacifici- E' finita la nostra pazienza, noi ebrei non vogliamo piu' recitare il ruolo delle vittime e non possiamo piu' tollerare il quieto vivere. Da oggi e' cominciata la guerra con i gruppi eversivi'', ha annunciato il presidente della Comunita' ebraica di Roma.

(Adnkronos, 14 gennaio 2012)

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Lavagna: omaggio alla cultura yiddish e alla musica kletzmer

di Giuseppe Valle

"Partigiani nella foresta" - Illustrazione del libro The Power of Light:
Eight Stories for Hanukkah
di I.B. Singer
LAVAGNA (GE) - Domenica 22 gennaio alle ore 21 riprende l'attività dell'Associazione culturale "Ultreia!" con uno spettacolo intitolato "Un fuoco nel bosco" allestito nell'auditorium G.B. Campodonico di Lavagna. Si tratta di un omaggio, in parole e musica, alla cultura yiddish, con letture tratte da grandi scrittori come Isaac Bashevis Singer ed E. Wiesel, e musica kletzmer che appartiene alla stessa matrice popolare. Questo è un modo per tener viva la memoria di un passato che ci appartiene, non solo rievocando la Shoah, ma anche offrendo un'immagine , anche se parziale, di un popolo geniale, capace di ridere di sè fino alle lacrime o anche in mezzo alle lacrime.
Il titolo del lavoro allude ad una leggenda affascinante - oggetto delle narrazioni - il cui senso è di tener viva una memoria legata al mondo descritto nei racconti di Singer e di tanti altri scrittori yiddish: nella prima parte dello spettacolo si apre una finestra, raccogliere le voci di un popolo di rabbini e mendicanti, artigiani e sensali, mercanti, madri, fidanzate, mogli… Poi vengono rappresentate la lacerazione di quella comunità, la frantumazione di quel mondo attraverso i due fenomeni storici della emigrazione prima (sarà letta parte di un racconto di Singer, I piccoli calzolai di Frampol) e della deportazione poi (un capitolo de La notte di Wiesel). Nella terza parte sarà rievocata la Shoah soprattutto attraverso alcune testimonianze poetiche. La conclusione è affidata a uno splendido dialogo, di Wiesel, fra un bambino ebreo e il "branco" che vuole distruggerne la vita e il ricordo.
La ricerca testuale è stata affiancata da un' attenta ricerca musicale, con la scelta soprattutto di brani della tradizione kletzmer, attingendo al repertorio di Giora Feidman e altri, ma non solo: significativo e particolarmente suggestivo, ad esempio, il contrappunto fra le poesie sulla Shoah e il tema di Shindler's List, o il contrasto fra la disperazione del protagonista di un passo de La notte, cui nessuno crede quando racconta l'orrore incipiente, e una struggente musica di danza.
Al dialogo delle parole, che intrecciano Marina Maffei e Enrico Rovegno, si alterna il dialogo degli strumenti, su tutti violino e clarinetto (Mauro Luciani e Salvatore Baronilli), che vengono sostenuti e accompagnati da chitarra (Fabio Biasotti), basso (Gianteo Bordero) e percussioni (Flavio Casagrande).

(Levante News, 14 gennaio 2012)

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In Egitto Tantawi si prepara a cedere il potere ai Fratelli musulmani

Va sempre peggio nel "nuovo" Egitto. Il Governo militare di transizione egiziano (SCAF) sta preparando un passaggio di consegne ai Fratelli musulmani, vincitori alle recenti elezioni assieme ai salafiti. Naturalmente con grande costernazione di USA ed Israele. Non era certo questo che Obama desiderava per l'era post-Mubarak. Il presidente americano prevedeva che i militari rimanessero al potere fino ad una nuova, democratica costituzione e l'elezione di un presidente moderato.
Ciò si sta rivelando una meravigliosa chimera. Il feldmaresciallo Tantawi, capo del governo militare, non intende aspettare. Ha già raggiunto un accordo per cedere i suoi poteri presidenziali provvisori all'entrante portavoce del Parlamento, che sarà uno dei Fratelli musulmani....

(l'Occidentale, 14 gennaio 2012)

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Netanyahu: Israele è impegnato su più fronti ma non è isolato

  
Netanyahu in un'intervista a The Australian ha confermato che questi giorni sono importanti per portare avanti la questione della pace e degli insediamenti con i palestinesi ma al momento quello che più lo preoccupa è la minaccia proveniente dall'Iran. "Finalmente - ritiene Netanyahu - la pressione internazionale incomincia a farsi sentire. Per la prima volta vedo l'Iran barcollare". Secondo il punto di vista di Netanyahu, Teheran sta barcollando sotto la sanzioni che sono state adottate e in modo particolare quelle che riguardano la loro banca centrale. Netanyahu sostiene che il lavoro sia appena cominciato: "Queste sanzioni devono essere unite alla chiara dichiarazione da parte della comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti, di agire militarmente per fermare l'Iran qualora le sanzioni non dovessero servire. Comunque in questa fase l'economia iraniana sta mandando chiaro segnali di tensione."
    Alla luce dello spostamento nel sottosuolo del grande impianto nucleare iraniano Netanyahu ha dichiarato a The Australian: "L'Iran sta sfacciatamente violando la legge internazionale e i suoi impegni cercando di nascondere nel sottosuolo le sue armi nucleari. Sta arricchendo l'uranio in due stabilimenti. E' un grosso pericolo sia per il Medio Oriente e per il mondo intero".
    Netanyahu insiste sul fatto che non sarebbe solo Israele ad essere danneggiata da un Iran in possesso delle armi nucleari: "La grande minaccia davanti alla quale si trova l'umanità è che le armi nucleari saranno a disposizione di un regime islamico radicale oppure il regime islamico radicale avrà a disposizione le armi nucleari. Il primo caso si verificherà se i Talebani occuperanno il Pakistan, il secondo se il regime degli ayatollah realizzerà le armi nucleari. Entrambi i casi rappresentano una catastrofe nello sviluppo della pace, per la fornitura di petrolio al mondo, la sicurezza di molti paesi, prima di tutto il mio ma anche di molti altri".
    Se l'Iran è una delle più spinose questioni che Israele deve fronteggiare, lo sforzo estremo di trovare un modus vivendi con la popolazione della Palestina in Gisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est è ancor più patologico e cronico. Poco dopo essere stato nominato primo ministro per la seconda volta, tre anni fa, Netanyahu sorprese molti dichiarando il suo impegno verso lo stato palestinese. "La mia visione di pace è uno Stato palestinese demilitarizzato che riconosce lo stato di Israele" disse.
    Per la maggior parte degli ultimi tre anni i palestinesi hanno chiesto che Israele fermasse la costruzione lungo i confini del 1967 in Cisgiordania e nei sobborghi ebrei di Gerusalemme Est,sostenendo che non avrebbero avviato i negoziati di pace senza prima aver raggiunto tale precondizione. Israele rispose che Gerusalemme Est rappresenta una questione differente dalla Cisgiordania e che questa settimana, per la prima volta da molto tempo, i negoziatori israeliani e palestinesi si sono incontrai in Giordania per avviare colloqui diretti. "La cosa principale che deve emergere è l'impegno a continuare i negoziati per raggiungere un accordo - dichiara a tal proposito Netanyahu - Noi siamo disposti a farlo, i palestinesi no. Insistono sulle precondizioni per iniziare i negoziati. Ritengo sia un errore. Israele è pronta a sedersi senza pre condizioni, i palestinesi non lo sono. C'è un modo molto semplice per dimostrarlo, io desidero sedermi in macchina e viaggiare 8 -10 minuti da qui a Ramallah e avviare i negoziati con il presidente palestinese Abbas. Lui non è disposto a fare la stessa cosa con me." Tuttavvia Netanyahu invita a considerare : "molte cose sono cambiate dallo scorso anno con tutti gli avvenimenti accaduti nel mondo arabo. Questo non fa che aumentare la nostra preoccupazione per la sicurezza, siamo preoccupati che ogni territorio che noi lasciamo libero possa essere occupato da forze islamiche radicali. E già accaduto un paio di volte, in Libano, occupata dagli Hezbollah vicini all'Iran e quando abbiamo lasciato Gaza occupata da Hamas. Non possiamo permettere che accada una terza volta e vedere le montagne della Giudea e della Samaria occupate dall'Iran. "Lo Stato di Israele sarebbe troppo stretto in un corridoio di 10 miglia, obiettivo di 10,000 missili puntati verso le nostre città, i nostri spazi aerei le nostre abitazioni. E' legittima la nostra preoccupazione di salvaguardare la sicurezza".
    The Australian evidenzia l'isolamento di Israele e Netanyahu risponde: "Prima di tutto non è così evidente come potrebbe sembrare. Ho avuto un lungo colloquio con il ministro degli affari esteri indiano, abbiamo parlato di grandi progetti di collaborazione. E' stata una conversazione estremamente positiva. Abbiamo avuto esperienze simili con la Cina che riteniamo mostri un grande interesse a collaborare con Israele. Entrambi i Paesi hanno espresso apprezzamento per la nostra tecnologia , Israele è una vera potenza nel settore information tecnology, campo medico, irrigazione agricola, telecomunicazioni e in molti altri settori .ll nostro presidente Peres è stato recentemente in Vietnam.
    Israele è molto popolare anche in Asia. La gente ritiene che abbia notevole importanza concludere collaborazioni con noi nel 21o secolo, l'era della conoscenza. Israele sta facendo grandi affari in Asia con significativi progressi a livello diplomatico, economico, e negli scambi commerciali e militari". E non solo rispetto all'Asia. "Sta accandendo - continua Netanyahu - qualcosa anche in Africa, Ci andrò molto presto ma ho già incontrato i leader dell'Uganda, del Kenya e del Sudan meridionale, sono molto preoccupati dall'ondata islamista". E in Europa: "Abbiamo ottime relazioni con molti Paesi dell'Europa centrale. E vorrei anche ricordare il supporto leale verso Israele degli USA. E' sempre stato molto alto ed è cresciuto negli anni". Netanyahu aggiunge:"moltissimi americani si identificano con Israele perché si rendono conto che condivide gli stessi valori e ideali degli americani. Quindi sostenere che Israele è isolato, non è corretto". Tutttavia Netanyahu non nasconde l'esistenza della profonda ostilità verso Israele da parte di una certa stampa occidentale e in alcuni Paesi arabi :"è più intensa in alcuni segmenti dell'opinione pubblica dell'Europa occidentale, sebbene non complessivamente esiste anche una strana unione tra i radicali islamici e frange di radicali nella politica europea"

(FocusMO, 14 gennaio 2012)

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I palestinesi che sposano un israeliano non potranno più ottenere la cittadinanza

TEL AVIV - Una legge che nega l'estensione automatica della cittadinanza o anche il diritto alla residenza permanente agli sposi palestinesi di cittadini di Israele ( ma la ammette in casi umanitari), è stata approvata dalla Corte Suprema di Gerusalemme al termine di un lungo e sofferto dibattito. Da un lato la difesa dei diritti civili di oltre un milione di arabi israeliani.
Dall'altro considerazioni generali di sicurezza dello Stato ebraico. Alla fine sei giudici hanno respinto gli appelli delle organizzazioni per i diritti civili che volevano l'abolizione della legge, approvata «in via provvisoria» nel 2003 quando Israele era impegnato in una lotta spasmodica contro un'ondata di attentati terroristici palestinesi. Altri cinque giudici (fra cui la presidentessa del Corte Suprema, Dorit Beinish) hanno votato per abolire la legge. Sintetizzando il pensiero della maggioranza, il giudice Asher Grunis ha affermato: «I diritti civili non possono essere una ricetta per un suicidio nazionale. Non esiste alcun esempio di un Paese che consenta l'ingresso di migliaia di cittadini di una entità nemica, per qualsiasi fine, durante un periodo di guerra, o di lotta armata». Se le coppie miste israelo-palestinesi vogliono vivere in piena armonia «che si trasferiscano nei Territori, o altrove» ha suggerito il presidente della Knesset Reuven Rivlin, del Likud.

(il Giornale, 13 gennaio 2012)

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Israele compra il sesto sottomarino dalla Germania

Israele compra un nuovo sottomarino tedesco per difendersi, dice, in caso di attacco, mentre aumentano le tensioni con l'Iran. Si tratta del sesto Dolphin che riceverà dalla Germania da qui al 2015. I primi tre sono in funzione dal 1998, due dei quali sono stati donati da Berlino. Per gli altri tre il governo tedesco riceverà 700 milioni di dollari l'uno. Un ufficiale israeliano:
"Non siamo autorizzati a parlare delle operazioni e questo è il segreto del nostro successo. Se vi dicessi cosa stiamo programmando per la prossima guerra, il nemico ci aspetterebbe e non vogliamo dare loro alcun vantaggio".
La Germania costruì i primi Dolphin per Israele negli anni Novanta. Ognuno può trasportare quattro missili nucleari della gittata di 1.500 chilometri, abbastanza per raggiungere l'Iran.

(euronews, 13 gennaio 2012)

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Jane Birkin in concerto a Tel Aviv, rifiuta di boicottare Israele

  
Jane Birkin
L'attrice e cantante Jane Birkin, che deve esibirsi questo fine settimana a Tel Aviv ha spiegato giovedì che ha resistito alle pressioni che le venivano fatte per boicottare Israele. "Non volevo boicottare Israele malgrado le molteplici chiamate che ho ricevuto in questi due ultimi mesi" ha dichiarato colei che fu la musa ispiratrice dell'autore compositore Serge Gainsbourg durante una conferenza stampa fatta alla residenza dell'ambasciatore di Francia a Tel Aviv. Israele è nel mirino di un boicottaggio economico, universitario e culturale organizzato da gruppi pro palestinesi che denunciano l'occupazione della Cisgiordania. Sotto la loro pressione, numerosi artisti stranieri annullano con regolarità le loro tournée previste nello Stato ebreo.
"Ogni volta che un artista prevede un tour in Israele, è sistematicamente sottomesso a pressioni di gruppi pro palestinesi per annullarlo" ha dichiarato all'AFP una fonte diplomatica francese. Jane Birkin, che deve interpretare delle canzoni di Gainsbourg durante due concerti venerdì e sabato, spiega che ha esitato a venire per via dei suoi disaccordi con il governo di destra di Benjamin Netanyahu. "La sola questione un pò complicate per me era di sapere se avrei boicottato il governo israeliano" ha spiegato l'artista. "Poi mi sono detta perché fare soffrire la gente? Isolare ancora un Paese isolato, triste per la sua sorte, complicata, è una cattiveria della quale non sono capace" ha spiegato la donna. Ha precisato che si esibirà in aprile a Ramallah , in Cisgiordania - un concerto che finanzierà di tasca sua - non avendo potuto recarsi durante questo viaggio nella città palestinese . "Purtroppo , la situazione è tale che adesso e necessario che siano due viaggi diversi, separati (i concerti in Israele e nei territori palestinesi ) " ha precisato , aggiungendo che per lei era " essenziale andare da entrambe le parti". Jane Birkin si é detta in modo "ingenuo" essere ottimista per la pace tra Israele e palestinesi, facendo un parallelo con il conflitto nord irlandese che ha conosciuto bene, essendo britannica. "Non voglio essere troppo ingenua, ma mi ricordo le bombe dell'IRA quando ero piccola, e alla fine siamo giunti ad un compromesso e alla pace. Alla fine anche qui ci sarà la pace, ci vorrà del tempo e servirà dare il meglio da parte degli israeliane e dei palestinesi , ma questo giorno arriverà. Questo è il mio messaggio molto innocente " ha dichiarato l'artista. Questi due concerti della Birkin fanno parte di una tournée mondiale iniziata per venire in aiuto alle vittime del terremoto che ha colpito il Giappone a marzo e la donna sarà accompagnata sulla scena da un gruppo di musicisti giapponesi.

(FocusMO, 13 gennaio 2012)

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Israele e Arabia Saudita, venti di cyber-guerra

Hacker israeliani e arabi si danno battaglia a suon di carte di credito rubate. Israele risponde piccata parlando di cyber-rappresaglia, mentre l'Arabia Saudita getta acqua sul fuoco

di Alfonso Maruccia

ROMA - È vera e propria "cyber-crisi" tra Israele e Arabia Saudita, e la colpa è di un saudita noto come "OxOmar" apparentemente colpevole di aver rubato decine di migliaia di carte di credito (e relative credenziali) appartenenti ad altrettanti cittadini israeliani. Le autorità di Gerusalemme hanno tutta l'intenzione di non far passare sotto silenzio l'accaduto, anzi di combattere gli attacchi con vere e proprie "rappresaglie digitali".
OxOmar si è autodescritto come un teenager abitante a Riyad, ben capace di penetrare istituti bancari e altri server israeliani oltre a nascondersi dai tentativi di identificazione. Tentativi che ci sono stati e che hanno portato a tracciare la posizione dell'hacker saudita in Messico, fatto però smentito da OxOmar come erroneo e lontano dalla realtà fattuale.
Dopo l'attacco dello smanettone saudita, hacker israeliani sono partiti alla controffensiva rubando 1.000 carte di credito da diversi siti di e-commerce arabi. In tutta risposta, gli istituti bancari di Riyad hanno provato a raffreddare la faccenda parlando di numeri di carta errati e di danni a bassa potenzialità rispetto al volume di affari complessivo movimentato con le carte di credito nel paese.A voler proseguire sul terreno dello scontro è però Israele, che minaccia di usare le sue "capacità attive di attacco contro coloro che provano a danneggiarlo, e nessuna agenzia o hacker sarà immune dalla nostra azione di rappresaglia". Minaccia da prendere sul serio, considerando il cyber-attivismo dei netizen israeliani e i sospetti di coinvolgimento nell'affare Stuxnet.

(Punto Informatico, 13 gennaio 2012)

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Calcio - Un israeliano alla corte di Mancini

di Adam Smulevich

  
Nir Biton
Sarà stato un po' come essere un bambino che fa il suo primo ingresso in un parco giochi. Le attrazioni però non si chiamavano zucchero filato o autoscontro. Avevano nomi ben più esotici: Balotelli e Dzeko, Silva e Yaya Touré. Il meglio (o quasi) che il calcio europeo è oggi in grado di offrire agli appassionati di pallone. Mostri sacri che Nir Biton, 20enne centrocampista israeliano in forza all'Ashdod FC, ha avuto modo di osservare a stretto contatto nel corso di una sessione di stage appena conclusasi in casa del Manchester City. "Un'esperienza pazzesca" ha affermato il diretto interessato al ritorno in patria, ancora frastornato per le emozioni vissute alla corte di Roberto Mancini. Certo non sarà facile mantenere l'umiltà necessaria per farsi largo nel mondo del calcio dopo aver trascorso alcune settimane fianco a fianco con i big della Premier ricevendo peraltro i complimenti di sir Mancio in persona. Ma Nir non sembra aver perso la lucidità necessaria per imporsi ad alti livelli: "Vado avanti per la mia strada, a testa alta ma consapevole che devo fare ancora molto per diventare un top player". La favola di questo talentuoso mediano, che ha già esordito con la casacca della nazionale ed è atteso dagli ultimi mesi di leva obbligatoria, potrebbe comunque non essere finita qui. "Vi assicuro che Nir non è andato in Inghilterra col pensiero di farsi una vacanza" ha affermato infatti il suo agente, Dudu Dahan, rivelando l'interesse dei dirigenti dei Citizens ad una prossima contrattualizzazione del suo assistito. E così Israele inizia a sognare.

(Notiziario Ucei, 13 gennaio 2012)

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Egitto - Disputa salafiti-governo sulla Fiera internazionale del turismo

Gli integralisti vogliono la sharia nelle attività turistiche

MADRID, 13 nov - I salafiti, emersi come seconda forza politica alle elezioni in Egitto, vogliono partecipare alla delegazione istituzionale alla Fiera internazionale del turismo Fitur, ma il governo egiziano si oppone, temendo l'imposizione di un modello di turismo ispirato all'ideologia integralista. E' quanto riferisce oggi El Mundo, secondo il quale l'affermazione del partito salafita Al Nur alle elezioni in Egitto "ha sollevato incertezza sul modello che i seguaci dell'Islam rigoroso propugnano per il turismo", una delle principali fonti di entrate per il Paese. Mohamed Nur, il portavoce del partito salafita Al Nur, citato dal quotidiano madrileno, annuncia l'intenzione di partecipare a Fitur, in programma a Madrid dal 18 al 2 gennaio, uno dei principali appuntamenti del settore a livello mondiale, per informare i tour operator sulle proposte turistiche della sua formazione. Mohamed Nur prevede di guidare la delegazione egiziana alla fiera e si è detto disposto a dare conferenze nelle università spagnole per rispondere alle domande sull'ideologia salafita, su quale sarà il futuro delle relazioni economiche fra Egitto e i paesi europei e Israele, ma anche su come si pensa di applicare la 'sharia', la legge coranica, a settori come quello del turismo. Da parte sua, il ministro egiziano al ramo, Munir Fajiri Sbdelnur, ha smentito categoricamente la partecipazione di Al Nur alla delegazione che sarà presente a Madrid. "Vi prenderanno parte il ministro, il suo segretario e varie imprese egiziane del settore che esporranno alla fiera", ha assicurato in dichiarazioni a El Mundo. I rappresentanti del partito salafita, secondo Abdelnur, "Possono andare a Fitur come visitatori, ma non come membri della delegazione ufficiale". Sullo sfondo della disputa, due visioni distinte su come rilanciare il settore in Egitto, danneggiato dalle rivoluzione che un anno fa ha posto fine al regime di Hosni Mubarak e dalla situazione politica ancora instabile. I salafiti propongono di applicare la 'sharia' al turismo, che comporterebbe una segregazione fra i visitatori stranieri e gli egiziani.
"Nell'ambito della sharia, rispettiamo la privacy - ha assicurato Nur - Il visitatore straniero potrà godere delle spiagge e del mare in costume, sarà preservata la sua privacy", ha aggiunto. Ma l'applicazione della legge islamica esige che ci siano spiagge private per i turisti, in maniera da evitare contatti con la popolazione locale. Il che comporterebbe anche una nuova pianificazione dei complessi turistici esistenti nel Paese. Mohamed Nur ha tuttavia sottolineato che i turisti siano comunque tenuti a rispettare i costumi e le tradizioni del Paese musulmano.

(ANSAmed, 13 gennaio 2012)

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In Italia si predica l'antisemitismo e il governo tace

Non è passato sotto silenzio l'allarme di Libero sul convegno "Musulmani in Italia: Essere per testimoniare", organizzato dall'Ucoii e che si è svolto dal 6 all'8 gennaio scorsi a Bellaria, nel Riminese. Con un'interrogazione parlamentare, la deputata del PdL Souad Sbai punta i riflettori su alcune "star" del fondamentalismo islamico che vi hanno partecipato, fra le quali Rachid Ghannouchi, leader del partito An Nahda, costola tunisina dei Fratelli musulmani, e Tariq Ramadan, intellettuale di punta dei Fratelli musulmani.
In particolare, dal ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, e dal ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si vuole sapere in base a quali criteri e informazioni sia stato concesso il visto d'ingresso al telepredicatore egiziano Sawfat Hijazi, che, come ha rivelato Libero è stato «inserito nel 2009 dal ministero dell'Interno britannico nella lista nera, fra le 22 personalità indesiderate sul territorio del Regno Unito» per il suo odio verso Israele.
In pratica, per quale ragione in Italia si può predicare liberamente l'antisemitismo con il silenzio assenso delle autorità costituite? Sebbene siano tecnici, i ministri non dovrebbero trascurare «un'azione di controllo sull'attività proselitistica jihadista e qaedista messa in atto dai detti personaggi nel nostro Paese»
Inoltre, la Sbai intende seguire le tracce del denaro raccolto durante il meeting e chiede «se il Governo intenda far sì che venga eseguita, per quanto di competenza, un'azione di controllo sulla destinazione dei fondi dal detto convegno ricavati». Il biglietto d'ingresso costava 110 euro a persona. Dove sono andati a finire i quattrini?

(Libero-news.it, 12 gennaio 2012)


Predica esemplare del telepredicatore egiziano invitato in Italia:



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Israele si prepara alla caduta di Assad

di Agostino Loffredi

Israele si sta preparando alla caduta del regime siriano di Bashar al-Assad cui potrebbe seguire un esodo di profughi dalla Siria.
La comunicazione è stata fatta due giorni fa dal capo delle forze armate israeliane, il tenente generale Benny Gantz, durante una riunione della Commissione parlamentare per gli Affari Esteri e la Difesa. Secondo Gantz quando il regime di Assad cadrà, perché di questo si ritiene certo, i cittadini appartenenti alla minoranza musulmana degli alawiti (di cui fa parte la famiglia Assad) potrebbero essere oggetto di ritorsioni e per questo tenteranno in massa di lasciare il Paese: "Ci stiamo preparando ad accogliere i rifugiati alawiti sulle alture del Golan" ha affermato Gantz
I piani a cui sta lavorando Israele sono di assistenza umanitaria ma anche di misure difensive. Il territori del Golan sono infatti una zona strategica che Israele ha conquistato alla Siria nella guerra del 1967, ma che rimangono tuttora contesi perché formalmente i due paesi sono ancora in conflitto.
Israele fino ad ora ha mantenuto un profilo basso rispetto alla rivolta popolare esplosa in Siria nel marzo scorso contro il regime del presidente Bashar al-Assad, e di fatto non ha assunto alcuna posizione. Tuttavia i funzionari israeliani stanno sempre più frequentemente sostenendo che il governo di Assad si trova in cattive acque.
D'altronde Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, la settimana scorsa, ha detto apertamente che Assad "si sta indebolendo" prefigurandosi che sarebbe caduto entro quest'anno. "Non importa se ci vorranno sei settimane o 12 settimane, egli [Assad] ormai è destinato ad essere rovesciato e ascomparire ", ha detto Barak.

(il Journal, 12 gennaio 2012)

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La scienza della natura unisce studenti israeliani e arabi

GERUSALEMME - Il fatto che i bambini si intendano fra di loro nonostante le difficili circostanze esterne, è dimostrato dal progetto "Coesistenza", nei Giardini Botanici di Gerusalemme. Da cinque anni bambinii arabi e israeliani da 9 a 11 anni visitano l'area verde con oltre 10.000 piante.
Secondo l'ambasciata israeliana in Germania, il progetto comune consiste in dieci incontri. Dopo gli incontri i bambini si fanno visita gli uni gli altri nelle loro scuole per piantare alberi sul posto. Secondo il Project Manager Leah Gerson, l'Orto Botanico serve "come campo neutro che ha una piacevole atmosfera e crea spazi di apertura e dialogo". Non ci sono barriere linguistiche perché "i bambini trovano il modo di comunicare fra di loro."
Negli ultimi cinque anni 160 bambini hanno preso parte allo studio. "La diversità delle culture può incoraggiare ad accettare le differenze umane", ha detto Sue Surk, responsabile dello sviluppo del progetto. "Coesistenza" non è l'unico progetto dei Giardini Botanici di Gerusalemme. Per raggiungere anche bambini di altre religioni c'è un percorso biblico da poco rinnovato con nuovi piante al di fuori dell'area.

(Israelnetz.com, 12 gennaio 2012 trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Hamas aizza l'antisemitismo tunisino

di Valentina Colombo

"Uccidere gli ebrei è un dovere". "Cacciare gli ebrei è un dovere". Questi gli slogan principali che hanno accolto l'arrivo di Ismail Haniyeh, primo ministro dell'Autorità Nazionale Palestinese dopo le elezioni vinte dal suo movimento Hamas il 25 gennaio 2006, all'aeroporto di Cartagine lo scorso 5 gennaio. Tunisi è l'ennesima tappa di un tour che lo ha già portato in Egitto, Sudan e Turchia. La visita di Haniyeh non stupisce, considerato che Hamas è la filiale palestinese del movimento dei Fratelli musulmani....

(La Bussola Quotidiana, 12 gennaio 2012)

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La Maccabiade si tinge di azzurro

Motti Tichauer
Un grande motivo di orgoglio per l'ebraismo italiano e per le sue istituzioni, un pubblico riconoscimento al lavoro meritorio svolto in questi anni in Italia, in Europa, nel mondo. Vittorio Pavoncello, presidente del Maccabi Italia e consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è stato nominato rappresentante europeo dell'International Accomodation Committee, il board della diciannovesima edizione delle Maccabiadi in programma in Israele nell'estate del 2013. La nomina è avvenuta su impulso di Motti Tichauer, presidente del Maccabi European Congress (istituzione di cui Pavoncello è consigliere assieme, tra gli altri, alla vicepresidente UCEI Claudia De Benedetti) e suo predecessore in questo prestigioso incarico. A far propendere Tichauer per l'affidamento della missione a Pavoncello, la credibilità internazionale ottenuta attraverso le molte proficue relazioni intessute in questi anni da 'maccabista' con rappresentanti delle istituzioni ebraiche e con varie federazioni sportive nazionali.
"Sono pronto a dare il mio contributo, come sempre, anche se con alcune difficoltà legate al particolare momento economico che l'Italia sta attraversando" spiega Pavoncello, anima della dodicesima edizione dei Giochi Europei svoltisi nel 2007 a Roma ("il più grande evento ebraico mai realizzato in questo paese") e storico referente nazionale del Maccabi. "Accettare questa proposta - sottolinea il consigliere dell'Unione - significherebbe applicare necessariamente il mio metodo, dedizione completa e maniacale. Un approcccio dovuto vista l'importanza della posta in gioco ma che potrebbe comportare non pochi problemi al sottoscritto. Non dobbiamo infatti dimenticare che all'interno del pianeta Maccabi siamo tutti volontari e che questa attività sottrae energie vitali al lavoro, alla famiglia e al tempo libero". Un impegno per i giovani e per la comunità ebraica che Pavoncello, conosciuto negli ambienti romani col soprannome di 'Botticella', porta avanti ormai da anni "con la consapevolezza dell'importanza ineludibile che lo sport ha nel rafforzamento e nella condivisione di un'identità ebraica forte tra i nostri giovani". Negli occhi, ancora, l'entusiasmo degli atleti azzurri ritrovatisi la scorsa estate insieme ad altre migliaia di giovani da tutta Europa all'ombra del Rathaus viennnese.

(Notiziario Ucei, 12 gennaio 2012)

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Gli spaghetti alla chitarra "La Molisana" al primo posto in Israele

CAMPOBASSO, 11 gen. - Lo spaghetto alla chitarra de "La Molisana" vince il test della rivista israeliana "Food road". Otto shef hanno confrontato altrettante paste similari di fabbricazione italiana e israeliana. La competizione si e' svolta al buio ed ha decretato la vittoria dello storico pastificio di Campobasso, che nel 2012 compie i cento anni di attivita'.
"E' un buon inizio d'anno - ha commentato l'amministratore delegato de La Molisana, Giuseppe Ferro - che ci sprona ancora di piu' per riportare l'azienda ai primi posti in Italia".

(AGI, 11 gennaio 2012)

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Apple conferma: abbiamo comprato Anobit

Apple conferma di avere acquistato l'azienda isreaeliana Anobit ma non una parola sullo scopo che intende perseguire con le sue tecnologie. Ma secondo gli osservatori serviranno a rendere le memorie NAND più durature ed efficienti.

  
Apple conferma di avere acquistato Anobit, la società israeliana specializzata in tecnologie che migliorano sensibilmente performances e durata delle memorie allo stato solido. «Apple - dice un portavoce della società utilizzando la formula di rito dopo avere ammesso l'acquisto - saltuariamento acquista società più piccole e generalmente non diamo conto dei nostri piani o scopi»
La conferma arriva, in realtà, piuttosto pleonastica. Sono state innumerevoli le fonti che hanno dato per ufficiale l'acquisto. La più formale di tutte è stata la presidenza del consiglio dei ministri israeliano che con un Tweet il 20 dicembre aveva dato il benvenuto ad Apple. Secondo altre fonti, Apple avrebbe speso tra i 400 e i 500 milioni di dollari e già dato il via alla realizzazione dell'integrazione dei team di Anobit con i propri. Alcuni manager isreaeliani sarebbero a Cupertino e dai piani alti dell'aziends sarebbe stato dato mandato ad Aharon Aharon, un veterano del settore dei semiconduttori, di iniziare il reclutamento di personale per un centro di ricerca sui semiconduttori che dovrebbe sorgere proprio in Isreaele ed incentrarsi, forse, intorno agli assetti acquisiti con Anobit.
Il paese del Mediterraneo, lo ricordiamo, è uno dei più fertili al mondo in fatto di società che si occupano di hi-tech questo sia per l'elevatissimo numero di laureati nel settore che arrivano da tutto il mondo, che per un ocultalissima campagna di incentivi all'insediamento di aziende ad alta tecnologia. Non a caso Bloomberg ricorda che al Nasdaq, il listino tecnologico della borsa americana, sono quotate 60 aziende israeliane, il maggior numero di un paese che non sono gli USA.
Secondo alcuni osservatori, Anobit permetterà ad Apple di avere memorie più moderne e resistenti, capaci di superare i 50.000 cicli, valore in grado di prolungare di molto la vita utile dei prodotti consumer e anche in grado di permettere l'impiego delle Flash in settori professionali e server. Infine, sempre grazie ai controller evoluti Anobit, sarà possibile incrementare il rapporto segnale/rumore, una tecnologia sempre più indispensabile per il recupero dati e la correzione degli errori man mano che le dimensioni dei circuiti Flash continuano a ridursi. Ora i processi costruttivi per le Flash sono compresi tra i 34 nanometri e i 25 nanometri: grazie ai brevetti Anobit Cupertino potrà prepararsi per l'introduzione delle Flash da 20 nanometri e ottenere un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti.

(Macity, 11 gennaio 2012)

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Volti nuovi, problema per Netanyahu solo se uniti

Lo rivelano sondaggi in vista di futura sfida elettorale

TEL AVIV, 11 gen - Potrebbero rappresentare una minaccia solo se uniti - per la leadership di Benyamin Netanyahu e per l'egemonia delle destre nazionalista e religiosa in Israele - i 'volti nuovi' annunciati fra i candidati dell'area di centro e di centro-sinistra in vista delle prossime elezioni del 2013. Lo confermano alcuni sondaggi diffusi in questi giorni dai media.
Il personaggio in grado di spostare piu' voti appare in questo momento Yair Lapid, 48 anni, popolare anchorman televisivo messosi in gioco ufficialmente due giorni fa con l'ambizione di dar voce ai moderati, ai giovani, alla classe media e a quel mondo laico di cui suo padre (Tommy Lapid) fu a lungo il campione. I sondaggi gli accreditano la possibilita' di arpionare una quindicina di seggi persino con una lista autonoma improvvisata. Ma sottolineano anche che in questo caso il neo-arrivato rischia di cannibalizzare soprattutto l'elettorato di Kadima (forza d'opposizione in maggioranza relativa nel Parlamento attuale sotto la guida di Tzipi Livni) e di fare quindi indirettamente il gioco di Netanyahu.
L'entrata in scena dell'ipotetica formazione di Lapid dimezzerebbe infatti il gruppo di Kadima, comprimendolo attorno a 14 seggi, e frenerebbe lo stesso Partito laburista (dato in leggera ripresa a quota 13 dopo la designazione a nuova leader della deputata ed ex giornalista Shelly Yachimovich e in attesa dell'effetto della candidatura di Noam Shalit, papa' di Ghilad.
Di fatto lascerebbe quindi al Likud di Netanyahu un comodo primato (con almeno 28 seggi) e la possibilita' di restare al potere al fianco di altri partiti e partitini di destra o estrema destra.
Diverso sarebbe tuttavia il discorso se centro e centro-sinistra trovassero un comune denominatore al di la' delle rivalita' personali: su temi come le riforme sociali, ma anche il contenimento delle ideologie estremiste dei coloni o delle comunita' ebraiche ultraortodosse. Magari con la cooptazione di Lapid al vertice di Kadima, in grado secondo uno dei sondaggi di proiettare questo partito di nuovo a 30 seggi. E di rilanciarlo quale guida d'una credibile coalizione alternativa alla destra: con i Laburisti (che il binomio Yachimovic-Shalit potrebbe riportare sopra gli ultranazionalisti di Israel Beitenu del ministro degli Esteri in carica, Avigdor Lieberman); e forse anche con la costola pragmatica del partito religioso Shaas, che l'ex ministro Arieh Deri - reduce da una disavventura giudiziaria - si propone ora di guidare alla scissione.

(ANSAmed. 11 gennaio 2012)

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Campagna in Egitto contro il pellegrinaggio di israeliani alla tomba di un rabbino

La tomba del rabbino Yaakov Abu Hatzira
IL CAIRO, 11 gen. - Attivisti, politici islamici e nazionalisti in Egitto hanno avvertito gli israeliani di rinunciare all'annuale pellegrinaggio alla tomba del rabbino Yaakov Abu Hatzira, situata sul Delta del Nilo. Visitare la tomba nel villaggio di Daymouta, a 180 chilometri a nord del Cairo, sarebbe una "missione suicida" per gli israeliani a causa dell'opposizione popolare alla loro presenza in Egitto, ha detto Gamal Heshmat dei Fratelli musulmani. "La normalizzazione delle relazioni con Israele - ha affermato - viene imposta al popolo e gli egiziani sono contrari alle visite" alla tomba del rabbino. Attivisti, ha spiegato Heshmat, intendono organizzare sit-in e altre forme di protesta per bloccare la strada ai pellegrini israeliani. Il quotidiano egiziano al-Ahram ha riferito che 31 partiti e gruppi politici si sono uniti alla campagna.
Intanto un funzionario del ministero degli Esteri egiziano ha rivelato oggi che due mesi fa le autorità del Cairo avevano informato lo Stato ebraico che quest'anno "sarebbe stato impossibile organizzare la cerimonia a causa della situazione politica e di sicurezza nel Paese". Il funzionario ha parlato a condizione di anonimato perché non era autorizzato a diffondere la notizia. Figlio di un rabbino in Marocco, Abu Hatzira è venerato da alcuni ebrei come un mistico noto per la sua pietà e per i miracoli. Da anziano il rabbino cercò di raggiungere Israele, ma nel 1879 si ammalò e morì nella città egiziana di Damanhour vicino ad Alessandria d'Egitto. Secondo la tradizione, i suoi seguaci provarono a spostare la sua tomba tre volte e tre volte furono fermati da forti temporali.

(LaPresse, 11 gennaio 2012)

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Hacker israeliano svela carte di credito di cittadini sauditi

TEL AVIV - Un hacker israeliano ha pubblicato online le presunte coordinate di 217 carte di credito intestate a cittadini sauditi, rivendicando l'azione come una forma di vendetta contro la recente pubblicazione dei dati riguardanti 20.000 carte israeliane da parte di un hacker-rivale che si definiva saudita. L'iniziativa, anticipata dall'edizione online del giornale Yediot Ahronot, e' stata presentata come ''un atto di dissuasione''.

(ANSA, 11 gennaio 2012)

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Domenica 29 Gennaio 2012, alle ore 11.15

Concerto della Giornata della Memoria

CHIETI - Via Cesare De Lollis, 10
presso il Teatro Marrucino

Soprano, flauto e sonagli, Astrea Amaduzzi
Pianoforte, Mattia Peli.
Canti ebraici di grandi compositori classici ebrei e non-ebrei,
cantati in tedesco, aramaico, yiddish, judezmo, ebraico e francese.
Musiche di Ferruccio Busoni, Maurice Ravel, Dmitri Shostakovich,
2 canti sefarditi del tardo medioevo-rinascimento,
Paul Ben-Haim, Darius Milhaud, Leonard Bernstein

Ingresso € 5,00 incluso aperitivo.

Programma

La notizia di questo concerto si trova anche sulla pagina GIORNO della MEMORIA 2012

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Proteste ebrei etiopici

Contro l'abitudine di non affittare loro appartamenti

TEL AVIV, 11 GEN - Migliaia di ebrei immigrati dall'Etiopia hanno inscenato ieri una manifestazione a Kiryat Malachi (Neghev) per protestare contro le discriminazioni di cui si sentono vittime in Israele. La dimostrazione e' stata organizzata sull'ondata di sdegno provocata da un recente servizio televisivo sulla consuetudine in alcuni condomini di Kiryat Malachi, di non vendere ne' affittare appartamenti ad ebrei di origine etiope, per non far calare il prezzo delle case.

(ANSA, 11 gennaio 2012)

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Nissany, dall'Israele per vincere

di Antonio Caruccio

  
Roy Nissany
Roy Nissany ha annunciato il prolungamento del proprio contratto con il team Mucke nel 2012, al fine di ripetere il campionato Formula ADAC Masters. Nato il 30 novembre 1994 è il primo pilota israeliano a correre in serie europee, seguendo le orme di suo padre, Chanoch, che nei primi anni del nuovo millennio era tester della Minardi in Formula 1.

- Come giudichi la tua stagione 2011?
  "È stata un'annata altalenante. Ci sono stati momenti positivi e negativi. Nella prima parte della stagione abbiamo fatto delle prove positive, con la consapevolezza di sapere qual è il nostro valore e aver appreso delle buone nozioni per il futuro della mia carriera".

- Poi cos'è successo?
  
"Nelle prime corse lottavo per il podio e la Top-5, poi al Nurburgring ho avuto un brutto incidente che ha portato alla rottura della scocca. Da lì in poi abbiamo fatto fatica a capire come sistemare la vettura, arrancando nella parte finale del campionato. Fortunatamente ad Hockenheim per l'ultima corsa abbiamo avuto modo di ritrovare la giusta via, che sarà un buon trampolino per il prossimo anno".

- Quali sono quindi I tuoi piani per il 2012?
  
" Prenderò ancora parte alla Formula Adac Masters con il team Mucke"

- Hai riconfermato la stessa squadra dopo un anno e mezzo di collaborazione. Devi aver trovato un buon ambiente in cui lavorare…
  "Si esatto. Ho una grande intesa, mi sento a mio agio sia coi meccanici sia con gli ingegneri, credono in me ed io in loro. Mettono il pilota a proprio agio e al pari dei compagni. La macchina è sempre molto curata e competitiva quindi rinnovare con loro è stata una scelta naturale".

- Come giudichi il livello della Formula Adac Masters?
  
"Mi piace, è un bel campionato. C'è tanta competizione in pista, la possibilità di girare molto e ci sono tre gare nello stesso fine settimana. Il contesto in cui è inserito è poi decisamente spettacolare, insieme alla Formula 3 ed al GT, con tanto pubblico e gare molto avvincenti in ogni serie".

- Qual è il tuo obiettivo per la prossima stagione?
  
"Cercare di restare al top in ogni occasione e lottare sempre al vertice provando a conquistare il successo. Credo nel team ed in me stesso e sono convinto che potremmo riuscire in questo risultato".

- Dove vivi?
  "Vivo a Tel Aviv, dato che ho iniziato gli sudi qui, ma durante le gare chiaramente mi sposto in Europa".

Come gestisci I tuoi viaggi in Europa?
  "Il volo dura quattro ore. Parto il mercoledì sera per non perdere giorni di scuola ed essere pronto in pista al giovedì. Poi domenica sera ho l'aereo di rientro che mi permette di arrivare presto a casa. Dormo qualche ora e poi vado a lezione".

- Hai mei pensato di venire a vivere in Europa?
  "Certo, ma Israele è la mia nazione, ho la mia bandiera, la mia famiglia e i miei amici. Vivo qui dove ho anche la mia residenza. Forse potrei trascorrere in Europa un breve periodo in estate tra una gara e l'altra, magari anche in Italia, ma per il momento continuo ad avere a Tel Aviv la mia base".

- In Italia il nome Nissany è conosciuto grazie a tuo padre Chanoch che era tester per Minardi. Vedremo anche te in F1?
  "Lo spero, è chiaramente l'ambizione di ogni pilota. Lotterò duramente per arrivare al coronamento di questo sogno e vedremo cosa succederà…"

- Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
  "Penso che dopo la Formula Masters il passo naturale sia la Formula 3. Con Mucke potremmo anche pensare alla GP3, ma sono quesiti che dovremmo porci alla fine di quest'anno, quindi abbiamo tempo".

- Com'è il rapporto con tuo padre?
  "Anche lui è un pilota. Mi da consigli in modo molto professionale, ma non è un padre invasivo, non si intromette nel lavoro della squadra o dei meccanici. Mi aiuta solo dandomi dei preziosi suggerimenti dato che lui ha già passato questa situazione a suo tempo".

(Italiaracing.net, 11 gennaio 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Emanuel Segre Amar

Poche sono le notizie che ci giungono dal Medio Oriente, e questo potrebbe essere un bene, se non fosse che queste sono, sì, poche, ma non prive di grande importanza. In Israele, a Bet Shemesh, una cittadina nei pressi di Gerusalemme, una bimba di nome Na'ama, figlia di americani molto religiosi, è stata spesso offesa, mentre si recava a scuola, da zeloti che la consideravano non degnamente abbigliata. Lo stesso presidente Peres si è recato a Bet Shemesh pronunciando un duro discorso contro questa "minoranza esigua", così come pure ha fatto il primo ministro Netanyahu, giustamente preoccupato di far comprendere a tutti che, anche se nella sua maggioranza la destra religiosa è parte attiva, certi estremismi non possono essere ammessi nello Stato di Israele.
    Questo episodio è ripreso da quasi tutti i quotidiani (cito Rosalba Castelletti su Repubblica per tutti), e soltanto Mi. Gio. sul Manifesto si discosta dalle posizioni comuni descrivendo queste spose degli zeloti come "donne coperte come le afghane". Nessun dubbio sussiste sul fatto che queste donne si vestano abbondantemente per non mostrare le proprie curve ad occhi indiscreti, ma non appare davvero accettabile un simile paragone, fatto per di più da una penna che non dimostra pari livore nei confronti dei talebani.
    Importante, anche se è difficile conoscerlo, come spiega Lorenzo Cremonesi sul Corriere, è quanto sta succedendo in Siria, dove una missione della Lega Araba sembra voler prolungare quella farsa che dura da tempo; la missione è infatti guidata dal generale sudanese Mohamed al Dabi, il quale, come rileva, tra gli altri, un editoriale del Foglio, era il capo dei servizi segreti del suo paese all'epoca degli eccidi del Darfur; non sembra dunque essere la persona più adatta per un simile compito, ed infatti guida i suoi uomini dove e quando il regime di Assad gli suggerisce, arrivando perfino ad assistere ad una manifestazione "spontanea" dei fedeli del rais.
     Ancora una volta Michele Giorgio si discosta da tutti gli altri commentatori vedendo nella fine del socialismo di stampo sovietico la causa vera della attuale crisi; le opinioni dei due partiti comunisti tuttora presenti a Damasco vengono ben spiegate al lettore del quotidiano comunista italiano.
    L'Iran, intanto, continua le sue manovre navali in corso da giorni nello stretto di Hormuz, minacciando di bloccarlo nel caso l'Occidente sospenda i propri acquisti di greggio dalla repubblica dei mullah. La minaccia non deve essere presa alla leggera, come dimostra la nuova impennata del prezzo del greggio. Il fatto che le forniture di petrolio e gas siano al centro delle strategie politiche dei vari stati è ben illustrato da un editoriale del Foglio che spiega le nuove strategie di Erdogan, interessato sia ad assicurare i necessari rifornimenti al proprio paese in pieno sviluppo economico, sia a diventare il centro nodale degli approvvigionamenti necessari all'Europa; Erdogan intende infatti collegare il mar Nero con l'Azerbaigian nello spazio di cinque anni, battendo sul tempo analoghi, ma concorrenziali progetti di Russia ed Unione Europea.
    L'insieme di queste crisi, che non sono solo locali, viene ripreso da Gérard Chaliand su Le Monde, e da Roberto Tottoli che, sul Corriere, esamina il solco sempre più profondo che si è aperto tra sunniti e sciiti per concludere con un preoccupato riferimento alla "fine tragica di comunità cristiane dalle tradizioni millenarie". Ma, va detto, anche questa appare a chi scrive una realtà "onestamente" preannunciata dal fondamentalismo islamico; non si può infatti dimenticare che i palestinesi che nel 2002 si erano asserragliati nella basilica della Natività avevano lasciato scritto sui muri: prima quelli del sabato e poi quelli della domenica; quanti sono i cristiani che, ancora oggi, fingono di non vedere la realtà, e che non potranno quindi venire assolti dalla storia?
    Tornando a temi più propriamente israeliani e palestinesi, bisogna sottolineare le parole, finalmente prive di livore, pubblicate su Nazione, Resto del Carlino e Giorno, che raccontano quella che è la realtà incredibile della Tel Aviv di oggi, e l'articolo di Laurent Zecchini che, su Le Monde, dimostra l'impossibilità di successo per le trattative in corso tra l'OLP di Abbas e Hamas di Meshaal.
    Sembra opportuno a chi scrive riprendere infine due articoli pubblicati nei giorni scorsi, e sfuggiti all'attenzione dei più; Giulio Meotti, le cui parole scritte per il Foglio sono spesso citate in questa rassegna, ha pubblicato in Israele un commento estremamente preciso ed interessante sui recenti avvenimenti che hanno visto impegnato l'esercito contro alcuni abitanti degli insediamenti, e, soprattutto, descrive certe frange della sinistra, non solo israeliana, schierate contro altri ebrei più che contro il "nemico" arabo. Ancora una volta le parole di Meotti servono ad inquadrare nel migliore dei modi fatti che avranno pesanti ripercussioni in futuro.
    Caroline Glick sul Jerusalem Post ha pubblicato una attenta analisi su recenti decisioni prese dal governo Netanyahu, del tutto ignorate dai nostri media; ne appare un quadro di estremo interesse che, solo col tempo, potremo giudicare quanto sia corretto, ma, considerato il livello sempre altissimo dei commenti di Caroline Glick, purtroppo poco nota in Italia, pare opportuno a chi scrive raccomandarne una attenta lettura.

(Notiziario Ucei, 11 gennaio 2012)

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Aut aut di Hamas a Fatah: o con noi, o con Israele

L'imminente ascesa dell'islamismo nel mondo arabo rafforzerà il sostegno a Hamas, il movimento islamista palestinese, il quale dal canto suo ribadisce che non abbandonerà mai lo scontro armato con Israele. È quanto ha dichiarato lunedì Mahmoud Al-Zahar, co-fondatore e membro della dirigenza di Hamas nella striscia di Gaza.
Intervistato dalla Reuters nel suo ufficio a GazaSe, Zahar ha aggiunto che se Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il presidente dell'Autorità Palestinese sostenuto dall'occidente, punterà sui colloqui di pace con Israele anziché sulla riconciliazione fra il suo gruppo, Fatah, e il movimento Hamas, allora avrà solo da rimetterci....

(israele.net, 11 gennaio 2012)

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Al Qaeda vuole essere vostra amica su Facebook

Le organizzazioni terroristiche sfruttano i social network per espandere la loro rete

Attenti a chi vi chiede l'amicizia su Facebook. Dietro un nome e una foto potrebbe nascondersi un'organizzazione terroristica. A sostenerlo il Villagevoice.
PER CONTROLLARE IL MONDO - "Oggi ormai il 90 per cento del terrorismo organizzato su Internet si muove sui social media" ha dichiarato il professor Gabriel Weimann, da 10 anni impegnato in una ricerca sul tema. "Grazie a questi strumenti, i terroristi possono raccogliere migliaia di adepti senza alcuna limitazione geografica". I gruppi come Hezbollah, Hamas e Al Qaeda usano Facebook per attirare nuove risorse. D'altro canto, il desiderio di alcuni di avere il più alto numero di amici possibile ha facilitato l'attività dei terroristi.
BISOGNA ESSERE PRUDENTI - Ribadisce Weimann: "Molti utenti non si preoccupano neanche di capire chi gli ha aggiunti come amici. Spesso queste organizzazioni sono interessate solo alle vostre informazioni personali. Anche i terroristi ormai sono capaci di creare profili fake che consentano loro di entrare in gruppi ben frequentati e da lì fare una bella raccolta di amici". I terroristi non si sono dimostrati appassionati solo di Facebook. Ormai hanno colonizzato anche le "chat rooms", Youtube, Myspace e Twitter. Cos'altro dire se non "attenti all'internet". Se aggiungete agli amici qualcuno di cui non ricordate granché, assicuratevi che non abbia accesso alle vostre informazioni personali, almeno così sarete al sicuro. Non abbiate paura di aggiungere altri amici su Facebook. Il vostro timore è una vittoria per i terroristi.

(Giornalettismo, 10 gennaio 2012)

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Jacob Lew
Il nuovo capo dello staff della Casa Bianca
è un ebreo ortodosso

Il capogabinetto della Casa Bianca, a 24 ore dalla primaria repubblicana del New Hampshire. William Daley lascia l'Amministrazione Obama e se ne torna a Chicago, al suo posto Jacob Lew già responsabile delle politiche di bilancio.
Lew è un ebreo ortodosso nato a New York, laureato alla Georgetown oggi considerato l' ebreo più esperto nell'amministrazione Obama. Lew è una figura familiare nella comunità ebraica di Washington, negli ultimi tre anni ha frequentato spesso l'ambasciatore israeliano Michael Oren, partecipando a incontri con il Vice Ministro degli Esteri israeliano Danny Ayalon e il ministro delle Finanze Yuval Steinitz.

(FocusMO, 10 gennaio 2012)

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Israele è pronto ad accogliere i profughi alauiti nel Golan

GERUSALEMME - Israele si sta "preparando" ad accogliere i profughi siriani nelle aulture del Golan, occupato dallo Stato ebraico dal 1967, in caso di crollo del regime di Bashar al-Assad. "Il giorno che il regime di Assad cadra', vi saranno ripercussioni sul clan alauita (di fede sciita e a cui appartiene lo stesso presidente, ndr). Ci stiamo preparando a ricevere i rifugiati alauiti nelle alture del Golan", ha affermato il capo di di Stato maggiore israeliano, il generale Benny Gantz, durante un'audizione alla commissione parlamentare Esteri e Difesa. Gantz ha aggiunto che la caduta di Assad potrebbe spezzare l'asse geopolitico che, finora, ha visto Damasco alleata all'Iran, alla milizia libanese Hezbollah e agli islamisti di Hamas. .

(AGI, 10 gennaio 2012)

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Per aumentare la fertilità l'Oriente e l'Occidente si incontrano

La medicina tradizionale cinese rende i trattamenti di fertilità molto più efficaci, secondo i ricercatori dell'Università di Tel Aviv.
La medicina tradizionale cinese è stata a lungo utilizzata per alleviare il dolore, curare le malattie, aumentare la fertilità e prevenire l'aborto spontaneo. Noti nella comunità medica occidentale con l' acronimo MTC, i rimedi tradizionali sono preparati a base di erbe. Ora i ricercatori della Tel Aviv University hanno scoperto che una combinazione della terapia della TCM e l'inseminazione intrauterina (IUI) può essere una soluzione vincente per le mamme che stanno avendo problemi a concepire...

(Gaianews.it, 10 gennaio 2012)

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Hapoel Tel Aviv esonera il tecnico Kashtan

In carica da inizio stagione, da 2006 a 2010 è stato commissario tecnico

GERUSALEMME, 10 gen - L'Hapoel Tel Aviv ha esonerato l'allenatore Dror Kashtan, per le deludenti prestazioni della squadra, ora a nove punti dalla capolista Kiryat Shmona. In carica dall'inizio della stagione per la sua terza panchina all'Hapoel, Kashtan, 67 anni, e' il tecnico piu' decorato del calcio israeliano, con sei campionati e sei coppe nazionali, ed e' stato anche ct della Nazionale, dal 2006 al 2010. Assieme al Maccabi Haifa, l'Hapoel e' la squadra israeliana piu' titolata a livello europeo.

(ANSA, 10 gennaio 2012)

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La fuga da Lugano degli ebrei

Sono spariti gli ebrei ortodossi. Elio Bollag spiega il perché

LUGANO - Gli ebrei sono abituati agli esodi. Il più noto è probabilmente quello dall'Egitto, ma anche alle nostre latitudini se n'è verificato uno, un po' in sordina a dire il vero. Sta di fatto che gli ebrei ortodossi, che erano parte integrante del panorama luganese fino a pochi anni orsono, in particolare su un Corso Elvezia che pareva quasi un quartiere ebraico, sono spariti dalle rive del Ceresio. Il fenomeno non è nuovo - è cominciato una decina d'anni fa - ma oggi si può dire si sia concluso: di ebrei ortodossi per le strade di Lugano non se ne vede più manco l'ombra.
Per capire i motivi di questa fuga da Lugano abbiamo parlato con Elio Bollag, membro della comunità israelita, che funge un po' da portavoce di quei pochi ebrei rimasti in Ticino.

Elio Bollag
- Signor Bollag, come si spiega l'abbandono della Città da parte degli ebrei ortodossi?
  "Gli ebrei ortodossi vennero a Lugano all'inizio del XX secolo e ancora nel periodo della Seconda Guerra mondiale. Si trovarono bene qui, avviarono delle piccole attività e si integrarono nella società. Molti di loro appresero pure il dialetto locale. Ancora 10 anni fa gli ebrei ortodossi facevano parte del quadro locale, ma negli ultimi anni Lugano non era più l'humus ideale per loro."

- Quali condizioni sono cambiate per spingerli a partire?
  "È un po' il fatto che questi ebrei ortodossi erano abituati ad avere dei piccoli negozi a Lugano, ma il tempo dei piccoli negozi è passato, soprattutto di quelli chiusi di sabato. La concorrenza dei grandi centri commerciali è diventata troppo invadente. Piano piano questi negozi sono stati chiusi o ceduti e oggi non ci sono più negozi in mano a ebrei. L'ultimo è stato il famoso "Al buon mercato", che era un'istituzione."

- L'incendio doloso ai danni di "Al buon mercato" ha giocato un ruolo?
  "No, perché l'incendio non era stato un attentato antisemita, non era quella la causa."

- E dove sono andati gli ortodossi di Lugano?
  "Hanno cercato delle comunità più grandi, come a Zurigo o nelle altri grandi città europee, dove ci sono dei quartieri ebraici nei quali vivono tra di loro e ognuno fa il suo mestiere. In ogni caso gli ebrei sono storicamente abituati a spostarsi."

- A Lugano è rimasta una presenza ebraica o è sparita del tutto?
  "La sinagoga di Lugano è ancora attiva, ma se prima c'erano due servizi al giorno, frequentati regolarmente da un centinaio di persone, adesso ce n'è solo uno al sabato mattina e vi partecipa una decina di fedeli. C'è poi ancora un piccolo negozio di cibi kosher in Via Lambertenghi. La scuola ebraica, invece, che era controllata dal Cantone e che funzionava bene, non c'è più. Hanno chiuso pure i due alberghi ebraici, l'Hotel Dan e il Kampler. C'è ancora un giovane rabbino, ma non ufficiale. Quello attuale funge da insegnante ai giovani, per portare avanti le tradizioni, ma ha un ruolo diverso da quello che sarebbe un rabbino nominato. La presenza ebraica si è molto affievolita: se una volta si contavano circa 800 ebrei in Ticino, oggi siamo meno di 300."

- Gli ebrei ortodossi hanno conquistato i titoli della cronaca di queste ultime settimane per la loro intransigenza a riguardo della separazione tra uomini e donne. Com'era la situazione in Ticino?
  "Quel movimento di cui si sente parlare in Israele è una specie di fanatismo, come esiste in tutte le religioni, ma è una minoranza molto ristretta. È una cosa alla quale noi ebrei siamo abituati, ma di cui i media si sono appropriati perché è una brutta faccia di un estremismo che può succedere in tutte le religioni. La legge prescrive la separazione tra uomini e donne solo durante la preghiera, mentre questi estremisti interpretano la legge a modo loro. Ma non è assolutamente imposto dalla legge ebraica che uomini e donne debbano stare separati. In Ticino non ci sono mai stati problemi di questo tipo, gli ultraortodossi erano integrati nella società. Come detto, parlavano anche il dialetto locale. L'unica cosa che li distingueva era l'abito e il modo di vivere. Io li ho sempre considerati come dei monaci civili, che a differenza dei cristiani, si sposano e fanno delle grandi famiglie."

- Ma chi sono questi estremisti che fanno parlare di sé in Israele?
  "L'ebreo dovrebbe passare parte della sua giornata nello studio della Torah. Ma c'è una parte di ultraortodossi che dedica tutta la vita allo studio. Sono persone che si fanno mantenere da altri, famigliari, amici, ebrei della diaspora. Il risultato è che sono mal visti dalla società, perché non pagano imposte, non fanno parte dell'armata,... Questi ultraortodossi riescono a sopravvivere perché vivono con pochissimo. È gente che non vuole possedere la televisione o altri oggetti elettronici, che adotta un modo di vivere un po' medievale."

- Quanti sono?
  "Si contano 15 milioni di ebrei al mondo, di cui 7 milioni in Israele e 7 milioni negli Stati Uniti. Forse il 30% degli ebrei si può considerare ortodosso. Di questo 30% forse un 5% sono ultraortodossi, che non sono ancora quelli esagerati, e tra loro c'è questo 1% che crea lo scandalo. Ma gli ebrei ortodossi, ossia che si attengono alle leggi, si distanziano da questi movimenti che sono una scheggia di fanatismo."

- Perché adottano questo stile di vita "medievale", come dice lei?
  "Di solito è uno stile di vita che viene tramandato di padre in figlio. Quelli che lo fanno sono dei convinti, lo fanno di libera scelta. Sono gruppi che sono sempre esistiti, dai tempi biblici, ma non sono in crescita, anzi."

- È un fenomeno limitato a Israele o lo si ritrova anche in altri paesi?
  "In certi quartieri newyorkesi può succedere che alcuni seguano questo stile di vita e adottino le separazioni tra uomini e donne. Ma è illegale, quindi vengono praticate più in privato che ufficialmente. Altrimenti è un fenomeno che riguarda prettamente Israele, anche se quelli che praticano queste esagerazioni sono gli stessi che non ammettono l'esistenza di Israele, perché secondo loro ha il diritto di esistere solo dopo la venuta del Messia descritto dagli ebrei. Ci sono persino degli ebrei ortodossi che si sono proposti come alleati di Ahmadinejad in Iran. Ma è una loro interpretazione, gli ebrei oggigiorno sono contenti di avere lo stato di Israele come un porto di fuga. Non è scritto nei testi sacri che bisogna attendere il Messia."

(TicinOnline.ch, 10 gennaio 2012)

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Silenzio

di Giacoma Limentani, scrittrice

  
Giacoma Limentani
Questa mattina, ascoltando la radio molto presto, sentivo un cronista parlare dei contrasti che scuotono Israele, tra cittadini laici e cittadini ortodossi. No, mi correggo: fra ebrei laici e non, e ebrei ultraortodossi.
La precisazione mi sembra necessaria, in quanto già alcuni giorni orsono ne avevo letto sulla stampa ebraica, con firme che non credo di poter definire strettamente laiche. Premetto che, rispetto all'ebraismo, il termine "laico" non mi sembra appropriato e chiedo scusa se al momento non ne trovo altro più idoneo. Fatto sta che, al momento, sento la necessità di affrontare anche io la questione, sia pure dal mio modestissimo punto di vista di ebrea romana, che finora ha preferito tirarsi fuori dalla mischia.
Ho taciuto, infatti, a proposito della "questione ciambellette", pensando che maestri più esperti di me e di tutte le altre donne del volgo, avessero miglior diritto di parlare. E ho fatto Pesach senza ciambellette. Ho taciuto sulla separazione tra uomini e donne in sinagoga, anche in occasione di conferenze e altri incontri non rituali. Mi sono limitata a non partecipare. Adesso però, forte dell'insegnamento rabbinico sulla importanza dell'interrogazione continua, fra tutti e a tutti i livelli, vorrei chiedere ai nostri rabbini come mai non affrontano l'argomento dei diktat ultraortodossi, che oltre a scuotere Israele sta turbando l'intera diaspora al punto di trovare spazio nei giornali-radio italiani.
Conosco alcuni dei nostri rabbini e li considero maestri anche per il rispetto, l'affetto e l'ascolto che dedicano alle loro spose, per cui mi chiedo: come mai non prendono la parola?
Aspettano forse, nella forse ancora troppo laica Roma, di andare a spasso con le loro spose, non tenendosele accanto, ma sorridendo loro da un marciapiede all'altro della strada?

(Notiziario Ucei, 10 gennaio 2012)

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Gattegna: il patrimonio dei beni culturali ebraici è una risorsa per l'economia

ROMA, 10 gen - "La proposta di legge dell'on. Fiano ha lo scopo di ottenere il rifinanziamento di una legge che negli anni ha consentito di salvare dal degrado e dalla rovina un imponente patrimonio di beni culturali di proprietà sia dello stato italiano che delle comunità ebraiche". Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche, Renzo Gattegna, commenta con l'AgenParl la proposta del deputato Emanuele Fiano (Pd) di rifinanziare la legge 175/2005 con 2 milioni all'anno dal 2011 al 2015, al fine di salvaguardare il patrimonio culturale ebraico in Italia.
"In questo momento di gravi difficoltà economiche del nostro Paese - continua Gattegna - saremmo lieti di poter ottenere il risultato di mantenere in vita la legge, anche con un finanziamento di importo inferiore. Ci auguriamo che ciò sia possibile sia per garantire investimenti che assicurano posti di lavoro di alto livello di specializzazione, sia perchè i beni che intendiamo salvaguardare sono una delle migliori risorse che l'Italia possiede per rilanciare la propria economia".

(AgenParl, 10 gennaio 2012)

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Libia: creato il primo partito islamico ispirato alla Sharia

Alcuni saggi religiosi musulmani hanno annunciato a Bengasi in Libia, la creazione del primo partito islamico libico, che mira, secondo i fondatori, alla costruzione del nuovo Stato secondo la Sharia (la legge islamica). Lo rende noto un comunicato degli stessi religiosi di cui l'Afp è entrata in possesso. Il partito della Riforma e dello sviluppo (Prd) è stato creato sabato scorso a Bengasi da un gruppo di ulema (saggi religiosi) ed è presieduto da un ex membro della confraternita islamica dei Fratelli musulmani, Khaled al-Werchefani.
Alcuni responsabili dei 'Fratellì hanno assistito al battesimo del partito, tuttavia, secondo il comunicato, la nuova formazione politica "non dipende da nessun gruppo in particolare".
Il Prd è un "partito islamico che intende (rispettare) i principi della sharia islamica" e vuole lavorare alla creazione di uno Stato basato su istituzioni. "La nostra visione è consacrare l'unità nazionale e costruire uno Stato libico moderno, civilizzato e sviluppato, senza escludere o marginalizzare nessuno", ha precisato . al-Werchefani, pur ammettendo di volersi rifiutare di trattare con le formazioni politiche "in contraddizione con la sharia", alludendo così ai laici e ai liberali.

(ticinonews, 10 gennaio 2012)

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Roma - Altri 54 sampietrini che luccicano per ricordare gli ebrei deportati

Altre 54 nuove pietre d'inciampo, a Roma, dopo quelle collocate nel febbraio scorso. Il 12 e il 13 gennaio si ripete "Stolpersteine", la bella iniziativa promossa dallo scultore tedesco Gunter Demnig per ricordare con un piccolo sampietrino lucente (foto Eidon) i deportati ebrei, nel posto in cui furono strappati dalla propria casa e portati via verso i luoghi di sterminio del nazifascismo. Cinque i municipi coinvolti: il Io, il II, il III, l'XI e il XVII. In quindici anni Demnig ne ha installate oltre 22 mila, in 530 città dell'intera Europa: in 400 casi hanno subito attacchi da neonazisti.

(city, 10 gennaio 2012)

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Due accordi per Cipro e Israele

Tema: la collaborazione nella difesa, nella protezione e nello scambio di informazioni.

Demetris Eliades
Cipro e Israele hanno firmato due accordi lunedì. Gli accordi riguardano la collaborazione nella difesa, nella protezione e nello scambio di informazioni. La firma degli accordi è arrivata durante la visita ufficiale ad Israele del Ministro della Difesa cipriota Demetris Eliades su invito del Vice-Primo Ministro e Ministro della difesa Ehud Barak, che ha affermato che Cipro e Israele condividono valori comuni e auspicano la pace con i Paesi confinanti.
Barak ha auspicato la volontà di realizzare una cooperazione stretta e allargata per la pace nella zona, affermando che il 2012 sarà un anno storico per le decisioni strategiche. Il Ministro Eliades ha parlato dei diritti sovrani di Cipro nella propria zona economica esclusiva, sottolinenando che la comunità internazionale li riconosce e li sostiene.
Per quanto riguarda la questione Cipro, il Ministro ha fatto notare l'intransigenza della Turchia, fatto, questo, che richiede una soluzione, e ha sottolineato: "insistiamo sulla procedura dei negoziati e di una soluzione in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite". Il 4 gennaio, tramite una lettera di Ban -Ki Moon indirizzata al Presidente greco-cipriota e quello turco-cipriota, le Nazioni Unite hanno sollecitato il raggiungimento di un accordo, sul quale si dovrà fare il punto nel summit che si svolgerà nei prossimi giorni a New York. Il Segretario Generale ha espresso preoccupazione in merito, soprattutto considerando che il 1 luglio 2012 sarà proprio Cipro ad assumere la presidenza dell'Unione Europea.
Il Ministro Eliades ha anche affermato che le riserve di gas naturale trovate nella zona economica esclusiva di Cipro e Israele hanno aperto un nuovo capitolo nelle relazioni tra i due Paesi.
Eliades, che rientrerà a Cipro martedì, ha incontrato anche il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, il Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ed il Patriarca di Gerusalemme e Palestina Theophilos III.

(L'Indro, 10 gennaio 2012)

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Siglato da Israele un contratto gas da 5 miliardi di dollari

TEL AVIV, 10 gen. - I partner del giacimento Tamar (Noble Energy, Isramco, Avner, Delek) hanno firmato un contratto con la compagnia israeliana Dalia Power Energy per la fornitura di 1,38 miliardi di metri cubi di gas per 17 anni. Il contratto ha un valore di 5 miliardi di dollari e prevede l'avvio delle forniture nella seconda meta' del 2014. Nelle prossime settimane la partnership dovrebbe firmare un ulteriore contratto di fornitura gas con le raffinerie di Haifa, Ashdod, Hadera Paper e Nesher Israel Cement Enterprises.

(AGI, 10 gennaio 2012)

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Euronews: accordo con HOT per sbarco in Israele

Il canale europeo di sole notizie sbarca in Israele grazie ad un accordo con HOT, il maggiore operatore via cavo della regione. Dalla fine di novembre 2011 circa 800 mila utenti hanno accesso ai servizi informativi di Euronews a livello locale e ora, grazie ad HOT, due nuovi canali in lingua russa ed inglese saranno resi disponibili per la popolazione israeliana.
"L'accordo firmato con HOT è per noi di rilevanza strategica - ha riferito Sylvie Paulin, Regional Distribution Manager di Euronews - consentendoci di rafforzare la nostra posizione in Medio Oriente, dove già raggiungiamo ben 16 milioni di famiglie. L'indipendenza e la qualità dell'informazione offerta dal nostro canale saranno sicuramente premiate dal pubblico israeliano".
Al momento, infatti, Euronews è raggiungibile con Arabsat, Eutelsat e OSN in gran parte dei Paesi mediorientali e in modalità free-to-air. Nel resto del mondo, il canale europeo di news trasmette in 155 Paesi e i suoi contenti sono consultabili da 350 milioni di famiglie su più piattaforme: televisione, internet, smartphone, tablet e altri device portatili dotati di connessione.

(key4biz, 9 gennaio 2012)

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Il padre di Gilad Shalit verso la candidatura

Altro 'volto nuovo' in campo fra le opposizioni di centro-sinistra

TEL AVIV, 9 gen - Il padre di Gilad Shalit - il militare israeliano rilasciato a fine 2011 dopo oltre cinque anni di prigionia nella mani Hamas nella Striscia di Gaza - ha in animo di candidarsi per un seggio di deputato alla Knesset, nelle file del parito laburista (opposizione di centro-sinistra). Lo rivelano oggi i media online, sullo sfondo di ipotetiche elezioni anticipate che secondo indiscrezioni il premier Benyamin Netanyahu potrebbe essere indotto a far cadere entro il 2012.

(ANSA, 9 gennaio 2012)

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Lieberman: i palestinesi sono interessati all’Onu non ai colloqui

GERUSALEMME - I palestinesi non hanno alcun interesse nella ripresa dei colloqui di pace con Israele. Sono piuttosto focalizzati sul riconoscimento del loro stato all'Onu. Lo ha affermato il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ad Amman per il secondo round dei colloqui tra le delegazioni di palestinesi e israeliani. "Sono arrivati ai negoziati in Giordania condotti a forza - ha detto il ministro intervenuto davanti al Comitato parlamentare Affari esteri e Difesa - loro intenzione e' andar avanti con i colloqui in Giordania fino al 26 gennaio e subito dopo rinnovare la loro offensiva all'Onu per ottenere il riconoscimento". Nei giorni scorsi i palestinesi hanno fatto sapere di aspettarsi poche aperture a parte di Israele e di mantenere la loro posizione sui temi come quello degli insediamenti.

(AGI, 9 gennaio 2012)

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Israele e l'Autorità Palestinese formeranno la prima joint venture ecologica

Prima nel suo genere, la cooperazione ecologica tra Israele e la Palestina, vedrà la città di Jenin in Cisgiordania e il Consiglio Regionale di Gilboa, unire le forze per salvare il fiume Kishon, un lungo flusso perenne di 70 km, che scende dai Monti Gilboa. Il Kishon è considerato uno dei fiumi più inquinati d' Israele, ed è stato oggetto di polemica per quanto riguarda la lotta per migliorare la qualità dell'acqua. I gruppi di israeliani e palestinesi hanno già iniziato a lavorare sul futuro dell'eco-parco di Kishon. L'iniziativa nasce dal riconoscimento comune delle due comunità dei problemi ambientali e se il progetto dovesse dimostrarsi efficace, si distinguerà proprio per essere riconosciuto come il primo di una serie di joint venture ambientali che potranno realizzarsi tra israeliani e palestinesi. Il Consiglio Gilboa e Jenin godono di buone relazioni di vicinato, che può permettere loro di promuovere vari progetti per rilanciare l'economia locale. "Questo progetto mette insieme due dei principali valori del Consiglio - la pace regionale e l'ambiente - ha spiegato Atar - stiamo progettando parchi pubblici su entrambi i lati dei confini, nella speranza che un giorno diventi unico". Nader al-Khateeb, direttore generale dell'Organizzazione per lo Sviluppo Ambientale (WEDO) ha aggiunto: "L'ambiente e l'acqua non conoscono frontiere, militari e recinzioni. Dovrebbero essere un ponte per la pace tra israeliani e palestinesi"

(FocusMO, 9 gennaio 2012)

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Il saluto dell'ambasciatore Meir

Emanuel Segre Amar
Ieri sera l'ambasciatore d'Israele in Italia Gideon Meir ha voluto terminare, con la Comunità ebraica di Torino, il giro di saluti alle comunità ebraiche italiane per la fine del suo mandato. Cinque anni intensi di lavoro, di iniziative ed eventi hanno caratterizzato la sua esperienza diplomatica nel nostro paese. Di quest'esperienza Meir, dopo le parole introduttive di Emanuel Segre Amar, ha tracciato un bilancio alla Comunità nel corso di una cena affollata e ben riuscita. L'ambasciatore, accompagnato dalla moglie e al tavolo con il presidente della Comunità ebraica di Torino Giuseppe Segre, i vicepresidenti Emanuel Segre Amar e David Sorani, la vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti e il consigliere UCEI Giulio Disegni, ha ricordato il momento difficile che Israele sta vivendo nell'attuale panorama mediorientale in evoluzione ed ha accennato agli impegni che presto lo attenderanno a Gerusalemme nel nuovo incarico che affronterà come direttore generale al ministero degli Esteri. La serata ha avuto l'attenzione di tutti rivolta anche al momento difficile che l'Italia attraversa ed all'antisemitismo strisciante sui media e nella rete. Anche di questo si è parlato, ma l'ambasciatore non ha avuto esitazioni: una comunità ebraica forte ed unita a fianco dello Stato di Israele può sicuramente aiutare a vincere l'antisemitismo spesso mascherato da antisionismo, una minaccia che sta purtroppo riaffiorando negli ambiti più disparati.

(Notiziario Ucei, 9 gennaio 2012)

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Usa e Israele manovre congiunte anti missili

Prove di forza nello scacchiere mediorientale.

Mentre l'Iran mostra i muscoli in mare e sulla terraferma, Israele e Stati Uniti saranno presto impegnati in manovre congiunte per la difesa anti missilistica. La data precisa non è stata fornita. L'esercitazione, era stata denominata «Juniper Stallion 2012» ha visto il nome cambiato in «Austere Challenge 12» (sfida austera 12). Fonti militari israeliane affermano che le manovre erano state decise da tempo e non sono legate alle recenti tensioni nello stretto di Homuz, dove l'Iran ha appena terminato dieci giorni di esercitazioni navali. Israele ha sviluppato assieme agli Stati Uniti il sistema di difesa anti missilistica «Arrow», disegnato essenzialmente per la difesa contro attacchi dall'Iran. Dal giorno 6 gennaio sono già arrivati inIsraele alcuni aerei con a bordo militari americani. Nelle prossime settimane il numero salirà fino a novemila. Si tratta principalmente di personale dell'UsAir force e di esperti in guerra elettronica. Nonostante le affermazione delle autorità israeliane secondo le quali l'esercitazione non è legata alle recenti manovre iraniane nello Stretto di Hormuz, il programma di «Austere challenge» è l'intercettazione di missili e aerei provenienti da Est con la conseguente risposta offensiva. Gran parte delle «manovre» militari saranno svolte in forma virtuale utilizzando modelli matematici e schemi computerizzati. Una simulazione di attacco che tiene conto di diversi fronti.Secondo alcune fonti militari lo scenario dovrebbe considerare la necessità di una risposta a un attacco multiplo condotto sia da nazioni nemiche che da «entità» terroristiche. Il riferimento a Iran e a Siria è d'obbligo re. Oltre a queste è previsto l'attacco con razzi da parte di postazioni Hezbollah dal Libano e delle milizie palestinesi che controllano la Striscia di Gaza. In questo clima di tensione si inserisce anche la missione navale russa inSiria. La flotta anti sommergibili «Ammiraglio Chabanenko» è ormeggiata a Tartus.E proprio in questi giorni, navi e sommergibili Usa hanno attraversato Suez e incrociano nel Mediterraneo orientale. Mau.Pic.

(Il Tempo, 9 gennaio 2012)

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Memorie d'inciampo & programma

a cura di Luigia Sorrentino

Chi di voi non ha notato passeggiando per il centro storico di Roma le cosiddette 'memorie d'inciampo' (Stolpersteine)pietre a forma di sanpietrini in ottone lucente collocate spesso sulla soglia di una porta? Quelle pietre d'ottone sono una iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig, in memoria di cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti, aperta in diversi paesi europei. Su quelle pietre d'ottone sono incisi i nomi di persone che furono deportate a causa delle leggi razziali fasciste. L'iniziativa è partita nel 1995, a Colonia. A inizio 2010 erano installate più di 22 mila "pietre" in Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi....
http://poesia.blog.rainews24.it/2012/01/09/memorie-dinciampo-programma/
(RaiNews24, 9 gennaio 2012)

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Disinnescata una bomba sul bus dei turisti israeliani

SOFIA - È giallo sull'attentato contro un gruppo di turisti israeliani che sarebbe stato sventato martedì scorso in Bulgaria. La notizia è stata annunciato ieri sera dalla televisione pubblica israeliana. Secondo le poche informazioni diffuse, un congegno esplosivo è stato scoperto nascosto in un autobus che doveva trasportare dei turisti israeliani dalla frontiera con la Turchia a una stazione sciistica bulgara, come ha spiegato l'emittente.
Stando ai primi elementi emersi nell'inchiesta, l'ordigno è stato collocato nell'autobus durante la notte fa lunedì e martedì. L'autista è stato interrogato dalla polizia mentre dei soldati bulgari sono stati inviati per precauzione in diverse località sciistiche frequentate dai turisti israeliani, ha aggiunto la televisione.
Secondo il commentatore militare dell'emittente, questo attentato potere essere legato all'imminente quarto anniversario dell'omicidio di Imad Mughnieh, uno dei fondatori dell'organizzazione militare dell'Hezbollah libanese ucciso in un attentato nel febbraio 2008 a Damasco. Hezbollah ha accusato Israele di essere all'origine di questo assassinio.

(il Giornale, 9 gennaio 2012)

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Israele si prepara a respingere un attacco missilistico

Israele potrebbe essere sottoposto ad una serie di attacchi missilistici continui, pianificati per arrecare seri danni al Paese. Lo ha dichiarato al quotidiano The Jerusalem Post il comandante dell'Esercito. Quest'ultimo ha ipotizzato uno scenario di guerra in cui su tutto il territorio israeliano potrebbero esplodere quotidianamente e per due mesi fino a 300 missili, tra gli iraniani "Shabab 3" ed i siriani "Scud-C".
Per la prima volta in ambienti militari si accenna la possibilità che anche la capitale Gerusalemme possa finire nel mirino dei missili nemici. Finora questa eventualità era stata ritenuta poco probabile in virtù della presenza in Gerusalemme di una numerosa fetta di popolazione araba e luoghi di culto musulmani, che avrebbero salvato la capitale israeliana da possibili attacchi.
Le forze armate israeliane sperano di ultimare prima dell'inizio di un possibile attacco la costruzione di una quantità sufficiente di batterie missilistiche difensive intorno alle città più importanti del Paese. Tuttavia è difficile che ciò avvenga prima della fine del 2013 e l'attuale sistema di scudo anti-missile non garantisce una piena difesa nel caso si verifichi un attacco di massa prolungato.

(La Voce della Rusia, 8 gennaio 2012)

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Chi è Yair Lapid

Giornalista televisivo, è una delle persone più famose di Israele: oggi ha lasciato il suo talk show per fare politica e secondo i sondaggi potrebbe avere grande successo

Yair Lapid
Il popolare giornalista televisivo israeliano Yair Lapid ha annunciato oggi di aver abbandonato la direzione del suo seguito talk show del venerdì sera, "Ulpan Shishi", che conduceva da quattro anni su Arutz 2 ("Canale 2?), per entrare nell'"ambito pubblico", secondo quanto ha affermato la stessa rete televisiva. La mossa era attesa da tempo e anticipa quasi certamente un impegno politico diretto di Lapid, che dovrebbe concorrere alle prossime elezioni politiche, in programma per la fine del 2013.
Yair Lapid è uno dei personaggi pubblici più famosi di Israele. Ha recitato in due film israeliani di successo, ha scritto canzoni, tiene una rubrica fissa sul supplemento settimanale del quotidiano più letto di Israele (lo Yediot Ahronot) in cui parla della sua famiglia e della vita matrimoniale, ha fatto il testimonial pubblicitario. Ha scritto diversi libri (gialli, romanzi e libri per bambini) ed è un pugile dilettante.
Il suo impegno politico potrebbe cambiare molto il panorama politico israeliano. Secondo i sondaggi Lapid avrebbe successo in particolare nell'elettorato centrista, che apprezza l'immagine di uomo laico, moderato e di buon senso che traspare dai suoi articoli e dalle sue trasmissioni. Come scrive Associated Press, le posizioni politiche di Lapid non sono chiare, ma il partito che ha più da perdere dall'ingresso in politica di Lapid è probabilmente il centrista Kadima, il partito di Ariel Sharon nato nel 2005 e formato da politici fuoriusciti dal Likud di centrodestra e dal partito laburista, socialdemocratico (i laburisti infatti si sono affrettati a marcare le distanze tra le proprie visioni politiche e quelle di Lapid).
Gli analisti considerano difficile che Lapid, nel mutevole e incostante panorama partitico israeliano, si accontenti di candidarsi all'interno di uno dei partiti esistenti. Se si votasse tra poco, un eventuale nuovo partito guidato da Lapid otterrebbe secondo i sondaggi tra i 15 e i 20 seggi alla Knesset, il parlamento unicamerale israeliano, e diventerebbe il secondo partito dietro al Likud, attualmente al governo. Se Lapid si alleasse con i partiti di centro e di centrosinistra che attualmente formano l'opposizione, l'alleanza avrebbe probabilmente la maggioranza della Knesset.
Le voci dell'ingresso in politica di Lapid risalgono alle elezioni politiche del 2009 e l'ex conduttore le ha sempre smentite, anche se negli ultimi mesi un suo impegno diretto era dato per certo da molti. Il 22 giugno 2011 la moglie di Silvan Shalom, ex ministro degli esteri, scrisse su Twitter di augurare "mazel tov [la tradizionale formula benaugurante in ebraico] a Yair Lapid, che ha sicuramente deciso di entrare in politica e che lascerà a breve il mondo dei media". Seguì una replica stizzita di Lapid alla signora Mozes, che appartiene alla famiglia proprietaria dello Yediot Aharonot, su cui scrive.
Alcuni critici di Lapid lo hanno accusato di usare il suo programma televisivo per promuovere le sue idee politiche: poco tempo fa ha mostrato la storia di una bambina di 8 anni che era stata attaccata e insultata da estremisti religiosi ultraortodossi ebraici, gli haredim, tornati recentemente al centro delle cronache in Israele per i loro atteggiamenti discriminatori e integralisti.
Yair Lapid condivide l'avversione ai religiosi ebrei ultraortodossi e il passaggio dal giornalismo alla politica con suo padre, Joseph "Tommy" Lapid, che fu giornalista televisivo e sulla carta stampata (in particolare per un altro celebre quotidiano israeliano, Maariv) prima di entrare in politica e di diventare capo dell'ora scomparso partito di centro Shinui, con cui è stato anche ministro della Giustizia. Tommy Lapid è morto nel 2008.
L'ingresso in politica di Lapid sembra comunque preoccupare anche la maggioranza di governo, dato che da diverso tempo è in discussione al parlamento israeliano una proposta di legge molto criticata che sembra avere come unico scopo quello di ostacolare l'impegno politico diretto dell'ex conduttore televisivo. La legge ha ripreso recentemente l'iter parlamentare e potrebbe essere approvata entro il prossimo mese. In passato, Lapid ne ha parlato come di "una legge disgraziata e antidemocratica". Nel giugno 2010 la Knesset la approvò in prima lettura, e stabiliva che i giornalisti dovessero aspettare alcuni mesi (da sei a un anno) prima di poter essere eletti a cariche pubbliche, dalla fine dell'esercizio della loro professione.

(il Post, 8 gennaio 2012)

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Fermati quattro palestinesi con esplosivi al valico tra Israele e Cisgiordania

GERUSALEMM, 8 gen. - I militari israeliani di guardia a nord di Jenin al valico di Salem tra la Cisgiordania e Israele hanno arrestato quattro palestinesi trovati in possesso di esplosivi, sventando cosi' un potenziale attacco. Secondo i militari i quattro avevano tentato di passare in Israele ma gli inquirenti stanno indagando se il loro potenziale bersaglio si trovasse in Israele o fosse un vicino tribunale militare israeliano.

(Adnkronos, 8 gennaio 2012)

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Gaza vietata al blasfemo

Scontro di Hamas con Fatah: minacce al dirigente accusato di aver bestemmiato

Diretto dalla Cisgiordania verso Gaza per rafforzare gli accordi di riconciliazione palestinese, un dirigente di al-Fatah, Sakher Bseiso, è stato costretto ieri a rientrare anzitempo a casa dopo essere stato accusato da Hamas di aver «bestemmiato contro Dio». La notizia, riferita dal giornale di Hamas a-Risala, ha avuto grande eco nei Territori. Nella Striscia un attivista dei diritti civili, in forma anonima, ha accusato Hamas di imporre gradualmente alla popolazione uno stile di vita «medioevale». La missione dei dirigenti di al-Fatah cisgiordani (oltre a Bseiso includeva Muhammad al-Madani, Rawhi Fattuh ed Ismail Jaber) sembrava destinata a rafforzare la distensione in casa palestinese. Pochi giorni prima un altro dirigente di al-Fatah, Nabil Shaath, aveva infatti cordialmente incontrato a Gaza un dirigente di Hamas, Mahmud a-Zahar. Ieri era stata anche annunciata la disponibilità di massima delle due parti a liberare oltre un centinaio di detenuti politici, già fra un settimana. Ma quando i dirigenti di al-Fatah hanno raggiunto il valico di Erez (Beit Hanun) fra Israele e Gaza, l'atteggiamento dei funzionari di Hamas li ha molto contrariati. «Ci hanno fatto attendere oltre un'ora» hanno protestato i primi. «Ci hanno apostrofato con arroganza» hanno lamentato i secondi. Quando Bseiso ha espresso le proprie rimostranze senza più peli sulla lingua, i funzionari hanno colto due parole che a loro parere dovevano essere interpretate come una bestemmia inaccettabile. Bseiso nega da parte sua di aver espresso frasi blasfeme. I dirigenti di al-Fatah hanno comunque fatto dietro-front e sono rientrati in Cisgiordania. Intanto a Gaza City era già stato attivato il 'Ministero degli interni e della Sicurezza Nazionalè. Ed il banale diverbio era divenuto un 'casò. La stampa odierna scrive che se tornasse a Gaza Bseiso rischierebbe ora di essere trascinato davanti ad una corte per vilipendio della religione. Fonti locali precisano che finora a Gaza nessuno è stato condannato per blasfemia. Ma Hamas, aggiungono, non scherza: se qualcuno viene colto in flagrante in pubblico, rischia di essere condotto in un commissariato di polizia e percosso. La sensibilità della questione non è peraltro confinata alla sola Gaza di Hamas. Nell'ottobre 2010 i servizi di sicurezza di Abu Mazen arrestarono a Kalkilya (Cisgiordania) il 26.enne Walid al-Husseini, 'reò di aver scritto nel suo blog ('Ateo Orgogliosò) di non credere più nell'Islam per un insieme di convincimenti filosofici. Due mesi dopo, secondo alcune fonti stampa, al-Husseini pubblicò una lettera in cui ammetteva di essersi sbagliato ed i cancelli del carcere si aprirono.

(La Stampa, 8 gennaio 2012)

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Le cellule gliali regolano le sinapsi neuronali

Da una ricerca israeliana. Oltre a possedere una funzione connettiva trasferiscono informazioni

  
Nuovi modelli computerizzati sulle funzioni delle componenti del tessuto nervoso centrale hanno messo in luce caratteristiche inaspettate che riguardano le cellule della glia. Queste fino a oggi sono state riconosciute come cellule del tessuto nervoso che svolgono un'importante funzione connettiva, ossia quella di tenere insieme le altre strutture cellulari.
In un recente studio svoltosi presso l'Università di Tel Aviv (TAU) ha reso evidente altre funzioni, più attive e importanti, di queste cellule; sembrerebbe, infatti, che svolgano un ruolo centrale nel fenomeno della plasticità neuronale. Non è difficile quindi ritenere che siano coinvolte in funzioni superiori quali la capacità di adattamento di apprendimento e quindi di memoria.
"Le cellule della glia - ha spiegato Maurizio De Pittà della Schools of Physics and Astronomy and Electrical Engineering della TAU - hanno una funzione di supervisione sul cervello: regolando le sinapsi; esse controllano, infatti, il trasferimento d'informazioni tra neuroni, influenzando l'elaborazione delle informazioni e l'apprendimento".
Partendo da dati riscontrati in ricerche passate, De Pittà, insieme al collega Eshel Ben-Jacob e con la collaborazione di Vladislav Volman, del Salk Institute dell'Università della California a San Diego, e Hugues Berry, dell'Università di Lione, hanno sviluppato il primo modello computazionale sulle cellule della glia evidenziandone il ruolo svolto da esse nel passaggio d'informazioni attraverso le sinapsi.
I risultati dello studio potrebbero avere importanti implicazioni per un'ampia gamma di disturbi e di patologie, sottolineano gli autori. Quasi tutte le malattie degenerative riguardano anche la glia: nel caso dell'epilessia, per esempio, l'iperattività dei neuroni in una zona del cervello si propaga anche in altre parti, sopraffacendo l'attività normale. Ciò può succedere quando le cellule gliali non riescono a regolare l'attività sinaptica. Per contro anche quando l'attività cerebrale è ridotta, le cellule della glia stimolano la trasmissione d'informazioni, mantenendo attiva la connessione tra neuroni.

(ItaliaSalute.it, 8 gennaio 2012)

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Roma - Al Vittoriano la mostra "I ghetti nazisti" per il Giorno della Memoria

ROMA, 8 gen. - In occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria, il 26 gennaio nel Salone Centrale del Complesso del Vittoriano, sara' inaugurata la mostra ''I ghetti nazisti'', promossa dal Comune di Roma in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, che restera' aperta al pubblico fino al 4 marzo 2012.
L'esposizione, curata da Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah di Roma, Sara Berger e Bruno Vespa, intende ripercorrere la storia dei ghetti nazisti in Polonia, dal 1939 al 1944: la loro istituzione, la vita quotidiana al loro interno, la fame, le malattie, la violenza, il lavoro coatto, le deportazioni, la resistenza, le liquidazioni finali.

(Adnkronos, 8 gennaio 2012)

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Israele aumenta il budget per la difesa di 700 milioni di dollari

GERUSALEMME, 8 gen. - Il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato oggi un aumento di circa 700 milioni di dollari del budget della difesa. "Aggiungeremo 3 miliardi di shekels (circa 700 milioni di dollari) al budget della difesa", ha dichiarato Netanyahu in una conferenza stampa.
In un primo tempo, Netanyahu aveva sostenuto le raccomandazioni del rapporto, redatto dietro sua richiesta, dall'economista Manuel Trajtenberg per dare delle risposte al movimento di contestazione sociale senza precedenti scoppiato alla fine della scorsa estate in Israele. Fra queste raccomandazioni figurava una riduzione del budget della difesa, che è di circa 14 miliardi di dollari, di cui 3 miliardi di aiuti americani, per finanziare, senza aumentare il deficit, una serie di misure sociali.
"Ho riflettuto su questa questione, ma visto quello che accade nella regione, sono giunto alla conclusione che una riduzione del budget della difesa costituirebbe un errore, anzi un grosso errore", ha detto. "Qualsiasi persona sensata vede quello che accade intorno a noi, tutti questi cambiamenti hanno delle conseguenze strategiche per la sicurezza nazionale dello Stato di Israele, per la nostra capacità di far fronte a nuove sfide e all'instabilità", ha sottolineato ancora Netanyahu nel corso di un consiglio dei ministri settimanale, secondo un comunicato del suo ufficio.

(TMNews, 8 gennaio 2012)

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Abu Mazen un 'serpente'

GERUSALEMME - Malgrado il recente incontro ad Amman fra un negoziatore israeliano e uno palestinese, sembra ancora forte il livore in seno al governo di Benyamin Netanyahu nei confronti del presidente dell'Anp, Abu Mazen. Secondo il ministro per l'energia Uzi Landau le professioni di pace di Abu Mazen sono solo di facciata: ''quando gli strappi la maschera vedi che davanti, in un abito europeo, hai un terrorista''. ''Non ogni serpente che abbigli con vestiti europei diventa una persona di cultura".

(ANSA, 8 gennaio 2012)

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Germania, un giornale in inglese darà voce agli ebrei tedeschi

Sono passati sessant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e la vcomunità ebraica in Germania è quella che cresce di più al mondo. Nel 1989 nel Paese c'erano solo 30mila ebrei, oggi se ne contano 200mila, un aumento senza pari nel mondo. Per questo l'intellettuale Rafael Seligmann ha fondato “The Jewish Voice from Germany”, il primo giornale ebraico in inglese da Berlino, che conta uno staff di 8 giornalisti e 3 corrispondenti da Roma, New York e Tel Aviv. Un tentativo di dare peso maggiore alla comunità ebraica in un Paese in cui il passato pesa ancora come un macigno.

di Laura Lucchini



BERLINO - Più di sessant'anni dopo la fine della seconda guerra mondiale e le sinagoghe di Berlino così come i centri di cultura ebraica sono controllati dalla polizia giorno e notte per il rischio di attentati o anche solo atti vandalici, da parte dei neonazi o del terrorismo di matrice islamica. È uno scenario che sembra lasciare poco spazio all'ottimismo, eppure, "al giorno d'oggi la comunità ebraica che cresce più velocemente al mondo è quella tedesca", assicura lo scrittore e giornalista Rafael Seligmann. Per questa ragione, questo intellettuale che fu tra i primi scrittori ebrei attivi in tedesco dopo la Shoah, ha fondato "The Jewish Voice from Germany", il primo giornale ebraico in inglese da Berlino.
Alcuni numeri: Fino al 1989, anno della caduta del muro, gli ebrei in Germania erano solo 30.000, di cui la maggior parte erano sopravvissuti ai campi di concentramento e il loro ruolo nella società era troppo spesso limitato alla partecipazione ad atti commemorativi del genocidio. Il grande cambiamento avvenne nel 1990, quando arrivarono in tanti dall'ex Urss. Al giorno d'oggi circa 100.000 ebrei sono iscritti a le comunità religiose locali, mentre sono 200.000 in generale i cittadini di origini ebraiche, 20.000 di loro provengono direttamente da Israele. Prima della seconda guerra mondiale erano
600.000. In nessun altro luogo al mondo la comunità ebraica è aumentata così velocemente come qui.
La volontà di documentare questo rinascimento, e in particolare di farlo conoscere al di fuori dei confini della Germania ha spinto Seligmann a fondare, da casa sua, una pubblicazione che si regge su uno staff di otto giornalisti e tre corrispondenti a Roma, Tel Aviv e New York, oltre che all'incirca 150.000 lettori sparsi tra Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Israele e Germania. Si dirige in particolare a "divulgatori e leader di opinione ebrei e non, tra politici, mezzi di comunicazione, istituzioni accademiche e centri di cultura ebraica". Uscirà in versione cartacea quattro volte all'anno e sarà aggiornata on line (jewish-voice-from-germany.de) ogni settimana, con articoli di giornalisti e accademici ebrei e non.
Una sola nota in tedesco, sulla pagina web della rivista spiega "Warum?", cioè il perché di questa pubblicazione. "Torna ad esserci vita ebraica in Germania per il fatto che il legame con questo paese è indissolubile", scrive la redazione, "però manca un ponte tra la comunità tedesca e le più importanti comunità ebraiche nel mondo: Nord America, Israele e Gran Bretagna, dove vive il 90% degli ebrei nell'attualità". C'è bisogno cioè di "un organo regolare in inglese che informa su ciò che succede nell'area di lingua tedesca".
"Ho un sogno", scrive Seligmann nel suo primo editoriale, "è la rinascita della vita ebraica in Germania. Albert Einstein, Thomas Mann, lo storico Theodor Mommsen e il pittore Max Libermann erano simboli di una fioritura unica delle arti, della cultura e dell'economia. Era importante cosa si faceva e non in cosa si credeva". Dopo che la fine della vita della comunità ebraica in Germania fu decretata da Leo Baeck dopo la Shoah, oggi, personaggi come il direttore d'orchestra Daniel Baremboin testimoniano la rinascita, secondo lo scrittore.
Tutti gli articoli hanno volutamente un forte taglio di opinione. Nel primo numero, la storia di apertura è firmata da Heribert Prantl, capo redattore di interni del giornale di centro sinistra Süddeutsche Zeitung, non ebreo, ed è un articolo in cui si chiede la proibizione del partito neonazista NPD in Germania. Lo stesso Seligmann firma un saggio breve in cui chiede a Israele il riconoscimento dello stato Palestinese. Altri articoli parlano della crisi dell'Euro, delle ambizioni nucleari dell'Iran e del crescente numero di israeliani, soprattutto giovani, che si trasferiscono a Berlino.
Nonostante tutto, Seligmann ha riconosciuto, in varie interviste comparse in questi giorni sui media tedeschi, che il peso politico della sua comunità in Germania è praticamente nullo, e la discriminazione, in particolare nell'est dove è tanto forte l'NPD da riuscire ad accedere ai parlamenti regionali, si fa ancora sentire. Daniel Alter, il primo rabbino ordinato in Germania dopo l'Olocausto circa quattro anni fa, aveva raccontato a Reuters che portava sempre un berretto da baseball sopra la kippah quando camminava per strada. E ancora, pochi mesi fa, alle elezioni di Berlino, Udo Voigt, dell'NPD ha fatto campagna con cartelloni che lo ritraevano su una moto e la frase "Gas geben", cioè "dare gas" con una doppia allusione all'acceleratore della moto (che poco e niente centra con le elezioni) e, ovviamente, alle camere a gas.
Per tutte queste ragioni, il giornale, che pur parte da una spinta ottimista, ospita opinioni che lasciano poco spazio alla speranza, come quella dello storico Moshe Zimmermann che scrive: "Solo pochi ebrei in Germania si considerano oggi ebrei-tedeschi. (…) La maggior parte sono immigrati dall'Europa dell'Est: ebrei, ma non tedeschi. La prognosi è chiara ma frustrante: non ci sarà nessuna rinascita di ebrei tedeschi".
I giovani ebrei che si trasferiscono a Berlino oggi hanno storie come quelle della regista Yael Reuveny, 31 anni, che si è trasferita sei anni fa in Germania per girare il suo Tales of the Defeated e ci è rimasta a vivere. Il film documentario tratta della storia che ha diviso la sua famiglia: sua nonna è emigrata a Israele dopo la seconda guerra mondiale, il fratello di lei si è cambiato nome, ha rinunciato alla fede, ed è rimasto nella Germania comunista. "In Israele c'è stato per anni una specie di boicottaggio nei confronti della Germania: non si viaggiava qui e si tendeva a non comprare prodotti tedeschi. Quando mi sono trasferita, nel 2006, era ancora un tema, e c'erano persone che chiedevano 'cosa ci vai a fare?'", racconta a Linkiesta. La situazione però è cambiata radicalmente negli ultimi anni secondo Reuveny, "per esempio durante l'ultima coppa del mondo, c'era una specie di moda nell'ambiente hipster in Israele di tifare Germania", racconta.
Il successo relativo del partito neonazista non la spaventa. Crede, anzi, che da questo punto di vista la Germania sia "il paese più sicuro in europa, perché ha affrontato il suo passato più di altri". Lo scarso peso politico della comunità ebraica, si deve al fatto che è una comunità ancora molto piccola, secondo questa regista, che lavora ora a un nuovo documentario "Farewell Herr Schwartz", che è in qualche modo la continuazione del primo film. "Se si presentasse alle elezioni un candidato ebreo non avrebbe problemi ad essere eletto. Credo che sia fuori discussione", assicura. Eppure ammette di avere qualche dubbio sul suo futuro personale. "Tanto più a lungo rimango, tanto maggiore è la possibilità di formare una famiglia qui. Però sarebbe strano per me avere un figlio tedesco, è una cosa che ancora mi dà da pensare."

(Linkiesta, 8 gennaio 2012)

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Indagato per istigazione all' odio

TORINO - È indagato per l' ipotesi di reato di istigazione all' odio razziale il professore di Torino finito sulle prime pagine dei giornali dopo che su Facebook aveva minacciato una strage nella sinagoga della città e postato frasi razziste. La Digos della polizia di Torino ha perquisito il suo appartamento, da cui ha prelevato due computer e altro materiale informatico. Il professore dovrebbe essere ascoltato la prossima settimana. L' inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Torino, Sandro Ausiello.

(Corriere della Sera, 7 gennaio 2012)

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Convegno senza le donne, due medici cancellano la partecipazione

"No, grazie". "Noi, a un convegno sulla fertilità senza le donne, non veniamo". Due noti medici israeliani - Yuval Yaron del "Lis Materniy Hospital" di Ichilov e Uriel Elchalal dell'Ospedale universitario Hadassah di Gerusalemme - hanno polemicamente cancellato la loro partecipazione ad un incontro su fertilità e legge religiosa ebraica dopo aver appreso che le donne erano state escluse dall'evento. Lo riferisce il sito di Haaretz, in un nuovo capitolo delle sempre più frequenti tensioni fra laici e ultraortodossi in Israele.
Il convegno, che si apre la settimana prossima a Gerusalemme, è stato indetto dal Pua, un gruppo religioso di medici che riceve finanziamenti dallo Stato. Gli organizzatori hanno escluso le donne ginecologhe ed altre professioniste nel campo della fertilità sia dall'intervenire in pubblico che dal partecipare ai gruppi di lavoro.
Contro l'esclusione è stata lanciata una campagna su Facebook, che ha subito prodotto il boicottaggio da parte di due medici uomini chiamati a partecipare. «L'asserzione che le donne non possono essere invitate a intervenire in una conferenza sulla medicina per le donne è professionalmente assurda e rappresenta una esclusione delle donne nel pieno senso della parola», ha scritto uno dei due medici, il professor Yuval Yaron, in una lettera indirizzata agli organizzatori del convegno.

(Falafel Cafè, 7 gennaio 2012)

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In mostra a Lucca l'universo spirituale di Chagall

Il pittore russo dall'animo di fanciullo

di Nicoletta Morabito

Le Roi David
L'emozione è garantita ai visitatori della mostra Chagall's Spiritual Universe" che si tiene a Lucca nella chiesa di San Cristoforo dal 7 gennaio fino all'11 marzo 2012. Il progetto è stato ideato e curato da Lalla's Join di Stefania Trolli in collaborazione con Luciano Caprile e con la partecipazione di SEM-ART Gallery Monaco, promosso e organizzato dalla associazione San Cristoforo.
Marc Chagall (1887-1986) nato in Russia in un villaggio ebraico, ma vissuto a lungo in Francia ha espresso con i suoi dipinti tutto il suo mondo interiore filtrato attraverso i ricordi infantili. E questo mondo impregnato di sogni e nostalgie lo si può perfettamente cogliere nei venti preziosi oli e tecniche miste su tela prodotte dal 1959 al 1982 nel pieno della sua maturità artistica.
Luciano Caprile curatore della mostra entra nel dettaglio «Sono piccole tele, ma colgono la sua poetica lievità dove tutto accade, si mescola, si consuma e rinasce in veste di favola: una veste che sorprende la vita e la fa sua. Occorre dunque che i visitatori sappiano individuare il riflesso della propria anima nelle opere in mostra, solo così l'universo spirituale di Chagall apparterrà a chi saprà accoglierlo dentro di sé». I capisaldi dell'opera pittorica dell'artista russo ci sono tutti: la nostalgia fanciullesca per Vitebsk, villaggio natio, nell'onirico Profil du peintre e ne L'ane blanc dans le bouquet, l'amore immortalato ne Le bouquet jaune, e nella romantica cavalcata celeste alla conquista del sole con Dans le ciel de Saint-Paul, il circo, tema ricorrente, con Le clown au visage bleu e Le trapéziste, infine con Le roi David la religione .
Argomento quest'ultimo che la mostra di Lucca approfondisce con l'esposizione di centocinque incisioni su rame dedicate alla Bibbia e realizzate tra il 1931 e il 1939 che corredano una pubblicazione a tiratura limitata, concepita da Ambroise Vollard e firmata in colophon dall'autore stesso. Accompagnano i visitatori alcuni cartelloni che riportano frasi dello stesso Chagall e aiutano a entrare in sintonia con la sua spiritualità.
Questa racconta il grande Chagall nella sua essenza:"Io mi sforzo, coscientemente, di costruire un mondo dove un albero può significare altro, dove io posso immediatamente constatare di aver sette dita nella mano destra, ma cinque nella sinistra; insomma un universo in cui tutto è possibile, in cui per qualsiasi cosa non si deve essere sorpresi o cessare di esserlo per ciò che vi si scopre".
La mostra sarà accompagnata da un catalogo a cura di Luciano Caprile.

(Il Sole 24 Ore, 7 gennaio 2012)

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Fratelli Musulmani: il rispetto del trattato Egitto-Israele non è garantito

I Fratelli Musulmani egiziani, che hanno vinto a grande maggioranza le prime elezioni del dopo-Mubarak, hanno negato di aver garantito a Washington il rispetto del trattato di pace tra Egitto e Israele, risalente al 1979.
La smentita arriva dopo che ieri Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha affermato in conferenza stampa che il partito islamico ha assicurato che rispetterà una serie di trattati internazionali firmati negli anni scorsi, tra cui quello con Israele.
I trattati in oggetto, secondo Essam al-Erian, vice presidente del Partito Libertà e Giustizia, legato alla Fratellanza, "sono sotto la responsabilità del popolo e delle istituzioni statali e nessuno può parlare per conto del popolo egiziano". Al quotidiano panarabo al-Hayat, al-Erian ha dichiarato: "Non siamo in una posizione tale da poter dare assicurazioni".
Solo la scorsa settimana, anche Rashad al-Bayoumi, numero due dei Fratelli Musulmani, aveva dichiarato sempre ad al-Hayat che il movimento "non riconoscerà Israele in alcun caso e potrebbe mettere a referendum il trattato di pace con lo stato ebraico".

(swisscom, 7 gennaio 2012)

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Tel Aviv, il genio ora abita qui

A un solo secolo dalla sua fondazione è stata eletta fra le dieci città più creative del pianeta

di Elena Loewenthal

  
Tel Aviv
Chissà che cosa direbbe di questo risultato il manipolo di uomini, donne e bambini che in una calda mattina di aprile del 1909 si ritrovò sulle dune a fondare Tel Aviv, sorteggiandosi i lotti di terreno appena acquistati: sabbia a perdita d'occhio verso nord, l'affollata Giaffa con i suoi dedali di vicoli a sud, il mare di fronte a sé. I 60 fondatori di Tel Aviv avevano piena coscienza del momento storico, immortalato da un'eloquente fotografia: non stavano solo posando le fondamenta di un ameno quartiere residenziale, bensì dando vita dopo duemila anni alla prima, vera città ebraica, lasciandosi alle spalle un passato diasporico ingombrante e doloroso.
    A poco più di cent'anni, Tel Aviv è entrata nella classifica delle dieci città più creative del mondo stilata dal quotidiano canadese «The Globe and Mail», in compagnia di colossi quali Londra, Shanghai, Sydney. Ma non è tutto, perché la vocazione della metropoli israeliana pare proprio essere quella di collezionare medaglie, ultimamente: l'anno scorso, nientemeno che il National Geographic l'aveva inclusa fra le dieci «top beach cities» del globo. Perché si può dire bene o male di questa città, ma certo i suoi orizzonti sono sempre più vasti, suggeriti dal mare dove il sole tramonta ogni sera senza fretta e dall'umanità che la abita e la visita.
    Nata per guardare verso il futuro lasciandosi alle spalle il fardello del passato diasporico, Tel Aviv è diventata negli ultimi anni meta turistica in un Paese dove per un verso le vicissitudini politiche e militari hanno sempre fatto da deterrente alla curiosità, per l'altro, l'unico turismo concepibile pareva quello religioso. Ora, invece, frotte di giovani arrivano da tutto il mondo perché sanno che qui ci si diverte come in pochi altri posti, palati fini hanno pane per i loro denti, intenditori d'arte e design trovano spunti interessanti. Senza contare un clima gentile quando in Europa è inverno pesto. Tel Aviv è davvero la città che non dorme mai, come recita il suo slogan.
    E non solo svagandosi, anche lavorando. Se Israele annovera circa 2500 start-up, società fondate da giovani e dalle loro idee innovative, è soprattutto a Tel Aviv che questo spirito prende corpo. Nei settori più disparati: dall'high-tech, ovviamente, dove le avventure strabilianti non sono così rare. Pensiamo a Viber, l'applicazione per telefoni intelligenti che consente di comunicare a costo zero e conta al momento milioni di download in tutto il mondo. O a Shai Agassi, che nel 2003, appena trentenne, ha ideato un modello urbano di infrastrutture per veicoli elettrici, in previsione di quel futuro non troppo remoto in cui il petrolio sarà esaurito.
    Ma non c'è solo la tecnologia, a fare di Tel Aviv una città creativa in un modo contagioso: ci sono le arti, la moda, la cucina, l'architettura. Qui convivono in pacifica disarmonia pachidermici centri commerciali e piccole botteghe dove i giovani provano a inventare e «si mettono sul mercato». Magari con il loro bel diploma dell'accademia d'arte Bezalel di Gerusalemme o del Shenkar College of Fashion di Tel Aviv, che ha un suo atelier nei docks del vecchio porto, ora vetrina di ristoranti di tendenza, mostre fotografiche e persino di un pornoshop per una clientela rigorosamente al femminile. Cent'anni di vita, per una città, sono davvero pochi: in fondo Tel Aviv è una città bambina. Nata sull'effimera sabbia e in palese contrapposizione all'eternità di pietra e afflato divino di cui è fatta Gerusalemme, Tel Aviv è stata capacedi crearsi un'identità originale. Ha inseguito per un po' l'etichetta di città «trasgressiva» tout court, ma se ne è ben presto sbarazzata perché, come tutti i luoghi comuni, in fondo non dice nulla. È una città aperta, piuttosto, in cui idee, esperienze e sensazioni comunicano liberamente. Sarà merito del mare, di una storia ancora tutta da costruire, delle anime che ci vivono e pensano, dei tanti visitatori che vengono qui, respirano quest'aria, e tornano.

(La Stampa, 7 gennaio 2012)

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Ben prima di Piombo Fuso Hamas uccideva e terrorizzava Israele

di Costantino Pistilli

Missili esplosi su Sderot
Durante il 2011 appena trascorso sono stati sparati 627 razzi e colpi di mortai contro le città del Sud d'Israele. Una continua aggressione che ha fatto sì che lo scorso 27 dicembre 2008, proprio in risposta ai continui lanci di missili da Gaza, lo Stato ebraico desse il via all'operazione militare "Piombo Fuso" durata fino al 18 gennaio 2009.
    Nei precedenti otto anni, nonostante il disimpegno e il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza, si registrò un aumento del lancio di missili del 436 per cento, causa di morti e feriti fra la popolazione civile costretta a un ritmo di vita scandito da sirene di allarme e dalle fughe nei rifugi sotterranei.
Dal 2009, anche se ridotto, continua il lancio di missili sparati dall'organizzazione terroristica Hamas e da altri gruppi palestinesi per uccidere civili israeliani. Vediamo alcuni dati pubblicati dallo Shérut Bitahon Klali, l'agenzia di intelligence per gli affari interni di Gerusalemme conosciuta come Shin Bet.
    Come abbiamo appena visto il lancio di missili è diminuito di molto dopo che l'Israel Defense Force (IDF) attaccò militarmente Gaza. Ma la strategia del terrore contro i civili israeliani non si è mai ininterrotta (nel 2010, ad esempio, un razzo Qassam uccise un contadino thailandese e diede la sveglia anche all'Alta rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Catherine Ashton, in visita a Gaza).
    Ora, dalla Striscia si sparano anche razzi al fosforo, come ha denunciato il Consiglio regionale di Eshkol (Sud Israele) in una lettera inviata al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Eppure, secondo quanto riporta l'IDF, solo durante lo scorso dicembre Israele ha coordinato il trasferimento di oltre 136.500 tonnellate di aiuti ai gazawi.
    Il popolo della Striscia dal 2010 sta beneficiando di una serie di attività portate avanti da Gerusalemme e Gaza. Sicché nella Striscia, come riporta il Centro di Statistica dell'Autorità palestinese, il tasso di disoccupazione è sceso del 25 per cento rispetto l'anno passato. A ogni buon conto, Hamas sembra più interessato a distruggere che a costruire.
    "Al-Quds (Gerusalemme per il resto del mondo nda), stiamo arrivando" ha urlato Ismail Haniyeh lo scorso 14 dicembre in piazza al-Kati, nel centro di Gaza, per celebrare il 24o anniversario della nascita del movimento islamico di resistenza. Davanti a duecentomila persone ha poi assicurato che "la liberazione dell' intero territorio storico della Palestina sarà ottenuta non con trattative ma mediante la lotta armata ad oltranza".
    I risultati ottenuti in ventiquattro anni di "lotta ad oltranza" sono stati poi pubblicati: 1848 shaid, 1365 israeliani uccisi, 6411 israeliani feriti, 1117 attacchi terroristici, 87 missioni suicide, 11.093 razzi e colpi di mortaio sparati su Israele. Dopo aver brindato ai successi col sangue del suo stesso popolo e con quello dei civili israeliani, Hamas ha dato il via ai festeggiamenti.
    Come fece per il ventiduesimo anniversario, quando si spesero quasi un milione e mezzo di euro per una maxi festa durata cinque giorni e con l'obbligo di frequenza (pena l'esclusione dai coupon che danno diritto agli aiuti umanitari) o come quando per il ventitreesimo anniversario gli affiliati all'organizzazione terroristica avevano bussato alle porte di 300mila famiglie palestinesi per distribuire loro cioccolatini, caramelle e regalini. Non un futuro.
    Di fatto, a tutt'oggi anche la pace interna da concludere con Al Fath è ancora lontana dal compiersi. Martedì Hamas ha denunciato che 72 suoi membri sono detenuti dall'Autorità Palestinese, definendolo una violazione di un elemento chiave dell'accordo di riconciliazione tra le due fazioni.

(l'Occidentale, 7 gennaio 2012)

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Tre compagnie israeliane nella top 18 del New York Times

Nella top 18 dei "Migliori affari" del 2011 figurano tre compagnie israeliane. La lista è stata stilata dal quotidiano "New York Times" e comprende: l'acquisizione dell'industria farmaceutica americana Cephalon da parte del gigante israeliano del settore, Teva; l'acquisto delle Industrie Makhteshim Agan, specializzate in fertilizzanti, effettuato dalla National Chemical Corporation di Pechino (ChemChina) e dalle israeliane Industrie Koor; infine, la fusione tra l'azienda di Tel Aviv Fundtech e la società di software Usa S1 Corporation. In particolare, per quanto riguarda Teva, l'acquisto di Cephalon per 6.8 milioni di dollari - concluso battendo sul tempo la concorrente Valeant Pharmaceuticals - ha pagato sul mercato e ha fatto vincere alla casa farmaceutica israeliana il premio americano Bruce Wasserstain, tributato a chi "Osa per essere Grande". L'acquisizione del 60% delle Industrie Makhteshim Agan da parte dei cinesi, che hanno pagato 2.4 miliardi di dollari (almeno stando alle indiscrezioni trapelate sulla stampa internazionale), rappresenta invece l'investimento più consistente mai realizzato all'estero dalla Repubblica popolare, compravendita di bond stranieri esclusa.

(FocusMO, 6 gennaio 2012)

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Yuval Steinitz
140 milioni di Nis in Istruzione

Settecento milioni di Nis (circa 140 milioni di euro) verranno stornati dal budget della Difesa e investiti in istruzione. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze israeliano, Yuval Steinitz, aggiungendo anche che dalla prossima domenica il ministero di Ehud Barak dovrà avere «conti pienamente trasparenti». Finora, il budget della difesa nello Stato ebraico comprendeva molte voci non giustificate, coperte dal segreto. Ma da ora in poi non sarà più così, o per lo meno è questo ciò che si augura Steinitz, che da tempo sta combattendo sul punto una battaglia contro Barak. Anche utilizzare parte delle risorse dedicate alla difesa - settore sacro nello Stato ebraico - per finanziare il tempo pieno a scuola e asili gratuiti per bambini dai tre anni in su rappresenta una vittoria per il responsabile delle finanze israeliane. «Si tratta di decisioni storiche», ha commentato con soddisfazione Steinitz.

(FocusMO, 6 gennaio 2012)

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"Cisgiordania è Israele"

NEW YORK - Secondo il candidato alla nomination repubblicana per la Casa Bianca Rick Santorum, rivelazione dei caucus in Iowa, la Cisgiordania "è parte di Israele" e tutti coloro che vivono lì sono israeliani. Nella sua affermazione, risalente allo scorso novembre e ora rispolverata dal New York Times, gli israeliani "hanno il diritto di costruire in base alla loro proprietà di quella terra" suggerendo che la Cisgiordania è parte di Israele come il New Messico o il Texas sono parte degli Usa.

(ANSA, 6 gennaio 2012)


"Cisgiordania è Israele", è la pura verità. Le cose stanno così sullo stesso piano di diritto internazionale secondo cui Damasco è Siria, Bagdad è Iraq e non più Turchia. Gli ebrei, israeliani e non, farebbero bene a convincersi di questo fatto e decidersi a dirlo e ridirlo pubblicamente. In cambio di pace Israele ha pensato di poter cedere terra, e non si è accorto invece di aver ceduto diritti. I suoi nemici lo sanno e ogni tanto passano a reclamare il pagamento delle cambiali firmate da Israele. E se non ottengono tutto il “dovuto” elevano gridi di dolore e fanno sapere al mondo che il loro credito con Israele è aumentato. Fino a quando durerà questo giochino? M.C.

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Israele, cyber-attacchi; hacker, svelerò segreti militari

È sempre più spavaldo il misterioso hacker "Omar", asseritamente saudita, che negli ultimi giorni ha immesso sul web a due riprese i dettagli di decine di migliaia di carte di credito di israeliani.
In uno scambio di messaggi con il sito web israeliano Ynet, Omar afferma di aver già fatto acquisti per un valore di 200 mila dollari grazie alle carte di credito clonate. Aggiunge di essere in procinto di rivelare alcuni segreti militari. "La popolazione araba ama la mia iniziativa - assicura - e prega per me".
Ma non teme, gli è stato chiesto, una reazione del Mossad, lo spionaggio israeliano? "Li sto aspettando", risponde il misterioso Omar. "Mi sapete dire quando arriveranno?".
In Israele intanto le autorità sono molto allarmate per la vistosa falla nei sistemi di protezione utilizzati dal sistema bancario e per la divulgazione degli indirizzi di posta elettronica di migliaia di israeliani, con le relative password.
"Si tratta di un attacco terroristico cibernetico", ha affermato il dirigente di una compagnia di carte di credito.
Sulla stampa alcuni analisti si chiedono intanto se dietro all'offensiva del misterioso Omar non ci sia in realtà un servizio di intelligence straniero.

(swisscom, 6 gennaio 2012)

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Dopo Shalit una direttiva sui sequestri

Un documento consiglia al governo una posizione piu' dura su futuri casi

TEL AVIV, 5 gen - Un documento che precisa le linee guida per il governo di fronte ad eventuali rapimenti di soldati o civili israeliani e' stato consegnato oggi al ministro della difesa Ehud Barak dal suo estensore, il giudice a riposo Meir Shamgar. Lo ha reso noto la radio militare secondo cui il documento consiglia al governo, in futuro, di assumere una posizione molto piu' dura che in passato. La necessita' di definire linee guida e' maturata durante la prigionia a Gaza del militare Ghilad Shalit.

(ANSA, 5 gennaio 2012)

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Firmato accordo per riabilitare il bacino 5 del Mar Morto

  
Ein Bokek
Il Parlamento israeliano ha approvato il primo gennaio l'accordo stipulato tra la Israel Chemicals e il ministero delle Finanze di Tel Aviv per riabilitare il bacino 5 del Mar Morto. La compagnia specializzata in prodotti chimici si occuperà di rimuove gli accumuli di sale che mettono a rischio di inondazione quattordici hotel nella zona di Ein Bokek, meta turistica molto frequentata. I lavori dovrebbero iniziare rapidamente. «Si tratta di un momento storico - ha commentato il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz -, stiamo per correggere un errore che dura da venti anni».
Gli accumuli eccessi di sale sono infatti dovuti allo sfruttamento intensivo delle acque del Mar Morto da parte delle industre chimiche e cosmetiche costruite intorno al grande lago di acqua salata. Il muretto di sale che cresce al ritmo di venti centimetri all'anno sta determinando in certi punti un innalzamento della superficie marina, potenzialmente in grado di causare inondazioni negli alberghi circostanti. L'accordo sancito da Israel Chemicals e ministero stabilisce che l'azienda paghi 611 milioni di euro per i lavori, il cui costo totale si aggira attorno ai 764 milioni; la differenza la pagherà lo Stato. Si tratterà di uno dei più grossi cantieri mai aperti in Israele, e a gestirli sarà la Dead Sea Work, controllata di Israel Chemicals, la quale assumerà a tal scopo 300 persone, mentre altre 2.500 lavoreranno nell'indotto.

(FocusMO, 5 gennaio 2012)

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Le esportazioni israeliane in crescita del 4,5% nel 2011

Le esportazioni israeliane ammontano a 89 miliardi dollari nel 2011 - un incremento del 4,5% rispetto al 2010, secondo i dati pubblicati Mercoledì dalla Israel Export and International Cooperation Institute (IEICI)).
Questi dati non includono le esportazioni delle aziende startup e le acquisizioni di start-up israeliana da società estere. Sono cifre impressionanti considerando il rallentamento economico di cui ha sofferto dalla maggior parte del mondo economico lo scorso anno. Le esportazioni israeliane hanno registrato una crescita costante dal 2002 al 2008, con una lieve caduta nel 2009 a causa della crisi finanziaria, ma registrato un balzo del 19% nel 2010. Va notato che la maggior parte l'aumento delle esportazioni lo scorso anno deriva dalla crescita delle esportazioni di servizi, soprattutto nei settori della informatizzazione e software forniti da compagnie israeliane all'estero e delle esportazioni di diamanti. Nonostante questi dati incoraggianti registrati nel 2011, gli esportatori sono preoccupati per il 2012. Una previsione effettuata dagli economisti della IEICI punti a un aumento del solo 1,5% delle esportazioni per quest'anno. Secondo il presidente IEICI, Ramzi Gabai, "Nel prossimo anno gli esportatori israeliani dovranno fronteggiare una domanda decisamente più centellinata dai mercati di destinazione a causa del rallentamento economico globale ".

(FocusMO, 5 gennaio 2012)

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Penalizzato il Beitar Jerusalem per cori razzisti

Tifosi hanno insultato un giocatore nero dell'Hapoel Tel Aviv

GERUSALEMME, 5 gen - La commissione disciplinare della Federcalcio israeliana ha inflitto due punti di penalizzazione al Beitar Jerusalem, gia' in zona retrocessione, per i cori razzisti rivolti il mese scorso da suoi tifosi a un giocatore avversario. ''La dirigenza del Beitar non ha fatto sforzi appropriati per combattere i cori dei tifosi'', afferma la disciplinare, spiegando che i supporter della squadra di Gerusalemme se la sono presa con l'attaccante dell'Hapoel Tel Aviv Toto Tamuz, nigeriano di nascita.

(ANSA, 5 gennaio 2012)

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La Turchia in Europa?

Una opportunità o una minaccia?

di Elio Bitritto

Le pressanti richieste di adesione della Turchia all'Unione Europea sembrano attenuarsi e la "resistenza" con cui questa richiesta è stata accolta, trova oggi piena giustificazione in alcune circostanze che si sono prodotte e, purtroppo, ripetute. A cominciare dall'inopportuno invio di una nave carica di presunti aiuti umanitari per i palestinesi di Hamas dalla Turchia ad Israele. Su questo episodio molto si è scritto a cominciare dall'abbordaggio che gli israeliani hanno compiuto alla nave per verificare la natura degli aiuti e che è stato denunciato come "aggressione". Sta di fatto che intanto Hamas ieri ed ancora oggi è considerata una organizzazione estremistica e terroristica che non riconosce lo stato di Israele: sta di fatto che i turchi erano stati avvertiti che non sarebbe stato loro permesso di sbarcare e che la nave sarebbe stata fermata: sta di fatto che gli israeliani per fermarla o usavano i siluri o l'abbordavano: sta di fatto che all'atto dell'abbordaggio gli israeliani sono stati assaliti ed hanno risposto all'aggressione. Altro aspetto che deve far pensare, si riferisce alla deriva integralista della Turchia, con la adozione graduale della sharia'a, vale a dire il codice coranico e, più esattamente, la "Legge divina che la comunità dei credenti deve osservare". Tutto sommato, per quanto diverse le basi giurisprudenziali del diritto in Europa, sono pur sempre derivate dal diritto romano: come si dovrà comportare un'ipotetica Unione Europea di fronte a reati puniti diversamente dal codice coranico? Come si regoleranno i rapporti tra gli stati "laici" (l'Europa d'oggi) e stato parzialmente o integralmente islamico domani (la Turchia?). In quest'ottica appare evidente il ruolo che la Turchia sta svolgendo o cercando di svolgere: ricreare l'impero ottomano che si estendeva da Istanbul fino alle coste atlantiche dell'Africa e in Europa dalla Bulgaria alla Serbia, alla Grecia, all'Albania. Già prima della "Grande Guerra" aveva perso i "possedimenti" europei: l'alleanza con gli imperi centrali ebbe come risultato la disgregazione della parte più propriamente araba dell'impero con il risultato di una geografia caratterizzata da confini che non rispettano i tradizionali limiti linguistici, culturali, religiosi, e più propriamente naturali quali fiumi e catene montuose. E per non smentirsi rispondono alla condanna francese circa l'eccidio degli armeni, rimproverando alla Francia gli eccessi in Algeria e, giusto qualche giorno fa, addirittura manifestando contro una squadra di Israele impegnata con il Besiktas di Istanbul. Siamo certi di volere accogliere un "socio" quale Erdogan ed affiancarlo a personaggi come Sarkosy e Merkel?

(Quiquotidiano, 4 gennaio 2012)

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Rincara l'energia elettrica in Israele

I consumatori israeliani dovranno presto fronteggiare un ulteriore rincaro della bolletta dell'elettricità. A febbraio le tariffe aumenteranno infatti del 9% circa: lo stabilisce un accordo stipulato dalla Israel Electric Corporation (Iec), primo fornitore di energia elettrica del Paese, e il ministero delle Finanze. Manca ancora il nulla osta dell'Autorità per i servizi pubblici, ma l'ok viene dato per scontato dalla stampa israeliana. L'aumento del costo dell'elettricità è dovuto alla crisi finanziaria che la Iec sta fronteggiando da mesi. A causarla sono state le ripetute interruzioni nel flusso di forniture di gas dall'Egitto, a seguito delle quali l'azienda pubblica israeliana ha dovuto fare ricorso a carburanti alternativi, più costosi rispetto al metano egiziano (che Israele acquista a buon mercato in virtù di un accordo stipulato con il passato regime di Hosni Mubarak). Queste spese extra hanno messo in difficoltà i conti della Iec, e stanno ricadendo sulle spalle delle famiglie israeliane, le quali avevano già constatato un aumento della bolletta della luce ad agosto 2011: pari, anche allora, al 9%. E in futuro non andrà meglio. Una squadra di esperti istituita ad hoc presso il ministero delle Finanze ha messo a punto una strategia secondo la quale nel corso del 2012 il costo della corrente elettrica in Israele crescerà in totale del 30%. Quella di febbraio è infatti solo una delle tre "tappe" previste dal ministero per evitare ai consumatori lo choc di un rincaro unico di tale portata.

(FocusMO, 4 gennaio 2012)

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Israele sta progettando di costruire un muro alla frontiera con il Libano

  
A sinistra Israele, a destra il Libano
Israele sta pensando a costruire un muro per proteggere le recenti costruzione di palazzi nella città di frontiera israeliana di Metulla (nord) contro i colpi da parte dei "snipers" posizionati in Libano, secondo quanto detto martedì da fonti militari israeliane. Le autorità israeliane hanno fatto condiviso la loro intenzione ai responsabili libanesi e dell'ONU , ha indicato la fonte precisando che questo muro dovrà essere lungo un kilometro , all'altezza di Metulla e di Kfar Kila, un villaggio libanese , di fronte a dove si trova un palazzo che ospita un casino che sta giusto sulla barriera di sicurezza della frontiera. La decisione definitiva che riguarda questo progetto sarà presa in coordinazione con le autorità libanesi ha precisato la fonte. L'esercito israeliano coopera con la FINUL e l'esercito libanese per studiare le diverse opzioni suscettibili di ridurre gli scontri" ha indicato senza ulteriore dettaglio un comunicato militare La FINUL (forze interinali delle Nazioni Unite in Libano) ha confermato essere al corrente di questo progetto . "Visto il carattere sensibile di questo settore, stimiamo che sia imperativo che le due parti giungano ad un accordo sulle misure pratiche suscettibili di rinforzare la fiducia mutua e di ridurre le tensioni sporadiche e gli eventuali malintesi." Ha dichiarato all'AFP Neeraj Singh porta voce della FINUL ."Stiamo esaminando diverse idee" ha aggiunto. Israele e Libano sono tecnicamente in guerra, ma i responsabile militari dei due Paesi si incontrano regolarmente sottosotto gli auspici del FINUL per discutere dei problemi di frontiera. Gli agricoltori di Metoulla si lamentano di essere stati presi di mira da cecchini scelti in passato e di essere frequentemente attaccati da lancia di sassi lanciati dal lato libanese della frontiera . Nel 2006, una guerra breve ma sanguinaria ha opposto Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah che controlla la regione della frontiera. Secondo il giornale Yediot Aharonot,, il muro progettato da Israele dovrebbe avere 5 metri di altezza e essere equipaggiato di sensori elettronici . I lavori dovrebbero iniziare tra poche settimane. Israele sta costruendo una barriera di sicurezza gigante alla frontiera tra Israele e il Sinai egiziano per combattere prima di tutto , l'immigrazione clandestina proveniente dall'Africa.

(FocusMO, 4 gennaio 2012)

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L'esercito israeliano si propone di migliorare la situazione economica a Gaza

GAZA - I rappresentanti dell'esercito israeliano si sono incontrati la settimana scorsa con imprenditori e agricoltori palestinesi della Striscia di Gaza. La discussione ha ruotato intorno ai modi per favorire l'economia locale.
Nel corso della riunione i palestinesi hanno fatto proposte che potrebbero portare a "migliorare notevolmente la situazione economica" a Gaza, ha riportato martedì un comunicato dell'esercito israeliano. In questo è inclusa l'approvazione di esportazioni da Gaza in Israele e in Cisgiordania, l'importazione di prodotti a duplice uso e inoltre più permessi di ingresso in Israele per gli operatori della Striscia di Gaza.
Il coordinatore delle attività di governo nei territori palestinesi, Eitan Dangote, ha anche informato i palestinesi sugli investimenti che Israele ha fatto nella costruzione del posto di confine di Kerem Shalom. Ha fatto sapere inoltre che è stata presa in considerazione l'importazione di materiale a duplice uso. Dangote ha detto: "Faremo tutto il possibile per soddisfare le esigenze degli imprenditori a Gaza."
Secondo l'informazione dell'esercito, i palestinesi hanno espresso la loro gratitudine per l'incontro, per l'iniziativa israeliana e per la "relazione cordiale e professionale."

(israelnetz.com, 4 gennaio 2012 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Progetto israelo-palestinese per rimuovere 1,5 milioni di mine

Vigne al posto di mine antiuomo: è quanto si propone l'organizzazione umanitaria Roots of Peace che il prossimo 6 gennaio annuncerà l'inizio di una collaborazione con le autorità palestinesi e israeliane per rimuovere il milione e mezzo di mine antiuomo ancora presenti in Terra Santa, incluso anche Qasr al Yahud, il sito del battesimo di Gesù. Secondo quanto riferisce l'organizzazione, che dal 1997 opera per dissotterrare le mine in paesi come Afghanistan, Angola, Cambogia, Croazia, Iraq, Kirghizistan, Vietnam e Israele, l'annuncio verrà accompagnato dal suono delle campane di Betlemme mentre il progetto sarà presentato in una conferenza stampa nel vicino villaggio di Husan, particolarmente contaminato dalla presenza di questi ordigni messi al bando alla fine del 1997, dopo la Conferenza di Ottawa.
"Il suono delle campane simboleggia che è giunto il momento di rimuovere le mine dai campi di Betlemme, ed è un campanello d'allarme per il mondo", dichiara il governatore di Betlemme Abdul Fatah Hamayel. "Le terre sante non sono sante quando ci sono mine nel terreno", afferma Heidi Kühn, fondatrice di Roots of Peace, che nei giorni scorsi ha fatto visita al patriarcato latino di Gerusalemme, dove è stata ricevuta dal patriarca Fouad Twal. "Questo progetto mette in evidenza ciò che unisce e non ciò che ci divide - spiega Fadwa Abu Laban, benefattore di Napa Valley (Usa) che sostiene il progetto di trasformazione dei campi minati in vigneti - questa terra sarà sminata e da essa avremo raccolti abbondanti. Verrà, inoltre, istituita una scuola di Roots of peace dove i bambini potranno recuperare i loro sogni di infanzia".

(Toscana Oggi, 4 gennaio 2012)

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Egitto e Israele pace a rischio

di Stefano Magni

Terza e ultima tornata elettorale per il Parlamento dell'Egitto. I Fratelli Musulmani sono ancora i grandi favoriti, con il loro partito Libertà e Giustizia. E ne approfittano per buttare la maschera: vogliono gettare alle ortiche il trattato di pace con Israele. Quasi l'unico (assieme a quello con la Giordania) accordo permanente che ha impedito lo scoppio di nuove guerre in Medio Oriente.
Lo ha chiarito il leader della Confraternita, Rashad Bayoumy, in un'intervista al quotidiano pan-arabo al-Hayat. "Riconoscere Israele è una precondizione per governare? - chiede Bayoumy ponendosi una domanda retorica - Questo non è possibile, le circostanze non hanno importanza.
Non riconosciamo Israele per niente. E' un nemico criminale occupante". Bayoumy, numero due dei Fratelli Musulmani, ha quindi sottolineato che nessun esponente della Confraternita si siederà mai allo stesso tavolo con un israeliano. "Non permetterò a me stesso di sedermi con un criminale.
Non faremo mai accordi con loro". Chiaro no? Quanto al trattato di pace, i Fratelli Musulmani non hanno intenzione di abolirlo subito dopo la loro (ormai pressoché inevitabile) vittoria. Hanno voglia di "lasciarlo abolire" dal popolo. Con un referendum popolare, che darà sicuramente la vittoria alla causa della sua abolizione.
Sarebbe un risultato scontato, considerando che, nelle prime due tornate elettorali il partito Libertà e Giustizia ha ottenuto circa il 40% dei voti, che il secondo partito è l'ultra-fondamentalista Al Nour (che non fa mistero di voler stracciare il trattato) e che persino fra le minoranze laiche la causa anti-sionista è prevalente.
Lo dimostra l'intervista al leader del Wafd, partito "liberale", densa di concetti decisamente anti-sionisti e anche anti-semiti, fra cui le teorie cospirative, la negazione dell'Olocausto e una fantasiosa idea archeologica sul fatto che il Tempio di Gerusalemme non sia mai esistito.
Un referendum sul trattato di pace segnerebbe, una volta per tutte, la fine delle relazioni di pace armata fra l'Egitto (la più grande nazione araba) e Israele (il più potente esercito del Medio Oriente), spianando la strada a scenari che possiamo ben immaginare. Gli accordi di Camp David del 1978, mediati dall'ex presidente Usa Jimmy Carter, diverrebbero solo un pallido ricordo del passato.
L'amministrazione democratica di Barack Obama, discendente diretta di quella di Carter, potrebbe solo mangiarsi le mani. Considerando soprattutto che i Democratici americani hanno apertamente dichiarato il loro sostegno ai Fratelli Musulmani e hanno addirittura contribuito alla loro vittoria con preziose consulenze politiche.

(l'Opinione, 4 gennaio 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Emanuel Segre Amar

Si è svolto ad Amman il primo incontro "ufficiale" tra palestinesi ed israeliani dal settembre 2010 (senza considerare gli incontri "clandestini" dei quali ha parlato il presidente Peres), e, nonostante le tre ore e mezza di colloqui i risultati sembrano essere scarsi. Chiarissima la dichiarazione che questo incontro "non significa la ripresa dei negoziati". Sembra, a chi scrive, che il commento a questo incontro più chiaro tra i tanti che siano stati scritti sia quello di Barak Ravid, Avi Issacharoff e Natasha Mozgovaya (Haaretz), pubblicato ancor prima che le delegazioni si riunissero. Al di là delle parole di prammatica pronunciate dai capi delle due delegazioni, appare oramai che, al momento, si debba solo aspettare il prossimo 26 gennaio, scadenza ultima impostasi dal quartetto per riportare le due parti al tavolo del negoziato. Lapidario il commento di Vanguardia: "scetticismo".
    Per restare nell'area israelo-palestinese, interessante l'articolo di Daniel Pipes pubblicato su Liberal a commento della visita del primo ministro del neo-stato del Sud Sudan a Gerusalemme; dopo una guerra di secessione durata quasi 50 anni, e dopo tanti massacri, Israele sembra portare a casa i frutti di una politica lungimirante di aiuti, e che potrebbe ora ripresentarsi con i curdi, con Cipro, coi berberi e, in un futuro non troppo lontano, anche con un Iran post-islamista.
    H.D.S. Greenway firma sull'International Herald Tribune un severo attacco alla politica israeliana, come è normale per tale testata; l'autore considera la politica colonizzatrice di Israele alla stregua delle politiche colonizzatrici di Francia, Inghilterra, Germania e Portogallo, e risponde alle critiche di non guardare a quanto succede ad esempio in Siria adducendo a pretesto la oramai troppo lunga guerra tra israeliani e palestinesi. Per il sottoscritto non è possibile affermare che i tre NO di Khartoum sono diventati, per la Lega Araba, tre sì, e non si deve tacere che la barriera "alta ed implacabile" si è dimostrata purtroppo utile e necessaria. Riconosco condivisibili solo le parole finali di questo articolo: "questa è la tragedia di Israele", ma non basta scriverlo se poi non si fa la doverosa analisi.
    Di grande interesse, e molto articolata come sempre, la continuazione dell'inchiesta di Giulio Meotti ( sul Foglio) sulla realtà presente e futura di Israele, divisa tra laici, ortodossi ed ultraortodossi, tra gli abitanti che vivono nei confini tradizionali e gli abitanti di Giudea e Samaria, tra Tel Aviv e Gerusalemme. Importanti sono i cambiamenti illustrati da Meotti degli atteggiamenti della maggior parte dei religiosi nei confronti dello stato. E' probabile che questa sua inchiesta susciterà ancora le reazioni di alcuni che la pensano in modo diverso, ma al sottoscritto questa inchiesta sembra voler guardare in profondità nelle infinite sfaccettature di un mondo che è bene studiare per comprenderne la continua evoluzione.
    Su Nazione, Carlino e Giorno si trova un interessante commento su quello che sembra essere il pensiero del Capo di Stato Maggiore Benny Gantz di fronte alle minacce iraniane; bisogna comunque pensare che non sempre la realtà mostrata coi fatti e con le parole dai responsabili israeliani corrisponde a quanto è realmente nella loro testa, come infatti il breve articolo ricorda (subito prima della guerra dei sei giorni venne annullata la mobilitazione generale). Fausto Biloslavo esamina sul Giornale il braccio di ferro che continua tra USA ed Iran; anche Claudio Gallo ne scrive su La Stampa, suggerendo che la diplomazia sia l'unica strada; ma bisogna pur chiedersi se con certi regimi si possa trattare per guardare solo a eventuali risultati di breve respiro.
    Livio Caputo sul Giornale si chiede se Obama e Sarkozy si muoveranno contro Assad, sulla falsariga della guerra contro Gheddafi; appare difficile una simile mossa dopo il previsto fallimento della recente missione della Lega Araba.
    Stefano Magni, su l'Opinione, riporta le dichiarazioni dei leaders dei Fratelli Musulmani che negano di potersi mai sedere accanto agli israeliani; il trattato di pace firmato tra Egitto ed Israele nel '79 rischia di venire presto abrogato da un referendum, risultato tragico della politica di Obama.
    In Libia, come scrive Gianandrea Gaiani su Libero, gli scontri tra le diverse fazioni continuano sempre molto duri, col rischio evidente di una futura vittoria di Al Qaeda, ed anche nella vicina Algeria, come scrive Maurizio Stefanini ancora su Libero, i religiosi sembrano mettere una seria ipoteca sul proprio ruolo nel futuro del paese.
    Giacomo Galeazzi su La Stampa ricorda la morte, avvenuta l'ultimo giorno dell'anno, di Juri, l'ing. Jerzy Kluger che era stato compagno di classe e grande amico di colui che sarebbe divenuto papa Giovanni Paolo II; logico che la loro amicizia, rinsaldatasi quando giunse a Roma il vescovo Wojtyla, abbia procurato grandi cambiamenti nei rapporti tra la Chiesa ed il mondo ebraico, ma è importante che questi miglioramenti possano continuare ora che i due amici sono entrambi scomparsi.
    Serge Klarsfeld, in un articolo su Le Monde, parla della legge in discussione in Francia contro i negazionismi; la Francia ha sempre sostenuto questa tesi, fin dal periodo della sua guerra contro l'impero Ottomano, ed ora mette a frutto il lavoro di tanti storici. Una simile legge appare necessaria per ridurre il rischio che simili tragedie si ripetano.
    Infine da menzionare l'articolo pubblicato dal Secolo d'Italia che raccomanda il rientro in Italia dei corpi dell'ex re Vittorio Emanuele II, sepolto ad Alessandria d'Egitto, e di sua moglie, sepolta a Montpellier; rifiuto di leggere la frase nella quale si parla del "suo rispetto per l'ebraismo" e il riferimento alla tragica sorte della figlia Mafalda, morta a Buchenwald; queste parole servono solo ad appoggiare la richiesta che potrebbe essere ammessa solo per il lungo tempo trascorso dalla morte del re.

(Notiziario Ucei, 4 gennaio 2012)

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Israele sta prendendo in considerazione di ridurre l'attività delle ONG

Il ministero degli Esteri riesaminerà le procedure per la concessione dei visti ai dipendenti di organizzazioni internazionali di stanza in Israele. Sulla base dei dati raccolti dal Ministero degli Esteri, nell'ultimo anno c'è stato un significativo balzo in avanti del numero delle organizzazioni umanitarie straniere di stanza in Israele, che è attualmente coinvolge più di mille persone. Diverse agenzie che fanno capo alle Nazioni Unite si sono insediate senza chiedere l'autorizzazione del governo israeliano. Di conseguenza non hanno mai ricevuto uno status ufficiale in Israele. Alti funzionari del Ministero degli Esteri hanno espresso preoccupazione per il controllo della loro permanenza e a riguardo dei non chiari criteri per la concessione dei visti ai dipendenti delle agenzie delle Nazioni Unite. L'ipotesi che il Ministero degli Esteri israeliano intende provare a percorrere è di impostare una quota di visti per queste organizzazioni umanitarie .

(FocusMO, 3 gennaio 2012)

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Beresheet LaShalom - Insieme per capire

di Angelica Edna Calò Livne

Angelica
Da tanto non si vedeva una giornata cosi piovosa, fredda, grigia e densa di nebbia. Una benedizione per le nostre mele, per i ciliegi e per i kiwi, ma una sorpresa per i ragazzi della Scuola ebraica Sally Mayer di Milano in gita in Israele. Avevano trascorso la notte nell'ostello del Monte Meron e dopo averli incontrati a Gerusalemme per un megalaboratorio di teatro, musica e improvvisazioni, insieme ai loro coetanei della scuola ebraica di Roma, li ho invitati a vedere un kibbutz da vicino, dall'interno. Avrei voluto mostrar loro l'antico Mikwe del secondo secolo A.e.v., passeggiare a piedi lungo il confine con il Libano, mostrare loro il piccolo zoo e il Hadar Hochel, la grande sala da pranzo comune, ma la pioggia cadeva senza sosta. Abbiamo deciso di portarli alla nostra scuola, nella biblioteca. Seduti stretti stretti, uno vicino all'altro, al caldo, i ragazzi hanno ascoltato le nostre storie per più di ora: gli occhi spalancati, gli sguardi attenti, bei sorrisi, bei volti e tante domande. Abbiamo spiegato che Sasa è uno degli ultimi kibbutzim che hanno annullato il pernottamento dei figli nelle case dei bambini, dopo aver capito che i bambini hanno il bisogno e il diritto di dormire accanto ai loro genitori. Che la nostra fabbrica Plasan, produce materiali per blindare veicoli per la difesa contro il terrorismo e non armi come alcuni di loro pensavano. Abbiamo presentato loro tre ragazze arabe, del gruppo di Beresheet LaShalom, che hanno raccontato delle loro attività di volontariato nell'educazione con ragazzi di varie etnie, con ragazzi a rischio, con nuovi immigranti e dei loro progetti educativi per la protezione dell'ambiente. I ragazzi ascoltavano attenti... forse un po' stupiti di sentire tante informazioni diverse da ciò che propinano costantemente i media. Sono stata felice di avere avuto questa opportunità: aprire un'altra piccola finestra su un Israele effervescente, non solo quella delle spiagge di Tel Aviv, ma un Israele che fa scuola al mondo con i suoi metodi rivoluzionari per aggregare gruppi di gente diversa, per educare al rispetto e all'accoglienza. Un Israele che è ancora orgogliosa della sua agricoltura e delle sue forme speciali e uniche al mondo, di vita comunitaria. Ci siamo lasciati passando per i corridoi dal Liceo Anna Frank, sotto gli sguardi curiosi dei ragazzi di Sasa, Baram, dei moshavim e dei villaggi dell'Alta Galilea. Spero che questa visita divenga una tappa fissa di questo importante progetto delle scuole ebraiche italiane.
Noi, qui, ci impegnamo, con costanza e determinazione, a continuare a creare storie di vita e di ideali e a consolidare il preziosissimo rapporto tra Israele e la Golah... sperando che le sponde di questo ponte si avvicinino sempre più.

(Notiziario Ucei, 3 gennaio 2012)



Il kibbutz di Sasa spiegato dal marito di Angelica:



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Israele offre soccorso al Cile

Israele si è offerto d'inviare una delegazione di esperti in Cile per fornire assistenza nel processo riforestazione dopo l'incendio devastante divampato nel Parco Nazionale Torres de Paine. Un giovane escursionista israeliano, Rotem Zinger, è stato accusato di aver appiccato accidentalmente il fuoco. In un comunicato divulgato dal Ministero degli Esteri israeliano, il governo ha espresso solidarietà nei confronti del popolo cileno, per il grave danno causato al Parco, situato nella regione meridionale del Cile.

(FocusMO, 3 gennaio 2012)

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Allerta anti-missile via SMS

I cellulari informeranno del pericolo imminente. Manca l'ok di tutte le compagnie telefoniche per mancanza di uno standard

ROMA - Israele implementerà prossimamente un sistema di allerta per avvertire via SMS i suoi cittadini in caso di attacco missilistico.
I primi test con la tecnologia di SMS d'allerta, già impiegati da altri paesi con funzioni diverse, sono stati condotti dall'Home Front Command durante una delle esercitazioni della protezione civile che lo scorso giugno ha coinvolto 250 soldati nell'area della cintura di Gaza: dovrebbe permettere di avvertire i cittadini offrendogli altresì informazioni ritagliate in baso alla loro posizione.
L'unico problema è sorto con la compagnia telefonica Orange, che con la sua filiale locale Partner ha bloccato gli SMS nel timore che potessero danneggiare i terminali degli utenti. (C.T.)

(Punto Informatico, 3 gennaio 2012)

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Hacker pubblicano i dati di migliaia di carte di credito israeliane

GERUSALEMME - Un gruppo di hacker ha diffuso in rete i dati relativi a migliaia di carte di credito israeliane dopo un'incursione in alcuni siti web: lo ha reso noto oggi l'amministratore delegato della più importante società di carte di credito dello Stato ebraico.
Dov Kotler, AD di Isracard, che dipende dalla banca Hapoalim, ha annunciato in un comunicato che un file contenente i numeri di 40mila carte di credito israeliane è comparso su Internet, ma secondo la società la maggior parte dei dati sarebbero non corretti o non più validi.
Secondo alcuni media israeliani dietro l'operazione ci sarebbe un gruppo di hacker sauditi.
Kotler ha detto che solo i dati relativi a 14mila carte sono validi, tra cui 6.600 emesse dalla sua società.
Complessivamente in Israele, secondo Kotler, sono in uso attualmente circa 7 milioni di carte di credito.

(Reuters, 3 gennaio 2012)

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In Israele vivono 154.500 cristiani

L'Ufficio Centrale di Statistica israeliano rende noto che alla vigilia di Natale del 2011 sono 154.500 i cristiani che vivono in Israele e rappresentano il 2% della popolazione dello Stato di Israele. Un percentuale considerevole 80,4% dei cristiani in Israele sono arabi cristiani, mentre il resto sono per lo più cristiani, emigrati in Israele con i membri delle loro famiglie ebraiche mediante la cosiddetta "Legge del Ritorno"(compresi i loro figli che sono nati in Israele).
La maggior parte di loro sono arrivati con l'ondata di immigrazione del 1990 dall' ex Unione Sovietica. Le città con il maggior numero di popolazioni arabe cristiane sono Nazareth (circa 22.200), Haifa (13.800), Gerusalemme (11.600) e Shfaram (9300). Il numero medio di figli fino a 17 anni nelle famiglie cristiane è di 2,2, simile a quello delle famiglie ebree (2,3) e inferiore a quella dei musulmani (3,1). Il numero di studenti cristiani nella scuola primaria e post-primaria è di 28.400, che costituisce 1,9% di tutti gli studenti attivi. La stragrande maggioranza (88,3%) degli studenti cristiani sono arabi. Tra gli studenti arabo cristiani che studiano all'Università la facoltà che conta il numero di maggiori iscritti è legge (11,4%) a seguire gli studi in scienze sociali (9,3%). La dimensione della famiglia media è stata stimata di 3,5 persone, leggermente superiore a quello della famiglia ebraica (3,1), ma molto più inferiore rispetto alle famiglie della popolazione musulmana 5,0 persone.

(FocusMO, 3 gennaio 2012)

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Tormentone brasiliano fa impazzire i militari israeliani: censurato il video

Dopo essere approdata come un ciclone anche sulle radio italiane, dove ha mantenuto la vetta della classifica per la terza settimana consecutiva, la canzone "Ai se eu te pego" (Se ti prendo) del brasiliano Michel Telò è diventata un successo anche tra i soldati delle forze speciali israeliane.



- Polemica per i soldati israeliani che lo ballano
  Un video con militari dell'unità di elite dei paracadutisti, danzando la musica armati e con la divisa dell'esercito, è uscito su YouTube scatenando l'ira della Forza di difesa, che ha fatto subito ritirare il video dalla rete. Nelle immagini, undici soldati si trovano in un campo di addestramento, con bandiere palestinesi sullo sfondo, quando cominciano a eseguire una coreografia della musica. I militari accennano divertiti passi di danza, si gettano a terra e ballano abbracciati alla bandiera bianca e rossa della corporazione.

(Il Messaggero, 2 gennaio 2012)

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L'Italia offre un palco al predicatore antisemita

di Andrea Morigi

Benvenuti all'Epifania antiebraica. La Befana, trasformata in festività islamica al palazzo dei congressi di Bellaria, non si limiterà a portare carbone. La platea che si radunerà nella località turistica romagnola fra il 6 e il 8 gennaio potrà abbeverarsi alle parole di Sawfat Higazi, telepredicatore egiziano che si dichiara apertamente «nemico degli ebrei» e invita le madri musulmane a educare i propri figli alla guerra santa.
A causa della sua «inaccettabile glorificazione della violenza terroristica», due anni fa il ministero dell'Interno britannico lo aveva collocato nella propria lista nera, fra le 22 personalità indesiderate sul territorio del Regno Unito. Qui in Italia, dev'essere attesissimo se chi partecipa all'evento "Musulmani in Italia. Essere per testimoniare" sborsa 110 euro. Organizza l'Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, pescando dal serbatoio dei Fratelli Musulmani qualche star internazionale, fra tutti Tariq Ramadan e Rachid Ghannouchi. Il primo è il più noto intellettuale del neofondamentalismo mentre il secondo è il vincitore delle elezioni tunisine.
La locandina pubblicitaria del resto annuncia anche l'esibizione di un noto «cantante islamico» e promette risultati come «rinsaldare la nostra fede», ma soprattutto «ripartire migliori». Ce ne sarebbe bisogno. Manon si registra un sensibile miglioramento, perlomeno nonrispetto al 19 agosto del 2006, quando l'Ucoii pubblicò su alcuni quotidiani una pagina a pagamento titolata «Ieri stragi naziste-oggi stragi israeliane ». Secondo l'allora presidente dell'Ucoii, Mohamed Nour Dachan, «voleva essere di critica ad Israele e non antiebraica». Ingaggiare uno del calibro di Higazi, tuttavia, sembra indicare una battuta d'arresto nel percorso dell'Ucoii in doppiopetto, inaugurata dalla presidenza del palestinese Izzedin Elzir, più aperto al dialogo con le istituzioni e la società civile. Tanto che la parlamentare del Pdl Souad Sbai annuncia un'interrogazione al ministro dell'Interno per capire come mai si sia creato, sul territorio nazionale, uno spazio di apparente impunità per l'odio antisemita: «Perché l'Italia è il loro obiettivo?», chiede nel tentativo di smascherare «chi li aiuta a organizzarsi nel nostro Paese».
Nell'occasione si potrà anche consigliare prudenza al predicatore egiziano. Non servirà a cancellare i suoi attacchi - documentati dal Middle East Media Research Institute - contro gli ebrei e coloro che negano la Sunna, giudicati pazzi e infedeli, cioè meritevoli di essere uccisi. Tanto più che a Higazi non importa granché essere politicamente corretto. Proprio rivolto a Memri, replicava: «Sì, odio il sionismo. Sì, il giorno del giudizio non arriverà prima che avremo combattuto gli ebrei. Sono le parole del nostro profeta, piacciano o no». È una minaccia datata 2009, quando ancora non si avvertivano gli squilli di rivolta dalla sponda meridionale del Mediterraneo. L'ostacolo era costituito dai regimi arabi, caduti due anni dopo. Higazi scalpitava: «Per Allah, se ci lasceranno fare vi divoreremo completamente e vi morderemo con i nostri denti. Non aspetteremmo di avere armi, lanciarazzi o proiettili. Se i nostri governanti ce lo consentissero, vi daremmo la caccia per le strade e vi divoreremmo con i nostri denti». Ora c'è il via libera delle nuove leadership dei Fratelli Musulmani e, sorprendentemente, anche dell'Italia.

(Libero, 2 gennaio 2012)

Ecco chi hanno invitato:



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Israele cancella i dazi sulle importazioni

Il Ministro israeliano delle Finanze Yuval Shteinitz ha firmato un decreto che cancellerà, a partire dal 1 Gennaio, i dazi doganali sull'import di centinaia di prodotti industriali e domestici. L'ammontare di questi dazi vale 400 milioni di NISH (circa 80 milioni di Euro), pari al 25% del totale dei dazi doganali sull'importazione. Questo passo è il risultato delle raccomandazioni dello staff economico-sociale del comitato israeliano denominato Trachtenberg per la questione della riduzione delle tasse. Fra i prodotti importati su cui non graveranno piu' dazi doganali ci sono giocattoli, abbigliamento, elettrodomestici, cosmetici, medicine, borse e valigie, carrozzine per neonati, e altro.

(FocusMO, 2 gennaio 2012)

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I Fratelli Musulmani in Egitto: non riconosceremo mai Israele

Il trattato di pace del 1979 verra' sottoposto a referendum popolare

I Fratelli Musulmani egiziani non riconosceranno l'esistenza dello Stato di Israele. Lo ha chiarito il leader della Confraternita, Rashad Bayoumy, in un'intervista al quotidiano pan-arabo al-Hayat. ''Riconoscere Israele e' una precondizione per governare? - chiede Bayoumy -. Questo non è possibile, le circostanze non hanno importanza. Non riconosciamo Israele per niente. E' un nemico criminale occupante''.
Bayoumy, numero due dei Fratelli Musulmani, ha quindi sottolineato che nessuno esponente della Confraternita si siedera' mai allo stesso tavolo con un israeliano. ''Non permettero' a me stesso di sedermi con un criminale. Non faremo mai accordi con loro'', ha detto Bayoumy riferendosi agli israeliani.
Bayoumy ha quindi annunciato l'intenzione dei Fratelli Musulmani di indire un referendum nazionale per testare l'opinione pubblica prima di prendere una decisione sul Trattato di pace firmato nel 1979 tra Egitto e Israele. ''Prenderemo tutte le misure legali corrette rispetto al trattato. Il popolo si esprimera' in merito'', ha detto. Bayoumy ha aggiunto che normalmente la Confraternita rispetta i trattati internazionali, ma anche che tutti hanno il diritto di riconsiderare un trattato e che al popolo egiziano non è mai stata data la possibilita' di esprimersi a proposito.

(Aki, 2 gennaio 2012)

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Ultraortodossia

di Elena Lattes

Yehuda Meshi Zahav
In questo periodo i giornali italiani (e anche quelli israeliani) parlano molto delle aggressioni e degli scontri causati da alcuni charedim (definiti qui come "ultra ortodossi"), ma quasi nessuno ha prestato attenzione ad una notizia molto positiva che proviene sempre da quel "mondo".
I volontari di Zaka, quell'organizzazione fondata nel 1995 in seguito all'ondata di attentati terroristici, dai religiosi Yehuda Meshi Zahav, rav Moshe Aizenbach e rav Zvika Rosental hanno ora iniziato infatti un corso per donne arabe sulla sicurezza casalinga, la prevenzione di incidenti domestici e le cure di primo soccorso.
Gli arabi israeliani hanno un tasso di incidenti domestici molto alto, ma tra loro scarseggiano conoscenze e capacità su come agire nei momenti più critici e in passato è capitato spesso che all'arrivo delle ambulanze il personale paramedico abbia scoperto che le cure inadeguate dei familiari avevano peggiorato la situazione dell'infortunato.
Il primo corso, della durata di quattro ore, si è tenuto a Kafr Kasim, ma gli organizzatori sperano di allargare l'iniziativa ad altre 12 cittadine arabe.
All'interno di Zaka, oltre ai charedim e ad altri ebrei laici, opera anche un'unità costituita da arabi, drusi e beduini e l'organizzazione che fu fondata per dare degna sepoltura secondo l'Halachah ai corpi dilaniati dalle bombe, interviene non solo in Israele, ma nei maggiori disastri in tutto il mondo alleviando le sofferenze di terremotati (basti ricordare Haiti), alluvionati (come nello Tsunami in Asia orientale) e vittime di qualunque disastro.
Non tutti gli charedim sono violenti, non tutti sono orientati a creare problemi a Israele e ai concittadini meno religiosi.

(Notiziario Ucei, 2 gennaio 2012)

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L'ultimo bagliore di una candela spirante

di David Cassuto

Vorrei cercare di spiegare quello che sta succedendo nella società israeliana fra i liberal e l'ultraortodossia. Il fenomeno dell'uso dei simboli della Shoah dagli ultraortodossi nelle loro dimostrazioni in Israele è veramente scioccante e ci lascia tutti senza parole: bisogna però cercare di capire cosa ci sta dietro.
La comunità ultraortodossa è in grande crisi, i giovani vedono i loro coetanei svilupparsi dopo aver fatto il servizio militare e dopo aver ricevuto il titolo accademico al termine di diversi anni di studio, con la prospettiva poi di creare una famiglia sostenibile con un numero sostenibile di figli. I giovani ultra ortodossi restano nel frattempo rintanati nelle loro scuole talmudiche senza alcuna prospettiva economica all'orizzonte, sostenuti negli studi per tutta la vita da ricchi ebrei stranieri che appoggiano le loro comunità e le loro yeshivot. Credo che molti di questi giovani capiscano che i rabbini non vogliono il loro bene, ma tendono a mantenere la vecchia struttura esistente da secoli e questo succede a loro scapito. E così si arruolano nell'esercito in numero sempre crescente (fatto che poi permetterà loro di prendere parte alla vita normale del paese) e si iscrivono ad atenei appositi con classi per uomini e donne. Le accademie si allargano e sviluppano in modo incredibile il materiale che esce dalle scuole rabbiniche e che è, intellettualmente parlando, di elevato livello. Anche le università creano molte agevolazioni per attirare questi giovani allo studio accademico. Nel contempo le grandi yeshivot vedono in tale processo un pericolo e una minaccia per la loro sopravvivenza e fanno di tutto per acutizzare i sentimenti contro la civilta` "liberal"; è proprio in questo contesto che bisogna capire quello che sta succedendo nella realtà ultra ortodossa e la radicalizzazione dei mezzi utilizzati nelle dimostrazioni. Io stesso faccio parte della dirigenza di un College di questo genere; un College che ha già 4500 iscritti con migliaia di giovani che vorrebbero essere accolti e per i quali non abbiamo più posto disponibile. A capo c'è la figlia del rav Ovadia Yoseph, il grande rabbino leader dell'ortodossia sefardita. L'ateneo è riconosciuto dalla Autorità dell'istruzione superiore (il Malag). Istituzioni di questo tipo ce ne sono diverse nel paese. Si tratta ormai un fatto indiscutibile e il timore nell'ambiente ortodosso più estremista cresce a vista d'occhio. Bisogna anche aggiungere che più si acutizza il loro messaggio e più mezzi arrivano dall'ortodossia estremista all'estero. Proprio per questo sono ottimista: le dimostrazioni che sperimentiamo in questi giorni sono, secondo me, l'ultimo bagliore di una candela spirante.

(Notiziario Ucei, 2 gennaio 2012)

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Hamas sposterà i propri uffici dalla Siria

La Giordania ha negato che il Qatar le abbia offerto aiuto finanziario in cambio dell'assenso ad Hamas per il trasferimento della propria sede da Damasco ad Amman. Secondo indiscrezioni giornalistiche, il Qatar si era offerto di fornire alla Giordania gas naturale e milioni di dollari se i giordani avessero accettato di ospitare Hamas.
"Non abbiamo ricevuto alcuna offerta," ha detto un portavoce del governo giordano che ha anche negato una possibile visita del leader di Hamas Khaled Mashaal. La diplomazia del Qatar, che mantiene stretti legami con Hamas, ha parlato anche con l'Egitto circa la possibilità di consentire al movimento di spostare i propri uffici al Cairo.

(FocusMO, 2 gennaio 2012)

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Tel Aviv Museum of Art: la nuova ala firmata Preston Scott Cohen

Neutralità e spettacolarità architettonica convivono nella Herta e Paul Amir Building

La compresenza di due paradigmi architettonici apparentemente inconciliabili è il tratto che più caratterizza la nuova ala del Tel Aviv Museum of Art: neutralità e spettacolarità architettonica convivono nel volume di recente inaugurazione, progettato da Preston Scott Cohen Architects.
Lo studio bostoniano, vincitore dell'apposito concorso di progettazione promosso nel 2003 dal Museo grazie alla donazione effettuata da Herta e Paul Amir (di qui il nome della struttura "Herta e Paul Amir Building"), ha disegnato un edificio composto da una serie di piani indipendenti, dai sistemi strutturali in acciaio impilati l'uno sull'altro, collegati da episodi geometrici che risolvono la circolazione verticale. Le singole gallerie a pianta rettangolare sono organizzate attorno a un grande atrio illuminato da un ampio lucernario, detto "Lightfall" (ovvero "cascata di luce") a forma di spirale.
Se gli interni, essenziali, diafani e a pianta rettangolare, hanno un carattere decisamente minimalista delle cosiddette "white boxes", le spettacolari torsioni che segnano il fronte esterno danno vita a un edificio-diamante, rivestito in lastre prefabbricate di cls, di 465 forme diverse.
Il nuovo edificio ripropone parzialmente i materiali della struttura preesistente, creando un legame visivo con l'intorno. Contestualmente, l'opera si inserisce nella più ampia tradizione della cultura architettonica israeliana, dalla molteplicità di Mendelsohn alla fissità del Bauhaus.

(archiportale, 2 gennaio 2012)

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Stretto controllo bancario di Israele contro movimenti finanziari in aiuto dell'Iran

Una comunicazione congiunta della Banca d'Israele, del Ministero delle Finanze, e dell'Autorità di Sicurezza di Israele del 7 luglio 2011, volta a intensificare la lotta contro Istituzioni e aziende che aiutavano il programma nucleare iraniano e programmi ad esso correlati, è stata completata ieri con una direttiva finale rivolta alle banche e alle società di carte di credito.
La direttiva stabilisce le linee guida per le aziende sotto la supervisione del Dipartimento di vigilanza bancaria. Le linee guida riguardano la "prevenzione del riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, e l' identificazione del cliente". Il Consiglio di Amministrazione di una banca o di una carta di credito devono segnalare se eseguono operazioni per conto di clienti evidenziati nelle liste internazionali come facilitatori del programma nucleare iraniano e programmi ad esso correlati . Inoltre, le banche e le società di carte di credito sono tenute a presentare al dipartimento di vigilanza bancaria entro il 31 marzo 2012, una prima ricognizione che esamina la loro esposizione rispetto agli elenchi pubblicati

(FocusMO, 2 gennaio 2012)

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La svendita Sea porta contributi a Palestina, Egitto e Filippine

MILANO - E soprattutto per costruire la chiusura del bilancio 2011». Il 2012 è un altro capitolo e i milanesi non si illudano di evitare nuove tasse o aumenti di tariffe. Il messaggio era chiaro. Ma sorprenderà (gli stessi milanesi) che nell'ultima seduta di fine anno la giunta sia stata generosa con diversi Paesi stranieri nonostante la crisi. Alla Palestina in particolare sono dedicati 130mila euro. Milano assegna un contributo di 70mila euro al Politecnico per il progetto «G.I.S. Application and support to local planning in Tulkarem Governatorate-Palestina», 30mila euro ad Arci Milano per la «promozione dei diritti dei minori palestinesi attraverso il sostegno al Centro Ipcp per giovani a Betlemme», 30mila euro anche a Vento di Terra per il progetto «Peace architecture for education in Gaza Strip, Centro per l'infanzia a Gaza». Il Comune spende più di 70mila euro anche per un progetto di «agricoltura urbana sostenibile» al Cairo, assegna 100mila euro a Planet Finance Italia per progetti di microfinanza in Egitto e nelle Filippine e altri 100mila per il Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici. In compenso, da ieri è partita la stretta per la concessione dei patrocini. Tra le nuove regole c'è il logo unico (assegnato dal Comune e non da singoli assessorati), l'obbligo di devolvere in beneficenza parte dei ricavi per le iniziative no profit e gli eventi che otterranno il «marchio di garanzia» dovranno essere aperti gratis ai cittadini.

(il Giornale, 2 gennaio 2012)

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Pagine Ebraiche, Italia Ebraica e DafDaf da oggi su Facebook

  
 
Il primo giorno di gennaio è tradizionalmente un momento di quiete per i giornali quotidiani italiani, che sono assenti dalle edicole solo in cinque giornate del calendario. La redazione del Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it segue invece il ritmo del calendario ebraico e non ha mai rinunciato al proprio appuntamento quotidiano con il lettore.
Così la serata di ieri e la mattinata di oggi sono state utili fra l'altro per mettere a punto la prima novità del 2012 che la redazione offre al lettore. Grazie all'applicazione lanciata poche ore fa, Pagine Ebraiche, Italia Ebraica e DadDaf sono ora sfogliabili direttamente all'interno della propria posizione Facebook.
Pagina dopo pagina il lettore potrà prendere in mano il giornale originale, consultare gli arretrati, ritrovare temi, cronache e dossier che desidera ricercare anche a distanza e senza avere a portata di mano la carta stampata. L'applicazione completa la presenza dei tre giornali su tablet e smartphone (Apple e Android, come iPhone, iPad e molti altri) lanciata lo scorso agosto. Non solo l'ultimo numero, quello di questo gennaio 2012 attualmente in distribuzione, ma anche tutti gli arretrati sono da subito disponibili per consultazione. Per raggiungere l'applicazione è sufficiente cercare le parole "pagine ebraiche" nella casella di ricerca di www.facebook.com l'applicazione con il pulsante del simbolo di Pagine Ebraiche si colloca automaticamente all'interno dei comandi della propria posizione Facebook e resta sempre disponibile.
L'universo dei social network contiene talvolta messaggi insignificanti e frammentari, ma anche di straordinarie occasioni di informazione e conoscenza, è popolato da insidie e da minacce per gli spazi di cui cercano di approfittare coloro che cercano di seminare odio attraverso la rete, e proprio per questo rappresenta una realtà in cui è necessaria una presenza ebraica matura e consapevole, ma anche attenta a tenere aperto il dialogo con la società circostante e non perdere il contatto con le giovani generazioni. Facebook in particolare conta in Italia su 21 milioni di utenti attivi almeno una volta al mese e 13 milioni di utenti attivi almeno una volta al giorno e in genere si calcola che oltre la metà del tempo speso online dalla popolazione italiana sia dedicato a questo social network.
Pagine Ebraiche è uno dei primi giornali italiani e il primo giornale ebraico al mondo a sviluppare una applicazione che consente di sfogliare il giornale all'interno dei social network. Siamo convinti che molti altri seguiranno, per cui raccogliamo la sfida e da oggi ci siamo. Anche se si tratta solo della prima iniziativa fra i nuovi progetti che la redazione ha messo in cantiere per questo primo scorcio dell'anno civile.
A tutti gli amici buon 2012 e buona lettura.

(moked, 1 gennaio 2012)

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Ebrei vestiti come vittime della Shoah

Polemiche in Israele per la manifestazione di alcuni ultraortodossi

GERUSALEMME Una manifestazione di ebrei ultraortodossi, scesi in piazza ieri vestiti come reclusi dei campi di sterminio per sostenere il diritto alla separazione dei generi nei loro quartieri e in altri luoghi pubblici, ha suscitato critiche e polemiche in Israele.
Le foto di bambini con la stella di Davide appuntata sulla giacca e di uomini che indossavano le uniforme a strisce dei campi di concentramento campeggiavano oggi su tutte le prime pagine dei giornali israeliani.
L'immagine che ha colpito di più l'opinione pubblica è stata quella di un bambino, le mani alzate in segno di resa, che ricordava la celebre foto del bambino terrorizzato nel ghetto di Varsavia occupato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
«È sconvolgente e terribile. La leadership degli ebrei ortodossi che in generale mostra senso di responsabilità deve sradicare questo fenomeno intollerabile», ha dichiarato il ministro della Difesa Ehud Barak.
La manifestazione si è svolta in un clima di crescente tensione tra religiosi e laici con una frangia radicale di ebrei ultraortodossi che nelle ultime settimane è stata protagonista di una serie di episodi di discriminazione di donne.

(Corriere del Ticino, 1 gennaio 2012)

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Militanti anti-segregazione sugli autobus degli ortodossi

GERUSALEMME, 1 gen - Decine di militanti israeliani anti segregazionisti uomo-donna sono saliti oggi a bordo degli autobus che collegano i quartieri ultra-ortodossi di Gerusalemme per denunciare la regola tacita che obbliga le donne a sedersi nelle file posteriori dei mezzi pubblici. Secondo un fotografo della France Presse, l'azione si è svolta senza incidenti,in un momento in cui le discriminazioni imposte dai più radicali tra gli ultra-ortodossi hanno suscitato dure polemiche in Israele, dopo una serie di incidenti che hanno spinto le autorità a reagire. I manifestanti, la maggior parte dei quali giovani, sono saliti sugli autobus in gruppi di 10 e le donne si sono sedute nelle prime file, senza provocare nessuna reazione degli ortodossi a bordo.

(Blitz quotidiano, 1 gennaio 2012)

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Notizie archiviate

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