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Notizie su Israele 481 - 23 febbraio 2010

1. Un convegno fuori dell'ordinario
2. Pastori evangelici di Israele a confronto
3. Un'assoluta novità storica
4. Una domanda che merita di essere fatta
5. Riflessioni
6. Musica e immagini
7. Indirizzi internet
Osea 3:4-5: I figli d'Israele staranno per molti giorni senza re, senza capo, senza sacrificio e senza colonna sacra, senza efod e senza terafim. Poi i figli d'Israele torneranno a cercare l'Eterno, il loro Dio, e Davide, loro re, e si volgeranno tremanti all'Eterno e alla sua bontà negli ultimi giorni.
Dal 29 ottobre al 1 novembre 2009, nel centro evangelico JMS-Altensteig (Germania, Foresta Nera), si è svolto un particolare convegno dal titolo "Incontrare i pastori d'Israele e imparare da loro". Riportiamo in questo numero due articoli che si riferiscono a questo incontro.



1. UN CONVEGNO FUORI DELL'ORDINARIO




"Incontrare i pastori d'Israele e imparare da loro"

di Gunhild Ochs

Il convegno è stato un avvenimento straordinario già per il solo fatto che erano presenti quattro conduttori di comunità provenienti da Israele, cosa che, in un tempo in cui le comunità messianiche trovano una sempre maggiore resistenza e subiscono anche degli attacchi, soprattutto da parte di ebrei religiosi, costituisce un miracolo di Dio. Erano dunque presenti Daniel Yahav, pastore della comunità Peniel a Tiberiade, Oward Bass da Beersheba, Yo-Yakim Figueras da Arad e David Lazarus da Giaffa-Tel Aviv. Alla conferenza hanno preso parte 300 persone provenienti da tutte le parti della Germania. [...]

Unità in Yeshua
Oltre agli insegnamenti biblici, che soltanto gli ebrei messianici possono portare in questa profondità e dimensione ("La saggezza viene da Sion e la parola del Signore da Gerusalemme"), l'aspetto particolare di questa conferenza è stato costituito dai resoconti molto personali provenienti dalle quattro comunità, illustrati da numerose foto. Abbiamo fatto tutti l'esperienza di crescere insieme in una grande famiglia, prendendo parte intensamente alla vita, alle difficoltà e alle gioie di Gesù in Israele. L'atmosfera è stata caratterizzata da un reciproco amore, in cui i nostri fratelli da Israele e noi tutti ci siamo sentiti molto bene: un grande dono!
    Abbiamo vissulto il "solo uomo nuovo" (Efesini 2:15), espressione con cui si intende quella meravigliosa e ansiosamente attesa unità di ebrei e non-ebrei nel corpo di Yeshua. [...]

Esempio per le nazioni
In una riunione di discussione i pastori hanno risposto alle domande dei partecipanti. Mi è piaciuta molto la chiarezza, l'unità e l'assenza di compromessi nell'ubbidienza, dedizione e amore per TUTTA la Parola di Dio. "La verità rende liberi", è stato molto incoraggiante quindi riscontrare la loro tenacia, chiarezza e coraggio.
    In tutti e quattro i pastori si poteva capire che hanno dovuto essere già messi alla prova in diverse situazioni e attacchi dall'esterno, diventando così sempre più forti ed essendo per noi un esempio e anche, per il loro servizio, una luce per le nazioni. In Beersheba hanno dovuto affrontare e vivere in preghiera un processo in tribunale ordito dagli avversari di Yeshua dell'organizzazione "Yad L'Achim". Hanno dovuto subire rumorose, quotidiane dimostrazioni contro la comunità davanti alla sala di riunione da parte di gentaglia in strada senza cadere nell'odio, ma anzi amando, e spesso con un'insufficiente protezione da parte della polizia. Altre volte hanno dovuto leggere sul giornale attacchi verbali e calunnie, e molto altro ancora. Sono fratelli che vanno avanti a noi e hanno bisogno delle nostre preghiere!
    Israele è l'unica democrazia in Medio Oriente in cui c'è libertà di opinione. Questo è vero anche per i resoconti nei media, in totale contrapposizione con i paesi arabi circostanti, sottoposti a una totale censura. E' stato chiaramente fatto notare che i media mondiali e i loro resoconti diventano sempre più antisemiti e anti-israeliani. Si pensi soltanto ai molti disgustosi video-clip di propaganda contro i soldati israeliani, raffigurati, per esempio, mentre sparano senza scrupoli su un baby palestinese o su un'indifesa e sorridente ragazza. Ma dove si trovano in tutto il mondo soldati che prima di un attacco contro un deposito di munizioni avvisano la popolazione con migliaia di telefonate o volantini?

Pronti per il ritorno di Yeshua?
Sì, viviamo nel tempo della fine e in un mondo pieno di menzogne, e tempi difficili ci aspettano ancora prima che Yeshua ritorni. Siamo pronti per la sua venuta? Daniel Yahav, nel suo particolare e profondo insegnamento biblico, ci ha fatto capire e scoprire in modo sorprendentemente del tutto nuovo dei testi biblici.
    Quindi, come ha detto David Lazarus, come ebrei messianici e non-ebrei, abbiamo entrambi assoluto bisogno gli uni degli altri. Ma Colui che l'ha detto la prima volta, lo porterà anche a compimento: un Pastore, un gregge, nonostante tutte le resistenze e le false dottrine. E tutti, ebrei e non-ebrei, devono annunciare la lieta notizia del nostro Signore Yeshua, ai giudei prima e poi anche ai greci.
    
(Israelakuell.de, dicembre 2009/gennaio 2010 - trad. www.ilvangelo-israele.it)





2. PASTORI EVANGELICI DI ISRAELE A CONFRONTO




Tavola rotonda con Daniel Yahav, Howard Bass, Yo-Yakim Figueras e David Lazarus. Moderatore Johannes Facius.

Domanda: I cristiani provenienti dalle nazioni e gli ebrei messianici convivono in'unica comunità locale o devono esserci due strutture parallele? Il patto di Jahweh con il suo popolo eletto sussiste immutato fin dall'inizio. Significa questo che gli ebrei sono già salvati e che per loro quindi non esiste la necessità di diventare cristiani, cosa che naturalmente non esclude che possano diventare cristiani? E' necesario che ci sia un movimento ebreo-messianico, e se sì perché?

Daniel Yahav: Se leggiamo negli Atti degli apostli, vediamo che lì non si trovano strutture separate quando Paolo fondava delle comunità. Erano comunità miste. Paolo andava sempre per prima cosa nelle sinagoghe, e lì predicava. Alcuni ebrei accettavano la fede e altri lo aggredivano. Spesso quindi ha dovuto allontanare i credenti dagli altri ebrei. Ad essi si aggiungevano i credenti dalle nazioni. Negli Atti dunque troviamo una comunità. Anche nel cielo saremo uniti. In Israele non c'è la possibilità di fondare comunità di stranieri gentili, perché non ci sono molti stranieri. Quindi è del tutto normale che nelle comunità siamo uniti. Tuttavia potrebbe accadere che degli ebrei messianici in Europa non abbiano la possibilità di esprimere il loro ebraismo e la loro identità, quindi non vorrei dire dogmaticamente che non ci debba essere la possibilità di avere una comunità ebraica in cui si possano celebrare le feste bibliche, Yom Kippur o Pessach, e non Pasqua. Ma in nessun caso questo deve costituire una separazione. Ha un significato esterno, ma non esprime una differente teologia. Io mi trovo molto bene in ogni comunità che visito in Germania e mi sento parte di essa.
L'antico Testamento poggia sul patto del Sinai e Dio non l'ha cambiato, perché non rompe mai il suo comandamento. Gesù ha detto chiaramente: "Io non sono venuto per cambiare l'antico Testamento". Ma Egli ha portato un nuovo patto, un nuovo Testamento, e una cosa deve essere molto chiara: non si può stare contemporaneamente in due patti. Questo significa: se vogliamo trovare giustizia attraverso l'antico Testamento, questa è una via che Dio ha offerto, ma è impraticabile a causa dei nostri peccati e noi non possiamo mai farcela. L'altra via poggia su un'altra base: grazia, attraverso la fede in Yeshua e nella sua opera completa sulla croce. E questo viene dal nuovo Testamento. Dobbiamo decidere, se vogliamo stare nell'antico o nel nuovo patto. Non c'è salvezza per il mio popolo attraverso l'antico Testamento. Se ci fosse stata salvezza per Israele attraverso l'antico Testamento, non sarebbe stato necessario che Yeshua venisse e morisse in croce. Gli ebrei non sono già salvati. E' una falsa dottrina dire che gli ebrei sono già salvati. C'è il pericolo di arrivare alla falsa conclusione che non si devono evangelizzare gli ebrei e non si deve parlare loro di Yeshua perché sono già salvati. Questo è satanico, perché proviene dall'odio del Diavolo contro il popolo ebraico. Noi siamo spiritualmente ciechi per l'Evangelo e per Yeshua, e arriva il Diavolo che semina falsi pensieri nella chiesa dicendo: "Non parlate agli ebrei del loro Messia".

Domanda: Le due chiese in Germania, l'evangelica e la cattolica, hanno concordato con i rappresentanti delle comunità religiose ebraiche di astenersi dalla missione cristiana fra gli ebrei. Che posizione prende in proposito il movimento ebreo-messianico?

Yo-Yakim Figueras: E' triste che sia stato sottoscritto un tale accordo. Per quello che ne so, la convinzione di non dover missionare il popolo ebraico è molto diffusa in Germania, e penso che sia un effetto di quello che è successo nel passato tra tedeschi ed ebrei. Dobbiamo essere sensibili verso gli ebrei, ma non possiamo fare compromessi riguardo alla Bibbia. Se facciamo simili compromessi, in un certo senso siamo addirittura egoisti. Quando Pietro ha predicato Gesù agli ebrei in Gerusalemme, l'ha fatto con passione perché sapeva che non c'è altra salvezza in cielo e in terra se non per il sangue di Gesù. E se non ci fosse stato un cristiano dall'Olanda che avesse raccontato di Gesù a David Lazarus, lui oggi non sarebbe salvato. Dobbiamo essere estremamente sensibili verso le persone a cui annunciamo l'Evangelo, anche in relazione alla loro cultura, ovunque ci troviamo, ma non dobbiamo fare compromessi riguardo all'Evangelo.

Moderatore: E' molto meglio se degli ebrei evangelizzano altri ebrei. Noi cristiani dobbiamo appoggiare il fatto che degli ebrei vogliano raggiungere il loro proprio popolo. Questo non significa che non possiamo portare l'Evangelo a un ebreo, ma dobbiamo sempre ricordare che la chiesa cristiana si è caricata di una grande colpa e ha reso difficile trasmettere l'annuncio.

Howard Bass: Vorrei aggiungere qualcosa: oggi la maggior parte dei credenti ebrei in Israele è arrivata alla fede attraverso la relazione con qualche persona dalle nazioni, e credo che questo sia voluto dal Signore per spezzare il nostro orgoglio. Dal nostro popolo siamo considerati traditori; spesso quindi è perfino più semplice quando un non-ebreo parla a noi ebrei.

Domanda: Il corpo messianico in Israele ha in parte impostazioni contrastanti: dalla stretta osservanza di tradizioni ebraiche fino alla quasi totale assenza di tradizioni ebraiche. Come viene vissuta l'unità in tutto Israele e sul piano locale, per esempio in Tel Aviv?

David Lazarus: Credo che le cose stiano effettivamente così: che ci siano differenti impostazioni in Israele. Ogni comunità cerca di esprimere la sua fede a modo suo. Siamo un movimento ancora giovane. Dio ci ha portati su una via dove stiamo imparando a capire che cosa significhi essere ebrei e credere in Gesù. Per me questo apre la porta a diverse possibilità. Come mettere in relazione la fede in Gesù con la tradizione ebraica, con la terra d'Israele, con il popolo ebraico e con la chiesa cristiana, sono questioni molto affascinanti e su questo ci sono intense discussioni. Tuttavia in Israele abbiamo un forte sentimento dell'unità nel corpo del Messia, per diverse ragioni. Siamo fratelli che procediamo vincolati gli uni agli altri. Ci sentiamo vicini perché ci troviamo nella medesima battaglia. Nessuno di noi sente la necessità di entrare ufficialmente in relazione con una denominazione cristiana. Quello che abbiamo capito è che in qualche modo dobbiamo essere ebrei e credere in Gesù. Ed è sorto un movimento che sta ancora tentando di capire che cosa questo significhi. E alla fine questo comune destino ci fa sentire uniti. Abbiamo una passione per i credenti in Israele. Non abbiamo il problema dei cristiani nominali che vanno in chiesa solo per qualche vantaggio o per motivi sociali. Ci unisce il sentimento di avere un'unica chiamata e un'unica destinazione ad essere un esempio di Gesù per il nostro popolo.

Daniel Yahav: Prima si è avuta l'impressione come se ci fosse in Israele una grande mancanza di unità. Questa però è un'immagine falsa. Nella maggior parte delle cose siamo uniti: abbiamo lo stesso nemico e lo stesso Signore. Cerchiamo la nostra via e esprimiamo questo in modi diversi, ma siamo uniti.

Domanda: Come trattano le feste gli ebrei messianici? Come celebrano la Cena del Signore? E' presente Gesù nel pane e nel vino? C'è unità su questi punti nel corpo messianico?

Howard Bass: Gli ebrei messianici trattano le feste in diversi modi. Non tutte le comunità celebrano tutte le feste, mentre altre osservano tutte le feste in una forma molto ebraica. Non c'è un unico modo. La nostra comunità osserva ogni anno la festa di Pessach. Shavuot (Pentecoste) la celebriamo insieme ad altre comunità. Non pretendiamo che i nostri membri digiunino a Yom Kippur, ma si può farlo volentieri. Noi abbiamo già ricevuto redenzione e perdono, quindi non abbiamo bisogno di digiunare di nuovo. Ma possiamo volentieri digiunare e intercedere per il nostro popolo. Celebriamo la festa delle Capanne e costruiamo una capannuccia di foglie (Sukka) a casa o nel giardino. Essa ha un suo scopo, anche se non ci atteniamo alle prescrizioni rabbiniche. Abbiamo imparato a festeggiare la nascita di Yeshua. In un primo tempo abbiamo avuto, io e mia moglie, qualche esitazione a farlo, ma il Signore mi ha fatto capire che le mie resistenze erano sbagliate. Abbiamo capito che in realtà festeggiare la venuta del Redentore sulla terra è un fatto molto ebraico . E' stato profetizzato che un bambino sarebbe nato, che un figlio ci sarebbe stato dato, e di questo dobbiamo gioire. Gli angeli in cielo si sono rallegrati, quando hanno annunciato la buona notizia. L'hanno annunciata ai pastori ebrei, israeliani che si trovavano nei campi. Questi sono andati nel tempio, hanno visto il vecchio Simeone e Anna, che erano anch'essi ebrei e aspettavano la redenzione di Israele. Festeggiamo quindi la nascita di Gesù e la mettiamo anche in relazione con Hanukka, perché con il vero Redentore e arrivata la vera luce. E noi lo vogliamo elevare al di sopra dei Maccabei.

Moderatore: Sì, e in tutta la Bibbia non si trova nessun albero di Natale.

Domanda: Come celebrate la Cena del Signore? E' presente Gesù nel pane e nel vino? C'è unità nel corpo messianico su queste domande?

Howard Bass: Nella Cena del Signore vediamo il pane e il vino come rappresentazione di quello che Gesù ha detto: «Questo è il mio corpo e il mio sangue" [Gesù non ha detto: "Questo è il mio sangue", riferendosi al vino, ma "Questo è il nuovo patto nel mio sangue", riferendosi al calice. Il vino non è mai stato nominato, ndt]. Gesù è presente già nel fatto che ci raduniamo nel suo nome. Nelle comunità celebriamo la Cena del Signore con diversa frequenza, noi la facciamo una volta al mese. E' una grande benedizione poterci ricordare di Lui in questo modo.

David Lazarus: Credo che sia ancora molto da fare per arrivare a una profonda comprensione della Cena del Signore. Il cristianesimo ha mischiato molte cose. Molti in Israele stanno studiando per comprendere il vero significato della Cena del Signore.

Domanda: Quanto ebraicamente dovrebbero vivere e festeggiare i cristiani? Ai cristiani dalle nazioni sono state date o ordinate altre feste bibliche, oltre alla Cena del Signore? Come dovrebbero comportarsi i cristiani con lo Shabbat e le feste ebraiche?

Yo-Yakim Figueras: Rispondo a questa domanda come unico non-ebreo fra di noi, ma vivo in Israele, mia moglie è ebrea e i miei figli sono ebrei. In Israele diciamo: queste sono feste di Israele. Dio però dice: queste sono feste del Signore, cioè sue feste. Non credo che siamo obbligati a festeggiarle come ha fatto Israele dopo il primo patto, ma tuttavia non dobbiamo trascurare le feste del Signore. Leggendo la Bibbia capisco che le feste non hanno un significato soltanto temporale. Con queste feste Dio ha dato un'immagine dell'eternità, quindi un'immagine molto più grande del modo in cui Israele ha celebrato queste feste. Credo che noi, come cristiani, perdiamo molto se semplicemente ignoriamo queste feste. Non è un caso che Gesù sia stato crocifisso proprio a Pasqua, e non è neanche un caso che lo Spirito Santo sia venuto a Pentecoste, la festa delle settimane. Dietro a queste feste c'è un significato molto più grande, che possiamo riconoscere alla luce del Nuovo Testamento e anche in relazione con le cose che devono ancora avvenire. La stessa cosa vale per lo Shabbat. Possiamo tranquillamente ignorare lo Shabbat e dire che per noi non ha nessun significato. Ma lo Shabbat non è stato dato per la prima volta da Mosè sul monte



Sinai, è stato già dato al termine della creazione nel libro della Genesi. Non dico che dobbiamo celebrare lo Shabbat secondo le norme rabbiniche, e in questo concordo con Paolo. Ma noi dovremmo puntare lo sguardo anche sullo Shabbat futuro, sul riposo verso cui siamo diretti e in cui lo Shabbat trova il suo compimento.
Riferendomi alla domanda, quanto ebraicamente i cristiani dovrebbero vivere, vorrei dire che diverse cose nella chiesa cristiana sarebbero da rivedere, come per esempio il nome della festa di Pessach che i cristiani [tedeschi] chiamano "Ostern". Ma questo è il nome di una divinita pagana chiamata "Astarte" o "Ishatar". Sono stato molto benedetto quando ho potuto festeggiare la Pasqua in Germania in una comunità, ma sarebbe meglio se invece di "Ostern" la chiamassimo "giorno della risurrezione".

Moderatore: Anch'io sono un non-ebreo e secondo la mia comprensione del Nuovo Testamento dico, da non-ebreo, che per noi cristiani gentili non c'è nessun comandamento e nessuna prescrizione di celebrare le feste. Siamo liberi di festeggiarle, o anche di non farlo. Questa è la libertà che abbiamo nel Nuovo Testamento. Ci sono chiese tra i gentili che insegnano sulle feste biblico-ebraiche dando loro il nuovo contenuto alla luce di Yeshua, e questo è meraviglioso.

Daniel Yahav: Nella lettera ai Colossesi 2:16 e fino alla fine del capitolo sta scritto molto chiaramente che nessuno deve porre questioni di coscienza rispetto a feste, noviluni e sabati. Nessuno deve porre un altro sotto giudizio. Questo deve essere molto chiaro. Se arriva un ebreo messianico e dice: "Voi dovete festeggiare lo Shabbat", questo non è vero. La stessa cosa vale per le feste bibliche. Esse hanno, come già detto, un significato spirituale-profetico. La metà di esse si sono già compiute, l'altra metà è ancora profetica e quindi sono per noi di grande significato e ricchezza. Questo però non significa che si è obbligati a festeggiarle.

Domanda: Israele scrive: anno 5770. Quando comincia in Israele il computo degli anni?

David Lazarus: Questa è una domanda facile. I rabbini partono dal giorno della creazione di Adamo e calcolano tutti gli anni di vita dei vari personaggi biblici, come Metusela, Noè, ecc. e sono arrivati a questo numero di anni.

Howard Bass: Ma per quel che ne so i rabbini hanno preso il calendario egiziano e non quello biblico, e per questo hanno perso 240 anni (risate).

Domanda: Quando sentiamo che i nemici d'Israele hanno intenzione di distruggerlo, come dobbiamo pregare? Dobbiamo pregare per ottenere protezione, anche se sappiamo che Dio veglia su di loro? Dio li raccoglie in Israele e non li strapperà più via di lì. Confidiamo in Dio se nonostante questo preghiamo per la protezione dai missili?

Daniel Yahav: Naturalmente. E' molto importante. Per quale ragione Gesù avrebbe insegnato a pregare: "Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà...", se in ogni caso Lui ha già preparato un piano e ha espresso la sua volontà nella Parola di Dio? Le nostre preghiere hanno un significato. Nell'Apocalisse si dice che esse vengono raccolte in cielo fino al momento giusto in cui verranno versate. Il nostro compito è di stare dalla parte di Dio e pregare in armonia con la Parola di Dio, condotti dallo Spirito Santo. Gesù, per esempio, ha detto di pregare affinché la nostra fuga non avvenga di sabato o di inverno. Da questo riconosciamo che le nostre preghiere possono fare una differenza per il tempo in cui questi grandi problemi arriveranno con l'Anticristo. Noi siamo collaboratori e partner di Dio, e questo è più importante di quel che pensiamo. Quindi, pregate per Israele! Anche il profeta Abacuc ha pregato: "Nella tua ira, ricordati di aver pietà!" Dunque l'ira di Dio, anche nei tempi che stanno per venire, può essere mitigata con la preghiera.

Domanda: C'è unità nella maggior parte delle comunità messianiche su argomenti come Cisgiordania, Gaza e la soluzione dei due stati? Per che cosa pregano le comunità riguardo a questi temi?

David Lazarus: Direi che la maggior parte dei credenti in Israele è contro la soluzione dei due stati, anche se c'è qualcuno favorevole. Politicamente, la maggioranza della popolazione è piuttosto di destra, cioè per un Grande Israele. Le opinioni variano anche da città a città. A Gerusalemme l'opinione prevalente è che con i terroristi non si può concludere nessuna pace e che è importante essere forti. A Tel Aviv invece le persone propendono più per una pace mediante compromessi. Ma tutti i credenti messianici in Israele dicono che è molto importante vivere e dimostrare la riconciliazione tra ebrei ed arabi. In fondo, soltanto Dio può risolvere il problema in Medio Oriente, e noi credenti dobbiamo essere esempi e precursori per la sua soluzione di pace.

Domanda: I nostri media riferiscono sempre che Israele non tratta molto amichevolmente i palestinesi, per esempio nell'approvvigionamento di acqua. L'odio è palpabile. Nelle notizie israeliane non si sente mai niente di simile. Sono unilaterali anche le notizie comunicate nelle lettere circolari delle opere in Israele?

David Lazarus: Io opero nei media. Israele è l'unica democrazia in Medio Oriente. Tutti gli altri giornali in Medio Oriente sono controllati dal governo. Negli altri paesi mediorientali anche la stampa estera non è libera di riferire. Ai giornalisti israeliani non è consentito intervistare capi di governo nei paesi arabi. In Israele invece c'è libertà di stampa, e sulla stampa israeliana si riportano anche i problemi che esistono in Israele, e in modo molto aperto, anche sulla guerra e sull'approvvigionamento d'acqua. Si arriva quasi all'estremo di analizzare sulla stampa tutto quello che avviene in Israele, ivi compresi gli errori. Questo è anche il motivo per cui Israele non è pronto a prendere posizione sul rapporto Goldstone, perché tutte le cose che sono avvenute in Gaza sono già state analizzate, davanti e di dietro, e quindi non abbiamo bisogno di un altro rapporto.

Daniel Yahav: I media in Israele sono molto tendenti a sinistra, e la parte palestinese è fortemente rappresentata. Questo qualche volta dà anche un po' ai nervi. Non abbiamo bisogno di antisemiti fuori di Israele, anche in Israele ne abbiamo: quelli che vogliono dividere il paese in piccoli pezzi. Questo è uno spirito umanistico, con il relativo atteggiamento. Non lasciamoci confondere: questo atteggiamento è contro Dio e contro il suo piano. Invece di mettere Dio al centro, l'umanesimo nel mezzo ci mette l'uomo. Noi veniamo aggrediti dal di fuori e dal di dentro. E qualche volta l'aggressione dall'interno è peggiore di quella dall'esterno. Il principe dell'aria è il Diavolo. E' lui che controlla l'aria ed è bugiardo. Per causa sua i media sono anti-israeliani, come preparazione al tempo in cui le nazioni marceranno contro Israele. Giorno e notte viene preparato questo con notizie distorte. Viviamo nella menzogna, e le menzogne sono diffuse anche in Israele. Per ottenere pace vogliamo dare sempre più terra. Abbiamo dato Gaza. Fra poco non potrete più volare in Israele perché l'aeroporto è così vicino ai territori palestinesi che loro possono sparare agli aeroplani. Una cosa dobbiamo capire: se da una parte loro dicono: "Vogliamo il vostro sterminio", e questo per anni, giorno e notte, e dall'altra parte ci sono le persone di sinistra che dicono: "Cedete terra, cedete terra, siamo noi i cattivi, se non lo facciamo siamo noi che non vogliamo la pace", e questa è una menzogna. Nel frattempo Israele fabbrica antimissili per la sicurezza dei passeggeri degli aerei. E' questa dunque la pace che aspettiamo? Quindi, se prossimamente volerete in Israele e sentirete fuori qualche esplosione, sappiate che sono i nostri razzi antimissili.

Domanda: La missione in Israele da parte di cristiani è vietata? Siete aggrediti da ebrei ortodossi? Che cosa dice il governo in proposito?

Yo-Yakim Figueras: Le attività missionarie in Israele non sono vietate! Israele è una democrazia, un paese libero. Ci sono solo due limitazioni all'opera missionaria: è vietato evangelizzare persone che hanno meno di 18 anni e indurre qualcuno a cambiare la sua fede con denaro o altri doni. Può essere già problematico, per esempio, distribuire trattati e regalare panini. Viviamo, come già detto, in una democrazia, e quindi è possibile anche la resistenza contro di noi. Ma anche se è una democrazia, qualche volta abbiamo l'impressione di non essere particolarmente ben protetti dalla democrazia. E se chiediamo all'ufficiale di polizia perché qui è stata permessa una dimostrazione contro di noi, lui risponde: viviamo in una democrazia, voi avete il diritto di vivere qui, e loro hanno il diritto di dimostrare apertamente e di dire perché non sono d'accordo con voi.

(Kol Hesed, nr.4, 2009 - trad. www.ilvangelo-israele.it)





3. UN'ASSOLUTA NOVITÀ STORICA




Il residuo d'Israele è di nuovo visibile sulla terra promessa

"La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero" (Salmo 119:105).

La lampada della Parola di Dio espressa nelle profezie deve essere fatta risplendere per capire quello che il Signore ha voluto rivelare del Suo piano; e alla luce di questa lampada devono essere esaminati i fatti che stanno avvenendo nel popolo di Israele, per avere pensieri corretti e prendere decisioni giuste.
Tra questi fatti deve essere data particolare importanza alla novità assoluta degli ebrei "messianici". Il residuo d'Israele oggi è diventato visibile all'interno dello Stato ebraico, tornando a sollevare una serie di questioni che erano presenti agli albori della chiesa cristiana. Qualcosa accomuna i primi e gli ultimi tempi di questo periodo della storia della salvezza: si può dire che prima della distruzione di Gerusalemme Israele era ancora presente quando la Chiesa era già presente; dopo la Dichiarazione d'indipendenza del 14 maggio 1948 si può dire che la Chiesa è ancora presente quando Israele è già di nuovo presente. Forse siamo in molti a non essere ben preparati alla particolarità di questa situazione. Ma il tempo urge, e oltre alla necessità di intensificare l'opera di predicazione del vangelo in tutto il mondo, è necessario tenere gli occhi aperti e la mente attenta su tutto quello che riguarda Israele, senza lasciarsi fuorviare da chi dice che tutto questo non è importante perché lo Stato ebraico di oggi non crede ancora in Gesù.
Un ebreo educato fin da piccolo all'osservanza delle tradizioni ebraiche, un giorno ha capito che Gesù non è un personaggio che riguarda il Papa e il Vaticano, ma è il Messia promesso a Israele. E ha creduto in Lui. In una sua predicazione ha detto che se esiste un velo su Israele che gli impedisce ancora di riconoscere in Gesù il Suo Messia, esiste anche un velo su gran parte della Chiesa, un velo che le impedisce di riconoscere quello che Dio sta operando nel Suo popolo di Israele. Chi scrive riconosce di non essere stato cosciente, per molto tempo, dell'esistenza di questo velo.
E' compito dei credenti in Cristo pregare ed operare affinché questo secondo velo sia rimosso dai loro occhi, sapendo che sarà il Signore stesso, quando il tempo sarà giunto, a togliere il primo velo dagli occhi di Israele.

(Da "Dio ha scelto Israele, pp. 104-105)





4. UNA DOMANDA CHE MERITA DI ESSERE FATTA




Israele: perché se ne parla spesso male, anche nelle chiese?

Nella mia comunità non se ne parla affatto, e se capita avviene solo in senso negativo. Sembra che ci si rallegri dei passi biblici che parlano delle punizioni che Dio infliggerà al Suo popolo. Nella Bibbia è scritto che chi benedice Israele sarà benedetto e chi lo maledice sarà maledetto. Anche un atteggiamento di indifferenza rientra nella maledizione? Si dice anche che nel Nuovo Testamento non ci sia alcun versetto che esorti a pregare per Israele, è vero?

Da un lato, la sua lettera ci ha rallegrato perché riconosciamo il suo amore per il popolo eletto da Dio. D'altro canto, la sua lettera ci ha molto rattristato. È incredibile che si possa essere cristiani e nel contempo tanto ciechi nei confronti di Israele! Personalmente non credo che si possa paragonare l'indifferenza alla maledizione, sebbene naturalmente sia pericoloso un simile atteggiamento. Infatti, nonostante tutte le imperfezioni, il primo amore di Dio e le promesse si adempiranno completamente, cioè Dio giungerà alla meta insieme al Suo popolo! Se comprendiamo bene, Lei si trova in una comunità composta in gran parte da nati di nuovo, che Dio non maledirà per amore di Suo Figlio, il quale ha versato il Suo sangue anche per queste persone. Ma la cecità avrà delle conseguenze, poiché chi si chiude verso la Parola dì Dio fa danno alla propria anima.
Questi fratelli forse non hanno letto bene i capitoli 9-11 della lettera ai Romani nella loro Bibbia. Se affermano che nel Nuovo Testamento non esistono passi che invitano a pregare per Israele, significa che hanno letto il Nuovo Testamento in modo superficiale.
In Romani 10:1, Paolo testimonia: «Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati.» Se
E' incredibile
che si possa
essere cristiani
e nel contempo
tanto ciechi
nei confronti
di Israele!
Paolo allora si schierò a favore di Israele, perché non dovremmo farlo noi?! Egli continua dicendo persino: « ... perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne» (Rom. 9:3; legga che questo passo nel contesto).
In Romani 11:14 Paolo esprime anche il desiderio che i suoi fratelli secondo la carne vengano salvati: «... sperando in qualche maniera di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni.» E legga anche I Corinzi 4:16 e I Corinzi 11:1: «Vi esorto dunque; siate miei imitatori!» - «Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo!»
Tutto ciò è molto chiaro, vero? Spero che presto della sua chiesa si potrà dire ciò che è scritto in I Corinzi 11:2: «Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e conservate le mie istruzioni come ve le ho trasmesse.» Questo può succedere se Lei, e forse altre persone che la pensano come lei, intervenite in fede per la vostra chiesa! Infatti «la preghiera del giusto (e siamo giustificati grazie al prezioso sangue dell'Agnello) ha una grande efficacia». E.V.

(Chiamata di Mezzanotte, Anno IV, n. 8/9, 2008)





5. RIFLESSIONI




Ma gli italiani credono in Cristo?




MUSICA E IMMAGINI




Or VeYerushalayim




INDIRIZZI INTERNET




The Jewish Magazine

The Association of Messianic Congregations




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