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Israele verso i 100 mila arrivi dall'Italia
«Il 2008 è davvero l'anno di Israele in Italia»: Suzan Klagesbrun, consigliere per gli affari turistici dell'ambasciata di Israele, anticipa l'andamento dei flussi italiani in Terra Santa in vista della chiusura d'anno: «Nei primi otto mesi del 2008 sono stati 84.000 gli italiani in Israele ovvero un numero superiore rispetto all'intero 2007. Per la fine dell'anno ci auguriamo di arrivare ai 100.000. I voli da qui a fine anno sono tutti pieni, ma da dicembre Eurofly, che ha appena ottenuto i diritti di traffico su Israele, aprirà un nuovo collegamento». Grande soddisfazione che si registra anche «dall'attività del sito in lingua italiana (www.goisrael.it) e dalle motivazioni che spingono i turisti ad arrivare in Israele: non solo pellegrinaggi, ma anche una combinazione di ricerca culturale e di benessere» conclude il consigliere.
(Travel Quotidiano, 17 ottobre 2008)
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Commemorazione Shoah in Sinagoga, Fini: rischio razzismo
La comunità romana impegnata in campo rom, denuncia siti xenofobi
ROMA, 16 ott. (Apcom) - Con un occhio al passato e uno al presente, la comunità ebraica romana ha commemorato oggi l'anniversario dei rastrellamenti nazisti nel ghetto della capitale nel 1943. Un'occasione, nel via vai di esponenti politici che si sono recati alla sinagoga di Roma, per affrontare temi di attualità battente come i siti web xenofobi e gli episodi di razzismo registrati di recente in Italia....
(Virgilio Notizie, 16 ottobre 2008)
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Gaza: Hamas licenzia gli insegnanti che scioperano
Nella Striscia di Gaza non c'è pace per chi è legato a Fatah, il gruppo storico del nazionalismo palestinese legato all'ANP. Ad essere presi di mira dagli integralisti di Hamas, stavolta, sono stati gli insegnanti che militano per Fatah.
Qualche giorno fa erano entrati in sciopero per protestare contro le direttive del movimento islamico ma il governo di Haniye non ci ha pensato due volte a licenziarli in tronco. L'accusa? Fare gli interessi di Israele. Lapidaria la risposta del sindacalista Bassam Zakarneh: "La decisione di Haniye riflette il vero volto del governo di Gaza, quello dell'oppressione e della violenza".
I professori che rischiano il posto e non hanno più lo stipendio potrebbero continuare ad essere pagati dal governo della West Bank. La questione degli insegnanti è solo una spia di come la tensione tra Hamas e l'ANP sia sempre al limite. L'Egitto sta cercando di far partire un nuovo round di dialoghi tra le due forze antagoniste il mese prossimo al Cairo.
(l'Occidentale, 16 ottobre 2008)
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Crisi mercati, Anp teme per finanziamenti internazionali
Rischia collasso perche' dipendente da aiuti esterni
RAMALLAH, 16 ott. (Apcom) - Se la piccola Borsa di Nablus, con i suoi pochi titoli quotati, non sta risentendo piu' di tanto della crisi che travolge i mercati finanziari, l'Autorita' nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen al contrario guarda con crescente preoccupazione alle politiche che adotteranno i governi occidentali. Molti Paesi donatori - avvertono gli economisti palestinesi - saranno con ogni probabilita' costretti a ridurre gli impegni assunti verso il Terzo Mondo e le economie emergenti, allo scopo di garantire risorse sufficienti al sistema bancario fortemente minacciato dalla crisi.
"L'Anp e l'economia dei Territori palestinesi sono totalmente dipendenti dall'aiuto finanziario internazionale - ha avvertito l'economista Nasser Abdel Jawad, intervistato oggi da radio "Voce della Palestina" - le priorita' dei Paesi donatori sono destinate a cambiare, il sostegno ai palestinesi cosi' come ad altri popoli si ridurra'".
"Vedo problemi seri per l'Autorita' nazionale palestinese che fonda il suo budget su generose donazioni internazionali. E' probabile anche una riduzione delle rimesse degli emigrati che ogni anno fanno arrivare nei Territori circa 500 milioni di dollari, ossigeno puro per la popolazione", ha aggiunto Abdel Jawad.
Nei giorni scorsi erano stati proprio alcuni ministri dell'Anp a lanciare l'allarme. I dirigenti palestinesi temono che una drastica riduzione dell'aiuto finanziario internazionale porti al collasso il governo e tutta l'amministrazione pubblica, in un momento politico critico per i rapporti con Hamas, il movimento islamico che lo scorso anno ha preso il potere con la forza nella Striscia di Gaza, a danno delle forze di sicurezza fedeli al presidente Abu Mazen.
(Virgilio Notizie, 16 ottobre 2008)
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A Gerusalemme marcia di solidarietà a Israele
Migliaia di cristiani si sono riuniti a Gerusalemme questo mercoledì in occasione della festa ebraica di Sukkot per esprimere il loro sostegno a Israele. Organizzato ogni anno da un gruppo evangelico, questo avvenimento è visto come la realizzazione di una profezia della Bibbia, secondo la quale tutte le nazioni un giorno si raduneranno a Gerusalemme per la festa di Sukkot. Secondo loro, la redenzione dei cristiani non può passare che attraverso il ritorno del popolo ebraico sulla sua Terra.
(infolive.tiv, 16 ottobre 2008)
COMMENTO - Quella presentata è soltanto una delle innumerevoli tesi sostenute per spiegare (e nella maggior parte dei casi squalificare) il sostegno di una parte dei cristiani a Israele. Non è certo il caso di controbatterle una per una. E meglio essere oggetto di incomprensione, piuttosto che non capire.
Video (si vedono anche degli italiani)
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Roma-Ghetto: 65 anni fa razzia nazista
ROMA, 16 ott - Sessantacinque anni fa l'Italia scriveva una delle pagine piu' cupe della storia italiana.
All'alba di sabato 16 ottobre 1943, un centinaio di soldati tedeschi, dopo aver circondato il ghetto di Roma, catturarono 1022 ebrei, tra cui circa 200 bambini. I prigionieri furono rinchiusi nel Collegio Militare di Palazzo Salviati in via della Lungara. Trasferiti alla stazione ferroviaria Tiburtina, furono caricati su un convoglio composto da 18 carri bestiame. Il convoglio, partito il 18 ottobre, giunse al campo di concentramento di Auschwitz il 22 ottobre.
Soltanto 15 deportati riusciranno a sopravvivere, tra questi una sola donna e nessun bambino. Una razzia che, nonostante il colpo delle leggi razziali, gli ebrei a Roma non si aspettano: ''Roma e' ''citta' aperta'', e poi c'e' il Papa, sotto l'ombra della cupola di San Pietro i tedeschi non oserebbero ricorrere alla violenza'', era convinzione diffusa, poi tragicamente smentita. La ''soluzione finale'' per gli ebrei romani arriva infatti il 24 settembre 1943 con l'ordine da Berlino di ''trasferire in Germania'' e ''liquidare'' tutti gli ebrei ''mediante un'azione di sorpresa''. Il telegramma riservatissimo e' indirizzato al tenente colonnello Herbert Kappler, comandante delle SS a Roma.
Le notizie sul destino degli ebrei in Germania e nell'Europa dell'Est sono ancora scarse e imprecise. Inoltre, la richiesta fatta il 26 settembre da Kappler alla comunita' ebraica di consegnare 50 chili d'oro, pena la deportazione di 200 persone, illude gli ebrei romani che tutto quello che i tedeschi vogliono sia un riscatto in oro. Oro che con enormi difficolta' la comunita' riesce a mettere insieme e consegnare due giorni dopo in Via Tasso, nella certezza che i tedeschi saranno di parola e che nessun atto di violenza verra' compiuto. Nelle stesse ore le SS, con l'ausilio degli elenchi dei nominativi degli ebrei forniti dall'Ufficio Demografia e Razza del Ministero dell'Interno, stanno gia' organizzando il blitz del 16 ottobre.
C'e' una lapide sulla facciata della Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte a Via del Portico d'Ottavia, quasi di fronte alla Sinagoga. Ricorda che ''qui ebbe inizio la spietata caccia agli ebrei''. Qui, in un'alba di 65 anni fa, si radunarono i camion e i soldati addetti alla ''Judenoperation'' nell'area del ghetto, dove ancora abitavano molti ebrei romani. Il centro della storia e della cultura ebraiche a Roma stava per vivere il suo giorno piu' atroce.
''Era sabato mattina, festa del Succot, il cielo era di piombo. I nazisti bussarono alle porte, portavano un bigliettino dattiloscritto. Un ordine per tutti gli ebrei del Ghetto: dovete essere pronti in 20 minuti, portare cibo per 8 giorni, soldi e preziosi, via anche i malati, nel campo dove vi porteranno c'e' un'infermeriao'', cosi' Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, ricorda quella mattina del 16 ottobre 1943. Alle 5,30 del mattino, provvisti degli elenchi con i nomi e gli indirizzi delle famiglie ebree, i soldati tedeschi iniziano in contemporanea la caccia per i quartieri di Roma.
L'azione e' capillare: nessun ebreo deve sfuggire alla deportazione. Uomini, donne, bambini, anziani ammalati, perfino neonati: tutti vengono caricati a forza sui camion, verso una destinazione sconosciuta. Alla fine di quel sabato le SS registrano la cattura di 1022 ebrei romani. Per commemorare il 65 anni dalla razzia nazista questa sera il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si rechera' in visita presso la Comunita' ebraica romana.
(ASCA, 16 ottobre 2008)
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Terzo giorno di Sukkot
di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Quest'anno le date ebraiche e civili corrispondono con il 1943, per cui il terzo giorno di Sukkot, oggi, cade il 16 di ottobre, come avvenne nel 1943, quando ci fu la razzia degli ebrei romani. Quel giorno era anche sabato. I nazisti non si preoccupavano certo delle festività ebraiche, anzi le profanavano per ulteriore sfregio. La caccia agli ebrei romani si scatenò proprio quel giorno probabilmente più per una serie di circostanze politiche e organizzative, che religiose. Resta il fatto che anche questa coincidenza è un ulteriore stimolo alla riflessione. Perché Sukkot è la festa nella quale celebriamo la nostra precarietà come esseri umani e come ebrei che si affidano alla protezione divina; il tetto della Sukkà ricorda le nubi della gloria divina che protessero gli ebrei nel deserto. Il 16 ottobre di Sukkot ha riproposto il tema della precarietà umana ed ebraica nella sua forma più terribile, e senza la protezione. Questa mattina malgrado il ricordo angosciante, l'area del Ghetto era piena di gente, e gli studenti della scuola hanno affollato il Beth hakeneset e dopo la sukkà.
E' un altro aspetto dell'incredibile enigmatica condizione ebraica e della sua capacità di sopravvivere.
(Notiziario Ucei, 16 ottobre 2008)
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Foglietti veneziani - Sei conferenze su storia ebrei locali
VENEZIA, 16 ott - Quella notte del '43 ci fu chi vide portar via i propri genitori, dei quali poi non si seppe più nulla. Chi invece nel proprio palazzo trattenne il fiato sapendo che intere famiglie di ebrei erano salite a nascondersi nelle soffitte. Chi si salvò fuggendo in Svizzera come Giuliana Coen, poi diventata famosa come Giuliana di Camerino, e che proprio allora, per sopravvivere, decise di incominciare a creare e a vendere le sue famose borse di velluto. Chi - medico, docente o semplice impiegato - fu cacciato dal posto di lavoro. E chi infine si suicidò per non correre il rischio di essere costretto con la tortura a fare il delatore.
L'obiettivo delle leggi razziali del '38 - dice Simon Levis Sullam, un giovanissimo storico che insegna a Berkeley - era quello di annientare la razza ebraica, vista e definita come una stirpe di usurpatori e di criminali. E l'Ateneo Veneto, il più prestigioso istituto culturale della regione, fondato nel 1812 con decreto di Napoleone, con sede accanto al teatro La Fenice, in quella circostanza sfoggiò purtroppo uno zelo speciale. Cacciò infatti ben 43 soci ebrei senza che nessuno dei molti intellettuali locali levasse una sola parola di sdegno. Un solo socio - Benedetto Croce - si rifiutò di compilare la scheda per il prescritto censimento razziale: ma era un socio, si sa, che dimorava a 900 chilometri da Venezia. (segue)
Per discutere non solo di questo infamante silenzio, che macchiò indelebilmente l'Ateneo, ma anche di certi recenti rigurgiti di antisemitismo, l'attuale presidente dell'istituto, lo psicanalista veneziano Antonio Alberto Semi, ha organizzato un ciclo di sei conferenze. La serie incomincerà oggi e si concluderà il 10 febbraio. Argomento della prima conferenza - affidata al professor Bejamin Arbel, docente di storia ebraica all'Università di Tel Aviv - sarà il significato della misteriosa apparizione, nel Cinquecento, del mercante ebreo sulla scena del Mediterraneo. Renata Segre - anche lei docente a Tel Aviv, nonché organizzatrice del ciclo - racconterà la storia degli ebrei prima della creazione del Ghetto, che fu, come è noto, un'invenzione della Serenissima. L'11 dicembre Giovanni Levi, dell'università di Ca' Foscari, parlerà di tutti i ghetti d'Italia. Successivamente Annalisa Capristo rievocherà l'espulsione dei docenti ebrei dalle università italiane. Molto attesa, per il 27 gennaio, la relazione di Alberto Melloni che parlerà della Shoah. La conclusione è stata affidata ad Amos Luzzatto.
Stupisce però un'assenza: quella dello storico Riccardo Calimani, autore di molti libri di grande successo sulla storia degli ebrei veneziani. E un po' sorprende anche che in questa circostanza nessuno abbia creduto opportuno onorare la figura del vecchio socialista cadorino Giampietro Talamini, il fondatore del Gazzettino, ricordando che egli, se non fosse morto, nel 1934, dopo che il giornale da lui creato gli era stato portato via da un potente gruppo di imprenditori graditi al regime, davanti alle infamie del '38, non avrebbe certo osservato il codardo silenzio a cui si attenne la nuova proprietà. (Margherita Smeraldi)
(il Velino, 16 ottobre 2008)
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Presto accordo tra Hamas e Israele per la liberazione dei detenuti
Presto potrebbe essere raggiunto un accordo tra Israele e Hamas per arrivare ad uno scambio di prigionieri e quindi alla liberazione di Gilad Shalit, il giovane caporale israeliano sequestrato nel giugno del 2006 dai guerriglieri palestinesi della Striscia di Gaza....
(l'Occidentale, 16 ottobre 2008)
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Jesse Jackson: l'America di Obama non sara' filo-israeliana
WASHINGTON, 15 ott. - Un'invettiva anti israeliana del reverendo Jesse Jackson ha messo in imbarazzo il Partito democratico. Secondo il conservatore "New York Post" il leader nero ha dichiarato che quando Barack Obama diventera' presidente l'America si liberera' dell'influenza "sionista", che per "decenni" ha condizionato la politica statunitense.
L'intervento ha fornito il destro alla campagna di John McCain per rilanciare l'accusa a Obama di essere "amico di Hamas e del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad". Parlando al World Policy Forum, a Evian, in Francia, Jackson ha previsto con Obama alla Casa Bianca "cambiamenti fondamentali" nella politica estera americana a partire dal Medio Oriente, dove si porra' fine "a decenni in cui sono stati anteposti gli interessi di Israele". Lo staff di Obama e' stato costretto a prendere le distanze con decisione da Jackson, che, hanno sottolineato, " non e' un consigliere Obama e dunque non puo' interpretare le posizioni di Barack Obama su Israele e le sue scelte di politica estera". Tra l'altro Jackson deve essersi distratto: ai primi di giugno, dopo aver conquistato la nomination, Obama per accreditarsi come grande amico di Israele al meeting annuale dell'associazione degli ebrei americani manifesto' tutto il suo appoggio incondizionato - e anche oltre - allo Stato ebraico. Il senatore dell'Illinois si spinse a sposare acriticamente la posizione israeliana su, "Gerusalemme, la capitale una e indivisibile di Israele".
(AGI, 15 ottobre 2008)
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Trani, Comunità Ebraica denuncia aggressione a due giovani
L'episodio sarebbe avvenuto a Foggia. Presi di mira due studenti arabi con passaporto israeliano
"La comunità ebraica tranese (Sezione della Comunità di Napoli) apprende sgomenta la selvaggia aggressione perpetrata due giorni fa a Foggia nei confronti di giovani studenti universitari israeliani e senza indugio condanna con tutte le forze possibili tale barbara aggressione.
Le notizie comunicateci ieri indicavano genericamente che si trattava di studenti con passaporto israeliano senza specificarne la nazionalità ebraica o araba.
La festività di Sukkoth in corso sino al tramonto di oggi 15 ottobre, tra l'altro, impediva materialmente sia alla comunità tranese che agli organi ebraici nazionali competenti di approfondire la notizia.
Nel primo pomeriggio ci giungeva la conferma che si trattava di studenti arabi con passaporto israeliano e la nostra condanna rimane unanime e ancor più compatta.
La comunità ebraica del territorio non fa alcun distinguo in merito e si schiera a fianco di questi studenti e delle loro famiglie, trattandosi di cittadini dello Stato d'Israele e condividendo con gli ebrei della comunità ebraica tranese (molti dei quali con passaporto israeliano e numerosi parenti in Israele) storia, cultura e sentimenti largamente condivisi.
Siamo a competa disposizione di questi studenti e confidiamo nell'egregio lavoro sin qui svolto dalle forze dell'ordine e dalla magistratura per far luce su questo terribile episodio.
Confidando che esso rimanga un unicum in una regione come la Puglia che è l'esempio più eclatante e visibile di multiculturalità e serena coesistenza tra religioni e nazionalità diverse".
(Bat24ore, 15 ottobre 2008)
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Gerusalemme: cristiani evangelici alla Festa dei Tabernacoli
In tremila per esprimere sostegno allo Stato ebraico
GERUSALEMME, 15 ott. (Ap) - Tremila cristiani evangelici provenienti da 100 Paesi del mondo erano oggi a Gerusalemme per celebrare la Festa dei Tabernacoli o Sukkot, una delle principali festività del calendario ebraico.
Sventolando la bandiera blu e bianca dello Stato ebraico, hanno preso parte ad una parata organizzata in onore della festività, esprimendo ancora una volta il loro indefesso sostegno a Israele, segno della crescente alleanza fra i cristiani evangelici e lo Stato ebraico.
I cristiani evangelici sono fra i più irriducibili alleati di Israele che sostengono generosamente sia dal punto di vista finanziario che politico. Ma le ali più moderate dello Stato ebraico non vedono sempre di buon'occhio queste strette relazioni con gli evangelici perché sono a favore delle colonie ebraiche in Cisgiordania e non lesinano le critiche agli sforzi di pace con i palestinesi. I 3mila evangelici giunti in Israele sono stati sponsorizzati dall'International Christian Embassy di Gerusalemme.
(Virgilio Notizie, 15 ottobre 2008)
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Il bambino iraniano nella clinica di Sharon
di Davide Frattini
GERUSALEMME Il bambino e il guerriero lottano nello stesso ospedale. Roy ha un tumore al cervello, è semiparalizzato, non riesce a stare seduto, i medici cercano almeno di alleviare il dolore. Ariel è in coma, dicono muova gli occhi, solo i familiari possono andarlo a trovare, da quasi due anni giace in silenzio. Per essere ammesso alla clinica Sheba di Tel Aviv, Roy ha ottenuto il via libera dallo Shin Bet, i servizi segreti che Ariel consultava prima di dare il via libera alle operazioni militari. Roy è un paziente speciale, viene dall'Iran, un Paese nemico. Ariel è un paziente speciale, è il generale-politico che gli israeliani rimpiangono ancora. Le stanze del centro di oncologia pediatrica non sono lontane da quelle dove riposa Ariel Sharon. Ottant'anni l'ex premier, dodici il piccolo iraniano. E' arrivato dalla Turchia, là i medici hanno consigliato ai genitori di provare in uno degli ospedali più avanzati. Roy l'identità non è stata rivelata per evitare ritorsioni del regime di Teheran è accompagnato dal padre e dalla nonna. Un uomo d'affari israeliano (di origine iraniana) ha fatto da mediatore per l'accordo. «Speriamo che l'amore e l'affetto per questi bambini dice Zeev Rotstein, direttore della clinica aprano la strada a una migliore comprensione tra i popoli».
I familiari parlano poche parole di inglese. Il padre è voluto andare in televisione per ringraziare gli israeliani. «Dovete sapere che la maggior parte degli iraniani non odia il vostro Paese. Siamo tutti persone e abbiamo tutti gli stessi sentimenti. L'amore per un figlio va oltre i confini e la religione. Tutto quello che voglio adesso è poter sentire ancora la sua risata. Sono sicuro che qualunque altro genitore farebbe la stessa cosa. Mia moglie e la nostra bambina sono a Teheran, preghiamo insieme per un miracolo ».
La diplomazia umanitaria dell'ospedale Sheba ha già ospitato trentacinque bambini iracheni e da altre nazioni arabe che non hanno rapporti con Israele. E' la prima volta che un piccolo paziente viene dall'Iran, un Paese il cui presidente nega l'Olocausto e ha invocato la cancellazione dello Stato ebraico dalle mappe. Il governo israeliano considera la corsa al nucleare del regime di Mahmoud Ahmadinejad una minaccia esistenziale.
La minaccia che devono affrontare in questi giorni i medici è il cancro di Roy, che si è già esteso ai due lati del cervello e a parte della spina dorsale. «Quello che possiamo fare è poco. E' stato colpito dalla malattia oltre un anno fa. Se questo bambino ha qualche possibilità, è qui», commenta Amos Toren, che guida l'unità di oncologia pediatrica.
I medici dicono che Roy è cosciente, almeno non è diventato cieco. Sorride al padre e alla nonna che lo assiste coperta dal velo.
(Corriere della Sera, 15 ottobre 2008)
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Israele, timore per possibili scontri Hamas-Fatah
ROMA, 15 ott - Allarme in Israele per un possibile aumento della tensione tra Hamas e Fatah. I servizi di intelligence e Difesa dello Stato ebraico vedono con preoccupazione la fine del mandato presidenziale di Mahmoud Abbas alla guida dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Eletto nel 2004, Abbas, capo di Fatah e dell'Olp, decadrà dalla guida dell'Anp il prossimo 9 gennaio ma ha già annunciato di puntare a una proroga del mandato fino al 2010, per unire le presidenziali alle elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale palestinese (Cnp). In queste ore sono ripresi al Cairo i colloqui tra le fazioni laica e islamica palestinesi. Tuttavia, secondo il servizio israeliano di sicurezza interna, lo Shin Bet, c'è il rischio che in mancanza di un accordo Hamas possa dare avvio a una campagna di omicidi di esponenti di Fatah.
Un timore condiviso dagli stessi leader dell'Anp che, a quanto scrive il quotidiano dello Stato ebraico Yedioth Ahronoth, hanno già intensificato la sorveglianza delle strutture di Hamas in Cisgiordania. Il Movimento di resistenza islamica, dal canto suo, sarebbe in allarme per la possibile convergenza di Israele e Anp a favore della chiusura delle sue istituzioni nei Territori - "oltre 100" scrive Yedioth - attraverso le quali gestisce significativi flussi di denaro. Le forze di sicurezza dell'Anp hanno recentemente scoperto due siti di Hamas adibiti a magazzino e laboratorio di esplosivi, chiuso un sito per l'addestramento e arrestato dieci presunti terroristi.
(il Velino, 15 ottobre 2008)
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15 ottobre 1940, esce nelle sale Il grande dittatore
Accadde Oggi. Limmagine nel ricordo di tutti è quel gran ballo che Charlie Chaplin fa con la grossa palla del mondo, che spinge, tocca, calcia in tutti i modi, a dimostrazione del suo potere, ma anche della sua estrema follia di voler diventare ad ogni costo il padrone assoluto.
Il film Il grande dittatore esce, nella sua prima formula, in piena seconda guerra mondiale, e rappresenta senza mezzi termini, né allusioni, la sferzante critica ad Adolf Hitler e alla sua politica nazista. La trama del film, sin troppo vicina alla realtà storica, ci narra di un dittatore, Adenoyd Hynkel, che salito al comando della Tomaia, perseguita gli ebrei e sconvolge il mondo, grazie allopera delle camicie grigie e del suo ministro della guerra, Herring, coadiuvato dal ministro della propaganda Garbitsch....
(Pupia, 15 ottobre 2008)
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Aqsa-Tube, Hamas dedica un sito ai video del terrore
Esplosioni, "martiri", kamikaze: on line l'estremismo palestinese
Non occorre pensarla come Oriana Fallaci per trovarlo un sito a dir poco inquietante: la pagina si apre sul filmato di un uomo robusto e barbuto intento a esercitarsi con svariate armi, tutte letali. E' uno dei "videos being watched now" di AqsaTube, la risposta islamicamente scorretta a YouTube di Hamas.
E non è un'eccezione. Niente teneri gattini e successi pop internazionali per la nuova piattaforma mediatica del gruppoislamista palestinese. Solo infinite teorie di "martiri", uomini mascherati, esercitazioni militari, esplosioni di varia natura, razzi Qassam sparati con successo, funerali, drappi verdi, tombe, istruzioni per indossare una cintura esplosiva, accompagnati da marce militari, sermoni e canti di battaglia.Sono i contributi degli utenti, postati secondo lestesse regole che governano YouTube, che il sito scimmiotta anche nel logo. E' tutto in arabo, ma il linguaggio delle immagini in questo caso è davvero universale.
Tra i numi tutelari un poutpourri di ispiratori. Arafat, ma anche, e soprattutto, il fondatore di Hamas Ahmed Yassin e il suo successore Abdel Aziz Rantisi. Piùun commosso omaggio a Yihia Ayash, l'ingegnere di Hamas che nella prima intifada confezionò una serie di ordigni particolarmente micidiali. Tutti vittime degli omicidi selettivi israeliani, ma non prima di essersi fatti precedere nel'aldilà da un abbondante numero di vittime civili.
Chi visita Aqsa-Tube può anche seguirei programmi della televisione al-Aqsa, l' emittente di Hamas a Gaza che ora è rilanciata on line in mondovisione e dedica una grande varietà di programmi, dai film ai cartoni animati per bambini, a un unico tema: la distruzione di Israele.
Il sito, informa Aldo Baquis per l'Ansa, sarebbe stato registrato a nome di un uomo d'affari del Dubai che si avvale dei servizi di una società commerciale francese. La pubblicità non è solo in arabo, ma internazionale, compresi banner in italiano. Un prodotto curato e professionale. Adattissimo a far perdere ogni simpatia per la causa che perora. Fossi un palestinese chiederei di oscurarlo.
www.aqsatube.com
(La Stampa, 14 ottobre 2008)
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Sul muro del palazzo della Regione Lazio la scritta 'Via Marrazzo servo degli ebrei'
ROMA - Via Marrazzo servo degli ebrei'. E' la scritta apparsa sulla targa di via Giovanni Genocchi, la strada che costeggia il palazzo della giunta regionale del Lazio in via Cristoforo Colombo. La frase, in pennarello blu, e' comparsa dopo la recente visita di Piero Marrazzo al campo di sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia, dove il presidente della Regione Lazio si e' recato la scorsa settimana insieme ai ragazzi finalisti del 'Trofeo della Memoria'.
"Credo che nella vita ogni uomo debba decidere dalla parte di chi stare - ha affermato Marrazzo - io sto dalla parte di chi e' stato vittima della Shoah, di un popolo che ha cercato la sua terra. Trovo quindi queste scritte figlie di un clima insulso e inaccettabile". Immediata solidarietà è stata espressa dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. "Ho dato incarico all'ufficio Decoro urbano perche' cancelli immediatamente l'ignobile scritta- ha detto Alemanno- Nella nostra citta' non deve essere lasciato alcuno spazio ad atti di questo genere, generati dall'ignoranza e dalla stupidita'".
Secondo Zingaretti "la cosa piu' grave e' che qualcuno possa pensare che essere amico degli ebrei sia un insulto. Ovviamente, visto lo spirito con cui e' stato fatto, si tratta di un episodio gravissimo che deve essere condannato con fermezza e che vuole colpire i nostri valori fondamentali, alimentando senza alcun motivo sentimenti d'odio e di violenza".
(Agenzia Dire, 14 ottobre 2008)
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Calcio: Casiraghi, spirito giusto contro Israele
TEL AVIV, 14 ott. - (Adnkronos) - ''Chi entrera' in campo dovra' farlo con lo spirito giusto''. L'Under 21 di Pierluigi Casiraghi si prepara alla sfida contro Israele. Domani, a Tel Aviv, gli azzurrini cercheranno la qualificazione alla fase finale degli Europei di categoria. Si riparte dallo 0-0 del match di andata giocato ad Ancona, quando l'Italia ha cercato invano di sfondare. La gara che andra' in scena domani allo stadio Bloomfield, che ha una capienza massima di 15 mila spettatori, secondo Casiraghi proporra' un copione simile a quello di sabato. ''Sono convinto - dice il ct - che non sara' una partita molto diversa dall'andata, loro non si scopriranno piu' di tanto e noi dovremo mantenere l'attenzione alta fino alla fine. Riguardando i 90' di Ancona, non posso rimproverare nulla ai ragazzi; dobbiamo continuare a credere nel lavoro che abbiamo fatto finora''.
L'Italia deve fare i conti con le squalifiche di Giovinco, Marchisio, Giovinco e Dessena. In compenso, sono recuperati Balotelli e De Ceglie. ''Chi entrera' in campo - sottolinea il commissario tecnico - dovra' farlo con lo spirito giusto, per arrivare a giugno in Svezia. C'e' poco da fare, e' come fosse una gara secca e in questo senso va affrontata''. Le difficolta' non sono una sorpresa. ''Sapevamo che Israele sarebbe stato un avversario difficile prima ancora di scendere in campo ad Ancona; e' una squadra tosta, ha messo in difficolta' la Germania e non molla mai. Ma noi dobbiamo giocarcela fino alla fine''.
(IGN, 14 ottobre 2008)
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Libano - Dopo ok Hezbollah, Sinagoga di Beirut tornerà a vivere
Elaph: Minuscola comunità israelita conta 100 anime 'anziane'
ROMA, 14 ott. (Apcom) - Dopo il via libera dato dalle milizie sciite degli Hezbollah libanesi, l'antica sinagoga nel cuore di Beirut riprenderà a vivere nel vecchio quartiere ebraico della città. Il foglio elettronico panarabo Elaph da' notizia oggi dell'inizio - entro questo mese - dei lavori di ristrutturazione del principale luogo di culto della comunità israelitica, che dai circa 16mila fedeli degli anni '30, è ridotta oggi ad appena 100 anime in prevalenza anziane, ed è costretta a " confondersi con gli abitanti cristiani nei quartieri ad est di Beirut".
Il sito on-line fa notare che la ristrutturazione dell'edificio è stata resa possibile solo dopo la rimozione della "principale causa non visibile"; ovvero le potenti milizie sciite del partito di Dio, che hanno finalmente dato il loro assenso.
Dopo la proclamazione dello stato ebraico, nel 1948 gran parte della comunità ebraica del Libano è immigrata in Israele: Quelli che hanno deciso di rimanere "alla stregua degli altri libanesi", scrive il foglio edito a Londra, hanno dovuto abbandonare il paese durante la guerra civile che ha sconvolto il Libano dal 1975 fino al 1990. Già nel 1985, quando un'ondata di omicidi contro la confessione non risparmia neanche il rabbino capo, la comunità si riduce a 200 fedeli.
"Declinando l'invito di parlare di se in quanto ebrei", gli hanno in rete un sito web chiamato "ebrei del Libano" e "rifiutano di essere chiamati israeliani". In Libano, "a Deir al Qamar, capoluogo della zona ebraica al Shouf esiste una Sinagoga ristrutturata, ma "non frequentata": "Molto probabilmente - osserva Elaph - non esiste un rabbino ed i fedeli preferiscono svolgere le funzioni religiose nelle loro case".
(Virgilio Notizie, 14 ottobre 2008)
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Akko: Peres e rabbini uniti per riportare la calma
Alla ricerca della pace: istituito un forum internazionale tra ebrei e musulmani
TEL AVIV - Il capo dello Stato e i due più autorevoli esponenti dell'ebraismo hanno incontrato amministratori e autorità della città di Akko per cercare di ristabilire un clima di pacifica convivenza tra ebrei e arabi, dopo gli scontri e i gravi atti di vandalismo dei giorni scorsi, a tratti degenerati in episodi di guerriglia urbana e di "caccia all'arabo".
Shimon Peres, forte della sua autorità di 85enne presidente della Repubblica e del premio Nobel per la pace conferitogli 14 anni fa, ha convocato nel municipio esponenti ebrei e arabi, chiedendo loro di fare tutto il possibile per riportare la pace sociale.
Peres ha anche lanciato l'idea di un forum religioso, con rappresentanti di ebrei, musulmani e cristiani, questi ultimi minoranza tra la minoranza araba della città.
All'incontro in municipio sono intervenuti i due rabbini capo di Israele, il sefardita Shlomo Amar e l'ashkenazita Yona Metzger, il rabbino capo di AkkoYossef Yashar e l'imam della moschea Al-Jazar, sceicco Samir Aassi. «Nessuno pretende che un musulmano diventi ebreo o che un ebreo diventi musulmano», ha detto Peres, aggiungendo che «se in Israele ci sono religioni differenti esistono però una unica legge e una sola polizia». Peres ha voluto dare un ringraziamento particolare proprio alle forze dell'ordine, «le quali mentre i disordini e gli scontri erano all'apice hanno dato il massimo, anche con forte rischio personale, per impedire che si avessero perdite umane». «È stato un vero miracolo», ha aggiunto il Capo dello Stato, che ha esortato i rappresentati delle due parti a mettere a punto un documento congiunto che permetta di riportare la serenità. Peres ha nominato due rappresentanti personali, uno per ciascuna delle due comunità, che dovranno tenerlo costantemente informato sugli sviluppi.
La tensione però resta alta e serpeggia tra i minareti delle moschee nella città vecchia e tra i merli (in gran parte ricostruiti in epoca recente) sugli spalti delle mura che al tempo delle crociate avrebbero dovuto difendere la storica San Giovanni d'Acri dagli attacchi del Saladino, al quale però la città fu consegnata senza colpo ferire per evitare ai cristiani un inutile bagno di sangue.
(Corriere Canadese, 14 ottobre 2008)
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Un ebreo racconta l' Olocausto
LAMEZIA TERME (CZ) - "I tedeschi sapevano raccontare bene le bugie. Ci dicevano che noi uomini andavamo a lavorare mentre le donne, dalle quali ci separavano, dovevano rimanere a casa per accudire i bambini".
È quanto l' ebreo italiano Shlomo Venezia racconta agli studenti delle scuole superiori e medie della città lametina durante il primo incontro " Shlomo Venezia Sonderkommando Auschwitz", svoltosi presso il Complesso Monumentale San Domenico e compreso nella Rassegna " Testimoni dell' Olocausto", che è stata promossa dall' Amministrazione comunale e coordinata scientificamente da Raffaele Gaetano.
Arrestato con la sua famiglia ad Atene verso la fine di marzo del 1944, Shlomo Venezia è uno tra i più importanti testimoni dell' orrore che ha visto e vissuto nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, situato a circa 32 Km a sud-ovest di Cracovia. È l' unico in Italia ad essere appartenuto, durante la prigionia, a particolari unità speciali dette Sonderkommando destinate alla cremazione dei corpi dei deportati, uccisi nelle camere a gas del campo di concentramento polacco. Tali squadre venivano periodicamente uccise per mantenere il segreto sul genocidio scientificamente pianificato degli ebrei. La vita di Shlomo Venezia fu un vero inferno dal momento in cui fu costretto a salire su " un vagone di bestiame dove erano accalcate 65 persone" fino al suo arrivo nel lager di Auschwitz dal quale era impossibile fuggire. "Ogni giorno migliaia di persone venivano sterminate nei forni crematori. La gente che entrava lì sapeva che avrebbe fatto una doccia, ma i tedeschi erano bugiardi e , per tranquillizzarla, la esortava a ricordare il numerino affisso alla propria roba per non prendere quella degli altri. I bambini erano i primi a morire. Nessuno è mai uscito vivo. Solo una volta i tedeschi sentirono piangere una bambina di circa due che non riusciva a succhiare più il latte dalla mamma morta. La presero, la portarono fuori e la finirono con un colpo alla nuca". Storie raccapriccianti che hanno tutte lo stesso denominatore e cioè l' eliminazione dei prigionieri con ogni mezzo: la fame, le malattie,gli stenti, le sevizie, il freddo, la pioggia. " Se ti bagnavi, non potevi neanche toglierti i vestiti perché subito qualcuno te li rubava per venderli a te stesso o ad un altro per un pezzo di pane. Io cercavo di sopravvivere perché avevo tanta voglia di vivere una vita normale e di farmi una famiglia. E, per stare sotto un tetto, dissi ai tedeschi che ero barbiere. Era un mestiere facile, bastava avere un paio di forbici per tagliare i capelli anche alle donne che andavano a morire. I capelli venivano messi in un sacco, caricati su un camion per essere in seguito trasformati in stoffe, moquette per sommergibili. Poi - continua - i tedeschi mi scelsero per lavorare a contatto con i cadaveri nel Sonderkommando e, certamente mi avrebbero ucciso dopo un certo periodo di tempo perché sapevo troppo, ma l' avanzata dei russi li dissuase. In due mesi ci fecero smantellare i forni crematori dicendo che li dovevano costruire in altri posti. Appena i russi si trovarono a quattro chilometri dal campo, i tedeschi, non potendoci ammazzare sul posto, cercarono di portare via il più possibile delle persone per ammazzarle altrove. Io non li seguii e mi salvai, quindi, per puro caso". L' assessore alla Pubblica istruzione Milena Liotta, di fronte alla testimonianza di questa pagina buia della storia, rivolgendosi agli studenti ha asserito di essere "convinta che i giovani che conoscono la storia avranno modo di riflettere su questa tragedia che dà loro la possibilità di crescere, capire e superare le differenze riaffermando il valore sacro della vita".
(LameziaWeb.biz, 14 ottobre 2008)
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Accordo tra Kadima e i laburisti. Ora si punta agli ultraortodossi
Accordo di coalizione raggiunto tra i due principali partiti di governo israeliani. Tzipi Livni è più vicina a diventare primo ministro. Dopo diciotto ore di negoziati, i centristi di Kadima e i laburisti hanno firmato la bozza di intesa delineata nei giorni scorsi. A siglarla, Livni, attuale ministro degli Esteri e leader di Kadima e il ministro della Difesa Ehud Barak. Livni, che ha ricevuto l'incarico di formare il nuovo governo dopo le dimissioni di Ehud Olmer, ha tempo fino a novembre per raggiungere l'obiettivo. In caso contrario, gli israeliani saranno chiamati a elezioni anticipate.
Per ottenere una maggioranza sufficiente a garantire la governabilità, Kadima e i laburisti hanno tuttavia bisogno dell'appoggio dello Shas, con il quale restano aperti alcuni punti controversi. Se da un lato, infatti, Livni e Barak si sono impegnati a continuare i negoziati con l'autorità palestinese, i vertici del partito ultraortodosso si sono detti contrari a qualsiasi negoziato sullo status di Gerusalemme.
(euronews, 14 ottobre 2008)
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"La colpa è degli ebrei". La saga delle boiate
Ti pareva: la colpa è degli ebrei. È partita la caccia al colpevole, stavolta della crisi finanziaria globale, e l'Italia come al solito brilla. Anche gli altri, però. È da un po' che sul crollo delle Borse sentiamo e leggiamo ogni genere di teorie bislacche, assurdità, leggende metropolitane, mischiate a interpretazioni spacciate per verità assolute che scaricano sempre sugli altri - chiunque, purché non noi - la colpa di quello che sta succedendo ai nostri risparmi. Chi ci guadagna? Chi ci ha fregato? Chi tramava nell'ombra? L'America. La destra. La sinistra. La globalizzazione. La lobby ebraica. Anzi, plutogiudaica. I terroristi. No, Cindia (Cina e India). I derivati. I futures. Gli speculatori. Il denaro. L'ingordigia. Oh, quella. I sette vizi capitali. Internet. I maschi contro le femmine. Lo shampoo, avrebbe detto il grande Giorgio Gaber....
(La Stampa, 14 ottobre 2008)
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Così Israele salva i figli dei suoi carnefici
Non c'è soltanto l'ospedale Schneider di Petah Tikva che si occupa di oncologia e nel quale il trenta per cento dei bambini ospitati è arabo. Perché non c'è ospedale israeliano in cui la presenza di arabi non sia immediatamente percepibile. Arrivano da paesi che cercano di polverizzare lo stato ebraico da oltre sessant'anni. Nulla si sa delle attività del Centro Peres per la pace, che organizza corsi per infermieri e medici israeliani e palestinesi. Ora si aggiunge un nuovo straordinario capitolo che marca la differenza fra Israele e i suoi vicini. Un bambino iraniano di dodici anni, il primo, è arrivato a Tel Aviv per essere operato d'urgenza di un tumore al cervello all'ospedale Tel Hashomer.
Su suggerimento di medici turchi, la famiglia del bambino aveva presentato una domanda al ministero dell'Interno e ai servizi di sicurezza israeliani che hanno accettato. Il caso richiedeva un'autorizzazione speciale essendo l'Iran "paese nemico". "Ma quando è minacciata la vita di un bambino - ha dichiarato il ministro Meir Sheetrit - provenienza e religione non contano". Israele salva i figli dei suoi nemici. Ma se tutti vogliono godere della sua vivacità scientifica e umanitaria, pochi in occidente vedono ciò che distingue questo stato che santifica la vita, ebraica e gentile, e l'orrenda cultura della morte che lo circonda. E' notizia che al Qaida in Iraq in un anno ha mandato a morire venti bambini. Questa differenza spiega perché Israele è ancora lì. Sulla mappa. Nonostante il presidente di quel bambino iraniano ne auspichi ogni giorno l'annientamento.
(Il Foglio, 13 ottobre 2008)
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Israele-Italia verso il tutto esaurito
TEL AVIV, 13 ott - Si va verso il tutto esaurito, a Tel Aviv, per Israele-Italia, ritorno dello spareggio che vale la qualificazione all'Europeo Under 21. Ottomila biglietti sono gia' stati venduti e mercoledi' sulle tribune dello stadio Blumfield di Ramat Gan si dovrebbe raggiungere la capienza massima di 15mila spettatori. Per l'occasione il prezzo di biglietti e' calato a 10 shekel, l'equivalente di due euro. L'andata, finita 0-0, si e' giocata sabato ad Ancona.
(ANSA, 13 ottobre 2008)
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Aqsa-Tube, la nuova 'arma' di Hamas
di Aldo Baquis
TEL AVIV - Gli uomini che avanzano nella fitta vegetazione sono in tuta mimetica. Puntano i fucili verso un nemico invisibile, eppure incombente. Dalla loro determinazione si intuisce che nel momento dello scontro il nemico non avrà vita facile. Il loro incedere è accompagnato in sottofondo da una marcia militare: il filmato dura alcuni minuti durante i quali è possibile apprezzare il livello di preparazione militare conseguito dai miliziani del braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin al-Qassam. Da un mese a questa parte per visionare questo ed altri massaggi propagandistici di Hamas non è nemmeno più necessario entrare nei loro vecchi siti web.
La nuova piattaforma della macchina propagandistica degli islamici palestinesi si chiama Aqsa-Tube (www.aqsatube.com) ed è sorella gemella - anche nella grafica del logo - di You-Tube. Il concetto è il medesimo: chiunque abbia dei filmati che possano interessare la collettività, secondo le linee stabilite da Hamas, è libero di contribuire. Nella pagine di apertura del nuovo sito spiccano i volti del presidente Yasser Arafat, del fondatore di Hamas Ahmed Yassin e del suo successore Abdel Aziz Rantisi: gli ultimi due sono stati uccisi da Israele. Un omaggio particolare viene reso alla figura di Yihia Ayash: l'ingegnere di Hamas che nella prima intifada confezionò una serie di sofisticati ordigni per seminare la morte in Israele. Anch'egli fu infine vittima di un attentato israeliano.
La prima opzione per chi visita Aqsa-Tube è quella di seguire i programmi della televisione al-Aqsa, la emittente di Hamas a Gaza che da adesso è dunque visibile in diretta ovunque al mondo. Il dipartimento per la propaganda di Hamas, da parte sua, produce filmati in apparenza destinati ad un pubblico giovane. Agli addestramenti militari delle Brigate al-Qassam sono affiancati anche video che contengono istruzioni pratiche per la lotta armata. Ma ci sono anche brani musicali, programmi per bambini (impostati sulla necessità di dedicarsi anima e corpo alla lotta contro Israele) e perfino cartoni animati di buona fattura.
Insomma, una occasione di svago. Fra quanti seguono con attenzione le attività di Aqsa-Tube fin dall'inizio vi sono a Tel Aviv gli esperti del Centro studi per il terrorismo (Malam). A quanto risulta loro il sito è stato registrato da un uomo d'affari del Dubai che si avvale dei servizi di una società commerciale francese. Essa distribuisce anche pubblicità commerciale e a volte succede che appaiano anche messaggi di compagnie israeliane: a quanto pare - secondo Malam - a loro insaputa. Ad inquietare in modo particolare gli esperti israeliani è il connubio fra l'indubbio interesse che suscitano i prodotti di Aqsa-Tube e la pericolosità dei messaggi politici che essi veicolano. Fra questi - avverte Malam - vi sono anche messaggi riconducibili ad al-Qaida e alla Jihad mondiale.
(ANSA, 13 ottobre 2008)
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Squadra mista. Mezzaluna Rossa e Stella di David Rossa
E' accaduto nella Gara di Primo Soccorso, organizzata dalla Croce Rossa Italiana
Mezzaluna Rossa Palestinese e Stella di David Rossa Israeliana insieme nella Gara Nazionale di Primo Soccorso, organizzata dalla Croce Rossa Italiana (Cri).
La XVI edizione della gara, conquistata da una squadra dell'Emilia Romagna, si e' tenuta Paestum (Sa) ed ha visto la partecipazione di squadre di Volontari del Soccorso Cri provenienti da tutta Italia.
In qualità di osservatori hanno partecipato alla gara alcuni rappresentanti della Mezzaluna Rossa Palestinese e della Stella di David Rossa Israeliana che per la prima volta hanno deciso di confrontarsi nella competizione in una squadra 'unica' con volontari delle due societa' nazionali. La squadra e' poi risultata vincitrice dello speciale Trofeo, consegnato dal presidente nazionale della Cri, Massimo Barra, destinato alla migliore conoscenza del diritto internazionale umanitario.
«Una partecipazione molto significativa -ha sottolineato il Presidente Massimo Barra- a dimostrazione sia dell'alto livello di conoscenza del diritto umanitario, sia della perfetta cooperazione tra Mezzaluna Rossa Palestinese e Stella di David Rossa Israeliana. Confermando ancora una volta -conclude Barra- che il movimento di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e' piu' avanti rispetto ai Governi, collaborando attivamente nella ricerca della pace e nella quotidiana assistenza umanitaria alle popolazioni colpite dal conflitto».
(Vita.it, 13 ottobre 2008)
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Israele, in aeroporto arriva scanner controlla-persone
LOD, Israele - Le autorità israeliane hanno cominciato a utilizzare uno scanner che consente ai passeggeri dei voli aerei di evitare il disturbo di togliersi le scarpe per farle passare ai raggi X e verificare che non contengano armi nascoste, anche se il nuovo apparecchio non è in grado di "sniffare" la presenza di esplosivi.
Allo scalo aereo Ben-Gurion solo i passeggeri che sembrano sospetti devono togliere le scarpe, che vengono poi analizzate ai raggi X e controllate. Ma la maggioranza delle persone possono invece tenerle ai piedi.
Installato vicino ai metal detector, "MagShoe" dice in due secondi se la calzatura del passeggero contiene metalli che potrebbero essere una lama di coltello o una parte di un detonatore.
"Quest'innovazione ha un enorme valore logistico, dato che riduce significativamente il disturbo e i ritardi associati alle normali ricerche di sicurezza sulle scarpe", spiega Nissim Ben-Ezra, responsabile delle tecnologie di sicurezza dell'Autorità aeroportuale israeliana.
Ma Ben-Ezra ha detto anche il nuovo scanner deve essere usato con alcune precauzioni, soprattutto perché potrebbe non scoprire esplosivi nascosti: una delle preoccupazioni maggiori dopo che un simpatizzante di al Qaeda, nel 2001, salì su un volo Parigi-Miami con calzature imbottite di esplosivo.
Una versione capace di sniffare l'esplosivo di MagShoe -- che occupa lo spazio di una valigia -- è al momento allo studio, dice una fonte della sicurezza israeliana. L'apparecchio attuale, prodotto dalla azienda israeliana Ido Security, costa circa 5.000 dollari
L'Amministrazione Usa per la Sicurezza dei Trasporti sta valutando la fattibilità d'uso di MagShoe negli aeroporti e molti altri paesi hanno espresso interesse, dice la fonte.
(Reuters, 13 ottobre 2008)
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Auto elettrica, è in Israele la terra promessa
Lo tsunami finanziario sequestra le prime pagine: sembrano lontani i giorni del petrolio a 140 dollari, si attenua l'impulso verso le emissioni zero. Ma i trend di fondo persistono: Cina, India, Brasile e Russia continuano a crescere e hanno fame di energia; le tensioni geopolitiche nelle zone del petrolio e degli oleodotti (Iran, Georgia, prossimamente Crimea...) covano sotto la cenere in attesa dell'esito delle elezioni americane; entro l'anno avremo le norme europee di controllo delle emissioni....
(Il Sole 24 Ore, 13 ottobre 2008)
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Hamas chiede un prezzo più alto per Shalit
ROMA, 13 ott (Velino) - Per riottenere Gilad Shalit, Israele dovrà liberare anche i detenuti palestinesi "con le mani sporche di sangue". Lo scrive il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale la liberazione, alcuni mesi fa, del terrorista libanese Samir Kuntar - responsabile di un efferato omicidio multiplo - ha spinto gli islamici di Hamas ad alzare il prezzo richiesto per Shalit, il caporale israeliano prigioniero del Movimento per la resistenza islamica dal giugno del 2006. Lo avrebbero rivelato gli stessi negoziatori israeliani impegnati, con la mediazione dell'Egitto, nel negoziato con Hamas sul mantenimento della tregua a Gaza e per la liberazione di Shalit.
La trattativa è al momento bloccata ma, secondo quanto rivelato dai negoziatori, se Israele allenterà i criteri per la scarcerazione dei palestinesi detenuti, i colloqui indiretti potranno ricominciare. In cambio di Kuntar e di altri quattro detenuti libanesi, Israele ottenne le salme di Eldad Regev e di Ehud Goldwasser, due militari rapiti dalla milizia sciita Hezbollah all'inizio del secondo conflitto israelo-libanese. Per la liberazione di Shalit, Hamas chiede a Israele di scarcerare diverse centinaia di palestinesi.
(il Velino, 13 ottobre 2008)
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Il crollo di Hamas: i palestinesi voterebbero Abu Mazen
Il leader dell'Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen sovrasterebbe Ismail Haniyeh, il primo ministro di Hamas nella Striscia di Gaza, in un'eventuale elezione presidenziale palestinese: è quanto emerge da un sondaggio condotto da esperti del Jmcc, il 'Jerusalem Media and Communication Center', autorevole centro studi con sede nella capitale israeliana....
(Panorama, 13 ottobre 2008)
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Arriva la prima birra palestinese
Al Festival della "Taybeh" 4000 persone
In Medioriente esiste una birra "made in Palestina". E' la "Taybeh", dal nome della città vicino Ramalla. La produce Nadim Khoury che è dovuto salire sulle barricate per diffondere la sola birra palestinese in una terra di islam, che da sempre dichiara guerra all'alcol. La "Taybeh" ha dato vita anche al quarto Festival della Birra. Il week end ha richiamato oltre 4000 persone trapalestinesi, israeliani (in gran parte arabi) e stranieri.
Taybeh Beer, per affermarsi, ha dovuto superareoltre agli otto anni di intifada, anchei controlli israelianiin Cisgiordania. Oggi viene esportata in Germania e in futuro si troverà in Gran Bretagna, Stati Uniti e, si augura il suo produttore,Israele.
Per non dimenticare i consumatori musulmani, poi, presto uscirà una versione "senza alcol". Ma, nonostante le buone intenzioni e l'origine locale, il prodotto non è ancora stato digerito da Hamas. Il gruppo di oltranzismo islamico al governo nella Striscia di Gaza ha lanciato una campagna contro il consumo di alcol, e ha inserito nella lista dei prodotti vietati anche la Taybeh Beer.
(TGCom, 13 ottobre 2008)
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Israele - Mutilata la statua di Re David. La polizia guarda agli ebrei ortodossi
Una statua raffigurante re Davide è stata mutilata ieri sul Monte Sion di Gerusalemme, tre giorni appena dopo essere stata esposta al pubblico. Sconosciuti hanno rotto il naso della statua l'hanno ricoperta di vernice. Secondo la polizia è possibile che il gesto di vandalismo sia opera di ebrei ultraortodossi, irritati da quella che interpretano come una violazione del severo divieto per gli ebrei di raffigurare forme umane. Nei mesi scorsi era stato chiesto un parere di conformità al rabbino Shalom Elyashiv, uno dei massimi esponenti della ortodossia ebraica. Questi aveva stabilito che la statua avrebbe potuto essere esposta se fosse stata in qualche modo menomata. Ma quando la statua è stata presentata al pubblico era perfettamente integra, cosa che probabilmente ha irritato gli ortodossi.
(The Instablog, 13 ottobre 2008)
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Shoah: Alemanno, a Roma non c'e'spazio per razzismo e violenza
ROMA - E' partita da piazza Santa Maria in Trastevere gremita di persone, la marcia silenziosa, organizzata dalla Comunità Ebraica di Roma e dalla Comunità di Sant'Egidio per ricordare il 65/o anniversario della deportazione degli ebrei romani ad Auschwitz, avvenuta il 13 ottobre del 1943. Alla marcia, che segue un percorso della memoria, lungo l'itinerario che fecero gli oltre mille ebrei romani
deportati ad Auschwitz, partecipano, tra gli altri, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, il parroco di Santa Maria in Trastevere, mons. Matteo Zuppi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il vice presidente della provincia di Roma, Cecilia D'Elia. La tappa finale della marcia è Largo 16 Ottobre accanto alla Sinagoga. "Ricordiamo una tragedia umana - ha spiegato Pacifici - dei mille ebrei deportati ne tornarono solo una ventina tra cui una sola donna. Ci sono ferite che sotto il profilo psicologico non sono ancora rimarginate e oggi abbiamo il dovere di stare vicino ai sopravvissuti". "Il 16 ottobre del 1943 c'é stata una ferita non solo per gli ebrei, ma per tutta la città - ha detto il portavoce della Comunità di Sant'Egidio, Mario Marazziti - oggi è un giorno in cui la città si ripensa al plurale e a misura di tutte le minoranze".
- Alemanno: a Roma non c'e' spazio per violenza e razzismo
"A Roma non c'é spazio per il razzismo e per la violenza. L'impegno che possiamo prendere di fronte alla memoria delle vittime del 16 ottobre 1943 è combattere ogni forma di antisemitismo, razzismo e discriminazione". E' quanto ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, da un palco allestito dietro la sinagoga di Roma dove si è conclusa la 'marcia della memoria' per ricordare gli oltre mille ebrei romani deportati. "Razzismo non è una risposta reale ai problemi - ha proseguito Alemanno - è una risposta istintiva dettata dalla paura o dall'ignoranza. Bisogna combattere ogni razzismo". "Come sindaco di Roma - ha aggiunto - mi inchino alla memoria di quel tragico ottobre 1943, una ferita che resta nel cuore di Roma e non potrà essere dimenticata. Ringrazio la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità ebraica di Roma, che da tempo, ogni anno, convocano questa 'marcia della memoria'".
- Leggi razziali infamia del fascismo
"Quest'anno ricordiamo il 70/mo anniversario delle leggi razziali. Fu un'infamia del fascismo non l'unica ma la più grave". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, parlando in occasione della 'marcia della memoria' per ricordare la deportazione di oltre mille ebrei romani. Da un palco allestito a Largo 16 ottobre 1943 il sindaco Alemanno ha ricordato che "quelle leggi isolarono la comunità ebraica, furono l'anticamera della deportazione", "andarono a tagliare la carne viva della società italiana separando ciò che la storia, fin dal Risorgimento aveva unito nell' appartenenza alla patria comune. Alla base di tutto ciò c'era una visione che separava l'umanità in razze diverse, gerarchicamente disposte. Sappiamo che in quegli anni il razzismo fu una vera e propria malattia dell'Europa e il fascismo praticò la sventurata politica razzista".
(ANSA, 12 ottobre 2008)
COMMENTO - Un estratto dal libro "I papi contro gli ebrei" di David I. Kertzer:
«Quando all'inizio del 1939 Pio XI mori, gli succedette Eugenio Pacelli, suo segretario di stato, che prese il nome di Pio XII. Un anno dopo l'inizio della guerra, l'Italia si schierò con la Germania, dichiarando guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. L'Olocausto aveva già intrapreso il suo terribile cammino e le atrocità naziste sarebbero state ben presto rivelate da un flusso di agghiaccianti rapporti giunti in continuazione alla Santa Sede dall'Europa occupata.
La guerra che Mussolini pensava sarebbe stata breve e gloriosa risultò di tutt'altra natura. Nel 1943 la tendenza era già cambiata e il 10 luglio 1943 le prime divisioni alleate sbarcarono in Sicilia. Due giorni più tardi il governo militare alleato, anche se controllava una parte esigua del territorio italiano, annunciò l'abrogazione di qualsiasi legge discriminasse un popolo sulla base dell'appartenenza religiosa o di razza .
Il mutamento delle sorti della guerra causò un colpo di stato che due settimane più tardi rovesciò Mussolini e portò a frenetici tentativi da parte degli italiani di negoziare un armistizio con le forze alleate in rapida avanzata dal sud. In mezzo al caos, due settimane dopo la caduta di Mussolini, il 10 agosto 1943 il rappresentante non ufficiale del Vaticano presso il governo italiano, padre Tacchi Venturi, scrisse al segretario di stato della Santa Sede, cardinale Luigi Maglione. Suggeriva di cogliere l'occasione del rovesciamento del vecchio regime per ottenere un cambiamento delle leggi razziali. Ma quello che aveva in mente l'inviato del Vaticano non era il cambiamento delle leggi antiebraiche. Anzi, rispecchiando le preoccupazioni di Pio XI di cinque anni prima, proponeva che il Vaticano prendesse l'iniziativa di espungere solamente le clausole che discriminavano gli ebrei convertiti al cattolicesimo."
Il 18 agosto il cardinale Maglione rispose con entusiasmo a questa proposta, presumibilmente dopo averne discusso con Pio XII. Disse a padre Tacchi Venturi di fare il possibile per ottenere tre cambiamenti nelle leggi razziali: primo, le famiglie formate da coppie costituite da cattolici di nascita ed ebrei convertiti al cattolicesimo dovevano d'ora in poi essere considerate pienamente «ariane»; secondo, gli individui che si accingevano a diventare cattolici all'epoca in cui le leggi razziali erano entrate in vigore (1938) ed erano stati successivamente battezzati dovevano essere considerati cattolici e non ebrei; terzo, i matrimoni celebrati fin dal 1938 tra cattolici di nascita e cattolici che fossero nati ebrei dovevano essere considerati validi dal punto di vista legale.
Il 29 agosto [1943] padre Tacchi Venturi riferì di nuovo al segretario di stato. Dall'epoca della sua ultima lettera era stato contattato da un gruppo di ebrei italiani, che vivevano nel terrore dell'arrivo delle truppe naziste. Scriveva che lo avevano pregato di tornare completamente «alla legislazione introdotta dai regimi liberali e rimasta in vigore fino al novembre 1938». In breve chiedevano il ripristino delle leggi che garantivano agli ebrei parità di diritti. Ma, come riferiva l'inviato del Vaticano, aveva respinto le loro suppliche. Preparando la sua petizione al nuovo ministero italiano degli Interni, «mi limitai, come dovevo, ai soli tre punti precisati nel venerato foglio di Vostra Eminenza del 18 agosto [ ... ] guardandomi bene dal pure accennare alla totale abrogazione di una legge [nella fattispecie le leggi razziali] la quale secondo i principii e le tradizioni della Chiesa cattolica, ha bensì disposizioni che vanno abrogate, ma ne contiene pure altre meritevoli di conferma».
Poco dopo i soldati tedeschi percorrevano la penisola ed entravano a Roma dove, il 16 ottobre, circondarono il ghetto e rastrellarono più di mille ebrei.
Turbato dalla notizia del rastrellamento, il cardinale Maglione convocò immediatamente l'ambasciatore tedesco Ernst von Weizsäcker. Il cardinale ha lasciato appunti in cui descrive quello storico incontro.
«Eccellenza», il cardinale pregò von Weizsäcker, «lei ha un animo buono e gentile, cerchi di salvare tutti questi innocenti. E' doloroso per il Santo Padre, doloroso oltre ogni dire che proprio a Roma, sotto gli occhi del Padre Comune, siano fatte soffrire tante persone unicamente perché appartengono ad una stirpe determinata.»
«Dopo un istante di riflessione l'ambasciatore mi chiese: "Che farebbe la Santa Sede se le cose avessero a continuare?"
«Risposi: "La Santa Sede non vorrebbe essere messa nella necessità di dire la sua parola di disapprovazione».
«L'ambasciatore osservò: "Sono più di quattro anni che seguo e ammiro l'attitudine della Santa Sede. Essa è riuscita a guidare la barca in mezzo a scogli d'ogni genere e grandezza senza urti e, se pure ha avuto maggiore fiducia negli alleati, ha saputo mantenere un perfetto equilibrio".»
Se il cardinale Maglione aveva mai avuto l'intenzione di convocare l'ambasciatore tedesco per far giungere la sua protesta contro il rastrellamento degli ebrei di Roma all'alto comando nazista, dovette cambiare rapidamente parere. Von Weizsäcker lo avverti che l'ordine di cattura degli ebrei era giunto «da molto in alto» (cioè dallo stesso Hitler) e suggerì al cardinale di non infastidire l'alto comando nazista costringendolo a riferire le parole di disapprovazione della Santa Sede al suo governo.
«Risposi», ricordava il cardinale Maglione, «che avevo cercato di intervenire facendo appello ai suoi sentimenti di umanità. Lasciavo al suo giudizio se menzionare o no la nostra conversazione, che era stata molto amichevole.»"
Il segretario di stato continuava: «Volevo ricordargli che la Santa Sede, come lui stesso aveva notato, è stata tanto prudente per non dare al popolo germanico l'impressione di aver fatto o di voler fare contro la Germania la minima cosa durante una guerra terribile."
«Dovevo tuttavia dirgli che la Santa Sede non deve essere messa nella necessità di protestare, qualora la Santa Sede fosse obbligata a farlo, si affiderebbe, per le conseguenze, alla divina provvidenza».
Ma il segretario di stato di Pio XII concluse il suo incontro con l'ambasciatore tedesco di quella triste giornata con un tono rassicurante. «Ripeto», disse il cardinale Maglione, «Sua Eccellenza mi ha detto che cercherà di fare qualcosa a favore di quei poveretti. La ringrazio. Per quanto riguarda il resto, lo lascio al suo giudizio. Se crede più opportuno di non far menzione di questa nostra conversazione, così sia.»
Due giorni più tardi più di un migliaio degli ebrei rastrellati dai tedeschi fu fatto salire su un treno in partenza per Auschwitz. Solo pochi avrebbero lasciato vivi quel campo.» (pp. 302-307).»
Ved. Notizie su Israele 307
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S.Giovanni d'Acri (*), automobilista arabo chiede scusa
Per aver provocato l'incidente che ha scatenato le violenze
ROMA, 12 ott. (Apcom) - Ha chiesto scusa l'arabo 48enne di San Giovanni d'Acri che mercoledì sera è entrato con la sua auto nella parte ebraica della cittadina del nord di Israele, innescando una spirale di violenze andata avanti per quattro giorni tra gruppi di ebrei ed arabi. Lo riportano i media israeliani.
"Se le mie azioni hanno provocato tutto questo sono pronto a sacrificare il mio collo qui su questo tavolo", ha detto Jamal Taufik, che ha parlato oggi pomeriggio di fronte alla commissione Affari Interni della Knesset, il Parlamento israeliano. "Tutto quello che voglio è che sia ripristinata la pace e la coesistenza nella città di San Giovanni d'Acri", ha aggiunto. Taufik ha riconosciuto di aver commesso un errore, ma ha smentito le accuse secondo cui quella sera era ubriaco o aveva la musica alta.
Taufik è stato aggredito da un gruppo di giovani ebrei, che lo hanno accusato di essere entrato volontariamente nella zona ebraica per disturbare i residenti locali che stavano celebrando lo Yom Kippur, la festa ebraica del grande perdono. L'incidente ha scatenato una mega-rissa e altre violenze andate avanti per quattro giorni, che hanno provocato ingenti danni in città, con decine di auto danneggiate e vetrine di negozi infrante. La polizia ha arrestato finora 54 persone, arabi ed ebrei, coinvolti negli scontri.
La tensione nella cittadina - che conta 50mila residenti, un terzo ebrei e due terzi arabi - rimane alta. Ancora ieri sono state bruciate tre case appartenenti a residenti arabi, mentre la scorsa notte è stata incendiata l'auto di un residente ebreo.
Il premier israeliano dimissionario Ehud Olmert ha lanciato oggi un appello affinchè cessino le violenze, affermando che si ha la sensazione che San Giovanni d'Acri "sia tenuta in ostaggio dagli estremisti".
(Virgilio Notizie, 12 ottobre 2008)
(*) Il nome israeliano della città è Akko (ndr)
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Hebron, servizi segreti Anp sventano attentati Hamas
I servizi segreti del presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen) sostengono di essere riusciti a sventare una serie di attacchi orditi da Hamas a Hebron "contro il popolo palestinese, contro l'Anp e contro i suoi apparati di sicurezza".
In una conferenza stampa tenuta oggi a Hebron, il cui contenuto viene riferito dalla agenzia di stampa Maan, il responsabile dell'intelligence palestinese in Cisgiordania Aqel a-Saadi ha accusato il movimento estremista islamico di essersi comportato in maniera irresponsabile quando i suoi quadri "hanno nascosto materiale esplosivo anche in zone residenziali". "Abbiamo sventato un disastro" ha precisato l'ufficiale.
Entrando poi nei dettagli della operazione condotta dai suoi uomini a Hebron negli ultimi tre giorni, il responsabile di sicurezza ha precisato che sono stati scoperti laboratori per la produzione di armi e di ordini, capaci fra l'altro di confezionare corpetti esplosivi. Centosessanta armi da fuoco sono state requisite e diversi miliziani di Hamas sono stati arrestati mentre si preparavano "a scardinare la sicurezza e la stabilità" in Cisgiordania.
Queste attività di Hamas, ha precisato, sono tanto più gravi in quanto sono state scoperte mentre la direzione politica dell'Autorità nazionale palestinese sta cercando una formula per superare le divergenze con gli attuali dirigenti di Gaza: un accenno anche alla missione condotta oggi a Damasco da Abu Mazen.
(ticinonews.ch, 12 ottobre 2008)
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ANCONA - Cresce l'attesa per Italia-Israele, gara di andata tra le nazionali di calcio under 21, che si disputerà oggi alle 16 al Del Conero. Ritorno mercoledì a Tel Aviv. In palio un posto per la fase finale degli Europei che si svolgeranno a giugno in Svezia. Ieri mattina gli azzurrini di Casiraghi, in ritiro a Castelfidardo, per alcune ore hanno passeggiato lungo il viale della Vittoria e il corso Garibaldi. Nel tardo pomeriggio i calciatori israeliani hanno visitato la sinagoga ebraica per vivere insieme un momento di preghiera e raccoglimento.
"Con la partita Italia-Israele, la città di Ancona gioca, ancora una volta e sempre di più, un ruolo importante nel panorama sportivo internazionale". Così il sindaco Fabio Sturani nel suo saluto di benvenuto agli atleti. L'incontro è "speciale non solo per Ancona - aggiunge Sturani - ma anche perché la provenienza degli ospiti ci permette di associare a questo evento sportivo anche un auspicio più generale di pace, di solidarietà e di integrazione. All'Under 21 azzurra va il nostro in bocca al lupo più caloroso. Le Marche, del resto, portano fortuna all'Under 21, che, nelle tre volte in cui è stata ospite della nostra regione, ha sempre ottenuto risultati positivi. Sicuramente - conclude il sindaco - sarò in tribuna e spero che moltissimi anconetani vengano alla partita per tifare l'Italia, con un'attenzione speciale per Salvatore Sirigu, il portiere dell'Ancona convocato in squadra".
(Corriere Adriatico, 11 ottobre 2008)
Ancona, ore 16, Stadio del Conero
L'Under 21 di Italia e Israele scendono in campo questo sabato pomeriggio per giocarsi l'andata dei playoff per andare all'Europeo. Agli azzurri serve vincere. Gli israeliani, invece, dovranno sperare nella «grazia divina» oltre che nei piedi.
Perché oggi è lo Shabbat, il sabato ebraico. E di Shabbat si riposa: il medico ebreo non apre il suo studio, l'impiegato non va in ufficio, l'infermiere non è di servizio e il calciatore la partita non la può vedere nemmeno in tv perché è vietato usare l'elettricità.
Probabilmente non tutti sanno che le giornate, nella religione israelita, iniziano al tramonto e finiscono al tramonto seguente. Mentre tutti sanno che oggi alle 16, quando le due formazioni scenderanno in campo, il sole non sarà tramontato. Ciò vuol dire che la nazionale di Israele sgambetterà allegramente in campo, ignorando il Santo Riposo che avrà fine solo alle ore 19.18 in punto.
Certo, Israele è una nazione democratica, laica e aperta al dialogo. Dove il passaporto è rilasciato a un arabo come a un ebreo o un cristiano. Ma è altrettanto chiaro che è la nazione simbolo della religione ebraica nel mondo, non tanto per caso ma perché è pieno zeppo di ebrei dalle parti di Gerusalemme. E magari quelli che giocano nella nazionale non saranno neppure troppo religiosi, ma perdere così l'etichetta in terra straniera.
Così, facendo due calcoli neppure troppo da cartomante, si può prevedere che per la nazionale di Tel Aviv sarà difficile vincere. Non tanto perché l'Italia gioca un calcio migliore, ma perché di Shabbat Dio riposa e oggi ad Ancona le preghiere degli israeliani saranno tutte vane.
(Il Tempo, 11 ottobre 2008)
Finisce 0-0 la gara contro Israele
Nonostante un forcing finale in cui si è messo in particolare evidenza Sebastian Giovinco, la nazionale italiana under 21 non è riuscita ad avere la meglio sui pari età israeliani. Mercoledi prossimo la gara di ritorno in Israele.
(Firenze Viola, 11 ottobre 2008)
COMMENTO - Israele non ha vinto, ma neanche perso. Laicamente.
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Libano protestera' all'Onu per minacce Israele
Stato ebraico colpirà villaggi da cui vengano lanciati missili
BEIRUT, 11 ott. (Ap) - Il governo libanese ha intenzione di rivolgersi alle Nazioni Unite per protestare contro le minacce israeliane di distruggere qualunque villaggio dal quale vengano sparati dei missili contro il territorio dello Stato ebraico.
Il comandante della regione militare settentrionale israeleiana, generale Gadi Eizenkot, aveva affermato che lo Stato ebraico ricorrerà a un uso "sproporzionato della forza" se i miliziani libanesi di Hezbollah dovessero attaccare le posizioni israeliane.
Eizenkot, intervistato dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot, aveva dichiarato che l'esercito distruggerà quei villaggi che diano rifugio ai miliziani o ospitino rampe di lancio dei missili; Israele ha più volte denunciato l'uso di scudi umani da parte delle milizie sciite, che limitano le possibilità di risposta delle forze armate dello Stato ebraico.
(Virgilio Notizie, 11 ottobre 2008)
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Meshaal: il nuovo presidente Usa non potrà ignorare Hamas
Il leader in esilio di Hamas intervistato da Repubblica
ROMA, 11 ott. (Apcom) - In una intervista pubblicata oggi dal quotidiano La Repubblica, il leader di Hamas in esilio, Khaled Meshaal, afferma che il prossimo presidente degli Stati Uniti, volente o nolente, "dovrà fare i conti con" il suo gruppo, che ha il pieno controllo della Striscia di Gaza.
Meshaal ricorda come Hamas esista "sul terreno": "Non siamo un'entità astratta sospesa nel cielo: siamo parte del popolo palestinese. Quale che sia il prossimo presidente, Obama o McCain, si troverà sul tavolo il dossier del conflitto israelo-arabo, e troverà scritto Hamas su ogni foglio. E aggiungo: si è creato un consenso fra i palestinesi nell'impedire al veto americano di impedire la riconciliazione".
Per quanto riguarda i negoziati in corso al Cairo per la riconciliazione tra Hamas e al Fatah, Meshaal nell'intervista ricorda le posizioni del suo gruppo: "Siamo per un governo di unità nazionale, per la ristrutturazione dell'apparato di sicurezza sotto la supervisione di esperti arabi, purché ciò avvenga simultaneamente a Gaza e nella Cisgiordania. Le elezioni devono essere trasparenti e democratiche, nel rispetto della legge e dei risultati, qualsiasi essi siano".
(Virgilio Notizie, 11 ottobre 2008)
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Haniyah: noi oggi stiamo assistendo al crollo dell'impero americano.
GAZA - Ieri sera, il primo ministro palestinese, Ismail Haniyah, ha dichiarato che il mondo "oggi sta assistendo al crollo dell'impero americano". Il riferimento è alla grave crisi economica che sta colpendo la finanza e il sistema neoliberista statunitense e mondiale.
"Quello a cui assistiamo - ha spiegato il premier di Gaza - è il crollo dei mercati monetari internazionali e dell'economia. Si tratta di una evidente dimostrazione della maledizione che sta ricandendo su di loro". Quelli che hanno deciso di imporre l'assedio sui palestinesi con l'utilizzo della forza e dei soldi, aiutati da partiti e personalità locali e regionali, vengono puniti nella stessa maniera usata contro il popolo palestinese. Crollano economicamente per le loro guerre contro la Palestina, la Somalia, l'Iraq, l'Afganistan e contro i musulmani nei diversi paesi del mondo".
(Infopal, 11 ottobre 2008)
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Pio XII: Silenzio di Israele. Ebrei di Roma: da noi non venne
Silenzio ufficiale di Israele sull'intervento del Papa a favore della beatificazione di Pio XII, ma filtra un certo malumore di cui si e' fatta interprete la comunita' ebraica di Roma. "Abbiamo visto il Pontefice che andava tra la folla a San Lorenzo quando ci furono i bombardamenti", ha ricordato il presidente della comunita' ebraica romana, Riccardo Pacifici, "non mi ricordo di averlo visto al Portico d'Ottavia dopo il 16 ottobre" del 1943, il giorno in cui ci fu la deportazione di massa degli ebrei dal Ghetto di Roma. Pacifici ha sottolineato come la risposta del Papa alla terribile deportazione arrivo' solo "due giorni dopo con tre righe sull'Osservatore Romano". Pacifici non ha escluso comunque che ci siano "responsabilita' collettive e individuali, meriti collettivi e individuali", ricordando come il padre si sia salvato dai nazisti "dentro un convento". Ma, tornando sulle parole del Papa sull'opera silenziosa di Pio XII riconosciuta anche da Golda Meir, il capo della comunita' ebraica romana ha commentato: "Israele ha dato molte medaglie di giusti a molti parroci, conventi, ordini, e non mi risulta che le abbia mai date a Pio XII". Israele ha reagito con estrema cautela all'apertura di Papa Ratzinger. Il ministero degli Esteri e il direttore del museo dell'Olocausto di Gerusalemme, Yad Vashem, non hanno voluto rilasciare commenti. Ma il direttore per gli Affari interreligiosi del Comitato ebraico americano, rabbino David Rosen, ha invitato il Vaticano a tener conto delle "sensibilita'" dei sopravvissuti alla deportazione e a "rinviare" qualsiasi decisione almeno fino all'apertura degli archivi ufficiali, tra cinque anni.
(la Repubblica, 10 ottobre 2008)
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Pio XII: Israele, ADL chiede l'apertura degli archivi vaticani
La Anti-defamation League (ADL), un'organizzazione contro la diffusione dell'antisemitismo e dei pregiudizi sugli ebrei, ha diffuso in questi giorni un documento in cui chiede al Vaticano di aprire gli archivi e rendere pubblico l'operato di Pio XII nei confronti degli israeliti. Non é la prima volta che la ADL invita la Santa sede a fare piena luce sulla posizione assunta da papa Eugenio Pacelli, mettendo a disposizione degli storici il materiale dei propri archivi. Abraham Foxman, uno dei dirigenti dell'organizzazione fondata negli Usa nel 1913, in un documento datato New York 7 ottobre e ricevuto via internet in Israele, afferma che "se non si può accedere agli archivi vaticani, qualsiasi conclusione o affermazione si faccia in relazione al pontificato di Pio XII e alla sua posizione nei confronti degli ebrei sarà suscettibile di essere confutata da storici indipendenti".
Il documento della ADL è successivo all'intervento del rabbino capo di Haifa, Shear Cohen, al sinodo dei vescovi lunedì scorso, e precedente l'intervento fatto ieri da Benedetto XVI, in occasione del 50/o anniversario della morte di Pacelli. La stampa israeliana, in alcuni casi con notevole risalto, riferisce oggi del discorso pronunciato ieri dal Papa, in cui Joseph Ratzinger ha lodato l'operato del suo predecessore. In particolare il Jerusalem Post, quotidiano israeliano in lingua inglese, pubblica una grande foto del Papa, mentre prega inginocchiato sulla tomba di Pio XII. "Il Papa difende con forza l'operato di Pio XII durante l'Olocausto", titola il JP, scrivendo che il discorso del Papa potrà dare un forte impulso alla beatificazione di Pacelli".
Il rabbino capo di Haifa, conversando con i giornalisti all'uscita dal sinodo, dove era intervenuto come primo non cristiano nella storia di queste assise cattoliche, aveva esplicitato la richiesta di non beatificare Pio XII. Nel documento, la ADL ricorda quando "nel 2002 Giovanni Paolo II coraggiosamente autorizzò la diffusione di alcuni documenti segreti del Vaticano, relativi all'Olocausto, dimostrando ancora una volta di avere una sensibilità speciale, apprezzata grandemente sia dai cristiani che dal mondo ebraico".
"Sino a che la Santa sede manterrà il segreto sul materiale custodito nei suoi archivi relativo al periodo della Seconda guerra mondiale - conclude Foxman - l'atteggiamento di Pio XII verso gli ebrei seguiterà a essere materia di controversie e discussioni. Noi della ADL chiediamo con forza al Vaticano di dare al più presto pieno e completo accesso agli archivi per il periodo in questione, chiedendo a tutte le parti interessate di dare il loro contrbuto".
(Bluewin, 10 ottobre 2008)
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Domenica marcia silenziosa per ricordare deportazione ebrei
ROMA - Una marcia silenziosa per ricordare il 16 ottobre 1943, quando durante l'occupazione nazista di Roma oltre 1.000 ebrei romani furono presi e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Solo un esiguo numero, 16 persone, tra cui una sola donna, tornarono alle loro case. A 65 anni dalla deportazione degli ebrei romani, la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità ebraica di Roma, come ogni anno dal 1994, fanno memoria di questo tragico momento della vita della città, organizzando un "pellegrinaggio della memoria", per non dimenticare la deportazione avvenuta durante l'occupazione nazista.
La marcia partirà domenica 12 ottobre, alle 18, e si snoderà a ritroso da piazza Santa Maria in Trastevere, lungo il percorso dei deportati di quel 16 ottobre 1943, che dal Ghetto furono condotti al Collegio militare a Trastevere prima di essere imprigionati nei treni, con destinazione Auschwitz. La manifestazione si concluderà, alle 19, in
Largo 16 ottobre 1943, accanto alla Sinagoga. Prenderanno la parola Matteo Zuppi e Andrea Riccardi della Comunità di Sant'Egidio, Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma e il sindaco di Roma Gianni Alemanno.
(Dire, 10 ottobre 2008)
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Per Israele la soluzione c'è da 60 anni, manca la volontà politica
Marco Paganoni, professore di storia e istituzioni dello Stato di Israele, è intervenuto al Rotary club di Sesto Calende, Angera e Lago Maggiore.
GAVIRATE (VA) - «È già difficile spiegare il passato. Figuriamoci il futuro». Marco Paganoni, professore di storia e istituzioni dello Stato di Israele, cita il film "Le invasioni barbariche". Il futuro a cui si riferisce è naturalmente quello di Eretz Israel. Paganoni, ospite del Rotary club di Sesto Calende, Angera e Lago Maggiore, al Sunset Hotel, non ha avuto alcuna difficoltà a parlare della fondazione dello Stato israeliano, di cui quest'anno ricorre il sessantesimo anniversario dalla fondazione.
Una relazione chiara e appassionante, soprattutto se si considera che lo studioso è un gentile, «un goy», come lo chiamerebbero in Israele, cioè un non ebreo. Lo studioso, che attualmente insegna al collegio rabbinico di Roma, ha ripercorso la storia della nascita dello Stato d'Israele, partendo dalla teorizzazione del sionismo di Theodor Herzl fino alla situazione dei giorni nostri. Ha sfatato il luogo comune e pericoloso, soprattutto alla luce dell'attuale conflitto con gli arabi, che la nascita di questo stato sia stata solo una conseguenza dello sterminio degli ebrei (Shoah è il termine esatto, non olocausto) durante la Seconda Guerra Mondiale. «La Shoah ha sicuramente incentivato il flusso di immigrazione in Israele, ma la necessità di uno stato ebraico era precedente».
Quando si parla di Israele si tende a confondere e sovrapporre il significato politico con quello religioso, perché il popolo ebraico è un popolo e una religione. Ma lo Stato ebraico è laico per costituzione, ben lontano dalle teocrazie di alcuni stati arabi, e gli israeliani sono una popolazione composita che vanta tra le sue fila anche arabi cristiani e musulmani. «I cittadini di Israele non devono rispondere alle mitzvot (le regole della Torah n.d.r), ma alle leggi che fa il parlamento - ha precisato Paganoni - perché fanno parte di uno stato che ha affermato la sua laicità fin dalla fondazione.È chiaro che come avveniva nella prima repubblica in Italia, la natura composita della società israeliana si riflette nel parlamento dove ci sono anche piccoli partiti religiosi che fanno pesare la loro partecipazione nella coalizione di governo».
Gli israeliani hanno fatto "risorgere" una lingua morta, l'ebraismo antico, che dopo la diaspora era stato sostituito dalle lingue dei paesi di accoglienza o da idiomi contaminati come lo yiddish o il giudaico romanesco. Ma il segno di una volontà caparbia è rappresentato anche dalla capacità di questo popolo di integrare gli immigrati ebrei provenienti da tutto il mondo, Yemen ed Etiopia compresi. Il perenne conflitto con il mondo arabo, secondo Paganoni, avrebbe delle soluzioni scritte fin dalle origini, prima fra tutte la costituzione di due stati, uno ebraico l'altro palestinese, indipendenti. Soluzione, in origine rifiutata dalla Lega araba, oggi frustrata dalla mancanza di una volontà politica vera. Non si puo' nemmeno parlare di fallimento causato dalla «maledizione del premier», ipotesi suggestiva suggerita dal giornalista Gianni Spartà (ospite rotariano della serata), sulla scorta delle sciagure capitate ai primi ministri israeliani" possibilisti".
(Varese News, 10 ottobre 2008)
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Sciiti contro sunniti, nella guerra degli hacker lo scisma dell'Islam on line
"Se gli attacchi contro i web site sciiti continueranno, nessuno dei vostri siti sarà risparmiato". Con questo "serio avvertimento", Hacker sciiti hanno oscurato oggi il sito web della tv satellitare al Arabiya, una tra le maggiori emittenti televisive arabe e di proprietà saudita.
E' solo l'ultimo episodio della guerra in line fra sciiti e sunniti, le due principali confessioni dell'Islam: decine i siti 'hackerati' da una parte e dall'altra.
Nel settembre scorso in un attacco coordinato degli hacker sunniti aveva distrutto oltre 300 siti web sciiti. La risposta sciita non si fece attendere: 77 importanti siti sunniti, tra cui il diffusissimo Islam.net gestito da un noto predicatore saudita, sono stati messi completamente fuori uso. Secondo l'agenzia stampa iraniana Fars News, tutto inizia quando un gruppo di hacker sunniti ha fatto irruzione nel sito web del grande ayatollah sciita Ali al Sistani.
Nell'attaco di oggi, immancabile un riferimento al nemico di sempre, Israele: per oscurare il sito di al Arabiya, gli hacker hanno scelto una bandiera israeliana che brucia, a ribadire il primato sciita nella lotta al nemico storico.
(RaiNews24, 10 ottobre 2008)
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Forte tensione a Akko dopo scontri arabi-ebrei
GERUSALEMME - Un clima di forte tensione regna stamane nella città di Akko (l'antica San Giovanni d'Acri) dopo i violenti disordini di ieri e dello scorso mercoledì notte tra arabi ed ebrei, scoppiati dopo che un arabo israeliano era passato in auto in un quartiere ebraico durante la festività dello Yom Kippur (dove gli ebrei digiunano e vanno a piedi).
Nella città si è tenuta questa mattina una consultazione del capo della polizia David Cohen con alti ufficiali e con le autorità cittadine, nell'intento di prevenire nuovi scoppi di violenze.
Nella città (50 mila abitanti), a popolazione mista di arabi (un terzo) e ebrei, la polizia è stata rinforzata da centinaia di agenti. Dozzine di persone delle due comunità sono intanto state arrestate in relazione alle violenze e agli atti di vandalismo commessi nel corso dei disordini, che hanno visto la devastazione di decine di negozi e un centinaio di automobili danneggiate.
La tensione sembra però estendersi anche ad altri centri e per questo motivo le forze dell'ordine si sono dispiegate anche in altre località del paese, come nei villaggi arabi della Galilea, dove potrebbero scoppiare manifestazioni violente. A questo clima teso sembrano inoltre contribuire anche gli scambi di accuse di pogrom tra esponenti politici arabi e ebrei, che reciprocamente scaricano sulla parte avversaria la responsabilità dei disordini.
(swissinfo.ch, 10 ottobre 2008)
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All'uscita di Kippur
Due giorni fa Rav Di Segni, sulla prima pagina dell'Osservatore Romano, spiegando ai cattolici lo Yom Kippur, scriveva che queste feste ebraiche, da Rosh Hashanah a Kippur a Sukkot, erano le uniche a non essere in alcun modo state riprese dal ciclo liturgico cristiano. Forse è per questo che sono anche quelle sentite come più fortemente identitarie dagli ebrei.
Ieri a Roma, all'uscita di Kippur, di fronte alla Sinagoga si respirava intensamente questo senso di appartenenza comunitaria. Era anche un senso gioioso, di una festa piena di energia vitale e desiderio di rinnovamento. Non era solo lo scioglimento del digiuno, erano voci, rumori, giochi di bambini che, come sempre, accompagnavano dall'esterno la preghiera all'interno del Tempio. Tutti si ritrovavano insieme, per un giorno.
Forse è per questo che si dice "ebreo di Kippur" di chi, estraneo ad ogni pratica ebraica, si ritrova tuttavia con gli altri ad ascoltare il Kol Nidré e il suono dello Shofar.
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Scegliere di avere figli ebrei
Riccardo Di Segni - Rabbino capo di Roma
Nell'ora di Ne'ilà 5769 - 9 0ttobre 2008
Questo momento è decisamente speciale. Le nostre Sinagoghe sono già piene, al termine di una lunga giornata di preghiera, e ancora di più si riempiranno nei prossimi minuti. La preghiera di Ne'ilà va inziata poco prima del tramonto, quando il sole all'orizzonte sfiora la cima degli alberi. Corrisponde al momento in cui venivano chiuse le porte del Beth haMiqdash, in concomitanza simbolica con il momento in cui in cielo si chiudono le porte. Aldilà di queste porte, in questi momenti, viene firmato il decreto che ci riguarda. Per questo motivo, in tutta la preghiera diremo chotmènu, "fìrmaci", a differenza di come abbiamo fatto finora, con l'espressione kotvènu, "iscrivici" nel libro della vita. Come spiegava R. Moshe Soloveitchik, "il tramonto di questa sera non è un tramonto qualsiasi, è un tramonto che porta la cancellazione di tutte colpe". Ma in che senso?
Questo è il momento raro dell'anno in cui i rabbini in tutto il mondo hanno l'occasione di parlare dentro alle Sinagoghe a un pubblico quanto mai numeroso, che forse incontreranno in altri momenti e in altri luoghi, ma non nel Bet haKeneset. La tentazione di trasformare questa occasione in uno sfogo dai toni apocalittici o peggio in un'invettiva contro chi si affaccia solo ora è certamente alta. La letteratura in proposito è ricca di abbondanti esempi. Ma bisognerebbe cercare di uscire da questo gioco rituale in cui ognuno fa la sua parte, il rabbino si lamenta e tuona, il pubblico l'ascolta più o meno pazientemente e d'accordo, e domani tutto ricomincia come prima.
Da almeno 150 anni, tempo della libertà e dell'emancipazione, il tema ricorrente e ripetitivo per questi momenti è l'abbandono delle tradizioni, del cedimento ai modelli culturali esterni, insomma l'assimilazione. Invece di preparare nuovi discorsi per l'occasione, basterebbe prendere quelli di decenni fa o anche di un secolo e più fa, alcuni anche molto belli. Non so però quanto efficaci. Perchè il desiderio di fuga dalle proprie radici, la riduzione dell'impegno ebraico sociale, prima ancora che religioso, l'idea che le regole dell'ebraismo siano un accessorio non essenziale, roba da "fissati", "integralisti", peggio ancora "talebani" e che si possa tranquillamente rinunciare a buona parte di queste regole, o le si possa trasformare a proprio piacimento, insomma tutto questo non è per niente una novità e la capacità dei maestri di Israele o dei tanti osservanti di contrastare con argomenti convincenti la diffusione di questi pensieri e di queste scelte è piuttosto limitata. Per cui si va avanti da decenni se non da secoli in questa dinamica. Con quali risultati? Ce ne è sicuramente uno, evidente nelle comunità della Diaspora, ed è quello della contrazione numerica fino alla scomparsa di interi nuclei. Roma ebraica per ora resiste abbastanza a questo fenomeno, malgrado l'abbondante diffusione di ideologie e comportamenti disgreganti, contrastata da grandi fenomeni di riavvicinamento.
Nel calendario civile oggi è il 9 ottobre, una data che ricorda qualcosa di terribile nella storia della nostra Comunità, quando nel non lontano 1982 un commando terroristico fece fuoco su chi usciva alla fine della preghiera, uccidendo un bambino e facendo decine di feriti. Da allora la nostra Comunità è cambiata in molte cose, con un processo di presa di coscienza ebraica che ha investito molti, anche se ha lasciato molti altri impassibili e indifferenti. Non possiamo nasconderci l'esistenza di coloro che sono chiamati da taluni gli ebrei "invisibili", ma che sono, più precisamente, gli ebrei assenti a qualsiasi manifestazione, religiosa politica o sociale. Anche questa sera, se si potessero sommare tutte le presenze nelle Sinagoghe, potremo pensare che ancora qualche migliaio di ebrei romani, per quanto iscritti alla Comunità, manca all'appello. Se mancano o compaiono poco i motivi sono profondi e le invettive non servono a niente. Piuttosto bisogna riflettere sui modi in cui affrontare il problema. Nel mondo religioso ebraico, molto schematicamente ci sono ora due opposte concezioni. Ce n'è una che qualcuno ha definito il darwinismo ebraico. L'idea che solo i forti sopravvivono. E i forti sono coloro che sono totalmente impegnati nell'ebraismo. Solo loro studiano, osservano, si sposano e fanno tanti figli e la possibilità che i loro figli, educati in scuole ed ambienti chiusi, scappino dall'ebraismo, si sposino all'esterno insomma si allontanino e scompaiano per sempre è estremamente bassa. Su tutti gli altri, secondo questo pensiero, è inutile investire risorse. Se noi guardiamo a quello che succede in alcune comunità italiane e in molte altre dell'Europa e degli USA saremmo tentati di dare ragione a questa triste analisi. Ma per fortuna questa non è la sola opinione. Pensare ad un ebraismo chiuso e di pura elìte è veramente rischioso. Chissà chi è colui che ha i requisiti necessari per entrare nel club riservato. Già ce ne sono molti di questi piccoli club, e non si risparmiamo tra loro ostilità e antagonismo distruttivo.
Ma prima dell'analisi sociologica, valgono gli insegnamenti dei Maestri e la riflessione su quello che abbiamo letto e fatto in questa giornata e quello che attendiamo per quest'ultima ora. Kippur è il giorno in cui sono state date per la seconda volta le tavole della legge. Dopo la prima promulgazione, quella di Shavuot, ci fu il dramma del vitello d'oro e la messa alla prova di Mosè, a cui D. propose di distruggere il popolo ebraico esistente, facendone nascere uno nuovo dalla sua famiglia. Mosè rispose no, devi perdonare tutti, altrimenti comincia a cancellare me. Da qui nasce il Kippur. La risposta ai gravi problemi della nostra continuità non può essere elitaria, selettiva, dei cosiddetti forti. Deve essere collettiva. Questo è sempre stato l'orientamento del rabbinato italiano e questo è stato il senso della forma organizzativa delle nostre comunità, una casa comune per tutti. Questa sera dobbiamo pregare tutti per tutti, ciascuno per sé e per gli altri. I Maestri ci hanno insegnato che la nostra capacità di giudicare gli altri è limitata e fallace. Non spetta a noi il giudizio su chi è il buono. Ma tutto questo non ci esonera dalla responsabilità e dal dovere di chiederci cosa stiamo facendo per il nostro futuro. Perchè se la fuga dall'ebraismo non è una novità, l'emergenza della continuità, il rischio della sopravvivenza è una realtà di cui dobbiamo essere coscienti.Tenendo presente un dato tanto chiaro quanto non facile da accettare. Se questa è e deve essere, come si è detto, la casa di tutti, è attraverso l'obbligo dell'educazione e la scoperta delle nostre regole che si assicura continuità. Le regole sono quelle della solidarietà sociale, ma anche quelle che ci santificano, come il Sabato, e che stabiliscono come si è ebrei. I problemi non si risolvono cambiando le regole, ma rispettandole. Per spiegare meglio questo concetto vorrei usare le parole di rav Jonathan Sachs, rabbino capo del Regno Unito:
Essere ebreo significa essere membro del popolo del patto, essere erede di una delle fedi più antiche, durature e ispiratrici di rispetto. Significa ereditare un modo di vita che ha guadagnato l'ammirazione del modo per il suo amore della famiglia, la devozione all'educazione, la sua filantropia, la sua giustizia sociale e la sua dedizione infinitamente leale ad un unico destino. Significa sapere che questo modo di vita, trasmesso dai genitori ai figli fin dai tempi di Avraham e Sara, può essere sostenuto solo attraverso la famiglia; consapevoli di questo significa scegliere di continuare creando una casa ebraica e avere figli ebrei
Sempre rav Sachs ci propone quest'ultima considerazione: quando il patriarca Avram ricevette grandi promesse per il suo futuro, la sua risposta fu una domanda: "Signore D., cosa mi potrai dare se rimango senza eredi?" (Bereshit 15:2). Malgrado tutte le turbolenze economiche all'orizzonte, siamo, almeno politicamente, in un raro periodo di tranquillità, in cui dopo terribili eventi il popolo ebraico vive in relativa pace e prosperità; proprio ora la stessa domanda di Abramo si ripropone con forza e deve far pensare: cosa potremo avere se non avremo discendenti?
Riflettiamo su questi temi nel momento unico in cui si chiudono le porte del cielo, seguendo con attenzione la tefillà, ricevendo la benedizione e ascoltando il suono dello shofàr.
Che sia un anno pieno di benedizioni per tutti; chatimà tovà.
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Libertà e indipendenza femminile. Vivere alla Noor nel mondo musulmano.
ROMA - Per oltre un anno un fenomeno ha contagiato le famiglie dei paesi musulmani, lasciando inchiodati alla tv milioni e milioni di telespettatori e telespettatrici. Si chiama Noor, una semplice e banale soap turca che racconta una classica storia d'amore. Lei è bella e povera, ma orgogliosa, lui è ricco e innamorato. La loro storia, vissuta tra i palazzi e le vie di Istanbul, è avventurosa e appassionante nel pieno rispetto dei canoni delle soap opera prodotte in tutto il mondo....
(DeltaNews, 10 ottobre 2008)
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Labirinti e Ghetti
TeatroInScatola
via Panfilo Castaldi 63
(Lungotevere Artigiani 12/14)
Roma
In occasione della ricorrenza del 16 ottobre 1943, lassociazione ECAD presenta in collaborazione conil Teatroinscatola e InAltreParole dal 12 al 14 ottobre il progetto Labirinti e Ghettiche si articola in due spettacoli e una conferenza.
Che rapporto c'è fra un labirinto e un ghetto? Il labirinto è quello della storia, il ghetto è la conseguenza quando la storia non riesce a trovare altra via uscita che non sia quella della violenza e della reclusione. Apparentemente in tutti e due bisogna trovare una via di uscita. Dal ghetto bisogna uscirne per trovare una risposta storica che lo elimini, dal labirinto per trovare le soluzioni o le interpretazioni a come un labirinto si sia trasformato in ghetto.
Abbiamo voluto così accostare due testi Benedictus dellisraeliano Motti Lerner e Il violino di Shylock di Vittorio Pavoncello. Il primo Benedictus parla di un tema contemporaneo quale è la complessa vicenda del nucleare iraniano. La vicenda si svolge a Roma e siamo a 72 ore prima dellattacco che gli Stati Uniti hanno deciso di sferrare allIran degli integralisti che non hanno risposto al divieto di dotarsi di armi nucleari. Un iraniano Ali Kermani, e un israeliano Asher Muttahede, un tempo amici a Teheran e divisi in seguito dalle svolte politiche antisemite intraprese dalla Rivoluzione Iraniana si danno appuntamento in segreto, ospiti di un monastero benedettino a Roma, per cercare di fermare o di trarre ognuno il proprio vantaggio da una guerra che si preannuncia catastrofica, ma il loro incontro è seguito costantemente dallAmbasciatore americano a Roma oltre che dal Vaticano.
Il secondo testo invece Il violino di Shylock è una rilettura del personaggio creato da Shakespeare tramite una rivisitazione, una reinterpretazione di un attore sulle proprie vicissitudini e che diventa unaltra storia teatrale, quella appunto di un ebreo che viene ridotto a maschera e conseguentemente ad uno stereotipo pubblico e sociale. Il personaggio raccontando la propria storia, e duettando con un violinista, svela le forme nascoste della vicenda drammaturgica di Shylock e racconta come il suo essere diventato lemblema del male spietato, in realtà sia nato quasi per gioco, frutto di una scommessa fatta per scherzo o per sfida, e come il tentativo, almeno negli inizi, fu di trovare un punto di accordo, da parte di Shylock, fra un cristiano e un ebreo.
Lincontro invece con Anna Foa ci porterà a ricordare quello che fu il 16 ottobre 1943inquadrandolo in un percorso storico dei vari antisemitismi che si sono succeduti nel tempo.
Benedictus di Motti Lerner
con Marco Belocchi - Giustino De Filippis - Giuseppe Lorin- Bruno Viola
Il violino di Shylock di e con Vittorio Pavoncello al violino Marco Valabrega
INFO@TEATROINSCATOLA.IT ASSCULTLTART@ALICEPOSTA.IT
biglietto 10 €
Ufficio Stampa ECAD - 366.4545656 . http://www.ecad.name/ ecad@live.it
(Galileo, 10 ottobre 2008)
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Israele celebra la festa del kippur. I generali facevano scaricabarile
Festività ebraica ricordando la guerra di 35 anni fa
TEL AVIV - Lo Yom Kippur, che in Israele è cominciata ieri, è la festività ebraica più sentita. È il giorno dell'espiazione per i mali commessi e di propositi per l'anno appena iniziato. È anche pausa di riflessione e di bilanci, come quello sulla guerra del Kippur, di cui ricorre il 35esimo anniversario e sulla cui conduzione emergono ora lacune e giudizi non lusinghieri.
Nella guerra del Kippur lo Stato ebraico fu attaccato in un'azione simultanea da Egitto e Siria. Il primo da sud, l'altra da nord. Israele, colto di sorpresa nel pieno della ricorrenza, inizialmente sembrò sul punto di soccombere. Poi lo spirito di sopravvivenza, la superiorità tecnica e la maggiore preparazione strategica ebbero ragione sulla preponderanza del nemico, che fu respinto su entrambi i fronti, subendo gravi perdite. Anche quelle israeliane furono alte, più di 2.600 morti e 7.000 feriti. A 35 anni di distanza, documenti sinora secretati dallo Stato ebraico hanno fatto emergere uno scaricabarile di responsabilità da parte di generali e uomini politici, assieme a molte lacune, anche di comportamento, fatte registrare anche nel conflitto del 2006 tra Israele e gli Hezbollah libanesi. Nel 1973 a ribaltare le sorti di un conflitto che per Israele inizialmente appariva perso, contribuì in misura decisiva Ariel Sharon. Fu lui, generale della riserva, a comandare la divisione che varcò il canale di Suez, aggirando le posizioni egiziane.
In una deposizione da lui fatta al tempo e solo ora resa pubblica, Sharon attribuì «la maggior parte delle perdite e dei danni subiti all'assenza degli alti ufficiali dal campo di battaglia». Dai documenti è uscita ridimensionata anche la figura del ministro della Difesa Moshe Dayan, mitico capo di stato maggiore nella guerra contro l'Egitto nel 1956. Minimizzando il proprio ruolo nella rotta iniziale, Dayan sostenne di essere stato «solo un politico» e dal punto di vista tecnico militare "uno fra tanti generali ed ex generali che davano la propria opinione".
(Corriere Canadese, 9 ottobre 2008)
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Jericho rinasce tra storia e turismo
Il progetto dell'Autorità Nazionale Palestinese coinvolge anche la Farnesina
Si chiama "Jericho 10.000", perché la fondazione della città è avvenuta diecimila anni fa, secondo le stime degli storici. E così si chiama il progetto avviato dall'Autorità nazionale palestinese, nel quale é stato coinvolto il ministero degli Esteri italiano. ...
(Il Denaro, 9 ottobre 2008)
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Capo Sicurezza Anp: La nostra lotta armata ha prodotto assassini
Esponente Fatah: "siamo ostili a chi spara a ebrei e israelaini"
ROMA, 9 ott. (Apcom) - "La lotta armata non fa parte delle mie opzioni perchè ha prodotto degli assassini e un manipolo di bulli". A dirlo molto chiaramente è il capo della Sicurezza nazionale palestinese dell'Anp il generale Diab al Ali e per farlo lo annuncia attraverso le pagine del quotidiano al Quds al Arabi, il giornale palestinese più diffuso e meno amico del movimento al Fatah di cui al Ali è un alto esponente.
Per la prima volta, un esponente palestinese prende una posizione pubblica cosi' netta a favore dello stato ebraico: "Noi siamo ostili - ha aggiunto - a chi spara contro gli ebrei e gli israeliani e contrari a qualunque azioni esplosiva e contro i kamikaze". Respinge deciso le accuse di Hamas: "Trattiamo pubblicamente con israeliani e americani perchè vogliamo la pace, e cio' non significa che siamo delle spie al soldo di Washington e Tel Aviv".
Chi ha "tradito il popolo palestinese è Hamas", prosegue il Capo della sicurezza che ha parole dure per il movimento estremista islamico: "Hamas, nella striscia di Gaza, compie stragi contro bambini e giovani" palestinesi e "non vedo una differenza tra i crimini che commette il movimento contro il popolo palestinese da quelle che ha fatto l'occupazione israeliana".
Al cronista che gli fa notare che i leader di Hamas sono stati eletti democraticamente replica senza esitazione: "In Austria avevano eletto democraticamente un presidente, ma quando il mondo ha detto di non gradirlo, questi per un senso di responsabilità nei confronti del suo popolo si era dimesso".
(Virgilio Notizie, 9 ottobre 2008)
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Oskar Schindler. Una lista per ingannare il Reich
Il 9 ottobre 1974, a Hildesheim in Germania, moriva Oskar Schindler. L'imprenditore che grazie alla sua famosissima lista aveva salvato dai campi di sterminio e dalla morte 1.200 ebrei.
LA STORIA - Nel giardino dei "Giusti fra le Nazioni" dello Yad Vashem, nei dedali di vie della Gerusalemme vecchia, c'è un albero piantato per Oskar Schindler. Anche lui, insieme alla sua lista , entrato nella storia di chi negli anni bui della barbarie conservò la propria umanità offrendola alle vittime dell'Olocausto nazista....
(Fondazione Italiani, 9 ottobre 2008)
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Lo stato ebraico blindato in vista dello Yom Kippur
Le autorità israeliane hanno isolato la Cisgiordania da oggi fino alle otto di venerdì mattina in occasione della ricorrenza religiosa ebraica del Kippur che comincia questa sera al tramonto. Intanto la polizia israeliana ha annunciato di aver rafforzato le misure di sicurezza e il suo spiegamento di forze in Israele per la durata del Kippur. Durante la ricorrenza, nella quale gli ebrei religiosi digiunano, si raccolgono nelle sinagoghe e invocano il perdono divino, il paese resterà totalmente isolato dal resto del mondo con la chiusura delle frontiere, dei porti e degli aeroporti. Saranno pure interrotte tutte le attività lavorative, le emittenti radio e Tv sospenderanno le trasmissioni e nelle strade cesserà il traffico automobilistico, ad eccezione dei mezzi di pronto soccorso e della polizia. A nessuna auto proveniente da Gerusalemme Est, densamente popolata da arabi, sarà consentito l'accesso nel settore occidentale durante la festività.
(The Instablog, 8 ottobre 2008)
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Arrivano i Super Fiori
Un gruppo di Scienziati Israeliani ha scoperto come modificare geneticamente il profumo dei fiori, per aumentarlo di un fattore pari a 10.
Fiori che profumano 10 volte di più sono il primo passo: il metodo può creare anche frutti e vegetali "extra-saporiti", dato che il profumo è un fattore chiave che determina il loro gusto.
Come spiega Alexander Vainstein della Hebrew University , di norma l'intensità del profumo dei fiori dipende dall'ora del giorno, dall'età del fiore e dal tempo:il nuovo metodo può far profumare (e di brutto) i fiori a tutte le ore del giorno e della notte.
I Ricercatori hanno brevettato il processo, e promettono di metterlo al servizio della floricoltura Israeliana, un'industria che fattura già 200 milioni di dollari.
Sanremesi, presto i fiori bionici sfideranno il vostro primato!
(Futuro Prossimo, 8 ottobre 2008)
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Hezbollah: 'Vendicheremo la morte di Mughniyeh'
Il leader del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha minacciato di vendicare l'assassinio di Imad Mughniyeh, alto ufficiale del movimento libanese ucciso da un'autobomba a Damasco nel febbraio scorso. "Non bisogna cambiare idea sulla necessità di vendicare Hajj Mughniyeh" avrebbe infatti detto Nasrallah, secondo quanto riportato dal quotidiano Al-Akhbar. Il capo di Hezbollah sarebbe poi tornato sul tema della "grande sorpresa" da fare al nemico. Ne aveva già parlato nei giorni scorsi in caso di atttacco da parte di Israele. In quell'occasione Nasrallah aveva minacciato di rispondere "con una grande sorpresa".
(PeaceReporter, 8 ottobre 2008)
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La crisi americana e l'evoluzione dell'ordine mondiale
Anche in Medio Oriente, come del resto in tutto il mondo, la crisi finanziaria senza precedenti che sta investendo l'America viene seguita con estrema attenzione dai mezzi di informazione.
Di fronte alla vastità delle proporzioni di questo evento, le reazioni non sono del tutto unanimi.
Tuttavia, se alcuni si rallegrano riconoscendo in questa crisi il sintomo di un declino inarrestabile dell'America - e prefigurando la comparsa di un nuovo mondo multipolare più bilanciato, in cui la regione mediorientale acquisirebbe una maggiore indipendenza dalla tutela americana - a prevalere sembra essere un diffuso senso di incertezza.
Le inevitabili ripercussioni che questa crisi avrà sull'economia mondiale, e gli imprevedibili effetti che essa potrà determinare a livello politico internazionale, preoccupano gli osservatori di una regione già di per sé estremamente instabile come il Medio Oriente.
Una crisi economica globale potrebbe significare ulteriori drammatiche difficoltà per una regione in cui gran parte della popolazione vive in condizioni di estrema povertà.
Un'alterazione degli equilibri politici mondiali, ed un possibile vuoto politico in Medio Oriente determinato dalla debolezza degli Stati Uniti, potrebbe tradursi in nuovi conflitti in una regione percorsa da forti tensioni interne, ed al centro degli appetiti delle grandi potenze mondiali.
(il Chiosco, 8 ottobre 2008)
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Libano - Video mostra il druso Kuntar in esercitazioni con miliziani di Hezbollah
Un video girato dal movimento sciita di Hezbollah mostra Samir Kuntar, il druso libanese liberato a luglio da Israele, esercitarsi con le armi insieme ai miliziani che fanno capo ad Hassan Nasrallah. Kuntar scontava in Israele una condanna a quattro ergastoli per aver ucciso quattro cittadini israeliani, tra cui una bambina, nel 1979. Il suo rilascio risale a luglio nell'ambito di un accordo con Hezbollah che ha riportato in Israele le salme dei soldati Ehud Goldwasser ed Eldad Regev.
(The Instablog, 8 ottobre 2008)
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Le foto di Gerusalemme in rete
Gerusalemme è online. Il governo israeliano ha firmato un accordo con Google Earth che permetterà agli utenti di vedere, per la prima volta in rete, la città. Finora per motivi di sicurezza non era possibile.
La moschea di al Aqsa e la Cupola della Rocca diventeranno così le icone della città che si disputano israeliani e palestinesi, proprio come lo sono la Torre Eiffel per Parigi e il Colosseo per Roma.
(Affaritaliani.it, 8 ottobre 2008)
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Israele: le tematiche che infiammano la politica interna
Sebbene le relazioni con i Palestinesi rappresentino la maggior parte del dibattito politico israeliano, non vanno dimenticate altre questioni importanti che animano la complessa scena politica e sociale israeliana, come ad esempio il rapporto fra laici e religiosi ed il sempre scottante tema economico....
(Equilibri.net, 7 ottobre 2008)
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Cucina - Il Libano vuole Israele fuori dal mercato dell'hummus
Confindustria Beirut pronta ad andare in tribunale
BEIRUT, 7 ott. (Ap) - Il Libano all'attacco di Israele: per l'hummus, la deliziosa purea di ceci che ritiene un piatto nazionale e che gli intraprendenti imprenditori israeliani stanno commercializzando nel mondo. Il presidente della Confindustria libanese, Fadi Abboud, accusa lo Stato ebraico di "furto" e non ci va leggero: starebbe preparando un processo internazionale, per contestare l'uso del nome hummus e di altri piatti.
Secondo Abboud, il Libano avrebbe dovuto avere la preveggenza di registrare i nomi dei suoi piatti più famosi, ma Israele non ha il diritto di usurpare i nomi e i proventi della loro commercializzazione. Abboud ha detto alla Associated Press che sta seguendo il precedente della Grecia, che nel 2002 si vide riconosciuto il marchio "dop" per la feta. Quella sentenza però fu pronunciata dalla Corte europea del Lussemburgo e regola ovviamente una disputa fra stati Ue. Mentre non è chiaro davanti a quale tribunale gli imprenditori libanesi potrebbero portare il loro caso; Libano e Israele oltretutto sono paesi ufficialmente in guerra, e un libanese che abbia contatti con lo Stato ebraico è punibile con il carcere.
L'hummus è una pasta di ceci, sesamo, olio, aglio, limone e sale che viene consumata da secoli in Medio Oriente; l'origine esatta è ignota. Ma è diventato molto popolare anche in Israele.
Abboud spiega che gli industriali libanesi hanno chiesto al Ministero dell'Economia di avviare una procedura per registrare non solo il marchio "hummus" ma anche quello della crema di melanzane, "baba ghannouj", e della semola condita con pomodori e prezzemoli, il "tabouleh".
(Virgilio Notizie, 7 ottobre 2008)
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Auschwitz, 31 ragazzi della provincia di Roma in visita
Cielo coperto e pioggia accolgono il presidente Marrazzo, l'assessore Giulia Rodano e i 31 giovani finalisti del "Trofeo della memoria". Giunti nel campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, i piccoli calciatori hanno potuto visitare i luoghi di una delle pagine più buie della storia dell'umanità.
Vengono i brividi a girare per il campo. Luoghi come il "block 16" mostrano la disumanità di un progetto portato avanti per anni dal folle regime nazista: qui vennero rinchiusi più di 400 bambini ebrei, e solo 40 di loro sopravvissero.
Con l'aiuto della guida Marcello Pezzetti, direttore scientifico della fondazione Museo della Shoah di Roma, i ragazzi di Aprilia e Roma hanno attraversato il cancello di ingresso ad Auschwitz e visto la strada ferrata che conduceva i treni fin dentro Birkenau, le baracche, le camere a gas e quel che resta dei forni crematori. Le foto di donne, mamme e bambini, separati da mariti, padri e fratelli, riportano drammaticamente ai giorni in cui quei fatti sono avvenuti.
Quello che oggi resta dei forni crematori sonocumuli di macerie accatastate.Iragazzi , con gli occhi fissi sulle immagini dei deportati, hanno commentato così la visita: "Mi chiedo come sia stato possibile pensare di uccidere tante persone in questo modo atroce e senza un motivo - ha detto uno dei giovani calciatori".
"La cosa che più mi ha impressionato - ha aggiunto Alessio di Aprilia, - e' stato scoprire come i nazisti traevano in inganno gli ebrei dicendogli che dovevano fare la doccia quando invece li portavano nelle camere a gas. E' un viaggio che racconterò ai miei amici quando tornerò a casa, alla mia famiglia, ai miei genitori e ai miei fratelli".
(Regione Lazio, 7 ottobre 2008)
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Crisi finanziaria, Hamas accusa: colpa della lobby ebraica
ROMA, 7 ott (Velino) - La crisi finanziaria? "Un cattivo sistema bancario controllato dalla lobby ebraica". Non ha dubbi il portavoce di Hamas, Fawzi Barhum, nell'indicare i responsabili della crisi che sta scuotendo le Borse di tutto il mondo: gli ebrei. Più in dettaglio Barhum, ripreso dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth ha parlato di una "cattiva gestione finanziaria e amministrativa e di un sistema bancario controllato dalla lobby ebraica". Mentre pompava centinaia di miliardi di dollari in un pacchetto di misure di soccorso, il presidente Gorge W. Bush, ha insistito il portavoce del movimento islamico che controlla Gaza, "non si è espresso sulla lobby ebraica che ha messo in piedi il sistema bancario e la finanza negli Stati Uniti". Una lobby "che controlla le elezioni in America e che definisce la politica estera di ogni nuova amministrazione in un modo che le permette di mantenere il controllo sul governo americano e sull'economia".
Dichiarazioni che provengono dallo stesso Movimento per la resistenza islamica il cui leader politico, Khaled Meshaaal, intervisto ieri da Le Figaro negava ogni accento antisemita della sua formazione. La Anti-Defamation League (Adl), gruppo internazionale che combatte contro l'antisemitismo, ha affermato la settimana scorsa che la crisi finanziaria negli Stati Uniti ha provocato una esplosione di commenti antisemiti su Internet con gli ebrei additati quali responsabili degli scivoloni a Wall Street. "Le vecchie frottole sugli ebrei e i soldi sono sempre sotto la superficie", ha denunciato Abraham Foxman, direttore nazionale in America dell'Adl.
(il Velino, 7 ottobre 2008)
COMMENTO - Come volevasi dimostrare: si dà la colpa agli ebrei.
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Il rabbino Cohen: «Non beatificate Pio XII»
«Siamo contrari alla beatificazione Pio XII». Il rabbino Cohen ha espresso così la sua contrarietà all'ipotesi che Pio XII sia beatificato, in un incontro coi giornalisti a margine dei lavori del Sinodo dei vescovi. «Per questo - ha detto ieri sera - mi sono astenuto dal fare il suo nome nel mio intervento in aula». Il rabbino capo di Haifa, Shear Cohen ha motivato così la sua posizione: «Crediamo che non dovrebbe essere beatificato o preso come modello chi non ha levato la sua voce, anche se ha cercato segretamente di aiutarci; resta il fatto che non ha parlato, forse perché aveva paura o per altri motivi suoi, e questo noi non possiamo dimenticarlo». Nel suo intervento in aula, Cohen ha denunciato invece l'antisemitismo del regime iraniano.
(il Giornale, 7 ottobre 2008)
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Cobra per dissuadere invasione siriana
Una delegazione dell'esercito libanese si trova oggi in Giordania per visionare gli elicotteri da combattimento Cobra, parte dell'equipaggiamento militare promesso dagli Usa al Libano, per un valore complessivo di 63 milioni di dollari. Secondo il sito dell'intelligence israeliana Debkafile, però, la fornitura sarebbe collegata al dispiegamento dell'esercito siriano lungo il confine libanese. Venerdì scorso il premier libanese Fuad Siniora ha avvertito Washington a proposito di un possibile attentato contro personalità libanesi di rilievo, che Damasco vorrebbe usare come pretesto per giustificare un intervento militare nel paese dei Cedri. Secondo il sito, l'invio degli elicotteri Cobra servirebbe a dissuadere un ipotetico sconfinamento delle truppe siriane. Damasco replica sostenendo che la decisione di inviare soldati e mezzi militari al confine è in armonia con la risoluzione 1701 dell'Onu, e che il fine sia quello di contrastare il contrabbando di armi.
(The Instablog, 7 ottobre 2008)
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Egitto: negoziati Fatah-Hamas, Israele spera in rilascio Shalit
ROMA, 7 ott - Si apre in Egitto il negoziato tra le fazioni palestinesi di al-Fatah e di Hamas. Tra i temi in discussione nel pacchetto studiato dal Cairo, anche lo scambio di prigionieri tra Hamas e Israele che dovrebbe condurre alla liberazione di Gilad Shalit, il militare dello Stato ebraico rapito nell'estate 2006. Per la sorte di quest'ultimo Israele rimane col fiato sospeso: l'intelligence ha messo in guardia il governo sul fatto che più si protrarranno i colloqui e meno possibilità avrà il caporale Shalit di tornare a casa. Si ritiene infatti che Hamas col passare del tempo possa alzare il prezzo. Inoltre, non è escluso che tra i due partiti palestinesi possa riesplodere la tensione riportando in primo piano le questioni interne e conducendo l'Egitto, su cui Israele conta moltissimo, a disimpegnarsi dalle trattative.
A prescindere dalla data del rilascio, rimane anche la difficoltà per Israele di dimettere dal carcere soggetti che si sono macchiati di gravi reati di sangue. Alcuni prigionieri di cui è stata chiesta la liberazione hanno infatti condotto attentati di rilievo all'inizio degli anni Novanta. Le forze di sicurezza israeliane avrebbero però chiarito - scrive il sito internet del quotidiano Haaretz - che "non esiste opzione militare per la liberazione di Shalit" e che ormai non c'è altra soluzione al "rilascio di terroristi assassini".
Il primo ministro in pectore, Tzipi Livni, non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche su Shalit da quando è salita al vertice del partito Kadima. In passato, tuttavia, ha sempre affermato che "lo Stato deve fare di tutto per riportare a casa i prigionieri", specialmente quando si tratta di "soldati vivi". Un chiaro riferimento all'accordo con Hezbollah, che ha condotto alla liberazione di Salim Kuntar, colpevole di aver sterminato una famiglia negli anni Settanta, in cambio delle salme dei due militari che il movimento sciita libanese aveva catturato dando il via alla guerra del 2006. La Livni si era schierata a favore dell'intesa col Partito di Dio, ma aveva poi contestato il modo con cui il governo Olmert l'aveva gestita, soprattutto perché dichiarò ufficialmente che i due soldati israeliani erano morti solo alla fine dell'operazione.
Il futuro primo ministro ha spiegato di essere consapevole della pressione che questa faccenda le metterà addosso, "incluse manifestazioni sotto casa mia". Ed effettivamente un gruppo di attivisti per la liberazione di Shalit ha già cominciato un sit-in a oltranza proprio davanti all'abitazione della Livni. Per quanto riguarda i palestinesi da rilasciare si pensa a un numero piuttosto elevato, anche 150. L'Egitto sta però cercando di convincere Israele a fare ancora di più così da poter avere più margine di manovra durante il negoziato con Hamas.
(il Velino, 7 ottobre 2008)
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Anche generali israeliani arruolati per gli spot tv
Nella campagna elettorale sono apparsi anche generali israeliani ed ex ufficiali e capi del Mossad, prendendo almeno in apparenza posizioni favorevoli al candidato democratico Obama in uno spot televisivo. Ma alcuni degli intervistati nel filmato hanno negato di aver voluto intenzionalmente far propaganda per Obama e si sono dichiarati vittime di un inganno. Nei filmati, promossi da un'organizzazione ebraica americana che sostiene Obama, appaiono, accanto ad altri ufficiali, note personalità come l'ex capo del Mossad Efraim Halevy e il generale della riserva Uzi Dayan che, rispondendo a un intervistatore, hanno espresso giudizi lusinghieri su Obama, condividendo la sua posizione a favore di un dialogo con l'Iran. Ma Halevy, che nel filmato ha definito Obama «una ventata d'aria fresca», ha detto di aver avuto espressioni positive anche nei confronti del candidato repubblicano McCain.
(il Giornale, 7 ottobre 2008)
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Il Rabbino ospite al Sinodo: No alla beatificazione di Pio XII
A causa dei suoi silenzi sull'Olocausto
CITTA' DEL VATICANO, 6 ott. (Apcom) - Il Rabbino capo di Haifa, ospite del Sinodo dei vescovi iniziato oggi in Vaticano, chiede che Papa Pio XII non venga beatificato a causa dei suoi silenzi sull'Olocausto. Shear Yshuv Cohen ha parlato con un gruppo di giornalisti a conclusione del suo intervento serale all'assemblea sinodale.
(Virgilio Notizie, 6 ottobre 2008)
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Livni boccia il piano di pace Olmert
Nella situazione politica attuale nessuno puo' firmare un tale accordo
GERUSALEMME, 6 ott. (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri e premier designato israeliano, Tzipi Livni, boccia il piano di pace che Ehud Olmert ha consegnato al presidente palestinese, Mahmoud Abbas. ''Non credo in proposta estesa e in un tentativo di accelerare le cose, considerata la situazione politica'', ha dichiarato Livni nel suo incontro di ieri con il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. ''Nella situazione politica attuale, Abu Mazen non può accettare un tale accordo. Neanche la situazione politica in Israele ci consente di firmarlo'', ha aggiunto la Livni.
(IGN, 6 ottobre 2008)
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63% palestinesi favorevole estensione mandato Abu Mazen
Secondo sondaggio il presidente gradito a maggioranza popolazione
RAMALLAH, 6 ott. (Apcom) - Il 63% dei palestinesi e' favorevole alla estensione fino al 2010 del mandato del presidente Abu Mazen che avra' ufficialmente termine il prossimo 8 gennaio. Lo rivela un sondaggio telefonico (con un margine di errore del 3%) svolto tra 945 residenti in Cisgiordania e Gaza dall'Istituto "Near East Consulting" di Ramallah.
Il risultato del sondaggio contrasta con l'esito della votazione del Parlamento palestinese (controllato dal movimento islamico Hamas), riunito oggi a Gaza in forma ridotta, contrario ad un prolungamento del mandato di Abu Mazen. Hamas vuole la convocazione di elezioni presidenziali e ha fatto intendere che, se Abu Mazen non lascera' l'incarico nei tempi previsti, nominera' presidente ad interim lo speaker del Parlamento Aziz Dweik, attualmente detenuto in Israele, o il suo vice Ahmad Barah (residente a Gaza).
Secondo indiscrezioni Fatah, il partito di Abu Mazen, e' intenzionato ad ottenere un prolungamento del mandato presidenziale di almeno un anno, in modo da far coincidere le elezioni presidenziali con quelle legislative previste a gennaio 2010. In questo modo Fatah intenderebbe garantire la continuita' della trattativa con Israele e, allo stesso tempo, sfruttare il prestigio di Abu Mazen per prepararsi meglio alle consultazioni legislative, vinte nel 2006 da Hamas.
Il sondaggio reso pubblico oggi rivela che il 63% dei palestinesi preferisce al potere Abu Mazen e Fatah contro un 12% schierato con Hamas. E' da rilevare tuttavia che anche nel 2006 i sondaggi davano per favorito Fatah ma le elezioni furono poi vinte dal movimento islamico. Molti sostenitori di Hamas, affermano gli analisti, preferiscono nascondere le loro preferenze politiche, soprattutto in Cisgiordania, nel timore di reazioni da parte delle forze armate israeliane o dei servizi di sicurezza palestinesi.
(Virgilio Notizie, 6 ottobre 2008)
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Israele alla 11a Biennale di Venezia
L'architettura israeliana contemporanea racconta se stessa in "Aggiunte - Architettura in Continuum", mostra ospitata all'interno del padiglione Israele all'11a Biennale di Venezia, dal 14 settembre al 24 novembre 2008....
(Archiportale.com, 6 ottobre 2008)
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Fini il 16 ottobre al Ghetto. 65 anni fa la razzia degli ebrei
Il presidente della Camera Gianfranco Fini si recherà in visita alla comunità ebraica romana alle 17 del prossimo 16 ottobre, ricorrenza, 65 anni fa, della razzia degli ebrei del ghetto. Lo annuncia il presidente della comunità Riccardo Pacifici
"A nessuno sfuggirà l'importanza di questa visita in un giorno luttuoso per gli ebrei romani ed italiani e per la storia della nostra nazione. La sensibilità del presidente - ha aggiunto Pacifici - è oggi più che mai importante. E' la conferma della grande attenzione di Fini alla storia della Shoah e al passato della comunità ebraica romana".
Nei giorni scorsi, dopo l'intervento di Fini sulla Resistenza e sul fascismo, anche il 'Circolo del '48' organizzazione di base dell'ebraismo romano del ghetto, invitò Fini a visitare la sede del circolo e a fare una passeggiata nel quartiere, a testimonianza dei grandi passi in avanti compiuti nel rapporto con l'ex presidente di An.
Ma le celebrazioni legate alla ricorrenza del 16 ottobre - furono più di mille gli ebrei romani deportati in quel giorno dai tedeschi verso i campi di sterminio - prevedono anche nella mattinata, alle 11, un evento organizzato insieme alla Regione Lazio e al suo presidente Piero Marrazzo, sulla preservazione della Memoria e sul ricordo dei Giusti, ovvero coloro che intervennero a difesa degli ebrei.
Nel pomeriggio al cinema Farnese a Campo dè Fiori altra manifestazione con il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.
(la Repubblica, 6 ottobre 2008)
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Egitto: tentano di forzare il blocco della striscia di Gaza
EL ARISH (Egitto), 6 ott - La polizia egiziana ha sventato un tentativo di attivisti islamici di forzare il blocco della striscia di Gaza. Camion pieni di rifornimenti tentavano di attraversare la frontiera con l'Egitto. La polizia ha arrestato i leader degli attivisti nella citta' di frontiera di Rafah e al Cairo. Gli attivisti islamici sono stati rimessi in liberta' dalla polizia egiziana dopo alcune ore di detenzione.
(ANSA, 6 ottobre 2008)
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Libano, ritiro israeliano da Ghajar più vicino grazie a Unifil
ROMA, 6 ott - Il ritiro di Israele da Ghajar, sul Golan, sembra più vicino. Al momento, infatti, è in corso un incontro tra alti ufficiali libanesi e dello Stato ebraico a Naqoura, presso il quartier generare di Unifil 2, la forza Onu nel Paese dei cedri guidata dal generale italiano Claudio Graziano. Si tratta della consueta riunione mensile del gruppo a tre (forze armate libanesi, israeliane e caschi blu) che questa volta però, oltre ai temi istituzionali affronterà anche la questione del ritiro dei militari dello Stato ebraico dai quartieri nord di Ghajar. La stampa libanese a questo proposito scrive che la data per l'inizio delle operazioni potrebbe essere il 21 novembre prossimo. Unfil, però, non conferma. "Non commentiamo le indiscrezioni apparse sui media, relative al fatto che si sia stabilita una data per il ritiro - ha affermato al VELINO il colonnello Enrico Mattina, portavoce militare dei caschi blu -. Resta invece confermato l'impegno di Unifil a facilitare l'implementazione della risoluzione Onu 1701, che prevede il ritiro totale dei soldati israeliani dal Libano".
Unifil 2, sulla questione di Ghajar, nei mesi scorsi aveva presentato una proposta ai due governi (libanese e israeliano), che era stata accolta con interesse da entrambe le parti. Poi, nelle ultime settimane, il generale Graziano aveva partecipato a diversi incontri bilaterali separati con le parti, che stavano valutando gli elementi contenuti all'interno del documento. "Siamo incoraggiati dalla reazione iniziale di entrambe le parti - aveva spiegato al VELINO il colonnello Mattina -, e speriamo che si possa raggiungere presto un accordo per poi sviluppare la proposta direttamente sul terreno". La questione del ritiro israeliano da Ghajar è di cruciale importanza non solo per le due parti coinvolte, ma anche per le Nazioni Unite. Una soluzione positiva alla vicenda, infatti da una parte faciliterebbe il cammino per l'implementazione della risoluzione 1701 (quella relativa al Libano che ha istituito Unifil 2) e dall'altra contribuirebbe a far crescere il "confidence building" nella regione. "confidence building" nella regione.(Francesco Bussoletti)
(il Velino, 6 ottobre 2008)
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l primo incontro internazionale di blogger ebrei
Organizzato in Israele da Nefesh B'Nefesh, un'associazione che promuove l'alya (l'immigrazione), ha visto la partecipazione di 1600 persone provenienti da tutto il mondo e un intervento dell'ex primo ministro Benyamin Netanyahu che però non gestisce un blog.
di Elena Lattes
Tutti i giornali israeliani ne hanno dato notizia e anche a distanza di circa un mese ancora se ne parla. Sul Jerusalem Post, infatti, Stephen Leavitt, fondatore di WebAds, una società che si occupa della pubblicità su internet, di analisi e consulenza riguardanti le tendenze della rete, proponeva un'interessante riflessione.
Internet, si sa, è una piazza virtuale, un luogo in cui le idee circolano liberamente, senza frontiere e chiunque, almeno nei Paesi dove i governi non impongono restrizioni, può aprire un blog, promuovere le sue opinioni e ciò in cui crede.
La cosa più importante non è se si viene ascoltati o seguiti, ma il fatto che si ha il diritto, la libertà e la possibilità di tentare di convincere i propri ascoltatori o lettori che ciò che si sostiene è corretto. Il libero scambio di idee è ciò che rende le democrazie vivaci e salutari ed è proprio questo che fa paura a Stati come la Cina, l'Arabia Saudita, l'Egitto e tanti altri che perciò bloccano gli accessi alla rete, perseguendo e arrestando i blogger che si oppongono ai regimi.
Ritornando al convegno in Israele la convention è stata, racconta Stephen Leavitt, una tangibile conferma del famoso detto "Due ebrei tre opinioni". Erano presenti, infatti, persone dalle idee più disparate, da IsraelMatzav (politicamente orientato a destra) a DovBear (di sinistra). C'erano liberali, conservatori, haredim (ortodossi), ultrasecolari e "di tutti i colori dell'arcobaleno". Quindi, si chiede, questi blogger rappresentano una comunità? Oltre ad essere ebrei, cos'altro hanno in comune? Il "jewish blogging" è solo un hobby, o i blogger ebrei formano realmente una comunità? E che ruolo deve avere il "jewish blogger"? Il dibattito è stato molto acceso, alcuni sono arrivati ad accuse personali e ad esprimere dubbi sul criterio con cui sono stati scelti gli invitati. Il nostro autore sostiene di non avere una risposta a queste domande, ma ritiene che Netanyahu abbia dato un importante suggerimento. L'ex primo ministro ha chiesto di parlare non perché desiderasse rivolgersi ai bloggers, ma perché voleva raggiungere le comunità on-line che questi bloggers hanno creato e alle comunità reali di cui i lettori sono membri.
Per meglio chiarire il concetto, ogni blogger crea un gruppo di "seguaci" e le idee di questa microsocietà rimbalzano poi nel mondo reale. Secondo l'autore dell'articolo "è la piazza dell'ultimo shtetl per la nazione ebraica."
Non è chiaro se i blogger ebrei formano una comunità, ma certamente sono una porta d'accesso alla società ebraica allargata, poiché essi hanno la possibilità di influenzare le comunità di cui sono parte.
Probabilmente queste considerazioni corrispondono maggiormente alle situazioni anglo-americana e israeliana, dove le comunità sono più grandi, più variegate e dove internet e tutti i servizi correlati sono più diffusi e popolari. In Italia, benché ormai ci siano milioni di blogger, non è facile raggiungere la professionalità o la popolarità dei colleghi d'oltremare.
L'idea originale dell'associazione Nefesh B'Nefesh era quella di coinvolgere i blogger più favorevoli al sionismo e all'alyà, ma lo scopo non era quello di convincere tutti ad andare ad abitare in Israele, bensì, quello di aprire un dibattito creando un dialogo che renda il futuro dell'ebraismo più salutare e vibrante.
(l'Ideale, 6 ottobre 2008)
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Fra storia e attualità in occasione della ricorrenza del 16 ottobre 1943
Roma: progetto Labirinti e Ghetti
Che rapporto c'è fra un labirinto e un ghetto?
In occasione della ricorrenza del 16 ottobre 1943, l'associazione ECAD presenta in collaborazione con il Teatroinscatola e InAltreParole dal 12 al 14 ottobre il progetto Labirinti e Ghetti che si articola in due spettacoli e una conferenza.
Che rapporto c'è fra un labirinto e un ghetto? Il labirinto è quello della storia, il ghetto è la conseguenza quando la storia non riesce a trovare altra via uscita che non sia quella della violenza e della reclusione. Apparentemente in tutti e due bisogna trovare una via di uscita. Dal ghetto bisogna uscirne per trovare una risposta storica che lo elimini, dal labirinto per trovare le soluzioni o le interpretazioni a come un labirinto si sia trasformato in ghetto....
(Newsfood.com, 6 ottobre 2008)
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La donna che prese Eichmann
di Carlo Giacobbe
TEL AVIV - Non è vero che i morti non parlano. Qualche volta lo fanno per decisione di altri, animati da gratitudine e consapevoli che certi racconti serviranno a completare pagine importanti di storia. Yehudit Nessyahu, scomparsa cinque anni fa all'età di 78 anni, fece parte, unica donna, della squadra del Mossad - i celebri servizi segreti israeliani - che nel 1960 scovò e riuscì a catturare Adolf Eichmann, nascostosi in Argentina sotto il falso nome di Riccardo Klement, altoatesino.
Nel 1962 il criminale nazista, responsabile della morte di molte decine e forse centinaia di migliaia di deportati, fu condannato a morte e impiccato. Caso unico nella storia di Israele, dove le sentenze capitali vengono automaticamente commutate nell'ergastolo.
Su Yehudit 'Haaretz' ha pubblicato un lungo servizio, basandosi su un suo memoriale sinora inedito, in possesso del fratello Ephraim, 92 anni, unico parente diretto sopravvissuto. L'uomo, rispettando la discrezione della protagonista, "rimasta un agente segreto sino alla fine", prima di morire ha deciso di divulgare alcuni particolari di quella esistenza avventurosa. Yehudit, oltre che per l'abitudine alla segretezza, non aveva mai voluto raccontare nulla, nel timore di mettere a rischio persone con cui aveva lavorato.
"Quando Isser Harel, allora responsabile del Mossad, mi chiese di recarmi in Sud America, per una operazione che egli stesso doveva dirigere - ha scritto la donna - non feci domande. Chiesi soltanto quando sarei dovuta partire". "Certe volte - scrive - per chi come me era ebrea osservante era impossibile non infrangere i precetti. Come quando, dovendo mangiare con altri, non tenuti al rifiuto della carne di maiale, per non essere scoperta inventavo che ero a dieta e prendevo solo spremute di arancia. Certe volte, però, non avevo scelta. Ma so che il Signore di fronte allo stato di necessità ci perdona".
Così questa donna laureata in storia e filosofia, con l'aria di una innocua professoressa e capace di padroneggiare svariate lingue, tra cui perfettamente olandese, inglese e tedesco, concorse a portare a termine una delle operazioni che hanno concorso all'edificazione del mito del Mossad, forse i servizi segreti più citati del mondo, sebbene non sempre a proposito. Fu lei, fra altri compiti, a comunicare l'identità di Eichmann agli altri membri del commando. E fu sempre lei che, dopo che gli era stata somministrata una iniezione con una sostanza dagli effetti psicotropi, probabilmente barbiturici, per rimuovere ogni remoto dubbio lo chiamò a bruciapelo col suo vero nome, sentendosi rispondere "sì, che c'è?".
"Nei giorni che a Buenos Aires vivemmo con lui prigioniero - ha scritto - pensavamo che avremmo avuto di fronte l'angelo del male in persona. Invece era un ometto da niente, che seguitava a ripetere di avere solo obbedito agli ordini". Al processo, Yehudit e gli altri ebbero dall'allora premier David Ben Gurion il permesso di assistere in aula. Lo fecero però in incognito e senza parlare tra di loro, perché nessuno potesse anche solo sospettare che erano del servizio segreto.
Gli ultimi anni di questa donna, che aveva raggiunto alti gradi nel Mossad e in altre istituzioni dove aveva lavorato lasciati i servizi, sono stati contrassegnati dal dolore. Nel 1994 Haimie, il suo unico figlio, fu stroncato all'improvviso da un malore. Ma neanche in quel caso vacillò la fede di Yehudit, che seguendo i dettami dell'ebraismo, non volle fosse effettuata l'autopsia, per preservare l'interezza della salma.
(ANSA, 5 ottobre 2008)
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Al Fatah si starebbe preparando a una repressione in grande stile nei confronti di Hamas
TEL AVIV, 5 ottobre - Ci sono segnali che indicano che le forze di sicurezza palestinesi targate al Fatah, operanti nei Territori occupati della Cisgiordania comeforze di supporto agli stessi occupanti israeliani, si stanno preparando a una repressione in grande stile contro le strutture del movimento di resistenza islamico Hamas in previsione delle tensioni che sorgeranno quando Abu Mazen, in violazione delle leggi dell'Autorità nazionale, vorrà prorogare il suo mandatopresidenziale che va a scadere il prossimo 9 gennaio.
Se non ci sarà nessun accordo prima tra Fatah e Hamas per regolare la questione, si attendono forti tensioni interpalestinesi, e la repressione nella West Bank Occupata intenderebbe fiaccare la resistenza di Hamas. Lo ha detto al The Jerusalem Post un ufficiale di alto grado delle forze di occupazione israeliane."Ci sono segnali che Fatah sta preparando qualcosa ... Non ci sono dubbi che noi siamo a favore di Fatah, perché assuma la responsabilità nella West Bank e questo naturalmente comprende la repressione di Hamas", ha affermato l'alto ufficiale.
(Arab Monitor, 5 ottobre 2008)
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E' morto Sabatello, ultimo sopravvissuto alla razzia nel ghetto
ROMA (5 ottobre) - Un'altra pagina della memoria si è chiusa: è morto questa notte Leone Sabatello, uno degli ultimi sopravvissuti alla razzia degli ebrei nel ghetto di Roma da parete dei nazisti il 16 ottobre del 1943. La notizia è stata data da Riccardo Pacifici presidente della Comunità ebraica romana. «Leone, che aveva tatuato sul braccio il numero 158621 che gli imposero i nazisti in campo di sterminio non era mai voluto tornare a visitare Auschwitz.
Non aveva mai raccontato la sua storia che si è portato nella tomba», dice Pacifici. «Questa morte pone di nuovo il problema della trasmissione della memoria a mano a mano che scompaiono sia i sopravvissuti sia i carnefici, un concetto che abbiamo espresso nell'incontro con il presidente Napolitano venerdì scorso. L'angoscia che proviamo per la morte di Sabatello si sovrappone alla paura che nel tempo si possa modificare la verità di quegli anni bui».
«Altro problema che abbiamo posto a Napolitano nel momento in cui si assiste al paradosso costituito dal fatto che molti ritengono che solo gli occupanti razzisti furono colpevoli della soluzione finale. Mentre sono altrettanto note le complicità e ruolo che ebbero i complici italiani repubblichini che contribuirono in maniera determinante alla deportazione degli ebrei italiani», conclude Pacifici.
(Il Messaggero, 5 ottobre 2008)
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Olmert: Russia non venda armi a nemici Stato ebraico
Premier israeliano domani in visita a Mosca
GERUSALEMME, 5 ott. (Ap) - Il premier israeliano Ehud Olmert, che domani sarà in visita a Mosca, ha annunciato di voler chiedere alla Russai di non vedere armi a Paesi ostili allo Stato ebraico.
Nel corso del consiglio dei Ministri domenicali Olmert ha espresso al sua preoccupazione per il fatto che armi di fabbricazione russa possano giungere nelle mani di "elementi irresponsabili".
In particolare, Mosca ha intenzione di vendere sistemi di difesa antiaerea all'Iran, il che potrebbe rendere più difficile un'eventuale azione armata contro i siti nucleari iraniani, nei quali Teheran produce uranio arricchito che Israele sostiene sia destinato ad utilizzo bellico.
(Virgilio Notizie, 5 ottobre 2008)
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Ministro esteri francese a Israele, non attaccate Iran
GERUSALEMME - Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, da Gerusalemme invita Israele alla calma nei confronti dell'Iran ma, indirettamente, lancia un monito a Teheran: Israele non lascerà che l'Iran sviluppi l'arma nucleare, ma agirà preventivamente.
Kouchner, che ieri in Cisgiordania ha anche incontrato la leadership palestinese dell'Anp, ha rilasciato una intervista al quotidiano israeliano Haaretz, nella quale ha esaminato l'attuale quadro mediorientale, affermando che ci sono motivi di soddisfazione per alcuni progressi fatti, sebbene la questione dell'Iran resti motivo di forte preoccupazione.
Il capo della diplomazia francese, pur giudicando "totalmente inaccettabile" che l'Iran possa dotarsi dell'arma atomica, ha detto che lo stato ebraico "deve seguitare a percorrere le strade della diplomazia", sostenendo il programma di sanzioni all'Iran, ma senza interrompere il dialogo con il suo governo, per cercare una soluzione pacifica.
"So che in Israele ci sono esponenti politici e delle forze armate che favoriscono la linea interventista - ha detto - ma penso che l'idea di un attacco preventivo israeliano sia pericolosa".
Kouchner ha detto che secondo gli esperti francesi l'Iran potrà acquisire una capacità offensiva nucleare entro un periodo "da due a quattro anni". Ha aggiunto che "Teheran è ben consapevole che Israele non intende aspettare a braccia conserte" che la repubblica islamica costruisca 'la bomba'.
(swissinfo.ch, 5 ottobre 2008)
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70 anni fa la «dichiarazione sulla razza». In Puglia fu «epurata» l'Università
BARI - «Alla luce della politica culturale fascista, la campagna antisemitica non fu che il culmine logico - seppure estremo - degli atteggiamenti culturali del regime»: questa tesi avanzata negli anni Settanta da uno storico americano, Philip V. Cannistraro, profondo studioso del fascismo scomparso alcuni anni fa, conserva intatta la sua valenza interpretativa e stimola ancora oggi il dibattito storiog rafico. Razzismo e antisemitismo costituirono infatti le basi del progetto totalitario del fascismo, impegnato negli anni Trenta nella costruzione dell'«uomo nuovo»...
(La Gazzetta del Mezzogiorno, 5 ottobre 2008)
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La donna che prese Eichmann
di Carlo Giacobbe
TEL AVIV - Non è vero che i morti non parlano. Qualche volta lo fanno per decisione di altri, animati da gratitudine e consapevoli che certi racconti serviranno a completare pagine importanti di storia. Yehudit Nessyahu, scomparsa cinque anni fa all'età di 78 anni, fece parte, unica donna, della squadra del Mossad - i celebri servizi segreti israeliani - che nel 1960 scovò e riuscì a catturare Adolf Eichmann, nascostosi in Argentina sotto il falso nome di Riccardo Klement, altoatesino.
Nel 1962 il criminale nazista, responsabile della morte di molte decine e forse centinaia di migliaia di deportati, fu condannato a morte e impiccato. Caso unico nella storia di Israele, dove le sentenze capitali vengono automaticamente commutate nell'ergastolo.
Su Yehudit 'Haaretz' ha pubblicato un lungo servizio, basandosi su un suo memoriale sinora inedito, in possesso del fratello Ephraim, 92 anni, unico parente diretto sopravvissuto. L'uomo, rispettando la discrezione della protagonista, "rimasta un agente segreto sino alla fine", prima di morire ha deciso di divulgare alcuni particolari di quella esistenza avventurosa. Yehudit, oltre che per l'abitudine alla segretezza, non aveva mai voluto raccontare nulla, nel timore di mettere a rischio persone con cui aveva lavorato.
"Quando Isser Harel, allora responsabile del Mossad, mi chiese di recarmi in Sud America, per una operazione che egli stesso doveva dirigere - ha scritto la donna - non feci domande. Chiesi soltanto quando sarei dovuta partire". "Certe volte - scrive - per chi come me era ebrea osservante era impossibile non infrangere i precetti. Come quando, dovendo mangiare con altri, non tenuti al rifiuto della carne di maiale, per non essere scoperta inventavo che ero a dieta e prendevo solo spremute di arancia. Certe volte, però, non avevo scelta. Ma so che il Signore di fronte allo stato di necessità ci perdona".
Così questa donna laureata in storia e filosofia, con l'aria di una innocua professoressa e capace di padroneggiare svariate lingue, tra cui perfettamente olandese, inglese e tedesco, concorse a portare a termine una delle operazioni che hanno concorso all'edificazione del mito del Mossad, forse i servizi segreti più citati del mondo, sebbene non sempre a proposito. Fu lei, fra altri compiti, a comunicare l'identità di Eichmann agli altri membri del commando. E fu sempre lei che, dopo che gli era stata somministrata una iniezione con una sostanza dagli effetti psicotropi, probabilmente barbiturici, per rimuovere ogni remoto dubbio lo chiamò a bruciapelo col suo vero nome, sentendosi rispondere "sì, che c'è?".
"Nei giorni che a Buenos Aires vivemmo con lui prigioniero - ha scritto - pensavamo che avremmo avuto di fronte l'angelo del male in persona. Invece era un ometto da niente, che seguitava a ripetere di avere solo obbedito agli ordini". Al processo, Yehudit e gli altri ebbero dall'allora premier David Ben Gurion il permesso di assistere in aula. Lo fecero però in incognito e senza parlare tra di loro, perché nessuno potesse anche solo sospettare che erano del servizio segreto.
Gli ultimi anni di questa donna, che aveva raggiunto alti gradi nel Mossad e in altre istituzioni dove aveva lavorato lasciati i servizi, sono stati contrassegnati dal dolore. Nel 1994 Haimie, il suo unico figlio, fu stroncato all'improvviso da un malore. Ma neanche in quel caso vacillò la fede di Yehudit, che seguendo i dettami dell'ebraismo, non volle fosse effettuata l'autopsia, per preservare l'interezza della salma.
(ANSA, 5 ottobre 2008)
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Al Fatah si starebbe preparando a una repressione in grande stile nei confronti di Hamas
TEL AVIV, 5 ottobre - Ci sono segnali che indicano che le forze di sicurezza palestinesi targate al Fatah, operanti nei Territori occupati della Cisgiordania comeforze di supporto agli stessi occupanti israeliani, si stanno preparando a una repressione in grande stile contro le strutture del movimento di resistenza islamico Hamas in previsione delle tensioni che sorgeranno quando Abu Mazen, in violazione delle leggi dell'Autorità nazionale, vorrà prorogare il suo mandatopresidenziale che va a scadere il prossimo 9 gennaio.
Se non ci sarà nessun accordo prima tra Fatah e Hamas per regolare la questione, si attendono forti tensioni interpalestinesi, e la repressione nella West Bank Occupata intenderebbe fiaccare la resistenza di Hamas. Lo ha detto al The Jerusalem Post un ufficiale di alto grado delle forze di occupazione israeliane."Ci sono segnali che Fatah sta preparando qualcosa ... Non ci sono dubbi che noi siamo a favore di Fatah, perché assuma la responsabilità nella West Bank e questo naturalmente comprende la repressione di Hamas", ha affermato l'alto ufficiale.
(Arab Monitor, 5 ottobre 2008)
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E' morto Sabatello, ultimo sopravvissuto alla razzia nel ghetto
ROMA (5 ottobre) - Un'altra pagina della memoria si è chiusa: è morto questa notte Leone Sabatello, uno degli ultimi sopravvissuti alla razzia degli ebrei nel ghetto di Roma da parete dei nazisti il 16 ottobre del 1943. La notizia è stata data da Riccardo Pacifici presidente della Comunità ebraica romana. «Leone, che aveva tatuato sul braccio il numero 158621 che gli imposero i nazisti in campo di sterminio non era mai voluto tornare a visitare Auschwitz.
Non aveva mai raccontato la sua storia che si è portato nella tomba», dice Pacifici. «Questa morte pone di nuovo il problema della trasmissione della memoria a mano a mano che scompaiono sia i sopravvissuti sia i carnefici, un concetto che abbiamo espresso nell'incontro con il presidente Napolitano venerdì scorso. L'angoscia che proviamo per la morte di Sabatello si sovrappone alla paura che nel tempo si possa modificare la verità di quegli anni bui».
«Altro problema che abbiamo posto a Napolitano nel momento in cui si assiste al paradosso costituito dal fatto che molti ritengono che solo gli occupanti razzisti furono colpevoli della soluzione finale. Mentre sono altrettanto note le complicità e ruolo che ebbero i complici italiani repubblichini che contribuirono in maniera determinante alla deportazione degli ebrei italiani», conclude Pacifici.
(Il Messaggero, 5 ottobre 2008)
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Olmert: Russia non venda armi a nemici Stato ebraico
Premier israeliano domani in visita a Mosca
GERUSALEMME, 5 ott. (Ap) - Il premier israeliano Ehud Olmert, che domani sarà in visita a Mosca, ha annunciato di voler chiedere alla Russai di non vedere armi a Paesi ostili allo Stato ebraico.
Nel corso del consiglio dei Ministri domenicali Olmert ha espresso al sua preoccupazione per il fatto che armi di fabbricazione russa possano giungere nelle mani di "elementi irresponsabili".
In particolare, Mosca ha intenzione di vendere sistemi di difesa antiaerea all'Iran, il che potrebbe rendere più difficile un'eventuale azione armata contro i siti nucleari iraniani, nei quali Teheran produce uranio arricchito che Israele sostiene sia destinato ad utilizzo bellico.
(Virgilio Notizie, 5 ottobre 2008)
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Ministro esteri francese a Israele, non attaccate Iran
GERUSALEMME - Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, da Gerusalemme invita Israele alla calma nei confronti dell'Iran ma, indirettamente, lancia un monito a Teheran: Israele non lascerà che l'Iran sviluppi l'arma nucleare, ma agirà preventivamente.
Kouchner, che ieri in Cisgiordania ha anche incontrato la leadership palestinese dell'Anp, ha rilasciato una intervista al quotidiano israeliano Haaretz, nella quale ha esaminato l'attuale quadro mediorientale, affermando che ci sono motivi di soddisfazione per alcuni progressi fatti, sebbene la questione dell'Iran resti motivo di forte preoccupazione.
Il capo della diplomazia francese, pur giudicando "totalmente inaccettabile" che l'Iran possa dotarsi dell'arma atomica, ha detto che lo stato ebraico "deve seguitare a percorrere le strade della diplomazia", sostenendo il programma di sanzioni all'Iran, ma senza interrompere il dialogo con il suo governo, per cercare una soluzione pacifica.
"So che in Israele ci sono esponenti politici e delle forze armate che favoriscono la linea interventista - ha detto - ma penso che l'idea di un attacco preventivo israeliano sia pericolosa".
Kouchner ha detto che secondo gli esperti francesi l'Iran potrà acquisire una capacità offensiva nucleare entro un periodo "da due a quattro anni". Ha aggiunto che "Teheran è ben consapevole che Israele non intende aspettare a braccia conserte" che la repubblica islamica costruisca 'la bomba'.
(swissinfo.ch, 5 ottobre 2008)
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70 anni fa la «dichiarazione sulla razza». In Puglia fu «epurata» l'Università
BARI - «Alla luce della politica culturale fascista, la campagna antisemitica non fu che il culmine logico - seppure estremo - degli atteggiamenti culturali del regime»: questa tesi avanzata negli anni Settanta da uno storico americano, Philip V. Cannistraro, profondo studioso del fascismo scomparso alcuni anni fa, conserva intatta la sua valenza interpretativa e stimola ancora oggi il dibattito storiog rafico. Razzismo e antisemitismo costituirono infatti le basi del progetto totalitario del fascismo, impegnato negli anni Trenta nella costruzione dell'«uomo nuovo»...
(La Gazzetta del Mezzogiorno, 5 ottobre 2008)
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Sale la tensione con Israele
Gli Hezbollah minacciano l'uso della forza per liberare le fattorie Shebaa?
Il movimento sciita libanese Hezbollah torna a minacciare l'uso della forza contro Israele per "liberare i territori occupati" a ridosso della Linea Blu di demarcazione e sorvegliati dai caschi blu dell'Unifil, mentre dallo Stato ebraico assicurano che, in caso di attacco, la risposta sarà caratterizzata da un uso "sproporzionato" della forza. "Israele non conosce altra lingua che quella della violenza, e solo con la forza si potranno liberare le terre occupate", ha affermato Nabil Qawuq, responsabile del Partito di Dio nel Sud del Libano. Dallo Stato ebraico hanno invece avvertito ieri che, se Hezbollah dovesse attaccare Israele, uno "sproporzionato" uso della forza sarà applicato per distruggere "ogni villaggio" da cui provengono i lanci di razzi.
Il Sud del Libano e altre regioni del Paese sono state duramente colpite dai bombardamenti israeliani durante i 34 giorni di guerra dell'estate 2006 tra Hezbollah e Israele e terminata con l'approvazione della risoluzione Onu numeo 1701. Nella frazione di Abbasiyye, una delle località del settore orientale della Linea Blu minacciate di esser rase al suolo in un'eventuale prossima guerra,
Qawuq ha parlato alla folla in festa per la fine del mese islamico di digiuno: "Sono falliti i tentativi della diplomazia di liberare le fattorie di Shebaa, le colline di Kfar Shuba e il villaggio di Ghajar. L'unico modo che ci è rimasto per riconquistare le nostre terre è la resistenza", ha detto.
Le fattorie di Shebaa, dal 1967 occupate da Israele, sono un fazzoletto di territorio di 22 chilometri quadrati dall'alto valore strategico e simbolico, situate lungo le pendici meridionali del monte Hermon-Shaykh, al confine tra Siria, Libano e Israele.
Negli ultimi mesi è più volte rimbalzata la voce che, sotto pressione dalla diplomazia internazionale, lo Stato ebraico si stesse preparando a lasciare le Fattorie sotto controllo Onu. "La resistenza farà sventolare presto le bandiere della vittoria sulle fattorie di Shebaa", ha ribadito il rappresentante di Hezbollah. Eppure, al di là della retorica bellicosa, la regione di Shebaa appare uno degli angoli più tranquilli del Medioriente. "Fino ad oggi non abbiamo registrato incidenti di rilievo: solo qualche rara violazione della Linea Blu da parte di pastori", assicura durante un giro di perlustrazione lungo la Linea Blu il maggiore Rakesh Kundlas, portavoce del contingente indiano dell'Unifil, da dieci anni responsabile di questo settore della missione Onu e oggi forte di 850 soldati.
Tutto tranquillo, almeno in apparenza, anche nella verde cittadina di Shebaa, circondata da piantagioni di noccioli e arrampicata sui pendii dominati dalle postazioni israeliane, che sorgono minacciose ad appena due chilometri in linea d'aria. A Shebaa, roccaforte sunnita, da decenni restia ad accettare la presenza armata dei miliziani sciiti di Hezbollah, la gente non crede a una nuova guerra, ma nemmeno a un prossimo ritiro israeliano. Uno dei notabili della cittadina, Assad Farhat, classe 1929, afferma: "Non mi auguro più nulla, perchè la nostra pace è questa: una fragile ma duratura tregua, che ci lascia vivere tranquilli".
(Il Denaro, 4 ottobre 2008)
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Antisemitismo su Internet. Condannato a quattro mesi
ROMA - Non scampa al verdetto penale e non ha diritto ad alcuna causa di giustificazione chi approfitta di Internet per istigare all'odio razziale contro gli ebrei in nome degli ideali religiosi della cristianità, invocando la «guerra santa» d'opposizione al «razzismo sionista» ed al «governo delle minoranze ebraiche nella società ». L'ammonimento arriva dalla Cassazione che ha condannato, per diffusione di idee razziste, Alessandro M. (32 anni). Sul sito web 'Holywarvszog' propagandava la supremazia della razza ariana in nome del 'Movimento di resistenza popolare, alternativa cristiana'. È stata così confermata - nei confronti dell'imputato antisemita - la condanna a quattro mesi di reclusione commutata nell'obbligo di fare volontariato a favore dei malati assistiti dalla onlus 'Misericordia di Pontedera. Senza successo Alessandro M. si e' difeso in Cassazione sostenendo che i testi messi in rete «erano ispirati da motivi religiosi e pertanto non erano punibili». La Cassazione - con la sentenza 37581 della Terza sezione penale, redatta da Pierluigi Onorato - gli ha risposto che «la motivazione religiosa della propaganda razzista non esclude il reato, giacché nessuna norma speciale o generale prevede il fine religioso come causa di giustificazione».
Con riferimento alla frase «è nostra intenzione dichiarare, da veri cristiani, Guerra Santa contro i nemici di Dio e della nostra Chiesa Cristiana» - ossia «l'ordine massonico-razzista-sionista» - la Suprema Corte ha escluso la tesi difensiva in base alla quale il richiamo alla 'guerra santa' non sarebbe punibile in quanto «alluderebbe essenzialmente a una guerra di tipo etico, inerme, volta a combattere l'Errore e il Male ma non la singola persona». Gli 'ermellini' hanno replicato che non ha alcun «rilievo una concezione etica e inerme della 'guerra santa' dal momento che la legge incrimina la propaganda di ideologie fondate sulla discriminazione e sull'odio razziale anche se non tendenti allo scontro armato». Non miglior sorte ha avuto il tentativo di far dichiarare leciti i contenuti di 'Holywarvszog' - tra i quali biechi richiami al negazionismo e all'eugenetica - sostenendo che non si discosterebbero da quanto sostenuto nel libro 'Pasque di sangue' dello storico italo-israeliano Ariel Toaff, dedicato allo studio del mito dei sacrifici rituali nelle antiche comunità ebraiche. Per la Cassazione, il testo di Toaff - che lo scorso anno suscitò polemiche tanto che l'editore inizialmente lo ritirò - non istiga all'antisemitismo. Si tratta, invece, di un libro di ricerca storica.
(Il Gazzettino, 4 ottobre 2008)
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Salvò molti ebrei durante la Guerra, morta Lidia Caleffi
'Nonna' Lidia si è spenta a 98 anni a Mirandola. Durante l'occupazione nazista, insieme al marito Silvio Borghi, aiutò molti ebrei a fuggire, ma la loro generosità fu tenuta nascosta fino all'anno scorso.
MIRANDOLA (MO), 4 ott. 2008 - Si è spenta all'età di 98 anni la mirandolese Lidia Caleffi, salvatrice di ebrei durante l'occupazione nazista. Di temperamento forte, nonna Lidia se n'è andata in silenzio al termine di una vita molto intensa e circondata dall'affetto dei parenti nella sua casa di Varese. Il Sindaco Luigi Costi e l'Amministrazione comunale di Mirandola si stringono ai congiunti, ricordando una persona generosa che ha lasciato un segno indelebile grazie ad un altruismo e ad una sensibilità non comuni....
(EmiliaNet, 4 ottobre 2008)
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Anp in allerta per prevenire blitz Hamas in Cisgiordania
Lo riferisce il quotidiano panarabo al Sharq al Awsat
ROMA, 4 ott. (Apcom) - Il presidente e il premier dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen e Salam Fayyad, oggi hanno incassato il sostegno aperto del ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, alla creazione di uno Stato indipendente palestinese ma la loro posizione resta instabile sotto la pressione del movimento islamico Hamas che lo scorso anno ha preso il potere con la forza nella Striscia di Gaza.
Il quotidiano panarabo al Sharq al Awsat riferisce che le forze di sicurezza palestinesi sono state poste in stato di allerta nel timore di attentati nei confronti dei massimi dirigenti dell'Anp e di Fatah, il partito di Abu Mazen. Secondo il quotidiano Hamas starebbe organizzando una azione di forza come quella di Gaza per abbattere definitivamente il potere del presidente palestinese il cui mandato, peraltro, scade il prossimo gennaio.
Una fonte palestinese citata da al Sharq al Awsat ha affermato che le forze di sicurezza palestinesi "non hanno imparato la lezione ricevuta lo scorso anno da Hamas" e, pertanto, non si rendono pienamente conto del pericolo che minaccia l'Anp.
Hamas da parte sua abbassa i toni, ribadisce il suo appoggio ai negoziati in corso per la "riconciliazione nazionale" e nega di voler nominare un suo presidente quando Abu Mazen terminera' il suo incarico. Non manca pero' di lanciare minacce e all'Anp fa sapere che "la repressione in atto contro i suoi militanti in Cisgiordania non durera' in eterno" ma avra' un "effetto boomerang" su chi la pratica.
(Virgilio Notizie, 4 ottobre 2008)
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Concerto di musica israeliana nella Basilica di San Marco
MILANO - Nella splendida Chiesa di San Marco, edificata a metà del 200 nel cuore di Milano, ospita dal 2 al 15 ottobre un magnifico percorso di fotografie dellartista multimediale Maurizio Turchet, scattate in Israele lestate scorsa durante un viaggio celebrativo per i 60 anni di questo piccolo Stato. Oggetti rari come monete, libri, francobolli, raccolti in una preziosa collezione di Federico Steinhaus, appaiono in una sala adiacente, con video installazioni e altri eventi organizzati con passione da Eyal Mizrachib, presidente dellassociazione Amici di Israele che ha saputo trovato appoggio sia presso la zona 1 sia nelle sfere ecclesiastiche. Tra gli eventi, tutti da non perdere, il primo avviene sabato 4 ottobre, con lesibizione gratuita alle 20:30 di una cantante dalla voce molto interessante, bruna, alta, giovane e bella, Yevgenya Kimiagar. Le ho parlato e la prima cosa che mi ha colpita, oltre al suo aspetto entusiasta, sorridente e interessante, è lessersi presentata come Eugenia. Più semplice....
(Teatro.org, 4 ottobre 2008)
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Israele. Acqua. Rischia di rimanere a secco la riserva idrica del lago
Il Lago di Tiberiade, è ai minimi storici. La riserva idrica strategica e pomo della discordia tra Israele, Giordania e Siria, nonché luogo sacro per cristiani ed ebrei, rischia di rimanere a secco. Alla fine di settembre, secondo il rapporto annuale dell'authority israeliana per le acque, dopo mesi di calura estiva che non accenna a finire, il livello del lago è sceso di altri due metri. Si avvicina così alla «linea nera» sotto la quale non saranno più consentiti prelievi idrici. Inoltre, secondo gli avvertimenti delle autorità israeliane, a luglio di quest'anno è stata raggiunta e superata un'altra soglia cruciale, la «linea rossa» che segna la concentrazione di sostanze inquinanti, presenti in quantitativi allarmanti nelle acque sempre meno dolci, anche perché alimentate da un fiume pure biblico, il Giordano, oggi a sua volta inquinato.
Tiberiade ha sede in una depressione del suolo di oltre 200 metri rispetto al livello degli oceani. Tuttavia a differenza del Mar Morto, alimentato a sua volta dal Giordano, il lago avrebbe acque per natura potabili e, un tempo, ricche di pesci. Ora il livello del lago dove, secondo i Vangeli, Gesù operò e compì molti miracoli, si è abbassato da 212 a 214 metri sotto il livello marino. Ancora 80 centimetri e sarà la «linea nera». In poco più di quattro anni, informa il rapporto, il livello di quello che è anche chiamato Mare di Galilea è calato di oltre cinque metri, circa 850 milioni di metri cubi, pari al consumo domestico di un anno in Israele. Tiberiade fu uno dei centri di studio rabbinico più importanti e una delle quattro città più sante dell'ebraismo. Oggi le condizioni ambientali di Tiberiade si vanno degradando, penalizzando uomini e animali. Primi fra tutti i pesci, che sempre meno hanno a disposizione loro simili con cui nutrirsi.
(ami, 4 ottobre 2008)
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Nordcorea - Israele: Pyongyang fornisce armi e nucleare a M.O.
Almeno mezza dozzina paesi 'aiutati' da Puonyang
VIENNA, 4 ott. (AP) - Israele contro la Corea del Nord: David Danieli, delegato israeliano alla conferenza generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), ha accusato Pyongyang di essere un fornitore clandestino di armi convenzionali e tecnologie nucleari alle nazioni del Medio Oriente.
Per Danieli sono "almeno mezza dozzina" i paesi che avrebbero usufruito dell'aiuto nordcoreano. Pur senza dirne i nomi, dalle parole del delegato israeliano appaiono chiari i riferimenti a Iran e Siria, entrambi sotto controllo dell'Aiea.
(Virgilio Notizie, 4 ottobre 2008)
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In Israele per i 100 anni di Tel Aviv
Israele è un paese di cui si parla spesso, ma quasi mai nelle agenzie di viaggio a causa delle tensioni e dei rischi legati alle guerre e al decennale scontro con le popolazioni arabe di quei territori. Se però vi viene voglia di scoprire le attrazioni di questa terra, potete cominciare da Tel Aviv: nel 2009 infatti la capitale economica e culturale dello Stato ebraico festeggerà i 100 anni dalla fondazione, avvenuta nell'aprile del 1909.
Per l'occasione verranno organizzati diversi circuiti tematici come: l'Arte e Architettura all'università di Tel Aviv; la visita dell'antica Jaffa; la vita notturna di Tel Aviv; la passeggiata alla scoperta dell'architettura Bauhaus. Lungo le principali arterie e nei punti strategici (al Porto, a Jaffa, nelle vie di Neve Tzedek e di Rothschild Boulevard) verranno allestiti degli appositi stand informativi, colorati e ben riconoscibili, per garantire accoglienza e consigli ai visitatori.
La città di Tel Aviv è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2004 per i numerosi edifici costruiti secondo lo stile architettonico noto come Bauhaus. Le stesse costruzioni, che qui sono più numerose che in qualunque altra capitale, che le hanno fatto meritare il soprannome di città bianca: 4 mila edifici, costruiti tra il 1931 e il 1956, che rappresentano una sintesi di stili architettonici popolari nell'Europa dei primi anni del XX secolo, fortemente influenzata dalla scuola di arte e design della Bauhaus.
Qui trovate il programma completo delle manifestazioni previste per festeggiare il centenario.
(Travelblog.it, 4 ottobre 2008)
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Da oggi quattro appuntamenti con i testimoni dell'olocausto
LAMEZIA TERME (CZ) - Testimoni dell'olocausto. Questo l'inquietante nome dei quattro appuntamenti che iniziano stamattina alle 9,30 al complesso monumentale di San Domenico. Duecento i posti a sedere. Un iniziativa per ricordare l'inferno di Auschwitz dalle parole di quattro sopravvissuti.
Saranno loro i protagonisti di questa rassegna storica che si terrà da ottobre a gennaio, con la coordinazione scientifica di Raffaele Gaetano. Venezia, Fiano, Terracina e Modiano, sono i cognomi di coloro che hanno visto l'inferno da vicino e che sono sopravvissuti e raccontano. Tre di loro hanno sempre parlato dell'Inferno di Auschwitz-Birkenau rivivendo nelle parole i campi di concentramento. Uno è rimasto in silenzio con se stesso perchè non riusciva a darsi e a dare spiegazione di quell'orrore. Sono persone con il numero sul braccio. Sono testimonianze viventi, ancora raccapriccianti, ma reali. Sono famosi a coloro cha hanno seguito i documentari sulla "Shoah"e le loro vite saranno sicuramente rimaste impresse nella memoria di chi non vuole dimenticare.
Deportato nel campo di Auschwitz, Shlomo Venezia, è un ebreo italiano arrestato a Atene con la famiglia, è tra i pochi testimoni sopravvissuti nel mondo, unico in Italia e che inizierà la serie di incontri. Anche lui ebreo italiano, Nedo Fiano, arrivò nel 1944 con gli undici componenti della famiglia ad Auschwitz, e rimase l'unico. Racconterà la sua storia sabato 25 ottobre.
Ha ottanta anni, Pietro Terracina ed è un componente della comunità ebraica internazionale, ha all'attivo numerose pubblicazioni sull'Olocausto. Unico sopravvissuto di una famiglia di otto persone. E'consulente per la memoria della Shoah alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Infine Samuel Modiano, che ha soli 18 anni venne deportato, ha raccontato la sua vicenda dopo sessanta anni e proseguirà in questo racconto traumatico sabato 17 gennaio. Immediata l'adesione all'iniziativa, di Milena Liotta, assessore alla pubblica Istruzione all'iniziativa, costata 15 mila euro All'amministrazione Comunale.
Di rilevante profilo storico ha parlato Gianni Speranza, in conferenza stampa, sull'originale iniziativa. Si occupa di cultura nel senso più ampio del termine, il coordinatore che spazia nell'arco della sua esperienza da Liliana De Curtis, allo sterminio degli ebrei, «perché la cultura è un comune denominatore, e questo sterminio, - dice - non è conosciuto come meriterebbe. Olocausto - ha detto - dà il senso del sacrificio, anche se, gli ebrei preferiscono il termine Shoah perché indica il sacrificio che riguarda l'uomo.
Per Giuseppe Vitale, vicesindaco «è importante ricordare questa tragedia collettiva che è ormai entrata nella storia dell'umanità, e che supera ogni possibile immaginazione dell'orrore». Sarebbe bene ripetere questo tipo di iniziativa perchè la storia è piena di errori e, ci insegna a ricordarli altrimenti le società sono destinate, inevitabilmente a ripeterli.
(LameziaWeb.biz, 4 ottobre 2008)
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Israele: Uso sproporzionato forza se Hezbollah attaccassero
Generale Eizenkot: distrutti i villaggi che ospitino miliziani
GERUSALEMME, 3 ott. (Apcom) - Lo Stato ebraico ricorrerà a un uso "sproporzionato della forza" se i miliziani libanesi di Hezbollah dovessero attaccare le posizioni israeliane: lo ha affermato il comandante della regione militare settentrionale, generale Gadi Eizenkot.
Eizenkot, intervistato dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot, ha affermato che l'esercito distruggerà quei villaggi che diano rifugio ai miliziani o ospitino rampe di lancio dei missili; Israele ha più volte denunciato l'uso di scudi umani da parte delle milizie sciite, che limitano le possibilità di risposta delle forze armate dello Stato ebraico.
(Virgilio Notizie, 3 ottobre 2008)
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Antisemitismo: a 70 anni dal timbro "J"
di Rosario Mastrosimone
In questo periodo di recrudescenza del razzismo, è opportuno ricordare la triste ricorrenza di oggi.
Esattamente 70 anni fa, il governo tedesco introduceva il timbro "J" sui passaporti dei cittadini tedeschi di religione ebraica. "J" come "Jüdischen", ovvero ebrei, una "J" rossa che marchiava gli "untori" dell'epoca.
Il timbro "J" era stato introdotto con lo scopo di favorire la riconoscibilità degli ebrei, a tre anni di distanza dalle vergognose leggi approvate nel summit di Norimberga del 1935.
In esito a quel summit, il partito nazista aveva approvato due leggi molto particolari: la Reichsbürgergesetz (Legge sulla cittadinanza del Reich) e la Gesetz zum Schutze des Deutschen Blutes und der Deutschen Ehre (Legge per la protezione del sangue e dell'onore germanici).
Con la prima gli ebrei erano stati privati della cittadinanza tedesca e designati come meri "soggetti dello Stato".
La seconda aveva proibito matrimoni e relazioni sessuali tra tedeschi ed ebrei. Con quelle due leggi l'antisemitismo nazista aveva compiuto un "salto di qualità", divenendo Leggi del Reich. Ad esse erano seguite una serie di ordinanze di dettaglio dai contenuti piu' vari, inclusa la definizione di chi dovesse considerarsi ebreo: "chiunque avesse almeno un nonno ebreo". Gli ebrei venivano ormai discriminati sistematicamente, non potevano svolgere funzioni pubbliche, non potevano votare, non potevano viaggiare legalmente, né potevano svolgere alcune professioni, in particolare quella di medico.
Nel 1938, con l'introduzione del timbro "J", gli ebrei erano stati costretti anche ad adottare nomi ebraici, ancora una volta per favorire la loro identificazione a fini discriminatori.
Il sentimento antisemita, che all'epoca era diffusissimo nelle società europee, era legittimato, giustificato e promosso dallo Stato sulla base di un'impostazione squisitamente razziale, e non religiosa. L'ebreo era discriminato per il suo sangue, non per il suo credo.
Il delirio nazista porto' poi ad un incredibile dibattito tra scienziati, filosofi e intellettuali sulle classificazioni interne alla razza ebraica.
E cosi' c'erano i "completamente ebrei", quelli con almeno tre nonni ebrei, c'erano i Mischlinge di primo grado che avevano due nonni ebrei ma non praticavano la religione e non erano sposati con un uomo o una donna ebrea, e c'erano i Mischlinge di secondo grado, quelli con un solo nonno ebreo.
Passo dopo passo la Germania nazista arrivo' fino allo sterminio sistematico degli ebrei e ad un parallelo fenomeno di arricchimento degli uomini del regime e di un certo numero di semplici cittadini ai danni delle vittime del Reich.
Anche il genocidio degli ebrei fu un grande business, non solo con l'accaparramento dei beni degli ebrei massacrati, ma anche attraverso espressioni piu' banali dell'avidità umana.
Si diffusero ad esempio improvvisate società che formalmente indagavano sull'albero genealogico degli ebrei, ma poi, in cambio di cospicue somme di denaro riuscivano a creare, con la complicità di famiglie tedesche, legami con nonni di pura razza germanica.
(Sostenibile, 3 ottobre 2008)
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Attentato a Sternhell, i coloni accusano i servizi segreti israeliani
Un gruppo di coloni israeliani ha invitato il procuratore generale Menachem Mazuz ad aprire un'inchiesta sull'attentato esplosivo che la scorsa settimana ha colpito il docente Zeev Sternhell, un pacifista vicino all'organizzazione Peace Now. Secondo il gruppo dell'estrema destra l'attentato sarebbe una provocazione orchestrata dallo Shin Beth, il servizio segreto interno israeliano, allo scopo di spingere l'opinione pubblica contro il movimento dei coloni. Il gruppo si definisce Campagna per la Salvezza del Popolo e del Paese.
(The Instablog, 3 ottobre 2008)
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Ebrei a Napolitano: Serve condanna collettiva terrorismo arabo
ROMA, 3 ott. (Apcom) - Gli ebrei italiani, ricevuti oggi al Quirinale, hanno ringraziato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per l'impegno profuso a mantenere viva la memoria delle persecuzioni antisemite ai tempi del fascismo, così come negli "anni bui e terribili del terrorismo", ed hanno espresso l'auspicio che "venga inserito in questa Memoria condivisa" anche il terrorismo arabo palestinese.
"Ci permetta di ringraziarla - ha detto il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici - per lo sforzo che la Sua Presidenza compie affinché venga restituita al Paese una Memoria condivisa degli anni bui e terribili del terrorismo, che colpì l'Italia negli anni '70 e '80. Una memoria che prima di tutto deve mettere in primo piano il dolore dei parenti delle vittime, spesso figli e mogli di Servitori dello Stato, umiliati dalla ribalta che viene data ai carnefici dei loro cari. La nostra Comunità fra pochi giorni commemora i 26 anni dell'attentato alla Sinagoga, dove trovò la morte un bambino di due anni Stefano Gaj Tachè e dove 40 persone vennero gravemente ferite e ancora portano sulle loro carni le conseguenze. Auspichiamo - ha tenuto ad aggiungere Pacifici - che venga inserita in questa Memoria condivisa quello che il terrorismo arabo palestinese causò non solo agli ebrei italiani all'uscita della Sinagoga, ma a via Veneto al Caffè de Paris e poi all'aereoporto di Fiumicino a tutti gli altri italiani". Nell'attentato contro il Cafè de Paris, nel 1985, ci furono quaranta feriti per una bomba poi rivendicata dall'Organizzazione Rivoluzionaria dei Socialisti Musulmani, mentre all'aeroporto di Fiumicino tredici persone furono uccise da un commando palestinese che aprì il fuoco sui passeggeri in coda per il check-in presso gli sportelli della compagnia aerea israeliana El Al.
Della delegazione ricevuta oggi al Quirinale facevano parte il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, l'emerito Elio Toaff, e il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna. Quest'ultimo ha espresso "stima e ammirazione" a Napolitano per "la competenza, la coerenza e il coraggio con i quali Lei si è sempre espresso ogni volta che ha affrontato argomenti e problemi riguardanti gli ebrei, l'ebraismo e lo Stato d'Israele".
(tendenzeonline, 3 ottobre 2008)
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Lavaggio del cervello di massa contro lo Stato ebraico
di Michael Sfaradi
L'Ayatollah Khamenei, nel suo ultimo sermone, tanto per cambiare, ha profetizzato la fine di Israele, e la frase centrale è stata: "Israele ha imboccato la strada che porterà alla sua fine, e l'attuale generazione di palestinesi riprenderà ciò che è suo". Le parole "Israele è il cancro del mondo", hanno chiuso il discorso di Khamenei ai fedeli. Niente di nuovo, la stampa araba in generale ripete questi concetti, fino alla noia, ogni volta che cita Mahmoud Ahmedinejad presidente dell'Iran, Hassan Nasrallah capo di Hezbollah o Ismail Haniye capo di Hamas....
(l'Opinione, 3 ottobre 2008)
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Hamas: l'ANP ponga fine alle aggressioni contro di noi.
GAZA - Ieri, il movimento di Hamas ha dichiarato che è necessario far conoscere alle parti interessate al successo del dialogo interpalestinese, le aggressioni delle forze dell'ANP in Cisgiordania perpetrate contro i suoi sostenitori.
In un comunicato stampa, di cui il corrispondente di Infopal.it ha ricevuto una copia, Hamas ha affermato: "Chiediamo che prima di avviare i negoziati interpalestinesi, vengano poste a Fatah alcune condizioni:la liberazione dei prigionieri politici, la restituzione delle proprietà sottratte - associazioni benefiche e altro -, il divieto alle sue bande di aggredire membri e attività del movimento".
E ha aggiunto: "A noi sta a cuore la riconciliazione nazionale. Ma come possiamo collaborare con forze di sicurezza guidate da un gruppo che sogna di applicare la Road Map e il piano Dayton? Che, per le sue pratiche aggressive,è diventato simile ai suoi padroni? Che ha appreso la politica dei tradimenti e fa uso di propaganda attraveso la stampa e i canali satellitari per far fallire qualsiasi tentativo di pacificazione?".
(Infopal, 3 ottobre 2008)
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Israele - Adl: ondata di espressioni antisemite negli Usa dopo crisi economica
La Anti-Defamation League (Adl) ha rilevato una forte ondata di espressioni antisemite nei siti Internet degli Stati Uniti e dei Paesi anglossasoni in seguito alla crisi economica, nella quale è coinvolta Wall Street. Il responsabile della filiale israeliana dell'Adl lo ha reso noto alla radio militare israeliana, "L'antisemitismo, che si trova in forma latente, riemerge nei momenti di crisi, come dopo l'attacco delle Torri Gemelle, e come ora dopo la crisi economica." E ha aggiunto che negli ultimi giorni sono notevolmente aumentate in molti siti Internet espressioni antisemite che attribuiscono agli ebrei la responsabilità della crisi.
(The Instablog, 3 ottobre 2008)
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Cassazione: vietata ''guerra santa'' sul web contro gli ebrei
Non ha diritto ad alcuna giustificazione, nè è esente da condanna, chi da un sito web istiga all'odio razziale contro gli ebrei in nome di ideali religiosi come quelli della cristianità invocando la "guerra santa" in opposizione al "razzismo sionista" e al "governo delle minoranze ebraiche nella società ". Lo afferma la Cassazione condannando, per diffusione di idee razziste, Alessandro M., 32 anni, che sul sito 'holywarvszog' propagandava idee di supremazia della razza ariana in nome del 'Movimento di resistenza popolare, l'alternativa cristiana'. È stata così confermata - nei confronti del giovane - la condanna a quattro mesi di reclusione commutata nell'obbligo di fare volontariato a favore dei malati assistiti dalla onlus 'Misericordia'.
(L'Unione Sarda, 3 ottobre 2008)
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Emblaze Mobile Edelweiss, l'iPhone made in Israele
Il mercato dei cellulari, prima con iPhone ed adesso con l'arrivo dei vari G1, Nokia 5800 XpressMusic e, prossimamente del Blackberry Thunder, ha visto rapidamente popolarsi il segmento dei dispositivi di alta gamma.
Ad affacciarsi sulla scena arriva anche Edelweiss, un terminale dell'israeliana Emblaze Mobile che si pone l'ambizioso obiettivo di togliere pubblico proprio al melafonino, divenuto una sorta di nemico comune per i suoi competitori.
(KataWebNews, 3 ottobre 2008)
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Israele: No a Siria in Consiglio governatori Aiea
Damasco intenzionata a entrare nell'organo dell'agenzia Onu
ROMA, 3 ott. (Apcom) - Israele si oppone all'ingresso della Siria nel Consiglio dei governatori dell'Aiea, l'organo decisionale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica con sede a Vienna. Come riporta oggi il Jerusalem Post, Israele vigilerà attentamente sulla riunione dell'Aiea in programma oggi, per assicurarsi che non sia accolta la richiesta della Siria di entrare a fare parte nel Consiglio dei governatori, di cui fanno parte 35 membri.
Damasco è determinata a entrare nell'importante organismo, e le sue chance sono aumentate dopo che mercoledì l'Iran, che ambiva allo stesso posto, ha ritirato la sua candidatura. Principale rivale della Siria per il posto nel Consiglio in rappresentanza del Medio Oriente e l'Asia del Sud è l'Afghanistan, che sarebbe peraltro la favorita di oltre la metà dei 145 membri della Conferenza generale dell'Aiea.
Secondo Israele la presenza della Siria nel Consiglio dei governatori rappresenta un pericolo. Le decisioni dell'organismo vengono adottate all'unanimità, e i siriani, stretti alleati dell'Iran, potrebbero causare non pochi problemi all'Aiea, che svolge un delicato nell'ambito della crisi nucleare iraniana. Inoltre gli israeliani ritengono che sia assurdo ammettere nell'organo decisionale un paese sospettato di aver sviluppato un programma atomico segreto, interrotto nel settembre 2007 con il bombardamento dei jet israeliani di un sospetto reattore nucleare in costruzione nel nord della Siria.
(Virgilio Notizie, 3 ottobre 2008)
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La lettera che segue è stata presentata mercoledì 22 settembre 2008 all'ufficio del presidente Mahmoud Abbas a nome delle 78 organizzazioni palestinesi.
Lettera aperta al Presidente Mahmoud Abbas
Al Presidente Mahmoud Abbas
Capo del Comitato Esecutivo dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina
Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese
I diritti dei rifugiati palestinesi e le trattative per lo status finale
Egregio sig. Presidente,
Noi, le sottoscritte organizzazioni di rifugiati palestinesi, movimenti e istituzioni della società civile nella patria palestinese e in esilio siamo le organizzazioni nazionali che lavorano per difendere il diritto al ritorno. Noi ora facciamo appello a Lei perché siamo convinti che l'allineamento della posizione ufficiale palestinese con quella del popolo palestinese, riguardo ai problemi inerenti le trattative sullo status finale, sia la priorità più alta. Il primo di questi problemi è la causa dei rifugiati palestinesi....
(Infopal, 2 ottobre 2008)
COMMENTO - Chiedere il ritorno di 7 milioni di rifugiati palestinesi in Israele è uno dei modi per volere la fine dello Stato ebraico.
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Israele - Palestina - Aumentano le violenze sui palestinesi
Aumentano gli attacchi israeliani ai danni dei palestinesi in Cisgiordania. Le associazioni umanitarie e gli attivisti per i diritti umani hanno evidenziato il problema che è stato denunciato da Ghadi Shamni, comandante delle truppe israeliane sul territorio palestinese. Sul quotidiano Ha'aretz viene riportata l'intervista di Shmani dove spiega l'incremento di "atti di violenza e comportamenti estremisti dei coloni" contri i palestinesi e i soldati israeliani. "Abbiamo riportato un aumento delle violenze da parte dei gruppi di estremisti sul territorio, che ora sono sempre più diffusi tra i coloni e una forte espansione delle frange estreme della destra", ha precisato il comandante.In Cisgiordania ci sono oltre 270mila coloni e il continuo rafforzarsi degli insediamente sul territorio non favorisce il processo di pace in Medioriente.
(The Instablog, 2 ottobre 2008)
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Il programma di Teatro Festival Parma-Meeting Europeo dell'Attore
PARMA, 2 ottobre - Avrà luogo dal 23 al 30 ottobre 2008 presso il Teatro Due di Parma la XXVI edizione di Teatro Festival Parma - Meeting Europeo dell'Attore. Inserito nel Progetto Israele del Reggio Parma Festival del quale, dopo i successi primaverili con Reggio Emilia Danza e Amos Gitai, rappresenta la Sezione Teatro, Teatro Festival Parma è realizzato con il sostegno del Comune di Parma, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Parma, di Fondazione Monte di Parma e con la collaborazione dell'Ambasciata d'Israele a Roma, l'Associazione Israele 60 e il Ministero degli Affari Esteri di Israele....
(ParmaOK, 2 ottobre 2008)
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Libano - Hezbollah minaccia un'azione per liberare le fattorie di Sheeba
Il capo di Hezbollah nel sud del Libano, Nabil Kaouk, ha minacciato un imminente attacco per liberare le fattorie di Sheeba e il villaggio di Al Fajr, ancora occupato da Israele dopo il ritiro dal paese nel 2000. "Non è scommettendo sulla diplomazia che si possono liberare i territori libanesi - ha detto Kaouk- l'unica via è quella della resistenza armata". Anche il presidente libanese, Michel Suleyman, pochi giorni fa aveva detto che "era iniziato il conto alla rovescia per liberare Sheeba." "La nostra prima opzione è la diplomazia, ma nel caso che la risoluzione 1701 del Consigio di Sicurezza non venga implementata, allora ogni altra azione, compresa un'operazione militare, sarà legittima", ha concluso il presidente.
(The Instablog, 2 ottobre 2008)
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Bahrain: Iran, Israele e Arabi istituiscano un organo regionale
Al Hayat: Proposta destinata a far discutere
ROMA, 1 ott. (Apcom) - Per risolvere le varie crisi che attanagliano il Medio Oriente, Israele, Iran, Stati arabi assieme alla Turchia si siedano sullo stesso tavolo e istituiscano un organismo regionale per discuterne "se non si vuole aspettare altri 200 anni". E' in sostanza quando propone ufficialmente lo stato arabo del Bahrain che secondo il quotidiano panarabo al Hayat sarebbe destinata a far discutere.
La proposta è stata lanciata dal ministro degli Esteri del piccolo emirato del Golfo, Khalid Bin Hamad al Khalifah in un intervista pubblicata stamane dal foglio arabo edito a Londra. ""Israele, Iran, Turchia e paesi arabi - ha detto il capo della diplomazia di Manama - devono istituire un unico organismo". "Non siamo forse - si è interrogato - appartenenti a livello internazionale ad un organizzazione chiamata Onu, perchè allora non esserlo su basi regionali?"
Per il diplomatico del Bahrain, "se non vogliamo aspettare altri 200 anni, questa è l'unica maniera per risolvere i nostri problemi". Le tv satellitari arabi che hanno dato grande risalto alla notizia hanno raccolto i commenti di alcuni analisti che vedono nella proposta del Bahrain, anche "un implicito" riconoscimento dello stato ebraico.
(Virgilio Notizie, 1 ottobre 2008)
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Hezbollah vieta ai propri membri di andare in Siria: è pericoloso
ROMA, 1 ott - Hezbollah ordina ai suoi membri di non viaggiare in Siria. Lo scrive il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth riportando fonti libanesi. L'esplosione verificatasi sabato scorso a Damasco, unita all'uccisione mesi fa sempre nella capitale siriana del leader dell'ala militare della milizia libanese, Imad Mughniyeh, avrebbero spinto la dirigenza di Hezbollah alla decisione. Secondo quante scrivo Ynet, "a differenza di quanto è successo negli ultimi quattro anni", da alcuni mesi la formazione sciita non ritiene più la Siria un luogo sicuro. E la recente autobomba ha fatto trasformare il consiglio di usare cautela negli spostamenti in un divieto tout court. La svolta è avvenuta perché Hezbollah si è resa conto di come il paese mediorientale e la sua capitale sono diventate "molto più penetrabili" da parte delle organizzazioni radicali islamiche, mentre i servizi siriani di sicurezza non riescono a risalire ai mandanti degli ultimi attentati.
(Velino, 1 ottobre 2008)
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Iran - Khamenei: Israele sempre più debole, va verso distruzione
Massima guida spirituale giura fedeltà a Hamas
TEHERAN, 1 ott. (Ap) - Il massimo leader spirituale iraniano l'Ayatollah Ali Khamenei ha affermato oggi che l'Iran sarà al fianco del governo di Hamas a Gaza e che Israele si sta indebolendo progressivamente ed è diretta verso la distruzione. Lo ha riferito la televisione di stato riportando le dichiarazioni dell'Ayattolah in occasione delle preghiere per la fine del Ramadan.
"L'Iran non vi lascerà mai soli" ha scandito Khamenei chiamando il primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, un mujaheddin.
Non è la prima volta che le autorità iraniane, da Khamenei al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, invocano la distruzione dello stato ebraico. Khamenei ha più volte chiamato Israele un tumore che deve essere estirpato dal Medioriente.
La Repubblica islamica non riconosce Israele e dopo la rivoluzione del 1979 ha trasformato l'ambasciata israeliana a Teheran nella sede diplomatica dell'Autorità nazionale palestinese.
(Virgilio Notizie, 1 ottobre 2008)
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Libano: la Siria non riesce a impedire il rifornimento di armi a Hezbollah
Difficile chiudere ermeticamente il passaggio delle armi per Hezbollah.
Il ministro degli Esteri siriano Walid Moallem ha detto che Damasco non è in grado di fermare il contrabbando di armi diretto all'Hezbollah libanese.
In una intervista al quotidiano arabo Sharq al Awsat, il capo della diplomazia siriana ha detto che il traffico di armi continua perchè è impossibile chiudere ermeticamente il confine tra Siria e Libano. Secondo Moallem, in questo momento Hezbollah non ha comunque bisogno di armi.
Gli israeliani, che stanno conducendo con la Siria un negoziato di pace indiretto con la mediazione della Turchia, hanno chiesto a Damasco di impegnarsi a bloccare il traffico di armi verso il gruppo estremista sciita.
(l'Occidentale, 1 ottobre 2008)
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Olmert e la pace in Palestina
di Giovanni De Sio Cesari
Il premier israeliano Ehud Olmert, in una intervista, ha affermato che per ottenere la pace con l'Autorità Nazionale Palestinese, Israele dovrà rinunciare pressoché a tutti i territori occupati in occasione della Guerra dei Sei Giorni nel 1967, compresa Gerusalemme Est.
Ha anche dichiarato: "Manterremo nelle nostre mani una percentuale di quei territori ma dovremo cedere ai palestinesi una percentuale analoga di territorio dello Stato d'Israele, perché altrimenti non ci sarà alcuna pace. Io penso che siamo molto vicini a un accordo ma bisogna prendere una decisione, ed è una decisione difficile, terribile. Una decisione che contraddice i nostri naturali istinti, i nostri desideri più intimi, la nostra memoria collettiva, le preghiere del popolo ebraico da duemila anni".
Su questa presa di posizione sono piovute critiche sia dalla destra religiosa, che da sempre sogna una Palestina tutta ebraica, sia dalla sinistra, che si chiede perché una tale posizione sia tanto tardiva.
In realtà proprio perché ormai Olmert è dimissionario e fuori dal gioco politico può dire, senza tema di contraccolpi sul quadro politico, ciò che tutti in realtà sanno: non c'è altro modo di ottenere la pace in Palestina che rinunciare a tutti o quasi i territori occupati nel 1967.
Israele non ha mai affrontato realmente questo che è il nodo centrale della questione, affermando che i Palestinesi comunque non volevano la pace ma la distruzione di Israele e che quindi ogni negoziato era impossibile fino a che i Palestinesi avrebbero realmente, e non solo formalmente, riconosciuto il diritto di Israele ad esistere.
Il fallimento dei negoziati con l'allora leader Arafat, in buona parte dovuto proprio all'intransigenza israeliana e lo scoppio della cosi detta Seconda Intifada avevano, comunque, nei fatti, resi impossibile negli ultimi otto anni negoziati di pace e fatta aumentare la tensione in tutto il medio oriente: anche l'11 settembre faceva riferimento alla situazione in Palestina.
Ma ora la Seconda Intifada sembra finita. L'obbiettivo palestinese era seminare panico e insicurezza nel territorio di Israele: per qualche anno in effetti ci sono riusciti. Poi i controlli sempre più stretti e asfissianti hanno impedito attentati all'interno. Sono rimasti i missili Kassam più simbolici che dannosi. Prima hanno abbandonato la lotta nella West Bank, solo Gaza ha continuato a lungo: ma le incursioni sanguinose e soprattutto il blocco hanno reso la vita della gente sempre più un incubo insostenibile. Alla fine anche HAMAS ha finito con il dire che i Kassam "sono contro l'interesse nazionale". Se lo avesse fatto qualche anno prima si sarebbero risparmiati molti morti e immani sofferenze. Possiamo ammirare l'eroismo di Gaza che ha resistito oltre ogni limite o pensare che lottare quando appare chiaro che non c'è speranza di vittoria sia solo fanatismo.
Ma comunque la lotta per il momento è finita: ora la palla passa nel campo di Israele: se sarà in grado di contenere le spinte radicali religiose e rinunciare alle terre occupate nel 1967 si potrà avviare un serio processo di pace altrimenti bisognerà prepararsi alla prossima inutile guerra. Già gli avvenimenti in Siria, con il sanguinoso attentato di qualche giorno fa a Damasco, sono il segno della riapertura dei giochi interni al mondo arabo fra sciiti e sunniti, fra estremismo e moderazione. Per il momento, in attesa della formazione di un nuovo governo in Israele e delle elezioni presidenziali americane, tutto resta fermo ancora per qualche mese: bene ha fatto Olmert a cominciare a porre la questione.
(Italianotizie, 1 ottobre 2008)
COMMENTO - Questo articolo fa capire quanto sia diventata grave adesso la situazione di Israele. A molti le cose ormai sembreranno chiarissime: la colpa è tutta e soltanto di Israele. Arafat, Hamas e tutti gli altri hanno soltanto commesso errori tattici, come i razzi Qassam. Ma l'«eroismo» di Hamas è stato premiato. Olmert è lodato, come tutti i leader israeliani che hanno deciso di arretrare. Dopo Begin, Rabin e Sharon, adesso è arrivato il turno di Olmert. Ved. il commento all'articolo "In Israele si scopre che il Muro è di sinistra e che i sognatori sono quelli con la pistola" Notizie su Israele 286.
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