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Notizie ottobre 2010
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Una kippah oltre il pregiudizio
di Matteo Battistella
MILANO - Trasformare il pre-giudizo in giudizio. Questo il desiderio del Milano Jewish Center che si è presentato alla cittadinanza milanese con l'iniziativa La Kippah, questa conosciuta, questa sconosciuta. Un incontro che si è prefisso di approfondire il significato del copricapo religioso ebraico con gli interventi del rabbino capo Alfonso Arbib, del Vice presidente della comunità ebraica Daniele Nahum e del rabbino Moshe Lazar.
Manfredi Palmeri, presidente del consiglio comunale, spiega la ragione prima dell'iniziativa. «Dopo lo sdegno bipartisan contro le frasi ingiuriose del senatore ciociaro,- abbiamo sentito l'esigenza come istituzione, di non lasciare che il pregiudizio faccia proseliti. Da qui l'idea, assieme alla comunità ebraica di Milano, di proporre un incontro sul significato del copricapo ebraico».
La prima riflessione sul tema tocca al rabbino capo Alfonso Arbib che spiega davanti a 200 studenti liceali del Manzoni e del Vittorini, il significato del copricapo simbolo della cultura e della tradizione ebraiche. «La kippah è un simbolo identitario ed ha un doppio significato: è un segno di timore verso il Cielo e un ricordo dell'Altezza. Il mondo in cui viviamo è scivoloso - ha ricordato Arbib - e il nostro copricapo ci ricorda che come esseri umani non siamo infallibili e che ogni nostra azione è gravida di conseguenze».
Umiltà e responsabilità sono al centro anche dell'intervento del vice presidente della Comunità ebraica Daniel Nahum. «Abbiamo due scelte di comportamento possibile, in questa città: quella attuale che fa fatica a riconoscere le minoranze e che porta agli scontri di viale Padova e via Sarpi e quella più coraggiosa che promuove una società unita nelle diversità, magari utilizzando come base comune di dialogo la Costituzione italiana».
A chiudere l'iniziativa l'intervento del rabbino settantenne Moshe Lazar che si è soffermato sulla limitatezza della creatura umana. «Per noi ebrei la kippah è simile all'uniforme per il soldato. Il copricapo, come l'uniforme, serve a dimostrare l'impegno che si ha nel mondo, il nostro senso di responsabilità nei confronti dell'essere umano e dell'entità superiore che ci ha creato. Spesso l'uomo se ne dimentica - ha continuato il rabbino - perché "fabbrica", cioè manipola la realtà. La donna, invece, non se ne dimentica, perché è conscia del legame inscindibile con Dio». E chiosa, provocatoriamente: «Avete mai visto una donna ordinare la morte in un campo di concentramento? Io no».
(Chabad Lubavitch Italia, 31 ottobre 2010)
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Ministro israeliano ai turisti: boicottate la Turchia
GERUSALEMME, 31 ott. - Il ministro del Turismo israeliano ha invitato i suoi connazionali a non recarsi in vacanza in Turchia dopo che il Consiglio per la sicurezza nazionale di Ankara ha definito "una minaccia" le politiche di Israele in Medio Oriente. "I nostri cittadini non hanno niente da fare in Turchia", ha affermato il ministro Stas Misezhnikov, "i turchi si stanno danneggiando da soli con dichiarazioni di ogni tipo, meno ci andiamo e meglio capiranno".
(AGI, 31 ottobre 2010)
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"Il pacco bomba ritrovato a Dubai ha viaggiato su due voli di linea"
Qatar Airways rivela che i due ordigni intercettati su voli cargo erano già stati trasportati su aerei passeggeri. La giovane arrestata ieri è sospettata di aver spedito gli ordigni.
Il pacco bomba ritrovato venerdì su un aereo cargo a Dubai avrebbe viaggiato anche su due diversi voli passeggeri: lo ha reso noto la compagnia aerea Qatar Airways. Il pacco, proveniente dalla capitale yemenita Sana'a, era stato scaricato nell'aeroporto di Doha da dove è stato trasportato poi a Dubai. Qui è stato scoperto dalla sicurezza. L'ordigno - nascosto nella cartuccia di una stampante - era indirizzato ad una sinagoga di Chicago: non è tuttavia chiaro se lo scopo fosse quello di far esplodere l'apparecchio in volo.
È una studentessa di medicina all'università di Sana'a la donna arrestata ieri nella capitale dello Yemen perché sospettata di avere spedito a Chicago i due pacchi bomba intercettati venerdì in Gran Bretagna e a Dubai. Lo hanno reso noto fonti dei servizi di sicurezza. È confermato anche che la donna è stata rintracciata grazie a un numero di telefono cellulare trovato sulla documentazione relativa alla spedizione dei pacchi incriminati. La donna, secondo una fonte dei servizi di sicurezza, è figlia di un ingegnere che lavora nel settore petrolifero nella provincia di Hadramout. Il suo avvocato, Abdel Rahman Burman, ha detto ieri di escludere che la sua assistita possa essere implicata nella vicenda. "Chi la conosce mi assicura che è una studentessa tranquilla che non ha niente a che spartire con gruppi religiosi o politici di qualsiasi genere", ha affermato.
(L'Unione Sarda, 31 ottobre 2010)
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In migliaia in piazza a Tel Aviv per ricordare Rabin
L'ex Primo ministro fu assassinato il 4 novembre 1995
TEL AVIV, 30 ott. - Migliaia di israeliani sono da questo pomeriggio radunati nella piazza di Tel Aviv dove Yitzhak Rabin fu assassinato per commemorare il 15esimo anniversario della morte dell'ex primo ministro e ricordare il suo sincero afflato per la pace. Rabin fu ucciso a colpi d'arma da fuoco il 4 novembre 1995 da un estremista ebreo che si opponeva alla sua politica di pace con i palestinesi. Rabin negoziò il primo accordo di pace con i palestinesi nel 1993 che gli valse il premio Nobel per la pace. L'anniversario dell'omicidio di Rabin è stato commemorato ufficialmente la settimana scorsa, sulla base del calendario ebraico. Ma il raduno nella piazza di Tel Aviv che reca il suo nome è diventato ormai un annuale pellegrinaggio per molti israeliani.
(Apcom, 30 ottobre 2010)
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Pacchi bomba Usa: probabilmente erano per due comunità di ebrei di Chicago
CHICAGO - Due istituzioni ebraiche di Chicago, la città del presidente Usa Barack Obama, erano probabilmente nel mirino dei terroristi islamici che hanno spedito dallo Yemen i due pacchi bomba intercettati ieri. Lo ipotizza il Chicago Tribune, il più diffuso quotidiano locale.
Secondo il quotidiano l'obiettivo non erano due sinagoghe ma due congregazioni del North Side della metropoli dell'Illinois, nei quartieri di East Rogers Park e di Lakeview.
Una di queste sarebbe la piccola congregazione Or Chadash, che conta un centinaio di fedeli, molti dei quali gay o transgender. Or Chadash divide uno spazio con un'altra congregazione ebraica (non finita però nel mirino), la Emanuel Congregation.
Il reponsabile della Emanuel Congregation, il rabbino Michael Zedek ha detto di avere ricevuto ieri una telefonata di un responsabile della comunità ebraica di Chicago, secondo cui Or Chadash sarebbe stata appunto una delle organizzazioni finita nel mirino di terroristi.
Secondo l'altro quotidiano di Chicago, il Sun Times, che cita fonti federali, i terroristi hanno invece voluto colpire un centro della comunità ebraica (uno dei sette Jewish Community Center del North Side) e una sinagoga.
(www.tio.ch, 30 ottobre 2010)
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Marcia in ricordo della deportazione degli ebrei genovesi
Il 3 novembre 1943 iniziò la deportazione degli ebrei genovesi. Nel 67o anniversario della deportazione degli ebrei genovesi, mercoledì 3 novembre, la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Genova hanno voluto organizzare una "marcia della memoria", che avrà inizio alle ore 18 in Galleria Mazzini, nel luogo in cui fu arrestato il rabbino Riccardo Pacifici, per concludersi alla Sinagoga di Genova, in via Bertora.
Interverranno: rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, il presidente della Comunità ebraica Maurizio Ortona, la sindaco di Genova Marta Vincenzi, il responsabile della Comunità di Sant'Egidio di Genova Andrea Chiappori, il testimone della Shoah Gilberto Salmoni ed il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, nipote dell'omonimo rabbino capo di Genova, deportato ad Auschwitz nel 1943. Sarà presente anche Emanuele Pacifici, figlio dello scomparso rabbino di Genova.
SCHEDA SULLA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI GENOVESI
La deportazione degli ebrei di Genova - scheda di sintesi e testimonianze.
Il 3 novembre 1943 scatta la retata della sinagoga di Genova. Attirati con uno stratagemma alla sinagoga, diversi ebrei genovesi vengono arrestati dalle SS e quindi portati a Marassi. Molti però si salvano, grazie all'allarme di una donna che, accortasi della trappola, facendo cenni dalla finestra al principio della via, riuscì ad avvisare i malcapitati di quanto stava succedendo. Nei giorni successivi gli arresti riguardano varie abitazioni di ebrei genovesi e coinvolgono anche le Riviere.
Sono oltre cinquanta gli ebrei catturati nei primi giorni di novembre in Liguria. Il 1o dicembre vengono inviati a Milano, e da lì in treno ad Auschwitz.
Di quel primo gruppo si salva solo Giuseppe Di Porto, ebreo romano che aveva cercato scampo a Genova, ma che in città fu catturato dai tedeschi.
Complessivamente furono 261 gli ebrei genovesi deportati, alcuni catturati in città, altri mentre cercavano di raggiungere luoghi sicuri, come la Svizzera. Gilberto Salmoni è tra i pochi deportati superstiti attualmente presenti a Genova.
TESTIMONIANZA
Giuseppe Di Porto: «A Genova dormivamo di giorno e lavoravamo di notte. andavamo alla stazione a vendere caramelle e cioccolate ai militari. Guadagnavamo discretamente, in particolare Amedeo doveva mandare qualche soldo a Roma per la moglie e il figlio. Ci sistemammo da alcune persone, non ebree, conosciute a Roma che ci avevano offerto ospitalità. Cercavamo di aiutare anche quelle famiglie. Ma tutto questo fino ai primi di novembre.
la notizia della "razzia degli ebrei" era giunta anche a noi. Fortunatamente le nostre famiglie si erano salvate, e speravamo che non succedesse nient'altro.
Ci sbagliavamo. Il 3 novembre 1943, mentre io e mio cugino eravamo a passeggio per la città ci dissero che avevano fatto una grossa retata al Tempio di Genova. Avevano preso anche il rabbino Capo Riccardo Pacifici, nonno dell'attuale presidente della comunità ebraica di Roma.
Tornammo subito a casa, anche per avvertire le famiglie da cui eravamo ospitati. Fu lì che, mentre preparavamo le valigie per scappare, fummo arrestati dalla milizia nazi-fascista. Sulla porta di casa ci chiesero anche chi fossero le persone con cui abitavamo. noi dicemmo di non conoscerli, e fortunatamente quelle persone si salvarono.
Fummo subito trasferiti nel carcere genovese di Marassi. lì incontrammo molte persone. Fu già questa un'esperienza durissima. In carcere con un po' di disponibilità avremmo anche potuto arrangiarci, ma noi non avevamo assolutamente nulla da scambiare o da offrire. Tra noi c'erano anche alcune persone anziane, molte donne e bambini e tutti quelli che erano stati catturati al Tempio, in attesa di trasferimento.
Di lì a poco fummo fatti salire su dei camion e portati a Milano. Restammo al carcere di San vittore fino al 5 dicembre 1943, quando ci portarono alla stazione ferroviaria per essere nuovamente "trasferiti".
I nazisti ci dissero che chi avesse tentato la fuga sarebbe stato ucciso, e per ognuno che fosse scappato avrebbero fucilato altre dieci persone.
Pensai che anche potendo fuggire, non avrei mai potuto portarmi sulla coscienza il destino di altre dieci vite.
Eravamo una cinquantina di persone ammassate in un carro bestiame. C'erano tante necessità fisiologiche. i bambini che piangevano, le persone che si lamentavano. Ci siamo fermati un paio di volte, ci davano un po' d'acqua, ma nulla da mangiare, la fame era tanta. Per quello che so io, durante il viaggio non è scappato nessuno. arrivammo a destinazione il 10 dicembre, ma siamo scesi soltanto la mattina dell'11.
Riesco a raccontare con molta difficoltà delle atrocità cui assistemmo in quei momenti. la tragedia umana di madri che urlavano, di mogli e mariti che venivano separati, di bambini e anziani trascinati dalle grida, dalle frustate e dalla bastonate dei tedeschi.»
Tratto da Giuseppe Di Porto, La rivincita del bene, edito dalla Provincia di Roma nel 2009
(GenovaPress, 30 ottobre 2010)
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Hamas: i militanti che lanciano razzi rischiano l'arresto
La presa di posizione più chiara sulla questione
GAZA CITY, 30 ott. - I militanti di Gaza che lanciano razzi in Israele violano un accordo fra le fazioni palestinesi e rischiano un possibile arresto. E' quanto ha dichiarato oggi Mahmoud Zahar, uomo forte di Gaza, al quotidiano con sede a Londra, Al Hayat, in quella che è la più chiara presa di posizione da parte del movimento islamico sulla questione. Nel corso degli anni, militanti di Hamas e di altri gruppi hanno lanciato migliaia di razzi in Israele. Negli ultimi due anni gli attacchi sono diminuiti nettamente. Quest'anno ne sono stati contati 114.
(Apcom, 30 ottobre 2010)
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Trattative segrete tra Usa e Israele
Sarebbero in corso in questi giorni trattative segrete tra gli Stati Uniti e Israele sul futuro stato palestinese. Secondo quanto rivelano fonti dell'Anp (l'Autorità nazionale palestinese) al giornale arabo 'al-Sharq al-Awsat', i diplomatici americani e israeliani starebbero trattando per trovare una soluzione che permetta poi a Israele di poter riconoscere uno stato palestinese.
Si tratterebbe quindi di consultazioni segrete finalizzate al raggiungimento di una posizione condivisa su questo argomento che consenta di fare una proposta ai palestinesi. L'idea avanzata dagli americani sarebbe quella di prendere in affitto dall'Anp i territori della Cisgiordania occupati dai coloni, e in particolare quelli di Gerusalemme est, per 40 o 99 anni. Una fonte dell'Anp ha confermato questa notizia, aggiungendo che "si tratta di un fatto nuovo che lo stesso Abu Mazen non conosceva e del quale abbiamo appreso da poco"
(Affaritaliani.it, 29 ottobre 2010)
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Il rabbino Di Segni: 'Il cimitero di Praga' di Eco è ambiguo sugli ebrei
ROMA, 29 ott. - ''Penso che il messaggio di Eco sia ambiguo''. Lo afferma Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, a proposito di ''Il cimitero di Praga'', nuovo romanzo di Umberto Eco, arrivato oggi nelle librerie italiane per i tipi di Bompiani (pagine 526, euro 19.50) con una prima tiratura di 230.000 copie.
Eco racconta - tra falsari piemontesi (il protagonista e' il capitano Simone Simonini, l'unico personaggio inventato della storia), agenti francesi, spie prussiane, ebrei veri e rinnegati, anarchici, gesuiti, garibaldini e massoni - come fu costruito alla fine dell'Ottocento il piu' noto dei pamphlet antisemiti, ''I Protocolli dei Savi Anziani di Sion''. L'intenzione di Eco non ha convinto fino in findo il rabbino di Roma, che considera, in un colloqui pubblicato oggi sul settimanale ''L'Espresso'', ''ambivalente e pericoloso'' il messaggio che emerge da ''Il cimitero di Praga'', che Riccardo Di Segni definisce ''un romanzo con una trama avvincente, che finisce per convincere''.
''Alla fine il lettore si chiede: ma questi ebrei, vogliono o non vogliono scardinare la soceta' e governare il mondo?. Il problema e' che non si tratta di un libro scientifico che analizza e spiega i fenomeni'', osserva Di Segni, che aggiunge: ''Il problema e' che il protagonista, per quanto becero e mostruoso, risulta alla fine simpatico, ci si puo' identificare con Simone Simonini''.
(Adnkronos, 29 ottobre 2010)
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EDIPI, a Pomezia il nono raduno
POMEZIA (RM) - Inizia a Pomezia sabato 30 ottobre e termina lunedì 1 novembre il nono raduno di Evangelici d'Italia per Israele (EDIPI).
Al tema generale "Chiamati dalla parte di Israele come discepoli di Cristo" contribuiscono relatori ebrei messianici e relatori italiani.
Da Israele intervengono Michael Yaron (Rishon LeZion), Barry Segal (Gerusalemme), Rachel Netanel (Gerusalemme).
I relatori italiani sono Marcello Cicchese (Parma), Bruno Crociani (Roma), Corrado Maggia (Biella) e il presidente di EDIPI, Ivan Basana. A loro si unisce Luc Heinrist, coordinatore per il Belgio della Giornata di preghiera per la pace di Gerusalemme.
Presidente del nono raduno è Michele Romeo (Napoli). Quali moderatori delle sessioni si susseguono Bruno Ciccarelli (Napoli), Egidio Ventura (Torino) e Alfonso Marchetta (Agrigento. Una serata di preghiera è condotta da Gianluca Cananzi (Roma).
È attesa la presenza di autorità politiche e religiose del mondo ebraico.
La parte musicale è affidata a una corale e a un duo. La Corale: quella della comunità evangelica di Palmi, una volta di più presente a un raduno EDIPI con il responsabile della comunità, Salvatore Mauro. Il duo è composto da Barry e Batya Segal, coppia impegnata nel campo musicale e nell'insegnamento, proveniente da Israele dove lavora a favore delle famiglie vittime del terrorismo.
Il raduno ha luogo presso l'Hotel Selene a Pomezia (via Pontina, km 30) vicino a Roma Eur. [gp]
Per il programma completo: http://chiamati.edipi.net
Per maggiori informazioni: tel. 049/8073447; e-mail: info@edipi.net
(Evangelici.net, 29 ottobre 2010)
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Sudan, Salva Kiir: 'Se Israele vorrà potrà aprire una ambasciata a Juba'
Il leader del sud Sudan si è detto disponibile ad accettare una delegazione dello Stato ebraico dopo l'indipendenza. 'Israele è un nemico solo dei Paesi arabi' - Se il Sud Sudan avrà la sua indipendenza il 9 gennaio, Israele potrebbe aprire a Juba una sua ambasciata. Lo ha detto il leader del sud, Salva Kiir. "Nel coso in cui ci dovesse essere la secessione del sud dal resto del Sudan, non è escluso che si accetti la richiesta di aprire un'ambasciata israeliana nel nostro territorio". Secondo il capo del Sudan Peoplès Liberation Army "non è escluso che possano nascere ottimi rapporti diplomatici con Israele e che nella nostra capitale, Juba, ci possa essere una loro ambasciata. Lo stato ebraico è considerato come un nemico solo dai Paesi arabi e in particolare dai palestinesi mentre non è un nostro nemico", ha detto il politico intervistato da al-Jazeera. "Se vinceranno i sì al referendum disegneremo una nuova politica estera del nostro nuovo Stato". Attualmente in Sudan non possono entrare cittadini israeliani o persone sul cui passaporto vi sia il timbro del visto di Israele.
(PeaceReporter, 29 ottobre 2010)
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«Abramo pagò senza battere ciglio»
di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Quattrocento sicli di argento - una cifra considerevole per l'epoca - è il prezzo che Abramo paga senza battere ciglio per acquistare la grotta per seppellire Sarà e i suoi discendenti. E' l'esordio del brano (Genesi 23:16) che, con caparbia ostinazione giudaica teologico-biblica, leggeremo questo Shabbat. Bisogna capire come mai la Torah si dilunghi tanto sui dettagli dell'acquisto. Una possibile risposta la dette R. Yudan figlio di R. Simon, un Maestro vissuto in terra d'Israele nel terzo secolo: "Questo è uno dei tre luoghi per i quali le nazioni del mondo non possono tormentare Israele accusandoli di averli rubati" (Bereshit Rabba 79:7). Perché sull'acquisto di questi luoghi c'è una precisa informazione biblica. Oltre alla grotta acquistata da Abramo, l'area del Santuario (1 Cron. 21:25) e la tomba di Giuseppe (Genesi 33:19). Almeno su questi tre luoghi, dice R. Yudan, ci dovrebbero lasciare in pace. Eppure, sentendo le dichiarazioni dei reverendi Padri Sinodali (che, almeno per l'abito che indossano, nella Bibbia ci dovrebbero credere), R. Yudan sembra un incorreggibile ottimista.
(Notiziario Ucei, 28 ottobre 2010)
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«Una chiesa impaurita, perdente, mendace»
di Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
Con un certo imbarazzo si fanno strada i pensieri e le parole di commento al rozzo e aggressivo documento del Sinodo dei vescovi cattolici mediorientali. Ci si poteva aspettare toni simili da un documento degli Imam, e di fatto la Chiesa cattolica in Medio Oriente dimostra di essere un consesso di nazionalisti arabi. Ma questo non serve: le comunità dei fedeli cristiani sono in fuga lo stesso, eccettuata una, quella che vive nello stato d'Israele. Quella del Sinodo è una Chiesa impaurita, perdente, mendace. Nell'analisi di Benedetto XVI, la Chiesa che nega le sue radici nell'Antico Testamento finisce col dissolvere se stessa. Ma la retorica satura di pregiudizio, di dottrina alienata, di negazione dell'altro del documento sinodale ricorda da vicino l'epoca pre-conciliare, ci riporta ai tempi di Pio XII. Vengono in mente gli scontri verbali e politici che da ragazzi avevamo con Don Giussani. La delusione è per chi aveva creduto nel dialogo, non certo per gli scettici. Restano sul terreno le vittime del ciclone, le persone che credevamo amiche come Monsignor Pizzaballa. Ma evidentemente se uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può dare.
(Notiziario Ucei, 28 ottobre 2010)
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"Chiamati dalla parte di Israele come discepoli di Cristo"
POMEZIA (RM) - Si apre a Pomezia sabato 30 ottobre alle 17 e termina lunedì 1 novembre alle 13 il nono raduno di Evangelici d'Italia per Israele (EDIPI).
L'intero convegno ha luogo presso l'Hotel Selene a Pomezia (via Pontina, km 30), vicino a Roma Eur, tra i Castelli Romani e il mare di Anzio e Nettuno. Pomezia è l'antica Lavinum romana, zona ricca di aree archeologiche.
Il titolo scelto dagli organizzatori per questa edizione è "Chiamati dalla parte di Israele come discepoli di Cristo".
Intervengono numerosi e qualificati relatori del mondo evangelico ed è prevista la presenza di autorità politiche e religiose del mondo ebraico.
La parte musicale sarà curata dalla corale di Palmi e dal duo Segal, proveniente da Israele.
A conclusione dei lavori, dopo il pranzo "di arrivederci" è prevista una visita facoltativa guidata alla Sinagoga e al Museo ebraico di Roma. [gp]
Per il programma completo: http://chiamati.edipi.net
Per maggiori informazioni: tel. 049/8073447; e-mail: info@edipi.net
(evangelici.net, ottobre 2010)
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Israele costruirà una barriera al confine con l'Egitto
Via libera a proposta del governo per fermare clandestini
GERUSALEMME, 27 ott. - Israele costruirà una barriera lungo il confine con l'Egitto, a partire dal mese prossimo. La commissione di sicurezza ha dato il via libera ai lavori, ha detto Tzvi Hauser, segretario del governo israeliano.
La barriera servirà a impedire a militanti islamici, trafficanti di droga e migranti africani di entrare nello Stato ebraico. Secondo le autorità, almeno 1.000 persone entrano illegalmente in Israele, ogni mese, attraverso l'Egitto.
(Apcom, 28 ottobre 2010)
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LUnione europea fornirà aiuti finanziari all'Autorità palestinese
Il 27 ottobre, il premier del governo transitorio palestinese, Salam Fayyad, e l'inviato dell'Ue in Palestina, Christian Berger, hanno firmato un accordo secondo il quale l'Ue fornirà all'Autorità nazionale palestinese 41,4 milioni di euro di finanziari.
Gli aiuti saranno utilizzati per aiutare l'Autorità nazionale palestinese a pagare i salari e le pensioni di novembre e dicembre degli impiegati statali in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.
Nel corso della cerimonia di firma dell'accordo, Salam Fayyad ha affermato che l'Ue si è impegnata molto nella promozione del processo di pace tra Palestina ed Israele, nell'appoggio alla costruzione di un stato palestinese indipendente e nel supporto agli organismi governativi ed alla costruzione delle infrastrutture. La firma del nuovo accordo dimostra che il sostegno dell'Ue al popolo palestinese ed all'Autorità nazionale palestinese non è cambiato.
(Il Denaro, 28 ottobre 2010)
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Hezbollah diede a Israele nel 2000 il fucile di un aviatore scomparso
Lo rivela inchiesta del Yediot Aharonot
GERSUSALEMME, 28 ott. - L'arma personale dell'aviatore israeliano Ron Arad, scomparso in Libano nel 1986, è stata restituita dieci anni fa nell'ambito di uno scambio segreto con l'Hezbollah libanese: lo ha rivelato oggi il quotidiano israeliano Yediot Aharonot. Secondo delle anticipazioni di una inchiesta che apparirà sul numero di domani, il giornale sostiene che l'arma, un fucile semi-automatico AR-7, sia stata restituita il 26 dicembre 2000 a seguito di negoziati condotti dai servizi tedeschi. Israele in cambio ha accettato di rilasciare 40 prigionieri palestinesi e 12 libanesi.
Secondo la stessa fonte, fu il capo del Mossad di allora, Ephraim Halevy, a restituire l'arma alla famiglia dell'aviatore. Ron Arad riuscì a sganciarsi nel 1986 dal suo apparecchio, un Phantom, che era stato abbattuto sopra il sud del Libano e inizialmente fu catturato dal movimento sciita Amal. Il capo di quest'ultimo, Nabih Berri, successivamente affermò di averlo "consegnato agli iraniani", cosa che Teheran ha sempre categoricamente negato. Ron Arad è considerato un eroe in Israele che non ha mai rinunciato a recuperarne i resti e si è sempre ufficialmente rifiutato di dichiararlo morto.
(Apcom, 28 ottobre 2010)
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Nigeria, scoperto un carico di armi iraniano diretto a Gaza
Tredici container di "materiale da costruzione"
ROMA, 28 ott. - I servizi segreti nigeriani hanno scoperto tredici container con del materiale bellico provenienti dall'Iran e diretti probabilmente verso la Striscia di Gaza: è quanto pubblica il quotidiano israeliano Ha'aretz.
I container si trovavano a bordo di una nave iraniana fermatasi nel porto di Lagos per il tempo strettamente necessario a scaricarli per poi ripartire: la bolla di accompagno descriveva il contenuto come "materiale da costruzione".
Secondo i servizi israeliani la vicenda avrebbe permesso di scoprire una nuova rotta per il contrabbando di armi iraniane verso la Striscia di Gaza: dato il maggiore controllo internazionale sulle navi iraniane, Teheran preferirebbe evitare l'usuale rotta attraverso il Mar Rosso.
(Apcom, 28 ottobre 2010)
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Pubblico ringraziamento al Ministro della Difesa della Confederazione Svizzera
Il ministro svizzero della difesa Ueli Maurer è stato recentemente in visita in Israele su invito del governo israeliano . Nonostante si fossero elevate in Svizzera voci critiche contro la sua visita, per le solite motivazioni anti-israeliane, il ministro è rimasto fermo nei suoi propositi. LUnione Democratica Federale del Canton Ticino ha voluto ringraziare pubblicamente Maurer per la sua fermezza e gentilmente ci ha fatto pervenire copia del documento pubblicato.
(Notizie su Israele, 28 ottobre 2010)
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